dare un nome alle malattie

annuncio pubblicitario
DARE UN NOME ALLE MALATTIE
Francesco Rovetto
Francesco Rovetto
•
•
•
•
•
•
Ord Psicologia Clinica e Psicofarmacologia
CdL Psicologia
Università di Pavia
E-mail [email protected]
Sito: www.rovetto.net
Tel 3356058145
2
In principio era il verbo……
• Ha shem (il nome) colui che non può essere
racchiuso in un nome o in un’immagine, creò
le lettere…..
• Queste componendosi diedero luogo ai nomi
e dai nomi si creò la realtà
• Il primo compito dato ad Adamo è stato quello
di dare un nome agli animali alle piante ed alle
cose, ognuna secondo la sua specie
• Con la conoscenza del bene e del male e con
la parola l’uomo si distinse dagli altri animali.
• Maggiore libertà corrisponde maggiore
responsabilità.
• Dal nome che dai alle cose dipende la tua
reazione
Nome come possesso
• I genitori che scelgono il nome del figlio
• La moglie che assume il nome del marito
• La suora che cambia nome entrando
nell’ordine.
Il nome delle malattie
•
•
•
•
•
•
•
La terribile BUA
Il morso del lupo verde
Dal nome discende parte della terapia
Isteriche e massaggio ovarico
Collerici e salassi
La malaria
Il “mal sottile” e la obesità degli italoamericani
nomi antichi
•
•
•
•
•
•
•
•
Papirus ebers 1440 ac
malaria
diabete mellito,
ipocondria,
isteria,
disturbi umore,
ossessività,
panico, oligofrenico, schizofrenico.
sifilide
• La malattia del pastore sifilo
• Le morb anglais
• Il morbo gallico
I diversi sistemi di classificazione
NOSOGRAFICO DESCRITTIVO descrizione del
quadro sintomatologico osservato e
classificazione (caselle) in cui collocare il caso es
depressione, panico, ritardo mentale ecc
Se si ricorre a poche caselle si compiono eccessive
generalizzazioni
Se troppe caselle il sistema diventa poco pratico
Rischi di stigmatizzazione e profezie che si
autoavverano
Non serve a molto per la terapia
I diversi sistemi di classificazione
• INTERPRETATIVO ESPLICATIVO. Ci si riferisce
ad un modello epistemologico che ritiene le
patologie espressione di cause sicuramente
identificate e descritte. Se, ad esempio,
ritenessimo i demoni la causa di ogni disturbo
mentale, potremmo legittimamente
identificare categorie come gli "assatanati", i
"luciferini" ecc.
• Questo sistema ci agevola con la terapia es.
disponendo di adeguati esorcismi riusciamo a
fare qualcosa.
• Tutte le terapie si basano su sistemi
interpretativo esplicativi
• Si tratta però di sistemi non accettabili da tutti
in quanto implicano la accettazione di una
teoria di base
• Es il caso della depressione. (quadro
psicopatologico complesso)
• Non esistono antidepressivi, esistono farmaci
capaci di aumentare la disponibilità di
serotonina, noradrenalina, dopamina ed una
serie di osservazioni che mettono in relazione
la carenza di questi neurotrasmettitori e
quadri depressivi
fenomenologi
• Secondo altri ogni caso è a tal punto diverso
da non consentire alcuna generalizzazione o
classificazione.
• La diagnosi dovrebbe essere individualizzata
come un codice fiscale.
• Come potremmo però fare ricerca o
generalizzare i risultati ottenuti con un caso
individuale?
• In effetti la classificazione moderna segue
criteri nosografico descrittivi, applicando una
serie di accorgimenti per cui, come vedremo,
sono possibili oltre 100 miliardi di diverse
diagnosi combinando tra loro, in vari modi,
diversi punti di osservazione (i 5 assi).
• La terapia poi si basa necessariamente su un
sistema interpretativo-esplicativo, da cui non
si può prescindere
Classificazione e politica
Sindrome revisionista
Schizofrenia (made in USA)
Il “nostro” esaurimento nervoso
Classificazione e cultura
• L’appendice delle malattie culturalmente
determinate
• Il malocchio
• Il lupo mannaro
• Il voodoo
La evoluzione della classificazione della
omosessualità
•
•
•
•
•
1) perversione DSM 2
2) omosessualità egodistonica (DSM 3)
3) disturbo della identità di genere (DSM 3R)
… e se vanno al governo i talebani?
La classificazione è cosa troppo rilevante per
essere lasciata nelle mani di una persona o di
una società scientifica
• COME È STATO PRODOTTO IL DSM-IV
• 13 gruppi di lavoro costituiti in totale da oltre 1000
specialisti rappresentanti riconosciuti di tutti gli
orientamenti teorici, prospettive ed esperienze lavorative.
• I dati su cui lavorare e su cui eventualmente raggiungere un
consenso sono stati tratti da ricerche sperimentali
accuratamente pianificate.
• coordinazione di oltre 60 organizzazioni ed associazioni
interessate allo sviluppo del DSM-IV, tra cui l'OMS. Le scelte
che si andavano delineando sono state pubblicate (DSM-IV
Options Book) e aperte alla discussione generale quasi due
anni prima della definitiva pubblicazione del testo. Sono
stati valutati più di 6000 casi.
• Si è ottenuta una pressoché totale
compatibilità, anche dei codici diagnostici, con
l' ICD-10 (stessi codici e riferimenti tra sistemi).
Utilità di un sistema diagnostico
condiviso
• 1) Indirizzare la scelta terapeutica.
• 2) Facilitare la comunicazione tra operatori coinvolti nella
terapia dei casi in modo tale da coordinare gli interventi
terapeutici.
• 3) Rendere possibili le indagini epidemiologiche ed
eventuali studi genetici oltre alla stesura di statistiche
sanitarie
• 4) Rendere possibile una prognosi in base all'andamento
tipico di pazienti con patologie analoghe.
• 5) Formare un linguaggio comune che consenta di
comunicare con altri operatori indipendentemente dalle
loro origini nazionali o dal loro orientamento.
• 6) Valutare l'efficacia di un trattamento farmacologico o
psicoterapico.
• 7) Facilitare la reperibilità su mezzi informatici (es. Internet)
e su indici analitici di informazioni potenzialmente utili al
caso.
• 8) Facilitare la formazione, per quanto possibile, di gruppi
omogenei di pazienti con cui compiere ricerche.
• 9) Fornire un chiarimento allo stesso paziente che può
sentirsi rassicurato nel vedere che la sua patologia è nota
ed esistono realistiche possibilità terapeutiche.
• 10) Fornire i concetti base necessari per formulazioni
teoriche in ambito scientifico.
•
•
• 1) TASSO DI REMISSIONE SPONTANEO Si eviterà così di
attribuire ad un intervento psicoterapico o farmacologico
un'efficacia che in effetti non è legittimamente osservabile.
Ad esempio, se una psicoterapia riuscisse a guarire, in 2
anni il 30 % dei bambini enuretici di 5 anni di età, non solo
non sarebbe utile, ma sarebbe addirittura di danno.
• Se però questi stessi risultati fossero ottenuti con pazienti
affetti da morbo di Alzheimer, ci troveremmo di fronte ad
una proposta terapeutica di straordinario interesse.
•
2) Se si facesse unicamente riferimento a sistemi interpretativoesplicativi, rifiutando ogni riferimento descrittivo-nosografico, la
comunicazione tra operatori di diverso indirizzo sarebbe quasi
impossibile e assumerebbe aspetti quasi paradossali.
• Descrivendo un identico caso di fobia semplice nei confronti dei
gatti, lo psicanalista potrebbe non parlare neppure di gatti (ritenuti
un'occasionale causa scatenante) ma definirebbe il quadro clinico
che emerge come un epifenomeno di un rapporto edipico non ben
elaborato e passerebbe decisamente a descrivere e ad analizzare le
relazioni del paziente con le sue figure parentali. Un
comportamentista di stretta osservanza per la stessa situazione,
preferirebbe fare precise discriminazioni tra i metri che il paziente
mette tra sé ed un soriano, piuttosto che un persiano acciambellato.
• Il fatto di premettere una diagnosi standard (es.
fobia semplice nei confronti dei gatti come
definita dal DSM-IV), facendo ad essa seguire
osservazioni più approfondite sui particolari
aspetti considerati rilevanti dalle diverse scuole di
pensiero, non è contraddittorio, ma aumenta la
precisione, la possibilità di comprensione e
l'utilità della eventuale comunicazione in ambito
scientifico ed interdisciplinare.
•
• 3) DIAGNOSI DIFFERENZIALE ES.Il disturbo
della condotta dell'infanzia ed il disturbo da
deficit di attenzione / iperattività hanno
certamente molti sintomi in comune, ma sono
in effetti classi diagnostiche profondamente
diverse. La prognosi, l'evoluzione ed il
trattamento di queste due sindromi, sono
straordinariamente differenti.
• 4) Alcuni pazienti ritengono di soffrire di patologie
che ritengono uniche e pericolosissime. Ad
esempio il disturbo di depersonalizzazione. In
queste condizioni alcuni possono avere
l'impressione ed il terrore di diventare "matti". Il
fatto di leggere la definizione di questo quadro
diagnostico sui manuali spesso porta ad una
ristrutturazione cognitiva che modifica
aspettative e convinzioni irrazionali ed in
definitiva tranquillizza il paziente.
• Considerazioni analoghe possono essere fatte per
quanto riguarda la depressione o il disturbo
ossessivo-compulsivo. Alcuni pensieri, come ad
esempio il desiderio di suicidarsi, la paura di
uccidere i figli, di arrecare un danno a qualcuno,
la tendenza a contare gli oggetti, la mancanza di
umorismo e di creatività sono condizioni del tutto
note e descritte. In alcuni casi il fatto di vederle
descritte come sintomi classici delle rispettive
patologie porta un po' di conforto ai pazienti che
ritengono, erroneamente, di essere casi unici,
estremi ed inguaribili
Scarica