Famiglia Pinaceae 11 generi, 210 specie; monoiche; squame ovulifere con 2 ovuli, foglie da lineari a aghiformi singole inserite direttamente sui macroblasti (Abies, Picea, Pseudotsuga, Tsuga), oppure portate su un brachiblasto a gruppi di 2-5 (Pinus) o numerose (Cedrus, Larix); semi di norma alati; polline saccato; squama ovulare e copritrice distinguibili In Italia presenti allo stato spontaneo i generi Abies (2 specie: A. alba e A. nebrodensis), Larix (L. decidua) Picea (P. abies), Pinus (con 10 specie) Famiglia Araucariaceae (sx) 3 generi (Agathis, Araucaria, Wollemia) e 33 specie monoiche; squame ovulifere con 1 solo ovulo; foglie a lamina relativamente allargata Wollemia nobilis è un “fossile vivente”, recentemente scoperto in Australia. Famiglia Podocarpaceae (dx) 18 generi e 130 specie foglie lineari; macrosporofilli isolati, con 1 solo ovulo, circondati da una squama carnosa specializzata (epimazio), polline saccato; strobili con microsporofilli che portano 2 sporangi (sacche polliniche) ciascuno Famiglia Cupressaceae – 30 generi (es. Cupressus, Juniperus, Sequoia, Taxodium, Thuja etc.) e 133 specie monoiche; macrosporofilli piani o peltati, opposti o verticillati (galbuli) con squame ognuna contenente da 1 a 20 ovuli; i galbuli possono essere legnosi o carnosi (Juniperus); foglie squamose o – raramente – aghiformi disposte su verticilli trimeri; polline non saccato; squama ovulare e copritrice completamente fuse tra loro In Italia presenti allo stato spontaneo i generi Cupressus (con 1 specie) e Juniperus (con 5 specie) Famiglia Sciadopityaceae 1 sola specie: S. verticillata. Polline non saccato foglie ridotte a squame, semi alati Famiglia Taxaceae – 6 generi (es. Taxus, Cephalotaxus) e 30 specie dioiche; macrosporofilli isolati, con 1 solo ovulo, circondati da un involucro (arillo) – derivante da una proliferazione dell’asse sotto l’ovulo - che a maturità diviene carnoso e rosso; foglie da lineari a aghiformi; strobili con microsporofilli che portano 2-9 sporangi (sacche polliniche) ciascuno 1 sola specie in Italia: Taxus baccata L. Ordine Gnetales 3 generi e circa 70 specie viventi. Sifonogamia. Alcune specie producono nettare. Presentano trachee e foglie retinervie (Gnetum), doppia fecondazione (Ephedra), proembrione cellulare (Ephedra e Welwitschia), scomparsa dell’archegonio (Gnetum, Welwitschia) e particolare sviluppo dei tegumenti dell’ovulo a simulare uno “stilo”. Per questi motivi sono stati da molti e per molti anni considerate filogeneticamente vicine alle angiosperme. In realtà non è proprio così: le Gnetales, risultano filogeneticamente vicine (se non addirittura incluse!) alle Pinales, nonostante l’estremo livello di differenziazione. Le trachee di Gnetum originano da fibrotracheidi, la doppia fecondazione in Ephedra non dà origine alla produzione di un endosperma secondario (oltretutto, ciò è stato osservato in passato anche in alcune Pinaceae e sembra essere un fenomeno strettamente correlato alla sifonogamia), il proembrione cellulare è noto anche in una Pinales (Sequoia). Infine lo “stilo” delle Gnetales ha un’origine completamente differente. numero cromosomico di base x = 7 (Ephedra), 11 (Gnetum), 12 (Welwitschia). Abbastanza frequenti i poliploidi. Famiglia Ephedraceae (solo genere Ephedra, con 65 specie, 6 delle quali presenti in Italia) Arbusti delle regioni aride del Nordamerica e del bacino mediterraneo, con foglie squamiformi e coni maschili con elementi sterili. Famiglia Gnetaceae (solo genere Gnetum, con 30 specie) Liane o piccoli arbusti dell'Asia sud-orientale, dell'Africa tropicale e del bacino del Rio delle Amazzoni. Ha foglie lanceolate simili a quelle delle angiosperme e ovuli non riuniti in strobili. Famiglia Welwitschiaceae Una sola specie (W. mirabilis) endemica del deserto della Namibia. Ha foglie con meristema basale. ….ma: Ogni linea evolutiva da noi trattata a livello di ordine elevata a rango di sottoclasse!!! Piante vascolari (tracheofite) Sottoclasse Rhyniidae (tutte estinte) Sottoclasse Lycopodiidae crittogame vascolari afille o con microfilli Sottoclasse Trimerophytidae (tutte estinte) Sottoclasse Psilotidae Sottoclasse Ophioglossidae crittogame vascolari con megafilli Sottoclasse Equisetidae Sottoclasse Marattiidae Sottoclasse Polypodiidae “Progimnosperme” (tutte estinte) “Pteridosperme” (tutte estinte) Sottoclasse Pinidae fanerogame o spermatofite Sottoclasse Magnoliidae Sottoclasse Magnoliidae (angiosperme): introduzione Gruppo di rilevantissima importanza economica, caratterizzato dalla presenza di fiori, carpelli (quindi frutti), doppia fecondazione che dà origine ad un endosperma nonaploide e altre particolarità morfologiche, anatomiche e funzionali. Racchiude la maggior parte delle piante viventi (circa 300.000 specie) e abbraccia una elevata diversità in una vasta gamma di ambienti. Wolffia (Araceae): Fiori inferiori a 1 mm!! Rafflesia sp. (Rafflesiaceae) fiore più grande al mondo parassite (es. Cuscuta sp., Convovulaceae) alto a sx saprofite (es. Monotropa sp., Ericaceae) al centro carnivore (es. Drosera sp., Droseraceae) in basso a dx Amorphophallus titanum (Araceae) infiorescenza più grande al mondo alcune specie arboree raggiungono dimensioni eccezionali: es. Eucalyptus jacksonii (Myrtaceae) angiosperme acquatiche: es. Posidonia oceanica (Posidoniaceae) una monocotiledone endemica del Mediterraneo che forma vaste “praterie” estremamente ricche in biodiversità Caratteri distintivi di questa sottoclasse sono: Legno con trachee; Fiori (equivalenti di rami ad accrescimento definito) con foglie modificate sterili volte a formare un perianzio (sepali, petali o tepali) e sporofilli specializzati (stami e carpelli) Produzione di semi in una struttura (frutto) con funzioni protettive e di facilitazione della diffusione Doppia fecondazione e estrema riduzione dei gametofiti: quelli maschili, contenuti nel granulo pollinico, a maturità sono costituiti da 3 cellule; i femminili, contenuti nell'ovulo, a maturità sono costituiti generalmente da 7 cellule (8 nuclei). L'impollinazione è operata in molti casi da animali. La forma del fiore in ogni caso è un adattamento per favorire l'impollinazione. Tipi: Fiori zoofili (ca. 88%): fiori di forme e colori variabili, che esprimono spesso il rapporto di coevoluzione tra piante e animali (v. tabella di riepilogo). Angraecum sesquipedale (Orchidaceae) "It is, however, surprising that any insect should be able to reach the nectar: our English sphinxes have probosces as long as their bodies; but in Madagascar there must be moths with probosces capable of extension to a length of between ten and eleven inches!" (Darwin 1862). Xanthopan morganii subsp. praedicta Echinocereus sp. (Cactaceae) Caltha palustris (Ranunculaceae) Ophrys sp. (Orchidaceae) Stapelia sp. (Asclepiadaceae) Rosmarinus officinalis (Lamiaceae) nettarii Zigadenus sp. (Melanthiaceae) Stenocereus thurberi (Cactaceae) Strelitzia reginae (Strelitziaceae) Serapias (Orchidaceae) rifugio Disa ferruginea (Orchidacea) Bellevalia flexuosa (Asparagaceae) non nettarifera nettarifera Mimetismo fiorale Fiori anemofili: grande quantità di polline, efficienti sistemi di cattura del polline aerodiffuso (v. noce). È un adattamento tipico delle regioni temperate, insolito nei tropici noce: Juglans nigra L. Agropyron sp. (Poaceae) Zea mays (infiorescenze maschili e femminili) - Poaceae amenti maschili di betulla (Betulaceae) Fiori idrofili: in poche specie (circa 150; es. Vallisneria). Anche la dispersione di semi o frutti può essere legata al vento (anemocoria), all’acqua (idrocoria) o ad animali (zoocoria) Harpagophytum (Pedaliaceae) Xanthium (Asteraceae) Talora i fiori sono riuniti in infiorescenze che possono essere definite (dette anche cimose) o indefinite (dette anche racemose) Ciclo di una angiosperma: Soia (Glycine max) Gli adattamenti per il trasporto di polline da una pianta all'altra sono volti a favorire l'impollinazione incrociata, che si basa su diverse strategie: separazione di fiori staminiferi e fiori pistilliferi su piante diverse (piante dioiche: es. Laurus nobilis, alloro) produzione sulla stessa pianta di fiori unisessuali (piante monoiche: es. generi Quercus, Betula, Alnus), spesso a maturazione differenziata. Vi sono anche condizioni miste: (andromonoiche, ginomonoiche, androdioiche e ginodioiche) separazione temporale della produzione di stami e pistilli nei fiori ermafroditi (dicogamia) separazione spaziale di stami e stimmi in fiori ermafroditi (ercogamia/eterostilia) autoincompatibilità genetica gametofitica o sporofitica. Sistemi sessuali presenti nelle piante e loro effetti sui tassi di autogamia in piante autocompatibili Ermafroditismo (79%) Monoicismo (5%) 1% 10% Andromonoicismo Androdioicismo Ginomonoicismo Ginodioicismo Trioicismo Dioicismo (5%) (Autogamia elevata) Autogamia modulata a seconda dell’abbondanza dei diversi tipi sessuali nelle popolazioni (Autogamia nulla) Il Dioicismo nelle angiosperme si sarebbe originato più volte e indipendentemente La maggior parte delle angiosperme (ca. 80%) sono ermafrodite ma nel 75% delle famiglie sono presenti specie monoiche e/o dioiche L’evoluzione di cromosomi sessuali nelle piante è recente (ca.10-20 milioni anni) rispetto ai mammiferi (300 milioni anni) in cui è molto più frequente trovare eteromorfismo Lo studio dei cromosomi sessuali… • • • H. v. Henking (1891, scoperta dell’ereditarietà del sesso su base cromosomica) McClung e Sutton (1901) individuarono il “cromosoma accessorio” (X) E. Baur (1912) descrisse un mutante a foglie strette di Silene alba, la cui morfologia era legata al sesso. Negli anni successivi (anni ’40-’90) studi di citogenetica hanno permesso di evidenziare la presenza ed eventuale eteromorfismo dei cromosomi sessuali (es. Polygonaceae, Cannabidaceae) Solo negli ultimi 20 anni con tecniche di genomica e biologia molecolare identificazione dei geni “sessuali”, al loro sequenziamento e a quello dei cromosomi: • Zea mays 1993, clonazione dei geni • Silene 1999 • Asparagus 2000, mappatura cromosomi sessuali • Humulus lupulus 2000 • Carica papaya 2004 S. latifolia R.acetosa Westergaard nel 1958, raggruppò i cromosomi sessuali delle piante in 3 tipi che illustrano 3 successivi stadi evolutivi: • Vitalità genotipo YY (l’Y differisce dall’X solo per i geni “sessuali”) es. Ecballium, Asparagus • Il genotipo YY non è vitale ma il cromosoma Y ha un ruolo decisivo per la determinazione del sesso. Es. Carica papaya, Silene latifolia • Il cromosoma Y diventa irrilevante per la determinazione del sesso che è determinato dal bilanciamento X:Autosomi. (>1 femmina, <0.5 maschio) Es. Rumex acetosa, Humulus japonicus Le tappe principali verso la formazione dei cromosomi sessuali: 1. Comparsa mutazioni maschio/femmina sterilità su autosomi e soppressione della ricombinazione nella regione dei loci e immediate vicinanze Su f =suppressor female M = anther maturation, stamen promoting La presenza di più geni e vicini tra loro serve a prevenire la ricombinazione tra X e Y che potrebbe portare a individui “neutri” La vicinanza di tali geni sarebbe frutto di inversioni e/o traslocazioni Quando la degenerazione dell’Y è allo stadio iniziale, il genotipo YY è vitale (Active-Y chromosome System) Es. Asparagus officinalis 2n=20 Le 10 coppie sono ben distinguibili per taglia e misura La coppia 5 è stata identificata come quella dei cromosomi sessuali, omomorfici con basso contenuto di eterocromatina costitutiva. Il cromosomi sessuali contiengono 2 geni vicini tra loro: M (male acivator) e F (female suppressor) Il sesso maschile è in eterozigosi 2. Degenerazione dell’ Y La soppressione della ricombinazione si estende e porta alla degenerazione di una piccola porzione di cromosoma e alla formazione di una MSY (Male Specific-Y region) Le prime cause di degenerazione: Muller’s ratchet, accumulo di mutazioni deleterie in modo irreversibile Hitch-hiking, fissazione di mutazioni alleliche deleterie in quanto unite a forme alleliche vantaggiose Background selection, cioè selezione contro le mutazioni deleterie attraverso un tasso di mutazioni ricorrente (ostacola la fissazione delle mutazioni alleliche mediamente vantaggiose) La regione MSY, contentente geni essenziali, può essere protetta dalla degenerazione con la duplicazione (es. la MSY dell’uomo ha 9 strutture palindrome derivate dalla duplicazione) La perdita di contenuto genico dovuta alla degenerazione è sufficiente per causare la letalità del genotipo YY Es. Carica papaya Trioica Nel 1938 si pensava che il sesso fosse determinato da un unico gene con 3 alleli Nel 1953, Storey propose un gruppo di geni vicini tra loro Poiché i genotipi omozigoti dominanti non sono vitali, Horovitz e Jimenez (1967) intuirono che la determinazione del sesso fosse del tipo XX-XY La porzione non ricombinante occupa il 10-15% del cromosoma e tra X e Y il tasso di ricombinazione è diverso Dal sequenziamento di cloni batterici: MSY ha minore densità di geni e maggiore di elementi trasponibili L’accumulo di elementi trasponibili e le duplicazioni nella regione MSY causano aumento della quantità di DNA nell’Y La regione degenerata si estende e X e Y diventano eteromorfici, l’Y è più grande (es. Silene) 3. 4. La forte degenerazione dell’Y causa la perdita di funzione di molti geni e la successiva eliminazione di queste porzioni: l’Y si riduce di taglia (es. mammiferi) 5. L’Y viene perso e il sesso è determinato dalla proporzione X:Autosomi (es.Rumex, Humulus). La soppressione della ricombinazione si estende all’intero Y, perdita anche della regione pseudo-autosomica Vitalità YY XX-XY X:A ratio I casi studio più importanti… Es. gen. Silene Tutte le specie 2n=24 La maggior parte sono ginodioiche (S.noctiflora, S.vulgaris) Poche sono ermafrodite (S.conica, S.gallica) o dioiche (S.latifolia, S.dioica) S.dioica S.gallica N° corretto di cromosomi - Strasburger 1910 Presenza di cromosomi sessuali Blackburn (1923) e Winge (1923) Solo nel 1948 Westergaard capì la funzione dell’Y E solo 50 anni dopo che l’X è indispensabile per l’embriogenesi (Veuskens, 1992) e lo sviluppo del gametofito femminile (Janousek, 1998) S.noctiflora Es. gen. Rumex R. acetosella Presenta una certa variabilità nel N° cromosomico Comprende specie ermafrodite, poligame (trioiche), ginodioiche e dioiche Il dioecismo si è originato una sola volta nel genere ed esistono due lineages monofiletici: • XX/XY (R.acetosella, tetraploide; R.graminifolius e R.suffruticosus-endemico delle montagne centro settentrionali della penisola iberica) •XX/XY1Y2 e X:A (R.acetosa, diploide; R.papillaris o intermedius) I due Y sono quasi eterocromatici con 2 famiglie di DNAsatelliti (RAE180 e RAYSI) R. acetosa R. suffruticosus e R. acetosella hanno cromosomi sessuali meno differenziati di quelli di R. acetosa, e che sono più simili allo stadio evolutivo di quelli del genere Silene Sebbene il dioicismo sia comparso in tempi simili nei generi Rumex e Silene (circa 20 milioni anni fa), questo ha accumulato una quantità molto inferiore di sequenze di DNA ripetitive nell’Y. Altri meccanismi fiorali che influenzano i livelli di autogamia nelle piante Dicogamia (proterandria/proteroginia) Ercogamia Eterostilia Autoincompatibilità Incapacità fisiologica nei confronti dell’autofecondazione: il polline di un individuo è riconosciuto dagli stimmi dei fiori portati dallo stesso individuo e gli viene impedito di germinare o, comunque, di fecondare la cellula uovo. Alcuni cenni storici… C. Darwin (1877) “The Different Forms of Flowers on Plants of the same Species” Lloyd (1975) “The manteinance of gynodioecy and androdioecy in angiosperms” Charlesworth (1984) “Androdioecy and evolution of dioecy” - Rewiev • osservazione patterns di allocazione delle risorse • applicazione modelli matematici (J.R. Pannell, 2002) La variabilità nei sistemi sessuali presenza di uno o più fiori per individuo “sesso” morfologico e/o funzionale ercogamia (separazione fisica delle strutture sessuali nel fiore) dicogamia (separazione temporale delle funzioni sessuali: proteroginia e proterandria) difasia (alternanza dell’espressione sessuale dell’individuo nella stagione) Cosa determina il sesso nelle piante? • espressione genica • self-crossing / out-crossing • allocazione ottimale delle risorse verso le funzioni maschile e femminile (S. C. H. Barret, 2002) Verso il polimorfismo sessuale In una popolazione ermafrodita… Le strategie di ogni “sesso” sono caratterizzate dal relativo contributo alla fitness che risulta come investimento paterno e/o materno per le generazioni successive. Verso il polimorfismo sessuale Buona impollinazione Favorisce la diffusione di Femmine Disponibilità di risorse (Ginodioicismo/monoicismo) Scarsa impollinazione Favorisce la diffusione di Maschi Risorse limitate (Androdioicismo/monoicismo) Limiti per la fitness: • Maschile disponibilità di ovuli, dispersione polline • Femminile risorse energetiche e ambientali La mancanza delle strutture femminili consente una completa allocazione delle risorse verso quelle maschili (meno costose) I maschi possono raddoppiare la loro fitness: quantità polline vitalità polline (J. R. Pannell, 2002) Androdioicismo, fenomeno raro maschi Ginodioicismo: risposta alla depressione da inbreeding Androdioicismo: nelle popolazioni out-crossing e solo dove le condizioni ecologiche permettono un grande aumento della fitness maschile femmine (J. R. Pannell, 2002) Casi particolari: Dioicismo criptico (Cryptic dioecy) Piante con sistemi riproduttivi apparentemente misti, si rivelano funzionalmente dioiche ad una più attenta analisi Difasia di genere (Gender diphasy) Piante che variano la loro espressione sessuale a seconda dell’età e/o della taglia degli individui Alti tassi autogamici sono vantaggiosi soprattutto in popolazioni piccole e frammentate poiché facilitano la produzione di semi e quindi il recupero di nuovi individui. In popolazioni di grandi dimensioni, che hanno buone chances di riproduzione incrociata, l’autogamia diventa svantaggiosa in virtù dell’inbreeding depression da essa indotta Effetto Allee Aumento dell’efficienza riproduttiva registrato in piccole popolazioni animali al crescere del numero di individui in esse presenti (Allee et al., 1949; Allee, 1951). L’effetto Allee è stato rinvenuto anche nelle piante: -in quelle entomofile una elevata densità di individui favorisce maggiore abbondanza di pronubi e, quindi, una più elevata produzione di semi. -in quelle anemofile, le probabilità di impollinazione crescono in popolazioni molto ricche. La legge di Baker Sebbene l’incrocio e l’alta variabilità genetica da esso indotta nella progenie siano spesso adattativamente favorevoli, in alcune circostanze l’affidabile e costante produzione di semi, e l’omogeneità genetica determinate dall’autogamia possono risultare più appropriate al contesto ecologico in cui le piante vivono (Baker, 1966) In condizioni ambientali assai sfavorevoli ad una efficiente impollinazione, la selezione naturale tende a favorire caratteri fiorali che le chances di autofecondazione, soprattutto in piante annue Sistemi riproduttivi misti Tra gli estremi rappresentati dalle piante abitualmente incapaci di autofecondazione, e quelle che si riproducono principalmente per autofecondazione, può essere posizionata la maggior parte delle angiosperme, in cui sono presenti vari tassi di incrocio/inincrocio (tradotto da Baker, 1959) La riproduzione mista Selfers obbligati Out-breeders obbligati Piante con sistemi misti Piante principalmente autogame Piante con sistema misto (da Vogler & Kalisz, 2001) 20% 33% Ruolo della riproduzione mista nelle piante L’autofecondazione permette la riproduzione quando le possibilità d’incrocio sono nulle (Darwin, 1876; Baker, 1955) Tassi d’impollinazione variabili durante una stessa stagione di fioritura, o tra anni differenti, favoriscono anch’essi una certa frequenza di autofecondazione, conducendo ad una commistione di riproduzione incrociata ed autogama Al diminuire della frequenza delle visite degli impollinatori aumenta il contributo dell’autofecondazione alla produzione di semi della popolazione Meccanismi d’autoimpollinazione (1) Cleistogamia (es. in Viola): vantaggi energici legati al risparmio sulla fase maschile ed impollinazione Geitonogamia: fonde le proprietà ecologiche dell’impollinazione incrociata e le conseguenze genetiche dell’auto-fecondazione (da Lloyd & Schoen, 1992) Meccanismi d’autoimpollinazione (2) Autoimpollinazione facilitata (il movimento dell’impollinatore nel fiore determina il trasferimento di polline dalle antere agli stimmi): per eliminarla sono necessari arrangiamenti delle strutture fiorali che fanno si che il contatto con lo stimma preceda quello con le antere (es. Cypripedium) Autoimpollinazione autonoma: non intervento di vettori pollinici o visitatori (da Lloyd & Schoen, 1992) richiede Autoimpollinazione autonoma Anticipata: avviene prima che si creino condizioni adatte all’impollinazione incrociata (per es. fiori che diventano ercogami in un secondo tempo, sono necessari ulteriori studi) Competitiva: avviene in un contesto che è potenzialmente idoneo anche all’impollinazione incrociata (caratterizza fiori ermafroditi privi di meccanismi di separazione spazio-temporali tra organi maschili e femminili) Ritardata: si verifica successivamente ad un periodo in cui è favorita l’impollinazione incrociata (fiori dicogami o solo inizialmente ercogami) (da Lloyd & Schoen, 1992) Il meccanismo migliore per ottimizzare i vantaggi offerti dal mescolare impollinazione incrociata ed autoimpollinazione è rappresentato dall’autoimpollinazione ritardata; questa dando precedenza temporale all’incrocio consente infatti di: minimizzare il dispendio di ovuli e polline resi indisponibili alla riproduzione incrociata assorbire i massimi livelli di inbreeding depression Per contrasto, molte angiosperme delle regioni temperate si moltiplicano per propagazione vegetativa o apomissia. Ciò accade di norma nelle specie poliploidi. Sottoclasse Magnoliidae (angiosperme): origine Nel 1879, in una lettera al grande botanico Joseph Hooker, Charles Darwin definì l’evoluzione del fiore, e quindi l’origine delle angiosperme, come un “abominable mystery” Nel tempo, svariate teorie sono state proposte per spiegare l’”improvvisa” comparsa, alla fine del Mesozoico (nel Cretaceo, fra i 120 ed i 95 milioni di anni fa), di questo gruppo. Ne ricordiamo qui alcune: - Teoria pseudàntica (Eichler, 1876 – Engler 1897): le angiosperme sarebbero derivate dalle conifere (Pinales) o dalle Gnetales. Questi autori ritenevano fondamentalmente omologhi i coni riproduttivi di questi gruppi ed i fiori delle angiosperme. Una modifica di questa teoria (da molti sostenuta ancora negli anni ’90) prevedeva che i progenitori delle angiosperme fossero le Gnetales, o che almeno queste condividessero un antenato comune. Le Casuarinaceae erano viste come la famiglia più primitiva tra le angiosperme viventi in virtù delle loro infiorescenze femminili organizzate in “coni” – In realtà si tratta di angiosperme evolute (Fagales) - Teoria euàntica (Delpino, 1890 – Bessey 1893): le angiosperme sarebbero derivate da un particolare gruppo estinto di gimnosperme (o da un progenitore comune con), le Cycadeoidales, caratterizzate da particolari strutture riproduttive che potevano ricordare i fiori delle angiosperme. Le Magnoliales ed altri gruppi affini erano viste come i gruppi più primitivi esistenti. altri studiosi, nel tempo, hanno sostenuto una origine (anche polifiletica!) delle angiosperme da più gruppi di gimnosperme o di pteridosperme come le paleozoiche Glossopteridales e le mesozoiche Caytoniales. Più recentemente, Stuessy (2004), tenendo conto di tutte le informazioni disponibili provenienti sia dalla sistematica molecolare che dalla paleontologia, ha elaborato una teoria (definita “Teoria della transizione-combinazione”) che sembra in effetti essere quella più fondata e sostenuta dai dati: Le angiosperme si sarebbero evolute lentamente tra quelle pteridosperme del Giurassico (ca. 150 milioni di anni fa) che avevano evoluto dei carpelli. Successivamente, in questa linea filogenetica sarebbe comparsa la doppia fecondazione così come appare oggi nelle angiosperme. Infine, nell’ambito di questa nuovo gruppo, sarebbero comparsi i primi fiori (con perianzio). Queste 3 transizioni fondamentali non si sarebbero combinate assieme per almeno 100 milioni di anni. Quando ciò è avvenuto, si è avuta la grossa radiazione evolutiva delle angiosperme, in risposta soprattutto alla selezione dovuta alla coevoluzione con gli insetti ed altri animali (sia predatori che agenti dispersori dei semi). Questa teoria spiegherebbe anche la discrepanza tra l’età dell’origine indicata dai dati molecolari (200 milioni di anni fa e anche più), che testimonierebbe l’origine del gruppo pteridospermico carpellato (forse Caytoniales?) che ha poi evoluto la doppia fecondazione e succesivamente la struttura fiorale completa, e l’età indicata dai primi reperti fossili (Cretaceo, 100-130 milioni di anni fa). Da ciò discende che le gimnosperme esistenti non avrebbero connessioni filogenetiche dirette con le angiosperme, e ciò e confermato da recenti studi molecolari che vedono le esistenti Pinopsida come sister group delle Magnoliopsida, evolutosi in parallelo ad esse. Archaefructus (125 milioni di anni fa) Interpretato come protoangiosperma con “fiori” pluricarpellari, ma senza perianzio. Secondo alcuni autori si tratterebbe di infiorescenze femminili con ogni fiore ridotto ad un singolo carpello, che avrebbero perso secondariamente il perianzio (come accade nelle viventi Zannichelliaceae). I primi granuli pollinici di angiosperme (Clavipollinites), monoaperturati, risalgono più o meno allo stesso periodo. Archaeanthus (100-95 milioni di anni fa) una delle più antiche angiosperme note allo stato fossile, simile alle attuali magnolie. Dello stesso periodo sono noti anche molti fossili di “paleoerbe”, alcune delle quali addirittura ascrivibili a famiglie tuttora esistenti (es. Chloranthaceae, Piperaceae, Nymphaeaceae etc.) Leefructus (120-125 milioni di anni fa) una delle più antiche angiosperme note allo stato fossile… attribuita dagli autori alle eudicots (Ranunculales)!! Rapporti filogenetici tra le angiosperme viventi All’inizio degli anni 90’ si è formato un gruppo di studiosi con lo scopo di chiarire con moderne tecniche di sistematica molecolare, i rapporti filogenetici tra le angiosperme: l’Angiosperm Phylogeny Group (APG). Questo gruppo ha pubblicato i primi risultati nel 1998 (APG: 462 famiglie, raggruppate in 40 ordini), aggiornati poi nel 2003 a 457 famiglie riconosciute e 45 ordini (APG II) e nel 2009 a 413 famiglie e 62 ordini (APG III). ANGIOSPERM PHYLOGENY WEBSITE http://www.mobot.org/MOBOT/research/AP web/welcome.html La tradizionale suddivisione delle angiosperme in monocotiledoni e dicotiledoni non è sostenuta da tali analisi le dicotiledoni appaiono infatti un gruppo parafiletico con caratteri plesiomorfici quali i due cotiledoni, la radichetta persistente, fusti con fasci vascolari ad anello, accrescimento secondario e foglie retinervie l'origine monofiletica delle monocotiledoni (“monocots”, per noi superordine Liliianae) è indicata da caratteri sinapomorfici: foglie parallelinervie, embrione con un solo cotiledone, fusti con fasci vascolari sparsi (atactostele) e sistema radicale avventizio tra le dicotiledoni, un notevole numero di specie costituiscono un gruppo monofiletico (“eudicots”, svariati superordini di “vere dicotiledoni”), con sinapomorfie che includono polline triaperturato (tutte le altre angiosperme, monocotiledoni incluse, hanno polline mono-aperturato), fiori stereotipati su base 4-5 (le dicotiledoni che fanno eccezione sono quasi tutte al di fuori di questo clado) alcune particolari sequenze nucleotidiche Superordine Lilianae fitomelano nei semi; tegumento seminale esterno collassato, nettarii nei setti dell’ovario no fitomelano; tegumento seminale esterno cellulare; nettarii alla base dei tepali Acorus Alisma Tamus Commelina Chamaerops Eudicots Ceratophyllum Superordine Rosanae clado corrispondente grossomodo alle “dicotiledoni gamopetale” Superordine Asteranae polline tri-aperturato Tipi di aperture (zone dove la sporopollenina che riveste il granulo pollinico è più sottile per facilitare l’emissione del tubetto pollinico): -porato: con delle aperture rotonde -colpato: con delle aperture longitudinali -colporato: che presenta entrambe le caratteristiche ciò vale per tutti i tipi di polline le specie rimanenti di dicotiledoni – con polline monoaperturato – sono un gruppo estremamente eterogeneo e parafiletico. Molte hanno olii eterei e elementi vascolari allungati con placche inclinate e perforazioni scalariformi; fiori attinomorfi, con carpelli e stami prevalentemente liberi; semi con embrione piccolo e endosperma abbondante i componenti legnosi di questo gruppo sono indicati come magnoliide, quelli erbacei come paleoerbe le magnoliide (Amborellales, Austrobaileyales, Canellales, Magnoliales, Laurales) sono piante a portamento arboreo/arbustivo con foglie alterne o opposte, coriacee, con nervatura pennata e stomi paracitici (si distinguono cellule ausiliarie). Fiori composti da parti separate tra loro, pezzi del perianzio disposti a spirale o in verticilli di tre e stami spesso laminari. le paleoerbe (Nymphaeales, Piperales, Chloranthales, Ceratophyllales) sono erbe di piccole dimensioni, con foglie alterne, sottili, a nervatura più o meno palmata e stomi anomocitici (non si distinguono cellule ausiliarie). Fiori composti da numerose o poche parti, quelle dell'androceo e del perianzio generalmente in verticilli di tre (tutti caratteri che le avvicinamo molto alle monocotiledoni, anch’esse considerabili paleoerbe). polline mono-aperturato adesso tutte riunite nell’Ordine Austrobaileyales Nymphaea sp. A. trichopoda: piccolo suffrutice dioico con fiori piccoli, endemico della Nuova Caledonia (Australia) “ANITA” grade Friedman dopo aver scoperto nel 2002 (NATURE) che nelle Austrobaileyales e Nymphaeales (Illicium, Nuphar etc.) il gametofito è 4nucleato (2 sole divisioni della somatogenesi: tipo Schisandra) e quindi l’endosperma secondario che si forma in queste piante in seguito alla doppia fecondazione è diploide, ipotizza nel 2004 questa teoria modulare dello sviluppo del gametofito femminile nelle angiosperme Ciò può valere per le angiosperme evolutesi successivamente, ma non per Amborella trichopoda! Infatti questa pianta è stata recentemente re-investigata dallo stesso Friedman..... che ha scoperto (pubblicato su NATURE nel Maggio 2006) che A. trichopoda non presenta affatto un normale sviluppo di tipo Polygonum come riportato in letteratura, ma a questo si aggiunge, dopo la formazione del gametofito, 1 divisione della gametogenesi che va a generare l’oosfera da una delle tre cellule somatiche micropilari! ANELLO DI CONGIUNZIONE CON LE GIMNOSPERME Probabilmente, questa è la condizione di sviluppo più primitiva, alla quale sarebbe seguita una drastica riduzione del gametofito femminile a 4 cellule (ancora presente nelle Austrobaileyales), che nelle angiosperme originatesi successivamente si sarebbe “raddoppiato” nel modo visto in precedenza. Gametofito femminile di tipo Schisandra Formazione di perisperma (= endosperma primario) PRIMA della fertilizzazione!! Altre Nymphaeales (ed Austrobaileyales) producono comunque perisperma, ma dopo la fertilizzazione. Magnolia Laurus Chloranthus Canella Superordine Magnolianae Aristolochia Piper fiore di Magnolia grandiflora strutture che, nelle piante moderne, possono essere ritenute plesiomorfiche: - granulo pollinico monoaperturato - perianzio con scarsa differenziazione tra calice e corolla - sepali e petali liberi - carpelli non specializzati, in particolare privi di superfici stimmatiche, e separati. In alcuni gruppi basali i carpelli non sono completamente chiusi 4 tendenze evolutive nei fiori: - da fiori con pezzi in numero indefinito a fiori con pochi pezzi in numero definito - riduzione del numero di verticilli fiorali da 4 a 3, 2 o 1, con estremo accorciamento dell'asse fiorale - ovario da supero a infero - da simmetria radiale a simmetria bilaterale di gran lunga il più diffuso CASI ESEMPLIFICATIVI DELLA VARIABILITA’ DI COSTITUZIONE DEL GAMETOFITO FEMMINILE DALLE GIMNOSPERME ALLE ANGIOSPERME