Affondate la Tirpitz
La Regina solitaria del Nord
Una storia di “Fleet in being”
La vicenda del costoso accanimento della Gran
Bretagna contro la corazzata tedesca dal 1942 al 1944
“L'inestimabile eredità del predominio sul mare che ebbe origine dalla nostra insularità ci è stata
tramandata ed è stata accresciuta nei secoli..” ammiraglio David Beatty, Primo Lord del Mare
“..le nostre forze di superficie sono così inferiori alle forze britanniche che non possiamo fare altro
che mostrare come si muore con onore...” ammiraglio Erich Johann Raeder – 1939
Il piano “Z” di riarmo navale tedesco
Nel 1938, dopo l'”Anschluss” dell'Austria e la prossima occupazione della Cecoslovacchia i venti di
guerra sono ormai percepibili per tutti.
Hitler convoca l'ammiraglio Erich Johann Raeder/1876-1960) con gli alti ufficiali e sollecita un
piano di sviluppo della flotta; come gli è consueto il Fuehrer plagia e inganna gli interlocutori
prevedendo l'inizio del conflitto contro l'Inghilterra nel 1944-45. Raeder presenta un progetto di
costruzioni a lunga scadenza con proiezione oltre il 1945 che comprende anche la costruzione di
centinaia di sommergibili come sollecitato dall'amm. Karl Donitz che nel 1° conflitto mondiale era
stato un ufficiale esperto e decorato nell'arma sottomarina.
Raeder, oltre che pianificare la ricostruzione della Marina Germanica, ha un
ulteriore suo personale obiettivo: “tenere la politica fuori dalla Marina”, cosa non
facile perché gli ufficiali di marina sono visti con diffidenza dal regime nazista e
spesso diventano oggetto di indagine da parte della Gestapo, come accade anche
agli ufficiali prussiani dell'Esercito.
Raeder trasmette alla Marina i suoi principi morali, proibisce agli ufficiali di aderire a
partiti politici e mantiene il vecchio saluto navale al posto del saluto nazista. Le sue
direttive sono indirizzate affinché i marinai rimangano persone corrette ed onorevoli
non coinvolte negli eccessi del regime nazista.
L'ammiraglio seleziona i comandanti e gli equipaggi in base all'esperienza e alla professionalità,
uomini poco schierati con il regime, salva anche ufficiali di origine ebrea dalle persecuzioni
antisemite facendo ricorso, pur se malvolentieri, ad una vecchia conoscenza: Reinhard Heydrich,
lo spietato capo dell'SD-SS, ex ufficiale di marina congedato con disonore (!).
Di fatto la Kriegsmarine entra in guerra con 2 incrociatori da battaglia (Gneisenau e Scharnhorst) 3
corazzate “tascabili” (Lutzow, Admiral Scheer, Admiral Graf Spee) 3 incrociatori pesanti (Hipper,
Blucher, Prinz Eugen)e 6 leggeri, 34 cacciatorpediniere e 55 sommergibili; in totale 46 navi di
superficie importanti e moderne.
Sono ancora in allestimento le due potenti corazzate gemelle Tirpitz e Bismarck e 2 incrociatori
pesanti.
In quel momento la Royal Navy è la marina più potente del mondo con 270 navi da combattimento,
di cui 15 corazzate e incrociatori da battaglia, 7 portaerei, 66 incrociatori, 184
cacciatorpediniere, 60 sommergibili con la quale però deve difendere il suo
grande Impero in tutto il globo. Una disparità con la flotta tedesca e quella
italiana che peserà su tutti gli episodi e le battaglie seguenti.
La portaerei Graf Zeppelin (foto in cantiere) non viene ultimata per il
disinteresse di Hitler e per l'invidia di Goering, né vengono allestite le
portaerei leggere di scorta utilizzando dei mercantili, cosa che faranno invece massicciamente gli
inglesi e americani con le MAC (Merchant Aircraft Carrier) costruite in buon numero. La Graf
Zeppelin poi cade in mano ai russi e cola a picco durante il viaggio da Stettino alla Russia.
E' importante sottolineare che vi sono ormai fondamentali differenze con i battelli di vent'anni
prima, sono miglioramenti tecnologici che influenzano tattiche e strategie: propulsione diesel
invece che caldaie a vapore cioè maggiore velocità e autonomia, idrovolanti catapultabili per
osservazione e tiro, sofisticate ottiche di puntamento, radar, potenti stazioni radio, ecoscandaglio,
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sistemi di codificazione, i primi calcolatori elettronici di tiro, il giropilota, contromisure
elettroniche;sono strutture di acciaio saldato più resistenti, i ponti e le murate sono pesantemente
corazzati.
Le navi da battaglia Bismarck e Tirpitz
Ecco i dettagli delle due corazzate gemelle Bismarck e Tirpitz, le più' potenti di quel momento,
eleganti e razionali, si dice le più' “belle navi da battaglia mai costruite”:
lunghezza 251 m. - larghezza 36 m. - dislocamento a pieno carico 52.000 t. - potenza 150.200 HP
– 30 nodi di velocità – autonomia 9.000 miglia – protezione vert. 320 mm -corazza ponti 100 mm. corazza torri 360 mm. Armamento: 8 cannoni da 380/47 su quattro torri - 12 cannoni da 150/55 –
16 cannoni da 105/65 - mitragliere da 37 e 20 mm. - 8 tubi lanciasiluri - equipaggio 2600 uomini 6 idrovolanti Arado196.
Le due navi sembrano inaffondabili, una corazza di 120
mm. obliqua sui bordi come quella di una tartaruga
protegge l'opera viva e tutti i principali compartimenti, il
ponte superiore è protetto da una fascia corazzata di 320
mm. resistente alle più grosse bombe, tutte le paratie
formano una compartimentazione molto spessa, lo scafo è
praticamente impenetrabile Le quattro torri binate da 380
mm. si chiamano Antonio, Bruno, Cesare e Dora.
L'intenzione della Marina e di Hitler è di inviare la
Bismarck e l'incrociatore pesante Prinz Eugen di 14.000 t.
in crociera nell'Atlantico per un attacco combinato ai convogli di mercantili. I piani di questo
momento della Marina tedesca comprendono non soltanto la guerra al traffico nell'Atlantico ma
anche la volontà di distogliere il nemico dal prossimo intervento in Grecia e a Creta; infatti la
Grecia capitola il 21 aprile 1941, ma sono rimaste in mano agli inglesi le isole di Malta e di Creta.
Quest'ultima isola viene invasa dal cielo con l'uso massiccio di paracadutisti e di truppe
aviotrasportate – di cui il generale Student è l'artefice, per la prima volta in tutta la Storia - che
dopo duri combattimenti hanno ragione della numerosa guarnigione inglese.
La Royal Navy è costretta a intervenire distogliendo molte navi per evacuare dall'isola i 16.500
soldati inglesi, australiani e neozelandesi.
La breve e unica crociera della Bismarck - 1941
Il 18 maggio 1941 la Bismarck accompagnata dal Prinz Eugen salpa dal porto di Gotenhafen, il
comandante Lutjens durante il rifornimento iniziale commette il suo primo errore di non riempire
fino alla massima capacità i serbatoi della Bismarck, una carenza di cui vedremo i riscontri
negativi.
Il 16 maggio dai porti atlantici e dalla Francia partono le petroliere e le unità di esplorazione per
prendere le loro posizioni nei punti di attesa nell'Oceano Atlantico, a nord della Groenlandia e nelle
Azzorre; tutte queste navi dovranno provvedere per tre mesi le due corsare di acqua, nafta, viveri
e munizioni.
Proseguendo la rotta verso il canale di Danimarca le due grandi navi grigie spariscono ai ricognitori
inglesi nella nebbia grigia sempre più fitta. Nel freddo polare le due navi si fanno strada tra i
ghiacci forzando la banchisa tra la Groenlandia e la estrema penisola dell'Islanda, sulle loro tracce
si sta raggruppando tutta la flotta inglese disponibile in quel momento.
Nella grande base della Home Fleet a Scapa Flow squilla il telefono verde dell'amm. Sir John
Tovey , è arrivato l'allarme da Londra; Tovey mette in condizioni di muovere tutte le navi presenti:
l'incrociatore da battaglia Hood - fino a quel momento la più grande nave da battaglia del mondo,
da 20 anni l'orgoglio della Royal Navy e dei sudditi britannici - la nuova corazzata Princes of Wales
non ancora a punto, la portaerei Victorius, l'incrociatore pesante Repulse e le altre navi nei porti
sull'Atlantico e Gibilterra.
Contemporaneamente a Gibilterra distante 2000 km. la forza H prende il mare diretta a nord-ovest
nel grigio Atlantico composta dalla portaerei “Ark Royal” dall'incrociatore
“Renown” e da altre navi: tutto l'Ammiragliato è preoccupato del convoglio
WS8B carico di truppe in Atlantico sulla rotta delle due corsare.
Adesso le due squadre nemiche ormai sono in rotta di collisione,l' Hood
viene colpito dalla seconda salva del Prinz Eugen con un incendio a
bordo che non sembra grave ma il fuoco indirizza la quinta bordata della
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Bismarck: un colpo incredibilmente preciso perfora il ponte a centro nave non protetto ed esplode
nella Santabarbara; l'Hood salta per aria con una grande vampata senza rumore,si divide in due
tronconi che spariscono sott'acqua trascinando con sé tutto l'equipaggio di 1451 uomini, si salvano
solo in tre (foto). La Bismarck ha incassato tre colpi, due senza danni ma il terzo provoca una
fuoriuscita di nafta che ne limita immediatamente l'autonomia tracciando la sua rotta con una
striscia sul mare di prezioso carburante.
Poco dopo le ore 22.00 dalla portaerei Victorius al buio con il ponte scivoloso decollano 9 biplani
Swordfish condotti da equipaggi con poca esperienza di appontaggi su portaerei ma ben
determinati e coraggiosi. Girano a vuoto per molto tempo, poi trovano finalmente la corazzata che
li ha già avvistati e che apre un fuoco spaventoso con tutti i 50 pezzi di
bordo illuminando a giorno la notte con le bordate giallastre,rosse e verdi
dei traccianti, uno spettacolo incredibile e mortale. Nel buio della notte i
biplani di tela con il carrello fisso, gli equipaggi in abitacoli aperti sotto la
pioggia e al freddo volteggiano molto bassi sul mare sfiorando con il
carrello i marosi
cercando le migliori posizioni di lancio dei siluri; gli
artiglieri tedeschi guardano affascinati e ammirati questi aerei, che
sembrano usciti dal “Circo di von Richtofen” di anni prima, che sfidano il maltempo e la loro
possente artiglieria. Poi giunge un messaggio alle forze inglesi “riteniamo di non aver messo alcun
siluro a segno” ma nella foga del combattimento si sbagliano.
Poi il rilevamento radar segnala che la corazzata sta girando praticamente in tondo.
Nell'ultimo attacco un siluro ha colpito a poppa sotto la linea di galleggiamento nei locali
agghiaccio allagando i compartimenti e bloccando i timoni a 15°, proprio come si era immaginato il
marinaio Blum – addetto alla sicurezza – alla partenza; Blum si ricorda benissimo di questa sua
predizione intanto che lavora faticosamente per riparare i danni non riparabili.... un colpo
assolutamente imprevedibile ma fatale, un altro siluro ha colpito al centro nave sulla spessa
corazza senza fare danni.
Le corazzate Rodney e King George V aprono il fuoco sulla gigantesca nave ferita ormai ferma
come su un pontone da tiro che non riesce più a rispondere al fuoco non potendo mantenere una
rotta lineare. L'equipaggio chiuso nei locali pesantemente corazzati non si rende completamente
conto della situazione, non percepisce gli ordini di abbandono nave e continua a combattere, la
corazzata è ormai un relitto in fiamme con i cannoni contorti, costellata di squarci in cui guizzano le
fiamme emanando fumo grigio e nero da tutte le fessure.
Gli inglesi guardano con ammirazione e sgomento la nave che ha combattuto valorosamente e che
sembra ancora inaffondabile, l'amm. Tovey rinuncia di finire il relitto con le artiglierie, lo
preoccupano sia la scarsità di nafta sia l'arrivo degli U-Boote, pertanto ordina di colpirla con i
siluri dei cacciatorpediniere che danno il colpo di grazia.
La Bismarck scompare sotto il mare con le eliche ancora in movimento, la poppa appesantita si
immerge per prima poi la grande prua svasata.
Nell'acqua cosparsa di nafta annaspano centinaia di naufraghi, le navi inglesi raccolgono solo 107
marinai (tra cui il marinaio Blum) poi si allontanano lasciandoli in balia dell'oceano perché sembra
sia stato avvistato un sommergibile nemico.
Così termina la breve vita operativa della più potente nave da battaglia che abbia solcato i mari
fino a quel momento, sacrificata con il suo equipaggio in una drammatica missione dall'esito già
scontato considerando lo strapotere sui mari della Royal Navy e l'accanimento con cui l'ha cercata
e affondata. Consegnato intatto agli Alleati, il Prinz Eugen finirà la sua vita
operativa nel 1946 a Bikini durante i test nucleari americani. *
L'incubo di Winston Churchill - la corazzata Admiral Alfred von
Tirpitz Il 18 gennaio 1942 Londra è coperta di nebbia, come spesso accade, al
n.10 di Downing Street il Primo Ministro Churchill lavora indossando una
strana divisa con le bretelle che non nasconde la sua obesità. Dopo le dimissioni di Neville
Chamberlain nel maggio 1940 a causa del fallimento della sua troppo cauta politica di
appeasement (pace a prezzo di concessioni) con la Germania nazista, Sir Winston Leonard
Spencer Churchill (1874-1965) viene richiesto a gran voce come Primo Ministro e guiderà la Gran
Bretagna fino alla vittoria. In quel momento le cose non vanno ben, nonostante l'alleanza con gli
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Stati Uniti e la Russia, la sua preoccupazione riguarda il danneggiamento della Queen Elisabeth e
della Valiant nel porto di Alessandria ad opera degli incursori sommozzatori italiani e sopratutto la
notizia che la nave da battaglia Tirpitz, la più grande e moderna nave da battaglia del momento, è
in mare dopo essere uscita dal porto di Kiel. La nave è stata battezzata con il nome dell'ammiraglio
von Tirpitz (1849-1930) che tra il 1900 e il 1914 riuscì ad ottenere dal Kaiser un massiccio piano di
riarmo navale che rese la Germania la seconda potenza navale dopo la Gran Bretagna.
Churchill non sopporta che vi sia in navigazione una nave più potente di quelle della Royal Navy;
la sua esperienza di Primo Lord del Mare gli permette una acuta sensibilità sulla potenza
marittima e sui gravi problemi che questa nave potrebbe recare al traffico mercantile
indispensabile per rifornire sia la Gran Bretagna che la Russia. Certo, la Bismarck è stata
affondata ma a carissimo prezzo, è stato necessario distrarre tutta la Home Fleet da altri scenari
con un preoccupante consumo di carburante, usura delle navi, pesanti perdite di marinai
addestrati, ed ecco che ora la gemella si è ritirata in un fiordo norvegese protetta da reti parasiluri,
batterie e da isolotti dove è impossibile agire con le navi e i sommergibili. Secondo il disegno di
Raeder la corazzata ricopre un doppio ruolo: fleet in being e potente nave singola con la reale
possibilità di attaccare i convogli in Atlantico o quelli diretti in Russia. Memore delle gesta
vittoriose degli incursori italiani nel porto di Alessandria scrive un memorandum “...ditemi cosa
state facendo per emulare le imprese degli italiani....il colonnello Jefferis aveva delle idee in
proposito...gli italiani ci hanno preceduto, avrei creduto che fossimo noi a dare l'esempio...Vi prego
di aggiornarmi sulla situazione..”
Volontari per una “operazione pericolosa”
Il “maiale” inglese e i minisommergibili classe X
Nel suo ufficio sir Dudley Pound, Primo Lord del Mare, legge una circolare firmata dal Primo
Ministro “...la presenza della Tirpitz è il più grande avvenimento della guerra sul mare, nessun altro
obiettivo è paragonabile...tutta la strategia della guerra dipende da questa nave che tiene
paralizzato un numero superiore di corazzate britanniche...considero la questione della massima
urgenza...bisogna progettare dei nuovi mezzi per affondare la Tirpitz come hanno operato gli
uomini-rana italiani ad Alessandria sui nostri navigli...e anche dei sommergibili tascabili..”
Sir Max K. Horton comincia con il reclutare due ufficiali che ben conosce: G.M. Sladen, alto due
metri ex portiere della squadra di calcio dei sommergibilisti e W.R. Fell che ha comandato una
flottiglia di sommergibili.
A Fort Blockhouse, la base dei sommergibili, sbarcano i volontari per le “operazioni
pericolose”, sono buoni nuotatori e uomini motivati capaci di decisioni autonome,
amano il rischio e il mare. Sono consapevoli di aver preso un one way ticket, cioè un
biglietto senza ritorno, probabilmente. Si cominciano le prove con un mezzo
subacqueo riprodotto dal “maiale” cioè il Siluro a Lenta Corsa italiano. La leggenda
dice che durante una esercitazione a La Spezia lo stesso capitano Teseo Tesei abbia
profferito questa frase “lega questo maiale !” mentre la corrente minacciava di trascinare via il loro
mezzo, in seguito il nomignolo ha superato le barriere nazionali. Indossate le scomode tute di
immersione e il respiratore DSEA (ARO in italiano, Autorespiratore ad Ossigeno) con la bombola di
ossigeno, il sacco polmone elastico e il filtro di calce sodata, il “maiale” viene
cavalcato dai sommozzatori per gli esperimenti e le modifiche. Oltre che ad
essere scomode queste attrezzature hanno un difetto principale: superata la
profondità di dieci metri l'ossigeno diviene tossico per il sistema nervoso
centrale. L'unico vantaggio consiste nel fatto che, contrariamente al respiratore
ad aria compressa (ARA), l' ARO è a ciclo chiuso e non produce bolle, pertanto
non rivela la presenza dell'operatore
subacqueo.
Le mute di immersione sono in gomma, rigide, scomode e
fredde (il neoprene non esisteva ancora) non sono
completamente stagne e, contrariamente agli incursori italiani
in Mediterraneo, la temperatura dei mari del Nord è molto più
fredda, la visibilità è ben peggiore e l'orientamento richiede
molta perizia.
Il 1° marzo 1942 il gruppo ormai comprende 24 ufficiali della Royal Navy, 2 ufficiali dell'Esercito e
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30 tra sottufficiali e marinai. Poi le squadre vengono trasferite in Scozia e imbarcate sulla Titania,
una vecchia tinozza che è servita da deposito in Mediterraneo, per essere addestrate nel più
completo isolamento.
Mentre le squadre di sommozzatori stanno faticando fino allo sfinimento durante il durissimo
addestramento, alla foce del fiume Humble, vicino ai cantieri Varley Marines, naviga una strana
imbarcazione, un guscio grigio con un ponte molto piccolo, dal portello della torretta spuntano
uomini che armeggiano sullo scafo che poi si immerge sparendo alla vista. E' il prototipo del
sommergibile tascabile Tipo X progettato per penetrare nei porti nemici, tagliare le reti di
recinzione e deporre due cariche di esplosivo amatol sotto la chiglia delle navi nemiche. Lungo 16
metri e largo soltanto 1,70 metri, dal peso di 35 t. è un vero sommergibile, ispirato ai sommergibili
oceanici, con propulsione diesel-elettrica, è un mezzo angusto e scomodo per i tre membri
dell'equipaggio che devono districarsi tra la timoneria, i comandi di profondità, i due periscopi e i
propulsori. Non è armato né di siluri né di mitragliere, la sua unica funzione è di entrare in un porto
protetto e minare le chiglie dei battelli nemici. L'altezza massima interna nello scafo è di solo un
metro e mezzo, per cui gli uomini devono rannicchiarsi su se stessi durante tutta la navigazione.
Questi midget submarine tipo X sono ancora più scomodi dei sommergibili oceanici,quando è
possibile, il cibo viene cotto su un fornello elettrico altrimenti si mangiano le scatolette, il gabinetto
dentro la botte del WD è impossibile da usare e si allaga insieme alla camera stagna – quello
unico per 50 uomini dei sommergibili oceanici è un lusso sfrenato in confronto - le infiltrazioni
d'acqua sia nello scafo che nelle cariche esterne rimangono un problema irrisolto. Vicino alla prua
è sistemata la camera stagna (WD - Wet and Dry) con i portelli di uscita e di ingresso. Se
necessario il sommozzatore, dotato di attrezzature di immersione, esce da questa angusta botte
collegata con l'esterno per tagliare le reti di protezione o altri ostacoli con le cesoie ad aria
compressa. Vi sono anche dei piccoli oblò per orientarsi sott'acqua per il posizionamento delle
due potenti cariche che hanno la sagoma dello scafo per renderlo meglio idrodinamico. Le cariche
sono sganciate dall'interno e la detonazione viene regolata da un meccanismo ad orologeria, il
problema vero è quello di collocarle sotto lo scafo della nave nemica, al buio più completo, in balia
delle correnti e delle maree e nel silenzio più assoluto. Questi sommergibili non hanno l'autonomia
necessaria e la tenuta in mare né le comodità per l'equipaggio per percorrere lunghi tragitti
pertanto devono essere trainati da mezzi più potenti fino alla meta della missione. Sono
l'alternativa al fallimento della missione dei sommozzatori anche perché la loro costruzione e
messa a punto è molto più complessa degli SLC. Durante l'addestramento accadono diversi
incidenti, di cui uno mortale con la perdita di un marinaio a bordo dell'X.4, dai quali vengono tratti
molti insegnamenti durante la costruzione dei midget submarine nelle officine della VickersArmstrong, ma rimangono battelli angusti e difficili da manovrare con mare agitato.
La Tirpitz – gennaio 1942
Dal 16 gennaio la nave da battaglia è ancorata in una ramificazione nel
fiordo di Trondheim a sud della Norvegia, dopo un anno di preparativi
adesso è pronta al combattimento, il suo comandante si chiama Karl
Topp, entrato in marina nel 1914 è un uomo duro ed energico, ha
prestato servizio nei sommergibili e sulla famosa nave corsara Emden .
Durante la 1a Guerra Mondiale l'incrociatore ausiliario Emden ha
affondato ben 17 navi durante la sua campagna di corsa nei mari orientali, ricercato da un gran
numero di navi britanniche è poi stato affondato in una battaglia impari. (vd. in questo sito web “I
corsari nell'epoca moderna”).
L'equipaggio della Tirpitz è fiducioso sulla robustezza della nave ritenuta
inaffondabile, sono consapevoli e rassicurati della efficacia delle corazze della
Bismarck che è stata sopraffatta solo dall'accanimento di tutta la Home Fleet.
La grande e comoda mensa è decorata da un ritratto del grand'ammiraglio
Tirpitz, il Fuerher è rappresentato solo in una fotografia nella cabina di un
ufficiale. Topp si domanda quante spie, partigiani norvegesi e agenti segreti
sappiano ormai della presenza della nave in questo Paese occupato ma
nemico, intanto prende i suoi provvedimenti per proteggere dal mare e dal
cielo la nave e mettere comodi i suoi giovani marinai durante i turni di riposo
nelle pittoresche e colorate casette norvegesi; è un equipaggio giovane, entusiasta, ben
addestrato, che gli è fedele...e che lo ha battezzato con il nome di Charlie.
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La Tirpitz in mare - la battaglia delle Lofoten – marzo 1942
A bordo della Tirpitz la vita scorre apparentemente tranquilla nelle lunghe notti invernali: le prove
dei motori, degli impianti e la messa a punto delle armi occupano l'equipaggio senza malumore tra
i 2.400 marinai. Il comandante Topp è molto attento nel mantenere l'eguaglianza di trattamento tra
i marinai e gli ufficiali, il vitto è uguale per tutti, abbondante e di buona qualità, alcuni ufficiali
studiano il norvegese, qualcuno suona degli strumenti, molti si servono di una ricca biblioteca
galleggiante ormeggiata nel fiordo.
Poi all'improvviso e finalmente la nave si risveglia freneticamente: il 7 marzo è stato avvistato da
un ricognitore Focke-Wulf il convoglio P.Q.12 di 16 navi diretto a Murmansk in Russia e la
corazzata esce scortata da 3 cacciatorpediniere; il tempo è pessimo, i ponti si coprono di brina e
di ghiaccio, sono sopra il 78° di latitudine nell'Oceano Glaciale Artico. Non avendo trovato il
convoglio, l'ammiraglio Ciliax, appena salito a bordo, decide di rientrare anche perché il maltempo
impedisce di rifornire le tre navi di scorta che faticano a tenere il mare.
Nel frattempo, divisa in due formazioni, sotto il comando dell'ammiraglio Tovey
la Home Fleet sta scortando i due convogli P.Q.12 e P.Q. 8: Tovey si ritrova per
la seconda volta ad affrontare una corazzata della stessa classe Bismarck,
questa volta ha a disposizione due importanti squadre composte da una
corazzata, dalla portaerei Victorious, un incrociatore e 12 cacciatorpediniere.
Procedendo a 25 nodi e senza avere ancora avvistato il nemico, Tovey fa
decollare gli aerosiluranti Fairey Albacore alle ore 6.40 del mattino.
Dopo una lunga ricerca gli aerei trovano e attaccano la Tirpitz che apre un violentissimo fuoco di
sbarramento manovrando in modo sorprendente per la sua mole e per il tempo pessimo. Divisi in
due gruppi gli aerei attaccano da sinistra e da destra per prendere l'obiettivo su due fuochi ma la
nave, diretta magistralmente da Topp, schiva tutti i siluri. Un aereo si incendia e passa a pochi
metri dal comandante in seconda che vede distintamente il viso del pilota terrorizzato, poi scivola
sulla murata corazzata e finisce in mare, altri due aerosiluranti vengono abbattuti, poi le squadriglie
si allontanano. Qualche coraggioso aviatore dopo il lancio del siluro torna sulla nave sparando con
le mitragliatrici del suo biplano Albacore (foto) che è una copia appena più moderna del vecchio
Swordfish finalmente con l'abitacolo chiuso per i tre membri dell'equipaggio.
Ignari di essersi trovati a poche decine di miglia dai due convogli l'ammiraglio Ciliax e il
comandante Topp riportano la nave all'ammaraggio a Trondheim.
In questa scacchiera infernale e mortale tutte le pedine si sono spostate continuamente nelle
acque agitate e gelide, sarebbe bastato qualche miglio in più affinché la regina, rimasta sola, fosse
annientata oppure distruggesse i convogli con la sua grande potenza di fuoco. La Tirpitz è tornata
indenne al punto di partenza, il Faettenfjord, con grande delusione degli agenti della Resistenza
norvegese che la spiano continuamente rischiando le loro vite sotto la minaccia della Gestapo.
Per questa volta i convogli si sono salvati.
Il raid nel bacino di Saint-Nazaire – marzo 1942 – la notte dei Commando -
Operazione Chariot (cocchio)
L'inizio del 1942 si prospetta drammatico per la Gran Bretagna: Rommel sembra incontenibile nel
teatro Nord Africano e i “branchi di lupi” degli U-Boot stanno affondando cifre insostenibili di
naviglio mercantile, inoltre la corazzata Tirpitz rimane una minaccia potenziale per i mercantili in
Atlantico, se lasciasse il suo ormeggio in Norvegia attaccherebbe i preziosi convogli come una
volpe scatenata in un pollaio. L'unico bacino di carenaggio in Atlantico che potrebbe ospitare
questa gigantesca nave è quello di Saint-Nazaire all'estuario della Loira, quindi questo porto
diventa la chiave del problema per il Primo Ministro sempre ossessionato dalle sue riflessioni. I
bombardieri della RAF hanno cercato di martellarlo ma con scarso successo, il bacino è protetto
da potenti batterie e le abitazioni dei civili sono troppo vicine, per cui il compito passa alla
Marina e ai suoi addestrati Commando. ((vd. in questo stesso sito web “I giorni dei Commando”)
Il 27 marzo 1942 a bordo di un vecchio caccia, di alcune motolance e
motocannoniere 611 marinai e Commando, divisi in gruppi di assalto e
di supporto, sbarcano nottetempo nel porto, demoliscono tutte le
principali installazioni e fanno esplodere una potente carica di 4.250 kg.
di esplosivo nascosta a bordo del vecchio cacciatorpediniere
Campbeltown mandato ad incastrarsi contro il cassone scorrevole che
chiude il bacino (foto).
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I combattimenti per le strade sono terribili, gli incursori si muovono veloci sulle scarpe di gomma
sparando a raffica e sistemando esplosivi, le pallottole colpiscono tutti, anche gli operai francesi e
i lavoratori coatti della Organizzazione Todt, le truppe di presidio tedesche sono molto nervose,
vedono nemici dappertutto e scatenano un inferno di fuoco contro tutti anche durante tutto il
giorno dopo l'attacco. Il prezzo dell'incursione è molto elevato per i Commando con 169 morti,
duecento vengono fatti prigionieri mentre il resto di loro riesce a reimbarcarsi. Il presidio tedesco e
i civili contano oltre 350 caduti, ma il grande bacino rimane fuori servizio per oltre un anno e sarà
completamente ripristinato solo dopo la fine del conflitto. La fortunata incursione vanta un doppio
successo: la Tirpitz non dispone più di un bacino di carenaggio dove appoggiarsi nell'Atlantico e
rimane forzatamente nel suo ormeggio sicuro in Norvegia, mentre la Gran Bretagna ha
dimostrato al mondo e agli Alleati la sua volontà indomabile di combattere in un momento molto
difficile. Le perdite di tanti uomini inviati in un raid praticamente senza one way ticket non sono
considerate significative vista l'importanza della missione, e questa operazione è soltanto l'inizio,
come vedremo in seguito, di altre per distruggere la corazzata nemica.
“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che
conta” (Winston Churchill) frase emblematica di un uomo che ha passato sessant'anni in politica
influenzando il destino di tutta l'Europa e che ha sempre dimostrato determinazione incrollabile e
assoluta fedeltà verso l'Impero.
Operazione “Title” - i sommozzatori inglesi – il peschereccio Arthur
Dopo aver accantonato l'assurda idea di dotare una piccola nave di due tubi lanciasiluri proprio in
una zona strettamente sorvegliata, l'Ammiragliato inglese decide di far trasportare due “maiali” da
un peschereccio norvegese dotato di una robusta gru adatta a calare in acqua i due SLC a poche
miglia dall'attracco della Tirpitz;il progetto prevede che i due mezzi d'assalto proseguano con i loro
motori a batteria posando le due testate di 600 libbre di esplosivo sotto la chiglia della corazzata. I
quattro sommozzatori sarebbero poi messi in salvo dalla Resistenza norvegese. Viene scelto il
peschereccio Arthur che appartiene a un modello molto comune nella zona di Trondheim e come
suo comandante il capitano Leif Larsen, un uomo fidato e molto calmo, ben conosciuto per le sue
gesta come volontario nella rete della Resistenza.
Il 26 ottobre 1942 l' Arthur (foto) leva le ancore e parte per la sua missione: trasportare due
“maiali” e cinque sommozzatori inglesi fino all'ancoraggio della Tirpitz nel Faettenfjord. Vengono
salutati anche dal principe ereditario norvegese Olaf, venuto apposta
da Londra, e dal generale Hansteen comandante delle forze norvegesi
in Inghilterra. Il tempo è cattivo, le ondate sono lunghe ma il robusto
peschereccio procede sicuro, il suo comandante Leif Larsen controlla
preoccupato che i due mezzi subacquei siano ben fermi nascosti sotto
le reti e le incerate. Il 29 ottobre l'Arthur si avvicina alle coste norvegesi
e l'equipaggio e i sommozzatori Brewster, Kalve, Kraig ed Evans
cominciano a liberare le cariche esplosive e i due SLC dalle incerate e dai sacchi di torba stoccati
a bordo per nascondere i due mezzi d'assalto. Un aereo tedesco li sorvola a lungo, il pilota si
esibisce in una lunga serie di acrobazie spettacolari ignaro delle maledizioni dell'equipaggio che a
causa sua sta perdendo tempo prezioso. L' Arthur ora incrocia alcune navi tedesche armate, a
terra le sentinelle controllano tutto con i binocoli e i sommozzatori sono costretti a nascondersi
nella sentina segreta potendo uscire solo di notte. Dopo aver subito un controllo accurato da parte
di una motovedetta nemica finalmente l'Arthur arriva a Trondheim di notte, è una notte senza luna
il mare è poco mosso, sembrano le condizioni di attacco ideali! Il motore però ha breve vita, è
stato riparato velocemente grazie alla collaborazione della Resistenza norvegese durante una
sosta in un villaggio ma non può durare ancora a lungo. All'improvviso proprio quando la Tirpitz è
a vista il tempo peggiora e una enorme ondata si infrange contro il peschereccio, i cavi di rimorchio
dei “maiali” si rompono e la missione viene per forza cancellata. I dieci
uomini affranti e delusi dopo tanta preparazione, pericoli e fatiche si
rassegnano ad affondare il peschereccio a mezzo miglio dalla costa. Gli
inglesi e l'equipaggio norvegese, raccolte poche provviste, si mettono in
marcia verso il confine svedese. Il battello, il cui albero sporge dalle acque,
verrà poi recuperato dai tedeschi ed utilizzato nel fiordo. Alla fine della
guerra verrà riconsegnato al suo legittimo proprietario cui Leif Larsen
l'aveva “sottratto”. (foto del capitano).
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Gli uomini sono molto stanchi, gli inglesi indossano il battle-dress che li protegge dall'essere
processati come spie mentre i norvegesi sono molto più a rischio con i loro indumenti da pescatori,
non hanno con sé abiti di ricambio e gli stivaletti non sono adatti alla lunga marcia sulla neve e sul
ghiaccio. Dall'alto di un promontorio si vedono ben mimetizzate nelle acque scure la Tirpitz e la
nave da battaglia Scharnhorst, una visione che mette molta amarezza dopo tante fatiche inutili.
Aiutati dalla ospitalità dei cacciatori e contadini locali - che non fanno domande - dopo un breve
scontro a fuoco con un soldato tedesco e un gendarme norvegese collaborazionista, finalmente
raggiungono il confine svedese dove le guardie di frontiera offrono loro abiti, cibo e un bagno
caldo.
Il gruppo si ritrova a Stoccolma per essere poi rimpatriato grazie alla rete di collaboratori sostenuta
e aiutata dai britannici che utilizzano aerei e molte imbarcazioni per
trasportare attrezzature, armi, agenti e spie sulle coste frastagliate della
Norvegia occupata. Soltanto Evans viene imprigionato e poi giustiziato
come spia per ordine di Hitler.
E' stata una missione probabilmente pianificata frettolosamente e con
mezzi inadeguati, è stato un vero azzardo pericoloso partire dalle Shetland
fino all'interno del fiordo norvegese sperando di mettere in mare i due SLC
da un peschereccio e di deporre le due cariche sotto la chiglia della grande nave nemica in quelle
acque gelide e imprevedibili. A questo punto viene inevitabile fare il confronto con la riuscita
missione italiana nel porto di Alessandria, in cui i Siluri a Lenta Corsa hanno danneggiato le due
corazzate britanniche Valiant e Queen Elisabeth e altre due navi; questa è stata una operazione
accuratamente pianificata (e..fortunata) nella quale però i tre mezzi di assalto sono stati trasportati
durante tutta la navigazione dentro dei cassoni stagni montati sopra lo scafo del sommergibile
Scirè (foto dello Scirè).
Hitler cerca di disarmare le grandi navi – le dimissioni di Raeder – la battaglia
dell'Atlantico
Il 14 novembre 1942 il grand'ammiraglio Raeder viene convocato al Berghof in un bel paesaggio sereno e ben curato (foto) – da Hitler che gli rinfaccia
aspramente l'inattività delle grandi navi da battaglia ferme nei porti. Secondo lui
queste navi tengono immobilizzati migliaia di uomini, tecnici, viveri e tonnellate
di prezioso carburante. Hitler – che per sua stessa ammissione ignora tutto
sulle strategie navali, confida all'ammiraglio “a terra sono un eroe, in mare
sono un poltrone” - ormai concepisce idee irrealistiche e fantasiose, ha una concezione
continentale della guerra e in quel momento è preoccupato di quanto accade alle armate tedesche
accerchiate a Stalingrado. Dà un ordine assurdo a Raeder: “tutte le grandi unità non usciranno
che dietro mio ordine !” Maestro di opportunismo e incapace di strategie a lungo termine il
dittatore dimentica di aver voluto lui stesso questa flotta per motivi di prestigio e per intimidire gli
avversari.
Il 6 gennaio 1943 Reader è di nuovo convocato da Hitler nella “tana del lupo” vicino a Rastenburg,
il dittatore parla ininterrottamente per un ora e mezzo senza interruzioni in una concione in cui
illustra proprio all'ammiraglio tutta la storia della marina tedesca fin dalla sua creazione da parte di
Alfred von Tirpitz. Definisce obsolete le navi da battaglia e intende portarle al disarmo per
riutilizzare tutto il materiale. Reader, vicino ai 67 anni, decide di dimettersi e propone come suo
successore l'ammiraglio Karl Doenitz (foto) che comanda la flotta dei sommergibili che in quel
momento colgono i loro migliori risultati contro i convogli alleati.
Nell'incontro durante il suo insediamento Doenitz riesce con fermezza a far
accettare da Hitler il suo piano: si assume la completa responsabilità di ordinare
alle grandi navi di combattere ogni volta che si presenti l'occasione propizia e
ribadisce la completa autonomia dei comandanti una volta in mare. In un ulteriore
incontro, con molta determinazione, riesce a ottenere una dilazione sul disarmo
delle grandi navi, un argomento di cui non si parlerà più in seguito.
Hitler, in fin dei conti, non può assolutamente fare a meno degli ufficiali di carriera
di lunga tradizione, è sospettoso verso di loro e cerca di ingraziarseli a forza di promozioni e
regalie, ma sa bene che questa casta considera con disprezzo gli avidi borghesi che hanno fatto
carriera nel partito nazista, una cerchia di cortigiani spesso incompetenti ma fedeli che
contribuiranno, paradossalmente, al disfacimento del partito medesimo e della Germania. Infatti è
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stato proprio grazie ai “grandi innovatori” come i generali Student, Rommel, Guderian, von
Manstein che in quel 1942 l'Asse consolida i suoi migliori successi: tutta l'Europa è stata occupata,
la Russia è stata invasa per migliaia di chilometri con milioni di prigionieri e perdite, in Africa il
generale Rommel è inarrestabile, gli U-Boot stanno devastando i convogli in Atlantico. Nel corso di
tutta la guerra la Germania costruisce, nonostante i bombardamenti sulle fabbriche e sui cantieri,
ben 1.100 U-Boot di diversi modelli tra i quali (fortunatamente) pochi esemplari dell'ultimo Type
XXI che sono sottomarini così moderni e letali da essere prodotti ancora oggi. Durante i cinque
anni del conflitto nella “Battaglia dell'Atlantico” i sommergibili tedeschi affondano 2.840 mercantili
e 175 navi da guerra (di cui 6 portaerei) alleate, subendo la perdita di 784 sommergibili e di ben
27.500 uomini. Prima che gli Alleati prendano le contromisure (“Task Group” composte da portaerei
leggere di scorta, destroyers, bombardieri/pattugliatori a lungo raggio B-24, ASDIC, sonar e radar
centimetrico) la media di affondamenti minaccia di strangolare la Gran Bretagna e di scontentare
le pretese e le proteste di Stalin. La conquista della Francia permette ai sommergibili tedeschi di
partire direttamente dai porti francesi sull'Atlantico, specialmente da Lorient e S.Nazaire dove
l'Organizzazione Todt utilizzando lavoratori coatti costruisce dei bunker per ricoverare i
sommergibili, così robusti che esistono ancora adesso. In totale vengono affondate 15 milioni di
tonnellate di naviglio dal 1940 al 1945 con il loro prezioso carico e vi perdono la vita circa 30.000
marinai di ogni nazionalità, la maggior parte sono dei civili.
Ma uno degli errori di valutazione di Doenitz e di Hitler sta nel calcolo della proporzione tra naviglio
nemico affondato confrontata con la capacità cantieristica alleata: per esempio gli U.S.A.
producono in tre anni ben 2.710 nuove Liberty (due al giorno) che possono trasportare oltre 7.000
t. di carico. Una massa produttiva che inevitabilmente rende perdente l'apparente vantaggio
derivante dai successi degli U-Boot.
Operazione “Source” - i sommergibili tascabili tipo X
L'ammiraglio dei sommergibili Sir Claud Barry dopo una lunga messa a punto fissa la data per la
missione con i sommergibili Tipo X prevedendo tempo positivo,notti lunghe e chiaro di luna. E' il
progetto successivo, ben più costoso e impegnativo, che subentra al
fallimento dell'Operazione Title. Dopo aver rinunciato all'ipotesi di trainare
i mini sommergibili con dei pescherecci norvegesi viene deciso che il
traino venga affidato a 6 sommergibili oceanici serie T (foto) e serie S a
malincuore distolti dai loro compiti, fino a un giorno di navigazione
dall'obiettivo ove sono segnalate la Tirpitz, la Scharnhorst e la Lutzow
dopo di che proseguiranno in autonomia.
Per essere sicuri della presenza delle navi nemiche vengono inviati in Russia dei ricognitori
Spitfire sull'approssimato e rustico aeroporto di Vaenga – non senza una lunga attesa dei visti e
dei permessi da parte delle autorità russe accompagnati da potenti bevute di vodka insieme agli
alleati – che fotografano la Tirpitz ormeggiata dove previsto.
Sabato 11 settembre 1943 i 12 sommergibili mollano gli ormeggi con questa disposizione: X3 con il
Thrasher, X6 con Truculent, X7 con Sturbborn, X8 con Seanymph, X9 e l' Syrtis, X10 al traino di
Sceptre. In totale sono coinvolti nella missione 400 tra marinai ed ufficiali.
I cavi di rimorchio sono in canapa di Manila lunghi 200 m. con all'interno il cavo telefonico e sono
così pesanti che vengono fissati dei galleggianti in balsa.
Dentro lo scafo degli X la vita non è per niente divertente, le infiltrazioni di acqua e di umidità sono
un continuo impegno, i periscopi fanno continuamente gioco, l'aria è stantia, gli intervalli di
areazione sono solo un sollievo passeggero, il vitto è di emergenza, l'abitabilità è impossibile
anche per pochi giorni, il piccolo WC spesso non funziona, è impossibile
anche lavarsi le mani, gli interventi di manutenzione sono stressanti.
Accadono alcuni incidenti dovuti al mare mosso, l'X 8 perde il Seanymph e
poi lo ritrova, i piccoli battelli risentono delle onde e devono navigare in
immersione fino a quando le batterie lo permettono
poi devono
riemergere per ricaricarle, i cavi di traino tendono a rompersi e spesso i telefoni non funzionano.
L' X 8 è costretto a mollare la carica esplosiva di dritta che imbarca acqua che poi esplode
violentemente, poi viene sganciata anche la seconda carica che detona prima del tempo previsto
danneggiando il mezzo; fallita la loro missione gli uomini colano a picco l'X8 e trasbordano sul
Seanymph. Il cavo di rimorchio dell'X9 si rompe mentre il sommergibile è in immersione, sul mare
sono visibili alcune macchie d'olio che il Syrtis segue inutilmente, poi abbandona le ricerche e
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punta verso nord, il sommergibile tascabile è perduto completamente.
La sera del 20 settembre quattro sommergibili X vengono staccati dai loro traini proseguendo con i
propri mezzi mentre i sommergibili oceanici indietreggiano verso i settori di attesa.
Giovedì 22 settembre l' X-7 grazie al varco aperto da una motovedetta riesce a passare lo
sbarramento di reti, poi rimane impigliato a 23 m. di profondità ma a forza di “avanti tutta” e
“indietro tutta” come un'anguilla finalmente si libera nelle acque buie, Godfrey Place guarda nel
periscopio e la Tirpitz è a meno di 20 metri !
Anche l'X-6 segue la scia di una motovedetta e nel periscopio offuscato la Tirpitz appare distante
solo 2 miglia, passa sotto l'ormeggio di un destroyer, gratta sotto un pontone, urta un banco di
sabbia e risale pericolosamente; la Tirpitz li sovrasta, l'X- 6 raschia la carena della corazzata e
Cameron ordina di sganciare le due cariche pesanti 2 t. Alleggerito il sommergibile esce in
superficie di fianco all'enorme scafo poi arriva una motovedetta che prende a bordo i quattro
uomini. L'X-6 sprofonda sotto lo scafo della grande nave.
L'X-7 sbatte brutalmente contro la carena della Tirpitz, molla le cariche a pochi metri dalla prua
sotto la torretta Cesare, manovra tra le reti ma viene inquadrato dalle armi leggere che aprono
molte falle nello scafo. Il comandante Godfrey Place si issa fuori bordo dalla torretta agitando il suo
maglione bianco in mezzo alle pallottole e nuota fino a un pontone; è l'unico a salvarsi, gli altri
uomini non riescono a uscire in tempo e lo scafo allagato va a fondo.
Sulla Tirpitz il comandante Hans Mayer prova amarezza per la mancanza di protezione aerea e
ricognizione, ha preso il posto del capitano Topp, è un ufficale colto, alto e snello, mutilato del
braccio sinistro, pensa sconfortato che la Tirpitz e la Scharnhorst e 5 cacciatorpediniere sono
sperduti e dimenticati nei fiordi norvegesi senza poter intervenire nelle battaglie sul mare. L'inverno
artico è molto rigido, il mare spesso è ghiacciato e nonostante ciò le misure di sorveglianza sono
adeguate anche se i pochi rimorchiatori sono insufficienti per aprire e chiudere i passaggi giorno e
notte, spesso infatti rimangono aperti e Mayer sa che la scarsa profondità dei fiordi rende
improbabile il passaggio di sommergibili nemici. Quel mattino Mayer si sta vestendo quando a
bordo suona l'allarme, un ufficiale ha scorto un piccolo sommergibile governare verso la loro nave,
subito dopo due motovedette accostano e prendono a bordo 4 uomini con i volti tirati, pallidi,
sporchi e con le barbe lunghe. Sono inglesi e senza una parola salgono a bordo della Tirpitz, è
l'equipaggio dell' X-6. Ora tutti i 2.000 uomini a bordo della corazzata sono al posto di
combattimento, Mayer ordina di preparare l'unico sommozzatore per ispezionare la nave,
sicuramente lo scafo è minato ma purtroppo manca un rimorchiatore per trainarlo velocemente
fuori dall'ormeggio.
La nave viene alleggerita a prua dove è emerso il sommergibile
presupponendo che sia la zona dove sono state posate le mine. Passato l'attimo di stupore
iniziale i marinai tedeschi spingono i quattro prigionieri verso il ponte principale ignorando le
energiche proteste di Lotimer che pretende il saluto militare dovuto ad ogni ufficiale che salga a
bordo ! Cameron e Lotimer vengono interrogati ma rispondono solo declinando il grado e le
generalità, il loro sguardo è fisso sugli orologi, sanno che il timer delle cariche si sta avvicinando
alle detonazioni.
Poi alcune terribili esplosioni e una grande colonna d'acqua scuotono la Tirpitz e la nave si inclina
a sinistra !
Cameron, Lotimer, Kendall e Goddard vengono confinati in un alloggio, rifocillati con caffè bollente
e con coperte, poi si aggiunge Godfrey Place stanco e intirizzito, Il comandante Mayer si dimostra
un rispettoso ufficiale di marina secondo le tradizioni e li lascia dormire. Al gruppo si aggiunge
Bob Aitken dell' X-7 che racconta che il sommergibile tascabile è affondato a 40 metri e che lui è
l'unico sopravvissuto, si è salvato nel buio e nell'acqua ghiacciata che ha invaso il battello uscendo
dalla camera stagna WD con il respiratore DSEA mentre gli altri tre hanno finito l'ossigeno e sono
annegati al buio.
L' X-5 affonda vicino a riva a 800 m. dalla corazzata bersagliato dai cannoni di 37 mm., la prua si
solleva e poi sparisce in mezzo agli spruzzi delle cannonate, nessuno si salva.
La Tirpitz è danneggiata gravemente, le pesanti torri Antonio e Cesare sono divelte, la nafta si è
riversata dappertutto, la sala macchine è danneggiata ma la grande nave non è affondata grazie
alla tenuta stagna delle robuste compartimentazioni e alla tempestiva manovra di Mayer.
Il giorno dopo i prigionieri vengono inviati nel campo di Marlag-Milan Nord dove rimarranno fino
alla fine delle ostilità.
Cameron e Place riceveranno la Victoria Cross e gli altri membri degli equipaggi il Distinguished
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Service Order.
I sommergibili oceanici intanto costeggiano nei punti prestabiliti per i recupero dei midget
submarine ma il mare è deserto. Il 26 settembre sentono dalla radio tedesca dell'avvenuto attacco
ma senza i dettagli dei risultati e delle perdite. Il tempo è sempre più cattivo, la visibilità è quasi
nulla per via della foschia, il mare è spesso gelato, senza messaggi o avvistamenti prendono a
malincuore la via del ritorno salvo il Stubborn che incontra l'X-10 che ha rinunciato per le troppe
avarie, il piccolo battello imbarca molta acqua e dal portello esce del fumo nero e l'odore
nauseabondo del bugliolo allagato. Trasbordati i quattro uomini stanchi e frastornati l'X-10 viene
affondato. Tutti i sei sommergibili oceanici ripercorrono la rotta di circa mille miglia, questa volta
senza un midget al traino, sono andati tutti perduti come molti membri degli equipaggi. Due anni di
duro addestramento e di fatiche si sono così conclusi, solo la fortuna ha voluto che ben 12
sommergibili in navigazione non venissero avvistati dalla ricognizione aerea.
Nel fiordo vengono esaminati i danni della corazzata, si esclude l'ipotesi di un
rimorchio fino ad un bacino di carenaggio in Germania e vengono chiamate la
nave officina Neumark e un piroscafo per alloggiare le squadre di tecnici in
arrivo. Si contano 100 feriti e un morto.
Gli inglesi sono molto delusi, l'Operazione Source non ha raggiunto
pienamente il suo obiettivo: la gigantesca corazzata galleggia, potrebbe
navigare anche se a velocità ridotta, gli armamenti e gli impianti stanno per
essere faticosamente ripristinati, si stima sia solo questione di pochi mesi.
Nel frattempo i preziosi convogli artici passano con i mercantili carichi di armi
e rifornimenti verso i porti di Murmansk e Arcangelo calmando le proteste e
le pretese di Stalin (qui un manifesto di propaganda). Nel Mare del Nord
l'unico pericolo reale è l'incrociatore pesante da battaglia Scharnhorst che è intatto mentre la
corazzata “tascabile” Lutzow è ferma per la revisione dei motori.
Gli attacchi aerei - Operazione Tungsten
Il Natale 1943 viene festeggiato con serenità sulla Tirpitz, i lavori di riparazione continuano
alacremente, i danni vengono mimetizzati alla ricognizione aerea inglese e russa, il nemico deve
credere che l'onnipotenza della nave sia ancora indenne. Il 26 dicembre lo Scharnhorst va
all'attacco del convoglio Y.W.55B e viene affondato dalla scorta composta da incrociatori e dalla
corazzata Duke of York, si salvano 36 marinai su 1.900.
La Tirpitz è ormai l'unica grande nave rimasta nelle acque norvegesi, è pronta per il
combattimento e nel marzo 1944 esce in mare. E' una continua fonte di preoccupazione per
l'Ammiragliato inglese – nonché l'incubo assillante di Winston Churchill – che organizza l'
Operazione Tungsten: un attacco improvviso e decisivo di 42 bombardieri navali Barracuda
decollati dalla numerosa scorta del grande convoglio J.W.58, composta
da portaerei, incrociatori e destroyers. I bombardieri Barracuda sono
scortati da ben 50 caccia navali di produzione americana (Hellcat e
Corsair) che hanno il compito di mitragliare il ponte e la difesa
contraerea per distogliere il tiro dai bombardieri in quota.
E' l'alba del 3 marzo e una trentina di aerei sbucano molto veloci dalla
montagna del fiordo, mitragliano il ponte e le sovrastrutture mentre
dall'alto cadono le bombe uccidendo i cannonieri che dalle loro postazioni aprono un fuoco di
sbarramento intenso ma poco efficace contro i caccia che volano troppo bassi.
Poi il silenzio, il primo attacco è durato esattamente un minuto.
Il capitano Meyer è ferito e il primo ufficiale, presupponendo che la seconda
ondata composta da aerosiluranti verrà dal mare, manovra la nave ponendola
perpendicolare alla terra. Da sinistra arriva la seconda ondata di caccia e di
bombardieri che ripetono la stessa procedura di attacco stavolta la cortina
nebbiogena circonda la nave e la contraerea non viene colta di sorpresa. Gli
aerosiluranti Albacore non si fanno vedere, anche questo attacco dura un
minuto esatto (foto).
A bordo si contano 122 morti e 316 feriti di cui alcuni sono molto gravi, il capitano Meyer viene
sostituito in seguito dal capitano Wolf Junge.
I danni sono più apparenti che reali e la riparazioni sono presto effettuate dai tecnici e dalle
maestranze straniere reclutate - forzatamente - tra gli ucraini e gli olandesi di etnia tedesca
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(i cosiddetti “Volksdeutsche”).
La flotta di attacco inglese rientra a Scapa Flow con l'amara sensazione di una missione non
raggiunta e l'Ammiragliato sa che la Tirpitz è ancora a galla come se fosse realmente
indistruttibile.
Tutti sono ben consapevoli che il Primo Ministro non sarà soddisfatto fino a quando questa
minaccia non sarà colata a picco definitivamente. A dispetto dei britannici la corazzata dopo pochi
mesi è pronta per il mare, esce dal fiordo per le prove e poi rientra al sicuro sempre senza la
scorta degli aerei, il maresciallo H. Goering si rifiuta testardamente per l 'ennesima volta di mettere
i suoi aerei a disposizione della Marina anche se un grande aeroporto è distante solo 200
chilometri. Difatti la Luftwaffe proprio non ha visto nulla, né il grande convoglio ben scortato né gli
stormi di aerei d'attacco. L'assenza di difesa aerea permette in tre anni alla aviazione inglese di
effettuare, dal gennaio 1942 all'agosto 1944, ben undici attacchi con esiti insoddisfacenti
utilizzando un totale di circa 300 bombardieri e caccia che si avvicendano sopra il fiordo
perdendo circa 30 velivoli. Gli ultimi cinque raid, anche a causa della nebbia e delle condizioni
meteo, non mettono alcun colpo a segno. E' una sconfitta disarmante nonostante l'impegno di
molti aviatori e i costi di mantenimento di queste squadriglie.
Siamo nell'autunno del 1944, ora viene il tempo delle grosse bombe Tallboys e dei bombardieri
pesanti Lancaster, gli unici in grado di trasportarle.
I bombardieri strategici Lancaster e le bombe Tallboys da 5 tonnellate – la fine
Dopo il fallimento degli attacchi dei Barracuda le invenzioni di
Barner Wallis acquistano credito presso il Bomber Command: Wallis
è un timido disegnatore di aerei che nel tempo libero ha progettato
una gigantesca bomba (foto) di forma aerodinamica in acciaio
speciale, supersonica in caduta verticale, capace di perforare il
terreno fino a 35 metri di profondità con effetto sismico, Con
l'approvazione del ministro Lord Beaverbroook e del maresciallo dell'aria Sir Arthur Harris le
bombe vengono prodotte e testate con effetto devastante contro una galleria ferroviaria dove
passano i treni della Wehrmacht.
Solo il bombardiere Avro Lancaster è in grado di trasportare il
gigantesco ordigno battezzato Tallboy pesante 5.443 kg. non nel vano
bombe ma agganciato in mezzo ai carrelli, e due stormi ben
addestrati vengono incaricati della operazione. Il Lancaster (foto) è un
bombardiere quadrimotore strategico pesante, prodotto in 7.000
esemplari, viene impiegato intensamente durante il conflitto in
condizioni difficili, è una delle armi decisive che partecipano alla
sconfitta della Germania nazista.
Poiché si teme una sortita della Tirpitz contro due importanti convogli (60 navi mercantili) i tempi
vengono affrettati utilizzando l'aeroporto russo di Jagodnich vicino ad Arcangelo che permette il
volo di andata e rientro ai bombardieri che non hanno l'autonomia necessaria partendo dall'isola
inglese, appesantiti come sono da questo carico straordinario e ingombrante.
Il 15 settembre 28 Lancaster decollano da Jagodnich armati della Tallboy ma l'impianto
nebbiogeno nero come inchiostro di seppia occulta la Tirpitz e le bombe cadono senza produrre
danni definitivi.
La corazzata cambia ancoraggio e si sposta a Tromso - ancora più a nord - è stata danneggiata a
prua da una Tallboy e può navigare molto lentamente al traino di rimorchiatori; ormai l'intenzione è
di trasformarla in fortezza galleggiante in un approdo poco profondo. L' equipaggio ridotto a 1.700
uomini dei quali molti sono reclute inesperte ha il morale a terra e teme che la nave sia messa in
disarmo e i marinai destinati al fronte in fanteria, con l'Armata Rossa che avanza a ovest
travolgendo tutto e tutti in questo rigido inverno.
Anche i norvegesi sono preoccupati, i loro pescherecci sono in disarmo, le strade di Tromso sono
affollate da migliaia di profughi e di rifugiati di molte etnie, l'ospedale è al collasso, i soldati
tedeschi sono in ritirata davanti all'Armata Rossa che avanza nel gelido inverno, pensano “ci
mancava solo questa corazzata rimorchiata nel fiordo come catalizzatore di disgrazie !”
28 ottobre 1944: 36 Lancaster alleggeriti delle corazzature dell'equipaggio e della torretta difensiva
posteriore, muniti di serbatoi supplementari, partono dalla Scozia verso Tromso ma anche stavolta
una spessa coltre di nubi impedisce un corretto puntamento. ***
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Domenica 12 novembre - la fine: La brina copre i bombardieri che trasportano un peso inusuale,
72 t. di carburante e 6 t. di bombe Tallboy; il tempo è sereno e limpido e i 32 quadrimotori dopo un
volo di cinque ore vedono la Tirpitz nitidamente 4.000 metri sotto di loro.
La contraerea apre il fuoco di sbarramento sulle tre formazioni che sganciano gli ordigni stavolta
con ottima visibilità, gli uomini rimasti a terra e l'equipaggio vedono distintamente le grosse bombe
precipitare velocissime addosso loro, la nave è squassata dalle
esplosioni, sobbalza e si inclina subito di 15°. L'attacco dura otto
minuti e poi gli aerei tornano verso la Scozia. Sulla nave la torre
Cesare pesante 700 t. viene divelta e sparisce nelle acque del
fiordo. La grande nave si inclina e poi si capovolge imprigionando
l'equipaggio dentro le porte stagne. Dei 1.600 uomini presenti, 700
muoiono annegati dentro la nave, 800 si salvano e 87 sono
recuperati tagliando le spesse lamiere con la fiamma ossidrica. I
superstiti vengono raggruppati sotto gli sguardi beffardi dei norvegesi che sanno che presto si
libereranno di questi invasori , e inviati a scaglioni in Germania.
Sir Winston Churchill riceve la notizia dell'affondamento del suo incubo ricorrente mentre è in treno
con il generale De Gaulle, ma ora ha ben altro da pensare, Parigi è stata liberata e li attende il
generale Ike Heisenhower, il nuovo padrone dell' Europa occidentale.
Al termine del conflitto il relitto della Tirpitz (foto) viene acquistato per 100.000 corone da un
gruppo di norvegesi che fondano la Società “Hovding Ship Breakers” e fanno il migliore affare
della loro vita. Torri, cavi elettrici, motori, dinamo, turbine, scafo e cannoni vengono smontellati e
rivenduti a ottimi prezzi; tutto viene smontato, della gigantesca nave pesante 50.000 t. non rimane
più nulla. Per una beffa del destino viene realizzato da altri, che si arricchiscono, proprio il
progetto di Adolf Hitler di pochi anni prima.
commento finale
Paradossalmente né gli inglesi né i loro alleati sono in possesso di armi antinave moderne come
il missile teleguidato Ruhrstahl SD 1400 (Fritz-X) che, dopo la resa dell'Italia nel 1943, affonda la
potente corazzata Roma, altrimenti non sarebbero stati necessari tutti questi accaniti sforzi, costi
e perdite umane per neutralizzare la Tirpitz.
Nel maggio 1945 la flotta della Kriegsmarine è ridotta a tre incrociatori e una dozzina di
cacciatorpediniere. Nei cantieri rimangono decine di sommergibili e sottomarini ancora in
allestimento, dei quali molti dei temibili e modernissimi Type XXI.****
La flotta italiana, invece, il giorno della resa (e non armistizio..) conta ancora 3 corazzate, 6
incrociatori e molti cacciatorpediniere: gli ammiragli italiani hanno fatto scelte diverse....
Sempre nel mondo delle ipotesi, se le 100.000 tonnellate di ottimo acciaio delle due corazzate
gemelle fossero state utilizzate per allestire alcune portaerei di scorta le sorti del conflitto navale
nell'Atlantico e in Mediterraneo sarebbero state un po' diverse, ma fortunatamente non è andata
così a causa della imprevidenza faziosa di Hermann Goering.
Infine, la conclusione del Secondo Conflitto Mondiale decreta la fine dell'egemonia delle navi da
battaglia e dei loro grandi cannoni, ormai superate dalle portaerei e dalle navi di scorta dotate di
missili. Infatti una nave moderna ha un aspetto molto diverso, l'artiglieria è ridotta a pochi cannoni
di calibro ridotto a tiro rapido e i missili multiruolo sono stivati nello scafo nei loro lanciatori.
Valter Barretta
settembre 2015
NOTE
* La nave resiste a due test nucleari alla distanza di un chilometro e mezzo. Ci si chiede che
sorte abbiano avuto gli uomini dell'equipaggio saliti a bordo di un vascello così pesantemente
contaminato per condurlo in un altro atollo: altre vittime collaterali di un lungo conflitto atomico non
dichiarato con più di 2.000 esperimenti nucleari in pochissimi decenni.
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** L'ammiraglio Karl Doenitz (1891-1980) verrà nominato da Hitler, prima del suo suicidio,
Presidente del Reich – incarico che ricoprirà per pochi giorni - poi sarà processato a Norimberga
come “colpevole di crimini di guerra” per aver condotto “una guerra sottomarina indiscriminata”,
una sentenza controversa anche in seno alla Corte, per la quale sconterà 10 anni nel carcere di
Spandau.
*** I congegni di puntamento diurni inglesi non sono molto precisi, di fatto il Bomber Command
sceglie di passare al devastante bombardamento a tappeto radendo al suolo le città tedesche per
ordine dello stesso maresciallo Harris (soprannominato “Harris the Bomber”).
**** La differenza tra sommergibili e sottomarini consiste, in questi ultimi, nella maggiore
autonomia e nella velocità sott'acqua che supera quella in superficie. Il Type XXI varato in pochi
esemplari dimostra prestazioni e silenziosità stupefacenti mai raggiunte all'epoca.
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