Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles “PUER MUSICUS” PROGETTO DI MUSICA ALLA SCUOLA DELL'INFANAZIA Scuola di Specializzazione: Relatore: Contesto di Project Work: Tesista Specializzando: Musicoterapia Dott.ssa Roberta Frison Scuola dell'infanzia Dot.ssa Barbara Venturi Anno di corso: Primo Modena: 3 settembre 2011 Anno Accademico: 2010 - 2011 Indice dei contenuti 1 Introduzione..........................................................................3 2 Lo sviluppo musicale del bambino da 0 a 3 anni.................7 2.1 Memorie prenatali e prime esperienze neonatali......7 2.2 La comunicazione vocale: verso il parlato e verso il canto............................................................8 2.3 Il canto......................................................................11 2.4 Ritmo, strumenti, movimento...................................12 3 Didattica della musica e musicoterapia...........................16 3.1 I modelli di riferimento della musicoterapia.............19 3.2 Modelli di musicoterapia riconosciuti a livello internazionale..................................................................20 4 Osservare, promuovere, condividere...............................24 5 Ascolto.............................................................................27 6 Materiali e attività............................................................28 6.1 Programmare.............................................................28 6.2 Il setting.................................................................... 33 6.3 Mete da raggiungere................................................. 34 6.4 Scuola dell'infanzia “Balla Cogolli........................... 36 6.5 Struttura dell'incontro................................................ 36 7 Conclusioni...................................................................... 53 Bibliografia......................................................................... 55 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 1. Introduzione “Dunque senza la musica nessuna disciplina può essere perfetta, perché senza di essa non esiste nulla. La musica muove i sentimenti e modula le emozioni. La musica consola la mente nel sopportare le tribolazioni e la modulazione della voce conforta la fatica di ogni lavoro ...ogni parola che pronunciamo, ogni pulsazione delle nostre vene è legata al ritmo musicale ai poteri dell'armonia”.1 Isidoro di Siviglia vescovo della città Una bambina di tre anni canta mentre gioca, un'assemblea di fedeli canta in chiesa. Il valore antropologico del canto è conosciuto da tutti e dimostrato da un gran numero di ricerche in diverse culture. Cantare e ascoltare musica, pur essendo una pratica anche individuale, ha un forte ruolo socializzante e la famiglia è sicuramente uno dei primi e più significativi luoghi in cui questo può avvenire. Cantare insieme favorisce il senso di unione attraverso la fusione delle voci e l'evocazione di uno stesso contenuto. Ritengo di grande importanza offrire a tutti i bambini un ambiente “curato” in cui i genitori, o i famigliari e gli educatori, favoriscono con una certa frequenza specifiche esperienze musicali. Come afferma François Delalande “la musica è un gioco da bambini”2 ed è 1 Isidoro di Siviglia in “Cosa può fare la musica” 627 ca., d.C. 2 F. Delalande, La musica è un gioco da bambini, Franco Angeli, Milano, 2001. ___________________________________________________________________ 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 proprio con i bambini che ho svolto il PW e più precisamente nella scuola dell'infanzia Balla Cogolli di Mordano (Bo) dove già lavoro per conto di una cooperativa sociale come educatrice di un bambino di 4 anni affetto dalla Sindrome di Down. Considerando che la scuola dell'infanzia è per antonomasia il regno del gioco, l'affermazione di Delalande è stato il punto di partenza per elaborare un laboratorio di musica che coinvolgesse tutti i bambini e che favorisse la socializzazione di quei bambini stranieri che non avendo ancora acquisito la padronanza della lingua italiana faticavano a partecipare alle attività scolastiche con quell'entusiasmo che è proprio dei bambini di quell'età. Musica come gioco dunque, gioco per esplorare la realtà, per relazionarsi con gli altri, per immaginare altri mondi, per organizzare la materia sonora.3 Un gioco che, per utilizzare un termine caro allo studioso francese, deve “risvegliare” la sensibilità musicale dei bambini, rivolgendosi all'homo musicus che è in ognuno di noi. Per sensibilità musicale si può intendere tutto ciò che può precedere le acquisizioni tecniche e teoriche e che si può riassumere nella “capacità di essere sensibili ai suoni, di trovarvi un significato e di godere della loro organizzazione.”4 Intendendo la musica come gioco bisogna porvi al centro il principio di “piacere”, caratteristica imprescindibile dell'attività ludica e motivazione principale che spinge un individuo a giocare. Per questo motivo ho cercato modalità e percorsi per fare in modo che il gioco musicale creasse nei bambini curiosità, stupore e divertimento. In questo contesto il mio ruolo è stato quello di creare situazioni che favorissero il gioco sonoro, non ho seguito un percorso standardizzato per non impoverire, togliendo la vitalità della variazione, i diversi modi di 3 4 Cfr Delalande, “Che cos'è la musica”, in Le condotte musicali, Clueb Bologna, 1993 p. 37-52. F. Delalande, 2001, p. 24. ___________________________________________________________________ 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 vivere la musica che ciascun bambino esprime e avendo ben chiaro dove stavo andando ma anche pronta a cambiare strada per seguire gli infiniti sentieri suggeriti dalla fantasia dei bambini: Nella vita si impara sempre. Si può anche imparare dai bambini, come ci ricorda “NAMUNA”, il titolo di una canzone che in Costa d'Avorio le nonne cantano ai bambini. Per concludere, il mio ruolo come educatore è consistito nel sostenere le scoperte dei bambini e la loro creatività, aiutandoli ad interiorizzare le esperienze attraverso un intervento leggero e al tempo stesso profondo, che non si sovrapponesse alla loro originalità. Per stabilire con i piccoli una comunicazione e una complicità profonda è necessario abbandonare il linguaggio delle parole, lasciandosi guidare da loro in uno scambio continuo di energie e di pensieri veicolati da gesti, sguardi e sorrisi. E' importante sintonizzarsi con i loro tempi, molto dilatati rispetto a quelli dei grandi, che troppo spesso tendono ad anticipare la conclusione dell'esperienza razionalizzandola. Questo percorso di risveglio della sensibilità musicale per qualcuno potrà significare una preparazione ad attività future legate alla musica, ma per altri potrà trovare in se stesso la sua conclusione, in quanto “esperienza completa”5. Senza tralasciare il fatto che le competenze implicate in uno sviluppo della musicalità (concentrazione, ascolto attento, padronanza del gesto e del corpo, immaginazione, invenzione, cooperazione, …) contribuiranno alla maturazione globale della persona, al di là delle sue scelte future. Il nucleo non è dunque la musica ma la musicalità e ogni individuo è anche un individuo musicale e può esserlo a suo modo secondo le sue motivazioni, a nessuno però deve essere negato questo aspetto del proprio essere6. 5 F. Delalande, 2001, p. 23. 6 Cfr StefaNI, Musica con coscienza, Paoline, Cinisello Balsamo (Mi), 1989. ___________________________________________________________________ 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 La musicalità del bambino si esprime e si sviluppa attraverso il fare. Un fare che deve toccare tutti gli aspetti dell'esperienza con il suono e la musica (“Fare qualunque tipo di attività con qualunque tipo di suoni”)7 e che è già presente nel bambino come istinto ad esplorare, muoversi, cantare, ascoltare... Un laboratorio musicale è l'approccio che può aiutare proprio a trovare strategie e percorsi per incoraggiare questi comportamenti spontanei, coinvolgendo tutti i bambini in un momento di gioco musicale, un momento fatto di gioia e di crescita. Quando ho progettato questo laboratorio mi sono trovata davanti ad alcuni vincoli importanti: 2 ore per incontro da suddividere nelle tre sezioni (piccoli, medi e grandi) sezioni molto numerose (28 bambini per ogni fascia di età) Questi vincoli hanno fatto si che le attività contenessero al loro interno diversi livelli di approfondimento, a seconda delle età dei bambini. I laboratori si sono sempre svolti nel teatro della scuola con una sezione alla volta a cadenza settimanale da novembre a maggio. Ogni incontro aveva la durata di circa quarantacinque minuti per i grandi e i medi e trenta per i piccoli, in cui ho sempre cercato di non soffermarmi su di un attività per più di 10-15 minuti in modo da mantenere sempre viva l'attenzione dei bambini e offrire una lezione il più varia possibile. Ad ogni incontro sono stata affiancata da una collega musicista per riuscire ad ottimizzare i tempi e a coinvolgere allo stesso modo tutti i bambini e ho sempre richiesto la presenza e la partecipazione attiva delle insegnanti di classe che è stata di fondamentale importanza per la riuscita dell'esperienza. 7 Stefani, Tafuri, Spaccazocchi, Educazione musicale di base, La scuola, Brescia, 1979, p. 8. ___________________________________________________________________ 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 2. Lo sviluppo musicale del bambino da 0 a 3 anni La psicologia della musica iniziò ad occuparsi delle capacità musicali tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento e si rivolse a bambini in età scolare, solo successivamente, con l'aiuto di strumenti di analisi più sofisticati, si rivolse a bambini sempre più piccoli fino a studiare gli effetti dell'ascolto prenatale sullo sviluppo della musicalità, e le prime reazioni del neonato. 2.1 Memoria prenatale e prime esperienze neonatali Già più di mezzo secolo fa l'otorinolaringoiatra Alfred Thomatis dimostrò con i suoi esperimenti che l'orecchio inizia a funzionare nella vita prenatale. Oggi numerose ricerche scientifiche hanno convalidato queste affermazioni8 e sulla base di queste si possono sintetizzare alcuni punti essenziali: l'apparato uditivo comincia a funzionare intorno alla ventiquattresima settimana in alcuni feti e dopo ala trentesima in tutti; i feto reagisce ai suoni intrauterini e a quelli dell'ambiente esterno con variazioni del battito cardiaco, movimenti delle palpebre, del capo, degli arti e del tronco; la qualità e la quantità delle reazioni dipende dalle qualità sonore dello stimolo e dallo stato comportamentale del feto; Già in epoca fetale è possibile indurre il fenomeno dell'abituazione a determinati stimoli sonori. 8 G. Porzionato1980; Dumaurier 1982; Shetler 1989; Woodward 1992; Lecanuet 1995. ___________________________________________________________________ 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 In questi ultimi anni sono state numerose anche le ricerche riguardanti il comportamento neonatale9 e i risultati possono essere così schematizzati: Il neonato è sensibile agli stimoli sonori e musicali e lo dimostra con gesti diversi; manifesta capacità discriminative reagendo in modi diversi al cambiamento di alcune qualità dello stimolo e manifesta presto delle preferenze; alcuni comportamenti del neonato sembrano evidenziare forme di memoria e apprendimento nei confronti di esperienze uditive prenatali. 2.2 La comunicazione vocale: verso il parlato e verso il canto Pur essendo vero che i neonati comunicano con gli occhi, con un aumento dell'attività motoria e presto anche con le smorfie del viso e il sorriso, la comunicazione sonora è quella più importante e più varia. Sollecitati dal comportamento materno, imitano le intonazioni vocali in modo sempre più attivo. Bénédicte de Boysson-Bardies10, studiosa della nascita del linguaggio afferma che un posto speciale è occupato dallo scambio di vocalizzazioni che avviene intorno ai tre mesi, e solo per un breve periodo, chiamato turntaking dove la madre e il bambino si rispondono l'un l'altra producendo a turno suoni vocalici. Il bambino comincia quando l'adulto si ferma e ciò avviene più volte dando l'impressione di una conversazione. Il motherese, dall'inglese il modo di parlare della madre al neonato, 9 Aucher,1987; Woodward 1992; PapouseK H. 1995; Fassbender 1995; Trehub 2001, 2003. 10 Boysson-Bardies Bénédicte, 1999, How language comes to children,London, The MIT Press, Cambridge (MA). ___________________________________________________________________ 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 caratterizzato dal registro alto, da un profilo melodico accentuato, da un'intensità media con sonorità morbide, dalla ripetizione di sillabe e parole e da un andamento lento, suscita uno speciale interesse nei bambini, con effetti positivi sulla comunicazione interattiva. Malloch11 ha studiato i primi dialoghi madre-bambino, o protoconversazioni dove entrambi cercano di sincronizzarsi su una pulsazione sottintesa. Malloch ha evidenziato l'alto livello d’intesa raggiunto da entrambi come segno di una interazione comunicativa che è co-operativa e co-dipendente. I neonati mostrano abbastanza presto la capacità di produrre suoni, anche per imitazione, prima di riuscire a produrre delle vere sillabe, cosa che avviene verso i sei sette mesi quando si ha la vera e propria lallazione. Mechtild Papousek12 ha evidenziato alcuni stadi nella produzione vocale dei bambini: dalla semplice produzione di suoni che avviene nel primo mese di vita alla produzione di suoni più articolati e modulati dal secondo mese in poi; nello stadio successivo (dai 4 ai 6 mesi circa) giocano ad esplorare la propria voce producendo una serie di suoni prima più ripetitivi poi più variati, che portano, verso il primo anno di età, alle prime parole. In questo percorso si differenziano presto le tracce della comparsa di due capacità diverse: quella che porta al linguaggio e al pensiero e quella che porta al canto. E' stato dimostrato attraverso vari studi che la capacità dei bambini di distinguere il linguaggio verbale dal canto e da altri tipi di suoni compare abbastanza presto, tra il primo e il quarto mese (Eims et al., 1971); si può quindi ipotizzare che il canto materno (o paterno) abbia ai fini della 11 S. Malloch, 1999/2000, Mothers and infants and communicative musicality, “Musicae Scientiae”, Special Issue, pp. 29-54. 12 M. Papousek, 1995, Le comportement parental intuitif, source cachée de la stimulation musicale dans la petite enfance, Naissance et développement du sens musical, Paris, Presses Universitaires de France, pp. 41-62. ___________________________________________________________________ 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 stimolazione musicale, lo stesso effetto del loro parlato, e che il bisogno di comunicazione dei bambini sia ugualmente soddisfatto con questo linguaggio, sempre che mamma e papà siano interessati ad interagire con loro anche attraverso questo canale. Uno dei primi studiosi che si è occupato in modo approfondito della comparsa di manifestazioni “cantate” nei neonati è stato Moog 13 che, studiando le produzioni vocali che avvengono fin dai primi mesi, ha messo in rilievo la presenza progressiva di una certa varietà di suoni di altezza diversa. Tali produzioni, verso i 6-7 mesi, sono simili al canto e compaiono soprattutto quando l'adulto canta al bambino (musical babbling – lallazioni musicali). Alcuni studiosi hanno rilevato una maggiore attenzione nei piccoli se la madre (o il padre) canta invece di parlare come se la relazione che si riesce a stabilire attraverso il canto sia più intensa rispetto al parlato (Trehub-Nakata 2001-2002). Da diversi studi condotti da ricercatori quali Jay Dowling, Davidson e Edwin Gordon che si sono occupati delle modalità di apprendimento musicale dei bambini a partire dalla nascita fino ai sei anni è emerso un quadro molto interessante; nel periodo da 1 a 2 anni le produzioni vocali possono cominciare a essere simili a piccoli canti, le altezze sono chiaramente individuabili e hanno una certa regolarità ritmica. Dopo l'età di un anno, queste produzioni potrebbero progressivamente assumere la forma di frasi, poi verso i 2 anni di canti di una certa durata: tali canti a volte sono senza parole e a volte contengono sillabe ripetute che poi con il passare dei mesi lasciano il posto a vere e proprie parole. Qualche volta nei canti che i bambini producono è possibile riconoscere qualche frammento di canti a loro famigliari, altre volte no e sono proprio questi ultimi i canti spontanei. 13 H. Moog, 1976, The musical experience of the pre-school child, London, Schott. ___________________________________________________________________ 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Davidson14 ha classificato i canti prodotti dai bambini secondo tre categorie esecutive, canti “parlati”, canti con altezze imprecise, canti con altezze articolate e ha studiato il modo di procedere dei bambini nell'assimilazione degli intervalli. Da questi studi è arrivato alla conclusione che prima vengono assimilati i percorsi melodici per salti (intervallo di terza poi di quinta o di quarta), e mano a mano che si padroneggia un intervallo si torna indietro per assimilare il percorso per grado congiunto tra gli estremi dell'intervallo stesso. Dopo i due anni compaiono canti basati sulla ripetizione di una stessa frase melodica, poi le frasi aumentano progressivamente sia in varietà sia in numero sia in consistenza (Dowling 1988; 1994). Moog conclude che già all'età di due anni tutti i bambini che hanno avuto uno sviluppo normale possono cantare. 2.3 - Il canto Nei canti imitativi, quelli cioè appresi per imitazione, si è notato che i bambini riproducono correttamente prima il profilo della melodia, poi gli intervalli tra le note più importanti della melodia e infine i suoni che stanno al loro interno, avvicinandosi così gradualmente al modello originale15. Dopo i tre anni i bambini cominciano a manifestare la capacità di cantare intonato16. Man mano che i bambini si avvicinano ai 5 anni la stabilità tonale delle loro canzoni aumenta17, così come l'ampiezza degli intervalli eseguiti correttamente e la precisione delle singole altezze. 1985). I canti spontanei sono i canti prodotti dai bambini nei momenti liberi, individuali o collettivi, Lucchetti nella sua classificazione (1987) chiama questi canti “originali”, cioè inventati dai bambini. 14 L. Davidson, 1985, Tonal structures of children's early songs, “Music Perception”, University of California Press, II, 3, pp.361-74. 15 Davidson, 1985. 16 Lucchetti 1987; Bjorkvold 1990; Davidson 1994. 17 Dowling 1994. ___________________________________________________________________ 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Tutti gli autori sono concordi nell'affermare che nel canto spontaneo vi sono almeno due tipi di produzioni cantate: quelle socializzanti, che i bambini inventano in situazioni collettive sono di carattere dialogico e sono costituiti da frasi melodiche con parole, si sviluppano intorno a pochi suoni diversi e terminano con inflessioni cadenzali alla fine della frase. Questi canti hanno una struttura ritmica abbastanza regolare, legata alle sillabe delle parole. Poi ci sono le produzioni cantate più personali, che i bambini inventano quando sono da soli o si isolano e cantano per sé stessi. Questi canti sono molto più vari e si prestano a un'ulteriore classificazione interna (Lucchetti 1987; Young 2003): monologhi (presentano spesso una cellula ritmica che si ripete in modo abbastanza regolare) e canti (caratterizzati da un ritmo libero o comunque flessibile, da un uso libero degli intervalli e dall'uso di parole fantasiose, anche nonsense). Nel canto originale il livello di precisione intonativa è minore rispetto a quello raggiunto nei canti imitativi probabilmente perché l'invenzione è improvvisata e quindi guidata da un'idea estemporanea. Il canto originale tende poi a scomparire con l'aumento dell'età. 2.4 Ritmo, strumenti, movimento I bambini già a partire dai cinque sei mesi di vita scuotono sonagli o battono su un tamburello. Lo fanno spontaneamente, per conoscere ed esplorare l'oggetto e ancor di più se qualcuno sta cantando o se stanno ascoltando musica. Verso un anno di età i bambini sono in grado di battere le mani e sono numerose le canzoni nel repertorio popolare che invitano a questo gesto, si tratta dei primi giochi di coordinamento motorio presenti nell'educazione infantile. Una pratica molto comune è quella di fare saltellare i bambini sulle ginocchia, generalmente cantando una canzone, un saltellare con delle ___________________________________________________________________ 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 varianti. Suonare, battere le mani e saltellare sulle ginocchia oltre ad intrattenere e far divertire i bambini favoriscono il coordinamento motorio, il coinvolgimento emotivo e la maturazione delle capacità di strutturare il tempo18. Per l'attivazione di questi comportamenti normalmente si ricorre a canti e brani musicale che possiedono una struttura ritmico motoria molto chiara cioè una pulsazione regolare evidente. La presenza di pulsazioni regolari permette ai bambini di imparare ad organizzare il tempo e di maturare la capacità di “andare a tempo”, una capacità da collocare nel più ampio contesto del “senso ritmico” in generale. Dalle ricerche compiute si evince che i bambini riescono ad organizzare i suoni in moduli ritmici già a due mesi di vita (Demany-McKenzieVurpillot 1977). Sandra Trehub ha scoperto, insieme ad alcuni suoi collaboratori, che verso i sette-nove mesi i bambini sono in grado di percepire dei cambiamenti nella struttura ritmica19. Più precisamente, la ricerca del 1988 conferma che i bambini sono già capaci, tra i sette e i nove mesi, di operare dei raggruppamenti e di distinguere sequenze ritmiche diverse, purché siano costituite da pochi suoni. Arlette Zenatti20 ha notato che la discriminazione tra due sequenze ritmiche senza melodia è già discreta a quattro anni e migliora notevolmente a cinque anni e mezzo. Spostandoci sulla produzione ritmica Moog dice che le prime lallazioni musicali sono ritmicamente amorfe, mentre verso i 18-24 mesi i bambini cominciano ad usare nei primi frammenti di canti spontanei due durate: quella più lunga è meno frequente, tendenzialmente il doppio dell'altra. Dopo i tre anni aumenta il numero dei bambini capaci di riprodurre 18 M. Imberty, 2002, La musica e il bambino, in Nattiez j. - J- (a cura di), Enciclopedia della musica, Vol. II (Il sapere musicale),Torino, Einaudi, pp. 477-95. 19 S. E. Trehub – D. Bull – L. A. Thorpe, 1984, Infants' perception of melodies: the role of melodic contour, “Child Development”, LV, 3, pp. 821-30. 20 A. Zenatti, 1981,Capacités rythmiques, in L'enfant et son environnement musical, Issy- lesMopulineaux, EAP Edition, pp. 113-37. ___________________________________________________________________ 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 correttamente un canto nei suoi aspetti ritmico melodico. Passando al rapporto tra percezione e movimento, Moog (1976) mette in evidenza il passaggio, verso i sei mesi, da una reazione di calma a una reazione di movimento all'ascolto della musica. Le risposte motorie esplicite, ma non ancora sincronizzate, aumentano considerevolmente verso i 15-18 mesi. Osservando il grado di coordinamento, cioè la sincronia dei movimenti fatti dai bambini in rapporto alla musica, Moog dice che pochissimi tra i 3 e i 4 anni (il 10%), erano capaci di sincronizzarsi con la musica. Questa capacità diventa invece abbastanza buona tra i 4 e i 5 anni. Sono principalmente tre le modalità di sincronizzazione ritmico-motoria: accompagnare un brano musicale battendo le mani, suonando uno strumento a percussione o marciando. La studiosa argentina Silvia Malbràn21 ha messo in luce la presenza di quattro componenti che concorrono a determinare la capacità di sincronizzazione: la capacità di cogliere la presenza delle pulsazioni e accompagnarle con il proprio strumento (corrispondenza) la capacità di non fermarsi (continuità) la capacità di avvicinarsi il più possibile all'istante preciso di ogni pulsazione (precisione) la capacità di mantenere uno stesso livello di sincronia (regolarità) L'uso degli strumenti è molto importante nello sviluppo delle capacità ritmiche, ma anche per la funzione che svolgono nella crescita musicale dei bambini. 21 S. Malbràn, J. Tafuri, 2006, Experiencia musical precoz y sincronia ritmica con el tactus, Euforia, Grao, 38, pp. 14-38. ___________________________________________________________________ 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Sono abbastanza numerose le ricerche sulla creatività, se invece si pensa all'uso di strumenti considerati in sé stessi come oggetto di attenzione ed esplorazione, le ricerche sono molto meno numerose. Tra gli studi di notevole rilievo c'è quello di Mario Baroni22, che assegna agli strumenti un posto fondamentale nell'esperienza dei bambini della scuola dell'infanzia e primaria per l'esplorazione del suono e la realizzazione di attività espressive. Una ricerca dedicata a bambini del nido da 1 a 3 anni, è quella condotta dallo psicologo francese François Delalande. Tale ricerca prese l'avvio dai suoi precedenti studi (1993) sul piacere senso-motorio che scaturisce dal “toccare” uno strumento, un piacere tattile, gestuale e uditivo che costituisce una delle sue tre condotte musicali, considerate come gli “universali” in musica. I risultati emersi oltre a confermare il fascino che gli strumenti esercitano sui bambini, hanno permesso di individuare una diversità di comportamenti che, secondo l'età, possono essere accolti e potenziati dalle educatrici e dai genitori. 22 M. Baroni, 1978, Suoni e significati, Firenze, Guaraldi (poi Torino, EDT 1997). ___________________________________________________________________ 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 3. Didattica della musica e musicoterapia Thérèse Hirsch è stata tra le prime ad aver proposto una distinzione tra musicoterapia ed educazione musicale basata sui diversi obiettivi delle due discipline: l'educazione “forma musicisti” e quindi la musica è considerata come il fine del processo educativo; quando la musica è utilizzata come mezzo per favorire una miglior qualità della vita di uno o più soggetti, sia in caso di normalità che in presenza di patologia, allora si può parlare di musicoterapia. La musicoterapia utilizza la musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo ecc.) al fine di migliorare la condizione bio-psico-sociale dell'individuo. Il modello bio-psico-sociale è una strategia di approccio alla persona, sviluppatasi negli anni Ottanta sulla base della concezione multidimensionale della salute descritta nel 1947 dal WHO (World Healt Organisation). Secondo questa teoria la salute deve essere considerata una condizione di benessere fisico e psicologico, e valutata a partire dal contesto socio-culturale di appartenenza dell’individuo. In particolare, la definizione e la classificazione delle disabilità ha subito un articolato processo di revisione: si è passati dal definirle deviazioni dalla normalità al considerarle variazioni del funzionamento umano, che originano ___________________________________________________________________ 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 dall’interazione tra caratteristiche intrinseche dell’individuo e caratteristiche dell’ambiente fisico e sociale23. Il primo modello bio-medico concepiva la disabilità come deviazione dalla normalità a carico di una struttura o funzione psicologica, fisiologica o anatomica, causata da malattia, trauma o altro24. Successivamente, con il modello socio-politico, la disabilità è stata identificata come un costrutto sociale, costituito da un insieme di condizioni, attività e relazioni25. In questa prospettiva le limitazioni che un cittadino disabile incontra nell’ambito dell’educazione e dell’occupazione sono il risultato dell’atteggiamento sociale riguardo ai bisogni e alle capacità delle persone disabili 26. Di conseguenza, lo svantaggio percepito dal disabile deriva da un fallimento da parte del contesto sociale nel rispondere ai suoi bisogni e alle sue aspirazioni. Recentemente, l’ICIDH-2 (International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps, WHO, 1997), ultima revisione della classificazione internazionale, si fonda sul modello bio-psico-sociale, che rispetto ai precedenti coglie la natura dinamica e reciproca delle interazioni individuo/ambiente superando la prospettiva causa-effetto. Secondo tale modello, la disabilità è concepita e valutata come una variazione lungo tre dimensioni definite come deficit (organico o psichico), limitazioni nell’attività e limitazioni nella partecipazione. Per quanto riguarda la partecipazione, vengono considerate tutte le aree della vita umana, 23 Ustun, T. B.,Chatterji, S., Bickenbach, J. E., Trotter II, R., Room, R., Rehm, J., Saxena, S., 2001, Disability and Culture. Gottingen: Hogrefe & Huber Publishers. 24 Boorse, C. (1975). On the distinction between disease and illness. Philosophy and Public Affairs, 5, 49. 25 Oliver, M. ,1986,. Social policy and disability: some theoretical issues. Disability, Handicap and Society 1, 5. 26 Gartner and Joe,1987. ___________________________________________________________________ 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 dall’aspetto fisico alla spiritualità e al coinvolgimento politico. In base a questa nuova classificazione, una persona può avere delle menomazioni senza aver limitazioni nelle capacità; può avere difficoltà nello svolgimento delle attività e limitazioni nelle capacità in assenza di menomazioni evidenti (malattie croniche); può avere problemi nello svolgimento di attività/partecipazione senza avere menomazioni o limitazioni nelle capacità (es. AIDS, ex-pazienti psichiatrici); può infine avere limitazioni nelle capacità in mancanza di assistenza e non avere problemi nello svolgimento di attività (è il caso, ad esempio, di un individuo con limitazioni nella mobilità che, per muoversi, si avvale di ausili tecnologici). Studi mirati hanno inoltre evidenziato la necessità di non trascurare le caratteristiche della cultura in cui vengono condotti programmi di riabilitazione27. La rappresentazione sociale del corpo e delle sue patologie è influenzata da atteggiamenti e attribuzioni radicati nella cultura 28. Infatti, il significato attribuito ad una specifica patologia varia e influenza il processo di sviluppo e di integrazione sociale dell’individuo. Tali presupposti hanno importanti implicazioni a livello d’intervento: programmi efficaci richiedono un approccio globale e integrato, che rispetti l’individuo nelle sue dimensioni biologica, psicologica e culturale, e che consideri non solo la patologia ma anche le problematiche sociali, economiche, culturali e psicologiche che ne influenzano la sintomatologia e il decorso. Questo modello s’inserisce perfettamente nell'approccio sistemico – relazionale che si basa sull'idea che il disagio psichico può essere colto attraverso l'osservazione di quelle relazioni specifiche e necessarie per lo sviluppo di ogni individuo come quelle che vengono a 27 Sinha, 1986; Saraswhati, 1992. 28 Kim and Berry, 1993. ___________________________________________________________________ 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 costituirsi all'interno del nucleo famigliare29. Il musicoterapeuta si pone in questa ottica di lavoro, intendendo l'individuo come unione di corpo, mente ed emotività e lavorando con esso su di esso verso un rinnovato e migliorato senso di benessere psico-fisico. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo che questi possa meglio organizzare l'integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. 3.1 - I Modelli di riferimento della musicoterapia Nonostante le origini remote del rapporto fra musica e benessere olistico, l'applicazione e il riconoscimento di questo tipo di terapia è molto recente. Le tre più importanti organizzazioni di musicoterapia furono fondate negli Stati Uniti d'America verso la seconda metà del 1900. A partire da questo momento l'interesse per questa disciplina divenne sempre più cospicuo e il suo studio si diffuse dagli USA a molti altri paesi del mondo compresa l'Italia. La musicoterapia ha raggiunto una sua identità di “scienza autonoma” in tempi molto recenti ma è possibile individuare già a partire dalla fine del secolo scorso, idee di autori di metodi didattici legate a quella che sarebbe poi diventata la musicoterapia. Dalcroze (Jacques Dalcroze, musicista, compositore e pedagogo-1865-1950) ideò un metodo alternativo d’insegnamento basato sulla percezione fisica della musica ed in particolare dell'aspetto ritmico attraverso il movimento. Molte delle sue idee sono tutt'ora utilizzate in ambito musicoterapico. Egli perseguì l'unione perfetta 29 R. Frison, S. Cavatorta, D. Vecchi, 2009, Manuale di musicoterapia, teorie e pratiche. Marco del Bucchia ed. ___________________________________________________________________ 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 tra musica, corpo, mente e sfera emotiva e pose il corpo e il movimento alla base dei suoi rivoluzionari principi educativi. Il musicista belga Edgar Willems (1891-1978) si è occupato dell'educazione musicale precoce e dell'utilizzo terapeutico della musica a favore di bambini, ragazzi e adulti disabili. Il metodo si pone come scopo l'educare i bambini a discriminare i singoli suoni, affinando così le loro funzioni sensoriali, affettive ed intellettive. Zoltàn Kodàly (1882 - 1967), uno dei maggiori compositori ungheresi del Novecento, rivoluzionò l'istruzione musicale ungherese a tutti i livelli, dalla scuola dell'infanzia all'università, sviluppando un sistema educativo basato sulla pratica del canto, soprattutto popolare che contribuì a riscoprire la musica popolare ungherese e a diffonderla con successo. Le sue proposte hanno offerto spunti e idee che sono state riprese e sfruttate dalla musicoterapia. Carl Orff (1895 – 1982) inventò il famoso metodo Orff-Schulwerk che per far musica si avvale di parole, danza e semplici strumentini ritmici e melodici. Edwin Gordon ideò un metodo rivoluzionario il cui materiale didattico è costituito da canzoni e canti ritmici senza testi che rispondono a tre criteri fondamentali: varietà, complessità e ripetizione. Il presupposto fondamentale di tale teoria sta nell'assunto che la musica può essere appresa secondo gli stessi meccanismi di apprendimento della lingua materna e che pertanto il bambino dovrebbe essere avvicinato alla musica fin dai primi giorni di vita per sviluppare il senso della sintassi musicale. Delalande applica all'attività musicale lo schema proposto da Piaget a proposito dello sviluppo del gioco infantile: senso-motorio, simbolico e di regole. Dal punto di vista delle condotte, il gioco sonoro del bambino e la pratica musicale adulta trovano secondo Delalande rilevanti ___________________________________________________________________ 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 corrispondenze. 3.2 - Modelli di musicoterapia riconosciuti a livello internzionale30 Esistono vari modelli di musicoterapia diffusi e applicati nel mondo e nel nostro paese; di questi, 5 sono stati riconosciuti dalla World Federation of Musictherapy individuati e presentati al IX Congresso Mondiale di Musicoterapia tenutosi a Washington nel 1999: Musicoterapia Benenzoniana: creato dal musicista psichiatra argentino Rolando Benenzon secondo il quale “la musicoterapia è musica nella terapia nel senso che la musica facilita la relazione e la comunicazione interpersonale ed è in grado di suscitare interazioni”. Centro della musicoterapia benenzoniana è il principio ISO che indica l'identità sonora. Si distinguono l'ISO UNIVERSALE che è l'identità sonora che caratterizza tutti gli esseri umani indipendentemente dai contesti sociali, culturali e storici a cui la persona appartiene dall'ISO GESTALTICO che è patrimonio del singolo individuo che lo distingue da tutti gli altri e che si va formando a partire dalla storia del proprio embrione in gestazione. Poi c'è l'ISO CULTURALE che si forma nel neonato durante la fase di formazione del pre-cosciente in seguito all'esposizione ripetuta e continua a varie fonti sonore, a vibrazioni, al silenzio, ai suoni e alle energie dell'ambiente circostante. Le espressioni di ogni persona sono quindi la condensazione delle energie relative all'ISO UNIVERSALE, all'ISO GESTALTICO e all'ISO CULTURALE. Altro elemento fondamentale è l'oggetto intermediario che ha lo scopo di fluidificare i canali di comunicazione. Il primo oggetto intermediario è il corpo della 30 P.A. Caneva (a cura di), Modelli e metodi di Musicoterapia, Modena, A.A. 2007-2008. ___________________________________________________________________ 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 madre. Successivamente lo strumento musicale si presta ad assumere questo ruolo. GIM – Immaginazione guidata e musica : modello sviluppato da Helen Bonny. E' un approccio psicoanalitico alla musica dove la musica facilita un dialogo continuo con l'inconscio. Utilizza la potenzialità evocatrice della musica come strumento di esplorazione della vita emotiva del paziente. Attraverso il “viaggio musicale” (ascolto di musica registrata per 30/50 min.) il paziente ha modo di esplorare diversi aspetti della sua vita rivivendola in modo simbolico. La musica e il terapeuta sono co-terapeuti sostenendo, rispecchiando e facilitando l'esperienza creativa. Musicoterapia creativa: modello sviluppato da Nordoff-Robbins. E' il modello di musicoterapia improvvisata più famoso degli ultimi cinquant'anni. Durante l'intervento musicoterapico qualsiasi espressione musicale, sia vocale che strumentale prodotta dal paziente è inglobata in una cornice musicale e sostenuta, offrendo al suono del paziente una cornice ed un contesto appropriati, Essendo l'improvvisazione il veicolo preferenziale di comunicazione fra terapista e paziente, il musicoterapeuta deve avere una solida formazione musicale (Bagno sonoro). Musicoterapia analitica: modello sviluppato da Mary Priestley la quale nella sua teoria mise insieme musicoterapia e psicanalisi, in particolare quella di stampo Junghiano. Attraverso la musica il paziente può scaricare le proprie tensioni e i propri disagi esplorando nuove possibilità di espressione e comunicazione. In questo modello le attività musicali sono orientate soprattutto sull'improvvisazione del paziente e il terapeuta può essere di sostegno, può assumere un ___________________________________________________________________ 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 ruolo più creativo o può ricoprire un ruolo deciso anticipatamente. Il paziente può desiderare di suonare da solo e di essere ascoltato dal terapista, oppure può chiedere che il terapista suoni per lui facendosi “accudire” dalla musica. L'attività musicale poi deve necessariamente essere seguita da una riflessione verbale. Madsen: modello BMT – musicoterapia comportamentale. Si riferisce all'epistemologia comportamentista nordamericana che tiene conto dell'uso del suono come stimolo che possa intervenire sul sintomo specifico. Si riferisce al concetto Stimolo – risposta. L'obiettivo è quello di raggiungere una modificazione del comportamento attraverso un condizionamento musicale. ___________________________________________________________________ 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 4. Osservare, promuovere, condividere L'osservazione è uno strumento metodologico indispensabile per consentire all'adulto di comprendere meglio le implicazioni educative legate alla sua presenza nel contesto di gioco, liberandola da obiettivi di intervento immediati e finalizzandola invece all'individuazione delle condizioni più favorevoli per consentire ad ogni bambino un contatto profondo e originale con il mondo dei suoni. Come gli studi sul comportamento esplorativo hanno saputo evidenziare, esiste infatti un primo livello di manipolazione ed esplorazione mirato a indagare le proprietà di uno stimolo. Attraverso l'osservazione l'adulto può distinguere queste due fasi nel comportamento esplorativo dei bambini e, conseguentemente, capire quando, se e come intervenire direttamente nell'attività sonora. Se infatti sembra opportuno limitarsi a osservare durante la fase iniziale dell'esplorazione, quando ogni bambino pare vivere una relazione individuale con l'oggetto, per dargli modo di svilupparla nei modi più congeniali ai suoi interessi, fino a giungere alla strutturazione di una vera e propria condotta sonora intenzionale, quando i bambini hanno già definito schemi e automatismi motori individuali e quindi possono più facilmente aprirsi allo scambio e al confronto (anche quello suggerito da un semplice rinforzo o commento verbale) senza rischiare di perdere il proprio punto di vista, è possibile progettare un intervento di interazione nel quale la presenza dell'adulto possa entrare nel gioco come presenza significativa senza interferire con la logica infantile, ma invece favorendo gli obiettivi cognitivi dei bambini. In questo caso diventa possibile realizzare quella ___________________________________________________________________ 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 pedagogia di “promozione dall'interno”31. Tre sono le strategie di promozione dall'interno utilizzabili dagli educatori anche in ambito sonoro: rispecchiamento, modeling e scaffolding. Nel rispecchiamento l'adulto invece di proporre schemi da imitare, prende a modello le produzioni sonore spontanee dei bambini, riproducendole fedelmente. La ripetizione intenzionale delle azioni focalizza l'attenzione sulle specifiche caratteristiche sonore che i bambini stessi hanno scoperto, talvolta casualmente, e ne espande senso e significato all'interno di uno schema di interazione che può trasformare ogni singola produzione sonora in elemento linguistico. Provando a imitare l'adulto che gioca ad imitarlo, ogni bambino acquista consapevolezza delle proprie azioni, le seleziona e, attraverso la ripetizione, le trasforma in componenti significative di un dialogo condiviso e gratificante. Il modeling si basa sulla strategia di promozione dall'interno che consiste nella capacità dell'adulto di mostrare la soluzione al compito che il bambino vorrebbe realizzare, ma non riesce a compiere da solo. In questo caso la soluzione fornita dall'adulto mediante l'esempio, oltre ad essere capace di cogliere le intenzioni del bambino e a individuare in ambito sonoro gli strumenti necessari per risolvere il problema posto, deve collocarsi nell'area di sviluppo potenziale del bambino, e quindi essere sufficientemente vicina alle sue capacità, per poter essere da lui agita in prima persona. Più complesso e articolato appare il ruolo dell'adulto nello scaffolding, strategia di grande efficacia quando si lavora con un gruppo, perché punta non soltanto a valorizzare, ma anche a far circolare le idee dei singoli, attraverso riprese ad eco e sottolineature verbali e sonore che creano un clima positivo di interazione reciproca che, oltre a mantenere l'interesse sul 31 Cfr. A. Bondioli , 1996, Gioco e educazione, Franco Angeli, Milano. ___________________________________________________________________ 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 tema ludico (integrandolo con altri), sostengono il coinvolgimento emotivo dei bambini. Soltanto attraverso questo processo di co-costruzione si può realizzare una condivisione autentica, non più sbilanciata sulla cultura musicale dell'adulto, ma capace di accogliere e valorizzare anche il rapporto con i suoni e con la musica che i bambini piccoli esprimono nei loro giochi e nelle loro modalità di percezione e ascolto. ___________________________________________________________________ 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 5. Ascolto Il modo in cui leggeremo le produzioni sonore dei bambini sarà infatti strettamente legato a quella cultura musicale personale che, anche quando non dichiarata esplicitamente, struttura criteri di ascolto differenti e preferenze rispetto a forme e generi particolari32. Proprio per questo motivo, l'adulto deve proporsi come presenza silenziosa nei contesti di gioco, per dare modo a ogni bambino di esprimere le proprie modalità di percezione e produzione, evitando di orientarle verso strutturazioni legate a logiche musicali probabilmente estranee al loro pensiero. E' importante ridefinire la presenza dell'adulto nei giochi sonori dei bambini in termini di reale disponibilità di tempo e di pensiero non interrotti, che l'adulto deve dedicare al qui e ora. In questa logica il silenzio appare come atteggiamento mentale di attesa e di ascolto particolarmente efficace che, oltre a rendere più ecologico l'ambiente sonoro della comunicazione, costituisce una modalità educativa efficace e alla portata di tutti, capace di favorire il riconoscimento e lo scambio interpersonale. 32 F. Mazzoli ( a cura di), 2005, Guarda il mio suono, Bambini ed. Junior. ___________________________________________________________________ 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 6. Materiali e attività 6.1 Programmare La programmazione degli incontri si è presentata molto impegnativa. Da un lato dovevo garantire un buon livello musicale e attività significative, dall'altro dovevo fare qualcosa che fosse stimolante, coinvolgente e anche divertente. Dopo aver riflettuto sugli ambiti dell'esperienza musicale da privilegiare ho messo a punto uno specifico percorso basandomi sui presupposti teorici della pedagogia attiva e sui principi che la caratterizzano: la centralità del bambino; l'attenzione ai suoi bisogni e interessi; la naturalezza e gradualità del suo sviluppo; l'individualità di un'educazione pensata “a misura di”; l'istanza della dimensione sociale; il valore dell'esperienza concreta. Da qui l'impegno a favorire la partecipazione attiva dei bambini lasciando opportuni spazi ai loro possibili interventi e all'interazione con i compagni. Passando all'ambito musicale, le ricerche fatte dagli antropologi e dagli etnomusicologi33 confermano che in tutte le culture esistono delle pratiche musicali che ruotano intorno a due azioni fondamentali: la produzione di suoni vocali, cioè il “cantare”, e la produzione di suoni con oggetti /strumenti, cioè il “suonare”; accanto a queste, esiste una terza azione, che in alcune culture è inscindibilmente legata al cantare o al suonare: la danza. Riguardo all'ascolto, così come viene praticato nella cultura occidentale, 33 Blacking 1976; Nattiez 1987. ___________________________________________________________________ 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 non è molto diffuso nelle culture più primitive, e talvolta addirittura non esiste, perché il far musica è sostanzialmente un'azione collettiva. I modi in cui si canta, si suona, si danza cambiano ovviamente da cultura a cultura, e di conseguenza cambiano i repertori. Un sostegno particolare in questa direzione è scaturito anche dalla ricerca di Delalande34 sulle condotte musicali, e dalla teoria successivamente da lui formulata, secondo la quale la finalità del divertimento e del piacere, in ambito musicale, viene soddisfatta da tre dimensioni che l'autore riconosce presenti in tutte le culture e a tutte le età: quella senso-motoria, quella simbolica e quella del gioco di regole. Dice infatti Delalande che nelle pratiche musicali troviamo “la ricerca di un piacere senso-motorio a livello gestuale, tattile come pure uditivo; un investimento simbolico dell'oggetto musicale messo in rapporto con un vissuto (esperienza del movimento, affetti) o con certi aspetti della cultura (miti, vita sociale); e infine una soddisfazione intellettuale che risulta dal gioco di regole. Tali condotte corrispondono ai tre tipi di gioco riscontrati nei bambini e analizzati da Piaget (Delalande 1993). Naturalmente queste condotte devono essere caratterizzare dall'intenzionalità, concetto fondamentale per comprendere un percorso evolutivo. Gli studi di psicologia della musica, dal canto loro, mettono in evidenza, i meccanismi percettivo-cognitivi che entrano in funzione nei confronti degli eventi sonori: come li percepiamo, li elaboriamo, li riconosciamo, e come li organizziamo, sia durante la produzione (per imitazione o per invenzione) sia durante l'ascolto. Alla luce di questi studi ho deciso di far ruotare le proposte musicali intorno al canto, al suonare gli strumenti e alla danza. L'ascolto, considerato di fatto come l'altra faccia della medaglia, nel senso 34 F. Delalande, 1993, Le condotte musicali. Comportamenti e motivazioni del fare e ascoltare musica, a cura di G. Guardabasso e L. Marconi, Bologna, CLUEB. ___________________________________________________________________ 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 che se si canta, si suona e si danza vuol dire che si ascolta, è stato realizzato anche attraverso l'interpretazione motoria. Nell'elaborazione del percorso educativo, l'accento è stato messo sulle pratiche sociali: cantare, suonare, danzare attraverso le quali avviene l'assimilazione delle strutture. Per questo motivo il primo criterio che mi ha guidato nella scelta dei canti da insegnare ai bambini è stato la modalità d'uso attuata nella tradizione popolare e suggerita dallo stesso canto, secondo la forma musicale e il testo verbale. Nella tradizione popolare, come scrive l'etnomusicologo italiano Roberto Leydi35 (1973), i canti infantili (giochi di parole, di movimento, girotondi, ecc.), più che la funzione del gioco e del divertimento, hanno prima di tutto una funzione didattica, l'obiettivo di promuovere il coordinamento motorio, di stimolare il controllo delle emozioni, di insegnare vocaboli (per esempio i numeri, i nomi dei giorni della settimana, dei mesi) e concetti. Propongono per il fatto stesso di essere cantati dai bambini, modelli di socializzazione attraverso un rituale che possiede l'apparenza del divertimento. In questa tradizione dalle radici arcaiche si inseriscono molti dei canti infantili, anche recenti. Passando ad una possibile classificazione di quei canti che più si prestano agli obiettivi indicati, notiamo che si tratta di strutture che sono presenti non solo nel repertorio italiano ma anche in quello di altri paesi. Abbiamo così: canti numerativi (numeri, giorni, mesi, ecc.); canti cumulativi (ogni volta si aggiunge un nuovo elemento e si ripetono tutti quelli già nominati fino a quel momento); canti con il riff, cioè con qualche parola o una frase che si ripete 35 R. Leydi, 1973, I canti popolari italiani,Verona, Mondadori. ___________________________________________________________________ 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 come un “ritornello incorporarto”; canti con l'eco (di sillabe, parole); canti a concatenazione, (ogni verso comincia con l'ultima o le ultime parole del verso precedente); canti con sostituzione motoria cumulativa (ad ogni ripetizione alcune parole vengono sostituite da un gesto); canti con azioni o situazioni che possono essere cambiate, dando luogo così a nuove strofe; canti per gesti, movimenti e danze. Successivamente riguardo al genere di repertorio da scegliere, ho preso in considerazione alcuni aspetti strutturali della musica. Poiché di fatto i bambini assimilano la cultura musicale del proprio ambiente, mi sono orientata verso repertori in cui fossero presenti le sintassi musicali diffuse nei vari tipi di canzoni che circolano oggi. Tale scelta poggiava in particolare su due considerazioni, una di tipo psicologico e una di tipo biologico. Riguardo alla prima, mi sono basata sulla considerazione di Leont'ev36, secondo il quale non nasciamo con organi disposti a compiere funzioni che sono il prodotto dello sviluppo storico umano, ma questi organi (come l'orecchio tonale) si formano e si sviluppano durante la vita sulla base di un'esperienza storica. Ne consegue che se i bambini non sperimentano prodotti musicali organizzati secondo un certo sistema, questi “organi culturali” non si sviluppano. La considerazione, di tipo biologico, si basa sulle scoperte del biologo olandese De Vries, che mise a fuoco, agli inizi del Novecento, la presenza di periodi “sensitivi” nello sviluppo umano, cioè di periodi nei quali la natura dà all'organismo una speciale plasticità per l'apprendimento di 36 Cfr. J. Tafuri, 2007, Nascere e crescere musicali,Educazione musicale EDT/SIEM, Torino. ___________________________________________________________________ 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 determinate capacità. Terminato il periodo sensitivo, la possibilità di acquisire quella determinata capacità nelle specie animali (ad esempio scavare cunicoli per il ratto scavatore) è persa, mentre per la specie umana è più lenta e più faticosa. L'esempio più chiaro è quello fornitoci dall'apprendimento della lingua materna, il cui periodo sensitivo va dagli ultimi mesi della vita prenatale al secondo anno di vita. Un bambino che nasce sordo e acquista l'udito verso i 3 anni, farà una notevole fatica a imparare a parlare. La fatica sarà ancora maggiore e il livello raggiunto sarà tanto più modesto quanto più tardi imparerà a parlare. Le considerazioni precedenti mi hanno orientato verso la scelta di un repertorio che comprendesse soprattutto canti tonali, in maggiore e in minore, ma anche alcuni canti modali e pentatonici. I bambini che imparano canti tonali e pentatonici sono più pronti e più maturi nel canto rispetto a quelli che imparano solo canti pentatonici (Jarijsian 1983)37. Dal punto di vista ritmico-metrico ho inserito canti con ritmi regolari, in metro sia binario che ternario con tempi semplici e composti. Per le fonti ho attinto dalla tradizione popolare e a raccolte d'autore. Un altro aspetto che ho preso in considerazione è stato il rapporto tra imitazione e invenzione. Come ho già precedentemente citato, gli studi di psicologia della musica si sono interessati più all'invenzione melodica che all'imitazione (più difficile da raccogliere e studiare), ma è altrettanto vero che per poter inventare qualcosa bisogna possedere, sia pur a livello minimo, gli elementi da combinare. Se si pensa all'invenzione come processo mentale, bisogna parlare di processo creativo, come scrive uno studioso americano della creatività 37 J. Tafuri, 1988, Modelli melodici nell'educazione al canto, (a cura di), Didattica della musica e percezione musicale, Bologna, Zanichelli. ___________________________________________________________________ 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 musicale (Webster 1987), che sceglie questa espressione per mettere maggiormente in evidenza il lavoro della mente. Se un bambino non impara le parole della propria cultura, ed è chiaro che le impara per imitazione, non potrà produrre una frase personale, più o meno originale nella combinazione dei concetti. In musica è un po' diverso perché i bambini possono produrre dei suoni, ma l'assimilazione delle strutture musicale che avviene nell'apprendimento delle canzoni per imitazione e durante l'ascolto si rivela particolarmente necessaria affinché i piccoli possano inventare le “loro” canzoni che saranno “originali” nel senso che si discostano da quelle già memorizzate. Quanto più un bambino, come un individuo in genere, acquisisce modelli mentali e capacità riproduttive, tanto più potrà sviluppare la propria capacità d'invenzione, allontanandosi con nuove combinazioni dai suddetti modelli. Riguardo al suonare, ho pensato di dare ai bambini quegli strumenti dello strumentario Orff che vengono usati anche nella musica popolare e in orchestra e che per le loro piccole dimensioni sono adatti anche ai bambini: sonagli, maracas, legnetti, tamburelli, ecc.. Passando all'ambito della danza, che ho inteso in senso più lato come “musica e movimento”, ho inserito un ampio ventaglio di attività con repertori appropriati. 6.2 - Il setting Gli incontri si sono sempre tenuti nel teatrino della scuola, quindi un palcoscenico dove i bambini erano soliti andare solo per gli spettacoli di Natale o fine anno. L'arredamento era essenziale: un grande tappeto colorato che mettevo al centro del palco prima di ogni incontro, tre cesti di vimini dove mettevo gli strumenti divisi per categoria: pelli, legni e metalli ___________________________________________________________________ 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 e un tavolo dove avevo sistemato il lettore cd. Il teatro della scuola si è rivelato il luogo ideale per gli incontri, perfettamente isolato da qualsiasi interferenza sonora proveniente dall'esterno e con un'ottima acustica. 6.3 - Mete da raggiungere Il mio scopo era quello di far sì che i bambini si sentissero più felici, più liberi, più “se stessi” perché capaci di cantare, di muoversi secondo un certo ritmo o dare essi stessi un ritmo alla musica mediante qualche semplice strumentino a percussione o battendo semplicemente le mani. Quindi il percorso che ho intrapreso insieme ai bambini è un percorso di musicoterapia ed educazione musicale, che vuole promuovere il benessere degli individui e nello stesso tempo fornirgli quelle conoscenze musicali di base che sono indispensabili per poter vivere musicalmente. Credo che attraverso la musica i bambini possano imparare a conoscere meglio il mondo che li circonda, a sentire il ritmo della vita fisica che pulsa intorno a noi; attraverso il canto corale e il movimento fisico combinato con quello dei compagni, capiranno di far parte di una comunità sociale; infine sapranno prestare più attenzione a molti fenomeni sonori che prima potevano sfuggirgli o non rappresentare nulla per loro. La musica è indubbiamente un mezzo prezioso per lo sviluppo della loro fantasia: un suono nuovo, un breve inciso melodico potranno suscitare nei bambini immagini e pensieri nuovi; per contro la lettura di una favola o di un racconto evocheranno in loro sensazioni facilmente associabili a suoni. Una volta che la musica sarà entrata a far parte del loro normale modo di esprimersi, sarà molto facile “inventare” un nuovo modo di rivivere la fiaba proposta. Un po' alla volta i bambini arriveranno a proporre essi stessi un suono per accompagnare certe situazioni, o un ritmo per esprimere meglio ___________________________________________________________________ 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 un'azione. Questo permetterà di attuare la “drammatizzazione” delle storie raccontate dall'educatrice. Tutto questo non servirà solo al bambino, ma sarà utilissimo all'educatrice per comprendere meglio l'evolversi della psicologia del bambino: l'espressione musicale potrà costituire la spia del suo sviluppo, un mezzo più sicuro del linguaggio (perché più spontaneo e vivo) per stabilire i progressi compiuti dalla personalità del bambino. Le mete particolari che mi sono prefissa mediante questo laboratorio musicale sono: sviluppo della sensibilità auditiva; sviluppo della voce; sviluppo del senso ritmico; sviluppo della sensibilità musicale: sviluppo della creatività. Le strade che ho seguito sono molto semplici e divertenti, oltre ai canti, alle danze e all'utilizzo degli strumenti, ho proposto molti giochi musicali in cui i bambini si sentissero protagonisti e artefici del risultato. Una proposta che ha avuto l'effetto di sorprenderli ed entusiasmarli molto è stata quella di “musicalizzare” gli avvenimenti di ogni giorno: dal saluto musicale all'insegnante di sezione, al commento sonoro (ottenuto mediante strumenti a percussione) di qualche piccolo avvenimento: per esempio il comparire del sole dopo giornate di pioggia, il ritorno di un compagno dopo qualche giorno di assenza ecc… La difficoltà che ho incontrato nel proporre questo tipo di attività è stata principalmente quella di coinvolgere le maestre di sezione a vivere musicalmente insieme ai piccoli situazioni e avvenimenti, superato questo scoglio iniziale, il progetto è andato a gonfie vele dandomi soddisfazioni e ___________________________________________________________________ 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 sorprese decisamente inaspettate. 6.4 - Scuola dell'infanzia “Balla Cogolli” Come ho già detto nella premessa, il laboratorio di musica prevedeva un incontro di due ore a settimana per il periodo da novembre 2010 a maggio 2011. Gli incontri sono stati così suddivisi: 45 minuti per i grandi (5 anni) e i medi (4 anni) e 30 minuti per i piccoli (3 anni). Ogni attività non veniva protratta per più di 10/15 minuti. Una collega musicista mi ha supportato in tutti gli incontri occupandosi principalmente della parte strumentale e di accompagnamento ma in più occasioni è stata fondamentale per permettere il coinvolgimento di tutti i bambini essendo le sezioni molto numerose e essendoci al loro interno bambini stranieri che non conoscevano la lingua italiana. 6.5 - Struttura dell'incontro Ogni singolo incontro è stato pensato in maniera tale che possedesse una forma nell'organizzazione del tempo, forma che si è mantenuta per tutto il ciclo di incontri. Un primo momento era infatti dedicato all'accoglienza del gruppo. Dopo questo momento iniziale seguiva una parte centrale che conteneva le specifiche attività da svolgere nell'incontro cioè canto, danza e uso degli strumenti. Una parte finale era poi dedicata al saluto cantato da me e dai bambini e accompagnato dai movimenti nominati nel canto e che di volta in volta venivano decisi dai bambini stessi. - Canto di benvenuto (che funziona da saluto-segnale). - Alternanza di canto, danza e uso degli strumenti. ___________________________________________________________________ 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 - Una volta ogni due incontri giochi utili allo sviluppo della sensibilità uditiva. - Canto di saluto finale (il canto di benvenuto e quello finale fungono da cornice all'incontro). Ho stabilito di proporre almeno 2 canti di seguito (c'erano i canti più graditi da ripassare, ma anche i nuovi da imparare). Ho sempre cercato di non prolungare troppo i momenti in cui i bambini stavano seduti o in movimento cambiando sempre attività nel momento in cui i bambini dimostravano di raggiungere una buona gratificazione o davano segni di stanchezza. La prima attività proposta è sempre stata il canto, perché con la danza e gli strumenti i bambini si eccitano di più. Il passaggio dal canto alla danza, dalla danza agli strumenti e viceversa ha l'effetto di rilassare e allo stesso tempo ricarica. L'essenziale è non distogliere lo sguardo dai bambini per cogliere subito ogni minimo cenno di gradimento, di attenzione, di stanchezza e, naturalmente di maturazione. Ogni incontro iniziava con l'ingresso dei bambini in teatro al ritmo di una semplice marcetta che imitava il suono del treno, dopo alcuni giri di marcia i bambini si disponevano in cerchio e si sedevano a terra. Devo dire che per i primi incontri questa parte è risultata di difficile gestione in quanto i bambini non riuscivano a marciare in cerchio e tanto meno a sedersi con questa disposizione e questo creava confusione e rammarico nelle maestre alle quali avevo chiesto espressamente di partecipare senza però richiamarli o sgridarli ma solo seguendo la musica e aiutandoli (ad esempio tenendoli per mano). Dopo 5 incontri, tutti e tre i gruppi entravano marciando e si disponevano seduti in cerchio esattamente al termine della musica. ___________________________________________________________________ 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 CANTO DI BENVENUTO Benvenuti (P.M. J. Tafuri) Benvenuti tutti quanti siamo insieme per cantare per suonare e per ballare ci vogliamo divertire. Barbara sono qui Elena sono qui ... La prima strofa veniva cantata da tutti, poi io chiamavo a turno ogni bambino per nome e il bambino doveva rispondere SONO QUI, se le prime volte solo 4 o 5 bambini rispondevano e gli altri si limitavano ad alzare la mano, dopo qualche incontro hanno iniziato a rispondere tutti, compresi i bimbi stranieri. Come è ovvio ogni risposta andava bene anche se non intonata e non cantata ma alla fine del laboratorio tutti cantavano la risposta e alcuni hanno anche proposto delle variazioni. - CANTO Ho proposto varie canzoni, e il mio modo di procedere è stato questo: la prima canzone che abbiamo fatto insieme era una che loro già conoscevano (in modo da rompere il ghiaccio e da assicurarmi che anche le maestre cantassero con noi) poi ho proposto una canzone nuova e molto semplice in modo che potessero impararla senza difficoltà: L'anatroccolo, una canzone ___________________________________________________________________ 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 con l'eco. L'anatroccolo (tradizionale) L'anatroccolo, occolo...occolo, va nel viottolo, ottolo...ottolo, ben contento, ben conteno, ben contento se ne va qua qua, qua qua, qua qua,qua qua. Va nel lago, ago ago a nuotare, are are poi si becca, poi si becca, poi si becca un pesciolin qua qua, qua qua, qua qua,qua qua. Poi ritorna, orna orna pieno zeppo, eppo eppo poi si posa, poi si posa poi si schiaccia un pisolin qua qua,qua qua, qua qua, qua qua. Con i canti di questo tipo i bambini si possono facilmente unire nel momento dell'eco senza dover aspettare di memorizzare parole o frasi (cosa molto utile per i bambini stranieri presenti nelle varie sezioni). Il modo migliore per sollecitare i bambini ad intervenire dopo aver cantato la canzoncina due o tre volte è quello di fermarsi prima dell'eco e aspettare che i bambini, almeno coloro che lo desiderano, lo cantino. L'effetto “eco” può essere enfatizzato invitando i bambini a cantarlo piano e a portare la ___________________________________________________________________ 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 mano all'orecchio come se l'eco arrivasse da lontano. Si stabilisce poi l'alternanza “solo/tutti” e si possono formare due gruppi e rivolgersi per l'eco ora all'uno, ora all'altro. Oltre all'eco, questo canto può essere facilmente mimato. Ogni tre incontri circa, oltre alla canzone ormai conosciuta, ne introducevo una nuova e invitavo i bambini a “arrangiare” quella già appresa ad esempio cambiandone il testo. Questo è stato un esercizio che è piaciuto molto e nel corso dell'anno mi è stato riferito più volte dalle maestre di canzoni che i bambini amavano particolarmente e che venivano cantate spontaneamente dai bambini stessi nei momenti di gioco libero con testi variati da loro e a volte anche nonsense ma sempre rispettando la struttura del brano. Alcuni dei canti proposti: Pippo Kid (tradizionale) Lodoletta (Alouette) (tradizionale francese) Il codino di un topino (tradizionale) C'era una volta un papero C'era una volta un papero C'era una volta un papero vestito di pelle di bufalo faceva ballare le piattole sull'uscio di dindirindé Allez vous danser à la mode à la bracé (2 v.) ___________________________________________________________________ 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 C'era una volta un papero è un canto con azioni o situazioni sostituibili. Quando i canti presentano un avvenimento semplice e concluso, questo si presta ad essere cambiato e quindi si possono inventare altre strofe con il cambiamento di uno o più elementi: Si può cambiare solo il soggetto e coinvolgere i bambini inserendoli nella storia. Per es. C'era una volta Chiara... e la canzone prosegue come prima. Oppure si può cambiare anche la situazione, in questo caso il vestito e infine anche l'azione di ballare; per es. C'era una volta Chiara vestita di petali di rosa faceva la smorfiosa sull'uscio di Dindirindé. Qui si tratta prima di tutto di sollecitare la capacità linguistica dei bambini, tanto più se si cercano anche le rime, ma è in gioco anche la capacità musicale perché è necessario rispettare la struttura ritmica e melodica della frase. E' opportuno in questo caso, che il ritornello venga ripetuto sempre uguale (Allez vous danser à la mode à la bracé): è la soddisfazione e in un certo senso la rassicurazione prodotta dell'elemento familiare (cioè dalla ripetizione). All'inizio i cambiamenti li ho proposti io ma poi ho sollecitato i bambini a inventare nuove strofe. La ripetizione e la variazione tengono desta l'attenzione dei bambini, il cambio del nome li fa sentire a turno protagonisti, l'adattamento del terzo verso li fa entrare nel gioco delle rime. Il ritornello poi, si presta ad essere accompagnato da strumenti a percussione: i bambini si possono sincronizzare tutti insieme con tutte le pulsazioni, oppure, dopo aver formato due gruppi e aver distribuito strumenti diversi (es. tamburelli ad un gruppo e legnetti ad un altro) ho ___________________________________________________________________ 41 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 fatto alternare le due pulsazioni per uno (risultato: pum pum toc toc), oppure il gruppo con i tamburelli suona la prima ma non la seconda pulsazione, mentre quello con i legnetti le suona tutte e due (risultato: pumtoc toc). Uno la signora veste di bruno (tradizionale) Uno, la signora si veste di bruno che di bianco non si vuol vestir, mira la dirondella mira la dirondà. Due, la signora sceglie il bue, e altra carne non vuol mangiar, mira la dirondella mira la dirondà. Tre, la signora è più bella di te, se non ci credi vai a guardar, mira la dirondella mira la dirondà. ... Questo è un canto numerativo il cui obiettivo è l'apprendimento della successione dei numeri (dei mesi, dei giorni della settimana...). Con i numeri la prima maniera di coinvolgere i bambini è quella di farli contare con le dita. Sul ritornello (Mira la dirondella...) si possono battere le mani o suonare gli strumenti a percussione a tempo con la pulsazione. La macchina del capo (tradizionale) La macchina del capo ha un buco nella gomma (3 v.) ___________________________________________________________________ 42 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 aggiustiamola aggiustiamola col chewing gum La macchina del capo è un canto con sostituzione motoria, la strofetta, dopo una prima esecuzione integrale viene ripetuta tante volte quante sono le parole che vengono taciute e sostituite con un gesto accompagnato da un suono, come vuole l'esecuzione tradizionale. Con i bambini di tre anni, la sostituzione è stata “preparata” eseguendo più volte il canto con i gesti insieme alle parole che sono poi state taciute in un secondo momento. Questa modalità esecutiva è molto utile per imparare a mantenere il tempo e riprendere la linea melodica dopo una breve interruzione che non significa introdurre una pausa ma “saltare” un frammento e riprendere a cantare dopo la parte saltata. In questo modo i bambini sviluppano e rinforzano la memoria uditiva. Lo si può fare anche con frammenti più lunghi, senza sostituzione motoria, ma come nel gioco del canto “silenzioso”: un verso si canta forte e uno pianissimo, tanto che non si sente, si vedono solo le labbra che pronunciano le parole. Lo si può chiamare anche il gioco “della radio” dove un bambino può fare il gesto di alzare e abbassare il volume. Naturalmente anche se il volume è a zero e non si sente niente, la canzone... va avanti. – MUSICA E MOVIMENTO: danze e girotondi Per introdurre il concetto di “lento – veloce”: La lumaca e il topolino Lenta lenta lenta va, lentamente la lumaca lento lento lento va, lentamente il lumacon ___________________________________________________________________ 43 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Svelto svelto svelto va, corre corre il topolino svelto svelto svelto va, corre corre il topolin. Prima di incominciare dicevo ai bambini che la regola era quella di occupare tutto lo spazio a loro disposizione (obiettivo che è stato molto difficile da raggiungere) muovendosi ora lentamente, ora velocemente come vuole il testo della canzoncina. I bambini hanno imparato presto questo canto e lo aspettavano sempre con molta ansia per potersi sgranchire le gambe e suggerire di volta in volta animali lenti e veloci da inserire nel testo. Altre attività che ho proposto: canti che invitano a compiere dei movimenti; canti-girotondo che suggeriscono delle azioni (La bella lavanderina, Maria Giulia, Tutti qui si giocherà, Sorellina vuoi danzar, giro giro rosa, ecc.); danze vere e proprie, per le quali ho attinto al repertorio etnico italiano e straniero, e in parte anche al repertorio colto; brani musicali da ascoltare e vivere attraverso l'interpretazione motoria. Ecco alcuni esempi: Maria Giulia Maria Giulia da dove sei passata? Alza gli occhi al cielo! Fai un salto! Fanne un altro! Cavati il cappello! Fai la riverenza! All'insù, all'ingiù, dai un bacino a chi vuoi tu! ___________________________________________________________________ 44 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Sorellina vuoi danzar Sorellina vuoi danzar, io le mani ti vo' dar. Or di qua, or di là ed in giro trallallà (2 v.) Così bene sai danzar, chi poteva immaginar. Or di qua, or di là ed in giro trallallà (2 v.) Sorellina ripetiam, alla fine ci inchiniam. Or di qua, or di là ed in giro trallallà (2 v.) La partecipazione del corpo sia nei canti mimati che in quelli di movimento (girotondi e danze) favoriscono lo sviluppo del coordinamento motorio e delle capacità ritmico-metriche. Per mimare un canto si possono inventare facilmente gesti e movimenti e in questo le insegnanti di classe sono veramente bravissime. Ci sono canti i cui testi indicano delle azioni da compiere o che sono fatti apposta per il coordinamento motorio. Maria Giulia contiene inviti specifici a compiere determinate azioni, la melodia è giocata solo su quelle tre note (sol, la, mi) che sono considerate come la prima espansione dell'intervallo “originario” (sol mi), quindi un modulo effettivamente molto facile. I bambini possono eseguire la canzone eseguendo tutti insieme i gesti richiesti, oppure possono farli uno per volta, chiamati a turno (io ho preferito questa versione e al posto di Maria Giulia cantavo il nome del bambino che volevo chiamare) andando al centro, ovviamente solo se ne aveva viglia. Il canto poi veniva sostenuto dagli altri bambini, visto che chi ___________________________________________________________________ 45 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 è al centro dell'attenzione è molto impegnato nei gesti. Quando i bambini hanno assimilato il canto molto bene si rivolgevano al compagno al centro cantando cosa doveva fare. Molto simile l'esecuzione di Sorellina vuoi danzar, dove però ho collocato i bambini su due file frontali. I piccoli formavano delle coppie avvicinandosi e prendendosi con le due mani durante il canto dei primi due versi e poi eseguivano ciò che il canto richiede. Con grande stupore mi sono accorta che per i bambini di tre e quattro anni è molto difficile fare il girotondo, e proprio per questo motivo abbiamo dapprima cantato e danzato i girotondi tradizionali per passare poi a danze vere e proprie dove chiedevo loro solo di girare in senso orario e in senso antiorario al cambio della musica. Con i bambini della sezione dei “grandi”, sono passata presto a danze più articolate e a brani musicali strutturalmente più complessi ma molto coinvolgenti. Eccone un esempio: Chanale ofa ktana – Israele Traduzione del testo: Chanale, la piccola panettiera ha della farina e dell'acqua Impasta tutta la giornata la pasta con le sue mani Prepara degli H'ala (dei dolcetti di Shabat) e il pane Ma quando li mette in forno Brucia tutto Oi oi oi Brucia tutto ___________________________________________________________________ 46 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Dopo una introduzione di 8 tempi abbiamo una sequenza 11 22 11 22 11 22. I movimenti da abbinare a questo brano sono molto semplici perché mimano ciò che fa esattamente la Piccola Panettiera. - STRUMENTI I bambini sono molto attirati dagli strumenti ed è stata una mia scelta lasciarglieli manipolare liberamente per i primi quattro incontri senza dargli nessuna regola; sperimentando così tutti i modi possibili di suonarli e mostrando le loro preferenze verso alcuni piuttosto che verso altri. Questa prima fase esplorativa ha coinvolto in maniera positiva i bambini che hanno mostrato grande curiosità e desiderio di esprimere le proprie idee musicali agli altri. Occorre però dire che alcuni bambini, in una fase iniziale, hanno manifestato alcune difficoltà di coinvolgimento nelle attività di esplorazione. Tali difficoltà si osservavano sia nei casi in cui i bambini rivolgevano l'attenzione su altre attività (come ad esempio un'attività di gioco con un compagno che avevano a fianco), sia nei casi in cui dalla libera e personale esplorazione degli strumenti a disposizione, emergevano esclusivamente comportamenti di imitazione delle produzioni di altri compagni. Alcuni bambini si sono sentiti smarriti, avevano paura di toccarli e si avvicinavano alle maestre per chiedere aiuto, il mio ruolo in questi primi incontri è stato di supporto: ho accompagnato fisicamente i bambini più insicuri, e solo quelli che me lo chiedevano esplicitamente verso lo strumento dal quale erano maggiormente attirati e ho suonato per loro e con loro. Una reazione che non avevo messo in conto, è stata quella delle ___________________________________________________________________ 47 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 maestre che si mostravano infastidite da tutto quel “rumore”. Troppo spesso le sperimentazioni dei piccoli rimangono sommerse e ignorate o, nel peggiore dei casi, scambiate per attività rumorose e fastidiose, quindi connotate negativamente. Il mio errore è stato quello di non avere premesso con le maestre che era proprio il mio intento quello di lasciarli esplorare perché ritengo indispensabile questa fase iniziale per entrare in confidenza con gli strumenti e i suoni che essi producono. Come sostiene il musicologo Gino Stefani, “musica è qualsiasi attività con qualsiasi tipo di suono”. Dopo un iniziale momento d’imbarazzo anche le maestre si sono fatte coinvolgere giocando e divertendosi con i suoni rispecchiandosi nei bambini e i bambini in loro in bellissimi momenti di ascolto reciproco. Successivamente e più precisamente al quinto incontro, dopo che i bambini avevano scelto lo strumento gli ho insegnato il modo corretto di impugnarlo, di suonarlo e il suo nome e ho così introdotto i due canti che a mio avviso sono di grande utilità per memorizzare i nomi dei vari strumenti e esercitarsi a maneggiarli e suonarli correttamente e perché no, anche condividerli con i compagni. Il grillo John Il grillo John è un furbacchion canta e balla tum tum tum tum tum sale sul muro suona il tamburo bum bum bum, bum bum bum bum ___________________________________________________________________ 48 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Il grillo John è un furbacchion canta e balla pum pum pum pum pum trova due gatti che suonano i piatti ciac ciac ciac ciac ciac ciac caic …...... Alla fiera di Mastro Andrè Alla fiera di Mastr'Andrè oggi ho comprato un tamburello turu tutùm il tamburello Alamirè, alamirè, alla fiera di Mastr'Andrè (2 v.) Alla fiera di Mastr'Andrè oggi ho comprato un pifferello piri pipì il pifferello turu tutùm il tamburello Alamirè, alamirè, alla fiera di Mastro Andrè (2 v.) ecc. Una volta imparati questi canti sono stati molto utili anche per fare inventare ai bambini l'onomatopea, cioè l'imitazione con la voce del suono di ogni strumento nominato e aggiungere i gesti con cui mimare l'atto di suonarli. Quindi si possono cantare anche senza l'utilizzo degli strumenti e introducendone via via anche di quelli meno conosciuti dai bambini come il ___________________________________________________________________ 49 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 violoncello, l'oboe e così via. Questo percorso ha stimolato molto la curiosità dei bambini, soprattutto dei più grandi e così ho deciso di mostrargli e fargli ascoltare il suono al computer tutti gli strumenti che avevamo nominato. Le attività che abbiamo svolto sono state tante, dall'utilizzo delle percussioni per battere le pulsazioni di alcuni brani registrati, all'accompagnamento di alcuni ritornelli nei canti appresi nel corso dei vari incontri, a giochi che potessero stimolare la capacità di discriminare i diversi suoni. Abbiamo preso l'abitudine che poi si è mantenuta anche nei giorni in cui io non ero presente, di “musicalizzare” alcuni avvenimenti della giornata come il ritorno del sole dopo giornate di pioggia, il ritorno di un compagno che era stato assente per un po' di tempo e così via... In ogni incontro ho sempre lasciato che i bambini si avvicinassero agli strumenti autonomamente e che scegliessero quello a loro più congeniale per questo motivo mi sono dotata di un numero molto cospicuo di strumentini e soprattutto di tamburi e bongos che erano i più ricercati. - CANTO FINALE DI SALUTO Tutti vogliamo camminare Tutti vogliamo camminare, camminare, camminare tutti vogliamo camminare da oggi fino a domani tutti vogliamo mandare un bacino, mandare un bacino, mandare un bacino tutti vogliamo mandare un bacino da oggi fino a domani tutti vogliamo fare un inchino, fare un inchino, fare un inchino tutti vogliamo fare un inchino da oggi fino a domani tutti vogliamo salutare, salutare, salutare tutti vogliamo salutare da oggi fino a domani ___________________________________________________________________ 50 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 - GIOCHI Gioco del detective – Un bambino fa la parte del detective ed esce dall'aula. Gli altri bambini tengono le mani dietro alla schiena: uno di essi tiene in mano una piccola campanella che fa suonare all'ingresso del detective il quale deve indovinare qual'è il bambino che fa suonare la campanella. Gioco del qual è – Prendo due strumenti a percussione qualsiasi ad esempio il triangolo e il tamburo. I bambini mi devono voltare le spalle e riconoscere di volta in volta il nome dello strumento percosso. Fatto questo posso perfezionare questo esercizio suonando alternativamente due triangoli di diversa dimensione e lasciando indovinare ai bambini quale è il più piccolo, e quale il più grande. Gioco dei vigili – Due bambini sono i vigili e hanno in mano uno strumento ciascuno (es. Tamburello basco e triangolo). I vigili dirigono i movimenti dei compagni in questo modo: quando suonano il tamburello tutti i compagni camminano, quando suonano il triangolo saltellano. In questo gioco si possono aggiungere sempre nuovi strumenti abbinati a diversi movimenti. E' stato molto interessante notare come anche i bambini più piccoli riuscissero a discriminare i suoni provenienti da due strumenti uguali ma di diverse dimensioni. Gioco dell'ascensore – La mia collega pianista suonava un motivetto sul pianoforte invitando i bambini a seguire la musica con movimenti liberi. Durante l'esecuzione faceva notare ai bambini quanto sono differenti tra loro i suoni acuti da quelli gravi invitando i bambini ad alzarsi in punta di piedi e sollevare le braccia verso l'alto nei suoni acuti e portare il busto in ___________________________________________________________________ 51 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 avanti e le braccia verso il basso nei suoni gravi. I suoni ripetuti, cioè quando non c'è variazione verso il grave o l'acuto, indicano che l'ascensore sta fermo e i bambini dovevano stare fermi con le braccia in fuori. Gioco del gattino cieco – Il gattino è un bambino con gli occhi bendati che dovrà tentare di seguire il compagno che sta suonando uno strumento di sua scelta e che si sposta camminando tra gli altri compagni e che tenterà di distrarlo facendolo spostare continuamente da un luogo all'altro. ___________________________________________________________________ 52 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 7. Conclusioni L'esperienza alla Scuola dell'infanzia Balla Cogolli è stata molto impegnativa e allo stesso tempo molto gratificante. L'iniziale rigidità delle maestre e il loro timore nel mettersi in gioco si è presto trasformato in entusiasmo verso tutte le attività da me proposte ed è sicuramente anche grazie alla loro collaborazione e al loro coinvolgimento che il laboratorio si è rivelato piacevole per tutti i bambini anche per quelli più introversi e timorosi che non riuscivano inizialmente a partecipare liberamente e in modo spensierato. Ritengo infatti, che per il percorso proposto, sia stata indispensabile la collaborazione delle insegnanti che hanno offerto la loro conoscenza dei bambini, la loro partecipazione più o meno attiva a seconda delle necessità poste dalle diverse attività e che hanno sostenuto la conduzione degli incontri mantenendo il loro ruolo educativo e permettendo che gli incontri, pur possedendo una loro specifica caratterizzazione sia per le modalità di conduzione sia per il tipo di attività proposte, si integrassero nel continuum dell'esperienza scolastica dei bambini. Sono decisamente convinta dell'importanza, nel lavoro svolto in ambito scolastico, dello scambio di informazioni che può avvenire tra le differenti figure professionali che si occupano del processo di crescita dei bambini ed è per questo motivo che mensilmente avevo programmato insieme alle insegnanti delle tre sezioni e alla coordinatrice scolastica un momento di confronto reciproco nel quale ciascuna di noi condivideva con le altre le sue osservazioni e gli eventuali problemi e/o progressi riscontrati nei singoli e nel gruppo. Grazie alle verifiche periodiche che abbiamo programmato con le insegnanti e ai racconti di alcuni genitori, siamo giunte alla conclusione che ___________________________________________________________________ 53 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 questo “anno musicale” è stato veramente molto gradito da tutti i bambini ed è già stato espresso da parte di tutti il desiderio di continuare l'esperienza anche nei prossimi anni. Per quanto riguarda i bambini stranieri sono stati quelli che abbiamo monitorato più nel dettaglio, gli incontri hanno offerto loro un' importante occasione di integrazione nella classe attraverso la partecipazione ad attività nelle quali il loro contributo personale è stato valorizzato e grazie all'uso della comunicazione sonora e quindi non verbale, questi bambini hanno avuto la gratificante esperienza di poter comunicare facilmente con i compagni e con le insegnanti in un linguaggio comune e universale: quello musicale. L'obiettivo di inserirli nel gruppo classe senza traumi è stato pienamente raggiunto e tutto il collegio docente è concorde nel ritenere che la musica, quale canale privilegiato di comunicazione, sia stata di fondamentale importanza per la riuscita dell'inserimento. ___________________________________________________________________ 54 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 Bibliografia DELALANDE F., La musica è un gioco da bambini, Franco Angeli, Milano, 2001. DELALANDE F., “ Che cos'è la musica”, in Le condotte musicali, Clueb, Bologna, 1993. STEFANI, Musica con coscienza, Paoline, Cinisello Balsamo (Mi), 1989. STEFANI, TAFURI, SPACCAZOCCHI, Educazione musicale di base, La scuola, Brescia, 1979. FRISON R., CAVATORTA S., VECCHI D., Manuale di artiterapie e musicoterapia, teorie e pratiche, Marco del Bucchia ed., 2009. 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BRUXELLES BARBARA VENTURI – SST IN MUSICOTERAPIA – PRIMO ANNO A.A. 2010 - 2011 SCHINELLI A., Nuovissimo canzoniere italiano, Signorelli,Milano 1968. ___________________________________________________________________ 57