TRANSIZIONE ALL'IDEALISMO: DA KANT AD HEGEL La filosofia antica e quella medievale affermano che la realtà (la verità) è conoscibile dal pensiero dell'uomo; affermano anche che la realtà è esterna al pensiero e indipendentemente da esso: affermazione immediata dell'identità di certezza e verità. La filosofia moderna (fino a Kant compreso) continua a tener fermo il principio che la realtà vera e propria esiste esternamente e indipendentemente dal pensiero, ma a cominciare da Cartesio mette in rilievo che il contenuto del pensiero -ossia tutto ciò che il pensiero pensa, e quindi l'intera realtà che ci sta davanti, che sperimentiamo e in cui viviamo - è un pensato, cioè idea, rappresentazione umana. Il contenuto del pensiero pertanto non è la realtà vera e propria che esiste esternamente e indipendentemente dal pensiero. Con Kant l’episteme è nelle sue fondamenta la consapevolezza che la cosa in sé ossia ciò che esiste esternamente e indipendentemente dalla conoscenza umana, è destinata a restare in conoscibile perché qualsiasi presunta conoscenza di essa non potrebbe portarsi al di fuori del conoscere e cogliere la cosa come è in se stessa. Il contenuto della conoscenza umana può essere soltanto "fenomeno", realtà che appare a noi (fenomenismo). D'altra parte, s'è quest'ultime - le cose in sé- non esistessero, non si potrebbe nemmeno affermare che esse sono in conoscibili. L'essenza dell'idealismo riguarda il fatto che il concetto di cosa in sé è contraddittorio. a) La cosa in sé è infatti la cosa come essa è al di fuori e indipendentemente dal suo essere conosciuta: è la cosa chiusa in sé e chiusa al conoscere. b) Ma nel concetto di cosa in sé la cosa in sé è, appunto, concepita, cioè conosciuta e, in quanto concepita e conosciuta, essa non è chiusa in sé e chiusa al conoscere, ma aperta al conoscere e) Proprio perché è concepita, la cosa in sé non può essere in sé. d) Comprendere che il concetto di cosa in sé è contraddittorio significa comprendere che al di là del pensiero non può esistere alcuna cosa in sé esterna e indipendente da esso. L'idealismo è oltrepassamento del realismo. In questo senso, l'idealismo è una rivoluzione più profonda di quella costituita dal criticismo kantiano. E tuttavia esso è la coerenza della filosofia kantiana, come quest'ultima è la coerenza del modo di pensare inaugurato dalla filosofìa moderna. La filosofia moderna intendeva l'idea come rappresentazione (immagine, quadro) e quindi come rappresentazione della realtà esterna alla mente; e cioè presupponeva, come il realismo tradizionale che la realtà vera e propria esistesse esternamente e indipendentemente dalla niente e quindi traeva la conclusione che la realtà in sé differisse dalla realtà pensata, ossia che "la certezza si oppone alla verità". Se non si cade in quel presupposto, allora la realtà che appare nella coscienza è la stessa realtà in se stessa. Cartesio presuppone che l'idea, quanto al suo contenuto rappresentativo, sia un effetto, l'effetto di quell'attività causatrice che è costituita dalla realtà in sé di cui l'idea è idea, sì che la dimostrazione cartesiana dell'esistenza della realtà in sé, esistente al di là dell'idea è soltanto apparente, un circolo vizioso (presuppone come vero, sin dall'inizio, ciò che si presume dimostrare). Questo presupposto è presente anche in Kant: "fenomeno" significa ciò che appare nel nostro modo di rappresentare, e quindi significa qualcosa cui deve corrispondere qualcos'altro che non può essere a sua volta fenomeno (altrimenti si avrebbe un rinvio senza fine). Se (e poiché) al di là di ciò che appare nel pensiero non c'è nulla, questo qualcosa sarebbe pur sempre un che di pensato e dunque non starebbe al di là del pensiero, allora ciò che appare nel pensiero è la vera realtà, il vero essere. Proprio perché al di là del contenuto del pensiero non c'è nulla, l'idealismo mette in rilievo che nessuna realtà può essere esterna, indipendente e indifferente rispetto al pensiero. Nell'idealismo l'identità di certezza e verità non è immediata, ma è mediata dalla negazione assoluta di ogni realtà trascendente il pensiero. Il ritorno alla metafìsica Stare nel pensiero non è chiudersi in qualcosa, ma aprirsi al tutto e che non ha nulla al di fuori di sé. Non è il pensiero a essere tra le cose, bensì sono le cose tutte a costituirsi e a svolgersi all'interno del pensiero. N.B. L'infinita apertura del pensiero, per la quale il pensiero coincide col tutto, è la stessa essenza più profonda dell'uomo. Ma proprio perché il pensiero è il tutto, esso è insieme la stessa Realtà assoluta e divina. Nel loro significato più profondo Dio e uomo coincidono. Nel dogma cristiano dell'Incarnazione del Verbo, Hegel ravvisa l'immagine religiosa nella quale resta adombrata la più profonda verità filosofica: l'identità di Dio e Uomo. Il pensiero non è un atto dell'individuo umano: l'idealismo giunge a mostrare che la sostanza (ossia ciò che è in sé e per sé, e che per esistere non ha bisogno di altro cui inerire) è il pensiero e che gli individui umani, come ogni altra forma particolare della realtà, sono individuazioni accidentali e provvisorie della sostanza. Proprio perché non può esistere un essere al di là del pensiero, il pensiero è la slessa produzione dell' essere. Pensiero ed essere si implicano reciprocamente. Il pensiero produce l'essere nel senso che solo all'interno del pensiero è possibile la Storia dell'Essere. L'assoluto è autoproduzione e l'autoproduzione assoluta è il processo stesso in cui l'Assoluto va rivelando sé a se stesso.