DuoFLEX Cocktail Anti-CD3 Anti-CD20cy Ready-to-Use (Link) Codice IC002 Uso previsto Per uso diagnostico in vitro. DuoFLEX Cocktail Polyclonal Rabbit Anti-Human CD3 e Monoclonal Mouse Anti-Human CD20cy Clone L26, (Link) sono destinati per essere utilizzati nell’immunoistochimica congiuntamente a strumenti Autostainer Link. L’anticorpo anti-CD3 umano policlonale di coniglio è utile per l'identificazione dei linfociti T e delle neoplasie correlate (1,2). L’anticorpo Anti-Human CD20cy marca le cellule dei linfociti di ceppo B ed è utile per l'identificazione di neoplasie di derivazione dei linfociti B (3). L’interpretazione clinica di un’eventuale colorazione o della sua assenza deve essere integrata mediante studi morfologici avvalendosi di controlli adeguati e deve essere valutata nell’ambito dell’anamnesi del paziente e di altri test diagnostici da parte di un patologo qualificato. Sinonimi per l'antigene CD3: T3, complesso CD3 (4). CD20: L26 (5). Riepilogo e spiegazioni CD3 CD3 consiste in almeno quattro componenti diverse (γ,δ,ε,ζ) 20-28 kDa. Sulla superficie del linfocita, CD3 è associato in maniera non covalente con il ricettore del linfocita T (TCR). Si ritiene che i componenti CD3 del complesso TCR/CD3 medino la trasduzione del segnale al riconoscimento dell’antigene da parte di TCR (6). CD3 è espresso dai linfociti T in timo, midollo osseo, tessuto linfoide periferico e sangue (7,8). L’unico altro tipo di cellula normale che si sappia essere marcato dagli anticorpi al CD3 è costituito dalle cellule di Purkinje nel cervelletto (9). L’antigene CD3 può essere individuato inizialmente nei timociti precoci. La sua comparsa probabilmente è uno dei primi segni di “commitment” al ceppo dei linfociti T (7). Nei timociti immaturi, l’espressione del CD3 è solamente citoplasmatica, il CD3 associato alla membrana compare successivamente, alla maturazione della cellula (7). La maggior parte delle neoplasie dei linfociti T esprime l’antigene CD3, mentre esso è assente dalle neoplasie non linfoidi dei linfociti T (10). Coerentemente con il pattern di sintesi dell’antigene nei timociti normali, il primo sito ove CD3 è rilevabile nelle cellule neoplastiche è il citoplasma cellulare (7). CD3 è stato ritenuto marcatore essenziale della valutazione iniziale dei disturbi linfoproliferativi cronici (11). La leucemia dei linfociti granulari grandi del tipo dei linfociti T (T-LGL) è caratterizzata dal riarrangiamento CD3+/CD57+/CD56- immunofenotipo e clonale dei geni recettori dei linfociti T (12). CD20 CD20 è una proteina transmembrana non glicosilata espressa sui precursori dei linfociti B e nei linfociti B maturi, ma si perde a seguito della differenziazione nelle plasmacellule (13). Nei linfociti B restanti, la proteina CD20 appare con una forma non fosforilata a 33 kDa. A seguito della stimolazione mitogena, la proteina CD20 subisce una forte fosforilazione (isoforme 35-37 kDa) ed è una fosfoproteina dominante nei linfociti B attivi, nelle linee cellulari B e nelle leucemie a cellule capellute (5). Le lunghe estremità del terminale N e C della proteina si trovano sul lato citoplasmatico della membrana e solo una minima parte della proteina viene esposta sulla superficie cellulare (13). Gli anticorpi che reagiscono con gli epitopi citoplasmatici CD20 sono denominati CD20cy (5). Si è ipotizzato che la proteina CD20 sia direttamente responsabile della regolazione del flusso Ca2+ dei linfociti B conduttivi transmembrana che indica una possibile funzione della proteina CD20 come regolatore della proliferazione e della differenziazione (13). Fare riferimento alle General Instructions for Immunohistochemical Staining (Istruzioni generali per la colorazione immunoistochimica) di Dako o alle istruzioni sul sistema di rivelazione per le procedure IHC per: 1) Principio della procedura, 2) Materiali necessari ma non forniti, 3) Conservazione, 4) Preparazione dei campioni, 5) Procedura di colorazione, 6) Controllo della qualità, 7) Risoluzione dei problemi, 8) Interpretazione della colorazione, 9) Limiti generali. Reagente fornito Il cocktail di anticorpo di coniglio policlonale e di topo monoclonale pronto per l’uso fornito in forma liquida in un tampone contenente la proteina stabilizzante e 0,015 mol/L sodio azide. Polyclonal Rabbit Anti-Human CD3 Monoclonal Mouse Anti-Human CD20cy, Clone L26, Isotipo: IgG2a, kappa Immunogeno CD3: Peptide sintetico comprendente gli aminoacidi 156-168 dalla parte citoplasmatica della catena CD3ε umana accoppiata a tiroglobulina (1) CD20: Linfociti B di tonsilla umana (14) (119870-001) 307775IT_001 p. 1/4 Specificità CD3: Nei test Western blotting, l’anticorpo CD3 rileva bande del peso molecolare previsto per l’antigene CD3 (2). L’anticorpo riconosce CD3ε sia in una linea di linfociti T (Jurkat) che in una linea di cellule natural killer (NK11), ma non reagisce con i lisati preparati da varie linee di linfociti B (Raji, Ramos e JY), da una linea di cellule mieloidi (U937) o da una linea di cellule del carcinoma del colon (Colo-205) (15). Nell’immunoprecipitazione da lisati Nonidet P40 di linfoblasti T superficie-iodati, l’anticorpo precipita la catena γ (26 kDa), δ (21 kDa) e ε (19 kDa) della molecola CD3, analogamente al pattern di precipitazione visto usando il CD3 anti-umano monoclonale di topo ben caratterizzato, clone UCHT1 (1). Nel test ELISA, l’anticorpo marca il peptide CD3 usato come immunogeno. CD20: L'anti-umano CD20cy, clone L26, è stato inserito in un cluster come anti-CD20 al Fifth International Workshop and Conference on Human Leucocyte Differentiation Antigens (5° gruppo di lavoro e conferenza internazi onale sugli antigeni di differenziazione dei leucociti umani) (5). L'analisi SDS-PAGE degli immunoprecipitati che si formano tra i lisati delle cellule di tonsilla marcati con 125I e l'anticorpo ha evidenziato una reazione primaria con i polipeptidi 30 kDa e 33 kDa (14). Gli studi che utilizzano cellule COS-1 transfettate con cDNA che codifica la molecola CD20, indicano che l'anticorpo marca un epitopo intracitoplasmatico localizzato nella molecola CD20 (16). Precauzioni 1. Per uso professionale. 2. Questo prodotto contiene sodio azide (NaN3), una sostanza chimica fortemente tossica in forma pura. Sebbene non sia classificato come prodotto rischioso, il contenuto di sodio azide alle concentrazioni indicate può reagire con il rame e il piombo delle tubature formando azidi metalliche fortemente esplosive. Durante lo smaltimento, sciacquare le tubature con abbondante acqua per prevenire l’eventuale accumulo di azide metallica. 3. Adottare le normali procedure previste per il trattamento dei prodotti di origine biologica. 4. Indossare indumenti di protezione personale adeguati, per evitare il contatto con gli occhi e la pelle. 5. Smaltire la soluzione inutilizzata nel rispetto delle disposizioni locali, regionali e nazionali in materia. Conservazione Conservare a 2–8 °C. Non utilizzare dopo la data di scadenza stampata sulla fiala. Se i reagenti sono conservati in condizioni diverse da quelle specificate, le loro condizioni dovranno essere verificate dall'utente. Non sono stati osservati segni evidenti che suggeriscano l'instabilità di questo prodotto, pertanto è opportuno analizzare un controllo positivo e un controllo negativo insieme ai campioni dei pazienti. Qualora si ottenga una colorazione imprevista, che non sia cioè giustificata da un cambiamento delle procedure di laboratorio ma sia dovuta ad un probabile problema dell'anticorpo, contattare l'Assistenza Tecnica di Dako. Specimen preparation (Allestimento tessuto) compresi i materiali necessari ma non forniti Il cocktail di anticorpi può essere utilizzato per marcare sezioni di tessuto fissate in formalina, incluse in paraffina. I campioni di tessuto devono essere tagliati in sezioni di approssimativamente 4 µm. È necessario pretrattare con smascheramento termoindotto dell'epitopo (HIER, Heat-Induced Epitope Retrieval). Si ottengono ottimi risultati pretrattando i tessuti con EnVisionTM FLEX Target Retrieval Solution, High pH (50x) (codice K8004). Sezioni deparaffinate: si consiglia il pretrattamento di sezioni di tessuto deparaffinate fissate in formalina, incluse in paraffina, utilizzando Dako PT Link (Codice PT100/PT101). Per i dettagli, vedere la Guida Utente PT Link. Attenersi alla procedura di pretrattamento delineata nel foglietto illustrativo di EnVisionTM FLEX Target Retrieval Solution, High pH (50x) (Codice K8004). Per PT Link, bisogna attenersi ai seguenti parametri: Temperatura di preriscaldamento: 65°C, temperatura e tempo di recu pero dell’epitopo: 97 °C per 20 (±1) minuti; lascia re raffreddare a 65 °C. Rimuovere ogni rack per vetrin i Autostainer con i vetrini dal serbatoio PT Link e immergere immediatamente i vetrini in un vaso/serbatoio (ad es., PT Link Rinse Station, Codice PT109) contenente EnVisionTM FLEX Wash Buffer (20x) diluito, a temperatura ambiente (codice K8007). Lasciare i vetrini nel Wash Buffer per 1-5 minuti. Sezioni incluse in paraffina: per il montaggio dei vetrini coprioggetto si consiglia l’utilizzo di un mezzo acquoso (Dako Faramount Codice S3025). come preparazione alternativa del campione, è possibile effettuare sia la deparaffinazione che il recupero dell’epitopo in PT Link utilizzando una procedura modificata. Per le istruzioni, fare riferimento alla Guida Utente PT Link. Una volta completata la procedura di colorazione, le sezioni devono essere disidratate a 60 °C, immerse in xilene e mon tate utilizzando un mezzo di montaggio permanente. Con il montaggio permanenente, evitare l’utilizzo di alcol, poiché potrebbe diminuire la reattività del Chromogen Red. Prima del montaggio, evitare che le sezioni di tessuto si secchino durante il pretrattamento o nella successiva fase di colorazione immunoistochimica. Affinché le sezioni di tessuto aderiscano perfettamente ai vetrini, si consiglia di utilizzare Dako FLEX IHC Microscope Slides (codice K8020). Procedura per la colorazione compresi i materiali necessari ma non forniti Il sistema di visualizzazione consigliato è EnVisionTM DuoFLEX Doublestain System, (Link) (Codice SK110). Il ciclo di colorazione e i tempi di incubazione sono preimpostati nel software Autostainer Link. Per istruzioni dettagliate sul caricamento di vetrini e reagenti, consultare la guida utente Autostainer Link. Se i protocolli non sono disponibili sulla piattaforma Autostainer utilizzata, rivolgersi ai Servizi Tecnici Dako. Tutte le fasi di incubazione devono svolgersi a temperatura ambiente. Le condizioni ottimali possono variare a seconda del tipo di campione e del metodo di preparazione adottato, pertanto dovranno essere definite autonomamente da ogni laboratorio. Se il patologo che effettua la valutazione desidera una diversa intensità di colorazione, è possibile contattare un Esperto delle Applicazioni/Esperto dei (119870-001) 307775IT_001 p. 2/4 Servizi Tecnici di Dako per ricevere informazioni su come riprogrammare il protocollo. Verificare che l’esecuzione del protocollo ritoccato sia ancora valida valutando che lo schema di colorazione sia identico allo schema di colorazione descritto in “Caratteristiche prestazionali”. Si consiglia la colorazione di contrasto in ematossilina utilizzando EnVision FLEX Hematoxylin, (Link) (codice K8008). Si consiglia di usare un mezzo di montaggio permanente e non acquoso. I vetrini con montaggio permanente devono essere asciugati all’aria per un’ora a 60 °C e quindi immersi in xilene per 5 minuti . Con il montaggio permanente, evitare l’utilizzo di alcol, poiché potrebbe diminuire la reattività del Chromogen Red. I controlli positivi e negativi devono essere analizzati contemporaneamente utilizzando lo stesso protocollo dei campioni dei pazienti. Il tessuto di controllo positivo deve comprendere cellule di tonsille e le cellule/strutture devono evidenziare gli schemi di reazione descritti per il tessuto in questione in “Caratteristiche prestazionali” in tutti i campioni positivi. Interpretazione dei risultati della colorazione CD3: Le cellule marcate dall'anticorpo CD3 presentano una colorazione citoplasmatica rossa e/o della membrana. CD20: I linfociti B marcati dall'anticorpo CD20 visualizzano una colorazione marrone del lato citotoplasmatico della membrana superficiale della cellula. Caratteristiche prestazionali Tessuti normali: CD3: l'anticorpo CD3 marca i linfociti T in vari tessuti, tra cui la tonsilla ed il colon. I linfociti T nelle zone interfollicolari delle tonsille mostrano una reazione di colorazione da moderata a forte, mentre i linfociti T nei centri germinali della tonsille e nell’epitelio del colon mostrano una reazione di colorazione rossa da debole a moderata. CD20: nel tessuto linfoide normale, l'anticorpo CD20 marca le cellule del centro germinativo, linfociti mantellari e linfociti interfollicolari sparsi, ma non linfociti T, istiociti e plasmacellule (17,18). Non è visibile alcuna marcatura dell'epidermide, delle ghiandole sebacee, dei follicoli piliferi e delle ghiandole eccrine nella cute, dell'epitelio follicolare nella tiroide, dei pneumociti e dell'epitelio bronchiale del polmone e numerosi altri tessuti non linfoidi normali testati (17). I linfociti B della zona mantellare e del centro germinativo nelle tonsille mostrano una reazione alla colorazione da moderata a forte, mentre i linfociti B isolati nel fegato mostrano una reazione alla colorazione marrone da debole a moderata. Tessuti patologici: CD3: l’anticorpo CD3 ha marcato 73 casi su 96 di neoplasmi dei linfociti T, compresi 7 casi su 9 linfoblastici, 25 casi su 35 pleomorfici, 5 casi su 5 immunoblastici, 5 casi su 5 angioimmunoblastici del tipo linfadenopatia, 2 casi su 2 di linfomi delle zone T, 19 casi su 19 di micosi fungoide/sindrome di Sézary, 2 casi su 3 di linfomi di Lennert, 4 casi su 13 di linfomi anaplastici a cellule grandi positivi all’anticorpo Ki-1, 3 casi su 4 di papulosi linfomatoide, 1 caso su 1 di linfoma celiaco-associato (1). L’anticorpo ha marcato 149 casi su 149 si leucemia/linfoma linfoblastico acuto dei linfociti T (precursore) (ALL). In 131 casi su 149, il 100% delle cellule sono state positive, in 14 casi tra il 50% ed il 90% delle cellule sono state positive, mentre in 4 casi meno del 50% delle cellule sono state positive. Non è stata osservata marcatura in 68 casi su 68 di ALL dei linfociti B (precursori), eccetto i linfociti T reattivi infiltranti (2). CD20: l’antigene CD20 è stato marcato nella maggior parte dei 131 neoplasmi dei linfociti T analizzati (3). La marcatura con l'anticorpo ha mostrato che nella differenziazione dei linfociti B, l'antigene CD20 non era espresso su cellule linfoidi molto immature (0 su 6 leucemie acute non differenziate), ma iniziava ad essere espresso su stadi precocemente maturativi (14 su 34 leucemie linfoblastiche acute comuni e 7 su 9 leucemie linfoblastiche acute dei pre-linfociti B), e quindi, l'antigene CD20 era completamente espresso su linfociti B maturi (15 su 15 leucemie croniche linfocitiche, 3 su 3 prolinfocitiche, 3 su 3 a cellule capellute, 6 su 7 linfosarcomi e 45 su 46 linfomi maligni di linfociti B compresi i linfomi di Burkitt, Waldenström e dei linfociti B immunoblastici. L'antigene CD20 scompare sulle plasmacellule e solo 1 su 2 leucemie plasmacellulari e 0 su 12 mielomi sono stati marcati con l'anticorpo (3). Altri studi hanno fornito risultati che mostrano una marcatura positiva di 44 su 44 linfomi a grandi cellule e di linfociti B immunoblastici (17) e tutti i 40 linfomi dei linfociti B, ad eccezione delle comuni leucemie linfoblastiche acute e dei linfomi plasmacellulari maligni. Nel morbo di Hodgkin, è stata osservata una forte colorazione superficiale della membrana delle cellule di Reed-Sternberg in 9 casi su 27 (18). 0 su 73 casi di malattie linfoproliferative del ceppo dei linfociti T sono stati marcati dall'anticorpo (3), mentre altri studi hanno mostrato 1 su 18 (18) e 1 su 111 (19) casi positivi. Sono stati documentati casi rari di linfomi dei linfociti T periferici positivi all'antigene CD20 (18, 19). Bibliografia (119870-001) 1. Mason DY, Cordell J, Brown M, Pallesen G, Ralfkiaer E, Rothbard J, et al. Detection of cells in paraffin wax embedded tissue, using antibodies against a peptide sequence from the CD3 antigen. J Clin Pathol 1989; 42:1194-1200 2. 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White cell differentiation antigens. Proceedings of the 4th International Workshop and Conference; 1989 Feb 21-25; Vienna, Austria. Oxford, New York, Tokyo: Oxford University Press; 1989. p. 295-6 9. Garson JA, Beverley PC, Coakham HB, Harper EI. Monoclonal antibodies against human T lymphocytes label Purkinje neurones of many species. Nature 1982; 298:375-7 10. Erber WN, Mynheer LC, Mason DY. APAAP labeling of blood and bone-marrow samples for phenotyping leukaemia. Lancet 1986;i: 761-5 11. Braylan RC, Orfao A, Borowitz MJ, Davis BH. Optimal number of reagents required to evaluate hematolymphoid neoplasias: results of an international consensus meeting. Cytometry 2001; 46:23-7 12. Kingreen D, Siegert W. Chronic lymphatic leukemias of T and NK cell type. Leukemia 1997; 11 Suppl 2:S46-9 13. Tedder TF, Engel P. CD20: a regulator of cell-cycle progression of B-lymphocytes. Immunology Today 1994; 15:450-4 14. Ishii Y, Takami T, Yuasa H, Takei T, Kikuchi K. 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