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ECTIMA CONTAGIOSO
È una malattia virale tipica degli ovi-caprini; colpisce sia gli adulti, sia i giovani, i quali però sono più recettivi rispetto ai
primi, e nei quali provoca lesioni crostose tipiche sul naso, e di solito per la suzione esercitata dall’agnello infetti si
notano anche le stesse lesioni a livello di mammella della madre.
Tale malattia sembrava scomparsa, è invece tuttora presente. In Inghilterra e scozia la chiamano ORF che significa
“pustola” – deriva da “hurf” = pustola; in Germania la chiamano CPD ovvero “contagious pustolar dermatitis”; in
australia e in nuova zelanda la chiamano “scabby mouth”.
È una zoonosi sia professionale (pastori, tosatori…) sia non professionale; compaiono delle lesioni alle mani e agli
avambracci che sono pustole e crosticine del tutto anonime; tant’è che i dermatologici la diagnosticano come un
semplice eritema. Infatti in italia non viene riconosciuta ufficialmente dalla medicina umana come malattia.
Negli ultimi anni, tuttavia, si sono riscontrate delle forme sintomatologicamente nuove di tipo proliferativo,
intensamente vascolarizzate, simili a tumori e facilmente sanguinanti. Questa nuova forma deriva probabilmente da un
mutamento nella virulenza del virus ed è stata osservata con maggiore frequenza in soggetti immunodepressi.
STORIA NATURALE
Nel 1520 venne fatta la prima segnalazione storica quando Papa Leone X paragonò l’azione dei Luterali all’ectima; Nel
1890 Walley descrisse la malattia negli ovini in scozia; nel 1901 ci fu la 1^ segnalazione nell’uomo in un rapporto dei
servizi sanitari prussiani. Nel 1924 Aynaud dimostra che si tratta in un agente eziologico ultra filtrabile; nel 1957 la 1^
dimostrazione al microscopio elettronico e l’isolamento – perché molto grande; nel 1990 iniziano gli studi sul genoma.
EZIOLOGIA:
Famiglia: poxviridae
Sottofamiglia: chordopoxviridae
Genere Parapoxvirus: tutti poxvirus hanno un genoma simile nella porzione centrale, le porzioni terminali, in cui sono
contenuti i geni della virulenza, sono diverse nelle diverse specie.
Specie:
1. Orfvirus: parapoxvirus ovis è il più grande virus degli animali e il più grande degli orthopox (sono quelli vaiolosi)
dal cui si distingue per altro per essere ovoidale.
2. Virus della stomatite pustulosa del bovino: lesioni a livello di bocca e musello
3. Virus dello pseudo vaiolo bovino: lesioni a livello della mammalla della vacca e bocca del vitello in cui però è
raro vederle;
4. Parapoxvirus del cervo rosso della Nuova Zelanda
5. Parapoxvirus dello scoiattolo (non si sa effettivamente se sia ppox): lesioni simili a quello degli ovi-caprini; gli
animali diventano ciechi, non si nutrono più e muoiono per inanizione;
6. Parapox della foca
7. Ectima del cammello
8. Ectima del camoscio
In realtà lavori recenti dicono che questi ultimi due non esistono e che il cammello e il camoscio si infettano con quello
dell’ovino e del bovino.
MORFOLOGIA E CARATTERISTICHE:
Iil virus ha una tipica forma ovoidale, “ a gomitolo”, e presenta notevoli dimesioni (300nm x 150 nm, vale a dire al limite
con un batterio), e questo consente di fare la diagnosi al microscopio a partire dalle croste.
È un virus a DNAds costituito da 145.000 paia di basi, che sono tantissime per un virus. L’acido nucleico stà racchiuso
dentro a un core di natura proteica. L’envelope è presente o meno a seconda che il virus esca dalla cell per esocitosi o
per lisi.
Tra le proteine costitutive, la F1L è la principale, e la maggiormente antigenica, tant’è che l’ospite produce Ab quasi
esclusivamente verso di lei. F1L è il gene che codifica per la proteina P39K. È questa la proteina dominante che
costituisce l’ag principale verso il quale l’ospite produce quasi tutti i suoi anticorpi.
A differenza degli altri virus a DNA non replica nel nucleo ma nel citoplasma, ciò è dovuto alla sua relativa autonomia
enzimatica. Trascrive il suo genoma in tre momenti e in particolare nel primo momento trascrive i geni della virulenza e
nella terza fase i geni strutturali.
Composizione del virus: 90% proteine, 4% lipidi, 3% carboidrati e 3% DNA
RESISTENZA
È un virus estremamente resistente nell’ambiente: in condizioni climatiche favorevoli, vale dire al fresco, in ombra,
senza troppa umidità e al riparo dai raggi UV, può rimanere infettante nelle croste anche per anni e possono essere
trasportate ovunque. Nel vello può resistere fino ad un mese. Bisogna quindi fare attenzione agli strumenti per la
tosatura che possono veicolare l’infezione.
Negli ovini tradizionali della scozia e Inghilterra che sono chiusi e non vi penetra mai il sole, sono state trovate delle
croste ancora infettanti a distanza di 2-3 anni.
DISINFETTANTI
-sensibile a raggi UV
-quando presenta l’envelope è sensibile all’etere e al cloroformio
-vanno bene per disinfettare l’alcol al 95%
-permanganato di potassio
-anche triclorito e lisoform
COLTIVAZIONE
L’isolamento colturale è una pratica poco diffusa sia perché richiede molto tempo, sia perché la microscopia è
sufficiente per fare la diagnosi. Si isola cmq molto bene in coltura cellulare, con cellule istioblasoidi; dà effetto citopatico
(buchi, placche nel tappeto cellulare). Per lo studio di questo virus si utilizza la “cute artificiale”: si prende tessuto del
prepuzio molto ricco di cellule staminali indifferenziate e lo si mette sopra il derma artificiale (fibroblasti di topo). L’air
liquid interface ottenuto può essere utilizzato per infezioni sperimentali al posto della pecora. La coltura si sviluppa in
verticale.
EPIDEMIOLOGIA
È una malattia ad andamento endemico ma che comunque ha una bassa diffusione a livello mondiale; negli USA, in cui
ci sono pochi ovicaprini non molto considerata, mentre nel mediterraneo, in cui ci sono molte pecore da latte rispetto al
resto del mondo, è un problema più considerevole. Pseudo e orf coesistono dove ci sono le renne che non ha un virus
suo, ma s’infetta con quello degli ovini e dei bovini.
Nelle forme classiche, e non maligne, presenta una morbilità del 100% ma la letalità è inferiore all’1%. Quello che ci
interessa maggiormente sono l’abbassamento degli incrementi ponderali e le infezioni secondarie da Staphilococchi,
Streptococchi e Clostridi che aggravano la sintomatologia e che hanno come conseguenza notevoli danni economici.
In generale i giovani, in cui causa lesioni alla bocca con conseguente difficoltà nel nutrirsi, sono più ricettivi rispetto agli
adulti. Le madri di agnelli infetti inoltre si sottraggono alla lattazione per il dolore provocato dalle mastiti insorte in
seguito alla suzione da parte di questi agnelli infetti.
L’immunità non è duratura, anche se di solito se la malattia ritorna lo fa provocando delle lesioni meno gravi, ed è per
questo che i giovani sono più recettivi in quanto di solito negli adulti rimane un po’ di immunità residua acquisita in
infezioni pregresse di moderata entità passate inosservate. Quelli che non muioiono hanno problemi di accrescimento e
presentano spesso mastiti.
Nell’uomo è una zoonosi negletta, pastori, veterinaria la conoscono.
TRASMISSIONE
PATOGENESI
Il virus, penetrato nell’organismo per via transcutanea, replica il loco, a livello di cheratociti dell’epitelio, mostrando una
netta tendenza a localizzare in sedi prossime al punto d’attecchimento e a esplicare qui l’azione patogena. L’incubazione
dura 2-10 gg. Non va in circolo in quanto è epitelio tropo.
Nonostante dopo la guarigione rimanga nell’ospite una certa immunità, l’animale si può reinfettare velocemente perché
è un virus che inganna il sistema immunitario. Quindi l’animale dopo 6 mesi di solito ritorna recettivo. Nella seconda
infezione le lesioni sono comunque più lievi e la risoluzione è più rapida.
FATTORI DI VIRULENZA ED EVASIONE DAI MECCANISMI IMMUNITARI
Caratteristica peculiare del virus è quella di evadere il sistema immunitario attraverso l’espressione di geni che
acquisisce dalle cellule ospite e che codificano per citochine immunosopressive. Sono virus a DNA che si sono arricchiti
durante la coevoluzione con gli ospiti, di geni aventi un effetto immunomodulatore nelle porzioni terminali del genoma.
Queste sono:
1. VEGF: “Vasal endotelial Growth Factor” responsabile della proliferazione vasale cellulare e dell’apoptosi. È
molto studiata in quanto potrebbe ripristinare la funzionalità degli endoteli vasali in seguito a ictus e infarti. I
parapox producono un fattore analogo (simile per il 40%) che consente al virus di avere sempre a disposizione le
cellule che arrivano dal sangue che necessita; I virus che hanno il gene VEGF sono quelli responsabili delle forme
atipiche maligne proliferative;
2. IL-10: immunomodulatore, inibisce l’azione dei LinfT e la funzione delle APC (IL-2 e INF gamma); quindi smorza il
processo infiammatorio;
3. OVINFER: interferisce sulla sintesi di INF 1 e 2, sostanza simile all’interferone che produce un effetto di feedback
negativo.
4. GIF: “fattore di inibizione granulocitario”; funziona come l’IL-2 e impedisce la differenziazione e il richiamo di
macrofagi e linfociti;
5. GMCSF: esercita un feedback negativo sulla produzione di tale citochina (colony stimulating factor per i
granulociti e macrofagi) con conseguente effetto immunomodulatore.
SINTOMATOLOGIA:
1. Forma naso-labiale: croste su narici, labbra, bocca e palato;
2. Forma genitale: croste su mammella, perineo e talora testicoli;
3. Forma cutanea: lesioni di tipo eritematoso-crostoso o, di recente osservazione, di tipo proliferativo. Sembra che
tali forme proliferative siano frequenti nei soggetti immunodepressi.
DD:
a.
b.
c.
d.
Afta: nella fase iniziale sono indistinguibili, poi l’ectima forma pustole mentre l’afta vescicole;
Stomatite vescicolare
Blue tongue (in realtà non è che c’entri molto!!!)
Vaiolo ovino e caprino
PROFILASSI
NUOVE STRATEGIE VACCINALI
1. VETTORI VIRALI: si utilizza un virus che veicola gli Ag responsabili della risposta immunitaria. Si può utilizare il
vaccinia virus (come è stato fatto per la rabbia), ottenuto dal Cowpoxvirus che è stato utilizzato a partire dal
1776 per immunizzare l’uomo nei confronti del vaiolo (ma in italia questa pratica è vietata!). Inoltre il vacciniavirus presenta degli inconvenienti, che non ha invece l’orf virus; è cmq sempre un rischio usare un vaccino
eterologo perché potrebbe adattarsi.
VACCINIA-VIRUS
-DNA virus accogliente (fino a 25 Kbp, può quindi contenere diversi
geni)
-ampio host range: può replicare in diverse specie
-replicazione e trascrizione indipendente
-economico e stabile
-problemi di sicurezza, sptt in medicina umana (si verifica 1 caso di
infezione su 50.000 causato dalla vaccinazione)
ORFVIRUS
-hosta range limitato
-non dà risentimento sistemico
-non dà cross immunità con vaccinia-virus anche in
soggetti già vaccinati contro il vaiolo.
2. VACCINI A SUBUNITà: si utilizza un solo Ag per stimolare la risposta immunitaria. Può essere utilizzata la
proteina immunodominante codificata dal gene F1L (p39k definita anche STP). Questi vaccini non stimolano
un’immunità completa;
Disegno sperimentale:
a. Amplificazione mediante PCR dei geni F1L codificanti la proteina di interesse;
b. Inserimento del gene nel vettore plasmidico utilizzato per la colorazione e trasferimento in E.Coli
ingegnerizzati;
c. Estrazione del plasmide ricombinante dalle cellule batteriche, controllo del corretto inserimento genico,
quantificazione e sequenziamento del gene clonato;
d. Espressione genica e produzione delle proteine ricombinanti tramite E.Coli ingegnerizzati;
e. Purificazione della sub unità proteica mediante “metal-chelante-affinity-cromatography”. Controllo della
procedura di purificazione mediante caratterizzazione con Ab monoclonali;
f. Prova in vivo del possibile utilizzo come sub unità vaccinale della proteina prodotta
3. CEPPI VIRALI DELETI: privi dei geni immunomodulatori
TERAPIA: esistono delle preparazioni ad uso topico a vase di ANPS (nucleosidi aciclici fosfonati), purinici o pirimidinici,
pomate fatte ad hoc da mettere sulla ferita. Le croste non si dormano, ma si formano delle lesioni più lievi, una specie di
forfora con DNA virale, ma che non replica evitando così anche la contaminazione ambientale.
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