Gli stimoli sono inutili? - Centro di Studi Liberali

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-08-14/stimoli-sono-inutili-allora080237.shtml?uuid=AYscbkGC
Gli stimoli sono inutili? Ma allora siamo all'abc - P. Krugman - Il Sole 24 Ore - 14-08-10
Il dibattito sugli stimoli di bilancio nell'ultimo anno e mezzo francamente mi spinge a
disperare sullo stato della scienza economica. Se altri pensano che spendere soldi per stimolare
l'economia sia negativo, va bene. Ma di certo abbiamo il diritto di aspettarci che gli avversari degli stimoli
s'impegnino in un dibattito vero, e questo significa che devono ascoltare, almeno un po', quello che
dicono gli altri, in particolare quando sostengono che la scelta se introdurre o meno gli stimoli è sempre
strettamente legata alla situazione concreta.
Gli stimoli di bilancio hanno senso solo in presenza di queste due condizioni: una disoccupazione
alta, tanto da far temere la deflazione, più che l'inflazione; e una politica monetaria limitata da tassi
d'interesse molto vicini allo zero. Non sembra una cosa troppo difficile da capire. Eppure i contestatori
degli stimoli insistono a citare esempi d'incremento della spesa pubblica in circostanze completamente
diverse, per poi sostenere che tali esempi sono la dimostrazione che hanno ragione loro.
Ecco l'ultimo caso, del collaboratore del New York Times Tyler Cowen, professore di economia
alla George Mason University: «Sicuramente gli stimoli di bilancio adottati in Germania in tempi non
lontani non sono un esempio del tutto positivo», ha scritto Cowen in un articolo pubblicato alla fine di
luglio. «Dopo la riunificazione, nel 1990, il governo tedesco prese in prestito e spese grosse somme di
denaro per finanziare la ricostruzione e portare il tenore di vita della Germania Est ai livelli di quello della
Germania Ovest. Milioni di nuovi consumatori entrarono nell'economia. Queste misure unificarono
politicamente il paese, ma dal punto di vista economico non ebbero un grande successo. A un'iniziale
impennata dell'attività economica fecero seguito anni di risultati deludenti dal punto di vista della
produzione e dell'occupazione».
Questo passaggio è sconfortante. Perché? Analizziamo la situazione della Germania.
1 L'esempio di spesa pubblica citato da Cowen non ha nulla a che fare con gli stimoli di bilancio;
erano politiche che puntavano a potenziare l'offerta, non la domanda. Il governo tedesco non stava
cercando di rilanciare la domanda, stava cercando di ricostruire le infrastrutture dell'ex Germania Est per
far crescere la produttività.
2 L'economia della Germania Ovest non era in una fase di rallentamento dovuta a una forte
disoccupazione. Al contrario, andava a gonfie vele e la Bundesbank temeva un aumento dell'inflazione.
3 All'epoca non c'era un problema di tassi d'interesse bassi. Anzi, la Bundesbank stava alzando i
tassi per sventare il pericolo d'inflazione, dal 4% dell'inizio del 1989 all'8,75% dell'estate del 1992.
Questo innalzamento dei tassi in parte fu anche un tentativo esplicito di soffocare la domanda addizionale
creata dai soldi spesi in Germania Est.
Inoltre, la decisione del governo tedesco d'intraprendere una politica di spesa in disavanzo e
contemporaneamente alzare i tassi è generalmente considerata come la causa della crisi del cambio del
1992-1993 in Europa, quando altri paesi europei con la valuta ancorata al marco tedesco non furono in
grado di applicare le loro misure correttive.
Insomma, è difficile trovare un esempio meno attinente di questo. La Germania della
riunificazione non dice nulla sulle conseguenze degli stimoli di bilancio nella situazione attuale. E il fatto
che un importante commentatore dell'attualità apparentemente non sappia questa cosa, nemmeno dopo
un anno e mezzo che si discute della faccenda, m'induce a un forte pessimismo.
(Traduzione di Fabio Galimberti)