DA KANT ALL’IDEALISMO ROMANTICISMO: Tensione all’infinito (che non può essere compiuta dalla ragione) Problema del rapporto tra l’uomo finito e l’infinito; senso di frustrazione e malinconia per lo scarto incolmabile tra uomo finito e infinito. KANT rispetto a questo problema diceva che la ragione può conoscere solo il finito. Però esiste anche una realtà inconoscibile (cosa in sé). Esiste nell’uomo un’esigenza insopprimibile (incondizionata) di infinito, ma questa esigenza non è soddisfatta dalla ragione (…La metafisica non è scientifica!), può essere soddisfatta solo dalla vita morale (postulati della ragione pratica). In conclusione: Kant è “a metà” tra illuminismo e romanticismo È illuminista per il suo atteggiamento antimetafisico, perché afferma il valore della scienza e le assegna il compito di conoscere il finito. E’ già romantico perché riconosce che esiste una tensione naturale, innata, all’infinito; perché riconosce l’esistenza del mistero (la cosa-in-sé) oltre il finito; perché afferma una via a-razionale di accesso all’infinito (attraverso la morale possiamo postulare, non conoscere, la libertà, l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio). Dopo Kant c’è un gruppo di filosofi tedeschi: Reinhold, Schulze, Maimon, Beck (collegati al movimento romantico) che accolgono il principio del criticismo = la realtà che conosciamo è la realtà che ci appare, è fenomeno, ma criticano il concetto di cosa in sé. CRITICHE AL CONCETTO DI COSA IN SE’: 1 ) Il concetto di cosa in sé è autocontraddittorio, non è possibile affermare che la cosa in sé esiste ed è inconoscibile. Come ne conosco l’esistenza?! (… Critica di carattere logico.) 2 ) Kant aveva detto che esiste 1a realtà al di fuori di noi (cosa in sé) perché noi nella sensazione siamo passivi; per cui se riceviamo una sensazione deve esistere una causa esterna che provoca la sensazione. Kant però aveva anche detto che il concetto di causa si può usare solo riferendolo ai fenomeni (…a proposito della prova cosmologica di Dio: per questo abuso del concetto di causa aveva condannato la teologia razionale ). Ma lo stesso Kant usa impropriamente il concetto di causa applicandolo alla cosa-in-sé che non è un fenomeno. Quindi Kant si contraddice! CONCLUSIONE DELLE CRITICHE: La cosa in sé non esiste! Tuttavia rimangono il soggetto ed i fenomeni. Quindi non ha senso parlare di una realtà esterna al pensiero = IDEALISMO. RIEPILOGO DELLE POSIZIONI POSSIBILI: 1. REALISMO: (dogmatismo) esiste una realtà esterna al pensiero, indipendente dal pensiero, ed il pensiero la conosce. È quindi la filosofia del passato. Il termine dogmatismo non è inerente ai dogmi della chiesa, è usato da Kant, da Fichte e da altri per dare una connotazione negativa! Si intende dire che il Realismo afferma l’esistenza della realtà esterna senza poterla dimostrare. 2. CRITICISMO: Esiste una realtà esterna al pensiero, indipendente da esso, ma non è conoscibile. La ragione umana conosce solo i fenomeni, cioè la realtà così come appare al pensiero. (E’ la posizione gnoseologica di Kant) 3. IDEALISMO: Esiste solo il pensiero: non è possibile uscire dal cerchio magico del pensiero. Esistono e si devono distinguere il soggetto e l’oggetto, ma essi esistono nel pensiero. Quindi non ha senso parlare di una realtà fuori dal pensiero.