Numero 9 del 30 settembre 2012 Piera Cutino di Palermo La Fondazione Franco e Piera Cutino è, da anni, impegnata a promuovere e sostenere progetti presso l’Unità di Ricerca “Piera Cutino” annessa all’Ematologia per le Malattie Rare del Sangue e degli Organi Ematopoietici di Palermo, diretta dal professore Aurelio Maggio, finalizzati alla sperimentazione della terapia genica per la cura della beta-talassemia. Recentemente, la dottoressa Santina Acuto, responsabile scientifico di questi progetti, ha fatto il punto della situazione, in una intervista pubblicata sul sito della Fondazione (www.pieracutino.it), focalizzando l’attenzione sul progetto di terapia genica per la cura della beta talassemia, sulle sperimentazioni che sono state realizzate, nell’ultimo decennio, per attuare questo tipo di trattamento e sui passaggi che restano ancora da fare prima di avviarne la sperimentazione clinica. “Questo studio è importante – dice la dott.ssa Acuto - per potere richiedere al Ministero della Salute Italiano l’approvazione di un futuro trial clinico di terapia genica per la cura della beta talassemia da svolgersi presso il nostro Centro. Indispensabile per l’attuazione di questo progetto sarà anche la realizzazione di particolari laboratori, chiamati “camere bianche” che saranno allocati nel nuovo padiglione “Franco e Piera Cutino” che la nostra Fondazione sta edificando.” In che cosa consiste il progetto di terapia genica per la cura della beta talassemia? Si parla di terapia genica quando il farmaco usato per curare una malattia è costituito da materiale genetico; nel caso della talassemia il farmaco è costituito da un vettore virale (il guscio di un virus) che serve per trasportare all’interno delle cellule del paziente il pezzo di DNA che determina la produzione dell’emoglobina Numero 9 del 30 settembre 2012 presente comunemente nel sangue degli individui adulti ma carente o assente nei pazienti talassemici. Questa procedura di correzione genetica avviene in provetta dopo avere selezionato le cellule staminali ematopoietiche dal midollo osseo o dal sangue del paziente; le cellule geneticamente corrette verranno re-infuse nello stesso paziente dopo una leggera dose di chemioterapia che servirà a distruggere parte delle cellule malate e a favorire l’attecchimento e la crescita di quelle corrette. Avendo corretto le cellule staminali, cioè quelle che per tutta la vita dell’individuo auto-riproducendosi generano le cellule del sangue, un solo intervento di terapia genica dovrebbe essere definitivamente curativo. Le cellule staminali possono essere prelevate, oltre che dal midollo osseo, anche dal sangue del paziente dopo un trattamento farmaceutico che dura pochi giorni e che le fa migrare dal midollo osseo al sangue. Questo processo, chiamato “mobilizzazione e leuco-aferesi”, risulta in generale meno invasivo rispetto al prelievo del midollo osseo e dovrebbe determinare la raccolta di un numero maggiore di cellule staminali. Cosa è stato fatto finora per potere attuare questo tipo di trattamento? Negli ultimi anni, assieme a giovani ricercatori che lavorano presso il nostro Centro o presso il laboratorio di Ingegneria Genetica del prestigioso istituto MemorialSloan-KetteringCancer Center (MSKCC) di New York, abbiamo percorso le varie tappe di sperimentazione preclinica che sono richieste prima che sia approvato l’uso di un nuovo farmaco nell’uomo. Negli anni tra il 2000 ed il 2002 è stato ingegnerizzato, cioè costruito mediante ingegneria genetica, il vettore che veicola il gene della beta-globina umana assieme a tutte le parti che gli consentono di unirsi al DNA della cellula una volta veicolato dentro il nucleo; in tale maniera il nucleo delle cellule del paziente conterrà il gene sano e perfettamente funzionante. Negli anni successivi questo vettore-beta- globinico (denominato TNS9.3) è stato sperimentato conducendo Numero 9 del 30 settembre 2012 esperimenti di terapia genica sui topi talassemici: i topi trattati sono guariti dall’anemia e quindi il vettore si è rivelato “terapeutico” su questo modello animale della malattia. Questi risultati sono stati pubblicati in prestigiose riviste scientifiche internazionali e nel 2007 il vettore TNS9.3 è stato registrato come farmaco negli Stati Uniti (Recombinant DNA AdvisoryCommittee, RAC) e successivamente in Europa (EuropeanMedicines Agency, EMEA). Tra il 2007 ed il 2009 abbiamo condotto gli studi preclinici nelle cellule umane: alcuni pazienti talassemici, seguiti del nostro Centro, generosamente hanno donato un prelievo del loro midollo osseo per condurre gli studi di terapia genica “in provetta” . In altre parole, le cellule staminali selezionate dal prelievo di midollo sono state messe a contatto con il vettore TNS9.3, in opportune condizioni di laboratorio, e successivamente fatte crescere per 15 giorni in un terreno particolare che li fa maturare fino alla produzione di globuli rossi. In tale modo, con opportune analisi nelle cellule trattate e non trattate, abbiamo potuto dimostrare la correzione genetica determinata dall’introduzione del vettore. Nella figura qui riportata, è schematizzato il processo appena descritto ed il grafico che dimostra, mediante un tipo di analisi che si chiama HPLC, che la emoglobina adulta è assente nelle cellule rosse che si sono sviluppate dalle cellule staminali del paziente senza trattamento di terapia genica e compare in quelle trattate con il vettore TNS9. Cosa resta ancora da fare prima di avviare la sperimentazione clinica? La sperimentazione clinica è già iniziata, infatti la prima fase della terapia, che riguarda la mobilizzazione delle cellule staminali e la successiva raccolta dal sangue (vedi schema sopra) è stata condotta con successo al MSKCC di New York nel corso del 2010 su 5 pazienti talassemici, di cui 4 provenienti dalla Sicilia. E’ stata così valutata l’efficacia e la sicurezza delle procedure di mobilizzazione e Numero 9 del 30 settembre 2012 raccolta delle cellule staminali ematopoietiche e del successivo inserimento del vettore TNS9.3 nelle stesse. I risultati di questo studio sono stati inviati all’organo statunitense per il controllo dei farmaci (Food and Drug Administration, FDA) che a breve dovrebbe dare il consenso per procedere con la seconda parte del protocollo e cioè reintrodurre le cellule geneticamente corrette nei pazienti. Intanto, anche noi a Giugno abbiamo ottenuto l’approvazione dal comitato etico per condurre uno studio clinico di sicurezza e di fattibilità di un nuovo protocollo di mobilizzazione e raccolta di cellule staminali nei pazienti beta-talassemici. Questo studio, condotto per la prima volta su pazienti talassemici, misurerà l’efficacia con cui due diversi farmaci mobilizzano le cellule staminali dal midollo al sangue e si propone di standardizzazione un protocollo sicuro, efficace e meno invasivo da adottare. Lo studio, di cui la dott.ssa Rita Barone è responsabile per la parte clinica, coinvolgerà pazienti provenienti da diversi centri Siciliani, dall’Ospedale Mangiagalli di Milano, e dall’Ospedale Cardarelli di Napoli. Sappiamo che avete già iniziato questo trial clinico e penso possiamo, fin d’ora, impegnarci a tenere informati circa l’andamento dei lavori? Sicuramente. Questo studio è importante per potere richiedere al Ministero della Salute Italiano l’approvazione di un futuro trial clinico di terapia genica per la cura della beta talassemia da svolgersi presso il nostro Centro. Indispensabile per l’attuazione di questo progetto sarà anche la realizzazione di particolari laboratori, chiamati “camere bianche” che saranno allocati nel nuovo padiglione “Franco e Piera Cutino” che la vostra Fondazione sta edificando. Tutto ciò è indispensabile per ottenere le autorizzazioni a procedere.