le regole di gran bretagna e francia

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Informazione / Europa
LE REGOLE DI GRAN BRETAGNA E FRANCIA
di Giovanna Maiola 30.01.2006
In entrambi i paesi sono vietati gli spot a pagamento. Le norme britanniche riflettono la tradizione di
autoregolamentazione: i giornalisti rispettano parametri di correttezza e oggettività nella copertura
della campagna e i canali generalisti, privati e pubblici, sono obbligati a fornire un'informazione
imparziale, che non lasci trasparire le posizioni dell'emittente. In Francia, si chiede alle televisioni di
garantire ai candidati un equo trattamento nell'accesso ai programmi. Previsto lo stesso tempo di
comunicazione autogestita per governo e opposizione.
Non esiste un modello universale di regolamentazione del pluralismo politico in televisione
perché l’ordinamento normativo di ogni paese è il frutto di una serie di variabili: la struttura del
sistema mediatico, le politiche pubbliche attuate nel settore radiotelevisivo, il ruolo dei partiti nel
sistema politico, il tipo di relazione tra sistema politica e sistema dei media, il tipo di sistema
elettorale, nonché il tipo di elezione, per elencarne solo alcuni. Tuttavia, è istruttivo analizzare la
legislazione in materia di due grandi paesi europei, Gran Bretagna e Francia.
La Gran Bretagna
Nel Regno Unito, la regolamentazione del pluralismo politico è affidata a OfCom, l’Autorità per le
telecomunicazioni, che è responsabile della definizione delle regole e degli standard relativi alla
campagna elettorale per tutti i mezzi di comunicazione audiovisivi "terrestri", con l’eccezione della
Bbc. Il servizio pubblico inglese infatti, dato il suo particolare status, si avvale di una
regolamentazione a sé stante.
In realtà, le linee guida redatte da OfCom e quelle elaborate dalla Bbc sono molto simili e
prevedono due principali aree. La prima riguarda i programmi sotto il controllo editoriale della
testata, quali i notiziari, i programmi di attualità e di informazione politica. Per queste trasmissioni
non vigono regole specifiche, coerentemente con la tradizione di autoregolamentazione che
caratterizza la professione giornalistica anglosassone. I giornalisti sono tenuti a rispettare parametri
di correttezza, equilibrio e oggettività nella copertura della campagna; i canali generalisti inglesi, sia
quelli privati sia quelli pubblici, sono obbligati a fornire un’informazione imparziale e completa che
non lasci trasparire le posizioni dell’emittente rispetto ai vari contendenti. Questo non implica che
l’informazione si debba ridurre a un resoconto sterile e neutrale degli eventi: i giornalisti sono liberi
di sollevare questioni e di porre domande problematiche, ma in modo tale da non far trasparire le
proprie opinioni personali. Inoltre, le emittenti sono tenute a fornire una copertura adeguata e
appropriata ai principali partiti politici evitando di assumere posizioni partigiane e faziose. Per i
dibattiti e i programmi di campagna elettorale sono state elaborate tre regole di base: i candidati dei
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tre principali partiti dovrebbero essere invitati, i partiti minori dovrebbero essere presenti in una
qualche misura e il programma dovrebbe fornire una lista completa dei candidati delle varie
circoscrizioni elettorali.
La seconda area di regolamentazione è costituita dalla comunicazione autogestita – i cosiddetti
Party Election Broadcast (Peb) – che rappresenta la sola opportunità per i partiti di accedere
autonomamente al mezzo televisivo: la pubblicità a pagamento è infatti rigorosamente vietata. I
partiti possono scegliere tra diverse lunghezze di spot (da un minimo di 2 minuti e 40 secondi a un
massimo di 4 minuti e 40 secondi) che di norma sono trasmessi in prima serata, tra le 17.30 e le
23.30. L’allocazione degli spot avviene sulla base del peso delle diverse forze politiche: ai partiti
laburista, conservatore, liberalemocratico e a i principali partiti dell’Irlanda del Nord sono sempre
assegnati spazi di comunicazione autogestita. Per aver diritto a spot gratuiti, gli altri partiti devono
presentare un numero di candidati pari a un sesto dei seggi del Parlamento.
La Francia
In Francia la regolamentazione dei mezzi audiovisivi in campagna elettorale fa capo al Csa,
l’Autorità per le telecomunicazioni, e si applica a tutti i mezzi a carattere nazionale. Anche in questo
caso vige il divieto assoluto di pubblicità politica a pagamento, giustificato dal principio di eguali
opportunità fra candidati e della necessità di garantire che tutti i competitori godano di un
trattamento corretto ed equo. L’accesso ai candidati è quindi affidato a messaggi autogestiti e ai
programmi di comunicazione politica.
Nell’assicurare il rispetto del pluralismo politico nei programmi sotto il controllo editoriale delle
emittenti, il Csa opera una categorizzazione dei contenuti: per i commenti legati all’attualità e non
inerenti alle elezioni vige il principio di equa copertura tra i membri del Governo e quelli
dell’opposizione e la garanzia di una certa presenza per i partiti non rappresentati in Parlamento.
Per gli eventi e i fatti legati al processo elettorale, il Csa richiede alle emittenti di garantire ai
candidati un equo trattamento in termini di accesso. Ma dato l’alto numero di partiti, il principio gode
di una certa flessibilità; le testate sono dunque libere di assegnare il tempo sulla base di una serie di
fattori quali il peso elettorale dei partiti e la loro importanza. (1)
La libertà editoriale delle testate è garantita inoltre dalla possibilità di scegliere i formati e i tempi
delle trasmissioni di carattere elettorale, mentre il Csa detiene la responsabilità di assicurare e di
monitorare il rispetto delle regole di correttezza ed equilibrio dell’informazione. Inoltre, i giornalisti
devono garantire che le notizie, i commenti e le presentazioni siano equilibrate e accurate.
Per la comunicazione autogestita, il Csa è responsabile dell’organizzazione generale degli spot e
possiede un ampio margine di discrezionalità nella definizione del quadro normativo. Una volta che
le liste dei candidati (e naturalmente il loro numero) è stato stabilito, il Csa determina il numero e la
durata degli spot per ogni partito, secondo uno schema predefinito (vedi tabella).
Tabella 1: allocazione della comunicazione autogestita
Tipo di elezione
Beneficiari
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Tempo assegnato nel servizio
pubblico
Elezioni presidenziali
Elezioni parlamentari
Candidati
Per il primo turno, il Csa
stabilisce un tempo non inferiore
a 15 minuti per candidato
Per il secondo turno, 1 ora per
ogni candidato
Partiti con seggi in Parlamento Per il primo turno: un totale di 3
ore diviso in maniera uguale tra
partiti di governo e di
opposizione (1 ora e mezzo
ciascuno)
Per il secondo turno: un totale di
1 ora e mezzo ore diviso in
Partiti senza rappresentanza
maniera uguale tra partiti di
parlamentari
governo e di opposizione (45
minuti ciascuno)
Per il primo turno: 7 minuti per
ogni partito
Per il secondo turno: 5 minuti
per ogni partito
Fonte: Bernd – Peter Lange and David Ward, The Media and Elections, Lawrence Erlbaum
Associates, London 2004
(1) Nondimeno, per le elezioni presidenziali la legge stabilisce che tutti i candidati devono godere
dello stesso tempo di accesso.
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