Corriere Della Sera. 14 giugno 2006.
Il Gazzettino Veneto. 16 luglio 2006.
L’Eco di Bergamo. 21 marzo 2006.
La Repubblica. 15 giugno 2006. Milano.
La Repubblica. 14 giugno 2007. Napoli.
Luoghi Comuni. Tutti a caccia di spettatori 'attivi'
Scritto da Mario Bianchi - Krapp's Last Post (www.klpteatro.it)
Mercoledì 19 Marzo 2014 10:04
E' stata Mantova, la città dei Gonzaga, ad ospitare Luoghi Comuni, il festival annuale di Etre,
coordinamento delle Residenze Lombarde, giunto alla sua sesta edizione, kermesse che ogni
anno stimola i gruppi che fanno parte di questa rete a misurarsi su uno degli aspetti
fondamentali della scena. Quindi, dopo lo sguardo sulla drammaturgia, indagata l'anno scorso a
Brescia, è stato "il pubblico" al centro del focus di approfondimento del festival.
"Perché - come si dice nella presentazione dell'iniziativa - in questo momento di profonda crisi,
crediamo necessario rifondare il senso del fare cultura nel nostro Paese; crediamo che sia
necessario riconnettersi con la realtà sociale e politica che l’Italia sta vivendo; crediamo che sia
necessario ripensare un teatro che non sia autoreferenziale".
E' stato quindi "Play with us", il caratteristico motto inglesizzato della manifestazione che ogni
volta diversamente la caratterizza, ad accompagnarci per le tre giornate.
Abbiamo visto, vissuto, giocato 11 spettacoli e non solo, in cui il pubblico è stato scelto mai a
caso, ma sempre individuato, spesso scoperto con spettacoli creati per uno o tre persone alla
volta, posti in luoghi anomali e spiazzanti dove gli spettatori sono stati stimolati attraverso
sollecitazioni particolari, trasportati sulla scena, coinvolti in performance miste di attori e gente
comune, come del resto il teatro ci aveva già abituato non a caso soprattutto negli anni Settanta
e Ottanta del secolo scorso.
Per esempio Ilinx in "Ilink Machine, A.T.A. Azienda Traghettatori Anime" scelgono quattro
spettatori che vengono "caricati" su una macchina, dopo aver requisito le identità (scoprendo
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poi che sono erroneamente creduti morti). La macchina diventa così un' arca che trasporta
anime nell'attesa che il Diavolo (forse) arrivi; i tre attori intrecciano tra loro e con gli spettatori
una relazione particolare in un' attesa collocata fuori dal tempo, prima di ritornare nel luogo
dove l'avventura era iniziata.
In "Bed Inside", che prosegue il progetto "Try Creampie, Vuoi venire a letto con me" di
Animanera, sono tre gli spettatori scelti e questa volta l'amplesso teatrale avviene in un vero
letto tra attore e spettatore, non attraverso monologhi d'autore ma con la corporeità di tre
esistenze davvero particolari: Giorgio Cossu (affetto da tetraparesi spastica), Barbara Apuzzo
(artrogriposi), David Quagiotti (disforia di genere). Così la scelta di vivere con i disabili
un’esperienza di teatro intrigante dà alla performance un valore del tutto particolare.
Nel significativo e stimolante "Hamlet Private" di Scarlattine Teatro il rapporto è ancora tra uno
e uno in uno spazio privato/pubblico, il retro di un bar.
Su uno script di rara suggestione di Martina Marti, cui danno corpo Giulietta Debernardi e
Marco Mazza, la lettura comparata di un mazzo di carte illustrate fa scaturire in una specie di
autoanalisi, quasi una confessione, tutto il privato dello spettatore.
Egli, padrone assoluto della scena, mescolando e analizzando le carte a suo piacimento, ha la
possibilità di esplorare e indagare le proprie emozioni, confrontandole con quelle di Amleto,
perché la grandezza del capolavoro scespiriano sta appunto nel fatto che le domande che
Amleto si fa sono in definitiva, quattro secoli dopo, anche le nostre domande.
Anche in "Privato" di Teatro Magro lo spettatore è uno solo (uno alla volta): percorre il
palcoscenico del Teatro Sociale mentre la platea risplendente è vuota e improvvisamente si
trova, solo, davanti all'attore nel suo camerino per un tempo breve ma infinito; lo osserva da
vicino mentre l'altro imperturbabile si sta preparando, senza interruzione, alla vera (?) recita.
Realtà e finzione si mescolano quindi senza interruzione.
Dal palcoscenico del Teatro Sociale si passa al ristorante Giallo Zucca, dove in "Saga Salsa"
Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli di "Qui e ora" sono tre donne, tre generazioni
diverse, una nonna, una mamma e una figlia che, tra una portata e l’altra, raccontano agli
avventori la loro vita così diversa attraverso il loro particolarissimo e, mutevole negli anni,
rapporto con il cibo.
In "Elvis'Stardust" di Teatro Delle Moire è invece lo spazio dello sguardo ad essere particolare,
perché gli spettatori sono in strada e, attraverso le vetrine di un negozio, osservano muoversi
lentamente un'icona della musica contemporanea che incatena anche nel suo rivivere lo
sguardo di chi passa per caso.
E' invece l' empatia dello spettatore con ciò che avviene in scena quello che interessa ad Atir in
"Gli spazi del teatro: tutti in scena", dove cittadini abili e diversamente abili, in un progetto
d’integrazione sociale, formazione e crescita personale, condotto dall'attrice Chiara Stoppa e
dall'educatore Max Pensa, mostrano il risultato del proprio lavoro attraverso improvvisazioni di
commovente e partecipata letizia.
Da ricordare è anche il "Pinocchio ReadyMade" di Antonello Cassinotti di DelleAli, complice
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al pianoforte Alberto Forino, che nel suo particolarissimo modo di porsi in scena gioca con il
pubblico, mescolando parola e musica, rifacendosi alle avanguardie novecentesche, e
leggendo il capolavoro di Collodi: "Ricostruendo nella memoria la cronologia della storia e la
collocazione degli accadimenti e /o dei personaggi di cui vorrebbe seguire le sorti".
Spettacoli diversi, con sollecitazioni spesso già sperimentate, dove a volte è più l'idea che
intriga rispetto alla sua effettiva e articolata rappresentazione; spettacoli che comunque
esprimono con sincerità la volontà di tutte le compagnie di far uscire lo spettatore dalla sua
passività, per far sì che il teatro possa rivelarsi una delle armi per cambiare lo sguardo verso noi
stessi e la realtà che ci circonda.
Non solo di spettacoli è vissuto Luoghi Comuni: il ruolo dello spettatore è stato indagato anche
attraverso mise en espace, installazioni, visite guidate, un convegno, un progetto fotografico e
una mentor room.
Prossimo appuntamento ad aprile 2015 a Bergamo, in concomitanza con l’Expo, con ETM
International network for contemporary performing arts: quattro giorni di convegni, incontri,
dibattiti, spettacoli che permetteranno a pubblico e operatori di incontrarsi e stringere relazioni,
un’occasione per entrare in contatto con le performing arts di tutto il mondo.
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Pullmino per gl’Inferi: allacciate le cinture.
di Tommaso Chimenti
MANTOVA – La stupidità del male a volte sono soltanto degli zelanti, quanto cialtroni, aiutanti
di un Dio-Satana alla caccia, conquista, ricerca di possibili anime da trasbordare negli antichi
gironi. Inservienti vestiti come facchini da ascensore (per l’Inferno?) con tratti di circense
rosso sangue. Imbarcati su un furgoncino, requisiti i documenti, con la gentilezza che piano si
trasforma in arroganza da parte dei kapò-Ilinx, i cinque spettatori-ospiti-passeggeri
inconsapevoli si lasciano guidare.
Siamo in un proiettile che sta bucando il tempo e lo spazio, sforando nell’altrove, sfondando il
mondo conosciuto. I finestrini scusi, l’atmosfera da inquisizione, la cappa da inchiesta, le
domande dell’accusa. Chi siamo e chi eravamo. Perdiamo il nostro passato a mano a mano
che ci avventuriamo nella periferia mantovana. Fuori l’asfalto, le luci ci salutano, ci
allontaniamo dal consolatorio mondo di cemento e clacson. I tre litigano, si accapigliano sui
moduli e le procedure, tra precisione e sbadataggine, aspettando questa divinità godotiana
nell’eventuale visita-premio che si presuppone faccia ai suoi manipoli di adepti fedeli in vista
di promozioni. Sono eccitati ed impauriti, alzano la voce con i loro, adesso incorporei, ospiti.
Stiamo cercando un luogo per lo scambio finale. Rapiti da questo mondo per essere
consegnati a quello parallelo. Ci comunicano che siamo appena morti in un incidente
stradale. Nell’abitacolo c’è l’incertezza e la suspence di “Una pura formalità”. Siamo anime
vaganti che fluttuano nell’etere. Non siamo più, stiamo passando, anzi trapassando. A miglior
vita? E’ tutto da vedersi e dimostrare. Ma tra i tre le cose non vanno come dovrebbero. Ci
sono tensioni e punti di vista completamente differenti su come gestire la situazione e la crisi.
Varie teorie vengono intavolate, l’ansia prende il sopravvento, l’aria si fa pesante. Tra i
trafficanti c’è il silenzioso autista, la bella e demoniaca navigatrice, il decisionista ed acido
capo. Si scannano a colpi dialettici. In mezzo noi che non sappiamo chi siamo ormai, dove
stiamo andando.
Siamo stati cattivi è per questo che ci stanno portando velocemente via da questa terra, da
questi nostri corpi. Non abbiamo più età né nomi né professioni. Ci hanno preso. Siamo
nell’anticamera del dopo, a noi ignoto. Un parcheggio buio immerso nella campagna
industriale della Pianura Padana è il luogo ideale per la permuta delle nuove anime
accalappiate. Questo è il luogo deputato al baratto. Uno spiazzo che potrebbe presupporre
l’arrivo degli alieni o almeno di un marchingegno stellare o alato o almeno celeste. Arrivano
comunicazioni via radio inquietanti. Non c’è più controllo nell’abitacolo claustrofobico. Ci
stringiamo nelle ginocchia, ci tocchiamo i gomiti.
Tra i tre c’è, come sempre come da copione, un ribelle, un rivoluzionario che rompe le regole
e stravolge il canovaccio. E’ il punto di rottura che fa iniziare la girandola di colpi di scena, di
rincorse stile Le Comiche. Quello è il momento nel quale veniamo lasciati soli, noi pubblico
senza istruzioni senza testo senza una linea prescritta da dover seguire. Quello è l’attimo in
cui reagire, muoversi, fare, non rimanere passivi in attesa. Perché torneranno e decideranno
della nostra sorte: se ammettere l’errore e “resuscitarci” oppure condurci comunque nel luogo
stabilito. Anche se il capo non si fa vedere, anche se la delusione nei suoi discepoli è alta e
feroce. Veniamo risputati dove siamo stati presi in un quasi remake della nascita-vomito di
“Essere John Malkovich” pronti nuovamente alla vita, inconsapevoli ancora della sua
finitezza.
“Ilinx Machine” con: Nicolas Ceruti, Cristiano Sormani Valli, Mara Marini. Regia e dramaturg:
Cristiano Sormani Valli. Progetto: Nicolas Ceruti, Cristiano Sormani Valli. Produzione: ilinx
teatro, Residenza Teatrale Ilinxarium. Visto al Luoghi Comuni Festival, Mantova, il 14 marzo
2014.