Solone - Il ponte dei Canais

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Solone
Solone ( 638 ca. - 560 ca. a.C.), uomo politico, legislatore, giurista e
poeta ateniese. Di famiglia nobile ma non ricca, prima di intraprendere
l’attività politica fece numerosi viaggi fuori dalla Grecia per scopi
commerciali, grazie ai quali raggiunse un certo benessere.
Nel 594 a.C. venne eletto arconte, e fu incaricato di risollevare l’Attica
dalla grave crisi economico-sociale che stava attraversando. Egli
operò una vasta opera riformatrice, volta a superare i contrasti tra
aristocrazia e ceti medio bassi. Fu promotore di una riforma che
sostituiva, per ricoprire le alte cariche di governo, il criterio della
ricchezza a quello della nobiltà di sangue (TIMOCRAZIA), assicurando
così il ricambio della classe dirigente.
Ciò comportò la divisione della popolazione in quattro categorie che
sono:
 Pentacosiomedimni = coloro che ogni anno ricavavano almeno
500 medimni di grano dai loro campi o avevano un reddito pari a
tale somma
 Cavalieri = coloro che ricavavano almeno 300 medimni o erano in
grado di mantenere un cavallo
 Zeugiti = coloro che ricavavano almeno 200 medimni o erano in
grado di mantenere una coppia di buoi da aratro
 Teti = la maggioranza, coloro che guadagnavano meno di 200
medimni, compresi i nullatenenti.
I medimni sono unità di misura, rispettivamente per aridi ( es.
cereali) e liquidi. Il medimno corrispondeva a 192 kotylai (pari
ciascuna a circa un quarto di litro).
Solo gli appartenenti alle prime tre classi godevano del diritto di voto
ed erano tenuti a prestare servizio nell’esercito. Questa suddivisione
in classi fu presa da Solone come base per la ripartizione delle
imposte, per la diversificazione del servizio militare, per l’accesso alle
cariche pubbliche. A maggiori mezzi erano proporzionati maggiori
oneri ma anche maggior potere nella conduzione dello Stato. I membri
delle due prime classi combattevano nella cavalleria. La terza classe,
in grado di provvedere all’acquisto dell’armatura pesante, costituitiva
il nerbo della formazione politica. I teti, che non erano in grado di
equipaggiarsi da opliti, prestavano servizio nella fanterie leggera e
nella flotta. Le magistrature più alte, come l’arcontato, erano riservate
alle prime due classi. Già questo dava un colpo ai privilegi degli
Eupatrìdi (nobili): all’aristocrazia del sangue si sostituiva la timocrazia
dei proprietari. Gli zeugiti avevano i loro rappresentanti nei tribunali
per i reati comuni e negli incarichi di polizia. I teti non potevano
aspirare a cariche pubbliche ma avevano pur sempre riconosciuto
l’elettorato attivo, ossia il diritto di voto nell’assemblea (ekklesìa) che
ratificava i decreti proposti dal Consiglio (bulé) dei 400 (100 per
ognuna delle quattro tribù attiche: Opliti, Argadei, Geleonti ed
Egicorei) e il diritto di giudicare nel tribunale (heliàia): il che non era
poco, se si pensa che ogni cittadino aveva facoltà di intentare un
processo contro qualunque magistrato allo scadere del suo mandato;
in precedenza invece solo alla parte lesa veniva riconosciuto il diritto
di intentare causa e ogni processo di rilevanza pubblica era di
pertinenza del Areopago, da sempre nelle mani dei nobili.
Solone emanò anzitutto leggi che vietavano di ridurre i cittadini in
schiavitù per debiti non risarciti, e che cancellavano le ipoteche e i
debiti contratti in precedenza (SEISACHTEIA). Tali provvedimenti
sollevarono dal bisogno le fasce più basse della popolazione, anche se
Solone rifiutò di promuovere una radicale riforma agraria, che avrebbe
causato, attraverso la ridistribuzione delle terre, eccessivi malcontenti
tra i possidenti aristocratici.
Gli schiavi, merce dell'antichità greca, erano costituiti in gran parte da
prigionieri di guerra, ma nell'età arcaica un buon numero era formato
da debitori insolventi che avevano ottenuto un prestito dando come
garanzia se stessi. Spesso si trattava di un piccolo agricoltore che
chiedeva un prestito ad un grande proprietario terriero e non riusciva
a saldarlo entro un periodo di tempo. Il piccolo agricoltore diventava
un ectemoro ed era così tenuto a dare 1/6 del raccolto al padrone,
diventando quindi una sorta di servo della gleba. Poiché questo
fenomeno era sempre più frequente, Solone, vedendo che la piccola
proprietà stava scomparendo e nell'intento di rimuovere le ingiustizie
sociali al fine di creare un corpo cittadino privo di attriti e di motivi di
ribellione, elaborò quella riforma battezzata da Aristotele seisachteia
(letteralmente "scuotimento di pesi", intendendo metaforicamente
l'eliminazione dei debiti contratti sul corpo del debitore), appunto
l'abolizione della schiavitù per debiti. Questa riforma ebbe anche la
particolarità di valere anche per i casi passati. Di conseguenza
vennero liberati tutti gli ectemoroi compresi alcuni che furono i
protagonisti di una vera e propria speculazione finanziaria. Infatti
chiesero ingenti prestiti perché sapevano che sarebbe stata fatta la
riforma di Solone per poi tenersi i soldi che non dovevano più rendere.
Nonostante ciò, Solone fu letteralmente osannato ed egli stesso si
vantò di aver restituito armonia tra le classi sociali.
Le cariche amministrative più delicate (quelle variamente connesse
alla gestione delle finanze della pólis) erano riservate ai soli
pentacosiomedimni, meno corruttibili perché già ricchi e in grado di
rispondere in solido delle eventuali irregolarità; alla carica di arconte
potevano invece accedere anche i triacosiomedimni.
L’attività legislativa di Solone toccò inoltre vari aspetti della vita
economica e sociale, poiché introdusse, tra l’altro, una riforma
monetaria e legiferò in materia di matrimonio (differenziò concubinato
e matrimonio), adozioni (solo i figli legittimi potevano ricevere
l’eredità), promozione delle attività commerciali. Nonostante molti
dettagli della sua attività legislativa non siano noti, sicuramente egli
favorì l’instaurazione della democrazia ad Atene; nel distinguere i
cittadini in base al loro censo non annullò certo le loro differenze
sociali, né li parificò nelle possibilità di assunzione di responsabilità
politiche. Strappò però il controllo assoluto della vita politica ateniese
ai pochissimi nobili, che lo detenevano in precedenza per antico diritto
di sangue, ponendo così le basi per le successive riforme.
Dell’opera poetica di Solone rimangono solo alcuni frammenti, che
sono tra le più antiche testimonianze letterarie ateniesi. Scrisse giambi
ed elegie in cui continuano a campeggiare i temi della morale, della
politica e della giustizia, che hanno fatto di Solone un emblema del
legislatore ideale. Spiccano tra le altre l’elegia Alle Muse, invocazione
alle divinità dell’arte perché guidino l’uomo sulla strada della giustizia,
a testimoniare come poesia e vita civile siano per Solone due realtà
inseparabili, nonché la cosiddetta Eunomía (Il Buongoverno), elegia in
cui il poeta mostra i diversi esiti sociali e morali del buongoverno e del
malgoverno.
Solone scrive per sensibilizzare e ammaestrare i suoi concittadini: usa
una lingua ionica e predilige il registro epico, ancora fortemente
influenzato dal modello omerico.
Clistene
salì al potere dopo Solone. (565 – 492 a.C.) Fu il primo
ateniese per una reale partecipazione popolare alla gestione della
polis nel 507 a.C.. Per accedere alle magistrature si basò
sull’insonomia. Perciò divise l’Attica in 10 Tribù regionali, che
divennero il fulcro del sistema di nomina dei magistrati. Egli ridusse i
poteri dell’arcontato attribuendoli alla boulè, che controllava così un
operato del governo e aveva competenze giudiziarie.
Pericle successe Clistene (495 – 429 a.C.). Fu un famoso politico e
statista ateniese, eletto stratega per ben 15 volte. Ciò fa riflettere circa
un’eccezzionalità delle sue strategie, riconducibile sia alla sua figura
di stratega EX APANTOG, soprattutto, con più ampi poteri sia in
politica interna ed esterna, sia al suo grande prestigio personale: “egli
era il solo che lasciava dietro di sé un aculeo in chi lo ascoltava” dice
infatti Eupoli. Fu uno dei maggiori apportatori di riforme democratiche,
introducendo la MISTOFORIA, remunerazione per chi ricopriva cariche
pubbliche e fu coerente in un programma che mirava alla reale
partecipazione politica dei ceti bassi, anche mediante un elevazione
del livello culturale del popolo ateniese. Inoltre diede impulso ad una
forte politica sociale. Ed è per questo che gli storici considerano il suo
un governo tendente alla demagogia.
Frasi celebri di Solone
Nessuno può essere definito felice prima che sia morto.
Non definire un uomo felice finchè non muore: tutt’al più, egli è
fortunato.
Onora gli amici.
Nelle faccende importanti è difficile piacere a tutti.
Fortunata è quella casa che non deve le sue ricchezze
all’ingiustizia, che le conserva saggiamente e che le spende
senza doversene poi pentire.
La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti
piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi.
Bibliografia:
Informazioni tratte da:
 libro: Corso di storia antica e medievale (di D. Manacorda e
G. Pucci)
 internet, indirizzi: wikipedia, encarta, ips
Lavoro svolto da: Elisa Zanor e Ilaria Apicella.
Gioco
Parole intrecciate
Cancellate nello schema tutti i nomi elencati, scritti in orizzontale,
verticale, diagonale e anche da destra a sinistra o dal basso in
alto. Le lettere restanti daranno una frase riguardante la ricerca.
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Timocrazia
Mistoforia
Zeugiti
Medimni
Teti
Grecia
Pericle
Boulè
Poeta
Arbitro
Debiti
Atene
Areopago
Soluzione: Solone era un poeta di Atene.
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