Il rovescio della medaglia dell`inbreeding: E` giunto il tempo per un

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GENETICA E ALLEVAMENTO - The downside of Inbreeding: It's Time For a New Approach, di C.A. Sharp (1999)
Il rovescio della medaglia dell’inbreeding: E’ giunto il tempo per un nuovo approccio.
“L’inbreeding è stato nel tempo un utile strumento per
forgiare le attuali razze. Dato che queste hanno
raggiunto un elevato livello di omogeneità, ha perso la
sua importanza e si è trasformato in una disastrosa e
fatale
abitudine.”
(Hellmuth Wachtel, PhD)
C.A. Sharp con uno dei suoi Aussie
L‟Inbreeding, che per lo scopo di questo articolo include
anche il “linebreeding”, è stata la regola nell‟allevamento
canino per una buona parte degli ultimi due secoli, in
precedenza gli allevatori accoppiavano soggetti “simili”.
In base al livello di alfabetizzazione, allo status sociale o
all‟interesse dell‟allevatore si tenevano
o non si
tenevano delle
registrazioni. I Pedigree erano di
interesse marginale, quando non venivano considerati
del tutto. I registri, come li conosciamo ora, non
esistevano.
Nuovi soggetti potevano essere inseriti nel pool di
allevamento in qualsiasi momento, purché dimostrassero
di avere caratteristiche che l‟allevatore voleva
perpetuare. Persino un accoppiamento non pianificato,
con un cane che non sarebbe mai stato deliberatamente
selezionato, non veniva sprecato se alcuni figli si
dimostravano utili.
Nel diciannovesimo secolo, importanti allevatori europei di varie specie domestiche, inclusi i cani,
cominciarono a dimostrare interesse nel mantenimento della purezza delle loro line di sangue. Non
sapevano nulla di genetica, e in effetti questa scienza doveva ancora nascere
Le loro teorie rispecchiavano gli atteggiamenti sociali del tempo, e dobbiamo inoltre
tenere in
considerazione che questi individui erano quasi sempre uomini facoltosi con un albero genealogico che era
considerato migliore di quello della gente comune. Come aumentò l‟importanza dei pedigree, così crebbe la
presenza regolare di nomi importanti nelle genealogie. Col tempo vennero istituiti dei “libri” per poter tenere
registrazioni ufficiali. Ad un certo punto, praticamente tutti i registri cinofili divennero chiusi. Tutto ciò
avvenne prima che gli allevatori potessero avere una conoscenza anche rudimentale della scienza
genetica.
All‟inizio l‟inbreeding si dimostrò benefico. Gli allevatori impararono che accoppiando individui imparentati e
del tipo desiderato, la qualità e uniformità della prole migliorava. Appena la gente iniziò ad imparare le basi
della genetica, all‟inizio del secolo (n.d.r. XX secolo), cercarono deliberatamente di fissare i tratti desiderati,
specialmente nella produzione del bestiame, incrociando parenti stretti. Questa pratica continua ancora oggi.
Il riproduttore viene testato sulla prole, accoppiandolo con un gruppo di sue sorelle; se la prole è di taglia più
grande, sarà tenuto per le monte, altrimenti tutti verranno portati al mercato. Questo abbattimento drastico
ha il suo scopo nel bestiame, ma è impraticabile e inaccettabile negli animali da compagnia come i cani.
La natura fa di tutto per scoraggiare la consanguineità. Animali parenti, raramente si accoppiano, il che evita
che i geni di malattie o difetti si incontrino con troppa frequenza. Gli animali selvaggi hanno tutta una serie di
comportamenti che eliminano o riducono notevolmente l‟inbreeding. Nei lupi, la specie più vicina al cane,
solo la coppia “Alpha” si accoppia. I cuccioli stanno con il branco per il loro primo anno, passato questo
periodo devono trovare il loro posto, normalmente di rango inferiore, nella gerarchia degli adulti. Se un cane
di un anno non accetta ciò, o diventa la causa di una iterazione sociale eccessivamente negativa, se ne
dovrà andare. Gli sbandati devono percorrere molte miglia prima di trovare un territorio disponibile ed
accoppiarsi, sempre che riescano a trovarlo. Gli individui che si disperdono non si accoppieranno tranne che
non ottengano, un giorno, lo status di “Alpa”, perciò l‟accoppiamento tra parenti è improbabile.
Qualche volta le circostanze non danno
scelta agli animali, se non quella di
accoppiarsi tra parenti. Se queste condizioni
persistono per una certo lasso di tempo
creano un collo di bottiglia genetico. I lupi
dell‟isola di Royale nel Lago Michigan
discendono da un esiguo numero di animali
che giunse dalla terraferma quando il lago
era gelato decine di anni addietro durante un
rigido inverno. Gli attuali discendenti hanno
dimostrato di essere vulnerabili, più della
norma ad una serie di malattie e parassiti.
Quando il parvovirus canino raggiunse l‟isola
di Royale, la popolazione di lupi precipitò così
gravemente, che alcuni osservatori dell‟epoca
temettero che i lupi morissero tutti.
In anni recenti, i cani di razza hanno sperimentato crescenti problemi con malattie e difetti ereditari. Le cause
sono complesse, e comprendono: il carico genetico (n.d.r. numero medio di mutazioni potenzialmente
dannose presenti nella popolazione), la presenza di “equivalenti letali” in tutti gli individui (n.d.r. geni che
possono essere letali se omozigoti), colli di bottiglia genetici, pool genetici ristretti, frammentazione del
patrimonio genico, e deriva genetica, ma tutte sono attribuibili all‟inbreeding.
Grazie ai registri chiusi, le razze formano pool genetici esclusivi. Tutti i pool genetici, non importa quanto
grandi o differenziati, avranno un carico genetico “differenza tra il genotipo migliore e più sano e la „forma‟
media della popolazione”. „Forma‟ è la salute generale, il vigore e l‟abilità di un individuo. Può essere
correlata o non con i tratti selezionati dagli allevatori. (L‟English Bulldog, per esempio, ha una forma fisica
„ideale‟ che praticamente impedisce alle femmine di partorire naturalmente i loro piccoli)
Maggiore è il carico genetico, maggiori sono le difficoltà genetiche di cui membri di una razza possono
soffrire.
In un pool genetico ristretto, la situazione può rimanere stabile o deteriorarsi; non può migliorare.
Ogni individuo di una razza possiede anche il suo specifico tipo di carico; quattro o cinque geni per malattie
o difetti potenzialmente letali. Questi sono chiamati “equivalenti letali” . Nella maggior parte dei casi essi non
influiranno sul soggetto portatore, perché un singolo allele, o forma del gene, é insufficiente per causare il
problema, ma quando i parenti vengono accoppiati, le probabilità di far incontrare questi alleli aumenta, così
come la frequenza della malattia.
Ogni popolazione ha a che fare con il carico genetico e gli equivalenti letali, ma quando ad una popolazione
viene impedito di avere uno scambio genetico con altre popolazioni simili, la diversità genetica all‟interno
della popolazione inizia a diminuire.
Alcune di queste cose possono non dipendere da nessuno. La funzione di una razza può diventare obsoleta,
e ridursi a solo pochi membri sopravvissuti; questo fu il caso del Portuguese Water Dog, tutti gli attuali PWD
discendono da una manciata di cani. Anche difficoltà sociali, politiche o ambientali possono impedire
l‟allevamento, provocando il crollo della popolazione. Molte razze hanno sperimentato un collo di bottiglia
genetico all‟epoca della Seconda Guerra Mondiale; con gran parte del mondo in guerra, l‟allevamento
cinofilo non era una priorità e le popolazioni nelle aree delle azioni militari furono spesso spazzate via o
gravemente impoverite. In una tale situazione, gli allevatori possono solo accontentarsi di ciò che resta. Si
tratta io un percorso difficile per le razze veramente rare, in particolar modo perché l‟atteggiamento
prevalente che le razze devono mantenersi “pure” impedisce l‟integrazione di materiale genetico fresco da
popolazioni simili e meno colpite.
Il patrimonio genetico di una razza,
può essere frammentato in tanti
sottoinsiemi genetici quando viene
arbitrariamente diviso secondo la
taglia, il colore o il tipo di pelo, con i
cani di un colore o varietà cui è
proibito accoppiarsi con quelli di
un‟alta. Non importa quanto diversa
fosse una razza prima che queste
distinzioni venissero fatte, in seguito
gli allevatori hanno poche opzioni
nella scelta degli accoppiamenti e il
probabile
risultato
sarà
un
incremento dell‟inbreeding, perché
non ci sono altri posti dove andare.
Un esempio impressionante di ciò è
il Pastore Belga negli Stati Uniti. Fuori dagli U.S. questa razza contempla quattro varietà, le quali possono
comparire tutte in una singola cucciolata. L‟American Kennel Club elenca tre delle varietà come razze
separate; la quarta non è nemmeno riconosciuta. Negli U.S. non possono incrociare le varietà, mentre nel
resto del mondo si può.
Anche cambiamenti nelle condizioni sociali possono frammentare il patrimonio genetico di una razza.
L‟Australian Shepherd era originariamente un cane da lavoro dei ranch e delle fattorie. Oggi ci sono molti più
Aussies che posti di lavoro nelle fattorie e nei ranch; perciò la maggioranza sono cani da compagnia.
Durante le ultime tre decadi (n.d.r. ‟70, ‟80, ‟90) la razza si è chiaramente divisa in ceppi da lavoro e da
conformità con una terza piccola categoria di animali “versatili” di allevatori che lavorano su un animale
polifunzionale. C‟è anche una popolazione di “mini” Aussies, cani di taglia inferiore alla norma della razza.
Essi sono spesso registrati come Australian Shepherds insieme all‟inserimento in registro dei “mini”. Ci sono
veramente pochi incroci tra i vari sottogruppi, anche se tutto risale più o meno agli stessi animali fondatori.
Uno dei risultati della frammentazione del patrimonio genetico è la perdita di alleli, che possono esistere
nella razza, ma non ricorrono nei fondatori della varietà.
La deriva genetica causa ulteriori perdite. I geni che non vengono specificamente selezionati, tendono a
“scivolare” fuori dal patrimonio genetico. Molti di questi geni riguardano aspetti così minimi, che può capitare
che non vengano mai all‟attenzione diretta degli allevatori. Un cane ha circa 100.000 geni, solo una parte
relativamente piccola dei quali riguarda tratti che possiamo osservare o misurare. Molti di questi geni
causano variazioni minime nella forma o nelle funzioni del corpo. Ripetute perdite di questi geni attraverso la
deriva genetica possono ridurre la salute generale e la forma senza presentare segni consistenti o
identificabili. Un cane può sembrare: un mediocre guardiano, essere insolitamente soggetto a piccoli
disturbi o mancare di resistenza. Anche i comportamenti tipici della razza, come la conduzione del
bestiame, possono svanire in questo modo, se gli allevatori non usano quel comportamento come parte del
loro criterio di selezione.
L‟uso di stalloni famosi, e particolarmente più generazioni di essi, possono accelerare la perdita di alleli. Un
cane può avere solo un massimo di 2 alleli per ogni gene, l‟uso eccessivo di un solo individuo può far
convergere il patrimonio genetico verso l‟allele che quel cane casualmente possiede. Ovviamente questo
soggetto viene pesantemente usato perché ha caratteristiche desiderabili. I geni di queste caratteristiche
diverranno più comuni, ma la stessa cosa faranno i suoi “equivalenti letali” e i piccoli malanni. E se un gene
dannoso è collegato (si trova vicino nel cromosoma) a un gene desiderato, posseduto dallo stallone, la razza
può trovarsi improvvisamente afflitta dal problema causato da quel gene negativo. Non sarà facile eliminarlo
se gli allevatori non sono disposti a rinunciare alla caratteristica desiderata.
I fautori dell‟inbreeding spesso sottolineano che i meticci hanno problemi genetici maggiori dei cani di razza.
Se è vero che i meticci, come gruppo, hanno più singoli tipi di malattie e difetti che ogni singola razza pura,
bisogna ricordare che ogni razza rappresenta solo una porzione del patrimonio genetico canino, mentre i
meticci lo ricomprendono tutto. Se i difetti dei meticci sono confrontati con quelli riscontrati nell‟insieme delle
razze, la discrepanza scompare. Dato che i meticci sono il risultato di accoppiamento casuali e non
programmati, l‟incidenza dei difetti nella popolazione generale è bassa. Nelle razze pure molti degli stessi
difetti sono comuni. Per esempio, l‟atrofia progressiva della retina e l‟anomalia oculare del collie sono rare
nei meticci. L‟incidenza di entrambe è alta nei Collie.
Sta diventando sempre più evidente che i
vantaggi a breve termine dell‟imbreeding sono
superati dai costi a lungo termine. Oggi gli
allevatori devono ripensare le loro strategie.
Accoppiamenti assortiti (l‟accoppiamento di
soggetti meno imparentati o con fenotipo simile)
permetteranno agli allevatori di raggiungere i
propri obiettivi riducendo nello stesso tempo la
perdita di alleli nella popolazione generale. Per
fare ciò è vitale che ogni allevatore abbia una
conoscenza approfondita dei pedigree della
razza. I tipici pedigree da 3 a 5 generazioni
possono evidenziare pochi o nessun antenato
comune, ma cosa accade se il pedigree si
estende per qualche generazione in più? Se due
cani non hanno antenati in comune per 4
generazioni, ma ne hanno parecchi nella quinta,
sesta e successive, accoppiarli sarà un
inbreeding.
Tutti i componenti di una singola razza hanno ovviamente un certo grado di parentela, anche se il quanto
varia da razza a razza. Da qualche parte indietro nella storia di ogni razza c‟è un gruppo di fondatori dai
quali tutti i cani attuali discendono. I Portuguese Water Dogs ne hanno pochi, gli Australian Shepherds ne
hanno un buon numero , anche se non tutti gli Aussie li hanno tutti. E‟ importante sapere quali sono stati gli
individui fondatori, particolarmente se la razza è rara, divisa in varietà o ha sperimentato significativi “colli di
bottiglia” in qualche punto della sua storia. Un gran numero di fondatori permette una maggiore diversità
(assumendo che quei fondatori non fossero loro stessi imparentati), ma se alcuni sono pesantemente
rappresentati in confronto ad altri a causa dell‟inbreeding dei loro discendenti, la diversità è a rischio. Gli
allevatori devono sforzarsi di aumentare la presenza dei fondatori negletti ogni volta che è possibile.
Il calcolo dei coefficiente di inbreeding darà un‟indicazione di quanto sia imparentato un cane o
potenzialmente un incrocio. Conoscere questi dati permette agli allevatori di fare scelte che ridurranno
l‟inbreeding. I buoni libri sull‟allevamento animale avranno una sezione che spiega come è fatto, ma
calcolarlo manualmente diventa scomodo lavorando con un intero pedigree. Ci sono software sul mercato
che effettuano questi calcoli.
Forse la questione più importante è fare della salute una priorità assoluta. E‟ ovvio anche a chi promuove
l‟inbreeding, che controllare le malattie genetiche e non allevare individui affetti è importante. Quando
saranno disponibili test che individuano i portatori di problemi genetici, questi dovranno essere messi a
frutto. Tuttavia lo stato di portatore non deve precludere automaticamente la riproduzione di soggetti per altri
versi buoni. Bisogna fare attenzione che non vengano accoppiati con altri soggetti portatori, e coloro che
comprano i cuccioli di un genitore portatore dovrebbero essere esortati a testare il cucciolo, se vogliono farlo
riprodurre. Ma eliminando i portatori comprovati dallo stock di allevamento si buttano i loro molti geni buoni
per evitarne uno cattivo.
Gli allevatori di Australian Shepherd stanno
facendo questo con la “Pelger-Huet Anomaly”.
La PHA è letale per la prole che eredita due
coppie del gene; provoca cucciolate poco
numerose e morti neonatali. I portatori
raramente soffrono di qualche sintomo. Gli
allevatori esperti usano un esame del sangue
per effettuare la scelta e i portatori sono
accoppiati con non portatori. Aspetti meno
specifici della salute devono anche essere
tenuti in considerazione. Un cane che è un
“guardiano feroce”, o ha casi ripetuti di un
piccolo malanno o di un altro, non dovrebbe
essere
preso
in
considerazione
per
l‟accoppiamento.
Questi
soggetti
hanno
probabilmente un surplus di geni che individualmente hanno solo un limitato effetto negativo sulla salute, ma
che cumulativamente hanno prodotto un individuo non in buona salute.
Un risultato comune dell‟inbreeding è la “depressione da inbreeding”, caratterizzata da cucciolate di
dimensioni ridotte, difficoltà di parto e di allevamento dei cuccioli. Femmine di famiglie che sistematicamente
producono cucciolate poco numerose possono soffrire di “depressione da inbreeding”. Animali che riescono
a riprodursi o ad accudire i cuccioli solo se ricevono una eccessiva assistenza umana sono cattivi candidati
per l‟allevamento. Non intendo che la gente non debba tenere bene e curare i propri animali, ma se un
maschio è indifferente alle cagne in calore, o una femmina deve essere fisicamente trattenuta per evitare
che si dibatta o fugga per evitare l‟accoppiamento, o non si lascia coprire senza l‟intervento veterinario, o
tende a uccidere o ferire i propri cuccioli intenzionalmente o per negligenza, questi sono segni di
“depressione da inbreeding” e l‟animale non dovrebbe essere riprodotto. Gli allevatori non dovrebbero usare,
eccessive, quasi chirurgiche, attenzioni per controllare l‟ambiente per i neonati, e non dovrebbero usare
misure eroiche per mantenere in vita i cuccioli che hanno problemi di parto.(Per coloro che trovano questo
troppo spietato, Salvateli, ma non fateli riprodurre). L‟inbreeding ci ha dato le molte razze di cani di cui
godiamo oggi, ma il suo tempo è passato. Se i cani di razza devono rimanere vitali nel prossimo secolo gli
allevatori devono ripensare le loro strategie di lavoro per raggiungere i loro obiettivi, con maggiore enfasi
sulla salute generale e sforzi concentrati nella riduzione del livello di inbreeding dei loro cani.
Titolo originale: The downside of Inbreeding: It's Time For a New Approach
Pubblicato per la prima volta su Double Helix Network News, Winter 1999.
Autore: C.A. Sharp (Ricercatrice e divulgatrice di genetica canina, Editore di "Double Helix Network News, Presidente
del “Australian Shepherd Health & Genetics Institute” - www.ashgi.org/board.htm)
Il testo in inglese può essere reperito su: http://www.ashgi.org/articles/breeding_downside_inbreeding.htm
Traduzione a cura di: Valter Faion - novembre 2012
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