La riforma di Solone nella πόλις di Atene L’opera del legislatore ateniese secondo la testimonianza di Plutarco Le fonti su Solone Le opere di Solone stesso, ovvero le sue Elegie La testimonianza di autori importanti, tra i quali: Erodoto, Aristotele, Diogene Laerzio, Plutarco Vita e opere di Plutarco Nacque a Cheronea di Beozia tra il 45 e il 50 e da giovane studiò ad Atene, dove ebbe, come consueto, una educazione retorica e filosofica. Compì numerosi viaggi attraverso la Grecia, in Asia Minore, ad Alessandria e in Italia: qui soggiornò a Roma almeno per due periodi, ed entrò in contatto con la corte e gli imperatori stessi. Tornato in Grecia, morì forse intorno al 120, nei primi anni del regno di Adriano. Della sua opera sterminata, una delle più vaste dell’intera letteratura greca, è pervenuta fino a noi circa la metà. Essa si può dividere in due gruppi: le Vite parallele e i Moralia. Le Vite sono biografie di personaggi illustri presentate a coppia: un personaggio greco messo a confronto con uno romano, sia per le affinità che per le divergenze, tanto che quasi tutte le coppie contengono una confronto finale (in greco σύγκρισις), che traccia un bilancio comparativo delle personalità e degli eventi. I Moralia, in greco Ἠθικά, furono così nominate da un dotto bizantino, Massimo Planude, il quale verso la fine del secolo XIII, raccolse in gruppi le opere plutarchee, mettendo all’inizio di questo gruppo gli scritti di “cose morali”, estendendo poi il titolo all’intera raccolta, che affrontava in realtà argomenti diversi. Plutarco, Vita di Solone, 13-19; 22 [passim] La popolazione dell’Attica al tempo di Solone appare divisa in tre grandi gruppi. La disuguaglianza sociale e le condizioni di estrema incertezza in cui versava Atene in quel momento suggerivano come unica soluzione la tirannide. Gravissimo era soprattutto il problema dell’indebitamento dei più poveri, costretti a cedere le proprie terre o, addirittura, alla schiavitù. Perciò i più saggi tra gli ateniesi lo pregano di assumere il governo dello Stato con la carica di arconte: siamo nell’anno 594-3, o, secondo altri, nel 592. «L’uguaglianza dei diritti non porta guerra» Questo detto di Solone riassume il suo programma politico, e pare che proprio per questo, come sottolinea Plutarco, piacesse tanto alle classi elevate quanto ai più poveri. (Vita di Solone, 14, 4) Il progetto di Solone: riforma della πόλις , non rivoluzione condono fiscale e conseguente abolizione della schiavitù per debiti ripartizione più equa delle terre mutamento del regime politico, cioè della πολιτεία Condono fiscale e riforma agraria sono presenti in tutti i progetti rivoluzionari dell’antichità. In latino re-volutio non esprime l’idea di rivoluzione, nel senso di sovvertimento dell’ordine dello stato, ma si esprime con una perifrasi: res novas moliri. Anche la parola δημοκρατία è assente dal lessico latino: si ricorre alle perifrasi nimia libertas o omnium rerum libertas (Cicerone e Livio) Nemmeno in greco esiste una parola che indichi la rivoluzione in sento moderno: στάσις, εως, infatti, significa lotta, discordia, rivolta, ed ha comunque un carattere provvisorio ed una valenza negativa. I risultati della riforma soloniana Riforma fiscale: σεισάχθεια [Vita di Solone, 15, 2-5 e 16, 12] Riforma sociale [ibid. 18] Riforma istituzionale [ibid. 19] Solone aveva ben chiaro che la riforma fiscale poteva avere efficacia reale solo se retroattiva: questo permetteva di cancellare i debiti e, contestualmente, liberare gli schiavi. La riforma sociale stabilì una divisione in classi che non intaccava i privilegi dei più ricchi, pur definendone stabilmente gli obblighi fiscali e le modalità di partecipazione allo sforzo bellico. Tale impostazione, nella sua essenza, sarà il frutto più durevole della riforma soloniana, poiché essa non sarà mai sostanzialmente intaccata dai successivi interventi legislativi. La riforma istituzionale definì i poteri dell’Areopago, istituì la Bulé e l’Eliea, istituzioni che resteranno formalmente immutate nei secoli successivi, anche se ne furono rivisti il ruolo e le attribuzioni. L’ordinamento dello stato ateniese nella riforma di Solone Considerazioni storiche, economiche e sociali [Vita di Solone 22] Vedendo poi che la città si riempiva di uomini che per sicurezza di vita accorrevano in Attica da ogni parte e che il più della terra era improduttivo e di nessun valore, mentre coloro che esercitavano la mercatura sul mare non erano soliti portare alcun prodotto a coloro che nessuna merce avevano da dare in cambio, avviò i cittadini all’esercizio delle arti. Plutarco nota, molto acutamente, che Solone incrementa e dà impulso alle arti (τέχναι): artigianato grande e piccolo (soprattutto prodotti finiti di tessuti, ceramica, metalli lavorati), commercio soprattutto marittimo, aziende industriali come quelle degli armatori navali. Questo vasto ceto medio-basso e medio-alto sarà come un cuscinetto tra l’antica nobiltà e i ceti poveri, che continueranno sempre a svolgere lavori umili (θῆτες). I limiti della riforma di Solone secondo uno storico contemporaneo: Gaetano De Sanctis nella voce Solone dell’Enciclopedia Italiana Treccani (1936) In primo luogo lo stato mancava ancora, come fin dalla caduta della monarchia, di un vero potere centrale che ne riunisse le energie. Questo potere non era costituito né dai magistrati, autonomi nell’esercizio delle loro attribuzioni, non vincolati, come era invece in Roma, in un rigoroso ordine gerarchico; né dall’Areopago che non poteva agire che indirettamente e saltuariamente sugli altri magistrati e sull’assemblea, ed era rimasto in sostanza un tribunale preoccupato soprattutto di reprimere i reati di sangue; non dall’assemblea dove la popolazione, concentrata allora soprattutto fuori Atene e priva in gran parte d’indipendenza economica e d’educazione politica, non poteva intervenire se non di rado; e non finalmente dalla bulè dei Quattrocento, che, se pure esisteva, non riuscì mai ad affermarsi. Il secondo inconveniente è che Solone metteva il potere effettivo nelle mani dei ricchi e medi proprietari e non teneva conto né della classe che appunto allora veniva formandosi e che la sua stessa legislazione del resto con l’equità delle sue norme favorì, la classe dei trafficanti, degli armatori, degli industriali, né dell’altra composta di artigiani e lavoratori, che si trovava con quella in più strette relazioni sia di consenso sia di contrasto. Ma per rimediare a questi inconvenienti sarebbe occorso un rivolgimento radicale a cui i poteri di Solone non bastavano; egli avrebbe cioè dovuto assumere con un colpo di forza pienezza di poteri o, come allora si diceva, autorità di tiranno e probabilmente i mezzi per operare questo colpo di forza non gli mancavano, come non mancò chi glielo suggerisse o lo rimproverasse per non averlo attuato. Ciò che mancò a Solone fu la volontà di effettuarlo, ritenendolo egli in contrasto con quelle norme a cui aveva ispirato la sua vita di cittadino e la sua opera di legislatore.