Quesito PER VOI - Febbraio 2005 Dimostrare che in ogni quadrilatero convesso il prodotto delle lunghezze delle diagonali vale almeno il doppio dell'area. In quali casi vale esattamente il doppio? Pubblichiamo le soluzioni ricevute da M. Cammarata. Soluzione 1 Per i quattro vertici del quadrilatero si conducano le parallele alle diagonali. Tali parallele definiscono un parallelogrammo la cui area è il doppio dell’area del quadrilatero. Ma l’area di un parallelogrammo è sempre minore o uguale al prodotto di due lati non paralleli. Essendo tali lati congruenti alle diagonali, segue la tesi. L’uguaglianza vale se e solo se il parallelogrammo è un rettangolo, ossia se e solo se le diagonali sono ortogonali. Soluzione 2 Si prolunghi una diagonale, per esempio BD (v. figura a lato), di un segmento DE = BO. Le coppie di triangoli BOC, DEC e ABO, ADE sono equivalenti per costruzione, e di conseguenza il triangolo ACE è equivalente al quadrilatero ABCD. Essendo EO maggiore o uguale all’altezza del triangolo ACE, segue che l’area di ACE è minore o uguale al semiprodotto AC·OE/2, ossia al semiprodotto delle diagonali, da cui la tesi. L’uguaglianza vale se e solo se EO coincide con l’altezza di ACE, ossia se e solo se le diagonali sono ortogonali. Soluzione 3.1 (questa e le tre seguenti sono varianti di una stessa soluzione) Indichia mo con a, b, c, d le misure dei quattro segmenti in cui le diagonali si dividono scambievolmente. Essendo b ≥ altezza (ABC) e d ≥ altezza (ACD), segue che l’area del quadrilatero è minore o uguale alla somma di semiprodotti (a+c)b/2 + (a+c)d/2 = (a+c)(b+d)/2, da cui la tesi. L’uguaglianza vale se e solo se le diagonali sono ortogonali. E D O A C B D d A a c b C B Soluzione 3.2 Con la stessa notazione della Soluzione 3.1, sia inoltre α l’angolo tra le diagonali. Detta S l’area del quadrilatero, ricordando che l’area di un triangolo è uguale al semiprodotto di due lati per il seno dell’angolo compreso (e che angoli supplementari hanno lo stesso seno), si ha 2S = absenα + bcsenα + cdsenα + adsenα = (ab + bc + cd + ad)senα = (a+c)(b+d)senα ≤ (a+c)(b+d) c.d.d. L’uguaglianza vale se e solo se senα = 1, ossia se e solo se le diagonali sono ortogonali. Soluzione 3.3 Sempre con riferimento alla notazione della Soluzione 3.1, le quantità a, b, c, d possono interpretarsi come moduli di vettori con origine nel punto di intersezione delle diagonali. È allora 2S = |a×b| + |b×c| + |c×d| +|d ×a| = (essendo i quattro prodotti vettori paralleli ed equiversi) = |a×b + b×c + c×d + d×a| = |a×b – c×b + c×d – a×d |= |a – c| × |b – d| ≤ |a – c| |b – d| = AC·BD, con il segno di uguaglianza che vale se e solo se i vettori a – c, b – d sono ortogonali. Soluzione 3.4 Si traccino per B e per D le altezze BH, BK relative ad AC. L’area del quadrilatero è data da AC·BH/2 + AC·DK/2 = AC(BH+DK)/2. Ma BH+DK ≤ BD, da cui la tesi. L’uguaglianza vale se e solo se H e K coincidono col punto di intersezione delle diagonali, ovvero se e solo se queste sono ortogonali. D A H K C B Soluzione 4 Lemma 1: In un parallelogrammo il prodotto delle lunghezze delle diagonali vale almeno il doppio dell'area. (La dimostrazione seguente non è applicabile a un quadrilatero qualsiasi). Posto a = B – A = C – D, b = C – B = D – A, c = C – A, d = B – D C D, valgono le relazioni c = a + b , d = a – b, da cui |c×d| = |(a + b)×(a – b)| = |b×a – a×b| = 2|b× a|. Ma 2|b×a| è il doppio dell’area c b d del parallelogrammo, ed essendo sempre |c×d| ≤ |c||d| segue la tesi. L’uguaglianza vale se e solo se c e d sono ortogonali, ossia A a B se il parallelogrammo è un rombo. Lemma 2: Qualsiasi quadrilatero convesso è equivalente a un parallelogrammo avente le stesse diagonali (in modulo e direzione) Seguendo la falsariga della Soluzione 2, è immediato dimostrare che le diagonali possono spostarsi parallelamente a sé stesse fino a incontrarsi nei punti medi senza che cambi l’area del quadrilatero (v. seconda figura a lato). La tesi segue direttamente dai due lemmi. Soluzione 5 Dette xi ,yi (i=1,..,4) le coordinate dei vertici e S l’area del quadrilatero, vale la formula 2S = ad – bc, con a = x1 – x3, b = x2 – x4, c = y 1 – y3, d = y2 – y4. Con la stessa notazione, il prodotto delle diagonali è dato da P = [(a 2 + c2)(b 2 + d 2)]1/2. Elevando al quadrato e sottraendo, si ha: P2 – (2S)2 = (a 2 + c2)(b 2 + d 2) – (ad – bc)2 = a 2b 2 + c2d 2 + 2abcd = (ab + cd)2 ≥ 0, da cui P ≥ 2S. Il segno di uguaglianza vale se e solo se ab + cd = 0, ossia se [(y1 – y3)/(x 1 – x3)][( y2 – y4)/(x2 – x4)] = –1. Ma le quantità tra parentesi quadre sono i coefficienti angolari m, m’ delle due diagonali, e la condizione mm’ = –1 è la condizione di ortogonalità. Dunque l’uguaglianza vale se e solo se le diagonali sono ortogonali. Nota linguistica: So bene che praticamente tutti i testi di geometria scrivono oggi parallelogramma e non parallelogrammo , forma questa che il correttore d’ortografia di Word considera addirittura erronea, ma che in effetti è il termine etimologicamente più corretto (dal tardo latino parallelogrammu(m), a sua volta dal greco parallelógrammon, v. dizionario Zingarelli, ed. 1996; i dizionari più vecchi, come il Palazzi del 1957, registrano solo parallelogrammo). Ho cercato nei testi dei vostri quesiti e relative soluzioni un esempio di uso dell’uno o dell’altro termine, onde attenermi ad esso, ma tra le copie che ho in archivio non ho trovato nulla. Qualunque scelta mi avrebbe fatto rischiare la figura del pedante o quella dell’ignorante, perciò ho lanciato una moneta, e il risultato è quello visibile.