Quando: tra fine Settecento e inizio Ottocento (durante la Rivoluzione Francese e l’età napoleonica) Dove: in Europa, in Italia in particolare (Roma e Milano) In cosa consiste: è un movimento culturale che ri-propone la cultura classica greca e latina come modello di equilibrio, bellezza, armonia e perfezione da imitare, sia nell’arte che nella letteratura. Motivi e suggestioni: - per reazione al Barocco e al Rococò, alle loro espressioni artistiche troppo raffinate ed eleganti - in seguito alle teorie di Winckelmann («nobile semplicità e quieta grandezza»), che aveva indicato nelle opere classiche i modelli perfetti da imitare - per ritrovare e riproporre valori quali la libertà contro la tirannide, il coraggio, l’eroismo… - perché Napoleone voleva far rinascere l’antico impero romano e la sua potenza attraverso il proprio impero e le proprie gesta - per l’influenza dei ritrovamenti durante gli scavi archeologici di Ercolano e Pompei In quali ambiti: il neoclassicismo si sviluppò nella scultura, pittura, architettura e nella letteratura, ma anche nell’arredamento e nella moda. Parigi – La Madeleine - chiesa Parigi - L’Arco di Trionfo La toeletta di Giunone Andrea Appiani Napoleone attraversa le Alpi Jacques Louis David Napoleone attraversa le Alpi Paul Delaroche Paolina Borghese Antonio Canova Amore e Psiche Antonio Canova Le tre Grazie Antonio Canova Lo Stile Impero: arredamento Abbigliamento Stile Impero Madame Rècamier - François Gèrard Abbigliamento Stile Impero Madame Récamier –J. L.David In letteratura: • Rivestimento mitologico; • Linguaggio ricercato, ricco di latinismi e grecismi; • Poesia d’occasione; • Traduzione dei poemi antichi Andrea Chénier, poeta francese, riassume l'orientamento neoclassico nella formula "Su pensieri nuovi facciamo versi antichi", che concilia l'esigenza di bellezza e di decoro formale propria del nuovo gusto con quella di immediatezza e di attualità, ugualmente sentita in quegli anni così movimentati. Il neoclassicismo si sviluppa a partire dagli anni ’70-’80 del XVIII secolo e prosegue almeno in forma epigonica fino ai primi due decenni dell’Ottocento (soprattutto nel campo delle arti figurative). È una corrente stilisticamente e formalmente unica, ma ideologicamente polivalente e pertanto si tende a dividerla in quattro tendenze diverse: Un esempio importante, in Italia, è Monti, che sceglie come argomento delle sue opere i fatti sensazionali del suo tempo, trattandoli con eleganza spesso ostentata, specialmente nei continui riferimenti mitologici. Esponenti in Italia: Vincenzo Monti Pietro Giordani Ugo Foscolo (in particolare A Zacinto) 1 Neoclassicismo reazionario/archeologico/romano: si afferma a Roma (per cui l’appellativo di romano), capitale dello stato della Chiesa, come reazione al diffondersi del pensiero illuminista e alla sua affermazione. Assumendo posizioni difensive, la Chiesa incoraggia i suoi intellettuali ad un interesse verso il classico che si sviluppi esclusivamente sotto la forma archeologica-erudita 2 Neoclassicismo rivoluzionario: nel corso degli anni ’80, il Neoclassicismo, in Francia e in altri paesi influenzati da essa, assunse una valenza rivoluzionaria, la cui propaganda fu veicolata dalla classicità. Ad esempio i dipinti di David celebravano le virtù rivoluzionarie tramite exempla emblematici tratti dalla romanità. Il giuramento degli Orazi Jacques Louis David 3 Neoclassicismo napoleonico/monumentale: si sviluppa dopo la rivoluzione francese e si differenzia da quello rivoluzionario perchè attinge i suoi modelli dalla Roma imperiale Napoleone Imperatore Jacques Louis David 4 Neoclassicismo utopistico/idealistico/romantico: è il più importante in campo letterario. I suoi esponenti vagheggiavano utopie sociali, anche in relazione con gli eventi storici contemporanei (in primis la Rivoluzione francese che, in apparenza, aveva avuto un esito fallimentare), nutrendosi di valori della classicità; in particolare identificavano la Grecia del mito come il luogo idealizzato in cui si verficavano le condizioni per il raggiungimento della felicità. L’appellativo “romantico” deriva dall’ansia, comune ai neoclassicisti e ai romantici, di proiettarsi in un altrove migliore. Il pensatore di raccordo tra utopismo neoclassico ed utopismo romantico è Rousseau, illuminista francese anomalo che ispirerà i romantici: la sua antropologia ideale, infatti, prevede il ritorno allo stato di natura (e la razionalizzazione della società, vagheggiata dagli illuministi, deve passare da ciò; è questo a renderlo unico); la figura dell’uomo delineata dall’utopia della Grecia del mito presenta molte somiglianze con l’uomo di Rousseau. Il neoclassicismo trova il suo teorico di riferimento in Winckelmann, uno studioso tedesco di arte contemporanea, che visse gran parte della vita a Roma, a cavallo tra la prima e la seconda metà del Settecento. Già in un testo del 1755, “I Pensieri sull’Imitazione dell’Arte Greca”, aveva individuato negli artisti della classicità il modello per quelli moderni. nel 1764 pubblicò, invece, “La Storia dell’Arte nell’Antichità” e a partire da questo evento molti studiosi fanno iniziare il movimento neoclassico. Winckelmann, chiaramente, si occupava di arti figurative, ma le sue riflessioni vennero ben presto estese anche all’ambito letterario. Lo studioso tedesco riassunse le caratteristiche fondamentali dell’arte classica nella seguente formula: “La nobile semplicità e la calma grandezza”. Il primo sintagma si riferisce all’eleganza di quest’arte, che deriva essenzialmente dalla sua semplicità; il secondo, invece, rimanda ad un significato più profondo: Winckelmann pensava che l’arte greca veicolasse sempre un messaggio di tipo etico, quello secondo il quale l’uomo, pur accettando la componente emozionale della sua natura, deve costantemente esercitare un controllo razionale sulle proprie passioni in modo da mantenere equilibrio interiore e serenità d’aspetto. L’artista contemporaneo, quindi, non deve limitarsi ad imitare le forme dell’arte classica, ma deve accettare e far propri i suoi valori, sentiti come ancora attuali, ed esprimerli nelle sue opere. Winckelmann ci chiarisce la sostanza dei suoi pensieri proponendo due esempi attinti dall’arte scultorea: 1. il Laocoonte: nel momento del maggior dolore ha sì un’espressione dolente ma non di disperazione, quindi controllata; 2. l’Apollo Sauroctono (o del Belvedere): ritratto subito dopo la battaglia vittoriosa contro il pitone (sauroctono), ha il volto perfettamente sereno se non per una leggera increspatura, unico segno che tradisce la passione dell’ira. Tutto ciò si può anche riferire anche al concetto della “Kalokagathia”, secondo il quale il “bello”si fa sempre veicolo del “moralmente buono”. • • • "La statua di Apollo rappresenta l'ideale più alto dell'arte tra tutte le opere dell'antichità che sono sfuggite alla distruzione". (Johann Joachim Wickelmann) Apollo del Belvedere Opera marmorea romana di età imperiale, II° secolo d.C., da originale bronzeo greco del IV° secolo a.C. attribuibile con probabilità all'attico Leochares, collaboratore di Scopas e di Lisippo. "Quieta grandezza" = condizione psicologica ed esistenziale del tutto aliena da qualsiasi conflitto interiore:per Winckelmann come per Schlegel e Goethe l'uomo greco non soffriva dell'antitesi fra mondo finito e mondo infinito che affliggeva l'uomo moderno. Quindi la "quieta grandezza" era la capacità di attingere alla perfezione del proprio mondo interiore,dove le passioni erano frenate ed esisteva un perfetto appagamento della condizione limitata dell'essere umano. Ad essi mancava quell'anelito all'infinito (al divino) che invece affligge l'uomo moderno e che lo rende infelice.