La sofferenza
psichica
La malattia mentale nella storia
Nell’antichità si credeva che I folli
fossero invasi da una forza divina. Ne
derivava una sorta di rispettosa
venerazione per cui il “folle” appariva
circondato da un alone di sacralità e
le sue parole e i suoi atti venivano
sentiti come espressione di verità
profonde e misteriose.
Con l’avvento del
cristianesimo la follia fu
percepita come
possessione diabolica e
in seguito come segno di
maledizione e di colpa. I
malati di mente finivano
sui roghi della Santa
Inquisizione (l’ultimo
rogo in Europa ha avuto
luogo in Polonia nel
1793).
Nel Seicento e nel
Settecento i folli furono
paragonati ai vagabondi ,
ai mendicanti, ai
delinquenti e quindi
percepiti come
pericolosi. Venivano
reclusi nei ex lazzaretti
che si trasformarono in
vere e proprie terrificanti
prigioni.
Solo nell’Ottocento si assistette a
una «medicalizzazione» della follia:
si cominciò a considerarla come
una patologia della mente.
Nel 1792 - così ci racconta la
leggenda – all’ospedale Bicétre
(Parigi) Pinel libera gli alienati dalle
catene che li opprimono. Con questo
gesto egli inaugura una nuova epoca
nella storia della follia, gettando le
basi per la «fondazione» sia del
manicomio, sia della psichiatria.
• Psichiatria: branca
specialistica della
medicina che si occupa
di prevenire,
diagnosticare e curare i
disturbi mentali.
• Manicomio: istituzione
per l’assistenza
psichiatrica in cui, a
partire dall’Ottocento,
venivano internati i
malati mentali cronici o
presunti pericolosi.
La medicalizzazione della follia , sia
pure sostenuta da motivazioni
filantropiche portò all’adozione di
pratiche curative che in realtà erano
vere e proprie violenze fisiche e
psicologiche: i salassi, le immersioni
in acqua gelida, la camicia di forza, la
lobotomia, l’elettroshock (l’induzione
di convulsioni tramite brevissime
scariche elettriche al cervello).
L’antipsichiatria
• Movimento nato negli anni Sessanta del
secolo scorso , all’interno della stessa
tradizione psichiatrica, al fine di rivedere le
tradizionali forme di trattamento dei pazienti
psichiatrici e proporre approcci e soluzioni
innovativi.
Ronald Laing (1927-1989)
David Cooper(1931-1986)
Il saggio Il mito della malattia
mentale, pubblicato nel 1961
dallo psichiatra statunitense
Thomas Szasz geta le basi di
un’interpretazione diversa della
psichiatria: è un semplice sistema
di controllo sociale e non una
scienza medica.
Franco Basaglia e la legge n.180
Chiamata anche «legge Basaglia», fu
promulgata nel maggio del 1978 e
successivamente inglobata nella legge n.833
relativa alla riforma del sistema sanitario,
prevedeva la chiusura di tutti i manicomi e
sanciva il riconoscimento dei diritti del malato di
mente.
Si trattava di una legge quadro, vale a
dire di una normativa che rimandava alle
regioni la scelta delle misure da adottare
per raggiungere l’obiettivo in oggetto.
Ebbe effetti diversi sulle diverse zone del
territorio nazionale, ma si può affermare
che contribuì al netto miglioramento
delle condizioni di vita dei degenti e del
reinserimento nella vita sociale.
L’assistenza psichiatrica sul territorio dopo la
legge Basaglia
Dipartimenti di salute
mentale (DSM)
Centri di Salute mentale
(CSM)
Centri diurni
Servizi psichiatrici di
Diagnosi e Cura (SPDC)
Strutture residenziali:
comunità alloggio e
comunità terapeuticoriabilitativa
Normalità e patologia: riferimento
ad alcuni criteri
Criterio statistico
Criterio socioculturale
Criterio sintomaticodescrittivo
Le cause della malattia mentale
Gli studiosi ritengono che la genesi del disturbo mentale sia plurifattoriale
Fattori socio-culturali:
disoccupazione, povertà,
concentrazione
demografica
Fattori psicologici: i
conflitti interni non
risolti, l’apprendimento, i
«biases», i rapporti
disfunzionali tra le
persone e una
comunicazione
patologica, lo sviluppo
inadeguato delle proprie
potenzialità
Fattori biologici:
lesione organica del
tessuto nervoso o
alterazioni nelle
strutture
anatomiche;
predisposizione
genetica
Emil Kraepelin scriverà nel 1883 la prima
edizione del suo celebre "Trattato di
psichiatria (che avrà ben nove edizioni, fino
all’ultima, quella del 1927) affermando in tal
modo quella psichiatria classificatoria e
nosologica che esiste tutt’ora e che vede
negli attuali DSM-5 e ICD-10 il seguito di
queste concezioni che mirano, con lo studio
del procedere della malattia e dell’ammalato,
a differenziare sempre più finemente una
malattia psichiatrica dall’altra.
Le classificazioni della malattia mentale
Nosografia: studio descrittivo e sistematico
delle malattie.
I primi tentativi di descrivere le malattie mentali
si devono allo psichiatra tedesco Emil Kraepelin
(1856-1926).
Attualmente quelle a cui si fa maggior
riferimento sono:
L’ICD-10 elaborata
dall’OMS
Il DSM-IV –TR e
DSM-5 (quarta e
quinta edizione del
«Manuale
diagnostico e
statistico dei
disturbi mentali»,
elaborato dall’APA
(Associazione
Psichiatrica
Americana).
In Europa, storicamente, la
classificazione delle malattie
mentali comprende la distinzione
tra nevrosi e psicosi.
Nevrosi: disturbo psichico caratterizzato da
un comportamento disfunzionale di lieve
entità per cui l’individuo mantiene sia un
contatto con la realtà sia la capacità critica
e di giudizio.
Psicosi: disturbo psicotico caratterizzato da
un comportamento disfunzionale di grave
entità a causa del quale l’individuo non
riesce a mantenere un contatto con la
realtà.
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Caratteristiche del DSM-IV-TR:
Chiarezza del linguaggio;
Analiticità delle descrizioni;
Carattere rigorosamente descrittivo.
Una valutazione multiassiale. Gli assi
considerati sono cinque:
Disturbi clinici;
Disturbi della personalità;
Condizioni mediche generali;
Problemi psicosociali e ambientali;
Valutazione globale del funzionamento.
I disturbi psichici
L’ansia è un’emozione complessa che si
manifesta attraverso uno stato di tensione e di
apprensione.
L’ansia diventa patologica quando:
• si manifesta senza motivo apparente;
• si presenta con frequenza, intensità e durata
eccessiva al punto da provocare un forte
disagio inferiore
• determina l’assunzione di comportamenti di
evitamento;
• causa una perdita di controllo delle proprie
reazioni.
Sintomi
Sintomi psico-emotivi:
stato d’allarme, poca
attenzione e
concentrazione, disturbi
del sonno, incubi
notturni, senso di
disperazione.
Sintomi psicocomportamentali:
tendenza all’isolamento,
irrequietezza motoria,
balbuzie, consumo di
sigarette, alcol o droghe,
peggioramento delle
relazioni socio-affettive.
Sintomi organici:
debolezza, sudorazione,
cefalea, tachicardia,
disturbi digestivi e
intestinali, ronzio alle
orecchie, senso di
svenimento.
Disturbo d’ansia generalizzato
• Disturbo psicologico in cui l’ansia si manifesta
in modo generalizzato investendo la totalità
delle esperienze quotidiane.
• Le persone che soffrono di questo disturbo
sono spesso molto vigili nei confronti
dell’ambiente, manifestano atteggiamenti di
tensione e stato d’allerta.
Attacco di panico
Manifestazione esplosiva, di breve durata,
improvvisa e caratterizzata da un’intensa paura,
senso imminente di morte o di disastro inevitabile.
Sintomi: palpitazioni, dolore al petto, senso di
soffocamento, nausea, tremori, vertigini, vampate
di calore, derealizzazione, depersonalizzazione.
Sono maggiormente frequenti nelle persone
abitudinarie, ostinate, perfezioniste, rigide, inibite.
Le fobie sono paure patologiche, intense e
sproporzionate nei confronti di un oggetto
specifico.
Acrofobia
Claustrofobia
Demofobia
Brontofobia
Fobia sociale
Basofobia
Disturbo ossessivo-compulsivo
Ossessioni:
Pensieri, impulsi o
immagini persistenti e
Compulsioni:
intrusivi a cui l’individuo Comportamenti o azioni
non riesce a sottrarsi.
mentali ripetitive e
stereotipate che la
persona sente di essere
obbligata a mettere in
atto in seguito a
un’ossessione.
La depressione maggiore è:
• reattiva, quando si manifesta in seguito a
eventi negativi;
• endogena, quando si manifesta in assenza di
un motivo scatenante.
I sintomi della depressione maggiore
Umore depresso
Perdita di interesse
e piacere per
qualsiasi attività
Significativa perdita
o aumento di peso
Insonnia o
ipersonnia
Alternazioni
psicomotorie
Astenia e riduzione
dell’energia
Sentimenti di
autosvalutazione o
di colpa eccessivi o
inappropriati
Ridotte capacità di
concentrazione o di
pensiero
Ricorrenti pensieri
di morte o di
suicidio