Accompagnare gli adolescenti

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Indice
Introduzione (Federico Batini)
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Capitolo primo
Diversi da sé, diversi dagli altri
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Capitolo secondo
Adolescenti mutanti
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Capitolo terzo
Amici, pari, bulli e compagni
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Capitolo quarto
Le agenzie educative
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Capitolo quinto
Il colloquio con l’adolescente
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Capitolo sesto
Educazione tra pari e promozione della salute
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Accompagnare gli adolescenti
Nel prosieguo del bellissimo romanzo di Lansdale lo stesso tredicenne
protagonista saprà mostrare un coraggio e una determinazione invidiabile
da qualsiasi adulto: eccola qui l’adolescenza, età di tensioni opposte, età di
contraddizioni, età di slanci generosi, di intuizioni formidabili e ingenuità
senza paragoni. «L’età dell’ansia», la definisce nel titolo di un suo precedente
volume una delle autrici, quando il tempo sembra assumere la connotazione
più soggettiva che mai, dalle mattine interminabili a certe ore che si spengono in un pensiero.
L’età adolescenziale è oggetto di numerosissime analisi e riflessioni:
assurta alla dignità dell’attenzione dei salotti televisivi e degli opinionisti
di tutti i media rischia, spesso, di essere fraintesa in una denominazione
comprensiva con pretesa di definizione di un’intera generazione.
Adolescenti smarriti, generazione X, generazione senza futuro, giovani
privi di valori, ecc., l’adolescenza sembra subire soltanto identificazioni massive. Gli adolescenti sono, in realtà, «un mondo complesso», differenziato
al proprio interno.
La riflessione sul situarsi in questo periodo storico richiederebbe spazi
ben diversi da quelli di un’introduzione: quale scenario è possibile oggi, in
una situazione, almeno nel nostro Paese, nella quale gli adulti offrono un
quadro davvero desolante in termini di riferimenti morali, di legalità, di
cittadinanza, di modelli di adultità? Quale «essere adulto» è conquistabile,
progettabile, in una situazione nella quale i genitori quarantenni e oltre
ancora faticano a trovare spazi e responsabilità nella società? I giovani, gli
adolescenti sembrano sparire, progressivamente, dalle agende politiche:
gli anziani costituiscono un investimento, anche in termini numerici,
più immediatamente redditizio (e sono, spesso, i coetanei di chi ha poteri
decisionali). I recenti avvenimenti francesi impongono però un’attenzione
di tipo diverso: che società stiamo preparando per questi ragazzi? Sono
ormai irrecuperabili le distanze? Non c’è spazio per il dialogo con le nuove
generazioni? Non è possibile lavorarci insieme per costruire spazi di dignità
e cittadinanza?
Questo volume cerca di offrire qualche risposta in questo senso. Diviso
in due macrosezioni, il libro parte dall’analisi per sfociare nelle indicazioni
operative. Notiamo subito che il ricco apparato di schede di approfondimento e di materiali operativi per gli operatori che lavorano con adolescenti a
qualsiasi titolo costituisce una risorsa preziosa e dà una maggiore originalità
Introduzione
al testo rispetto ad altri volumi che trattano argomenti consimili. L’altra
forte originalità è il percorso dall’analisi alla prassi, leggibilissimo nella stessa
struttura del volume.
La prima parte del volume, a sua volta tripartita, si apre con un interessante capitolo su pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni reciproci tra
mondo degli adulti e mondo degli adolescenti, mostrandoci come sia facile
cadere in etichettamenti di varia tipologia.
Il secondo capitolo affronta il tema dei cambiamenti che caratterizzano
l’adolescenza, degli squilibri che derivano da un’incessante ricerca di una
propria identità e delle possibili complicazioni e/o dimensioni patologiche
in cui si può incorrere temporaneamente o, in mancanza di un adeguato
sostegno e di una personalità dirimente, anche in modo più grave e continuativo: anoressia, bulimia, abuso di sostanze (molto utili le schede sulle
varie sostanze, sugli effetti che producono, sui segnali utili all’individuazione
di uso e abuso delle stesse), varie forme di disagio sono soltanto alcuni degli
argomenti esaustivamente affrontati e rispetto ai quali si forniscono anche
alcune indicazioni di comportamenti e di modalità di relazione possibili.
Nel terzo capitolo viene delineata l’importanza fondamentale del gruppo
dei pari e le forme di disagio che, proprio in questo senso, si possono venire
a creare in relazione al noto fenomeno del bullismo.
Con il quarto capitolo si apre la seconda parte del volume, iniziando
a fornire indicazioni sulle agenzie educative e gli stili che vengono più comunemente adottati. L’analisi si sofferma sulla scuola, la più importante,
anche come tempo che vi si passa all’interno, delle agenzie educative, e
sull’orientamento, pratica che negli ultimi anni sta acquistando un’importanza sempre maggiore e sta cercando di rispondere, con nuove modalità,
ai bisogni espressi e impliciti e a una società affatto diversa da quella lenta,
stratificata e stabile alla quale eravamo abituati.
Il quinto capitolo introduce al tema della relazione degli specialisti (psicologo, terapeuta, medici, ecc.) con gli adolescenti fornendo anche indicazioni
operative per i colloqui e per le forme di ascolto attivo da mettere in campo.
Il sesto capitolo infine affronta il tema importante della peer education,
dell’educazione tra pari che assegna ai ragazzi un ruolo forte e sostanziale
facendoli diventare soggetti in educazione e non oggetto dell’educazione; il
capitolo è arricchito dalla descrizione di un importante progetto realizzato
utilizzando questa metodologia.
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Accompagnare gli adolescenti
Un libro dunque che si consegna a un pubblico vasto: educatori,
operatori di strada, psicologi dell’età evolutiva, pedagogisti, insegnanti,
genitori, e tutti coloro che, a diverso titolo, hanno a che fare con gli adolescenti. Molto interessante sarebbe però che anche gli adolescenti stessi si
confrontassero con questo testo e magari esprimessero, alle autrici, le loro
perplessità e condivisioni, che dicessero, in poche parole, a che distanza si
situano da una fotografia che in questo libro viene fatta pur sapendo che i
soggetti che sorridono, piangono o urlano di fronte all’obiettivo non sono
certo immobili.
Capitolo secondo
Adolescenti
mutanti
«Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si
trovò mutato nel suo letto in un insetto mostruoso.
Era disteso sul dorso, duro come una corazza e alzando un poco
il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a
scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili
in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
“Che cosa mi è accaduto?”, pensò. Non era un sogno»
F. KAFKA, LA METAMORFOSI
Chi sono gli adolescenti?
Esplorare le caratteristiche dell’adolescenza è un modo per cominciare a capire che cosa succede nella testa di questi «strani personaggi» che
attraversano le città su motorini sempre più veloci, che si vestono secondo
mode estranee al mondo degli adulti, ascoltano la «loro musica» e parlano
un linguaggio fatto di simboli e frasi «criptiche» tratte dalle e-mail o dagli
SMS del cellulare… Osservando i gruppi di adolescenti vecchi e nuovi,
sembrano molto diversi gli uni dagli altri (punk, paninari, skinheads, ecc.),
ma guardandoli da vicino ci si rende conto che forse ciò che li accomuna è
l’inquietudine che traspare in loro, nonostante i fantasiosi, innumerevoli e
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Accompagnare gli adolescenti
cangianti travestimenti. L’ambiente ha un peso fondamentale e gli adolescenti
si muovono tra il desiderio di differenziarsi dalla famiglia («non sono più
un bambino!») e quello di uniformarsi al gruppo dei coetanei che fornisce
sicurezza e nuovi ideali in cui credere. Il mezzo preferenziale per esprimere
tutto ciò è il corpo: i cambiamenti negli stili di alimentazione (pasti fuori
orario, gusti diversi, odio per alcuni alimenti) e l’abbigliamento (preferenza
per alcune marche, tatuaggi) sono un esempio del tentativo di appropriarsi
della propria identità. I giovani sentono frequentemente di avere sembianze
irriconoscibili e si spaventano perché credono di non piacere più a nessuno
e di essere sbagliati per ogni occasione. Ai loro occhi tutti sono migliori, più
belli, più forti, più decisi, più «normali»; così alcuni decidono di affidarsi
a trasformazioni e camuffamenti di sé attraverso abbigliamenti particolari,
tatuaggi, piercing, oppure di omologarsi nel pensiero e nell’aspetto a un
gruppo politico, religioso o culturale, oppure, purtroppo, di tentare trasformazioni chimiche con le droghe o l’alcool.
Definire l’adolescenza pone notevoli difficoltà, in quanto sembra non
avere una connotazione precisa: è l’età di transizione tra l’infanzia e il mondo
adulto ed è spesso vista unicamente come momento di crisi, ma è anche il
periodo in cui si formano gli ideali, in cui la creatività umana trova un terreno
fertile. L’adolescenza è l’età del cambiamento, come la stessa etimologia della
parola ci suggerisce: adolescere significa in latino «crescere». L’adolescente si
trova in una fase di passaggio nella quale non è né un bambino né un adulto;
come affermano Canestrari e Godino (2002), l’adolescenza è una fase della
vita necessaria. È una fase in cui tutte le certezze sembrano venire meno, in
cui la ricerca di punti di riferimento e di guide stabili sembra non avere fine.
Come sottolinea Baldascini (1997), l’adolescente è in continua metamorfosi:
le sue forme cambiano, si sviluppano e spesso sono in contrasto tra di loro.
Tutto questo, però, lo porterà ad assumere la forma della maturità: così, a
differenza del fanciullo orientato al presente, l’adolescente svilupperà una
dimensione temporale verso il passato e il futuro che lo aiuterà a sviluppare
uno sguardo d’insieme anche verso se stesso.
Il tentativo degli adolescenti di «ribellarsi» alle istituzioni, alle regole
genitoriali nasce proprio da questa impellente necessità di indipendenza e
di ricerca di una propria identità. Secondo Baldascini (1997), il processo
di crescita dell’adolescente si può comprendere analizzando tre importanti
sistemi relazionali: la famiglia, i pari, gli adulti. La capacità di muoversi tra
Adolescenti mutanti
questi sistemi, ovvero l’appartenere a ciascuno di essi rimanendo in grado
di separarsene, consente al ragazzo adolescente di utilizzarne le risorse e di
svilupparsi in modo armonico. Il ragazzo si rivolgerà quindi al sistema familiare per avere protezione, parteciperà al sistema relazionale degli adulti per
confrontare le idee in continua formazione e parteciperà al sistema dei pari
che gli permetterà, tramite la forza del gruppo, di trasgredire alle regole della
famiglia e della società. La mobilità tra tali sistemi consente all’adolescente
di sperimentare il cambiamento e tollerare le ansie della crescita. Tutto
ciò porta l’autore a considerare la «crisi adolescenziale» positivamente, nel
senso che il cambiamento si manifesta secondo una traiettoria che si può
visualizzare come una spirale, ovvero un mutamento che permette l’evoluzione e la differenziazione dell’individuo dagli schemi relazionali utilizzati
fino ad allora e l’acquisizione di nuove modalità di interazione con gli altri.
Indice di patologia diventa quindi l’immobilità sistemica, ovvero un cambiamento che segue una traiettoria curva, non evolutiva, che torna sempre
al punto di partenza. Rimanere ancorati a schemi infantili, legarsi in modo
esclusivo a un gruppo o divenire adulti troppo presto può diventare un
problema più della normale ribellione adolescenziale.
Il concetto di identità, quindi, non va riferito solamente a un aspetto di
tipo psicologico, ma va integrato con le varie problematiche che interagiscono
nella persona dell’adolescente, quali l’identità sessuale (maschile o femminile),
la percezione del sé e del proprio ruolo nel contesto relazionale (famiglia,
scuola, gruppo dei pari, ecc.).
Da un punto di vista somatico, i cambiamenti porteranno il corpo ad
avere caratteristiche «visibili» che però, spesso, non corrisponderanno alle
aspettative dei giovani, che si troveranno a vivere con senso di frustrazione
e insoddisfazione la propria fisicità. Questo disagio può presentarsi anche
perché l’età cronologica (anagrafica) non sempre coincide con quella biologica
(organica): l’adolescente si trova a dover far fronte a un corpo «che esplode»
e a una mente che ancora non è pronta ad accettare tale cambiamento.
Da bruco a farfalla…
Cosa si intende precisamente per adolescenza? Utilizzando le parole di
Galimberti (1999): «L’adolescenza è un termine utilizzato in psicologia in
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Accompagnare gli adolescenti
due accezioni: come fase cronologica compresa tra la pubertà fisiologica e la
maturità e come modalità ricorsiva della psiche i cui tratti (incertezza, ansia
per il futuro, irruzioni di pulsioni, bisogno di rassicurazioni e insieme di
libertà) possono ricorrere più volte nell’esperienza della vita. In entrambe
queste accezioni il motivo conduttore è rappresentato dal concetto di trasformazione, che comporta mutamenti a diversi livelli».
Fisiologicamente l’inizio dell’adolescenza coincide con la comparsa del
menarca per le femmine e con la prima eiaculazione per i maschi.
Gli effetti provocati da questo sviluppo fisiologico comportano mutamenti anche dal punto di vista psicologico e l’elaborazione da parte degli
adolescenti può essere molteplice: i cambiamenti influiscono massivamente
sulla psiche dei ragazzi, portandoli a una ristrutturazione del proprio mondo
interno.
La sessualità, l’identità e la socialità
La trasformazione che investe l’adolescente in questo delicato periodo
del suo sviluppo riguarda tutta la sua vita; niente è più uguale a prima, tutto
si trasforma alla velocità della luce: il corpo prende forma, i pensieri non
sono più gli stessi, gli interessi cambiano…
Il cambiamento più importante, dal punto di vista fisiologico e psichico,
riguarda la maturazione dei caratteri sessuali e il conseguente inizio della
capacità riproduttiva.
Perché questa trasformazione è tanto importante? Perché è da essa che
inizia il processo di crescita che porterà l’individuo sulla strada della vita
adulta.
Sul piano psicologico questa trasformazione comporta un importante lavoro di riassestamento da parte del ragazzo, che deve abbandonare
definitivamente il corpo infantile e calarsi nella sua nuova immagine
caratterizzata da una precisa identità sessuale che comporta ruoli specifici
e attese sociali. Questo nuovo ruolo sociale porta una serie di tensioni
e ansie ravvisabili essenzialmente nel cambiamento e nell’abbandono
delle vecchie figure d’amore interiorizzate, i genitori, per sperimentarne
di nuove. Questo periodo è estremamente delicato, in quanto queste
ansie abbandoniche possono essere vissute dall’adolescente in modo
negativo, portandolo all’isolamento e al rifiuto verso quel mondo che
Adolescenti mutanti
gli ha rubato la sua vecchia identità. In questa particolare situazione
l’adolescente può sentirsi solo ad affrontare la situazione e manifestare
pesanti sentimenti di vergogna e inadeguatezza. Si sente combattuto
tra il senso di colpa per l’abbandono della sua vecchia identità e per
l’allontanamento dalle figure genitoriali e dalla continua spinta verso
l’indipendenza e l’autonomia.
Finché siamo bambini, le mansioni importanti (mangiare, lavarsi,
vestirsi) sono affidate ai genitori, che indirizzano i comportamenti e proteggono dando delle continue indicazioni su ciò che è giusto e su ciò che
è sbagliato.
L’adolescente si interroga continuamente sui propri cambiamenti e per
esorcizzare la paura della diversità chiede aiuto spesso al proprio medico per
sapere «se è normale», o «cosa ne pensano gli altri». Il confronto diventa
essenziale nella strutturazione della sua nuova personalità.
La conferma e la presenza dei genitori assume in adolescenza un ruolo
più marginale, in quanto la continua spinta verso l’indipendenza e il confronto con il gruppo dei pari porta il ragazzo a cercare le sue conferme al
di fuori del contesto familiare.
Sul piano della formazione dell’identità, Erikson (1974) sottolinea
l’importanza del passaggio dal concetto di sé costruito sull’opinione dei
genitori al concetto di sé ricavato dal giudizio dei coetanei, per i quali sono
decisivi l’aspetto fisico, la capacità intellettuale e l’attrazione sessuale, prima
del tutto estranei al concetto di sé (Galimberti, 1999).
Per quanto riguarda la sfera sociale, l’adolescenza è caratterizzata da un
forte idealismo nell’adesione ai modelli e ai valori: l’adolescente diventa il
paladino di tutte le cause e prende tutto estremamente a cuore.
Franz Kafka, nella sua Metamorfosi, dà al lettore la possibilità di vivere
le sensazioni di paura, incertezza, e anche curiosità che una trasformazione
di questa portata può dare. L’autore infatti inizia descrivendo la paura di
Gregorio, il personaggio che si sveglia una mattina nel corpo di uno scarafaggio, con l’angoscia e il vissuto di estraneità che questo comporta, ma
soprattutto l’incapacità di gestione di questo guscio. Come può farsi comprendere, come può comunicare con gli altri se si è accorto di non essere
più lui, di essere «fuori dalla norma»? La metafora permette di immaginare
la sensazione di molti adolescenti rispetto alle trasformazioni della pubertà,
caratterizzate proprio da tale sentimento di estraneità.
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Accompagnare gli adolescenti
Pericoli in vista…
In tutte queste trasformazioni è possibile imbattersi in alcuni «pericoli» ed è di fondamentale importanza saper cogliere i segnali di disagio
(stanchezza, depressione, irascibilità, rifiuto del cibo, ecc.) o eventuali
patologie (acne, mestruazioni irregolari, colorito spento, ecc.) per cui
è necessario un intervento di tipo mirato. Nel periodo adolescenziale,
alcuni segnali di ordine psicologico, se sottovalutati, possono portare a
veri e propri danni anche di ordine fisico. Tutti questi segnali dovrebbero
portarci a considerare una realtà molto più complessa che coinvolge il
giovane in tutto il suo essere: le dinamiche relazionali, psichiche, fisiche,
problematiche interne alla famiglia, alla scuola (rapporto con gli insegnanti e/o con i compagni), al gruppo dei pari. Risulta estremamente
importante non alimentare sospetti o paure ingiustificate: con gli adolescenti è necessario essere degli osservatori attenti e abili ma nel contempo
capaci di rispettare con discrezione il loro mondo. Potremmo cercare di
definire quattro aree tematiche di eventuali manifestazioni del disagio
(Garofalo, 2004):
• area dell’affettività e dei comportamenti (variazione del tono dell’umore,
disturbi d’ansia, comportamenti autodistruttivi, difficoltà relazionali,
dipendenze);
• area della sessualità (inadeguatezza sessuale, gravidanze non programmate,
malattie a trasmissione sessuale);
• area della nutrizione (anoressia, bulimia, comportamenti alimentari atipici);
• area dei disturbi tradizionali della salute (varicocele, ginecomastia, bassa
statura, ritardo puberale, nei maschi; obesità, irregolarità mestruali, acne,
irsutismo nelle ragazze).
Da ciò che abbiamo analizzato fino ad ora, emerge come nell’età
adolescenziale la relazione con il proprio corpo sia particolarmente conflittuale e come lo stesso possa essere autore del disagio e mezzo di sfogo.
Sicuramente la società odierna, basata sull’apparire piuttosto che sull’essere,
non aiuta i giovani che ancora non hanno una conoscenza di sé abbastanza
radicata e forte. È la sfera affettiva il pilastro dello sviluppo equilibrato del
bambino futuro adolescente e uomo.
Adolescenti mutanti
Con delicatezza…
«Niente di male se per una volta sfido l’universo per vedere se
esso è dalla mia parte, ma se questa sfida la ritento continuamente, e
in modo sempre più incalzante, m’imbarco in un’impresa il cui unico
risultato sarà di dimostrare che l’universo mi odia».
GREGORY BATESON
Quando parliamo di adolescenti non possiamo non far riferimento alle
svariate situazioni di rischio con cui quotidianamente si trovano in contatto,
siano queste dovute a situazioni ricercate o subite.
Per molti di loro, il contatto con il rischio diventa un modo per provare a se stessi e alla realtà in cui sono inseriti il loro grado di onnipotenza
e costituisce un modo per provare la loro esistenza in un mondo che molte
volte corre troppo veloce e che non li vede.
Nella società odierna, infatti, i giovani tendono a mettere in atto tutta
una serie di comportamenti che, oltre a implicare il rischio di un danneggiamento del proprio corpo, possono condurre anche alla morte: sono alla
costante ricerca di intensi stati di eccitazione e di stimolazione sensoriale.
Perché accade tutto questo? Una possibile spiegazione può essere
rintracciabile a livello familiare e alle modificazioni che la società ha imposto
alla struttura di questo sistema.
Per ovviare a questo problema sarebbe auspicabile modificare il metodo educativo fondato su un regime di «evitamento del rischio», proprio
della società adulta a favore di un metodo di «assunzione consapevole del
rischio».
Cercando di evitare i rischi, gli adulti spingono l’adolescente ad
attuare tutta una serie di comportamenti contrari e trasgressivi che possono portare a conseguenze estremamente negative. L’ideale sarebbe uno
spostamento radicale dalle strategie tendenti a «proteggere» gli adolescenti
dall’esposizione ai rischi possibili, a quelle tendenti invece a consentire loro
di muoversi più liberamente nel confronto con il rischio, considerando
che l’incontro con questo rappresenta uno dei momenti fondanti dell’evoluzione adolescenziale verso l’età adulta. Tutto questo darebbe spazio al
bisogno fisiologico dell’adolescente di confrontarsi continuamente con
tutti i compiti di sviluppo.
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Accompagnare gli adolescenti
in qualche rissa, ecc.; sono queste le sensazioni che il soggetto ricerca in
modo costante e con tenacia. La sostanza diventa il modo per nascondersi
da quella parte di sé ritenuta debole e inaccettabile.
11) Ipertensione e depressione
Vive le sue emozioni e i suoi comportamenti in modo squilibrato: da
irrequieto (non riesce a stare fermo, parla in continuazione) a spento (è
svogliato, si trascina, è depresso).
Alcune strategie preventive
– Educare i ragazzi a conoscere i rischi e i danni che possono provocare le
droghe
– La prevenzione deve iniziare presto. Ci può essere una correlazione fra il
fumare, consumare alcool e avviarsi all’uso di droghe leggere
– Apprendere tutto ciò che fa parte del mondo dei giovani
– Individuare gruppi a rischio e attuare modelli di prevenzione e soluzione ai
diversi disagi
– Educare i genitori stessi in modo che possano intervenire e chiedere un
eventuale aiuto tempestivamente senza avere vergogna e paura di essere
considerati dei cattivi educatori
– Non sottovalutare questo problema, i ragazzi hanno bisogno di trovare e
individuare le alternative di risposta al disagio.
I disturbi alimentari
I disturbi alimentari rappresentano, assieme alle dipendenze patologiche da sostanze, le principali emergenze sociosanitarie che riguardano
la popolazione giovanile, soprattutto nella fascia di età che va dai 14 anni
ai 20 anni, anche se possiamo riscontrare casi sia in età pre-adolescenziale
(11-15 anni) che in età adulta (28-30 anni).
I disturbi alimentari tendenzialmente riguardano il mondo femminile
anche se, negli ultimi tempi, si sono riscontrati casi anche tra la popolazione
maschile.
Quando parliamo di disturbi alimentari (anoressia, bulimia) è molto
importante riflettere su due elementi fondamentali: il cibo e il corpo.
Adolescenti mutanti
Il cibo, come ben sappiamo, è fondamentale per ogni essere umano in
quanto, oltre ad essere fonte di vita, esso ha un valore da un punto di vista
simbolico e relazionale. Durante la fase dell’allattamento (primo rapporto tra
madre-figlio), il comportamento generoso e affettuoso della madre suscita
nel piccolo una sensazione di rilassamento associata al momento dell’allattamento: questo sano rapporto alimentare costituisce la prima fonte di
comunicazione che influenzerà in maniera positiva le successive esperienze
relazionali e sociali del figlio/a.
Quali sono gli aspetti importanti di un alimento?
Spesso, l’immagine che evoca il cibo è più importante delle sue calorie
e della sua bontà: i cibi ci piacciono a seconda di ciò che collettivamente o
individualmente rappresentano. I disturbi del comportamento alimentare
potrebbero essere definiti disturbi della «comunicazione alimentare», in
quanto hanno origine nelle tradizioni familiari e nei messaggi provenienti
dalla cultura, ad esempio dai mass media.
L’alimentazione, come bisogno fisiologico, diventa una forma di comunicazione a livello simbolico. Un ricco pranzo di nozze, l’intimità di
una cena a lume di candela, l’allegra rumorosità di una tavola di amici, la
falsa cordialità di un pranzo di lavoro, ecc., sono tutti esempi di quanto la
nostra vita ruoti intorno ai diversi significati che entrano in noi assieme al
boccone che deglutiamo.
Nell’adolescenza, improvvisamente, il corpo fa «rumore» e diventa il
luogo dove i conflitti psicologici non risolti si esprimono con una violenza
inspiegabile. La mente, luogo dove si annidano emozioni, sentimenti, paure,
entra in conflitto con il corpo, che diventa un nemico temibile da tenere a
bada con strategie che presto porteranno un corpo sano ad essere malato.
Le trasformazioni morfologiche della pubertà, la maturità sessuale,
rimettono in discussione l’immagine del corpo che il bambino si era costruito. L’adolescente si interroga continuamente e chiede aiuto per sapere
«se è normale» o «cosa ne pensano gli altri».
L’ambiente ha un peso fondamentale e gli adolescenti si muovono tra
il desiderio di differenziarsi dalla famiglia e quello di uniformarsi al gruppo
dei coetanei che fornisce sicurezza e nuovi ideali in cui credere. Il mezzo
migliore per esprimere tutto ciò è proprio il corpo: i cambiamenti negli stili
alimentari e nell’abbigliamento sono un esempio del tentativo di appropriarsi della propria identità. L’adolescente cambia spesso il proprio modo
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Accompagnare gli adolescenti
di mangiare per iniziare la «lotta» per l’indipendenza dai genitori e dalle
regole familiari fino ad allora imposte. La malattia si manifesta sovente in
«brave bambine» che hanno da sempre cercato di compiacere i genitori ma
che, con l’adolescenza, improvvisamente diventano testarde e negative.
Cos’è l’anoressia?
L’anoressia è il più diffuso disturbo alimentare e consiste nel totale e
ostinato rifiuto dell’assunzione di qualsiasi forma di cibo; è una patologia,
quindi, caratterizzata da una eccessiva magrezza. Il termine anoressia significa «perdita di appetito», ma in realtà questo è un sintomo che si non si
presenta fino alla fase tardiva del disturbo. È caratterizzata da una percezione
distorta dell’immagine corporea ed è quindi diretta verso la ricerca severa
della magrezza fino a raggiungere l’inedia e anche la morte.
È una patologia con esordio nel periodo preadolescenziale, ma che si
manifesta anche in età adulta; colpisce tendenzialmente soggetti di sesso
femminile anche se, negli ultimi anni, si sono riscontrati casi anche all’interno della popolazione maschile.
Nell’esordio e nel decorso di questa patologia il peso della società svolge un ruolo predominante, in quanto accentua l’enfasi sulla cultura della
perfezione dell’immagine, sulla magrezza e sul costante esercizio fisico.
Tendenzialmente il sintomo si manifesta in un arco di tempo che va dai
3 ai 6 mesi, dopo un periodo caratterizzato dal desiderio di «seguire una dieta»
per perdere qualche chilo. L’anoressica agisce nella sua vita senza perseguire
ciò che desidera ed è spinta costantemente da una sensazione predominante
di sottomissione al dovere. La percezione della realtà esterna tende sempre
a estremizzarsi per eccesso: una cosa o una persona può essere favolosa o
repellente, meravigliosa od orribile, obesa o snella. L’anoressica è spesso
convinta che le sue azioni e le sue parole abbiano pochissima importanza
per gli altri e il dominio sul proprio corpo sostituisce il controllo su gli altri
aspetti della propria vita. Si presenta come estremamente accomodante e
docile anche se, nel delirio della sua malattia, si dimostra esigente, caparbia e ostinata sino al punto di sviluppare una grande forza di volontà per
sostenersi nel digiuno. Gli stereotipi odierni di bellezza favoriscono nelle
ragazze una percezione distorta del proprio corpo e l’anoressica è fermamente
convinta di dover ottenere ad ogni costo un corpo «perfetto». Mentre in
Adolescenti mutanti
passato la corpulenza era segno positivo di distinzione perché simbolo di
agiatezza, attualmente, fin troppo spesso, si parla di diete e di linea snella
poiché l’ideale estetico è rappresentato dalla donna esile. Nonostante la sua
estrema magrezza, la ragazza anoressica, guardandosi allo specchio, si vede
sempre enorme, grassa, sproporzionata e fa di tutto per «sparire».
I fattori scatenanti risultano molteplici e possono ritrovarsi sia all’interno del
sistema familiare, sia all’interno della persona stessa affetta da tale malattia.
Sintomi somatici per una diagnosi di anoressia
– Dimagrimento eccessivo che ben presto raggiunge livelli visibili ad occhio
nudo, in quanto si ha la scomparsa dei caratteri sessuali (seno, rotondità
dei fianchi, ecc.), perdita di 10-15 Kg fino ad arrivare nei casi estremi alla
perdita del 50% del peso iniziale
– Amenorrea
– Debolezza
– Gonfiore e dolori addominali
– Osteoporosi e altri danni allo scheletro
– Perdita di capelli
– Pelle secca, pallida o di colorito giallognolo
– Crescita bloccata
– Denutrizione
– Allucinazioni
– Irregolarità nel sonno.
Indicatori comportamentali
– Perdita di peso, raggiunta tramite la riduzione graduale della quantità/
qualità di cibo assunta e/o le abbuffate compulsive e l’uso di metodi inappropriati per prevenire il conseguente aumento di peso (vomito, lassativi,
eccessiva attività fisica, digiuno, ecc.)
– Uso frequente della bilancia
– Preferenza per gli abiti larghi (così nascondono il corpo)
– Disinteresse per la sessualità; le modificazioni corporee della pubertà
sono negate, provocano impaccio
– Rifiuto di mangiare in compagnia o mangiare di nascosto
– Parlare eccessivamente di peso, cibo, calorie, ecc.
– Negare problemi col cibo e porsi in maniera aggressiva/difensiva qualora
se ne parli
(continua)
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Accompagnare gli adolescenti
(continua)
– Passare da una dieta all’altra
– Assumere più informazioni possibili sull’alimentazione e sul cibo
– Attuare comportamenti ritualistici rispetto al cibo come tagliuzzare e
rigirare il cibo sul piatto, masticare un certo numero di volte, sputare,
ecc.
– Attività fisica eccessiva e inappropriata allo scopo di perdere peso.
Indicatori emotivi
Ansia
Depressione
Apatia
Disforia
Irritabilità e aggressività
Al di là dell’intervento sui ragazzi, è necessario un coinvolgimento
dell’intero nucleo familiare il quale, spesso, si nasconde dietro il disagio di
un unico membro. A volte l’allontanamento dall’ambito familiare diventa
indispensabile finché tutto il sistema non è uscito dal meccanismo relazionale
patologico nel quale si è sviluppato il sintomo.
Cos’è la bulimia?
La bulimia nervosa è un disturbo più difficile da individuare rispetto
all’anoressia, ma sempre più frequente. Le stime indicano che circa il 90%
delle persone affette da bulimia nervosa sono donne e l’età di insorgenza si
colloca tra i 12 e i 35 anni, in media verso i 18.
Gli indicatori comportamentali
– Presenza di abbuffate o crisi bulimiche (binge eating), definite come «l’ingestione in un determinato periodo di tempo (in genere circa 2 ore), di
una quantità di cibo più grande rispetto a quanto la maggioranza degli
individui assumerebbe in circostanze simili»
(continua)
Adolescenti mutanti
(continua)
– Perdita di controllo; durante le abbuffate, la bulimica riesce a ingerire una
grande quantità di cibo fino a provare un profondo senso di colpa che la
induce all’autoinduzione del vomito dopo ogni pasto
– Assunzione eccessiva di lassativi e diuretici
– Presenza di diete più o meno rigide tra una crisi e l’altra
– Aumento delle attività sportive
– Segno di Russel: lesioni sul dorso della mano dovute allo sfregamento delle nocche sui denti incisivi dovute all’autoinduzione continua del vomito
– Ingrossamento delle parotidi
– Erosione dello smalto dei denti a causa di un continuo contatto con gli
acidi gastrici.
1.
2.
3.
4.
5.
Principali differenze tra anoressia e bulimia:
il peso corporeo dell’anoressica è al di sotto degli standard (rapporto peso
e altezza) di circa il 25%, mentre il peso nella bulimia è generalmente
nella norma;
le anoressiche, dopo un certo periodo di dieta ferrea, hanno una alterazione o perdita del ciclo mestruale (amenorrea), fattore difficilmente
riscontrabile nella bulimia;
nell’anoressia le pazienti hanno un regime alimentare molto ristretto,
anche se possono talvolta avere degli episodi bulimici proprio per un
cedimento nella loro continua lotta per il controllo di se stesse e della
loro vita, che può portare anche alla morte;
mentre le anoressiche tendono a nascondere il cibo, le bulimiche abbandonano la tavola durante o subito dopo i pasti per andare in bagno;
il rapporto tra bulimia e depressione è più evidente rispetto a quanto
avviene per l’anoressia.
Ad entrambe le manifestazioni si può applicare il concetto di dipendenza, simile a quella da droga o alcool. Nel caso in cui si presentino
problematiche del genere, è necessario agire tempestivamente e chiedere
l’aiuto esterno di specialisti.
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Accompagnare gli adolescenti
Scheda 2.1 – Le motivazioni del disagio adolescenziale
L’adolescente:
– non si riconosce più fisicamente, diventando estraneo a se stesso (spesso
il corpo di un adulto convive con una mente ancora bambina). Si tratta
di una vera e propria sfida per la mente che deve far fronte all’irrompere
incontrollato della corporeità (sviluppo dei caratteri sessuali maschili e
femminili);
– teme di non essere adeguato alle attese dei genitori, né alle esigenze richieste dalle comunità dei suoi pari e degli adulti. Se da piccolo gli bastava rispondere ai desideri dei genitori per sentirsi apprezzato e amato (il
successo scolastico aveva in particolare un ruolo importante), ora i meccanismi sembrano incepparsi e in alcuni casi si può cadere in situazioni
patologiche. La ribellione prende forma e in casi estremi può trovare il suo
sfogo nei disturbi alimentari, nell’uso di droghe, nell’eccesso di alcool, in
atti di vera e propria violenza verso se stessi e gli altri;
– non si vuole più bene, ma in realtà questo falso pensiero esprime il desiderio
di ricevere approvazione dagli altri. È come se una perenne contraddizione
segnasse il suo percorso. Può accadere che un adolescente, ad esempio,
faccia proposte illogiche e i genitori, dovendole rifiutare, provocano nel
figlio reazioni di odio. I giovani non sempre riescono a razionalizzare il
processo di proibizione dei genitori.
– ha paura delle responsabilità, in quanto il mondo dei sogni e delle illusioni
inizia a dissolversi nel momento in cui si attua un’autonomia di tipo logicodeduttivo: da bambino imparava a ragionare partendo dagli oggetti e dai
colori, mentre ora impara a ragionare sulla base di proposizioni verbali,
sviluppa l’interesse a capire le cause delle situazioni che gli si presentano
nella realtà e nello stesso tempo sente crescere l’esigenza di esprimere
giudizi diretti e espliciti che, però, non sempre coincidono con quelli degli
adulti. Questo viene applicato dall’adolescente nei contesti psicologicamente a lui più vicini, perciò le prime ad essere messe in discussione sono
proprio le situazioni abituali come quelle inerenti all’ambito familiare. Viene dato vita a quel comportamento che solitamente definiamo «incoerente»: l’ideale del bambino si contrappone al reale del giovane adolescente.
È anche per questo motivo che l’adolescente si rivolge al gruppo dei pari
per verificare e mettere alla prova la coerenza tra comportamento, valori
morali, personali e giudizi. Il sostegno del gruppo avvierà all’eventuale
processo di conferma e rinforzo.
© 2006, Ciacci e Giannini, Accompagnare gli adolescenti, Trento, Erickson
Adolescenti mutanti
Scheda 2.2 – Le fasi di sviluppo dell’adolescenza
Elementi fisici fondamentali che determinano il passaggio
dalla condizione fisiologica di bambino a quella di adulto
Intrinseci:
– Genetici: genitori, sesso, razza
– Neuroendocrini: ghiandola ipofisi, tiroide, seminali, gonadi, pancreas, ecc.
Estrinseci:
I fattori
– Ambientali: condizioni ambientali
– Socio-economici: ceto sociale,
struttura del nucleo familiare
– Alimentari: quantità e qualità del
cibo (in termini di calorie, proteine, carboidrati, grassi, ecc.)
– Attività fisica e sportiva: aumento
della densità e del diametro delle
ossa, volume e peso dei muscoli,
aumento della massa magra.
I cambiamenti nelle varie fasce di età
Apparato locomotore
6-7 anni
Siamo ancora nel periodo dell’infanzia, che proseguirà circa fino
agli 11-12 anni.
La statura aumenta notevolmente,
tende a diminuire il peso corporeo,
la crescita in lunghezza avviene soprattutto a carico degli arti inferiori, lo scheletro è plastico (elastico),
l’apparato muscolare è poco tonico.
Aspetti psicologici
Il gioco e la fantasia sono gli elementi dominanti. Il bambino passa
dalla fase esplorativa a quella organizzativa e creativa; riesce a costruire semplici schemi operativi e ad
apprendere con una certa facilità,
(continua)
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Accompagnare gli adolescenti
(continua)
passa dalla fase egocentrica a quella di socializzazione con il gruppo
all’interno del quale ricerca una
propria identità collaborando e imparando le nuove regole del gruppo.
Accetta nuovi compiti da svolgere e
risolvere, si compiace dei progressi
motori e desidera essere gratificato
delle sue iniziative. Possono essere
presenti elementi di instabilità che
portano a una facile arrendevolezza e rinuncia alle prime difficoltà. Il
bambino ha bisogno di una gratificazione immediata e la motivazione
non viene mantenuta per obiettivi a
lungo termine.
Attività motoria e sportiva
Il gioco in tutte le sue forme (individuale e di gruppo) è il perno non
solo della formazione fisica ma anche psicologica. Il gioco favorisce la
strutturazione dello «schema corporeo», ovvero la conoscenza del corpo in tutte le situazioni statiche e
dinamiche nello spazio e nel tempo.
I giochi devono essere regolamentati in maniera semplice e su proposta degli stessi bambini; i bambini
in questo periodo non gradiscono
attività monotone ripetute e prolungate.
Apparato locomotore
8-11 anni (maschi)
8-9 anni (femmine)
L’apparato locomotore tende a consolidarsi, inizia a rallentare la forte
spinta in altezza.
Aspetti psicologici
Questo periodo viene definito età
della ragione, in quanto a una intelligenza più concreta fa riscontro
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Adolescenti mutanti
(continua)
una maggiore consapevolezza di
sé; i bambini riescono a formulare
concetti astratti, analizzando e valutando oggetti e situazioni da vari
punti di vista, la socializzazione e la
partecipazione alle attività di gruppo avviene con molto entusiasmo
e forte motivazione a perseguire
obiettivi comuni, viene data molta
importanza al giudizio degli adulti
sul proprio operato.
Attività motoria
È in grado di perfezionare le proprie abilità e di apprenderne altre
più complesse, ha una maggiore
capacità di concentrazione dei movimenti. Il gioco deve rispettare la
progressività e la continuità.
Inizia il passaggio dalla pubertà all’adolescenza che proseguirà fino a
circa 16 anni per i maschi e 14-15
anni per le femmine.
Apparato locomotore
12-13 anni (maschi)
10-12 anni (femmine)
Lo scheletro cresce notevolmente in
altezza evidenziando un forte incremento in lunghezza degli arti; l’ossificazione non è ancora completa
e le strutture articolari sono ancora
in via di sviluppo. In questo periodo
è necessario fare attenzione agli atteggiamenti viziati.
Aspetti psicologici
Sono frequenti le variazioni di umore, scarsa disponibilità, insofferenza
a giudizi sul proprio operato, nei
confronti delle regole familiari e sociali, il giudizio del proprio gruppo
(continua)
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Accompagnare gli adolescenti
(continua)
può influenzare notevolmente la
propria autostima e di conseguenza
una maggiore o minore fiducia in se
stessi.
Attività motoria e sportiva
In questa età in cui non si è né adulti
né bambini l’immagine corporea subisce continue variazioni con influenze alterne sulla forza muscolare e
sulle capacità coordinative, l’attività
motoria e sportiva può assumere un
ruolo determinante sia come canale
di sfogo della naturale esuberanza
sia come formazione e educazione
generale. In questo momento rinforzare la muscolatura è importante per
migliorare il trofismo muscolare.
Apparato locomotore
L’apparato scheletrico per tutto il
periodo dell’adolescenza va verso
una progressiva definizione, i muscoli migliorano la propria forza ed
efficienza generale (evidente soprattutto nei maschi).
Aspetti psicologici
Dopo i 13 anni (maschi) e
dopo i 14 anni (femmine)
L’incertezza psicologica oscilla ancora tra fiducia e diffidenza verso il
prossimo, desiderio di indipendenza
e timore di perdere la protezione della
famiglia, voglia di conoscere la realtà
dell’adulto e tendenza a chiudersi in
se stessi; il bisogno di affermare la
propria personalità porta facilmente
a rifiutare modelli comportamentali
imposti o insegnati.
Genitori state tranquilli, se tutto va
bene il punto di equilibrio di questo
disagio dovrebbe arrivare 3-4 anni
più tardi.
(continua)
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Adolescenti mutanti
(continua)
Attività motoria e sportiva
È il momento della scelta, spesso
definitiva per una specifica attività
sportiva, attività che può diventare
importante nella definizione della
personalità; l’esperienza del gruppo sportivo e l’accettazione delle
norme comportamentali possono
essere utili per una identificazione
collettiva e quindi acquisizione di
sicurezza delle proprie azioni. Un
buon programma di preparazione
fisica può essere importante per
la costruzione armonica del corpo
e per rafforzare anche la propria
autostima.
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