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L'elegia
L'elegia
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Solone
Solone
Gli deÁi garanti del bene (1 G.-P. in it.)
Atena protegge la polis (3 G.-P. in it.)
S
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olone eÁ la prima figura della storia greca che per noi sia compiutamente definita
nei suoi elementi cronologici e storico-culturali; nello stesso tempo eÁ uno dei
primi personaggi storici intorno ai quali sia stato creato un mito politico.
Nacque ad Atene intorno al 640 a.C., dalla nobilissima famiglia dei Medontidi,
che si vantava di discendere dal mitico re Codro; entroÁ presto nella vita politica e nel
594/593, eletto arconte, ricevette il compito di riordinare la legislazione della cittaÁ.
In quel periodo la trasformazione della societaÁ greca, sollecitata dalla diffusione
della moneta e dalla formazione di una classe artigiana e commerciale sempre piuÁ
consistente, era giunta ad una svolta difficile. L'introduzione delle culture specializzate della vite e dell'ulivo, piuÁ adatte di altre al suolo accidentato e scarso di terreno
agricolo della penisola, aveva privilegiato chi poteva disporre di maggior resistenza
economica rispetto ai piccoli contadini, costretti a vivere delle proprie rendite annuali.
In particolare in Attica, la vecchia classe dei proprietari terrieri aveva aumentato
lo sfruttamento dei piccoli coltivatori (sovraccarichi di debiti e di ipoteche sul suolo e
sulle loro stesse persone) che costantemente rischiavano di perdere le proprie terre e
la propria libertaÁ.
Delle gravi tensioni sociali, che l'Attica stava attraversando in quegli anni, sono
indizio due eventi importanti: nel 632 l'aristocratico Cilone aveva tentato un colpo
di stato per instaurare la tirannide, e nel 621 Dracone aveva fatto passare una legge
con cui lo stato avocava a se la punizione dei delitti di sangue, che fino a quel
momento spettava esclusivamente alle famiglie delle vittime.
La costituzione Divenuto arconte, Solone ritenne che l'unica via perche l'aristocrazia dei
soloniana grandi proprietari, di cui egli faceva parte, potesse mantenere il controllo
dello stato, fosse quella della moderazione: rinunciare all'oltranzismo piuÁ
violento e accordare la cancellazione dei debiti e l'annullamento dei decreti che
riducevano in schiavituÁ i debitori, senza peraltro accedere alle richieste di ridivisione
delle terre che venivano dai piuÁ poveri. La cosõÁ detta ``costituzione soloniana''
distribuiva le cariche pubbliche a seconda delle rendite dei cittadini, riservando alle
prime classi di reddito le cariche piuÁ importanti, ma ammetteva nello stesso tempo i
poveri ai tribunali popolari. Essa era dunque il fondamento di uno stato timocratico,
che restituõÁ per un certo tempo all'aristocrazia il controllo della polis ateniese, ma
concesse anche spazio alla nuova classe emergente, il demos, che disponeva di
denaro liquido, mentre l'annullamento della schiavituÁ per debiti rese sopportabile
la vita dei contadini poveri.
Ripresa degli ideali In ogni caso l'opera di Solone nasceva da un sincero desiderio del bene
celebrati da Esiodo pubblico e da una profonda ispirazione religiosa, che trasferiva nel terreno
concreto della polis attica gli ideali di giustizia e di moderazione celebrati da
Esiodo. Questi aveva predicato nei suoi poemi la necessitaÁ che gli uomini rinunciassero alla violenza ed alla sopraffazione, e si proponessero nei rapporti intersoggettivi soprattutto la giustizia, di cui Zeus era il garante, e in nome della quale
interveniva per tutelare i deboli e punire i violenti. Questa etica era stata affermata
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da Esiodo in termini generali ed in relazione ad una societaÁ contadina ancora
elementare, in cui la sopraffazione era opera di singoli su singoli: Solone la applicoÁ
alle lotte di classe della societaÁ attica, dove la sopraffazione era l'atteggiamento di un
gruppo che imponeva a uomini liberi la schiavituÁ per debiti; ma, secondo lui, erano
altrettanto nel torto coloro che reclamavano la redistribuzione delle terre: il sogno
dei poveri era destinato a rimanere tale per tutta la storia greca. Si trattava comunque di una operazione fondamentale di trasferimento delle basi della moralitaÁ dalla
coscienza privata alla sfera pubblica, nell'ambito della situazione concreta degli
scontri politici di Atene. Lo stato costituito sulle basi di di* kh non richiedeva ai suoi
cittadini tanto l'a$reth*, quanto in primo luogo la dikaiosy*nh.
Ispirazione civile Forse la prima prova poetica di Solone fu composta per indurre i concittae religiosa dini ad un'impresa militare. Il golfo di Atene, con il suo porto, eÁ chiuso
dall'isola di Salamina, che allora era in potere di una cittaÁ rivale nel
commercio, Megara; dopo vani tentativi per impadronirsi dell'isola, gli Ateniesi vi
avevano rinunciato, e avevano addirittura fatto una legge che comminava la morte
a chi avesse proposto di rinnovare l'impresa. Allora Solone fece spargere la voce che
era impazzito, ed improvvisamente uscõÁ di casa e corse nell'agoraÁ, dove davanti al
popolo riunito recitoÁ un'elegia, che iniziava con queste parole: ``Io stesso vengo
araldo dall'amata Salamina, dopo aver composto un canto adorno in luogo di un
discorso'' (fr. 2 G.-P. vv. 1 s.), e quindi invitava i concittadini a riprendere la guerra
per riconquistare l'isola contesa, ``andiamo dunque a Salamina a combattere per
l'isola amata e a scacciare la grave vergogna'' (vv. 7 s.). In questo modo riuscõÁ a
suscitare un tale entusiasmo nella gente che Salamina fu presa e da allora rimase
saldo dominio di Atene.
L'ideale delfico Plutarco, che racconta questo episodio nella sua Vita di Solone, ci dice
della moderazione anche che Solone in vecchiaia compose ancora dei versi, per dare consigli
2 LA LIRICA
ai suoi concittadini. Di fatto l'ispirazione civile e religiosa, che animoÁ
l'opera di Solone uomo politico e legislatore, eÁ espressa nelle altre elegie che
possediamo, quaranta frammenti di varia estensione, per poco piuÁ di duecento
versi, quasi tutti in metro elegiaco, con alcuni componimenti in tetrametri trocaici
e trimetri giambici. Nell'Elegia alle Muse, forse il suo componimento piuÁ importante, anche per l'estensione, egli espone il proprio credo politico ed esistenziale (fr. 1,
vv. 1-8 " Testo 1); in esso compie l'elogio del buon governo, che evita gli eccessi e le
ingiustizie, polemizza contro i capi del popolo, che accusa di tramare contro il bene
della comunitaÁ, e nello stesso tempo rievoca la condizione infelice in cui erano stati
ridotti i poveri dalla vecchia legislazione: ancora una volta prevale l'ideale delfico
della moderazione, che implica l'accettazione del primato del bene della polis, in cui
sono garantiti i diritti di tutti i cittadini, e l'idea che gli deÁi sono garanti di quest'ordine morale e civile.
I principi enunciati da Solone ebbero una grande fortuna in Atene: da lui, nel
secolo seguente, presero ispirazione i poeti tragici, soprattutto EÁschilo, che condivideva con lui la convinzione che la moralitaÁ e la giustizia sono garantite dagli deÁi
nell'ambito della societaÁ civile; nel V e nel IV secolo fu diffusa l'idea che egli fosse il
fondatore della democrazia ateniese. Si trattava evidentemente di una attualizzazione antistorica, ma che conteneva un principio di veritaÁ, perche in effetti l'evoluzione della costituzione ateniese realizzoÁ, in momenti storici lontani, quei principi
di partecipazione progressiva alla vita associata che Solone aveva cercato di mettere
in atto e della cui validitaÁ si era sforzato di convincere i suoi contemporanei.
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