FAX-SIMILE domande POLITICA ECONOMICA I Parte CAP. 1 La decisione di politica economica su n variabili target e p strumenti come problema di minimizzazione vincolata di una funzione di perdita. Quale ruolo svolge la qualità delle istituzioni di un paese in questo problema formale (p.42). Trade-off tra obiettivi di Politica Economica: la formalizzazione con la funzione di Perdita, la regola di Tinbergen e gli effetti delle riforme strutturali (p. 42, Quadro 1.1) Partendo dalla nozione di funzione della produzione aggregata, rappresentare formalmente l’output gap in termini percentuali e in termini di saggi di crescita. Discutere il significato in caso di valore positivo e negativo (p. 46, Quadro 1.2) Sulla base di una funzione del consumo standard, econometricamente stimata, discutere i fattori che influenzano il livello del consumo corrente e le implicazioni per la politica economica (p. 56-57) Dalla funzione di utilità istantanea all’utilità intertemporale. Il ruolo del tasso di sconto nella decisioni sulle riforme strutturali (p. 59-60 e Quadro 1.5) Aiutandosi con la rappresentazione grafica di Atkinson-Stiglitz (1980), indicare le allocazioni sociali escluse sulla base del criterio di Pareto e quelle scelte sulla base delle funzioni del benessere sociale più correnti (p. 60-62) Rappresentate la funzione di perdita macroeconomica e discutere i trade-off di politica economica (p. 63-64) CAP. 2 La rappresentazione formale del funzionamento dell’economia attraverso una funzione che raggruppa le variabili esogene ed endogene. Esaminare le due fonti principali dell’incertezza (p. 74) L’avversione al rischio. Data una funzione di utilità U(Y) definire il concetto di atteggiamento verso il rischio e indicare i coefficienti di misurazione di avversione al rischio più usati (p. 77, Quadro 2.2.) Delineare i fondamenti della teoria delle aspettative razionali - da Muth (1961) a Lucas (1972) - e le conseguenze per la politica economica (p. 84-87) Descrivere i termini dell’incoerenza temporale, secondo il modello di Kydland e Prescott (1977), e le conseguenze in ordine al dibattito sull’efficacia delle politiche discrezionali versus le regole (p. 92 e Quadro 2.6) Come modellare il comportamento dei decisori politici: il teorema dell’elettore mediano e la procedura del “giudizio maggioritario” per evitare la seduzione dell’elettore mediano (p. 102-103) Indicare le situazioni in cui, sulla base dei modelli Maskin & Tirole e Alesina & Tabellini, è preferibile una decisione tecnocratica, attraverso agenzie indipendenti, rispetto ad una decisione strettamente politica (p. 108 – 110) Dilemma del prigioniero e il coordinamento delle politiche economiche: i vantaggi delle politiche cooperative (p. 123 e Quadro 2.11) I principi dell’Unione Europea secondo il Trattato di Lisbona e il principio del decentramento della teoria del federalismo fiscale (p. 137, Quadro 2.15) CAP.3 Sia l’elasticità del bilancio pubblico rispetto all’output gap pari a 0,5 e l’output gap pari a – 3,5. Determinare il livello del deficit (indebitamento netto su PIL) effettivo compatibile con l’obiettivo di medio termine del Fiscal compact di azzeramento del deficit strutturale (p. 150, formula [3.1.2], Quadro 3.1, risposta 1,75). Il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance firmato nel marzo 2012, prevedeva un limite al deficit strutturale dello 0,5 % del PIL. Questo vincolo è rispettato con un deficit effettivo del 2,8%, quando l’elasticità del bilancio pubblico rispetto all’output gap è pari a 0,5 e l’output gap è pari a –2,5? Esporre il calcolo (formula 3.1.2 p. 150, Quadro 3.1). Sia 120% il livello del rapporto Debito/PIL nel 2015 e sia 2% il tasso di crescita del PIL monetario. Quale saldo di bilancio su PIL è compatibile con una riduzione nel 2016 del Rapporto Debito/PIL di 1 punto di PIL (p. 152, formula 3.24. Quadro 3.2, risposta deficit 1,4%.) Sia 130% il rapporto debito/ PIL nel 2015, 2% il tasso di interesse nominale e 1% il tasso di crescita dell’economia. Determinare l’avanzo primario su PIL nel 2016 compatibile con la condizione di stabilità del rapporto debito/PIL (formula [3.2.3], Quadro 3.2, risposta 1,3%) Sia 130% il rapporto debito/ PIL nel 2015, 1,5% il tasso di interesse nominale e 1% il tasso di crescita dell’economia. Se l’avanzo primario su PIL nel 2016 è dell’2,5% qual è il nuovo rapporto debito/PIL? (formula [3.2.3], Quadro 3.2, risposta 128,15%) Indicare la relazione tra prezzo, cedola e scadenza di un’obbligazione. Discutere la nozione di premio per il rischio (p. 155) Delineare le differenze tra le nozioni di insolvenza sovrana, ristrutturazione e riprogrammazione del debito pubblico (p. 162, Quadro 3.4) Sulla base di quali ipotesi è possibile asserire che è equivalente finanziare una spesa pubblica con imposte o con debito? Qual è il profilo temporale del consumo associato a questa equivalenza? (p. 171, Quadro 3.5) Sulla base di quali ipotesi sull’andamento di lungo periodo dell’economia europea si riproducono i vincoli del Trattato di Maastricht? (p. 181, Quadro 3.6) Rappresentare formalmente il vincolo di bilancio pubblico intertemporale, mettendo in luce il ruolo nel tempo della tassazione, delle spese per beni e servizi e dei trasferimenti pubblici (p. 183, Quadro 3.7*, formula [3.7.5]). Sostenibilità e impatto della politica di bilancio: delineare la logica dei modelli keynesiani “a effetto soglia” e dell’efficacia della politica fiscale a seconda del livello del debito (p. 184185) Spiegare, secondo il modello di Mundell & Fleming, l’efficacia della politica fiscale con cambi fissi e flessibili e elevata mobilità dei capitali (p. 189, Quadro 3.10) Esporre la problematica delle esternalità della politica fiscale (commercio estero e tasso di interesse) in un’unione monetaria (p. 192, Quadro 3.11) Indicare la regola di bilancio nota come “Golden rule” e applicarla alla regola di pareggio del bilancio strutturale (obbiettivo a medi termine, OMT) (p. 196 e 202, slide). Le iniziative per il rafforzamento della disciplina di bilancio a seguito della crisi dei debiti sovrani definite negli accordi 2011-2012 (p. 202, Quadro 3.12) I vincoli originari sullo stock di debito e sull’indebitamento netto del Trattato di Maastricht e le ipotesi sull’andamento dell’economia europea sottostanti. Quale è la regola di rientro del debito indicata dalle leggi del six-pack in vigore dal dicembre 2011? (p. 201-203, Quadro 3.12) CAP. 4 Gli strumenti della BCE: descrivere attraverso quali interventi la BCE può veicolare la politica monetaria, distinguendo quelli convenzionali da quelli non convenzionali (p. 216, Quadro 4.2) Il prezzo della liquidità: i tassi di interesse fissati dalla BCE per le operazioni di rifinanziamento delle banche (p.215) Esporre la relazione tra tassi di interesse di breve e lungo periodo con riferimento alla “yield curve”. Evidenziare il ruolo delle aspettative (p. 222-223, Quadro 4.4) Se la BCE pone un obbiettivo del 2% annuo del tasso di inflazione con un tasso di crescita potenziale dell’Eurozona pari al 2,5% annuo, ammettendo una riduzione della velocità di circolazione della moneta di 0,5% annuo, di quanto sarà l’espansione annua della massa monetaria (obbiettivo intermedio)? (Quadro 4.5, formula [4.5.2], risposta 5%) Le rigidità nominali keynesiane nel breve periodo e le spiegazioni delle teorie postkeynesiane (p. 230-231) Con riferimento all’”aritmetica sgradevole” di Sargent & Wallace, se il tasso di crescita dell’economia è inferiore al tasso di interesse, cioè r>n, un tasso di crescita positivo della quantità di moneta, cioè λ>0, è compatibile nel lungo periodo con un disavanzo primario pro-capite? Qualificare la risposta (p. 239, Quadro 4.9*, formula [4.9.2]). Delineare sinteticamente i canali di trasmissione della politica monetaria (p.240-243) Esporre la teoria del razionamento del credito di Stiglitz & Weiss per spiegare il fenomeno del credit crounch internazionale del 2008-2009 (p. 244, Quadro 4.11) Rappresentare e discutere la relazione tra tasso di interesse e tasso di cambio sulla base della parità scoperta dei tassi di interesse, UIP (p. 249-253) Liquidità interna ed esterna, secondo la teoria di Jean Tirole (2008, 2011) e il panico bancario (p. 255-256) Politica monetaria e domanda aggregata per la stabilità dell’output nel breve periodo. La Taylor rule (p.263-265) Indipendenza e responsabilità delle banche centrali. Il problema della credibilità e lo soluzioni istituzionali suggerite dalla teoria (p. 268-270) Il controllo bancario e gli accordi di Basilea III (p. 275, Quadro 4.18) La politica monetaria in una zona eterogena, quando la BCE deve tener conto anche dei diversi tassi di inflazione nei diversi paesi? Si sintetizzi il risultato che si ottiene immaginando che la BCE scelga il tasso di interesse minimizzando una funzione di perdita (p. 294, Quadro 4.21*)