Stenosi valvola aortica

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Stenosi valvola aortica, grazie
all’innovazione l’intervento diventa più soft
BIOTECNOLOGIE MEDICINA
ott 17,2014 0 Comments
Ne soffre il 12,4% degli over 75enni di cui il 3,4% in forma severa. È la stenosi valvolare aortica (AS),
cioè il restringimento, soprattutto dovuto alla presenza di depositi di calcio, di quella valvola che mette
in comunicazione il ventricolo sinistro del cuore con l’aorta. Si tratta di una patologia di origine
degenerativa legata all’invecchiamento ed è una delle malattie più comuni delle valvole cardiache.
“Oggi rispetto agli anni passati viviamo circa 7 anni in più. Questo allungamento della vita è stato reso
possibile dai progressi della medicina e si stima che quelli legati agli avanzamenti della terapia e della
diagnosi delle malattie del cuore abbia fatto guadagnare ben cinque anni di vita” spiega il professor
Ciro Indolfi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Cardiologia presso l’Università Magna
Græcia di Catanzaro. “La conseguenza di questo allungamento della vita comporta, però, un
incremento del numero di pazienti affetti da stenosi aortica”. I sintomi più comuni sono difficoltà di
respiro, a volte perdita di conoscenza, dolore al petto, segni di scompenso (quando cioè il cuore non
riesce a pompare bene il sangue). Purtroppo, l’80 per cento di questi pazienti muore in tre anni, se non
si interviene.
trattamenti disponibili.
Ma quali sono i trattamenti disponibili? Negli anni Sessanta si proponeva la sostituzione valvolare con
valvole meccaniche artificiali impiantate con un intervento a cuore aperto e l’arresto della circolazione
sanguigna. Se l’intervento riusciva, le aspettative di vita ritornavano quelle di una persona normale. Poi
negli anni Ottanta sono arrivate le valvole biologiche che non richiedevano, come quelle meccaniche,
una terapia anticoagulante per evitare la formazione di coaguli di sangue. Ma l’intervento chirurgico è
sempre stato considerato molto rischioso soprattutto per i pazienti più anziani. “Fino ad oggi il 30% dei
pazienti candidati all’impianto di una valvola venivano rifiutati dalla chirurgia perché considerati ad alto
rischio chirurgico, cioè esisteva una percentuale di pazienti per i quali non c’era di fatto nessuna
terapia” chiarisce Indolfi.
L’innovazione della TAVI.
Da qui l’idea della TAVI che significa “transcateter aortic valve implant”: la nuova valvola, cioè, viene
“trasportata” fino al cuore grazie a un catetere che viene di solito inserito nell’arteria femorale,
all’inguine. “Un catetere contenente una speciale valvola cardiaca, composta di tessuto naturale, viene
posizionato in un’arteria della gamba e guidato verso il cuore. I lembi che controllano il flusso
sanguigno della valvola cardiaca sono fissati ad una struttura flessibile ed autoespandibile per il
necessario supporto” spiega il professor Indolfi. Per fare ciò viene fatta una piccola incisione
nell’arteria femorale (nell’area inguinale) ed una nuova valvola aortica viene posizionata tramite un
catetere. Poichè questa procedura non è chirurgica, l’impianto di valvole aortiche transcatetere può
offrire un rischio minore di complicanze ed un tempo di guarigione più veloce. Infatti, l’intervento si
esegue in anestesia locale e permette al paziente di tornare a casa dopo due giorni. Questa procedura
è l’alternativa alla chirurgia a cuore aperto ed è indicata oggi per quei pazienti per cui la chirurgia
tradizionale è controindicata o che sono ad alto rischio operatorio.
Gli studi scientifici.
In Italia, considerando soltanto la popolazione di età superiore ai 75 anni, è possibile stimare che circa
30.000 pazienti siano trattabili con TAVI. Molte le evidenze cliniche a supporto di questa tecnica. Un
recente studio, presentato alla conferenza Transcatheter Cardiovascular Therapeutics (TCT) 2014 di
Washington, condotto su 350 pazienti per due anni, ha dimostrato che il trattamento di sostituzione
della valvola cardiaca TAVI con CoreValve ha raggiunto un tasso di sopravvivenza eccezionale per
quei pazienti che, senza trattamento, avrebbero una probabilità di morte del 50% in due anni ma nello
stesso tempo considerati troppo malati e fragili per poter subire un intervento tradizionale open di
sostituzione della valvola cardiaca. Inoltre, in questa analisi, i pazienti trattati con intervento TAVI hanno
utilizzato meno risorse sanitarie in termini di tempi procedurali, utilizzo di terapie intensive, tempi di
ospedalizzazione e servizi di riabilitazione. Grazie agli studi clinici condotti in Europa e negli USA, la
TAVI è diventata una procedura inserita all’interno delle linee guida internazionali redatte dalle
organizzazioni scientifiche dei cardiochirurghi e dei cardiologi. “Le malattie cardiovascolari” ha
dichiarato Sergio Berti,presidente del 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia
Invasiva-Gise “rappresentano la prima causa di mortalità ed il trattamento di queste malattie è quello
che ha avuto l’impatto migliore negli ultimi anni perché siamo riusciti a modificare profondamente la
storia naturale dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari grazie all’innovazione scientifica. Penso in
particolare ai trattamenti percutanei della malattia valvolare aortica e della malattia valvolare mitralica
che sono le due patologie che essendo fortemente correlate all’età sono quelle che richiamano
l’attenzione anche di chi progetta i dispositivi per gli interventi chirurgici”.
Più facile da inserire e anche da riposizionare in caso si renda necessario, con un significativo aumento
della sicurezza sia per il paziente che per il chirurgo. Sono alcune delle caratteristiche dell’innovativo
sistema per la sostituzione transcatetere della valvola cardiaca (TAVI: Transcatheter aortic valve
implantation) destinato ai pazienti con stenosi aortica severa presentato in occasione del 35°
Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia Invasiva in corso a Genova
Questa nuova tecnologia, prodotta da Medtronic, è stata progettata per sostituire la valvola aortica
nativa in pazienti ad alto rischio e giudicati inoperabili senza la necessità di un intervento chirurgico a
cuore aperto e senza la concomitante rimozione della valvola malata. L’innovazione consiste in un
miglioramento delle prestazioni e soprattutto in una maggior facilità d’inserimento. Questa valvola
transcatetere, infatti, è ora completamente ricatturabile (cioè può essere reinserita nel catetere) e
riposizionabile (cioè può essere spostata al di sopra o al di sotto della sua collocazione iniziale) durante
la fase d’inserimento.
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