Vecchiaia e psicopatologia di vecchia data: sommatoria negativa o acquisizione di nuove possibilità elaborative? P. Beffa Negrini Università Cattolica del Sacro Cuore Introduzione Psicologia e psicoterapia hanno a lungo portato in sé la pesante eredità freudiana secondo cui il paziente oltre i cinquant‟anni era intrattabile e il ricco patrimonio degli studi sull‟età evolutiva 434 6° corso per psicologi che allargavano verso il basso il campo di interesse. All‟origine delle moderne psichiatria e psicologia ben poco spazio era lasciato all‟interessamento per la vecchiaia e, in particolare, per il paziente anziano, scomodo ed inatteso protagonista, agli inizi degli anni „20, del primo romanzo „psicoanalitico‟ della letteratura italiana (I. Svevo, 1923) e dunque relegato al di fuori di qualunque ambito prettamente scientifico. Con l‟avanzare delle nuove correnti di pensiero socio-psicologico, grazie all‟ampliarsi della psicologia dello sviluppo al punto da includere l‟intero arco dell‟esistenza umana nel suo campo di interesse, mediante la nascita della psicogeriatria, per via della sempre maggiore richiesta di interventi psicologici e psichiatrici in terza e quarta età, la psicopatologia dell‟anziano - quale ambito di studio ed intervento - è ormai abitualmente presente negli interessi del clinico. Obiettivi Scopo del presente lavoro vuol essere quello di puntare l‟interesse alla psicopatologia in vecchiaia non solo come approfondimento di quei disturbi psichici che maggiormente caratterizzano i pazienti di questa età (depressione e demenza in primis), ma anche, e con maggior curiosità, di rivolgere lo sguardo a come il paziente viva e si trovi ad affrontare in vecchiaia la patologia di cui è portatore sin da età precedenti. Risultati Il DSM-IV-TR, benché abbia una sezione dedicata ai disturbi dell‟infanzia e dell‟adolescenza, non ne presenta una relativa ai disturbi psichiatrici dell‟anziano, fatta eccezione per la demenza ad insorgenza nel senio e nel presenio (che il futuro DSM-V sostituirà con i Disturbi Neurocognitivi maggiori e minori). Ciò conferma come, nonostante la facile convinzione che i vecchi soffrano delle medesime psicopatologie seppur a diversi livelli di severità, l‟età senile possa presentare uno spettro assai vario e ricco di disturbi psichici. Spesso è stato commesso l‟errore di considerare come fisiologico e caratteristico dell‟invecchiamento un quadro personologico, cognitivo e comportamentale che è invece l‟espressione di una patologia, per cui si è parlato di disturbi dell‟invecchiamento quasi ad indicare un preciso rapporto di dipendenza tra il processo patologico e l‟età senile, considerando “età-dipendenti” disturbi che possono invece essere “età-correlati”. Il processo di invecchiamento è connesso a cambiamenti fisici, cognitivi ed emotivi che inevitabilmente comportano una ristrutturazione dell‟identità, una ridefinizione del sé. In generale l‟individuo è posto di fronte ad una riorganizzazione del sistema del sé ogni qualvolta i cambiamenti importanti che occorrono nella sua vita mettono in discussione il sistema di rappresentazioni e schemi che lo hanno regolato fino a quel momento. Le entità cliniche che si possono individuare nella storia del paziente anziano talvolta sono il prolungamento o la recidiva, in età avanzata, di patologie già presenti nell‟età adulta (psicosi, melanconia, paranoia, ecc.). In altri casi, invece, i disturbi prorompono per la prima volta dopo i 65 anni (demenza, depressione reattiva, ecc.). In entrambi i casi la patologia pesca nella personalità pre-morbosa del soggetto: nella prima situazione i fattori eziologici non sembrano a priori legati alla progressione dell‟invecchiamento; quest‟ultima, tuttavia, può influenzare un‟evoluzione più grave della sintomatologia o la frequenza degli scompensi. Lo spettro psicopatologico degli anziani ricalca quello degli adulti: allorquando la malattia psichiatrica si slatentizza in seguito a un trauma in età avanzata (un accidente vascolare, una frattura o altro), spesso la manifestazione del disturbo esplode non tanto al momento dell‟evento, ma quando viene sancita la perdita dello status precedente ed il vecchio si trova a scontrarsi con una discontinuità profonda ed irrecuperabile. L‟invecchiamento non è patogeno in sé, ma determina le condizioni necessarie all‟emergere della patologia. I disturbi della memoria, che favoriscono deficit cognitivi e sensoriali, riducendo la possibilità di controllo e gestione degli eventi ambientali, possono incoraggiare l‟insorgenza di sintomi dal valore compensatorio (pensieri deliranti e allucinazioni). Le perdite esistenziali scompensano l‟equilibrio psichico attraverso ferite narcisistiche che causano contraccolpi al tono dell‟umore (è questo il caso della depressione nevrotica e reattiva). Gli accidenti cardiovascolari, che si ripercuotono sul funzionamento cerebrale, possono generare danni psicorganici (come nella demenza vascolare). Infine è innegabile che l‟invecchiamento crei un terreno fertile ai fattori eziologici sconosciuti della malattia di Alzheimer. Ma l‟invecchiamento non gioca solo e sempre un ruolo patoplastico: esso è anche la condizione di vita che, in virtù dei cambiamenti che l‟accompagnano, può generare opportunità nuove per trovarsi diversamente attrezzati - ed anche in meglio - nel far fronte alla psicopatologia presente nell‟individuo già dalle età precedenti. L‟anziano rassegnato, sconfitto o rabbioso, con poche cose di cui occuparsi nella vita, oggigiorno non esiste più: le maggiori aspettative in termini di longevità e di qualità di vita incoraggiano il prendersi cura di sé, a partire dalla propria salute fisica e psichica; la richiesta di aiuto psicologico non è più un tabù, ma un diritto che viene reclamato o comunque accettato allorquando proposto. Anche i familiari sono più propensi a riconoscerne l‟utilità, senza gridare allo scandalo. Questi atteggiamenti vengono favoriti dalla consapevolezza che il ridursi delle attività e capacità, l‟eventuale aumentare di disturbi organici e l‟avvicinarsi del termine della vita giustificano anche la presenza di una fragilità psicologica. Il vecchio acquisisce con l‟età uno sguardo più cresciuto, „saggio‟ e clemente su di sè, predisponendosi ad un maggior accoglimento di uno stato mentale - anche quando patologico - che riconosce maggiormente come proprio, come appartenente alla propria storia di vita e individualità e che pertanto non va rinnegato o celato con vergogna, essendo giunto il tempo di farci i conti più apertamente. Il paziente psichiatrico che invecchia non lo fa da solo: una situazione in cui la malattia -la malattia psichica- ha coinvolto tutta la vita, ha segnato ogni relazione, ogni progetto pensato, ogni programma intrapreso, una situazione simile ha anche creato una rete di rapporti profondi e significativi con quegli operatori che, negli anni, hanno dato un contorno, un senso, un‟identità. E allora la psicopatologia, che in età adulta e giovanile coincideva con un‟invalidità emarginante rispetto a chi funzionava normalmente, viene ora integrata nel proprio senso di Sé e della propria storia. La dimensione narcisistica dell‟anziano conserva e amplifica le conquiste e le acquisizioni personali e fa di lui non un semplice „egoista‟, ma un soggetto più consapevole di sé e di ciò che lo circonda e lo accompagna. 6° corso per psicologi 435 Dopo anni di battaglie, sovente giocate sul piano affettivo, della conflittualità interna e/o relazionale, di rigidità difensive che hanno originato e mantenuto pattern comportamentali e cognitivi disfunzionali; dopo innumerevoli tentativi di negare la propria follia, di eliminare la sofferenza connessa, di rassegnarsi ad una convivenza forzata e immutabile, il paziente anziano fa tesoro delle proprie esperienze, si fa forte di quanto ha vissuto e - in nome del patrimonio acquisito- reclama un riscatto, inteso come il potersi guardare tutto insieme, per quello che è stato ed è. Conclusioni La vecchiaia possiede delle potenzialità insospettabili quando le si è ancora lontani: non è solo l‟età del decadimento e depauperamento, ma contemporaneamente un momento in cui si dispone delle risorse e ricchezze accumulate in tutta una vita. A questa età le malattie mentali possono assumere significati differenti nell‟economia di vita del paziente. Le forme patologiche attraverso cui si dispiegano i disturbi psichici di antica insorgenza spesso mutano e con esse le modalità con cui l‟individuo le affronta. Compito dello psicologo e psicoterapeuta è di riconoscere tali modi nuovi e sintonizzarsi con essi. Si tratta di accogliere la sfida che non si rassegna ad una visione stigmatizzata della vecchiaia e che, anche nel trattare i pazienti adulti di oggi, si chiede: “come sarà questo paziente da vecchio?”. Bbibliografia Cima R. Tempo di vecchiaia. Un percorso di anima e di cura tra storie di donne. Franco Angeli 2004. Cristini C, Rizzi R, Zago S. 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