Johann Joachim Winckelmann Johann Joachim Winckelmann nasce nel 1717 a Stendal, nel Brandeburgo, da una famiglia di modeste condizioni. Conduce studi irregolari di teologia, medicina e matematica alle università di Halle e Jena. È però attratto dagli studi classici, che inizia ad approfondire dal 1748, quando è bibliotecario presso il conte Enrico di Bünao. Dopo un soggiorno a Dresda, ospite e bibliotecario del nunzio apostolico Alberico Archinto, che lo aiuta a perfezionarsi nel disegno accademico, Winckelmann si converte al cattolicesimo e, nel 1755, si reca a Roma; qui stringe amicizia, tra gli altri, con il pittore Anton Raphael Mengs (1728‐ 1779), suo connazionale, tra i maggiori esponenti del Neoclassicismo. Sempre nel 1755 dà alle stampe la sua prima opera, i Pensieri sull’imitazione dei Greci nella pittura e nella scultura; in essa sono già esposte alcune delle sue tesi fondamentali e, in particolare, vi si parla per la prima volta della «nobile semplicità» e della «quieta grandezza» che devono contraddistinguere ogni vera opera d’arte. Fin dall’inizio del soggiorno italiano lo studioso incomincia a stendere gli appunti che lo condurranno alla sua opera maggiore, la Storia dell’arte dell’antichità, pubblicata nel 1764. Nel 1758 compie un viaggio a Napoli e visita Paestum (sarà lui a svelarne per primo l’importanza per la storia dell’archeologia) e gli scavi di Pompei ed Ercolano. L’anno successivo diviene bibliotecario del cardinale Alessandro Albani, uno dei massimi collezionisti d’arte del suo tempo; grazie al cardinale, Winkelmann può vedere e studiare le collezioni artistiche di maggior rilievo e dedicarsi allo studio dell’arte classica greca attraverso le copie romane. Negli anni trascorsi a Villa Albani, Winckelmann pubblica altri saggi raccolti nel libro Brevi studi sull’arte antica; nel primo di questi scritti, l’Avvertimento sul modo di osservare le opere d’arte, traccia un’importante distinzione tra la copia, intesa come dipendenza passiva dal modello, e l’imitazione, in cui l’influsso dei maestri sollecita l’originalità di una creazione nuova. Successivamente alla Storia dell’arte, Winckelmann – che intanto nel 1764 è stato nominato soprintendente alle antichità di Roma – pubblica ancora il Saggio sull’allegoria nell’arte e i Monumenti antichi inediti (1767), la sua prima e unica opera in lingua italiana. Nel 1766 si reca a Vienna, dove viene ricevuto con grandi onori alla corte dell’imperatrice Maria Teresa. Nel 1768, in una sosta del viaggio di ritorno per l’Italia, viene assassinato in una locanda di Trieste, forse vittima di un ladro. 1