Lezione sulla psicologia dell`invecchiamento

Psicologia
dell’invecchiamento
Anno 2011
Invecchiamento
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L’invecchiamento della popolazione mondiale è il
risultato di una più avanzata politica sanitaria e
del progresso della scienza, ma nello stesso
tempo pone un serio problema per il costo
dell’assistenza per una popolazione che
invecchia, non sempre autosufficiente.
(Laicardi, Pezzutti, 2000)
A cosa ci riferiamo quando
parliamo di vecchiaia?
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Appare impossibile stabilire una norma standard per
definire l’età anziana, poiché il concetto stesso di
vecchiaia assume di volta in volta caratterizzazioni diverse
secondo differenti criteri: cronologici, medici, psicologici,
soggettivi, culturali e sociali;
Il termine anzianità assume un significato profondamente
diverso secondo il vertice d’osservazione.
In ambito medico- geriatrico, si parla di senescenza
come l’ultima fase «del processo biologico
d’invecchiamento» e coincide con fragilità e decadimento
fisico e psichico (Cristini, Cesa- Bianchi, 2003).
In ambito sociologico, l’anzianità inizia con la fine della
vita produttiva e l’uscita dal mondo del lavoro ossia, il
pensionamento (Scortegagna, 2005).
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In senso generale potremmo, tuttavia, riferirci
alla vecchiaia come ultimo periodo della vita che,
come qualsiasi altra transizione nel corso della
vita và analizzata nella sua globalità e
complessità.
L’invecchiamento può essere definito altrimenti
come processo, o insiemi di processi, che hanno
luogo in un organismo vivente e che con il
passare del tempo ne diminuiscono la probabilità
di sopravvivenza.
A cosa ci riferiamo quando parliamo di
vecchiaia?
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Generalmente, si inizia a parlare di età anziana
intorno al sessantacinquesimo anno d’età. La
letteratura anglossassone distingue gli anziani in:
giovani anziani (dai 64 ai 74 anni), anziani (dai
75 a 84 anni), grandi vecchi (dagli 85 ai 99 anni) e
i centenari.
Questa distinzione è importante in quanto mette in
risalto come l’età anziana sia caratterizzata più da
differenze che da omogeneità, a differenza di altri
periodi della vita caratterizzati da maggiori
somiglianze interne.
Questionario sulla longevità (Shultz e Salthouse, 1999)
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Come ha sostenuto Tamanza (2001), questa
classificazione si basa esclusivamente su fattori
quantitativi senza tener conto, minimamente di
quelli qualitativi che possono influire sulla qualità
di vita dell’anziano. In tal senso, è opportuno
sottolineare come l’anzianità vada analizzata non
soltanto riferendosi a fattori puramente oggettivi
ma anche a fattori soggettivi ossia, come e
quando una persona inizia a percepirsi anziana.
A cosa ci riferiamo quando
parliamo di vecchiaia?
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L’invecchiamento come maturazione o accrescimento o
invecchiamento primario, che viene visto come l’insieme delle
modificazioni intrinseche nel processo di invecchiamento; sono
cambiamenti legati all’età inevitabili e generalmente irreversibili
che comportano ad esempio il rallentamento motorio,
diminuzione della vista, minore resistenza agli agenti infettivi,
comparsa di rughe e capelli bianchi, ma che garantiscono
comunque una sostanziale stabilità del quadro di personalità.
L’invecchiamento come senescenza o invecchiamento
secondario, che è il processo attraverso cui l’individuo
diminuisce quantitativamente le proprie strutture e perde
progressivamente le proprie funzioni. Relativo alla
combinazione di età + patologie intercorrenti. Tali
modificazioni possono, diversamente dall’invecchiamento
primario, essere curate con successo o almeno rallentate nei
loro effetti negativi.
introduzione
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E’ intorno ai primi anni ‘70 che, in Italia gli anziani e la
loro condizione cominciano ad essere oggetto di
attenzione e riflessione.
I “vecchi” diventano visibili e la loro dimensione
quantitativa pone il problema in tutta la sua “durezza”.
Questo porta alcuni studiosi (Maderma-Bourgalassi-Pagani) a
riflettere sugli anziani e la loro condizione, avviando
ricerche attente e mirate.
I problemi e le contraddizioni
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la paura che viene indotta dal numero
sempre più crescente di persone anziane
impedisce, però, ai molti di cogliere alcune
contraddizioni che, strettamente legate ai
mutamenti demografici e a quelli socioeconomici in atto, assumeranno rilevanza
nel corso degli anni ’70 per poi esplodere
negli anni ’80.
Le piramidi dell’età.
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Ci si riferisce all’allungamento della vita
media e allo stesso tempo all’invivibilità
della vita allungata, all’incremento del
tempo disponibile e alla non valorizzazione
dello stesso, alle conquiste medicofarmacologiche e all’abbandono sociale,
all’espansione dei servizi sociali,
assistenziali e culturali e alla loro
disfunzionalità e incapacità di dare
risposte efficaci.
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La maggiore longevità evidenzia con puntualità
contraddizioni e problemi.
Si accusano carenze conoscitive e
metodologiche; le categorie metodologiche
utilizzate si mostrano sempre più deboli per
comprendere i mutamenti che sono in atto nel
mondo degli anziani che, a loro volta, appaiono
sempre più diversi tra loro.
Si rendono necessari nuovi “concetti” e nuovi
“strumenti” per poter entrare a conoscere tale
“mondo”.
“Approccio multidisciplinare
integrato”
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la complessità della condizione anziana
impone un approccio di carattere
multidisciplinare integrato che consente
non la sovrapposizione di discipline diverse
che rimangono distanti e non comunicano
tra di loro, ma il loro conglobamento in un
metodo unitario di lavoro.
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questo rende possibile una analisi della
condizione anziana sia nei suoi aspetti
prettamente individuali che nei suoi
aspetti sociali.
questo è l’approccio al quale ha fatto
riferimento una parte consistente della
ricerca e della letteratura sociologica,
psicologica e, in anni più recenti,
gerontologica.
Vecchiaia, età e cicli di vita
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Ogni società è caratterizzata per una
propria suddivisione della vita in età o fasi.
Tali società, per poter gestire il processo di
invecchiamento e il ricambio
generazionale, organizzano periodi e
transizioni, calendari e percorsi che
incidono sulla suddivisione delle età e
scandiscono i tempi sociali, per cui l’età ha
un peso come principio organizzativo della
società.
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L’età è una costruzione sociale
riconosciuta e condivisa che va a
connotare il corso della vita e “gestisce”
collettivamente i destini individuali.
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Anche se in passato sono esistite società
semplici che proponevano solo due classi
di età (bambini e adulti), la maggior parte
delle società ha fissato almeno tre classi di
età:
Bambini
Adulti
Anziani
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Anche se, con i cambiamenti che nel
tempo hanno interessato la società
industriale, questa tripartizione della vita
subisce, all’interno dei suoi segmenti,
modificazioni che daranno vita a nuove
“fasi” (o sotto-fasi) rendendo meno rigidi i
confini e creando periodi di transizione.
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Ad esempio la prima fase è sempre più
caratterizzata da “momenti” che rallentano
e spostano in avanti il passaggio alla vita
adulta (ad es. ricerca del lavoro stabile)
Si diversificano anche l’età adulta e la
vecchiaia
Per quanto riguarda la vecchiaia si parla di
“vecchi-giovani” (old-young) e di “vecchivecchi” (old-old), di terza, quarta e magari
anche di quinta età.
Terza e quarta età
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La terza età è un’età caratterizzata da
buone condizioni di salute, inserimento
sociale, disponibilità di risorse diverse e
realizzazione personale.
La quarta età è caratterizzata dalla
dipendenza e dal decadimento fisico
(Laslett, 1989).
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Età incerte, carenti di status sociale, si
contrappongono ad età che in passato
erano rigidamente definite.
Il ciclo di vita, fortemente imposto dalla
società e trasformato da individui e gruppi
nel loro percorso esistenziale, assume
sempre più l’andamento di una linea
spezzata.
Il significato di invecchiamento
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L’invecchiamento non è solo un processo
attraverso il quale ci si modifica in
funzione del tempo, ma
“riferito all’uomo implica il complesso delle
modificazioni cui l’individuo va incontro,
nelle sue strutture e nelle sue funzioni, in
relazione al progredire dell’età” (Cesa-Bianchi ,
1987).
Un doppio significato…
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L’invecchiamento come maturazione o
accrescimento è visto come un processo
attraverso il quale l’individuo aumenta
quantitativamente le sue funzioni e
strutture e le differenzia qualitativamente.
L’invecchiamento come senescenza è il
processo attraverso cui l’individuo
diminuisce quantitativamente le proprie
strutture e perde progressivamente le
proprie funzioni.
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Questi due processi fanno parte del
processo di sviluppo che inizia dal
momento in cui comincia a formarsi un
essere vivente, fino al momento della sua
morte.
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Nel processo di senescenza tendono a decadere
le funzioni scarsamente esercitate mentre,
permangono e migliorano quelle maggiormente
utilizzate.
Due modalità di compensazione funzionale:
attivazione controlaterale di regioni omologhe e
attivazione supplementare delle regioni cerebrali
anteriori, soprattutto frontali, a scapito di quelle
occipitali.
L’invecchiamento umano comunque, seppur
generalizzato a tutti gli individui, si svolge con
modalità, ritmi e conseguenze, variabili da
individuo a individuo.
Un fenomeno complesso
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L’invecchiamento è un fenomeno
complesso che non può essere affidato
alla sola età cronologica, si devono
chiamare in causa le altre “età”: l’età
psicologica, l’età sociale, l’età biologica, ed
essere intese come un insieme compatto
(Giumelli, 1996).
L’età biologica
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Secondo Cesa-Bianchi l’età biologica di una persona è la sua
posizione attuale nei riguardi della sua potenziale durata di
vita: si avvicina notevolmente all’età cronologica ma non si
identifica con essa.
L’ età cronologica altro non è che la mera età dettata dal
calendario. In questo contesto ciascun individuo risulta
classificato secondo la sua data di nascita: sono nato nel
1945, siamo nel 2011, ne consegue che la mia età cronologica
è pari a 66 anni.
L’ età biologica è un patrimonio personale tipico di
ciascun individuo: ognuno ha la sua propria età biologica,
inquadrabile come l’età che una persona esprime in rapporto
alla qualità biologica dei suoi tessuti, organi e apparati,
comparati a valori standard (“normali”) di riferimento. E’ un
concetto di età “dinamico”, espressione di processi di
maturazione biologica e di influenze ambientali esterne su
fondamenta geneticamente determinate.
Cambiamenti fisici
dell’invecchiamento
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Pelle e viso: dopo i 50 anni si ha un aumento importante
delle rughe e delle linee del viso, dopo i 70 la pelle diventa
ruvida, assume un colore non uniforme con la presenza di
macchie scure.
Capelli: a partire dai 65 anni i capelli diventano sempre più
fini e crescono più lentamente; frequenti le calvizie. Aumento
della pelosità in alcune parti del corpo come naso, orecchie
schiena, sopraccigli.
Altezza. Dai 30 ai 50 anni diminuzione di circa 1 cm e di 2
cm tra i 50 e i 70 anni.
Peso: Aumento del peso e diminuzione della capacità di
trasformare il cibo in energia. Nell’età anziana si perde
gradualmente peso a causa del deterioramento di tessuti e
muscoli.
Voce: le corde vocali diventano molto più acute, dell’ordine di
2-3 note musicali, si irrigidiscono e vibrano ad una maggiore
frequenza. Aumenta il tremolio a causa del minor controllo
sulle corde vocali
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Muscolatura e ossa: diminuzione della forza muscolare
del 30-40% dai 30 agli 80 anni. Declino massa
muscolare (15% dai 30 agli 80 anni) causa perdita di
forza e contribuisce alla perdita di densità ossea e del
tessuto osseo con conseguente osteoporosi.
Degenerazione cartilaginee e delle strutture ossee con
conseguente artrosi. Variabilità in funzione del moto. Sul
piano neuromotorio diminuzione dei tempi di reazione e
della coordinazione con rischio di cadute.
Sistema cardiovascolare: il muscolo del cuore si
deteriora con conseguente diminuita efficienza con cui il
sangue viene trasportato in tutto il corpo. Vi è un
rallentamento sotto sforzo e il tempo per ritornare a ritmi
di base è più lungo. Le arterie diventano meno flessibili e
più strette.
Sistema polmonare: l’efficienza del sistema polmonare
diminuisce gradualmente.
Digestione: i muscoli digestivi funzionano più
lentamente e si riduce la produzione di acidi.
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Visione: I cambiamenti nella visione si verificano molto
prima dell’età adulta avanzata. Soprattutto dopo i 60
anni aumenta la lacrimazione, la secchezza degli occhi,
la probabilità di sviluppare patologia quali la cataratta e il
glaucoma o disturbi alla retina.
Conseguenze: limitazioni a livello della mobilità e
dell’autonomia, e dell’efficacia cognitiva. Difficoltà nella
guida, nella lettura nel guardare la televisione.
Accorgimenti:ambienti più illuminati, e con colori
adeguati,impostare la televisione con contrasto più forte,
lasciare più tempo all’anziano per leggere le
informazioni, controlli ogni 2 anni, uso di occhiali.
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Udito: l’udito è indubbiamente il senso più
colpito nell’invecchiamento: il 30% tra i 65 e i 74
anni e il 50% degli anziani tra i 75 e i 79 anni
soffrono di qualche problema uditivo.
Diminuzione nel percepire toni acuti e toni bassi.
Questi cambiamenti provocano difficoltà nella
comprensione di un discorso soprattutto se
questo è interrotto. Le parole gridate non sono
comprese per l’incremento del picco di voce.
Conseguenze: difficoltà di comprensione di
quello che gli altri dicono con influenze sulle
relazioni sociali, es. non sentire il telefono, non
sentire il televisore, non “divertirsi”. Spesso
questi problemi sono erroneamente diagnosticati
come stati di confusione, di depressione.
Accorgimenti: protesi uditive, ausili esterni che
amplificano il suono, diagnosi corretta dei
problemi acustici, utilizzo canali sensoriali
alternativi nella comunicazione.
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Gusto: diminuzione di lieve entità nella capacità di
discriminare i 4 tipi di gusti (dolce, amaro salato, acido).
Olfatto: le nostre capacità olfattive subiscono un declino
accelerato dopo i 70 anni. Il 25% degli anziani dai 65
agli 80 anni perde completamente l’olfatto, il 60%
subisce delle modificazioni
Pelle: la sensibilità al tocco e alla pressione diminuisce
con l’età.
Temperatura: la sensibilità alla temperatura non varia,
quello che varia è la capacità dell’individuo di adattarsi a
temperature fredde mantenendo il corpo caldo e a
temperature calde mantenendo il corpo fresco. Rischio di
mortalità per gli anziani in caso di variazioni di
temperatura.
Sensi chinestesici ( capacità di percepire il nostro
corpo nello spazio): vi è un certo declino, anche se non
c’è totale accordo tra i vari studi, nella propriocezione,
con conseguenti difficoltà nel mantenere l’equilibrio e la
postura.
L’età psicologica
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L’età psicologica si riferisce alle capacità adattive di una
persona, che risultano dal suo comportamento, ma può
anche riferirsi alle relazioni soggettive o
all’autoconsapevolezza: è collegata sia all’età cronologica
che all’età biologica, ma non è pienamente desumibile
dalla loro combinazione.
Oltre al dato obiettivo della salute fisica, ci sono anche
una “vecchiaia percepita” e una “vecchiaia attribuita”,
secondo stereotipi culturali.
La vecchiaia quindi inizia anche quando un individuo si
sente, si percepisce vecchio, sulla base delle proprie
caratteristiche di personalità e delle risorse (materiali e
immateriali) che è in grado di attivare, ma anche in
relazione al contesto micro e macro nel quale vive. Es.
uno può sentirsi vecchi a 90 anni, ma c’è qualcuno che si
sente vecchio già a 60.
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Dal punto di vista soggettivo la vecchiaia
può anche essere negata. Non si tratta
tuttavia di una negazione in senso
assoluto.
Talvolta può essere anche una fuga dalla
realtà fino, a diventare patologia.
Età sociale
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L’età sociale si riferisce alle abitudini e ai
ruoli sociali della persona in funzione delle
aspettative del suo gruppo e della società:
è collegata ma non completamente
definita dall’età cronologica, biologica e
psicologica.
I fattori alla base
dell’invecchiamento
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Fattore genetico ( definisce il ritmo, le fasi , la
durata del processo di invecchiamento).
Fattore educativo-culturale (influenza
significativamente il processo di senescenza, sia
pure in modo diverso a seconda della
popolazione di appartenenza. Un buon livello
educativo e una adeguata situazione culturale
sembrano agire positivamente
sull’invecchiamento, mentre una situazione
opposta, è spesso, chiamata in causa quale
condizione favorente un rapido decadimento
delle funzioni della persona).
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Concetti di “Intelligenza Fluida (Gf)” e di
“Intelligenza Cristallizzata (Gc)”.
La prima permette di adattarsi a situazioni
nuove, a nuovi problemi, ed è valutata con
prove che si basano sul ragionamento e sulla
scoperta di leggi/regole partendo da casi ben
definiti e sulla comprensione di relazioni tra dati
nuovi di tipo spaziale o verbale. questo tipo di
intelligenza dipenderebbe da fattori di ordine
biologico e fisiologico
L’intelligenza cristallizzata invece si basa sulle
conoscenze e sulle capacità acquisite con
l’esperienza, strettamente legate alla cultura.
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I due tipi di intelligenza, cristallizzata e fluida, nell’arco
della vita seguono traiettorie ben distinte.
Le abilità che si basano sulle operazioni mentali di base
quali il ragionamento, la memoria, l’orientamento
spaziale e la velocità percettiva, subiscono un declino
veloce e rapido.
Le abilità che fanno riferimento alla componente
pragmatica, come le abilità verbali,e numeriche, restano
invece stabili e/o aumentano fino a 60/70 anni
Il declino di tutte le componenti dell’intelligenza avviene
invece in tarda età, quando i fattori biologici diventano
molto influenti e preponderanti
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Introduzione dell’espressione “Apprendere lungo
tutto l’intero arco di vita” (life long learnig), per
sottolineare che non esiste un’età o un momento
destinato a imparare e un altro (o altri) nei quali
si applica ciò che si è imparato
In ogni momento si apprende e si applica
contemporaneamente; e da ciò che si
sperimenta si attivano sempre nuovi processi di
apprendimento.
Sensibilità all’invecchiamento di alcune abilità
cognitive fondamentali
Fattore
Definizione
Effetto Età
Conoscenze qualitative
Abilità di comprendere
concetti qualitativi e le
loro relazioni
debole
Comprensione,
conoscenza
Profondità e ampiezza
delle conoscenze
Non sensibile
Sistema temporaneo di
memoria (m.d.l.)
Capacità di mantenere a
livello di coscienza
informazioni utili per
essere utilizzate nei
secondi successivi
sensibile
Memoria a lungo termine Capacità di
immagazzinare le
informazioni e di
recuperarle dopo un
intervallo temporale
sensibile
Fattore
Definizione
Effetto Età
Processi uditivi
Capacità di analizzare e
sintetizzare gli stimoli
uditivi
sensibile
Processi visivi
Capacità di analizzare e
sintetizzare gli stimoli
visivi
sensibile
Velocità di decisione
corretta
Capacità di rispondere
velocemente a delle
domande
Molto sensibile
Ragionamento fluido
Capacità di ragionare,
costruire, risolvere dei
problemi in nuovi
contesti
Molto sensibile
Rapidità di elaborazione
delle informazioni
Capacità di effettuare
rapidamente delle prove
cognitive in tempi
ristretti e e mantenere
l’attenzione
Molto sensibile

Fattore economico (Molte ricerche, tra le
quali quelle di J. Birren, documentano una
vera e propria dicotomia nel modo di
svolgersi dell’invecchiamento tra gli
appartenenti le classi socio-economiche
più fortunate e gli appartenenti alle classi
più svantaggiate, per questi ultimi la
senescenza si attua molto più
frequentemente con modalità
esclusivamente negative).
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Fattore sanitario (opera in stretta
interdipendenza con il fattore economico.
L’insorgenza di patologie, specie se di
carattere cronico e progressivo,
influenzano negativamente il processo di
invecchiamento fino a farlo precipitare.
Tale influenza negativa diventa più incisiva
se si realizza in un quadro di scarse risorse
economiche).

Fattore personalità ( bisogna prendere
atto della diversità che la senescenza
assume negli individui chiusi e in quelli
aperti, negli attivi e nei disimpegnati, nei
tenaci e nei labili e così via. A differenti
tipologie caratteriologiche corrispondono
diverse modalità di invecchiare. Ad ogni
modo la personalità è in stretta
connessione con l’ambiente, e le modalità
adattive della persona dipendono da
questa interdipendenza).
Definizione di personalità
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La personalità è un’architettura complessa di
modi di essere, sentire e agire che risulta dalle
transizioni tra la persona e l’ambiente.
Usiamo il termine “personalità” sia per definire
ciò che è unico (es. Marco ha una forte
personalità) sia per rendere conto di ciò che,
invece, permette di accomunare individui diversi
(es. Luca e Marco sono allo stesso modo più
estroversi di altri..)
In realtà ci sono tratti della nostra personalità
sostanzialmente unici, altri che condividiamo
solo con qualcuno, e altri ancora che ci
accomunano a tutti i membri della nostra specie.
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La personalità individuale si dispiega lungo tutto il corso
della vita ed è al centro della molteplicità di scambi che,
dal concepimento alla morte, hanno costantemente
luogo tra individuo e ambiente.
Molteplici studi hanno dimostrato come la personalità ,
nel corso della vita, sia caratterizzata tanto di stabilità,
quanto di cambiamento, seppure in maniera
differenziata, a seconda che si faccia riferimento agli
aspetti cognitivi, affettivi o comportamentali, nonché alle
diverse influenze che le diverse situazioni e gli ambienti
di vita esercitano sulla manifestazione e la
trasformazione delle caratteristiche individuali.
Sia la stabilità che il cambiamento, infatti, assolvono a
importanti funzioni al fine di stabilire il senso della
propria identità, di mantenere relazioni interpersonali
gratificanti e garantire un adeguato adattamento
all’ambiente circostante sempre in continuo mutamento.
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Drammatico cambiamento
(depressione, apatia, disinibizione)
possibile segno di patologia:demenza
o altri disturbi neuropsichiatrici
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Diminuzione con l’età dei livelli di energia, di amicalità e
soprattutto di apertura mentale ,sia negli uomini che
nelle donne
Un andamento differenziato per genere è stato
riscontrato in relazione alla stabilità emotiva. Per gli
uomini è stato rilevato un declino della stabilità emotiva,
soprattutto dopo i 50 anni, mentre nelle donne è stato
rilevato un aumento dei livelli della stessa dimensione.
(Caprara, 2003).
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Apparentemente l’invecchiamento comporta negli uomini
una maggiore instabilità, avviene il contrario per le
donne.
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Rispetto al cambiamento dei valori nelle
persone anziane si ipotizza che quello
della “sicurezza” diventi sempre più
importante
Aumentano anche i valori legati al
“conformismo” e alla “tradizione”
Calano i valori finalizzati al
“raggiungimento del potere” e al
“successo personale”
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Decremento dei livelli di autoefficacia percepita
nella gestione delle emozioni positive, di quella
sociale ed empatica e sembra essere più
marcata negli uomini.
Per quanto riguarda le convinzioni di
autoefficacia nella gestione delle emozioni
negative, uomini e donne presentano un
andamento opposto:
I primi mostrano un significativo decremento
nella percezione della loro capacità di gestire
adeguatamente le emozioni negative, mentre le
donne aumentano tale percezione. (Caprara, 2003)
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Il costrutto di “Positività” o “Pensiero positivo”, che si
sostanzia in un orientamento positivo nei confronti di se
stessi, della vita in generale e del futuro
Stabile nel tempo, anche in età avanzata
Si riverbera nella tendenza a pensare positivamente ai
diversi aspetti e ambiti del proprio vivere, includendo
caratteristiche personali, aspettative verso il futuro e
svariati domini di vita
Modifica e mantiene in maniera positiva lo stile di vita del
soggetto, facendo notevolmente aumentare la sua
aspettativa di vita
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Fattore famiglia ( l’invecchiamento varia
notevolmente se l’individuo vive solo, in
coppia o in un gruppo più numeroso.
l’influenza di tale fattore si differenzia
anche in rapporto al carattere
dell’individuo che invecchia, delle sue
condizioni economiche e culturali, al
gruppo di appartenenza etc etc…).
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In passato le persone anziane e vecchie
ricoprivano un ruolo importante per la
trasmissione di valori di modelli di
comportamento (riproduzione culturale).
Nella condizione attuale, alla famiglia manca la
continuità delle relazioni intergenerazionali o
esse sono molto più ridotte.
Il rischi è quello per le persone anziane di non
avere contatti regolari e stabili con gli altri
componenti della famiglia, rimanendo di fatto
esclusi o marginali rispetto al processo di
educazione e di trasmissione culturale verso le
generazioni più giovani.


Fattore ambiente (ormai è assodato che
l’invecchiamento è l’espressione dell’interazione
fra l’individuo e il suo ambiente, interazione nella
quale l’individuo modifica continuamente
l’ambiente e l’ambiente modifica continuamente
l’individuo).
Modello della “vulnerabilità ambientale” (Lawton,
1982): gli individui meno competenti sono più
vulnerabili alle caratteristiche dell’ambiente in cui
vivono,per cui al diminuire della competenza,
aumenta il ruolo della pressione ambientale che
diventa il principale predittore del
comportamento.
Elementi socio-ambientali salienti
per l’anziano
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Accessibilità, fruibilità e sicurezza degli edifici (es. presenza di punti
vendita economicamente più vantaggiosi).
La coerenza e la leggibilità dello spazio (gli anziani nella conoscenza
di ambienti nuovi mettono in evidenza una tendenza a memorizzare
con più difficoltà i landmarks (segnapassi) rispetto ai giovani e a
basarsi su landmarks più vistosi, piuttosto che su punti critici di
svolta.
Le possibilità di privacy e di socializzazione offerte dalle strutture per
anziani. (presenza al contempo di spazi in cui l’anziano può
mantenre le propria riservatezza in qualunque momento e spazi in
cui può condividere momenti con gli altri ospiti della struttura).
Le configurazioni ambientali che possono sostenere o ostacolare
l’autonomia e la socializzazione (es. presenza di coetanei nel
vicinato).
Bisogni quali il controllo sull’ambiente circostante e la continuità con
il passato. (la rottura del legame con un luogo, esattamente come
quello con persone, può causare reazioni dolorose e di vero e
proprio lutto. Se la persona si troverà in condizioni di competenza
ambientale ridotta, l’impatto emotivo sarà ancora maggiore. Il poter
rimanere in contatto con alcune “delle proprie cose” favorisce la
possibilità di adattamento al nuovo ambiente fungendo da ponte tra
il vecchio e il nuovo, tra il passato, i ricordi, e il presente).
Invecchiamento e patologia
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Esiste una relazione tra patologia ed età,
nel senso che molte malattie prediligono
certe fasce di età.
Per quanto riguarda l’età senile è possibile
riconoscere che alcune patologie si
riscontrano più frequentemente rispetto ad
altre.
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
Gli antichi dicevano “senectus ipsa morbus” .
L’affermazione sosteneva che la vecchiaia
comportasse di per se la patologia; che questo
fosse un evento ineliminabile e irreversibile col
passare degli anni.
Le concezioni e i dati più recenti respingono
questo modo di intendere il rapporto tra
patologia ed età.
considerano la patologia riferibile ad uno o più
fattori estrinseci e le modificazioni connesse
all’età solamente come fattori predisponenti o
scatenanti.

È ancora da sottolineare come nella genesi
della patologia dell’anziano è spesso
riconoscibile una causa di carattere
sociale, come la perdita del partner, lo
sradicamento della famiglia, e
l’istituzionalizzazione.
Malattie organiche e malattie
psichiche
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La comparsa di malattie organiche e/o
psichiche nell’età senile ripropone il
problema delle relazioni esistenti fra
queste due forme di malattia.


È noto che esistano delle malattie
puramente organiche, ma in queste forme
morbose non è possibile escludere
l’interferenza di co-fattori di carattere
psicologico.
Ne si può escludere il ruolo svolto dai
fattori psicologici nel valorizzare una
terapia o nell’influire sul decorso della
malattia stessa.
1) Le malattie organiche
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
Quelle più frequentemente riscontrate
sono le cerebropatie vascolari o
degenerative.
Queste forme possono alterare anche le
capacità intellettive e le funzioni sensomotorie.
2) Le malattie psichiatriche



Fra queste manifestazioni patologiche
ritroviamo l’ansia e la depressione, che
possono condurre anche al suicidio.
Il numero delle persone anziane che si
suicidano è nettamente superiore a quello
dei giovani e degli adulti.
La solitudine e l’emarginazione possono
tradursi in gravi disadattamenti da ricovero
psichiatrico.
Tendenze attuali . . .



Restituire l’anziano al suo ambiente di
origine.
Permettergli di conservare i legami con il
suo ambiente;
Ritardare l’istituzionalizzazione.
Il vissuto della malattia



L’anziano si sente più esposto alla malattia
e quindi è meno sicuro di se e delle
proprie capacità di assolvere ai ruoli sociali
e familiari.
La sofferenza e il dolore dell’anziano sono
la diretta conseguenza della malattia.
Gli anziani temono meno la morte rispetto
alla malattia, perché la prima porrebbe
fine alle sofferenze, mentre la seconda le
aumenterebbe.
1. Essere malato significa per
l’anziano essere di peso alla
famiglia

Ma la vera giustificazione psicologica
potrebbe essere quella che non si sente
più in grado di ricoprire il ruolo sociale e
familiare che gli era proprio; oppure sente
che gli altri non lo reputano all’altezza.
2. La malattia induce nell’anziano
un certo grado di depressione


Lo porta a sentirsi debilitato, creando in lui
insoddisfazione e timori.
Può essere ricondotta al disadattamento.
3. l’anziano vede la malattia come
diretta conseguenza dell’età

Spesso sono le manifestazioni patologiche
che inducono la persona anziana a
rendersi conto per la prima volta di essere
invecchiata.
4. l’essere ammalato e il sentirsi
inutile non vengono
soggettivamente distinti

La malattia rende meno capaci = l’anziano si
sente inutile.
Sentendosi inutile l’anziano avverte di non
essere più capace di usufruire di quei compensi
che derivano dal suo lavoro.

Vissuto depressivo.


La malattia dell’anziano è strettamente
collegata all’età e rappresenta, se non la
causa scatenante, almeno una causa
predisponente al modificarsi delle
condizioni psichiche di cui abbiamo
accennato prima.
La Depressione





Sembra che quasi il 75% della popolazione sopra
i 65 anni soffra di un disturbo dell’umore
(Simeone, 2001).
Nell’anziano la depressione è il primo disturbo
psichiatrico per incidenza.
Solo il 40% dei disturbi dell’umore viene
correttamente diagnosticato
di questo 40% solo la metà riceve un
trattamento adeguato
Mito dell’ineluttabilità della depressione
nell’anziano
Quadro clinico della depressione
dell’anziano
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

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
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





Diagnosi differenziale con DA
Umore depresso
Perdita generale di interesse
Perdita di peso/aumento
Alterazione del sonno
stipsi
Sintomi psicomotori, affaticabilità, irritabilità, rallentamento
psicomotorio
Distimia
Sensi di colpa
Visione negativa del mondo
Difficoltà di concentrazione
Disturbi della memoria
Deficit cognitivi
Compromissione del funzionamento sociale
Idee suicidarie
Talvolta caratteristiche psicotiche: deliri di contaminazione o
ipocondriaci
Fattori predisponenti l’insorgenza
della depressione nell’anziano




Appartenenza di genere: Le donne mostrano una
maggiore tendenza a presentare sintomi depressivi (circa
3,5/1) rispetto ai maschi.
Le condizioni di celibato, divorzio,e vedovanza a
confronto con lo stato coniugale: in particolare lo stato di
vedovanza ha una forte predittiva diversa a seconda del
genere con i maschi maggiormente esposti al rischio
depressivo rispetto alle donne.
Le condizioni abitative: le presone residenti in strutture
per anziani mostrano livelli maggiori di prevalenza della
depressione rispetto a chi vive a domicilio (rapporto 4/1).
L’interazione con malattie somatiche croniche: le
patologie croniche maggiormente associate
all’insorgenza della sintomatologia depressiva sono
soprattutto quelle respiratorie, i disturbi cardiovascolari,
quelli a carico dell’apparato muscoloscheletrico con
dolore cronico, il morbo di Parkinson e l’incontinenza
urinaria.
Trattamento




Trattamento farmacologico
Psicoterapia/sostegno individuale
Psicoterapia di gruppo
Gruppi di auto mutuo aiuto
Disturbi d’ansia nell’anziano




Comorbilità con la depressione
Fobie (paura per la malattia,
menomazioni, danno)
Preoccupazione/paura per la perdita del
coniuge
Disturbo post traumatico da stress
(soggetti sopravvissuti ad eventi traumatici
che presentano in età avanzata il
riacutizzarsi della sintomatologia)





I criteri diagnostici per il Disturbo Post-traumatico da stress (DSM-IV-TR)
La persona è stata esposta ad un evento traumatico estremo.
L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti
modi:
 ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini,
pensieri, o percezioni. sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento.
 agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include
sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di
flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di
intossicazione).
 disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico
 reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.
Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della
reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei
seguenti elementi:
 sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma
 sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma
 incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma
 riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative
 sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri
 affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore)
 sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter
avere una carriera, un matrimonio o dei figli o una normale durata della vita).
Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come
indicato da almeno due dei seguenti elementi:
 difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera
 difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme.
Elementi di psicopatologia
dell’anziano: le sindromi demenziali


L’invecchiamento si accompagna ad un
progressivo declino delle funzioni cognitive
che rientra in una più generale fisiologica
involuzione di tutte le funzioni
dell’organismo umano.
Quando, però, tale involuzione si
manifesta troppo precocemente ed evolve
in modo rapidamente progressivo, si
configura una sindrome clinica denominata
demenza
La Demenza
come, quando, perché
Definizioni


Per demenza si intende un “decadimento
globale delle funzioni cognitive, di solito
progressivo, che interferisce con le attività
sociali e lavorative” ( American council of
scientific affairs).
Secondo il DSM-V la demenza è un
“decadimento globale delle funzioni
corticali superiori, in assenza di importanti
obnubilamenti della coscienza”.
Si tratta di un disturbo acquisito, e con base organica, delle
funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite:
memoria (a breve e lungo termine) e almeno una tra
pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento
spazio temporale, con conservazione dello stato di
coscienza vigile
Essa inizia con l’indebolimento della memoria, in
particolare per i fatti recenti; le sensazioni si
affievoliscono, l’attenzione è labile e alla lunga
impossibile; la volontà è incerta e senza vigore; i
movimenti sono lenti e imprecisi
Diagnosi di Demenza
Nella diagnosi di demenza si riscontra:
1.
Perdita delle abilità intellettive di gravità tale da interferire con
le attività lavorative e sociali
2.
Perdita della memoria
3.
•
•
•
Almeno una della seguenti alterazioni:
perdita del pensiero astratto
perdita delle capacità di giudizio
perdita di funzioni definite corticali superiori quali:
Afasia (l'alterazione o la perdita della facoltà del linguaggio)
Aprassia (perdita della capacità di eseguire sequenze motorie apprese
con l'esperienza )
Agnosia (perdita della capacità di riconoscere persone o oggetti già noti ed il loro uso
appropriato )
Deficit visuospaziali
Oltre 100 cause di Demenza
A
. Degenerative
•
Malattia di Alzheimer
•
Malattia di Pick
•
Malattia di Huntington
•
Atrofia Frontotemporale senza
corpi di Pick
•
Malattia a corpi di Lewy
•
Malattia di Parkinson
•
Malattia di Wilson
•
Paralisi Sopranucleare
Progressiva
•
Degenerazione
Spinocerebellare
•
Degenerazione Corticobasale
•
Afasia Progressivea
•
Demenza Semantica
•
Atrofia corticale posteriore
B. Vascolari
• Multi-infartuale
• Malattia di Binswanger
• Vasculiti
• Ematoma Subdurale
• Infarto Strategico
• Ipoperfusione
• Postemorragica
C. Miste vascolari e degenerative
D. Miscellanea (malattie
respiratorie ostruttive; sleep
apnea; radiazioni; dialisi;
privazione di sonno; ipossia)
1
Oltre 100 cause di Demenza
E. Metaboliche
Malattie della Tiroide
Malattie delle Paratiroidi
Disfunzioni Epatiche
Malattia di Cushing
Ipopituitarismo
Carenza di Estrogeni
Uremia
Porfiria
Carenza di B12
Carenza di Folati
Carenza di Tiamina
Alterazioni di Electroliti
H. Da causa psichiatrica (mania,
depressione, schizofrenia ad
esordio tardivo)
2
F. Tossiche
Farmaci (anticolinergici,
antiistaminici, tranquillanti
minori e maggiori,
antiipertensivi, cimetidina,
digossina)
Politerapie in range terapeutico
Alcohol
Metalli pesanti: arsenico,
piombo, mercurio
G. Infettive
Sifilide; TBC
Meningite micotica
Malattia di Lyme
AIDS dementia complex
Encefalite erpetica
Meningiti batteriche, in
particolare se trattate male
Oltre 100 cause di Demenza
G. Infiammatorie Demielinizzanti
- Sclerosi Multipla
- Sarcoidosi
- Lupus
- Encefalite Limbica
H. Neoplasie
- Tumori primari del cervello
a. glioma lobo frontale
b. glioma corpo calloso
- Metastasi cerebrali
- Carcinomatosi meningea
I. Traumatiche
Trauma cranico
Insulto post anossico
Concussione
J. Idrocefalo
Ostruttivo
Non-ostruttivo
Normoteso
K. Creutzfeldt-Jakob
3
Malattia di
Alzheimer (AD)
DR. ALOIS
ALZHEIMER
1907
La malattia di Alzheimer è la
forma più frequente di demenza,
colpisce circa il 5% delle persone
ultrasessantacinquenni ed in Italia
si stimano circa 500 mila
ammalati.
La malattia ha un inizio subdolo:
le
persone
cominciano
a
dimenticare alcune cose per
arrivare al punto in cui non
riconoscono nemmeno i familiari
ed hanno bisogno di aiuto anche
per le attività quotidiane più
semplici.
La malattia di Alzheimer




È la più comune causa di demenza tra gli
anziani.
Circa il 50-70% delle persone affette da
demenza soffre di malattia di Alzheimer.
La malattia può durare da 8 a 15 anni.
Spesso la malattia di Alzheimer viene
confusa con la Depressione.
Segni e Sintomi
• Alterazione delle diverse abilità cognitive
(memoria, abilità verbali, attenzione, funzioni
esecutive)
• Difficoltà nello svolgimento delle attività
quotidiane
• Difficoltà nello svolgimento dell’attività lavorativa
e ricreativa
1
ALTERAZIONI COMPORTAMENTALI
MALATTIA
DI ALZHEIMER
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Sforzi per compiti semplici
Perdita capacità sociali
Sintomi di notte
Sintomi al mattino
Risposte
Confabulazione
Deficit della memoria
Lacune mnesiche specifiche
Gradiente temporale memoria
Attenzione e concentrazione
Disturbi del linguaggio
Sintomi vegetativi
Disorientamento
Bizzarrie comportamentali
Rischio di suicidio
Risposte ai tests
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Notevoli
Molto tardiva
Peggiorano
Migliorano
Approssimative/errate
Presenza
Breve termine
Rare
Migliore per il passato
Ridotte
Presenti
Assenti
Frequente
Presenti
Basso
Costanti
Sintomatologia




Turbe della memoria
Disorientamento nel tempo e nello spazio
(“,wandering”-vagabondaggio)
Disturbi del linguaggio (Afasie: difficoltà
ad esprimersi o a comprendere mediante
la parola)
Agnosie (gli stimoli, uditivi, visivi , tattili
vengono percepiti ma non riconosciuti).



Disordini psichiatrici (allucinazioni, deliri,
illusioni);
Turbe del comportamento ( agitazione
psicomotoria, apatia, aggresività);
Disturbi dell’affettività (ansia e
depressione).
Segni e Sintomi
I più comuni standard diagnostici per la demenza
comprendono una valutazione dettagliata dello
stato mentale del paziente, associata ad un’attenta
raccolta dell’anamnesi che possa escludere altre
cause di declino cognitivo.
2
Esami diagnostici


Esami neuroradiologici TAC- RM- PET
Test neuropsicologici MMSE (Mini Mental
State Examination).
Segni e Sintomi
3
Il test più largamente studiato è il Mini Mental
State Examination (MMSE), un breve esame
strutturato
che
richiede
un
tempo
di
somministrazione di circa 5-10 minuti; comprende
30 specifiche prove ed è ben riproducibile se si
utilizza la versione standardizzata.
Diversi studi indicano che un punteggio al MMSE
inferiore a 24/30 presenta sufficiente sensibilità
(80-90%) e specificità (80%) per poter
discriminare tra i casi affetti da demenza ed i
soggetti normali di controllo.
MMSE
Mini Mental State Examination
Storia naturale della Malattia di Alzheimer
Inizio della malattia
Pre-DA
Lieve-Moderata
25
Diagnosi
Intermedia
Grave
Sintomi cognitivi
Perdita
dell’autosufficienza
17
Decadi
MMSE
Comparsa dei sintomi
Disturbi del comportamento
10
Ricovero in strutture sanitarie
5
Morte
0
0
2
4
6
8
10
Anni
Adattata da Gauthier S. ed. Clinical Diagnosis and Management of Alzheimer’s Disease. 1996.
Anatomia patologica




L’encefalo sai
presenta atrofico,
Il peso è ridotto,
Le circonvoluzioni
sono assottigliate,
Le scissure ed i solchi
allargati con
ampliamento dei
ventricoli laterali.




Diffusa rarefazione
neuronale;
Dendridi più corti e
meno ramificati;
Presenza di placche
senili o amiloidee;
Degenerazione
neurofibrillare.
Fattori di Rischio e Malattia di
Alzheimer
Fattori Demografici
Sesso
Le donne hanno un rischio
maggiore, in particolare ad età
avanzata
Istruzione ed occupazione
il basso grado di istruzione ed
occupazione, accompagnati a
minore attività cognitiva,
aumentano il rischio
1
Fattori di Rischio e Malattia di
Alzheimer
Fattori Genetici e Familiari
Storia Familiare di AD
- il rischio aumenta con una storia familiare
- il rischio aumenta con la precoce età di
esordio
- il rischio aumenta se i parenti di primo grado
affetti sono due o più
Studio di Gemelli
- concordanza solo in 40% di gemelli identici
- l’età di esordio di demenza differisce fino a
> 14 anni
Apolipoproteina E (apo E)
- E2 rara e E4 frequente in AD
Malattia di Down e Chr 21
- Famiglie con AD hanno probabilità di figli Down
2
Malattia di Alzheimer: Fattori di rischio



Traumi cranici
Bassi livelli di testosterone
Bassi livelli di estrogeni




Colesterolo
Pressione arteriosa sistolica
 IPER
 IPO
Livelli di Omocisteina nel siero
Diabete mellito
1
Malattia di Alzheimer: TERAPIA
Anche se al momento non esiste una terapia che permetta di curare
l'Alzheimer, sono state proposte diverse strategie terapeutiche per
provare a gestire clinicamente il morbo di Alzheimer; strategie, che
puntano a modulare farmacologicamente diversi dei meccanismi
patologici che ne stanno alla base.
In primo luogo, basandosi sul fatto che nell'Alzheimer si ha
diminuzione dei livelli di acetilcolina, l'idea è stata quella di provare
a ripristinarne i livelli fisiologici. L'acetilcolina pura non può però
essere usata, in quanto troppo instabile e con un effetto limitato.
Gli agonisti colinergici invece avrebbero effetti sistemici e
produrrebbero troppi effetti collaterali, e non sono quindi utilizzabili.
Si possono invece usare gli inibitori della colinesterasi, l'enzima che
metabolizza l'acetilcolina: inibendo tale enzima, aumentiamo la
quantità di acetilcolina nello spazio sinaptico.
2
Malattia di Alzheimer: TERAPIA
Negli Stati Uniti è in sperimentazione anche una terapia
genica, che prova ad utilizzare l'ormone della crescita per la
cura dell'Alzheimer.
Le forme di trattamento non-farmacologico consistono
prevalentemente in misure comportamentali, di supporto
psicosociale e di training cognitivo. Tali misure sono
solitamente integrate in maniera complementare con il
trattamento farmacologico.
La cura dell'Alzheimer è però ai primi passi: al momento non
esistono ancora farmaci che guariscano o blocchino la
malattia. Si può migliorare la qualità della vita dei pazienti
malati, e provare a rallentarne il decorso nelle fasi iniziali.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE,
Fine!