Università degli Studi di Perugia Corso di Laurea Interfacoltà in Biotecnologie Fondamenti di Bioinformatica e di Biologia dei Sistemi Proteomica e Metabolomica Elettroforesi nel laboratorio di proteomica Pier Luigi Orvietani Biotecnologie 2011-2012 LE PROTEINE HANNO FUNZIONI BIOLOGICHE DIVERSE: ENZIMI PROTEINE DI TRASPORTO PROTEINE DI RISERVA PROTEINE CONTRATTILI O MOTILI PROTEINE STRUTTURALI PROTEINE DI DIFESA PROTEINE REGOLATRICI ECC. DALLA SEQUENZA ALLA STRUTTURA: La funzione di una proteina dipende dalla sua sequenza aminoacidica I FOGLIETTI BETA SONO STRUTTURE ESTESE CHE TALVOLTA FORMANO “BARILI” La condensazione di elementi multipli di struttura secondaria porta alla STRUTTURA TERZIARIA Strutture della trioso fosfato isomerasi e dididro folato reduttasi: elementi di struttura secondaria simili ma diversa struttura terziaria PROTEINE INTEGRALI DI MEMBRANA Si tratta di proteine inserite in un ambiente idrofobico Le alfa-eliche sono l’elemento di struttura secondaria più comune. DALLA STRUTTURA ALLA FUNZIONE Esistono molti livelli di funzione delle proteine, che si articolano dalle semplici riorganizzazioni atomiche fino ai cambiamenti nello sviluppo di un organismo Tutti coinvolgono il legame con altre molecole Il riconoscimento molecolare è alla base del funzionamento di una proteina Un esempio è l’attività catalitica Biologia strutturale: capire la funzione attraverso la struttura LE FUNZIONI DI TUTTE LE PROTEINE DIPENDONO DALLA LORO CAPACITA’ DI LEGARE ALTRE MOLECOLE : LIGANDI INTERAZIONI LIGANDI-PROTEINE: INTERAZIONI NON COVALENTI TRA SUPERFICIE PROTEICA E LIGANDO VARIAZIONI DI CONFORMAZIONE DELLA PROTEINA: POSSONO CONSENTIRE IL LEGAME POSSONO FAVORIRLO POSSONO IMPEDIRLO IL RICONOSCIMENTO MOLECOLARE DIPENDE DA MICROAMBIENTI SPECIALIZZATI CHE DERIVANO DALLA STRUTTURA TERZIARIA DELLA PROTEINA Espressione genica: il risultato finale della trascrizione + processamento dell’RNA + sintesi della proteina e suo funzionamento, cioè il fenotipo. GRANDE FAMIGLIA DEGLI “OMA” PROTEOMICA: studia tutte le proteine espresse in un certo momento, incluse le isoforme e le modifiche post-traduzionali TRASCRITTOMICA: studia l'insieme degli mRNA trascritti nell'intero organismo, tessuto, cellula METABOLOMICA: studia la totalità dei metaboliti presenti in un organismo LIPIDOMICA: studia la totalità dei lipidi INTERATTOMICA: studia la totalità delle interazioni molecolari che hanno luogo in un organismo; un nome che comunemente indica la disciplina della interattomica è quello di biologia dei sistemi (system biology). SPLICEOMICA: studia la totalità delle isoforme proteiche dovute a splicing alternativo Ecc. LA PROTEOMICA La proteomica è l’insieme delle tecnologie e degli approcci sviluppati per lo studio del proteoma PROTEOMA: il termine proteoma, ormai universalmente accettato come equivalente linguistico di genoma, fu coniato da M.R. Wilkins nel 1994 per definire il complemento proteico codificato da un genoma Oggi la definizione di proteoma può essere ampliata considerando i seguenti punti: identifica tutte le proteine prodotte in una determinata cellula, tessuto o organismo; definisce come queste proteine interagiscono tra loro descrive la precisa localizzazione delle proteine all’interno della cellula descrive infine l’esatta struttura tridimensionale di queste proteine (lo scopo è quello di trovare il loro punto debole, ossia il punto in cui l’azione di un farmaco potrebbe attivarne o disattivarne la funzione) PERCHE’ STUDIARE IL PROTEOMA? Il sequenziamento del DNA umano (progetto genoma) e lo studio dell’espressione dell’mRNA (microarray) non forniscono tutte le informazione necessarie per lo studio dei processi biologici: malattie (2% delle malattie dell’essere umano sono caratterizzate dal difetto di un singolo gene) differenziamento invecchiamento effetti dell’ambiente La diversità, la funzionalità e l’abbondanza proteica dipendono infatti anche da altri meccanismi (regolazione della traduzione, folding, modificazioni posttraduzionali e degradazione proteica) che regolano l’espressione genica. La proteomica permette di studiare l’espressione proteica di una cellula o tessuto in un determinato momento, perché prende in considerazione il prodotto finale dell’espressione genica, cioè le proteine. La Proteomica ha come scopo base lo studio del proteoma. Obiettivi della Proteomica sono l’identificazione e l’eventuale sequenziamento delle proteine. Identificare vuol dire saper riconoscere una proteina , mentre il sequenziamento è una procedura che ha lo scopo di determinare l’esatta sequenza peptidica di una proteina Separare le proteine all’interno del Proteoma Un metodo di separazione proteica è l’Elettroforesi 2D-Elettroforesi 2-D PAGE o BIDIMENSIONALE Isoelectric focusing (IEF) PUNTO ISOELETTRICO SDS- Page GRANDEZZA MOLECOLARE Potenzialita’ della 2-DE • Grande capacità di separazione e risoluzione di miscele proteiche(2.000-3.000 proteine)ad elevato ordine di grandezza • • Risoluzione estremamente alta • • I gel 2 –DE sono collettori di frazioni proteiche molto efficienti • • Proteine sono protette all’interno della matrice del gel • Possibilità di confronto tra i dati • Riproducibilità e affidabilità dei dati • Capacità di rilevazione di modificazioni post-traduzionali delle proteine • glicosilazione • fosforilazione • tagli proteolitici • Possibilità di costruire o di usufruire di mappe di riferimento disponibili in rete campioni da analizzare - Fluidi biologici (sangue, urine, saliva, CFS ecc.) - Tessuti Trattati sempre a 4°C - Cellule Congelati in azoto liquido e Stoccati in aliquote in azoto liquido o tenute a – 80°C Metodi di distruzione delle cellule e dei tessuti frullatori : sono utilizzati per sospensioni di cellule vegetali o animali, o per pezzi di tessuto. omogenizzatori : il tessuto viene messo in un provettone di vetro all'interno del quale agisce un pestello di teflon o di vetro (Potter). Le membrane sono lacerate dalle forze frizionali che il pestello esercita contro le pareti del cilindro di vetro. che può essere azionato a mano o mediante un motore elettrico Sonicazione: ideale per sospensioni cellulari, onde sonore ad alta frequenza (> 20KHz) x 30”- 60” > > distruzione cellule per forze taglianti e cavitazionali (compressione e rarefazione dovuta a formazione e scoppio bolle). Per volumi “piccoli” ( max 100 ml) aggiungendo ghiaccio (sviluppa calore). La strumentazione utilizzata può essere di due tipi: -Bagnetto sonicatore -Sonda sonicatrice Per una buona separazione in 2DE il campione deve essere il più possibile puro e privo di contaminanti DNA Lipidi Sali detergenti polisaccaridi Disturbano il processo di isoelettrofocalizzazione e quello di colorazione del gel. Metodi per diminuire tali interferenze Precipitazione Concentrazione con taglio molecolare(cut-off) Prepurificazione cromatografica PRECIPITAZIONE La solubilità delle proteine è il risultato di interazioni polari dei loro residui amminoacidici di superficie con le molecole di solvente acquoso, interazioni ioniche con i sali presenti e varie forze repulsive tra molecole dotate di identica carica Sono 5 gli agenti comunemente usati per far precipitare le proteine: sali inorganici pH e temperatura solventi organici proteine basiche polietilenglicole PRECIPITAZIONE CON SOLVENTI ORGANICI La facilità o difficoltà con la quale la proteina viene impossibilitata a interagire col solvente dipende largamente dalla natura dei residui amminoacidici di superficie. I solventi organici fanno decrescere fortemente la solubilità proteica. Questo avviene a causa della diminuzione della costante dielettrica del mezzo e grazie alla "deidratazione" (viene cioè impedita l'interazione con le molecole d'acqua). Con la diminuzione della costante dielettrica di una soluzione le forze attrattive tra residui di superficie di carica opposta aumenta e questo comporta la formazione di aggregati che precipitano. La temperatura alla quale avviene la precipitazione è un fattore importante perché in presenza di solventi organici la solubilità diminuisce marcatamente insieme alla temperatura. Solventi organici: TCA metanolo acetone MEZZO APOLARE AGGREGAZIONE TCA Acetone TCA in acetone Metanolo-cloroformio bassa efficienza buona bassa efficienza buona solo per piccoli volumi Tributil fosfato-acetone-metanolo buona CONCENTRATORI CENTRIFUGHI Molecular Weight Cut-Off Membrane filtranti con MWCO Membrana da ultrafiltrazione (sezione) vista al microscopio elettronico 3000 5000 10000 30000 50000 100000 Volume in ml 0,5 2 4 6 15 UREA: è un agente caotropico (denaturante) quindi in grado di portare ogni singola proteina ad avere una sola ed unica conformazione e quindi migrazioni omogene e di mantenere in soluzione proteine idrofobiche. Si usa a concentazioni 8-9M (alte) TIOUREA: è un agente caotropico più forte dell’Urea ed è in grado di solubilizzare meglio le proteine idrofobiche. Si usa quindi per aumentare il potere solubilizzante, ma usato in combinazione con l’UREA (7M UREA- 2M TIOUREA)]. L’azione denaturante aiuta ad inibire eventuali attività enzimatiche presenti in soluzione. Limitazione TEMPERATURA DI LAVORO Non deve superare i 30°C, altrimenti potremmo avere processi di carbamilazione L’urea è in equilibrio con l’ammonio cianato, passando per uno stadio intermedio che forma ammoniaca e acido isocianico La carbamilazione delle proteine porta alla modificazione dei gruppi amminici o dei gruppi sulfidirilici liberi, quindi NH2 terminale o arginine , lisine o costeine con conseguente perdita della possibilità per questi gruppi di assumere una carica positiva => si ha una alterazione del pI delle proteina i cui residui aminoacidici hanno subito tale modificazione! DETERGENTI Il detergente viene utilizzato per aumentare la solubilità delle proteine idrofobiche. In genere vengono utilizzati detergenti non carichi (NP-40, Triton X100, etc) o zwitterionici (CHAPS, etc). Si usano a concentrazione che variano da 1 al 4% Anche i detergenti concorrono nella denatuarzione delle proteine e nell’inibizione di attività enzimatiche presenti nel campione. Detergenti come NP-40 e Triton X100 sono non ionici e risultano essere abbastanza blandi attenzione alle attività enzimantiche che vengono mantenute (proteasi attive) SDS L’SDS essendo una molecola carica negativamente e legandosi lo stesso alle proteine (forma delle micelle detergente-proteine) non consente una corretta focalizzazione. L’SDS risulta compatibile con una isoelettrofocalizzazione qualora esso sia presente nel lisato finale ad una concentrazione minore dello 0,25% e si trovi in rapporto 1/8 (o ancora minore) con detergenti nonionici o zwitterionici RIDUCENTI Agente riducente è necessario per rompere i ponti disolfuro S-S e mantenere in forma ridotta le proteina. Generalmente si usa: DTT – DiTioTreitolo o in alternativa il DTE – DiTio Eritritolo a concentrazioni 20-100mM TBP a concentrazione 5mM DTE suo epimero DTT LIMITAZIONI A pH >8 il gruppo sulfidrilico del DTT diventa ionizzato e migra perciò verso l’anodo. Questo fatto porta ad una perdita di DTT nelle regioni a pH >8 con conseguente perdita delle caratteristiche riducenti dell’ambiente. Le proteine si ossidano in modo casuale con formazione di ponti e acquisiscono carica, spostandosi dal loro punto isoelettrico (fenomeno delle strisciate di proteine a pH >8 - Streaking). Altre due strategie per evitare la formazione di ponti disolfuro sono: 1) 2) Ridurre ed alchilare (con iodoacetamide – IAA) la proteina prima della IEF. Ossidare i gruppi tiolici delle proteine a disulfidi misti => convertire tutti i gruppi tiolici in una forma ossidata ma stabile (HED –Hydroxyethyldisulphide – DeStreak) DeStreak ANFOLINE a) piccole molecole organiche polimeriche b) altamente solubili c) anfoteriche (presenza contemporanea di gruppi basici e acidici => hanno un pI determinato da questi gruppi) d) alto potere tamponante al loro pI. Si usano nel lysis buffer per: a) aumentare la solubilità delle proteine b) prevenire interazioni proteine-gel A seconda dell’intervallo di pH scelto per l’analisi di isolettrofocusing vengono selezionate miscele di anfoliti su misura (IPG buffer - immobilzed pH gradient buffer). B B B A B H3C CH3 A A B B A B A: gruppo acidico B: gruppo basico INIBITORI DI PROTEASI: alcuni enzimi proteolitici riescono a rimanere attivi, anche se le condizioni di preparazione sono denaturanti Per evitare una degradazione proteica durante le fasi che precedono la corsa elettroforetica , si usano: Può essere utilizzato anche Tris Base fino a 40 mM, che rende alcalino l’ambiente e neutralizza una serie di proteasi attive in ambiente acido. NUCLEASI BLUE DI BROMOFENOLO (tracce) H H O H H O H COOH N C C N C C N C H R R R catene laterali COOH COOH H2N acida C H2N H C COOH H H2N C H CH2 CH2 COOH SH CH2 polare non dissociabile CH2 COOH H2 N C H CH2 + C NH CH3 apolare N H basica NH2 La carica netta di una proteina dipende dal suo pI e dal pH dell’ambiente. Una proteina mostra carica elettrica = 0 ad un pH = pI mostra carica elettrica + ad un pH < pI mostra carica elettrica - ad un pH > pI +- + pI = 8 - +- + pI = 6 - +- + pI = 5 - +- + 3 pI = 4 4 5 6 pH 7 8 9 pI = 4 Elettroforesi nativa 5 Separazione basata sulla Carica 6 8 + In una Elettroforesi condotta a pH costante, solo quelle proteine con un pI = pH non migrano verso l’anodo o verso il catodo + - pH costante = 6 - Anfoline in fase liquida Molecole anfotere a basso peso molecolare Valori di pI leggermente spaziati con cui possiamo creare un gradiente di pH Inizialmente si sviluppavano in gel cilindrici Sottoposte ad un campo elettrico migrano a seconda della loro carica fino al pI Per la loro elevata capacità tamponante in ogni punto del gel il valore di pH sarà bene preciso Limitazioni delle anfoline Effetto del “drift catodico” Non buona riproducibilità tra esperimenti nello stesso laboratorio e tra laboratori differenti per la diversità dei lotti di anfoline Non focalizzazione delle proteine basiche Non possibilità di applicare una quantità di proteine tale da consentire successive micronalisi per il riconoscimento dei polipeptidi IPG = Immobilized PH Gradient strip Nel 1993 è stato sviluppato un metodo nel quale la focalizzazione viene svolta su gradienti IMMOBILIZZATI Il gradiente è formato legando covalentemente un gradiente di molecole cariche (immobiline) nel gel Le IMMOBILINE sono derivati della acrilammide, contenenti catene laterali con capacità tamponanti , che vengono polimerizzate nel gel insieme alla acrilammide. Il processo di formazione delle IPG è simile a quello di un gel a gradiente Nelle due camere vi sono rispettivamente un buffer acido ed uno basico La concentrazione dei buffer definisce il range di pH delle strip che si vogliono formare. Si versa su un supporto di plastica, si lava per allontanare i catalizzatori ed i monomeri non polimerizzati,si secca e si taglia a strip. Il pH in ogni punto del gel è determinato dalla mistura di immobiline che si trovano in quel punto. Vantaggi delle immobiline Gradiente di pH stabile perché è immobilizzato Buona separazione anche a pH basici estremi Possibilità di caricare grandi quantitativi di materiale anche fino a 12 mg Riproducibilità delle mappe e confronto dei dati fra diversi laboratori 4 Proteine con 5 pI = 6 In una elettroforesi con gradiente di pH immobilizzato, le proteine migreranno verso il rispettivo pI 8 IEF + 3 IsoElectricFocusing 4 5 6 - Separazione basata sul pI 7 8 9 IPG strip disponibili Differenze di separazione fra due gradienti Gradiente 3-10 lineare Gradiente 3-10 Non lineare Programma di focalizzazione Reidratazione passiva Reidratazione attiva 50V 300V 3h 300- 3500 V 1h 3500V 3h 3500- 9500 V 1h 9500V fino a voltaggio desiderato EQUILIBRAMENTO STRIP PER LA 2° DIMENSIONE Iodoacetamide serve per alchilare cariche delle catene laterali O S + + -+ -- O + + -- SDS O Na O - -- -- - - - - - - - + Il trattamento con SDS conferisce a tutte le proteine una carica negativa Esse migreranno in un Gel, sotto l’azione di un campo elettrico, solo in funzione della loro grandezza (M) Poliacrylamide gel Tunnel di diverso diametro Campo Elettrico Grandezze dei pori del gel Dipende da due grandezze: %T, %C %T= (gr. Acrilammide + gr Bis-Acrilammide/ Volume totale) x100 %C= (gr Bis-Acrilammide/ gr. Acrilammide+gr. Bis-Acrillamide) x100 • % di acrilammide consigliata 8% 10% 12% 16% I gel possono essere: %T costante %T a gradiente Il Gel • Dimensioni delle proteine 50-200 kDa 30-150 kDa 10-100 kDa 5-80 kDa per es. 8-16% JpH 4 5 6 7 8 - kD 40 30 20 10 + SDS – 2D PAGE SDS – 2D PAGE pI kD 100 50 40 Ogni proteina (spot) è caratterizzata da Mr - pI 30 20 10 4 5 6 7 8 Metodi per la rilevazione di spot proteici Requisiti ideali per un metodo di rilevazione di spot proteici da 2D Alta sensibilità Permettere analisi quantitative Compatibile con MS Rapido Economico Non tossico ... in pratica non esiste il metodo ideale .... COLORAZIONE DEI GEL Visibili ad occhio nudo SILVER COOMASSIE Visibili con strumentazione RUBY DIGE silver E’ il metodo più sensibile per la colorazione dei gel Silver acido Sensibilità 1-2 ng Silver alcalino Si basa sul legame che l’Ag instaura con le proteine specialmente sui gruppi amminici liberi e sulfurici Ag+ SH Ag COO- SH HCOH Metodica lunga Colorazione non lineare se non entro certi limiti Colorazione non sempre compatibile con la massa COO- Coomassie blue E’ un metodo veloce Pratico Economico Facilmente decolorabile Compatibile con la massa Si basa sul legame che la molecola del colorante instaura con le proteine ed esattamente con i residui di arginina e lisina La colorazione richiede un mezzo acido per la generazione di un’attrazione elettrostatica tra le molecole del colorante e i gruppi amminici delle proteine.Questa attrazione ionica, insieme con le forze di Van Der Waals mi lega il complesso colorante proteina insieme. Sensibilità bassa 50-100ng ruby E’ un metodo veloce Pratico Compatibile con la massa Facilmente decolorabile Altamente lineare fino al 3 ordine di magnitudo Sensibilità 1-10ng Si basa sul legame che il Rubidio, un metallo chelante, instaura, in presenza di solventi organici, con i residui amminoacidici basici E’ un fluoroforo che ha due massimi di eccitazione a 280 e 450nm mentre ha un massimo di emissione a 610nm Poco economico Si deve avere una strumentazione adatta per la ripresa delle immagini silver coomassie ruby Strumentazione per la cattura delle immagini VERSADOC Tools del Versadoc tramite software SVANTAGGI • metodica lunga • bassa capacità di risoluzione delle proteine idrofobiche • difficile separazione delle proteine molto acide o basiche, con valore del Punto isoelettrico estremo • scarsa risoluzione di proteine con MW > 150 kDa o <10kDa • bassa risoluzione delle proteine a bassa concentrazione al di sotto del 4°ordine di grandezza • mancanza di linearità o sensibilità tra abbondanza della proteina nel campione proteico e capacità di risoluzione tramite colorazione sul gel Identificazione Comparazione Il confronto e l’analisi dei 2D Gels vengono effettuati mediante l’uso di opportuni Hardware e Software Bioinformatica