Relazione Biancucci

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BIANCUCCI dott. GIUSEPPE
Coordinatore Servizi Sociali
Unione di Comuni Città Territorio Val Vibrata EAS 2 Vibrata
Psicoterapeuta
Analista Transazionale Diplomato C.T.A.
Specializzazione clinica
Psicologo dello Sport Spopsam
« GLI INDIGENTI E I NUOVI
POVERI »
Workshop « L’Integrazione Socio – Sanitaria »
Giulianova, li 27 marzo 2015
La povertà è la manifestazione
multidimensionale di squilibri strutturali dei
processi di sviluppo.
Tali squilibri producono difficoltà di accesso,
per una parte della popolazione al « diritto di
vivere dignitosamente e di fare parte a pieno
titolo della società ».
In sintesi , la povertà è il mancato accesso al
diritto allo sviluppo.
In particolare il mancato o insufficiente
accesso:
- al lavoro dignitoso e al reddito;
- all’istruzione secondaria e primaria;
- alla salute………..
La povertà concerne sia gli individui
che le società.
Un individuo è povero quando ha un
accesso molto limitato, nella società
dove vive, ai mezzi per soddisfare i
propri bisogni di benessere e sicurezza.
Una società ha problemi di povertà
quando non riesce ad offrire a una
parte dei cittadini i mezzi per
soddisfare i loro bisogni di sicurezza e
benessere.
La povertà può essere assoluta e
relativa.
• La povertà assoluta è legata alla
possibilità di accesso alla soddisfazione
dei bisogni vitali.
• La povertà relativa è invece legata alla
distanza che è percepita dagli individui
tra le attese di sosddifazione indotte
dalla cultura che li circonda e le
soddisfazioni che essi riescono
effettivamente ad ottenere.
• Ogni paese stabilisce la soglia al di
sotto della quale gli individui sono
considerati poveri (soglia di povertà).
• La soglia di povertà è un livello di
reddito al di sotto del quale una
famiglia o un individuo vengono
considerati poveri. Tale soglia assume
valori radicalmente diversi a seconda
del paese preso in considerazione:
paesi sviluppati o paesi in via di
sviluppo.
• La soglia di povertà può essere definita
in termini assoluti (basato su un
paniere di consumo minimo - povertà
assoluta) o relativi (percentuale del
reddito medio - povertà relativa).
• ITALIA : Nel 2013, il 12,6% delle
famiglie è in condizione di povertà
relativa (per un totale di 3 milioni
230 mila) e il 7,9% lo è in termini
assoluti (2 milioni 28 mila). Le
persone in povertà relativa sono il
16,6% della popolazione (10
milioni 48 mila persone), quelle in
povertà assoluta il 9,9% (6 milioni
20 mila). (dati Istat)
• Tra il 2012 e il 2013, l'incidenza di povertà
relativa tra le famiglie è stabile (dal 12,7 al
12,6%) in tutte le ripartizioni territoriali; la
soglia di povertà relativa, pari a 972,52 euro
per una famiglia di due componenti, è di circa
18 euro inferiore (-1,9%) al valore della soglia
del 2012.
• L'incidenza di povertà assoluta è aumentata
dal 6,8% al 7,9% (per effetto dell'aumento nel
Mezzogiorno, dal 9,8 al 12,6%), coinvolgendo
circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila
persone in più rispetto all'anno precedente.
• La povertà assoluta aumenta tra le
famiglie con tre (dal 6,6 all'8,3%),
quattro (dall'8,3 all'11,8%) e cinque o
più componenti (dal 17,2 al 22,1%).
Peggiora la condizione delle coppie con
figli: dal 5,9 al 7,5% se il figlio è uno
solo, dal 7,8 al 10,9% se sono due e dal
16,2 al 21,3% se i figli sono tre o più,
soprattutto se almeno un figlio è
minore. Nel 2013, 1 milione 434 mila
minori sono poveri in termini assoluti
(erano 1 milione 58 mila nel 2012).
• L'incidenza della povertà assoluta cresce
tra le famiglie con persona di riferimento
con titolo di studio medio-basso (dal 9,3
all'11,1% se con licenza media inferiore,
dal 10 al 12,1% se con al massimo la
licenza elementare), operaia (dal 9,4
all'11,8%) o in cerca di occupazione (dal
23,6 al 28%); aumenta anche tra le coppie
di anziani (dal 4 al 6,1%) e tra le famiglie
con almeno due anziani (dal 5,1 al 7,4%): i
poveri assoluti tra gli
ultrasessantacinquenni sono 888 mila
(erano 728 mila nel 2012).
• Le dinamiche della povertà relativa
confermano alcuni dei peggioramenti
osservati per la povertà assoluta:
peggiora la condizione delle famiglie
con quattro (dal 18,1 al 21,7%) e
cinque o più componenti (dal 30,2 al
34,6%), in particolare quella delle
coppie con due figli (dal 17,4 al 20,4%),
soprattutto se minori (dal 20,1 al
23,1%).
• ABRUZZO: tasso di povertà assoluta +
povertà relativa nel 2014 = 26%
• In un mondo come quello attuale dove
l’offerta alimentare ha raggiunto picchi
senza precedenti e la tecnologia di ultima
generazione di iPod e cellulari vive una
diffusione di massa finanche fra i teenager, sembra impossibile parlare di
povertà.
• Eppure sono in constante aumento le
famiglie e le persone che vivono in
condizioni di estrema precarietà o si
percepiscono tali: sono i “nuovi poveri”
espressione diretta delle contraddizioni
della situazione socioeconomica globale
• La definizione di “nuovi poveri” trova la
sua ragion d’essere non soltanto
nell’indigenza e precarietà che sembrano
colpire fasce della popolazione fino a
pochi anni ben lontane dall’emergenza
sociale
• I nuovi poveri rappresentano anche l’altra
faccia dell’economia globale, il lato
oscuro del benessere hi-tech, dell’iper
tecnologizzazione patinata che vorrebbe
farci credere di vivere in un mondo
virtuale dove ogni cosa è possibile e tutto
si può ottenere
• È il caso dei mutui subprime americani,
delle agenzie di finanziamento che
imperversano anche per l’acquisto di
un’auto, un telefonino o di una lavatrice:
non puoi permettetelo?
• C’è un mutuo/prestito/finanziamento che
te lo fa avere. Nessuno più li chiama col
loro nome: debiti.
• Siamo una popolazione che si indebita,
continuamente, al livello globale in ogni
fascia di età, reddito e strato sociale
illudendoci di poterci permettere lo stile
di vita materiale e sociale che
conduciamo.
• In questo scenario cambia la
percezione di povertà, cambiano le
rappresentazioni sociali della
ricchezza e del benessere, cambiano le
concezioni di cosa è necessario e cosa
non lo è.
Nuovi poveri e rappresentazioni sociali
• Le categorie di povertà e di ricchezza
sono infatti categorie sciali che
risentono degli standard socioculturali
che stabiliscono, nostro malgrado, cosa
è necessario e cosa non lo è.
• L’esclusione e la vulnerabilità sociale sembrano
le minacce prevalenti, i nuovi poveri o coloro che
si percepiscono soggettivamente tali, lo sono non
soltanto per una condizione reddituale
“oggettiva”, ma anche per mancanza di titoli di
studio che consentano una rapida riconversione
lavorativa, impossibilità ad avere una casa di
proprietà, condizioni di lavoro “atipiche”.
• Questo influisce sulle scelte esistenziali e non
solo professionali, vedasi ad esempio il “costo”
delle separazioni e dei divorzi tanto che gran
parte dei “nuovi poveri” sono proprio i padri
separati che versano 1/3 del loro stipendio per il
mantenimento e non di rado usufruiscono dei
servizi della Caritas o tornano ad abitare presso la
famiglia d’origine.
Nuovi poveri e investimento sul
futuro
• La situazione di incertezza e di precarietà in
cui viviamo contribuisce, in altre parole, ad
alimentare un senso di povertà soggettiva
intaccando quelle funzioni sociali e
progettuali che le persone sentono di non
avere le risorse per esercitare minando le
basi identitarie del loro vivere nella società
civile.
• Mai come in questo momento si rende invece
necessario investire sul futuro, mirare alto e
non accontentarsi dell’ennesima
gratificazione mediatica del momento.
• I due fattori che possono spingere
le famiglie verso la povertà sono il
lavoro e i figli: non avere un
lavoro o perderlo
improvvisamente, e avere dei figli,
magari due o tre, nella situazione
di crisi attuale, rappresentano
condizioni sufficienti per ritrovarsi
in uno stato di indigenza
• Dati Istat: 1 famiglia su 5 e quasi un
milione e mezzo di minori sono sotto la
soglia di povertà.
• Oggi la crisi colpisce in maniera
pesante soprattutto la classe media ed
è proprio in questa fascia di
popolazione che cresce
drammaticamente la povertà.
• Il problema è innanzitutto il lavoro, con
tanti soggetti che hanno difficoltà a
ricollocarsi quando perdono
l’occupazione
• Realtà difficile da fare emergere talvolta
perchè molte famiglie tendono a
nascondere lo stato di povertà in quanto
si vergognano di farlo sapere.
• In molte famiglie, se nasce un figlio, si
rischia di finire sotto la soglia di povertà,
e questo è inaccettabile. Nessuno può
essere infatti colpevolizzato per il
semplice fatto di aver voluto mettere al
mondo una creatura.
• Eppure in Italia al momento le famiglie
con più di due figli nella maggior parte dei
casi hanno serie difficoltà economiche.
• Negli ultimi anni la famiglia, e soprattutto i
figli, sono stati completamente dimenticati
dallo Stato
• Si fa poco e nulla per sostenere i nuclei
familiari, a differenza di Paesi come la Francia
dove da anni invece ci sono interventi
pubblici diretti a favore dei nuclei con prole
• agli operatori della Caritas che portano
sostegno materiale alle famiglie,
consegnando il più delle volte generi
alimentari, tante famiglie chiedono anche un
SUPPORTO UMANO E MORALE , a
testimonianza della condizione di assoluto
abbandono in cui spesso versano.
• i giovani, i tanti giovani che
incontriamo quotidianamente
nella nostra attività, sembrano
non avere nessuna prospettiva
per il futuro, vivono alla giornata
e questa situazione alla lunga
potrà avere effetti devastanti per
il nostro Paese.
• La nuova strategia dell’Unione europea,
Europa 2020, propone una risposta integrata
e innovativa alle sfide economiche e sociali
che la crisi economica ha evidenziato o
aggravato. Proposta e adottata nel pieno
dell’Anno europeo contro la povertà e
l’esclusione sociale, Europa 2020 pone la
riduzione della povertà e dell’esclusione
come una delle priorità dell’Unione e
definisce un obiettivo quantitativo da
raggiungere prima della scadenza del
decennio.
• Come è noto, la Strategia Europa 2020,
approvata dalla Commissione Europea e dal
Consiglio Europeo del 17 giugno 2010, ha 3
grandi priorità dette flagship initiatives
(iniziative faro) :
– crescita intelligente: sviluppare
un'economia basata sulla conoscenza e
sull'innovazione;
– crescita sostenibile: promuovere
un'economia più efficiente sotto il profilo
delle risorse, più verde e più competitiva;
– crescita inclusiva: promuovere
un'economia con un alto tasso di
occupazione che favorisca la coesione
sociale e territoriale
• Per sostenere e dare credibilità a
questo impegno, la Commissione
europea ha proposto un’iniziativa
faro, la Piattaforma europea
contro la povertà e l’esclusione
sociale, che avrà tra i suoi compiti
quello di far leva sull’innovazione
sociale per trovare risposte
adeguate a rischi sociali vecchi e
nuovi.
• Crescita inclusiva. Le due iniziative faro che
concorrono alla crescita inclusiva sono:
- Un’agenda per nuove competenze e nuovi
posti di lavoro
- Piattaforma europea contro la povertà e
l’esclusione sociale.
• La prima si prefigge di aiutare i paesi della UE
a raggiungere gli obiettivi della Strategia 2020
in rapporto all’occupazione, all’abbandono
scolastico, all’innalzamento del livello di
istruzione dei giovani e alla diminuzione
della povertà.
• L a Piattaforma si impianta in uno scenario di
lotta alla povertà e all’esclusione sociale le cui
principali sfide sono:
- eliminare la povertà infantile;
- promuovere l’inclusione attiva nella società
e nel mercato del lavoro dei gruppi più
vulnerabili;
- fornire a tutti condizioni abitative decenti;
- superare le discriminazioni ed aumentare
l’integrazione dei disabili, delle minoranze
etniche, degli immigranti e di altri gruppi
vulnerabili;
- contrastare l’esclusione finanziaria e il sovra
indebitamento;
- promuovere l’integrazione dei Rom
• Le linee d’intervento della Piattaforma sono:
– migliorare l'accesso al lavoro, alla sicurezza
sociale, ai servizi essenziali (assistenza sanitaria,
alloggi, ecc.) e all'istruzione (azioni integrate che
interessano l’insieme delle politiche e capaci di
affrontare la multidimensionalità della povertà);
– perfezionare l'uso dei fondi europei per
sostenere l'integrazione e combattere le
discriminazioni;
– favorire soluzioni innovative nell'Europa post
crisi, specie per individuare forme più efficaci ed
efficienti di inclusione sociale basandosi sulle
esperienze (“sperimentazione sociale”);
– ricercare nuove forme di collaborazione tra
pubblico e privato e sfruttare il potenziale
dell’economia sociale;
• La Piattaforma non corrisponde a
un fondo o a un programma che
mette a disposizione risorse
finanziarie.
Costituisce più che altro un
documento programmatico
comune, un impegno condiviso
degli Stati Membri.
• L’inclusione sociale attiva
L’ inclusione sociale attiva è un’espressione,
coniata in ambito comunitario e significa la
coniugazione di misure passive ed attive di
inserimento e/o reinserimento socio
lavorativo. In particolare, la Commission
Recommendation 2008 sull’inclusione attiva
raccomanda agli Stati Membri di elaborare ed
applicare una strategia globale e integrata a
favore dell’inclusione attiva delle persone
escluse dal mercato del lavoro basata sulla
combinazione di tre parti:
(a) adeguato sostegno al reddito,
(b) mercati del lavoro in grado di favorire
l’inserimento e
(c) l’accesso a servizi di qualità.
Le politiche di inclusione attiva
dovrebbero facilitare l’integrazione
delle persone in posti di lavoro
sostenibili e di qualità di coloro che
sono in grado di lavorare e di fornire a
coloro che non ne sono in grado
risorse sufficienti per vivere
dignitosamente, sostenendone la
partecipazione sociale.
•
Indicatori comuni per misurare l’obiettivo
di riduzione della povertà.
1. la percentuale di rischio di povertà (dopo le
prestazioni sociali
2. l’indice di deprivazione materiale
3. la percentuale di persone che vivono in
famiglie con un’intensità di lavoro molto
bassa.
•
Una persona è considerata "in condizioni
di deprivazione materiale" se almeno 4
deprivazioni su 9 la riguardano, vale a dire se
non può permettersi: i) di pagare l'affitto o le
bollette, ii) di riscaldare adeguatamente la
propria casa, iii) di far fronte a spese
impreviste, iv) di mangiare ogni due giorni
carne, pesce o cibi di tenore proteico
equivalente, v) di trascorrere una settimana
di vacanza una volta l'anno, vi)
un'automobile, vii) una lavatrice, viii) un
televisore a colori, o ix) un telefono.
•
La Commissione Europea (CE) ha stabilito
che la politica di coesione rimarrà un agente
essenziale per lo sviluppo dei paesi membri e
dovrà convergere con la Strategia Europa
2020.
• Per assicurare una maggiore efficacia dei
risultati, si predisporrà un Quadro strategico
comune (QSC) a tutti i fondi. Il QSC è il
documento che traduce gli obiettivi generali
e specifici della Strategia 2020 in azioni
chiave per i Fondi.
•
I fondi del QSC sono:
– Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
– Fondo sociale europeo (FSE)
– Fondo di coesione (FC)
– Fondo europeo agricolo per lo sviluppo
rurale (FEASR)
– Fondo europeo per gli affari marittimi e la
pesca (FEAMP)
•
Ogni fondo del QSC sosterrà i seguenti
obiettivi tematici, conformemente alla
propria mission:
- ……. promuovere l'occupazione e sostenere
la mobilità dei lavoratori;
- promuovere l'inclusione sociale e
combattere la povertà
• I programmi operativi dei vari fondi dovranno
concentrarsi su poche priorità
d'investimento.
Promozione dell'inclusione sociale e lotta contro
la povertà:
i) inclusione attiva;
ii) integrazione delle comunità emarginate quali i
rom;
iii) lotta contro la discriminazione basata sul
sesso, l'origine razziale o etnica, la religione o le
convinzioni personali, la disabilità, l'età o
l'orientamento sessuale;
iv) miglioramento dell'accesso a servizi
abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse
generale;
v) promozione dell'economia sociale e delle
imprese sociali;
vi) strategie di sviluppo locale realizzate dalla
collettività
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