Il sottoscritto dott

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Il sottoscritto dott. Roberto Malano, medico psichiatra, nominato perito dell’Ufficio
del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma, Giudice Dott. ….
, all’interno del proc. pen. n. …. notizie di reato e n. …. R. G.I.P. nei confronti di
BIANCO Giannetto, comunica i risultati delle operazioni peritali condotte sulla
persona dell’imputato. All’atto del conferimento dell’incarico, durante l’udienza del
26 marzo 2008, venivano posti al perito da parte del Giudice i seguenti quesiti: ”dica
il perito, esaminati gli atti di causa e preso atto in particolare della documentazione
medica esistente in atti, con particolare riferimento alla C.T. psichiatrica già svolta
sul paziente, acquisite eventuali relazioni del sanitario del carcere ed ogni altro atto
opportuno ai fini dell’indagine, se BIANCO Giannetto fosse o meno capace di
intendere e volere al momento dei fatti di cui è causa, se sia capace di stare in
giudizio e se sia pericoloso socialmente”. Le operazioni peritali, iniziate il giorno
26.03.2008, sono consistite nella visita psichiatrica del BIANCO il giorno 02.04.2008
presso il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso in Roma, nell’acquisizione e lo
studio della documentazione in atti e nel reperimento di ulteriore documentazione
clinica riguardante il periziando presente nel luogo di detenzione.
BIANCO Giannetto, nato a Nuoro il 30.05.1947, è indagato:
“A) Del reato p. e p. dagli artt. 575, 577 n. 4 C.P. in relazione all’art. 61 n.1 c.p., per
avere cagionato la morte di Mohammed XXX , attingendolo al torace con un colpo di
arma da sparo. Con l’aggravante di avere commesso il fatto per futili motivi, ovvero a
seguito di una lite di natura condominiale intervenuta tra il BIANCO ed i coniugi
BLU – parenti della vittima – e scaturita in dipendenza dell’opposizione a che la
BLU Rita stendesse gli indumenti sul terrazzo dello stabile. Fatto commesso in Roma
il 7 aprile 2007.
B) Del delitto previsto dall’art. 7, in relazione agli artt. 2 e 4 legge n.895/1967 per
avere illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico una pistola marca Walter
modello PP calibro 7,65 avente matricola n. 266480P – arma comune da sparo – e
relativo munizionamento.
Fatto commesso in Roma il 7 e 8 aprile 2007”.
Si omette in questa sede la ricostruzione del fatto presente negli atti del fascicolo
processuale per evitare inutili ripetizioni e per privilegiare il racconto dello stesso
BIANCO, indispensabile per esaminarne i vissuti e le motivazioni alla base del gesto
criminoso.
Il BIANCO presenta numerosi precedenti penali per ricettazione, detenzione illegale
di armi e munizioni, furto, oltraggio a pubblico ufficiale e omicidio ( reato
quest’ultimo commesso il 18.08.1975 ).
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PROFILO BIOGRAFICO-ANAMNESTICO
Viene estratto direttamente dal racconto del periziando integrato da quanto presente
nella documentazione esaminata.
BIANCO Giannetto è nato a Nuoro il …. 1947; riferisce di un fratello deceduto in
giovane età senza specificarne i motivi (si apprende dagli atti che sarebbe stato in
realtà un fratellastro, figlio del padre, annegato all’età di quattro anni). Il padre,
commerciante, deceduto per una patologia non precisata, avrebbe scontato una pena
detentiva per omicidio. Il p. ha avuto normali i primi atti della vita di relazione;
durante l’età infantile ha contratto la poliomielite che ha lasciato reliquati al braccio
e alla gamba destri. Ha frequentato con normale profitto la scuola dell’obbligo; si è
quindi iscritto al corso per Geometra (altrove si precisa che oltre al diploma di
geometra avrebbe conseguito anche quello di perito informatico, per poi iscriversi a
Legge senza ulteriormente proseguire gli studi). Riferisce che le conseguenze della
poliomielite gli hanno in seguito impedito di svolgere una attività lavorativa
continuativa; in maniera assai evasiva e sommaria informa di aver poi svolto “
l’attività di commerciante, anche di gioielli…motivo per il quale dovevo possedere
un’arma…ma ho anche commerciato in quello che capitava, cose più o meno legali”.
Trasferitosi a Roma durante la prima media con la famiglia ( il padre aveva ottenuto
un cambiamento di sede dalla ditta per la quale lavorava ), vive nella casa dei genitori
sino alla data del matrimonio attorno al 1970. Dall’unione nascono due figli, una
femmina e un maschio, ma il rapporto appare conflittuale, come d’altra parte il clima
familiare, e si conclude con la separazione della coppia: ”era un matrimonio di
forma…lei mi diceva che io avevo sempre torto… non vedo i miei figli da più di un
anno…” Altrove si apprende, e pertanto l’intera vicenda appare assai confusa, che il
p. ha avuto una figlia (Luciana) da una prima unione, quindi i due fratelli Lella e
Sandro da un rapporto più continuativo dopo il primo omicidio, storia sentimentale
conclusa nel 1993 “a seguito del tentativo di uccidere questa donna”. Nel 1975 il p.
commette un omicidio in seguito ad una lite. Il p. commenta con la solita sommarietà
e superficialità: ” un amico dopo un litigio… ho sparato a casaccio…ma la gente ce
l’ha con me, ci giocano a palla con me e io mi devo difendere!” Afferma di aver
scontato una pena di sette anni al termine della quale è tornato a vivere con la madre
sino al decesso di quest’ultima. Nel corso degli anni informa di aver provato “tutte le
sostanze perché tanti amici erano trafficanti, poi mi hanno fatto schifo…i danni sono
superiori ai benefici…mi sballavo il cervello per niente…hashish, eroina e cocaina
per provarli…gli amici ne avevano in quantità...”. Ha abusato anche di alcool
ubriacandosi di frequente: “bevo abbastanza spesso, vino e alcolici dolci… ma anche
quello che mi capita…a differenza della droga l’alcool è la cultura dell’Europa!”.
Nel 1996, maneggiando un’arma da fuoco detenuta illegalmente, si ferisce seriamente
alla gamba sinistra, subisce un intervento chirurgico e una condanna a quattro anni di
reclusione. Riferisce, con imprecisione e confusione temporale, di un incidente
stradale, una caduta dalla motocicletta, da cui riporta un trauma cranico: ” era dopo il
primo omicidio…ero in semilibertà…sono stato in coma…forse è stato qualcuno che
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non mi voleva bene…”. Soffre da allora di crisi epilettiche sottoponendosi a terapia
in maniera sufficientemente regolare.
DOCUMENTAZIONE ESAMINATA
Verbale di Udienza di Convalida dell’arresto. Dichiarazioni rese dal BIANCO al GIP
Dott. Guglielmo XXX in data 11.04.2007: ”mi sento la coscienza assolutamente
tranquilla…la prima volta che ho sparato mi trovavo sul pianerottolo intermedio tra i
nostri due appartamenti. Anche quella mattina avevano ’scatarrato’ nel vedermi e un
mio amico mi aveva spiegato che si tratta di un gesto che gli indiani fanno quando
ritengono che una persona porti sfortuna. Ero esacerbato dei continui insulti di
costoro e dal loro modo di comportarsi…avevo avuto con loro una discussione e
avevo sparato nel cortile…ho una vera passione per le armi. Le mie uniche regole
sono onore e politica…Non sono razzista tanto è vero che ho ottimi rapporti con un
ragazzo che abita nello stesso stabile, anche lui del Bangladesh, lui si comporta con
educazione nei miei confronti e pretende il rispetto delle regole anche dai suoi
connazionali… Ho avuto la poliomielite e ho il braccio e la gamba destra lesi dalla
malattia. Ho anche subito gravi lesioni a seguito di un incidente di moto…Ho avuto
un incidente negli anni ’80 con grave trauma cranico…io il 27.03.07 o qualche giorno
prima avevo chiamato i Carabinieri che erano intervenuti ma non era successo niente.
Per questo non mi sentivo tutelato…Vengo chiamato ’Giannetto di San Cesareo’
perchè lì ho commesso il mio primo omicidio…”
Prescrizione di Depakin 500 2 cps/die ( farmaco ad azione antiepilettica ) a firma
della dott.ssa G. A. Marfia, Neurologia del Policlinico Tor Vergata, del 07.02.2007.
Lettera del dott. Genovese per colleghi neurologi del 02.02.2007: “Vi invio il pz.
BIANCO Giannetto che presenta quotidiane perdite di coscienza con caduta a terra su
un quadro clinico di pregresso trauma cerebrale commotivo, stato comatoso.
Riferisce peggioramento del suo quadro clinico con riduzione dei valori pressori. Ha
effettuato una RM encefalo che conferma una patologia cerebrale post-traumatica”.
Certificato della Commissione Medica di Prima Istanza con riconoscimento della
invalidità civile nella misura del 100% e necessità di assistenza continua con
diagnosi: “Sindrome paranoica con compromissione della vita di relazione. Esiti
(illeggibile) con emiparesi Dx e turbe funzionali arto superiore da pregresso trauma”.
(06.10.1987)
Diario clinico del carcere di Regina Coeli dalla data dell’ingresso 08.04.2007. Si
riportano i passi più significativi.
08.04.2007. Primo colloquio: “Soggetto lucido ed orientato al momento. L’eloquio è
fluido e non presenta alterazioni (illeg.) iperrazionale (illeg.) alcun spessore affettivo.
Non sono presenti rimorsi o sensi di colpa rispetto all’omicidio commesso…”.
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10.04.2007: “Visita psichiatrica. Pz. lucido, orientato nel tempo e nella persona.
Tranquillo ed ossequioso verso l’interlocutore, riferisce incidente stradale con trauma
cranico e residuo disturbo comiziale, deficit dell’emilato destro. Dal colloquio
emerge una chiara personalità paranoidea che ha fatto maturare sentimenti di ostilità
ed intolleranza verso gli abitanti del condominio in cui viveva. Nega qualunque
intenzionalità autolesiva; si rileva prolissità ed accelerazione ideica. Rifiuta
qualunque terapia diversa da quella anticomiziale…”.
10.04.2007. Relazione all’AG. Nella relazione si apprende, tra l’altro,: “…Appare
anaffettivo verso il gesto commesso e le conseguenze che lo stesso hanno
determinato. E’ presente tuttavia un certo eretismo psichico con accelerazione ideica
che potrebbero significare la presenza di un nucleo delirante ben strutturato…”. La
relazione conclude con l’affermazione che “sarebbe opportuno trasferimento in OPG
per osservazione…”.
12.04.2007: “…Il soggetto presenta una personalità paranoide con ideazione a sfondo
persecutorio che è stata all’origine del suo delitto…”.
16.04.2007 (Relazione analoga alla precedente). Si precisa “la necessità di terapia
con neurolettici che però il soggetto rifiuta…”.
20.04.2007: “Pz. in condizioni stazionarie, permane un nucleo psicotico paranoico
ben mascherato da modalità di interazione cortesi ed adeguate. Si suggerisce
comunque trasferimento in struttura psichiatrica (OPG) data la franca patologia
psichiatrica…”.
28.04.2007: “Soggetto paranoico senza consapevolezza o critica di malattia; sembra
che non stia assumendo la terapia che…(illeg.) peraltro necessita…”.
30.04.2007: “Videat sovrapponibile ai precedenti. E’ uno stato paranoico cronico
poco suscettibile alla terapia, verso la quale del resto vi è scarsa compliance…”.
03.05.2007: “Il paziente riferisce che non vuol stare in compagnia perché gli altri
pensano a lui, nessuno si fa i propri affari e lo disturbano inopportunamente…”.
04.05.2007: “Nessuna significativa novità…”.
05.05.2007: “…E’ sempre paranoico per cui è potenzialmente pericoloso nei
confronti degli altri, soprattutto se extracomunitari, in considerazione delle sue idee
politiche…”.
12.05.2007: “Il paziente è orientato…riferisce di non mangiare molto. Chiede se la
gente è arrabbiata con lui…Eloquio preoccupato. Riferisce di voler stare tranquillo, di
voler lasciare andare, ma riferisce di essere in pericolo. Il contenuto del pensiero
descrive la crisi e le difficoltà che al momento si presentano. Il pz. riferisce di non
avere assunto la terapia. Riferisce di sentirsi molto indifeso e sottoposto alla cattiveria
di tutti. Asse timico orientato in senso depressivo reattivo. Vorrebbe stare da solo,
stare con gli altri lo preoccupa…”.
14.05.2007. Consulenza neurologica. “Riferisce…episodi di perdita di coscienza ma
non sa riferire circa le caratteristiche semeiologiche e non sa delle proprie condizioni
di grave disagio emotivo con superficialità del pensiero e dei nessi associativi, con
fatuità del comportamento. L’esame neurologico è negativo per segni di focolaio in
atto…Si consiglia esecuzione di EEG e RMN Brain…”.
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29.05.2007: “Le condizioni psichiche sono in fase di peggioramento a seguito della
difficile convivenza con altri detenuti. Si segnala la accertata patologia psichiatrica,
psicosi paranoide che espone il soggetto ad una condizione di isolamento….”.
06.06.2007: “Il paziente non si trova bene con i compagni che dice gli fanno i dispetti
(?). Il paziente dovrebbe stare in cella da solo non a rischio perché non esista pericolo
per lui…riferisce che se non verrà ascoltato si farà del male…”.
09.06.2007: “Pz in soddisfacente compenso, ha tratto giovamento dal trasferimento in
centro clinico…”.
15.06.2007: “Pz in discrete condizioni psichiche…si suggerisce che resti in questa
sezione possibilmente da solo…”.
02.07.2007: “…Lamenta impregnazione da Aloperidolo…Permane struttura
paranoide in relativo equilibrio; in attesa di trasferimento”.
05.07.2007: “Psicotico epilettico. Trovato in cella privo di conoscenza. Emorragia
parieto-occipitale…”. Il p. viene condotto presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale
Santo Spirito dove viene posta diagnosi di “crisi epilettica con conseguente caduta in
terra e trauma cranico”; in seguito rifiuta il ricovero contro il parere dei sanitari e fa
ritorno lo stesso giorno in istituto dove viene ospitato presso il CDT per osservazioni.
Relazioni cliniche dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino
dalla data di ingresso 07.07.2007. Il BIANCO vi giunge dal carcere di Regina Coeli
per l’esecuzione in via provvisoria della Misura di Sicurezza del ricovero in Casa di
Cura e Custodia.
21.09.2007. ”L’internato in questione è giunto nel nostro istituto il 7.7.2007… Si
tratta di un soggetto con grave disturbo di personalità paranoide-antisociale con, in
anamnesi, una storia di politossicodipendenza ( cannabinoidi, alcool, eroina, cocaina)
e disturbi psicotici caratterizzati da deliri persecutori e dispercezioni uditive e visive.
È portatore di poliomielite dalla nascita e soffre di epilessia post-traumatica.
Nell’arco di queste settimane il paziente si è presentato alle visite di controllo
tranquillo, adeguato nel comportamento e disponibile al colloquio durante il quale
sono emersi i marcati tratti personologici di estrema diffidenza e sospettosità verso il
prossimo che viene sempre percepito come offensivo, ostile e minaccioso e del quale
sente di doversi sempre difendere. Il tono dell’umore è in asse e non presenta
alterazioni maggiori. Il pensiero, corretto nella forma, presenta dal punto di vista del
contenuto strutturate tematiche persecutorie nei confronti delle vittime dell’eventoreato. Riferisce inoltre dispercezioni uditive sotto forma di voci imperative. Non
riferisce sintomi d’ansia né disturbi del sonno. La consapevolezza di malattia è
assente. È collaborante alla terapia psicofarmacologica prescritta che viene assunta
regolarmente anche se con pochi risultati. Si adatta con difficoltà all’ambiente e in
particolare alla convivenza con i compagni di cella a causa dei summenzionati tratti
personologici; tuttavia il comportamento si mantiene sostanzialmente corretto”.
27.11.2007. ”Il tono dell’umore si presenta normo-orientato. Il pensiero, corretto
nella forma, presenta sempre tematiche persecutorie nei confronti delle vittime
dell’evento-reato. Anche se diminuite di intensità e frequenza, sono ancora presenti
dispercezioni uditive sotto forma di voci imperative. Nonostante gli interventi di
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confrontazione avvenuti durante i colloqui, la consapevolezza di malattia è molto
bassa. Assume regolarmente la terapia psicofarmacologica che tuttavia ha scarsi
risultati soprattutto sui tratti personologici paranoici. Seppure con qualche difficoltà
mantiene in istituto un comportamento adeguato e corretto”.
29.12.2007. ”La difficile convivenza con alcuni compagni di cella e soprattutto alcuni
loro comportamenti che vanno contro la moralità del paziente, alimentano le sue
tematiche persecutorie a cui si aggiungono, oltre alla dispercezioni uditive, anche
dispercezioni visive sotto forma di parenti o altre persone che da una parte lo incitano
a stare in guardia e a difendersi e dall’altra ne esaltano le sue capacità”.
31.01.2008. “Quadro psicopatologico invariato rispetto alla precedente osservazione.
Comportamento al limite della correttezza improntato da alcuni atteggiamenti di tipo
antisociale. Va sollecitato ad assumere regolarmente la terapia”.
06.03.2008. “Atteggiamento costantemente guardingo e sospettoso nei confronti degli
altri, sotteso da dispercezioni visive e uditive sotto forma di persone autorevoli che lo
incitano a stare in guardia e a difendersi. Dal punto di vista cognitivo permangono le
tematiche a contenuto persecutorio. Tono dell’umore normo-orientato.
Comportamento improntato a diverbi e scontri con gli altri internati. Assume
regolarmente la terapia psicofarmacologica”.
Durante la permanenza presso l’OPG il p. viene sottoposto a visita neurologica,
presso l’Azienda USL n. 11 di Empoli, in data 19.09.2007. Si riporta il referto. “Circa
20 anni fa trauma cranico commotivo in incidente stradale. Dopo qualche mese
comparsa di episodi critici che negli anni si sono presentati con frequenza di 2-3
l’anno. L’ultimo episodio risale a giugno u.s. Gli episodi sono sempre uguali e
caratterizzati da perdita dello stato di coscienza talvolta ad esordio improvviso
talvolta preceduti da una vaga sensazione di malessere o benessere non ben definito
(sensazione di distacco dalla realtà ); talvolta incontinenza sfinterica e morsus. In
terapia per disturbi psichiatrici da circa 20 anni. Poliomielite all’età di 2-3 anni con
esiti arti di dx. Ex fumatore. Pregressa tossicodipendenza da alcol e
stupefacenti…L’EEG evidenzia brevi scariche temporali dx di onde puntute e punte
con scarsa tendenza alla diffusione controlaterale. Obiettivamente si evidenziano gli
esiti polio a dx; sensibilità superficiale e profonda nella norma; ROT scattanti con
asimmetria (dx-sx). Si prescrive RM encefalo diretta. Si prescrive terapia…”
In occasione dell’udienza relativa all’attuale procedimento il p. viene
temporaneamente ospitato presso il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. In data
22.03.2008 viene in questa sede sottoposto a visita psichiatrica la cui sintesi si
riporta: ” Soggetto con storia di epilessia post-traumatica in trattamento specifico da
vari anni e di disturbi psichiatrici anch’essi in trattamento specifico da circa 30 anni.
In anamnesi risulta anche pregressa TD da alcol e stupefacenti…Attualmente
riferisce di sentirsi “confuso” e di essere stato trasferito in questo Istituto per il
processo. Riferisce di soffrire da molti anni di disturbi psichici sotto forma di
alterazioni dispercettive: voci di entità che gli dicono cosa fare o non fare abbinate
talora alla visione di persone. Inoltre, aggiunge che tutti ce l’hanno con lui e non lo
possono vedere. All’esame si mostra sufficientemente orientato, tranquillo,
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disponibile al colloquio nel (corso) del quale emerge una storia psichiatrica che
sembra deporre per un disturbo delirante di personalità con dispercezioni uditive e
visive e comportamento a tratti aggressivo: si prescrive terapia in atto all’OPG:
Depakin 300 mg 1+1+1/2, Tegretol 400 1 cpx2, Serenase cp 1cpx2, Zyprexa 10 mg 1
cp la sera…”
Relazione di consulenza psichiatrico-forense per conto del Pubblico Ministero Dott.
Francesco XXX della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma a firma
del Prof. Stefano Ferracuti del 24.06.2007. Lo psichiatra sottopone il BIANCO a
visita psichiatrica, a valutazione psicodiagnostica mediante reattivi mentali ( Bender
Visual Motor Gestalt Test e test di Rorschach ) e cosi conclude: “…ritengo che il
soggetto presenti un disturbo di personalità paranoideo e, allo stato, un disturbo
delirante…Questa organizzazione di personalità appare presentare un nucleo
delirante con tematiche di potere, controllo, estrema proiettività e referenzialità,
aspetti tirannici, per il quale il soggetto si attende in continuazione aggressioni da
parte degli altri, e sembra presentare anche una sindrome allucinatoria cronica di
gravità abbastanza elevata…per quanto grave possa essere considerata la patologia
del soggetto, è anche vero che il signore ha mantenuto una buona cognizione di
quanto stava avvenendo, e ha operato scelte che, sebbene in parte distorte dalla
condizione di infermità, non erano completamente prive di un margine di libertà
personale. Ritengo perciò che il BIANCO fosse, all’epoca dei fatti per cui è indagato,
in condizioni di mente tali da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità di
intendere o di volere per presenza di un disturbo delirante nell’ambito di un disturbo
di personalità paranoidea”. Per lo “stato cronico del soggetto, scarsamente
suscettibile alla terapia…persona con ridotta compliance terapeutica…la presenza di
una sindrome allucinatoria cronica…la mancanza di consapevolezza di stato…la
mancanza di rimorsi, i continui sentimenti di ostilità da parte dell’ambiente, la
sensazione di minaccia e pericolo…”, lo stesso consulente ritiene il soggetto “ molto
pericoloso sotto il profilo psichiatrico” e così socialmente pericoloso.
ESAME SOMATICO
Soggetto in discrete condizioni generali. All’esame neurologico si evidenziano esiti
di emisindrome destra con modesto deficit all’arto superiore destro.
ESAME PSICHIATRICO
L’esame psichiatrico è stato condotto mediante la tecnica del colloquio libero, a
contestazione e l’osservazione del comportamento. Il p. accede all’incontro con
un’iniziale marcata sospettosità, una diffidenza mista a distacco che segnalano una
solo parziale collaboratività. Nel corso del colloquio, tuttavia, tale atteggiamento
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verrà parzialmente meno e il p. si aprirà in maniera maggiore alle necessità dello
incontro di valutazione. Alcuni aspetti della narrazione rimarranno, però, trattati con
reticenza e sospettosità. E’ necessario sottolineare come il p. denunci gli effetti di una
discreta sedazione come effetto collaterale della terapia psicofarmacologica assunta.
Non compaiono disturbi motori o mimici di significato psicopatologico. Il p., che non
presenta disturbi qualitativi né quantitativi del campo di coscienza, appare non
completamente orientato nel tempo, ma adeguatamente orientato rispetto allo spazio,
rispetto alla situazione e rispetto alla persona. L’esame delle funzioni cognitive
consente di apprezzare alcune difficoltà nella ricostruzione dei corretti piani
temporali in cui collocare gli avvenimenti e deficit della rievocazione con lacune
mnesiche; attenzione e concentrazione, dopo un iniziale atteggiamento di distraibilità,
appaiono sufficienti ed adeguate. Il pensiero appare in parte rallentato,
frequentemente ostacolato da aspetti di tangenzialità, sconnesso e, in non pochi
frangenti, confuso e inconcludente. Si apprezzano marcati aspetti persecutori
paranoidei con idee deliranti di nocumento e rivendicazione. Vengono riferiti disturbi
della senso-percezione, che si ha motivo di ritenere siano autentici, sotto forma di
allucinazione visive e uditivo-verbali (“…per la polio mi prendevano in giro, per
questo le voci mi dicevano di andare in giro armato…negli ultimi cinque, sei anni le
voci si sono fatte più forti…ho anche le visioni…persone, esseri mi dicono quello che
devo fare e mi danno ordini…queste voci le sento sempre e mi impediscono di
ricordare bene le cose…mi dicono cosa fare e cosa non fare, se gli altri mi
aggrediscono o no…Helmut è un’entità che vedo spesso…un tedesco…mi dice di
non farmi mettere sotto… ma vi sono anche degli italiani, almeno tre…”). Non
compaiono disturbi dell’Io quali derealizzazione, depersonalizzazione e diffusione
del pensiero; tuttavia, il p. sviluppa intensi sentimenti di influenzamento alimentati
dalle allucinazioni descritte. L’affettività è caratterizzata da un tono dell’umore
appiattito e da uno stile indifferente, apparentemente spento ma in grado di
rapidamente mutarsi in irritabilità e disforia. Sono del tutto assenti sentimenti di colpa
o resipiscenza per i fatti accaduti; al contrario, il p. rivendica l’ineluttabilità, la
necessità e la giustezza delle proprie condotte violente. Il soggetto mostra
un’apparente riduzione dell’energia vitale che nasconde, tuttavia, un irriducibile e
stenico nucleo ideo-affettivo, carico di fredda emotività e di convinzioni deliranti in
cui sono frammisti gli aspetti antichi e costanti della propria inferiorità fisica uniti
alla rivendicatività della propria indiscussa superiorità intellettuale. Quest’ultima
poggia su uno scenario di scelte ideologiche alimentato dai miti del potere delle armi
e della violenza, in cui il riferimento al nazismo permette il disprezzo dell’Altro e la
marcata presa di distanza dal contesto (si vedano le costanti segnalazioni di conflitti e
scontri con i compagni di detenzione sia in carcere che in OPG). Il soggetto mostra,
pur con aspetti di ambivalenza, assenza di sentimento e di coscienza di malattia. Ha
sviluppato frequentemente comportamento oppositivo e di resistenza alle terapie
psichiatriche.
Il fatto viene così riassunto dal BIANCO: “Loro, gli indiani, stavano in
perizoma…facevano un sacco di rumore di notte…io prendevo a martellate il
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pavimento perché le voci mi dicevano reagisci! Reagisci!...ma loro continuavano ad
essere prepotenti con me…gli ho rotto anche la porta…Con me non passa
nessuno!...specialmente se sono armato!…Ho tirato un bastone addosso a lei!...Loro
non possono andare in giro come vogliono…Vengono su il cognato, un altro e il
marito, con bastoni e coltelli…Questo mi veniva addosso con un’accetta…Le entità
mi dicevano “ammazzalo subito”…Ho sparato nel mucchio, la pistola la chiamo “la
sorella” e il coltello è mio fratello…forse non volevo ammazzare, solo fermarlo…le
voci mi dicono che ho fatto bene a fare quello che ho fatto!...Ha trovato un
avventuriero più di lui!...La vicenda è durata più di un anno di liti con gli indiani…”.
Il BIANCO trova analogie con il primo omicidio commesso anni orsono: “Ho sparato
a casaccio e ho colpito quell’amico dopo un litigio…la gente ce l’ha con me…sono
un obiettivo facile, fanno o vogliono fare di me quello che vogliono loro…come nel
primo omicidio…”.
DISCUSSIONE
Dall’insieme dei dati esaminati e da quanto risulta alla visita psichiatrica, si ha
motivo di ritenere che il BIANCO sia portatore di una grave e profonda patologia
psichiatrica costituita da una Psicosi delirante cronica sviluppatasi su di un Disturbo
di Personalità di tipo Paranoideo. Nel corso degli anni il soggetto mette in atto
condotte di abuso, che non si costituiscono come una piena tossicodipendenza, anche
se il ricorso all’alcol appare spesso massiccio, e che tuttavia appaiono marginali ed
accessorie nella composizione del quadro clinico. Egli costruisce su un continuum
esistenziale costituito dalla percezione e dal sentimento di inferiorità fisica legato alla
condizione di handicap, un tema di rivendicatività, di costante percezione ostile del
mondo, di rigida interpretazione malevole delle iniziative altrui. La deformazione
psicotica lo induce ad una costante interpretazione paranoidea, pervasiva a tal punto
da ripresentarsi sistematicamente nei più diversi contesti relazionali. Le numerose
condotte dissociali messe in atto negli anni trovano molteplici fonti esplicative: la
presenza anche di tratti antisociali nell’assetto di personalità, la frequentazione di
ambienti a forte connotazione criminale e, soprattutto, la totale assenza di risonanza
emotivo-affettiva nei confronti degli atti commessi, assenza di sensi di colpa e
resipiscenza, sentimenti totalmente esclusi per il totale e massiccio meccanismo
proiettivo e per le coordinate ideologiche cui si è fatto riferimento che consentono al
p. una piena e indiscussa autoassoluzione. Il p. ritiene di aver commesso un atto
assolutamente legittimo, in tal modo riaffermando un potere personale continuamente
minacciato ed esposto alle offese, alle aggressioni, alle infamie prodotte dalle
“meschinità” degli altri. Un mondo psichico siffatto, costituito da una pietrificata
rigidità interpretativa, da una costante censura nei confronti degli aspetti di inferiorità
e incapacità individuali che non vengono mai sottoposti a critica, privo
dell’esperienza della risonanza emotiva del rapporto con gli altri individui,
dell’empatia e del sentimento, dominato dalle esigenze proiettive, conduce il soggetto
ad alterare profondamente, e irrimediabilmente, il rapporto Io-Mondo, dando così
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esordio alla psicosi. Ormai da tempo all’ipocriticismo morboso, alla costante
sospettosità, alla impermeabilità assoluta verso le ragioni altrui, nella ricerca di
continue forme di affermazione, si sono andate sovrapponendo autentiche produzioni
interpretativo-deliranti e lo sviluppo, nel corso della progressione della disgregazione
psicotica, di fenomeni allucinatori visivi ed uditivi. Si è installato così un gravissimo
disturbo psicotico cronico in gran parte refrattario alle terapie, vissuto dal soggetto
senza consapevolezza di malattia. Ad aggravare la condizione psicopatologica
complessiva ha ulteriormente contribuito la patologia comiziale, costituendo ulteriore
motivo di difettualità, di diversità.
Il fatto per cui si procede si sviluppa nella dimensione psicotica descritta, trova
origine nell’ideazione persecutoria e nell’incapacità nel dirigere e modulare le cariche
aggressive e violente verso scelte comportamentali alternative, in un nucleo di
aggressività e violenza che, si badi, costituisce l’asse portante di tutta l’attività
psichica del soggetto che non sa declinare se non con lo scontro aspro e continuo i
rapporti con la realtà, nucleo che costituisce la fonte energetica mediante la quale
dare continuità alla propria esperienza vitale. Per l’irriducibilità di tale aspetto
profondo, per la grave sintomatologia psicopatologica espressa dal soggetto, per le
deformazioni cognitive cui giunge il pensiero e per la profonda compromissione della
volizione, si ritiene il BIANCO all’epoca del fatto, all’interno di una condizione
morbosa d’ordine psicopatologico in cui le capacità d’intendere e di volere erano
totalmente abolite.
Per ciò che attiene al giudizio riguardante la pericolosità sociale del soggetto occorre
sviluppare alcune riflessioni. Si ha motivo di ritenere che il soggetto possegga un
insieme di fattori in grado di costituire un elevatissimo rischio di ulteriori condotte
dissociali violente. Ciò a motivo della gravità del quadro psicopatologico, la sua assai
scarsa modificabilità da parte delle terapie psicofarmacologiche, trattamenti che il p.
frequentemente rifiuta non comprendendone le ragioni sulla base dell’assente
coscienza di malattia. Inoltre, il nucleo ideo-affettivo da cui si originano i diversi
sintomi descritti, come le gravi anomalie delle condotte espresse dal p., appare
pienamente attivo, alimentandosi continuamente di nuovi motivi rigeneratori e non
trovando forme di contenimento e risoluzione in quanto elemento centrale di tutta
l’economia psichica del soggetto. Il periziando ha rapidamente trovato nuovi
“nemici” nei diversi luoghi di detenzione dove è stato recentemente ospitato, ha
costantemente ripresentato il suo mondo di ostilità e violenza, si è riproposto per
nuovi scontri e violenze. Il giudizio pertanto è di altissima pericolosità dal punto di
vista psichiatrico.
Infine, per la capacità di rivisitazione dell’accaduto e di comprensione della dinamica
processuale espresse dal periziando, si ritiene quest’ultimo capace di stare in giudizio.
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RISPOSTE AI QUESITI
Si ritiene BIANCO Giannetto, nel momento in cui ha commesso il fatto, per
infermità, vale a dire grave forma di Psicosi Delirante Cronica e Disturbo di
Personalità Paranoideo, in tale stato di mente da escludere le capacità d’intendere e di
volere. Si ritiene lo stesso persona socialmente pericolosa; infine, è da ritenersi
capace di stare in giudizio.
Roma, 05.05.2008
Dott. Roberto Malano
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