Una gita botanica nei dintorni di San Polo dei Cavalieri -Tivoli (RM) nel maggio 2006 Progetto ATENA Ugo Laneri ENEA-Casaccia Nell’ambito del progetto Atena vi è stata una collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Baccelli” di Tivoli, in particolare con la sezione di San Polo dei Cavalieri, con alunni della III e IV elementare e I media. Il corso scelto presentava il titolo “Una gita botanica in città”, ma è stato adattato alle peculiarità della zona. Si sono effettuati due incontri, uno in aula ed un’escursione nei dintorni di San Polo (1), nel Parco dei Monti Lucretili al limitare della Riserva Naturale di Monte Catillo, in un castagneto e zone limitrofe. Il primo intervento si è svolto con l’aiuto di una proiezione di immagini in Power Point. Anzitutto si è sottolineato il 1 ruolo essenziale delle piante nel mondo per la stessa esistenza della vita animale, e per l’uomo anche in relazione ai vari prodotti ottenibili dai vegetali. Si è mostrato come le piante siano indispensabili anche in città per il benessere e la salute umana, il risparmio energetico e gli equilibri ecologici. Dopo cenni sulla struttura dei vegetali superiori, si sono approfonditi gli aspetti legati alla riproduzione delle piante ed evidenziata la variabilità dei fiori in funzione dei vari sistemi di impollinazione. Prendendo in esame la struttura fiorale, si è introdotto il concetto di specie e di genere, con un esempio (due specie del genere Prunus: Albicocco e Pesco); lo stesso è stato fatto riguardo alla Famiglia (esaminando i fiori di generi e specie di Biancospino, Rosa, Pruno: famiglia Rosacee). Sono stati inoltre mostrati due esempi “ingegnosi” di piante con fiori ad impollinazione incrociata obbligata: Ceropegia woodii e Gigaro (Arum maculatum). Si è accennato alla fecondazione e fruttificazione, alla crescita delle piante, ed alla loro longevità. Per gli alberi sono stati riportati i record di altezza, nel mondo ed in Italia, il record di grandezza (di volume di legno), di longevità nel mondo ed in Italia; inoltre il record di grandezza dei fiori e delle infiorescenze, quello di grandezza dei frutti in Natura ed in coltivazione, ed i record di grandezza e di piccolezza dei semi. L’escursione nei dintorni della scuola si è svolta in circa tre ore in un ambiente particolarmente interessante per le caratteristiche pedo-climatiche. Notevole è la vicina presenza di una sughereta ad una quota inusuale (intorno ai 500 m slm), indice di un microclima relativamente mite; i suoli sono prevalentemente calcarei. Lungo la strada è stato possibile osservare diversi esemplari di Storace (Styrax officinalis), specie endemica di quella zona, in realtà proveniente anticamente dall’Oriente. Dallo 3 Storace un tempo si ricavava una resina di pregio, che veniva utilizzata nella medicina naturale come espettorante ed antisettico. Si sono trovati esemplari giovani (2) ed anche qualcuno in fioritura (3), con fiori profumati ricchi di nettare. 2 La presenza di tale specie è stata una delle motivazioni forti dell’istituzione della Riserva Naturale. Altre specie osservate in fioritura sono state: (4) Caprifoglio (Lonicera periclymenum), 4 (5) Convolvolo (Convolvulus sp.) (6) Ginestra (Spartium junceum) , 5 (7) un’Orchidea (Himantoglossum adriaticum) , 6 7 diverse piante di (8) Rosa selvatica (del gruppo della Rosa canina), inoltre “Lampacione” o Cipollaccio dal fiocco (Muscari comosum, sin. Leopoldia comosa) il cui bulbo è commestibile, Ebbio (Sambucus ebulus), Raperonzolo (Campanula rapunculus) con radici a fittone molto apprezzate, Latte di gallina (Ornithogalum umbellatum), Lino (Linum usitatissimum), numerose Lamiacee (Labiate) come Ajuga sp., Calamintha sp., Lamium sp., Prunella sp. ecc., Helianthemum sp., Cisto dalle foglie di salvia (Cistus salviifolius), Erba viperina (Echium vulgare), Malva comune (Malva sylvestris); diverse Asteracee (Composite) tra cui Cardi (Carduus sp. e altri) e Urospermum sp., numerose Poacee (Graminacee) tra cui Erba mazzolina (Dactylis glomerata), Orzo (Hordeum sp.) ed Avena (Avena sp.) selvatici. 8 La Ginestra ha dato l’occasione di parlare del ruolo prezioso delle leguminose come piante pioniere dei terreni poveri e quindi miglioratrici della fertilità per la loro capacità di fissare l’azoto atmosferico in virtù della simbiosi radicale con batteri del genere Rhizobium. Nel sottobosco o ai margini erano riconoscibili Elleboro (Helleborus foetidus, di cui è stato verificato lo sgradevole odore), Pungitopo (Ruscus aculeatus) così utile come fonte di principi attivi protettori delle vene ed i cui turioni - anche se amari - sono commestibili come quelli dell’Asparago della stessa famiglia Liliacee, Agrifoglio (Ilex aquifolium), Prùgnolo (Prunus spinosa), Asparago selvatico (Asparagus acutifolius). Del Pungitopo si è puntualizzato che quelle che sembrano foglie in realtà sono rami trasformati fotosintetizzanti (cladodi). L’Agrifoglio è stato un buon esempio di verifica della presenza di foglie giovani (9), vicino a terra, spinescenti, e in esemplari maturi e fruttificanti, di foglie, quasi tutte situate più in alto, a margine liscio (10); ciò può essere spiegato con la necessità, per le foglie situate in basso, di 9 difendersi dagli animali erbivori. Lo stesso fenomeno si può osservare nel Leccio (Quercus ilex), che deve il suo attributo specifico proprio alla somiglianza delle foglie con l’Agrifoglio (Ilex aquifolium). 10 11 Lungo la strada si sono osservati anche i cespi fioriti di una grande graminacea (11) di origine africana (Ampelodesmos mauritanicus), detta localmente “càrtica”, utilizzata un tempo per la copertura di capanne, data la sua ricchezza in silice e quindi la lenta degradabilità; era presente sui muri a secco la (12) la Borraccina (Sedum sp.), una Crassulacea. Del Caprifoglio si era già accennato in aula e si è ribadito che la stretta struttura tubulare che forma la parte inferiore della corolla, consente il prelievo di nettare solo da parte di insetti pronubi quali alcune falene che, attratte dall’intenso profumo, introducono la loro spiritromba per suggerlo; così facendo adempiono all’impollinazione, frequentemente tra piante diverse, quindi favoriscono l’impollinazione incrociata. Sono stati anche notati numerosi alberi da frutto, alcuni selvatici, altri ancora produttivi come (13) Mandorli (Prunus dulcis, sin. Prunus amygdalus) , 12 13 Noci (Juglans regia) e Fichi (Ficus carica). Altri alberi riconoscibili erano: Orniello o Frassino da manna (Fraxinus ornus), Sorbo (Sorbus domestica), (14) Carpinella (Carpinus orientalis) con le sue caratteristiche infruttescenze , Terebinto (Pistacia terebinthus), Acero minore (Acer monspessulanum) ed Olmo (Ulmus sp.) con le loro peculiari samare, (15) Giuggiolo (Ziziphus vulgaris, sin. Ziziphus jujuba) 14 15 , che qui è al limite del suo areale di coltivazione e quindi presentante una crescita stentata e danni probabilmente da gelo. Arrivati al castagneto (16) si è parlato naturalmente del (17) Castagno (Castanea sativa), della sua origine, importanza e 16 caratteristiche biologiche; erano osservabili le infiorescenze maschili ancora immature, in forma di filamenti, o meglio “amenti” (specie monoica come le querce, appartenenti alla stessa famiglia delle Fagacee: fiori maschili e femminili separati, presenti sulla stessa pianta). Si è approfittato per accennare al benefico ruolo 17 dei funghi simbionti nei boschi, accennando alla “micorriza” e mettendo in guardia dal raccogliere e dal danneggiare i corpi fruttiferi di questi particolari organismi - alcuni commestibili ed altri anche mortali - che sono praticamente invisibili, a parte la fase riproduttiva. Intorno al castagneto erano osservabili numerosi Cerri (Quercus cerris), con le infiorescenze ormai appassite. Infine si è fatto notare il pericoloso allestimento di un focolare (18) proprio a ridosso di alcuni alberi esortando gli alunni ad essere molto cauti nell’accendere fuochi, e solo dopo aver scelto un luogo adatto. Nelle adiacenze della scuola sono presenti il Pino nero (Pinus nigra), il Pino da pinoli (Pinus pinea) da non confondere con il Pino marittimo (Pinus pinaster), il Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), che talvolta si riproduce (19); poco più in là si potevano confrontare le caratteristiche salienti (inserzione dei rami sul fusto e 18 grandezza e numero degli aghi) del Cedro dell’Atlante con quelle del Cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara). Gli alunni e gli insegnanti che hanno partecipato all’escursione sono stati molto attenti ed hanno dimostrato il loro interesse raccogliendo campioni delle specie identificate (tranne quelle protette come lo Storace e l’Agrifoglio) e facendo numerose domande. Gli studenti hanno avuto la possibilità di conoscere alcuni degli aspetti più importanti della vita vegetale, riconoscere alcune essenze e la loro curiosità è stata stimolata da quella che si potrebbe definire “l’intelligenza” delle piante e dagli straordinari record raggiunti da qualche specie. Quindi si può dire che sono stati gettati i semi per una crescita culturale ed ulteriori approfondimenti scientifici. 19