Eventi a cura di Angela Romano Premio Nobel per la Medicina a Mario Renato Capecchi Il genetista italiano è stato insignito del premio Nobel per la medicina insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies. Sono stati premiati per le loro ricerche, condotte indipendentemente, che portarono alla creazione del primo topo “knockout” geneticamente modificato grazie al metodo del gene targeting in mice. La tecnica messa a punto quasi vent”anni fa, nel 1989, ha rivoluzionato la genetica e la ricerca biomedica, permettendo di creare topi con delle mutazioni inserite in geni selezionati o con uno o più geni silenziati. Con questi topi è possibile studiare il ruolo di ogni singolo gene. Oggi questa tecnica è molto usata nelle ricerche biomediche in svariati campi e in tutto il mondo e ha permesso di fare passi avanti nello studio di gravi malattie come cancro, diabete, malattie neurodegenerative e cardiovascolari e nella messa a punto di alcune importanti terapie. Capecchi e Smithies scoprirono, indipendentemente l”uno dall”altro, che la ricombinazione omologa (la possibilità di sostituire un determinato gene in un determinato posto all”interno della cellula) poteva essere usata con successo per identificare i geni e modificare il genoma. E Oliver Smithies riuscì a modificare il Dna di cellule di mammiferi. Nel frattempo, il ricercatore britannico Martin J. Evans, mise a punto una tecnica diversa per agire sul Dna, e riuscì ad ottenere il primo topo transgenico trapiantando in un embrione murino, cellule staminali prelevate da un altro embrione. E così la ricombinazione omologa, applicata alle staminali embrionali, è stata usata per generare il primo topo “knockout”. Lo studio fu pubblicato nel 1989. Oggi grazie alla ricombinazione omologa è possibile introdurre delle mutazioni che possono essere attivate in un preciso momento, in specifiche cellule o organi e in determinate condizioni, sia durante lo sviluppo che nell”animale adulto. Grazie a questa tecnica è stato compreso il ruolo di alcune centinaia di geni, ha scoperto il ruolo dei geni coinvolti nello sviluppo di organi, facendo così luce sulle cause delle varie malformazioni congenite. Evans grazie al “gene targeting” ha creato topi modello di malattie umane. In particolare, topi malati di fibrosi cistica, usati anche per testare gli effetti della terapia genica. Smithies ha ottenuto modelli di topi per patologie quali fibrosi cistica e talassemia, ma anche per ipertensione e aterosclerosi. Insomma il lavoro di questi tre scienziati ha contribuito in maniera fondamentale ai progressi della medicina (e non solo) e i benefici per l”umanità che ne derivano continueranno a moltiplicarsi ancora per molti anni. Mario Capecchi è nato a Verona, il 6 ottobre del 1937, da madre americana e padre italiano, ma ha trascorso in Italia solo una parte della sua infanzia, mentre la madre era rinchiusa in un campo di concentramento. All”età di 9 anni si trasferì negli Usa dove completò i suoi studi, specializzandosi durante il college, si specializza in fisica e chimica. Già in quegli anni inizia ad interessarsi alla biologia molecolare e in seguito si trasferisce all”Università di Harvard, nel laboratorio diretto da James Watson (che inseme a Francis Crick scoprì la struttura del Dna nel 1953). Qui conseguì il dottorato in biofisica. Nel 1973 si trasferì all”Università di Salt Lake City, nello Utah, dove iniziò a coltivare i suoi studi. Capecchi è componente dell’Accademia nazionale delle scienze dal 1991 e dell’Accademia europea dal 2002. Ed è vincitore di numerosi premi internazionali. Capecchi, dopo aver ricevuto la notizia in piena notte, ha così commentato la notizia: “E” un grande onore condividere questo premio con il Dottor Oliver Smithies e il Dottor Martin Evans. Siamo stati tutti molto fortunati nell”avere una lunga amicizia scientifica, potendo contribuire profondamente al lavoro di ciascun altro. Questo premio è un tributo ai nostri sforzi collettività”. “Si tratta di un enorme onore – ha continuato – per la nostra Università, per il nostro Dipartimento di Genetica umana e, in modo particolare, per tutti i membri del mio laboratorio, passati e presenti, che hanno contribuito a questo lavoro”. Capecchi ha poi definito “meraviglioso” il forte supporto e il genuino interesse dell’Università e della comunità scientifica di Salt Lake City. E’ festa grande all”Università dello Utah: il sito ufficiale presenta in apertura l’immagine di Capecchi con la scritta “Congratulations!”. In seguito, Capecchi ha parlato in una conferenza stampa organizzata dall’Università dello Utah, nella quale lavora, e trasmessa in tutto il mondo via internet. “Ogni malattia umana può essere studiata sui topi”, ha detto. “Oggi é possibile individuare i geni responsabili di una malattia e possiamo studiare e classificare le malattie sulla base della funzione svolta dai geni che le scatenano. E di conseguenza diventa possibile mettere a punto nuove terapie”. Il premio Nobel ha proseguito dicendo che nonostante le cose non siano facili, poiché migliaia di geni differenti possono esprimersi in modo diverso, e nonostante il cammino sia molto lungo, la sfida è quella di riuscire a capire come è possibile che si sviluppino malattie come il cancro. Ed è proprio sulla ricerca sul cancro che si sta concentrando il laboratorio di Capecchi. Lo scienziato ha rivolto un ringraziamento particolare a James Watson con il quale Capecchi si è laureato: “In quegli anni sentivamo che avremmo potuto fare qualsiasi cosa. Da allora ci sono stati cambiamenti rapidissimi e ancora oggi ci meravigliamo di vedere come diventano realtà cose che solo quattro o cinque anni fa sembravano impossibili. alutare 31