Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles Dal "Corni" ad OLOGRAMMA un breve percorso un lungo cammino Scuola di Specializzazione: Relatore: Contesto di Project Work: Tesista Specializzando: Musicoterapia Dott.ssa Roberta Frison IPSIA Fermo Corni, Modena Daniele Cavedoni Anno di corso: Primo Modena: 5 - 06 - 2010 Anno Accademico: 2009 – 2010 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 “gli uomini hanno in ogni epoca fatto musica senza darsene una spiegazione” Arthur Schopenhauer 1 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Indice dei Contenuti Premessa 3 Il luogo (per me) 4 Il luogo (per loro) 5 Attività di musicoterapia "ilcorni"; I MUSICI: 6 LA MUSICA (per me) 7 Gli attori, percorsi individuali nel gruppo 10 Le tecniche, le applicazioni musicali 21 Ologramma e conclusioni 24 Bibliografia – Sitografia 26 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Premessa In questa tesi non vorrò sottoporre al lettore dimostrazioni scientifiche, tabelle esplicative, parallelismi e o attraversamenti di altre discipline. Non parlerò di altezza delle note, durata, armonie, vibrazioni e ritmi, le geometrie musicali saranno triangolate più con l'ironia che con la scienza. Il mio vorrà essere un percorso più emozionale, più interno, più soggettivo, la musica è per me un’arte, e come tale la vorrò indicare. I ragazzi che fanno parte del percorso, non tutti, avranno parallelismi con artisti del passato e del presente. Il percorso musicoterapico destinato a ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori si è basato più sull'istinto di relazioni umane che su fondamenti di musicoterapia scientifica, gli strumenti che sono stati utilizzati sono per la maggior parte lo strumentario Orff, composto da piccole percussioni, timpani, xilofonici diatonici, tamburi, tamburelli baschi, campanacci, triangoli, piatti, legni, ecc... Personalmente mi son trovato in un piccolo imbarazzo perché non amo particolarmente ne l'utilizzo di strumenti esclusivamente ritmici ne l'ascolto di musica molto ritmata. Non ho voluto escludere dal percorso l'utilizzo passivo della musica, ogni essere umano ha nel proprio vissuto esperienze musicali, l'ascolto di particolari brani può risvegliare ricordi, sensazioni, emozioni. Nel caso di gravi disabilità l’uso del corpo come strumento di movimento o percussione è servito per instaurare un importante strumento d’interazione. 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Il luogo (per me) Cosa sia il Corni, per i modenesi, è scontato; è un amichevole e confidenziale modo di chiamare per nome un Istituto Professionale che ha formato, nel corso degli anni, migliaia di studenti. "ilcorni" (scritto volutamente in minuscolo e senza spazi tra l'articolo ed il nome per dare l'impressione di massima confidenza) non è solamente la scuola che ha formato tecnicamente generazioni intere di tecnici ma, il ricettacolo delle speranze di una vita migliore per i propri figli della classe operaia modenese, era l'accesso ad un'istruzione media che la generazione precedente non aveva potuto avere, era la speranza di un camice bianco che potesse prendere il posto della tuta da lavoro dei padri; la penna nel taschino, la calcolatrice, la matita ed regolo, ilcorni è 10/100/1000 motorini e biciclette parcheggiate disordinatamente fuori, dentro, sopra, sdraiate, sono biciclette senza una ruota, sono manubri senza freni, freni senza manubri, sellini, pedali, odore di benzina ed olio, catene spezzate, biciclette rubate, schiamazzi, ragazzi che attraversano la strada rigorosamente con il semaforo rosso, ilcorni sono le prime canne, gli amici finiti male, ilcorni è la prima morosa che piange li fuori con le guance rosse, i capelli lunghi, la prima chitarra, ilcorni sono fogli da disegno, righe, squadre, notti a disegnare, amici che disegnano per te alle 5 di mattina, amici da e di una vita, ilcorni è un panino ciccioli e salsa dal bottegaio di fronte. Avevo già varcato le porte del Corni non da studente, da docente, mai le avevo varcate da musicista. Musicoterapeuta? 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Il luogo (per loro) Il luogo, quello reale, è un laboratorio informatico occupato per più di metà da tavoli che ospitano computer. A prima vista non attrae come credo dovrebbe un laboratorio musicale, i miei ricordi di allievo di musica erano di una forte attrattività verso il luogo, i laboratori musicali che ho frequentato avevano spesso anche una valenza estetica, gli strumenti musicali spesso hanno la capacità di trasformare un luogo banale in un luogo attraente, come se gli strumenti musicali avessero la capacità di trasformare un qualsiasi luogo in una piccola installazione. Non sono certo cosi possa essere stato cosi per i ragazzi coinvolti nel progetto. 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Attività di musicoterapia "ilcorni"; I MUSICI Quando mi proposero l'attività musicoterapeutica all’Istituto "ilcorni", mi illusi di poter essere per anche solo per uno dei ragazzi affidatomi quello che la mia professoressa di musica delle scuole medie era stata per me, una torcia che si accende in un corridoio buio. Prima del primo giorno non avevo assolutamente idea di quale attività avrei potuto proporgli, non sapevo nulla né delle loro capacità cognitive né del grado di malessere che si portavano appresso. A essere sincero, blindato della mia superficialità, non nutrivo nessuna preoccupazione, il mio pensiero è stato, se sono cosi scellerati da affidare a me ed a Francesca 12/15 ragazzi disagiati senza fornirmi nessuna indicazione sulle loro disabilità non potranno fare peggio di quello che gli è stato fatto fin ora. Ho fatto riferimento a Francesca, mia complice di questa esperienza, cantante napoletana. Rassicurante, precisa, affidabile, metodica, il contrario di quello che ci si aspetta da una cantante napoletana. Musicoterapeuta sicuramente più esperta di me, ci siamo rassicurati e confortati durante tutto il percorso. Non sarei riuscito senza di lei a portare a termine le 10 sedute ne a pensare di proporre nulla di positivo ad i ragazzi. Non ho ancora fatto riferimento a Lucia, arteterapeuta e come me, aspirante musicoterapeuta. Grazie anche a lei; che è intervenuta a metà del percorso quando ci siamo sentiti persi e pensavamo di non riuscire a controllare la situazione, ci ha aiutato con la sua presenza e la sua dolcezza a portare a termine le 10 sedute. 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 LA MUSICA (per me) Perché raccontare questo; nel percorso che ho fatto con i ragazzi ho cercato di ricalcare quello che è stato il percorso che mi ha introdotto alla musica, mi sarebbe piaciuto ripetere i miei inizi con loro, anche se sono consapevole che mai le esperienze personali si possono riproporre identiche tra un soggetto e l'altro; se chiediamo ad una serie di persone che hanno vissuto lo stesso evento di raccontarcelo, ognuna di loro ci racconterà una serie di sensazioni e punti di vista di molto differenti quasi a raccontare eventi diversi. Come se non esistesse una realtà oggettiva ma, diverse realtà completamente soggettive, come se ogni soggetto vivesse una realtà plasmata sul proprio sentire, sul proprio essere. Difficile per me trovare parole che non siano state dette sull'argomento musica, ancora più difficile è citare: musicisti, registi, filosofi, scrittori, ecc… in molti si sono alternati ed hanno scritto tutto lo scrivibile sul tema. L'armonia, la melodia, il ritmo, il rapporto con lo spazio, il rapporto con i colori, lo spazio, la performance, lo studio l'improvvisazione, l'anima, ecc… Io, devo dire, che leggendo a sprazzi sul tema a volte mi son riconosciuto in alcune parti ma, molto più spesso non mi ci sono ritrovato. Ogni qualvolta qualcuno mi chiedesse cosa fosse la musica per me, io rimanevo interdetto, senza risposte logiche, la musica credo sia tutto l'insieme delle cose precedentemente dette, ma, come in tutte le arti credo, la componente essenziale sia la magia dell'espressività, a prescindere dalla tecnica, la tecnica è uno strumento al servizio dell’espressività. Mi è capitato di sentire musicisti straordinari dal punto di vista tecnico ma di non provare nessuna emozione ascoltandoli, al contrario esistono bluesman che con una accordo minore chiuso dalla relativa settima di dominante e con una voce che non riesce a coprire un ottava che riescono a far tremare il pubblico alle loro performance. Ho provato a risalire alle mie origini musicali, il perché e come ho cominciato a suonare, 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 qualcuno suonava nella mia famiglia? Qualcuno aveva ispirazioni d'artista? Qualcuno mi ha spinto? Non direttamente credo, erano presenti nella mia famiglia alcuni parenti con ispirazioni artistiche di diversa natura. Di certo diverse persone che ho frequentato in età adolescenziale avevano presente la valenza estetica della vita. Tutto quello che posso ricordare è che dopo le solite cantilene che si fanno coralmente alle scuole elementari a me della musica fregava ben poco, alle scuole medie ero quel che si diceva un caso problematico, forse come tutti gli adolescenti, ma forse un po’ di più. L'ora settimanale di educazione musicale era malamente sopportata e convissuta con una vecchia professoressa che sapeva più di tagliatelle fatte a mano che d’incanto musicale, io la guardavo con sufficienza, molestando una mia compagna di banco ed aspettando che la campanella ci riportasse in vita. In una di queste odiose lezioni la professoressa portò un giradischi portatile, mise un disco di dileggiata musica classica che non mi è dato di ricordare e ci disse: immaginate adesso che cosa significa questa musica, ci spiegava, mentre il disco ci abbracciava, il percorso di una goccia d'acqua che cade, scende, risorge in un piccolo torrente, cascate, cascatelle, gorghi, l'adagio di un grande fiume tranquillo, il forte, il piano il PP ... pianissimo, fino al mare, le onde, la schiuma bianca, il fresco della notte, e il sole che ti evapora, fino a farti diventare pioggia. Fortemente attratto dalla vecchia, presi a bersagliarla di domande, la rincorrevo per i corridoi, la cercavo nella sala insegnanti, luogo proibito agli alunni, al limite della molestia. Lei, comprensiva e per nulla lunsingata dalle mie attenzioni, mi concesse un colloquio, mi fece entrare in un coro di voci, al tempo bianche, e segui da lontano un mio percorso di vera educazione musicale. 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Le provai a raccontare quali erano le mie suggestioni musicali, senza provare imbarazzo: CARIOCA 12 COLOR Carioca 12 color erano al tempo una serie di pennarelli colorati disposti su 2 file da 6, mi piaceva guardarli, avevo delle emozioni cromatiche che potevano rasentare una sindrome compulsiva, non ero assolutamente in grado di utilizzarli, ma mi piaceva guardarli ed immaginare che ogni colore potesse suonare di un suono diverso. La professoressa per nulla sorpresa dalla cosa mi disse, guarda come è fatta un’armonica a bocca, ogni foro corrisponde a due note esattamente come fossero due colori, una nota la suoni aspirando, il blue, la nota alternativa soffiando, l'azzurro, e cosi via, il rosso, il giallo il verde il verde chiaro, ecc… (tecnica ripetuta poi con i ragazzi utilizzando altri strumenti). Chiesi cosi, ai miei genitori, in regalo il mio primo strumento musicale e da li iniziò la mia passione. 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Gli attori, percorsi individuali nel gruppo 10 sedute, non so se si possa dire cosi, 10 sedute? 10 incontri? 10 lezioni? 10 setting? in ogni caso per 10 giovedì mattina dalle 9,30 alle 11,30 ci siamo trovati noi, dove per noi si intende musici ed attori, e gli strumenti. Non mi aspettavo di trovarmi anche casi di grave disabilità e di disabilità gravi così diverse tra loro, questo mi ha un po' sorpreso e spiazzato, mi ero pronosticato un percorso diverso ma, non più facile, immaginavo che i casi di disagio nelle scuole superiori fossero rappresentati da casi di tossicodipendenza, lievi ritardi mentali, bullismi, maltrattamenti fuori e dentro la famiglia, anoressie, bulimie ecc… Cosi non erano, o forse l’era sola in parte, alcuni degli attori erano affetti da gravi disabilità di diverso tipo altri invece erano affetti da lievi o lievissime forme di ritardo mentale. La mia prima preoccupazione è stata, ma i ragazzi con così lievi disturbi come vedranno se stessi se affiancati ad altri cosi gravi disturbi? Si chiederanno prima o poi "ma io che ci faccio qui". Preoccupazione vana, mai nessun di loro ha dato segno di disagio, il gruppo e la responsabilizzazione degli attori più capaci sono stati una risorse gli uni per altri. Ho provato a riflettere sul come rappresentare gli attori, sul come chiamarli, se citarli con il solo nome, se mettere un'iniziale con un punto ho trovato una soluzione diversa, forse meno corretta e sicuramente meno scientifica, non li citerò tutti, non citerò coloro che mi son stati più simpatici, non citerò quelli che mi hanno più colpito, citerò coloro che hanno avuto un parallelismo (per me) con artisti del passato o del presente, coloro che guardandoli mi hanno fatto pensare, coloro che ho immaginato artisti. Artisti irrequieti, artisti dentro, artisti, con ogni probabilità, senza futuro d'artista, artisti senza espressione artistica, artisti di pensiero e d'immagine. Molto spesso il parallelismo tra il componente del gruppo e l'artista è un parallelismo fittizio, fatto di soli indizi, fatto di immagini e di immaginazione. 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Tom Waits La sua passione per gli eccessi sta tutta in una sua celebre frase: "Non riesco a capire coloro che si rifugiano nella realtà perché hanno paura di affrontare la droga". Oggi Tom Waits tenta di condurre una vita meno sregolata. Ma la sua voce ruggine e miele, ormai devastata dall'alcol, continuerà a cantare che la vita ha il suo "wrong side". Bluesman bianco, poeta dannato, cantore per eccellenza dell'America underground, Tom Waits è uno dei cantautori più importanti dell'intera storia del rock. La sua lunga carriera l’ha portato a coniare uno stile inconfondibile, che l’ha reso uno dei modelli più originali e imitati al tempo stesso.1 Il nostro Tom è in realtà un ragazzo di 15 anni, l’accostamento a Tom Waits mi è venuto per la continua attività eruttiva baritonale che il nostro Tom esercitava di proposito. Riusciva, digerendo, a imitare perfettamente la voce roca e sregolata di Tom Waits. Molesto, volutamente irrequieto e parzialmente collaborativo, amava la canzone popolare italiana, è dotato di una certa sensibilità per la musica. Completamente stonato ma ricordava a memoria alcune canzoni di Vasco Rossi. Collaborativo solamente se personalmente sollecitato, aveva una soglia dell’attenzione bassissima durante le attività musicali, ma veramente attento quando doveva molestare uno dei compagni, sceglieva con cura la vittima. Per esercitare le proprie attività di disturbo utilizzava, come detto in precedenza, principalmente diverse strategie, la più percorsa era una rumorosa attività digestiva, riusciva a modulare, ruttando, in diverse tonalità e riusciva anche scandire diverse frasi compiute seppur non complesse. Non riusciva simpatico al resto del gruppo e lui per contro cercava di attirare le simpatie cercando di pulirsi dai risultati del proprio raffreddore o di complesse escavazioni nasali (pepite di diversa natura… quarzi, acquemarine, topazi rubini ecc…) sui vestiti degli altri componenti. 1 Da Wikipedia. 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Con il successo che potete immaginare. Per contro ha dimostrato una seppur nascosta grande sensibilità di relazione. Nell’ultima seduta ho voluto fare un parallelismo tra la musica e l’arte grafica per avere continuità con il laboratorio grafico che avrebbe tenuto Lucia dalla settimana sucessiva. Mentre il resto del gruppo ha espresso la propria creatività in diversi modi e con diversi stili grafici, Tom ha disegnato una chitarra, non priva di una certa grazia ed equilibrio e me l’ha regalata con un sorriso; primo e ultimo sorriso ricevuto da lui, ma forse proprio per questo prezioso. In una delle ultime sedute scoprii un metodo per quietare Tom nelle sue azioni di disturbo verso il gruppo, era sufficiente simulare una telefonata a Gianluca Grigniani dicendo “scusa gianluca oggi Tom è estremamente molesto non fa che ruttare ed infilarsi le dita nel naso” da quel momento Tom si sarebbe messo buono diligente e collaborativo. Non ho abusato di questo metodo, l’ho utilizzato solo in gravissimi casi di emergenza. 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Édith Piaf Édith Piaf, pseudonimo di Édith Giovanna Gassion (Parigi, 19 dicembre 1915 – Grasse, 11 ottobre 1963), è stata una cantante francese. È stata una grande interprete del filone realista (chanteuse réaliste). Nota anche come "Passerotto", come veniva amorevolmente chiamata (passerotto infatti nell'argot di Parigi si dice piaf), ha deliziato le folle tra gli anni trenta e sessanta. La sua voce, caratterizzata da mille sfumature, era in grado di passare improvvisamente da toni aspri e aggressivi a toni dolcissimi; inoltre sapeva far percepire in modo unico la gioia con il suono della sua voce. È la cantante che con le sue canzoni ha anticipato il senso di ribellione tipico dell'inquietudine che contraddistinse diversi intellettuali della rive gauche del tempo come: Juliette Greco, Roger Vadim, Boris Vian, Albert Camus ecc. In molti casi era lei stessa l'autrice dei testi delle canzoni che tanto magistralmente interpretava. La vita di Édith Piaf fu sfortunata e costellata da una miriade di fatti negativi: incidenti stradali, coma epatici, interventi chirurgici, delirium tremens e anche un tentativo di suicidio. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche la si ricorda piccola e ricurva, con le mani deformate dall'artrite, e con radi capelli; solo la sua voce era inalterata e splendida come sempre.2 Il nostro passerotto in realtà è, come gli altri appartenenti al gruppo, un’adolescente. Fisicamente per nulla somigliante alla cantante francese ma, caratterialmente altrettanto volubile e capricciosa. Dotata di una certa predisposizione per la musica, si è dimostrata collaborative a fasi alterne. Come la Piaf di punto in bianco prendeva e dava in escandescenza, si arrabbiava per un nonnulla, spesso non ci siamo nemmeno accorti quali fossero le origini delle proprie ire, certo dimostrava insofferenza quando Tom le mostrava con grazia i tesori ottenuti dalle continue ricerche nasali ma, non era quello che la faceva, accostarsi al termosifone e smettere di 2 da Wikipedia. 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 partecipare alle attività di gruppo. È stata estremamente propositiva ed ha deliziato il gruppo simulando danze tribali scandite da musiche da CD di una serie televisiva che si chiama: “Il mondo di Patty”. Ero convinto fosse una serie d’avanguardia riservata a una nicchia di eletti. La partecipazione del gruppo l’attenzione dimostrata durante l’ascolto, e la conseguente attività fisica attivata dall’ascolto ha dimostrato, senza appello, la mia ignoranza sul panorama musicale televisivo. Il nostro passerotto di carattere cosi volubile, è comunque grande amante della musica e del canto. Ha dato seguito alle proprie attività continuando con noi nel progetto “Ologramma” del quale parleremo in seguito. 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Syd Barret Chitarrista e voce di talento, compositore di canzoni dell’anima e dell’inconscio psichedelico, pittore e artista, uomo della fantasia, talento enigmatico, pifferaio, corpo di un mondo stellato, uomo dai comodi colori accesi e movimentati, ragazzo del passato fatto di buche profonde e dalle mille spine; coraggioso per una vita senza copioni ma crudele con una vita regalata di carte e occasioni; anima senza regole, occhi e mente per andare oltre alle cose visibili dell'arte, guerriero per un mondo anarchico ed a favore della rivolta; successo e pazzia, autore, leader e creatore indiscusso del gruppo pink floyd.3 Il nostro Syd è un ragazzo che con ogni probabilità soffre di problemi di autismo, rimane per tutto il tempo in piedi vicino all’unica porta di uscita. Di tanto in tanto esce per controllare la presenza del proprio educatore. Non partecipa mai alle attività del gruppo, mai o quasi mai, in realtà per un paio di volte ha accennato a una danza che poteva assomigliare a un RAP. Sono riuscito raramente a entrare in relazione con lui, non amava essere toccato e a qualsiasi tipo di sollecitazione verbale alzava il gomito proteggendosi il viso con il braccio. Francesca, che aveva lavorato con lui anche l’anno precedente, e il suo educatore, mi hanno assicurato che era normale e solito il suo atteggiamento. Nelle ultime sedute, forse rassicurato dall’ambiente, ha cominciato a rilasciare, seppure di rado qualche sorriso, la penultima seduta ha cominciato a lasciarsi prendere per mano dalla nostra Alda Merini. Nel corso dell’ultima seduta si è seduto al suo fianco lasciando intendere un’intesa reciproca. Un piccolissimo successo se visto dall’esterno. Non altrettanto piccolo se vissuto. 3 da Wikipedia. 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Cristina Campo Artista raffinata e solitaria, poetessa del suono e del silenzio, Cristina Campo: La sua natura solitaria la portò a rifuggire da riconoscimenti e apprezzamenti (ha sempre preferito firmare con nomi fittizi le poche opere pubblicate mentre era ancora in vita), dimostrandosi sempre indifferente alle strategie e alle esigenze del mercato letterario; la maggior parte dei suoi scritti è stata pubblicata postuma. Di sé amava dire, citandosi in terza persona: "Ha scritto poco e le piacerebbe aver scritto meno". Il suo stile personalissimo, ricorrente in tutti i generi da lei praticati, è caratterizzato da una spiccata tensione a far coincidere le parole con il loro significato più profondo, rifuggendo da tutto ciò che era ritenuto ovvio e superfluo. È rimasta laggiù, calda, la vita È rimasta laggiù, calda, la vita, l'aria colore dei miei occhi, il tempo che bruciavano in fondo ad ogni vento mani vive, cercandomi... Rimasta è la carezza che non trovo più se non tra due sonni, l'infinita mia sapienza in frantumi. E tu, parola che tramutavi il sangue in lacrime. Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso come spera nel vino e consumato negli accesi silenzi... Torno sola 4 4 Cristina Campo. 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 La nostra Cristina in realtà è una ragazzina adolescente, in una delle sedute avevo provato a chiedere a tutti (a chi poteva rispondere) le impressioni che ricevevano da diversi tipi di accordi suonati sulla mia chitarra, gli avevo fatto notare la differenza di sensazione avuta da un accordo minore e uno maggiore, ho proposto un accordo di settima maggiore un accordo di settima minore e poi ho azzardato un major seven che li ha spiazzati un poco. Ho provato poi a spingermi un poco più in la proponendo un accordo diminuito che non avesse un baricentro tonale, l’unica che mi diede risposta fu giusto Cristina, mi raccontò che quell’accordo le ricordava la nebbia, una nebbia che vista da lontano fa paura, una nebbia che elimina i contorni delle cose, In realtà l’accordo proposto era esattamente questo, un accordo senza il baricentro tonale da un’incertezza di fondo, viene usato nel teatro e nel jazz per creare suspense, e lei ci aveva azzeccato in pieno. Continuò poi dicendomi che la paura delle cose indefinite, che non si conoscono, molto spesso svanisce quando ci si avvicina a esse. Un po’ come la nebbia sotto i portici, ti fa paura fino a che non ti avvicini al portico poi, le cose, quando ti avvicini, assumono il loro contorno e non ti fanno più paura. Ora non son certo che le parole fossero quelle, ma il concetto era quello, mi fece immediatamente pensare a una poetessa che esprime concetti molto profondi utilizzando parole che sono come immagini. 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Brian Eno “Musicista non musicista, concetto matematico/taoistico che pubblica in un libro manifesto intitolato "Music For Non-musicians”. Si riferisce alla musica contemporanea dell'epoca e immediatamente, comunque il suo concetto di musica trascende l'evento musicale stesso, spingendosi nel "suono puro" della psiche umana. È musica d'avanguardia in cui Eno introduce in modo subliminale ogni elemento sonoro e non, dando luogo a un vero e proprio fenomeno Eno. La sua musica non è solo semplice, leggera, soffice e armoniosa, non mancano i "pedali" ossessivi che saranno il trampolino da cui molti autori si getteranno per esperimentare nuovi suoni, …”5 Il nostro è un Brian Eno, dodecafonale, aritmico, poche parole, disarmonico fino all'armonia nascosta. In realtà è un ragazzo affetto dalla syndrome di Down, non si esprime a parole ma si fa capire a gesti, collaborativo per quanto gli sia possibile, lascia intendere una sensibilità diversa ma sempre presente. Partecipa, come riesce, a tutte le attività rimanendo seduto per terra in mezzo agli strumenti. Mi ha fatto pensare a Eno perché lo vidi anni fa in una performance seduto in una posizione molto simile al nostro Brian utilizzare strumenti etnici ed elettronici per sottolineare con disarmonie volute un attore che recitava in versi. Il nostro Eno è dotato di una simpatia ed una grazia spontanea. 5 Da Wikipedia. 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 La poetessa: Alda Merini Protagonista della scena culturale italiana, è considerata la più grande poetessa italiana. Viveva in condizioni d’indigenza - per scelta - tanto che i pasti quotidiani le erano portati dai servizi sociali comunali. Ha cantato gli esclusi e ha vissuto la malattia mentale reclusa per 20 anni in un manicomio. È la minore di tre fratelli, le condizioni della famiglia sono modeste. Alda frequenta le scuole professionali all'Istituto "Laura Solera Mantegazza"; chiede di essere ammessa presso il liceo Manzoni, ma - sembra incredibile - non supera la prova d’italiano. In questi anni dedica molto tempo anche allo studio del pianoforte. Continuerà per il resto della propria vita ad avere un forte legame con la musica e a essere fortemente attratta dai musicisti. La nostra Alda è rappresentata da una ragazza timidissima, rosea e paffutella. Sempre seduta al medesimo posto, mai collaborativa ne coinvolgibile nelle attività, mi lasciava pensare però che fosse tutto, o quasi, una questione relazionale. Nelle ultime sedute, se interrogata, rispondeva alle domande anche se a bassissima voce. Nella penultima seduta, sorprendendo tutti, si è alzata ed ha dato la mano al nostro Syd che si è lascito condurre da Alda. Nell’ultima seduta ha partecipato all’attività grafica disegnando una cosa di fantasia ma con dei contorni estremamente delineati e colori delicati. Ha preso per mano Syd e lo ha condotto vicino a se, Syd si è lasciato guidare sorridendo. Sempre nell’ultima seduta ha pronunciato diverse volte il mio nome, a voce più alta del solito. Ora, io non so se questo tipo di atteggiamento fosse dovuto a qualche attività che lei ha particolarmente gradito o alla confidenza che s’instaura con il passar del tempo. In ogni caso il suo atteggiamento nei confronti del gruppo e dei conduttori è cambiato positivamente. 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Robert Johnson Ossessionato dal demonio, protagonista di una vita errante e solitaria, immersa nel peccato e nella perdizione, figlio dell'America rurale e profonda pre-bellica, Robert Johnson è uno dei musicisti fondamentali del secolo scorso. Con le sue litanie malate, ha costruito la grammatica e la semantica del blues-rock, imponendo uno standard universale, riscontrabile in una miriade di musicisti contemporanei. Robert Johnson è l'archetipo dell'artista maledetto, l'uomo a cui il diavolo ha donato la chitarra e rubato l'anima, compositore di litanie malate, polvere, corvi, prigioni e ferrovie, spose violate e ira, le azioni, i sentimenti, la disperazione. In questo laboratorio è rappresentato da un ragazzino tredicenne proveniente da Ghana, il sorriso sempre pronto ma malinconico, da subito l'ho identificato con la musica blues, sicuramente per il colore della pelle ma anche per la tendenza a un triste allegria tipica dei musicisti blues, Robert da subito si integra sia con i compagni che con noi musici, collaborativo, mai volgare nelle espressioni, sorridente e positivo, gioca con la musica e con la voce. Mi ha stupito l’estremo interesse che ha per gli strumenti musicali, mi sono rivisto ragazzino quando per la prima volta ha abbracciato la mia chitarra ed ha tentato di fare alcuni accordi. Quando interrogato su quale musica ascoltasse, ha millantato, seppur simpaticamente, un interesse per la musica classica e jazz. È dotato di una bella voce squillante ed intonata, fa parte, insieme alla Piaf, dalla fine del progetto, del gruppo “Ologramma” già citato in precedenza. È sicuramente una delle persone che non mi hanno fatto pentire della partecipazione al progetto. 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Le tecniche, le applicazioni musicali Le tecniche utilizzate nei 10 setting sono state di diverse origini, vanno dalla musicoterapia passiva che consisteva nell’ascolto di alcuni brani proposti dai ragazzi stessi, al canto di brani proposti dai ragazzi, principalmente brani di Vasco Rossi, amato dalla maggior parte dei componenti del gruppo. Sono state utilizzate sia tecniche percussive sul proprio corpo che l’ascolto del proprio battito cardiaco e la riproposizione del ritmo con le mani. È stato utilizzato con successo alterno tutto lo strumentario Orff, ho avuto l’impressione che i ragazzi utilizzassero gli strumenti percussivi senza piacere solamente perché glielo avevamo proposto. Questa impressione può però essere dettata dal fatto che non amo particolarmente né la musica ritmata né gli strumenti a percussione. Ho tentato di attirare la loro attenzione raccontando loro una favola che aveva come sfondo la musica. È una favola che avevo inventato lì per li pensando al percorso musicale iniziale dei Pink Floyd e adattandolo alle loro conoscenze. Avevo provato a fare sentire loro una sequenza di note che erano dei Pink Floyd e ho provato a dir loro che il chitarrista fondatore era particolarmente attratto dalla musica stellare, dalla musica del cielo, voleva imitare lui con la sua chitarra, e i suoi amici con gli altri strumenti, la musica dei sogni e delle stelle che solamente alcuni eletti potevano sentire. Ottenuto un certo successo dalla composizione ed esecuzione di quei brani il chitarrista cominciò, lentamente all’inizio, e poi sempre più velocemente ad allontanarsi dai propri compagni per rimanere solo a cantare con le stelle. Nella realtà il protagonista ha passato un lungo periodo assumendo LSD per alimentare la propria creatività, ma alimentando oltre che la propria creatività una psicosi mai più riassorbita. Ho fatto poi riferimento a una leggenda che accompagna la stesura di “WISH YOU WHERE HERE” pare che durante una delle registrazioni, a distanza di 10 anni dalla sua scomparsa Syd 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Barret, protagonista della vicenda, si presentò in sala di registrazione e nessuno dei suoi vecchi amici lo riconobbe. “Wish you where here” (vorrei tu fossi qui) è una canzone a lui dedicata e dimostra che il successo di tutto il gruppo non gli aveva mai fatto dimenticare l’antico amico e fondatore. “Wish you where here” è percepita dal mercato come una ballata e una canzone d’amore parla invece di amicizia per un amico che è rimasto tale solamente dentro ad i loro ricordi. Tutta questa tiritera per spiegar loro che ognuno può vedere ciò che vuole dentro a qualsiasi espressione artistica indipendentemente da ciò che intendeva l’autore. Nell’ultima seduta ho cercato di dare continuità al percorso musicoterapico che si stava concludendo ed il corso di arteterapia che si stava aprendo con Lucia. Ho fatto fare al gruppo una serie di disegni utilizzando i colori e i cartoncini che erano nel laboratorio poi ho associato diversi colori alle singole note, ho messo alcuni cartoncini colorati sotto uno xilofono diatonico ed ho associato ad ogni nota un colore. In questo modo i ragazzi (non tutti) hanno potuto tentare di suonare i propri disegni, ho poi tentato io stesso di suonare con la chitarra i loro disegni utilizzando la stessa tecnica. Ho notato, sia nel corso delle 10 sedute, che nel corso delle mie esperienze musicali, come diversi strumenti, indipendentemente dalla tecnica esecutiva, provochino diverse reazioni e quindi sensazioni nelle persone che ascoltano, io non ho mai notato ne sorpresa ne attenzione nell’ascoltatore ascoltando strumenti esclusivamente ritmici, ho notato un diverso interesse e attenzione utilizzando strumenti che possono esprimere sia melodie che armonie. Ho notato come la chitarra, pure avendo molte possibilità espressive che siano armoniche percussive o melodiche, non suscita spesso ne emozione ne sorpresa. L’armonica diatonica, strumento molto più povero dal punto di vista delle possibilità tecniche, pare per contro risvegliare possibilità espressive ed emozionali diverse. Mi è capitato spesso di vedere compiacimento e sorpresa suonando l’armonica a bocca. È la stessa sensazione che ho avuto vedendo altri musicisti suonare delle linee melodiche con strumenti quasi prettamente melodici tipi violini saxofono etc… 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Esistono studi di Vincenzo Galilei (padre del più noto Leonardo) che tentano di dimostrare come l’utilizzo di linee monodiche semplici della melodia possano destare maggior emozione espressiva che l’utilizzo di linee polifoniche. È come se per tornare all’espressività della musica si debba ritornare a ciò che precede la musica, all’espressività e alla musicalità della parola. 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Ologramma e conclusioni In questa mia breve presentazione ho fatto riferimento un paio di volte al progetto “Ologramma”. Queste due righe solamente per spiegare la natura del progetto e lo sviluppo. Ologramma nasce all’interno del CEMU, Centro Europeo di Musicoterapia. Il progetto ha come scopo la costituzione di un gruppo di musicisti (il termine giusto sarebbe Orchestra ma mi sembrava troppo pretenziosa) misto. Nel termine misto c’è tutta la connotazione del progetto, in questo caso misto sta a significare differenza, differenza di soggetti che la costituiscono. A chi è destinato il progetto, nella prima stesura l’obiettivo era formare dal punto di vista musicale alcuni soggetti di età adolescenziale o preadolescenziale, con difficoltà di diversa natura. Dopo le prime sedute si sono aggiunti musicisti adolescenti che in realtà non avevano nessun tipo di difficoltà ma che avevano come unico obiettivo suonare. Questo evento mi ha fatto pensare che al contrario degli adulti gli adolescenti non hanno preconcetti di nessun tipo o almeno ne hanno molti meno, mentre noi operatori/musicisti, io per primo, ci chiedevamo se era giusto suonare con musicisti di così diversa abilità e di così differente provenienza, gli adolescenti hanno avuto un atteggiamento molto più positivo ed aperto. Io credo che quello dell’apertura sia un atteggiamento che non si possa simulare, si può imparare ad avere atteggiamenti di apertura verso il prossimo come si può imparare ad essere tolleranti, alla lunga però verrà sempre fuori l’attitudine. Questo non sta significando che ci siano preclusioni caratteriali, ma che come nelle identità musicali sia tracciata delle linee guida dettate dal vissuto. Non è mai casuale la preferenza verso un certo tipo di genere musicale, sia da ascoltatore che da musicista. Non è quasi mai casuale la nascita di un musicista jazz come la nascita di un musicista popolare, classico, rock, etc… Mi è capitato frequentando fiere di strumenti musicali o festival di chitarre di indovinare con 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 pochissima possibilità di errore il genere musicale delle persone conosciute; alcune indicazioni si possono avere dall’età o dal tipo di abbigliamento, ma l’indicazione più immediata è quella dell’atteggiamento. Credo sia fondamentale per gli operatori ma anche per gli “operati” (musicisti o “musicati”?) avere un senso di totale apertura mentale. Il concetto di gruppo aperto non funziona se forzato. Io credo che non si possano avere delle preclusioni di genere o di concetto in un progetto come Ologramma. Questo non sta a significare che il progetto Ologramma non possa essere aperto a tutti, ma proprio, al contrario, che chiunque aderisca al gruppo Ologramma debba adottare questo tipo di apertura, e che sarà il tempo a rivelare se fosse un’apertura forzata o naturale. Nel rapporto con la diversità spesso si maschera il razzismo con il buonismo, la tolleranza con la pietà; si nascondono le antipatie con l’ipocrisia. Quest’atteggiamento non paga, alla lunga viene svelato il meccanismo. 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Daniele Cavedoni - SST in Musicoterapia (1°anno) A.A. 2009/2010 Bibliografia Glenn Kurz, Sweet per chitarra sola, EDT, Torino, 2010. Sitografia Wikipedia Maggio 2010. 26