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EUROPA
Europa
e politiche
familiari
Commissione Chiesa e società
della Conferenza
delle Chiese europee (KEK)
Sintesi
«Le Chiese in Europa ritengono che la famiglia sia una comunità umana di base
attraverso cui le persone sono nutrite e
sostenute nell’amore reciproco, nella responsabilità, nel rispetto e nella fedeltà.
In questa luce, le famiglie possono essere
viste come scuole di umanità». Per
questo la Conferenza delle Chiese europee (KEK), attraverso il documento
guida Europa e politiche familiari. Amore, solidarietà e istruzione al centro
delle nostre società – elaborato dalla
Commissione Chiesa e società e approvato il 23 novembre 2012 –, chiede
agli stati europei di «dare assoluta
priorità al sostegno economico, educativo e sociale delle famiglie» e «mantenere un contesto sostenibile e di supporto
per le famiglie». Tra le raccomandazioni
che le Chiese ortodosse e protestanti europee rivolgono ai governi del continente
vi è il richiamo a guardare alla situazione reale delle famiglie europee di
oggi, e quindi ad affrontarne le difficoltà
reali, tra cui il disagio economico correlato alla presenza di figli a causa delle politiche fiscali, la complessa conciliazione tra i tempi del lavoro e della vita
privata, la problematica coltivazione
della solidarietà intergenerazionale, il
persistente divario di opportunità in
base al genere.
Stampa (17.1.2013) da sito web press.ceceurope.org.
Nostra traduzione dall’inglese.
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1. Le famiglie sono un pilastro fondamentale per il
benessere e la stabilità della società. Non c’è modo migliore, e in realtà anche più conveniente per gli stati e le
società, di quello offerto dalle famiglie per garantire
cura, educazione e socializzazione. Gli stati devono pertanto dare assoluta priorità al sostegno economico, educativo e sociale delle famiglie, e non farlo potrebbe essere
estremamente costoso in termini sia economici sia di
coesione sociale e solidarietà.
2. La vita familiare ha sempre conosciuto forme differenti da una parte all’altra dell’Europa. Oggi le modifiche sostanziali negli atteggiamenti e nei comportamenti relativi a matrimonio, procreazione e sessualità
fanno crescere ulteriormente la varietà di modelli di
vita familiare in Europa. Sempre più persone vivono
sole, e ci sono molte famiglie monoparentali o « ricomposte» a seguito di un secondo matrimonio dopo un divorzio. Non è più possibile parlare di «famiglia» come
entità uniforme.
3. Sulla base dell’insegnamento biblico, i membri
della Conferenza delle Chiese europee (KEK) riconoscono una responsabilità particolare nei confronti delle
famiglie, dei bambini e degli anziani e s’impegnano pertanto in molteplici progetti che offrono cure speciali e
consulenza alle famiglie. Le Chiese in Europa invitano
i paesi europei e, in particolare, l’Unione Europea e i
suoi stati membri, a mantenere un contesto sostenibile e
di supporto per le famiglie.
4. Occorre includere il sostegno ai bambini attraverso benefici economici, fornire assistenza all’infanzia
per aiutare i genitori a conciliare lavoro e impegni familiari, e regolamentare l’orario di lavoro in modo che
i genitori non debbano scegliere tra il trascorrere tempo
sufficiente con i figli e l’essere in grado di provvedere
alle loro necessità materiali. Occorre anche che ci sia la
possibilità per un genitore di dare più tempo alla cura
dei propri figli che al lavoro, senza essere troppo svantaggiato economicamente.
5. L’educazione è un elemento importante delle politiche familiari nelle società contemporanee. Essa copre
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diverse aree, tra cui la formazione alla genitorialità, educare le famiglie ad aiutare sé stesse, l’educazione della
prima infanzia e la formazione alla cittadinanza attiva e
alla vita in una società democratica. La sfida è di permettere a tutti di dare un contributo attivo e prezioso
per la vita della società, a prescindere dalla situazione
economica e sociale.
6. I costi della vita familiare ancora pesano in modo
sproporzionato sulle donne. Ciò è particolarmente evidente quando i matrimoni si sciolgono: le donne spesso
devono affrontare la responsabilità principale per l’educazione dei figli con un reddito molto ridotto e in alloggi
inadeguati.
7. Le famiglie immigrate hanno bisogno di un sostegno specifico e i governi dovrebbero prestare particolare
attenzione alla protezione dei bambini con un passato migratorio. Sarebbe del tutto sbagliato creare situazioni in
cui i bambini «europei» risultino più importanti dei bambini che arrivano con le loro famiglie come immigrati.
8. Allo stesso tempo dev’essere riconosciuto che la
vita familiare non è sempre vissuta come positiva e benefica. Là dove le famiglie non riescono a offrire un ambiente sicuro e sano per tutti i loro membri, e soprattutto
per i bambini, lo stato deve essere pronto a intervenire.
9. Le nostre società hanno anche bisogno di riscoprire l’interdipendenza tra le generazioni e rafforzare i
legami in molti modi. Le persone anziane hanno bisogno di contatto con i giovani, proprio come i giovani
hanno bisogno degli anziani. Le Chiese che fanno parte
della KEK desiderano sottolineare la necessità di rispettare le persone anziane e riconoscere il loro contributo alla società. Allo stesso tempo la generazione più
anziana ha una responsabilità specifica per il benessere
delle generazioni future.
10. Le Chiese in Europa ritengono che le famiglie
siano scuole per la vita umana, in cui le persone sono
nutrite e sostenute nell’amore reciproco e nella responsabilità, nel rispetto e nella fedeltà. La vita familiare insegna a riconoscere i propri limiti e debolezze e a
tollerare quelle degli altri.
1. Le famiglie in Europa oggi
Le famiglie sono al tempo stesso uno degli elementi
più importanti e più fragili delle società moderne. Svolgono un ruolo insostituibile nell’allevare ed educare la
generazione futura. Offrono cura ai membri più vulnerabili, come gli anziani e i disabili. Sono un elemento
fondamentale della coesione sociale; e sono luoghi in
cui le persone possono imparare a trattarsi con amore,
rispetto, affidabilità e responsabilità e anche ad avere
cura gli uni degli altri. Le famiglie sono il centro di reti
umane che includono non solo genitori e figli, ma
anche parenti come i nonni, gli zii e le zie, cugini e coloro che vivono sotto lo stesso tetto. In sintesi, le famiglie possono essere considerate come la pietra d’angolo
di società forti e coese, in cui le persone crescono grazie a un ambiente sano e si preparano alla loro vita futura come membri responsabili della società.
Contrariamente a quanto spesso pensiamo sia avvenuto in passato, non c’è mai stato un modello uniforme di vita e di composizione familiare, né in Europa
in generale, né nelle singole società. Alcune società europee oggi vedono al loro interno una grande varietà di
forme familiari. I nuclei sono diventati più piccoli ormai da molti anni. Molti adulti vivono da soli per una
molteplicità di ragioni; le coppie hanno meno figli che
in passato e tendono ad averli qualche anno più tardi.
Le coppie non vedono più il matrimonio come un momento preliminare essenziale alla loro vita insieme e
nemmeno al fatto di avere un figlio. Molti matrimoni
finiscono con un divorzio, spesso seguito da un secondo matrimonio o dalla convivenza con un nuovo
partner, il che significa che i figli spesso si trovano a vivere in famiglie monoparentali oppure «ricomposte»
con patrigni o matrigne, sorellastre o fratellastri. Inoltre le famiglie possono essere nella necessità di ospitare
i membri più anziani, che spesso hanno un serio bisogno di cure.
Questa complessità di forme familiari sta crescendo
in maniera considerevole negli ultimi decenni, mutando la percezione della famiglia. La storia sociale
della vita familiare mostra come le famiglie si siano trasformate da grandi unità che comprendevano la famiglia allargata a quella che noi oggi chiamiamo famiglia
nucleare, comprendente due adulti e uno o più figli. È
interessante osservare come regolarmente le indagini rivelano che i giovani adulti in Europa continuano ad attribuire un alto valore alla famiglia. Ma vediamo di
fatto una diffusa esitazione a «sistemarsi» in coppie
stabili e a fondare nuove famiglie. Così si contraggono
sempre meno matrimoni, e comunque a un’età più
adulta; le coppie hanno anche i figli più tardi. Da un
punto di vista sociologico c’è un crescente divario tra il
momento in cui i giovani diventano biologicamente
maturi e il tempo in cui fondano una famiglia. C’è
inoltre un divario tra il numero di figli che i giovani europei considerano ideale in una famiglia e il numero di
figli che poi effettivamente hanno. Queste tendenze
hanno un effetto dirompente sullo sviluppo demografico dei paesi europei: nascono sempre meno bambini,
la popolazione invecchia, e quasi nessun paese europeo
avrà nel lungo periodo un rinnovamento generazionale.
Le nostre società fanno affidamento sulle famiglie
per adempiere a una serie di compiti vitali nell’educazione e nella cura. Questi compiti sono solitamente assunti volontariamente, ma la tendenza sociale ed economica potrebbe farli diventare un peso. La povertà, la
disoccupazione e i bassi salari rendono difficile per
molte famiglie europee sbarcare il lunario e i genitori
potrebbero trovarsi incapaci di mettere a disposizione
dei propri figli tutta la serie di possibilità disponibili
nella società, con un crescente divario tra ricchi e poveri. La povertà infantile è una preoccupazione crescente e diventa sempre più difficile sperimentare la
mobilità sociale per i bambini provenienti da contesti
poveri. L’ambiente familiare e le opportunità formative
sono in Europa troppo strettamente connesse, con il risultato che le disuguaglianze sociali stanno aumen-
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tando. Se le famiglie devono adempiere ai propri compiti e responsabilità hanno bisogno di un contesto più
accogliente. È decisamente nell’interesse della società
intera mettere in atto politiche pubbliche a sostegno
della vita delle famiglie, per esempio creando condizioni di lavoro che consentano alle persone di coniugare
vita lavorativa e vita familiare e sostenendo valori comuni come la dignità umana, la giustizia, la solidarietà
e l’uguaglianza di genere.
Mentre continuiamo a sottolineare l’importanza delle
famiglie per delle società ben funzionanti, non dobbiamo dimenticare che non tutti sperimentano la vita familiare come qualcosa di positivo. La famiglia tradizionale affiatata, caratterizzata da una forte autorità
paterna, può diventare un’esperienza soffocante e oppressiva. In tutte le società vi sono famiglie che sono luoghi di paura, violenza e abuso per i loro membri più vulnerabili. Un numero non insignificante di persone ha
perciò bisogno di essere aiutata, liberata o difesa dalla
propria famiglia, e può verificarsi la necessità che lo
stato intervenga per proteggere gli individui dalle loro famiglie disfunzionali.
Per la Conferenza delle Chiese europee la preoccupazione per le famiglie si fonda sulla comprensione cristiana dell’amore per il prossimo (cf. Mc 12,31). Le
Chiese in Europa perciò invitano a sforzi vigorosi per migliorare la sicurezza materiale e la protezione sociale
delle famiglie e per offrire le infrastrutture necessarie. Ciò
implica inoltre la cura, la protezione e la socializzazione
dei bambini, il mantenimento della solidarietà tra le generazioni, la condivisione dei ruoli domestici e non solo,
e il porre l’amore, il rispetto e un’istruzione di qualità al
cuore della vita umana e delle nostre società.
e ha affermato che ciò può implicare un conflitto con
i normali legami familiari. In questo senso egli ha allargato il concetto di famiglia a tutti coloro che compiono la volontà del Padre celeste (cf. Mt 12,50) e ha
chiesto ai suoi discepoli di amarlo più di quanto amino
i propri genitori o i propri figli (cf. Mt 10,37). Questo
pensiero – cioè che tutte le relazioni si fondano sulla
relazione con Dio – è un elemento chiave nel Nuovo
Testamento. Significa anche che le relazioni nella famiglia dovrebbero riflettere il modo in cui Gesù stesso
ha servito gli altri (cf. Col 3,18-22).
Secondo la tradizione cristiana il matrimonio rappresenta un impegno stabile e permanente nei confronti del coniuge. Le Chiese sono convinte che tali
impegni siano un fondamento vitale per la società.
Nella storia e in tutte le società è stato dimostrato che
una relazione solida rappresenta un ambiente favorevole in cui educare i figli e avere cura degli anziani. Ma
le Chiese sono anche consapevoli che le relazioni possono fallire e che ci sono situazioni in cui è necessario,
per il benessere dei membri della famiglia, soprattutto
donne e bambini, una protezione contro gli abusi di
potere e di fiducia che si verifichino in famiglia.
In momenti diversi, nelle varie regioni dell’Europa,
società differenti hanno dato la priorità ora all’individuo, ora alla famiglia, ora alla società nel suo insieme.
L’insegnamento cristiano tiene in equilibrio tutti gli
elementi: la relazione personale con Dio, il dovere nei
confronti della famiglia e la forza da essa derivante, e
il valore unico di ogni membro. È un equilibrio che si
riflette soprattutto nella Chiesa, corpo di Cristo, che
abbraccia sia la famiglia sia l’individuo.
3. Il ruolo delle Chiese
2 . Famiglie in una prospet tiva cristiana
La preoccupazione delle Chiese per le famiglie si
fonda sulla tradizione cristiana. Nei racconti della creazione è chiaramente affermato che uomini e donne
non sono fatti per essere soli. Due dei dieci comandamenti fanno riferimento all’onorare gli impegni familiari verso i genitori e verso il coniuge.
La Bibbia sottolinea l’importanza delle famiglie per
la protezione sociale delle persone vulnerabili. In un
tempo in cui non esistevano sistemi di tutela sociale, le
famiglie avevano un ruolo cruciale nella cura delle persone nel bisogno come le vedove e gli orfani (cf. Dt
25,5). La Bibbia afferma in diverse circostanze la reciproca responsabilità delle generazioni l’una per l’altra
(cf. Es 20,12 o Nm 27,1-11).
Gesù costruisce sulla base di quella tradizione. Accoglie i bambini e mette in guardia gli adulti dal trascurare il rispetto dovuto ai membri più giovani della
società: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e
non diventerete come i bambini, non entrerete nel
regno dei cieli» (Mt 18,3).
Tuttavia dobbiamo fare attenzione a non sovraccaricare questo aspetto. Gesù ha attribuito il valore supremo all’entrare nella comunione del Regno dei cieli
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Offrono aiuti concreti a sostegno delle famiglie e
servizi di consulenza; s’impegnano in varie attività di
formazione alla vita familiare, nella cura dei bambini
in scuole e istituti superiori: così le Chiese in Europa
cercano di trasmettere i valori cristiani, di assistere le
persone con un accompagnamento individualizzato, di
aiutare le famiglie a risolvere i propri conflitti e ad affrontare le situazioni critiche nella loro vita. Ciò può
significare molti tipi diversi di sostegno, come per
esempio rendere la vita della Chiesa più accogliente,
più attenta ai bambini e ai giovani, e avere cura degli
anziani contribuendo così alla solidarietà tra le generazioni. Le Chiese offrono sostegno a genitori e a chi fa
assistenza in casa, aiutandoli nel loro ruolo e nelle sfide
che devono affrontare nella vita. Esse offrono anche
cura e assistenza nei casi di difficoltà per bambini con
disabilità fisiche e di apprendimento.
Inoltre le Chiese accompagnano le persone nelle situazioni di transizione. Offrono consiglio e formazione,
preparano materiali e organizzano progetti di formazione per gli operatori parrocchiali nell’ambito del matrimonio e della consulenza familiare. Il lavoro con i
bambini, gli adolescenti e i giovani è un aspetto rilevante
delle attività parrocchiali. Riti religiosi come i battesimi
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SUSY ZANARDO
o le cresime svolgono un ruolo importante nell’accompagnamento delle persone attraverso le diverse fasi della
loro vita. In questo modo le Chiese offrono un sostegno
non solo alla socializzazione delle persone ma anche allo
sviluppo spirituale e attitudinale.
Nelle trame del dono
Forme di vita e legami sociali
N
ell’epoca della mercificazione, varie
ricerche hanno interpretato il tema del
dono secondo due concezioni speculari e
antitetiche: puro altruismo e puro utilitarismo. L’autrice si sofferma sull’idea di libero
legame, tessitura di due assi di un ipotetico
piano cartesiano, quello verticale della gratuità (desiderio di dare) e quello orizzontale
della reciprocità (domanda di legame).
4. Un riferimento per le famiglie:
conciliare i proget ti di vita
La società ha bisogno di dare un riconoscimento
più ampio alle funzioni vitali compiute dalle famiglie.
Queste includono educare i figli, offrire reti sociali immediate per le persone e cura per i bisognosi. Abbiamo
bisogno di rendere le persone più consapevoli del valore offerto dalla famiglia e di sviluppare nuove idee
per sostenere la vita familiare. Una delle sfide più importanti per le politiche familiari oggi è di assicurare
una giusta distribuzione dei carichi.
«PERCONOSCENZA»
Sicurezza materiale
In questi ultimi anni le condizioni economiche delle
famiglie sono drammaticamente cambiate. Sebbene
l’Europa sia una delle regioni più ricche del mondo, i
problemi di povertà infantile e di esclusione sociale si
sono acutizzati. Nelle società europee sono le famiglie
monoparentali e quelle numerose a correre i rischi più
grandi di povertà. La povertà all’interno delle famiglie
non è preoccupante solo in se stessa; si lega ad altre
problematiche sociali, come per esempio la violenza,
la mancanza di dimora e gli svantaggi in termini di
scolarità. Il vivere senza fissa dimora o in condizioni
abitative povere ha un impatto particolarmente grave
sui bambini, perché li priva del diritto di crescere con
una cura e una protezione adeguate.
La povertà e la disoccupazione rendono difficile per
le persone impegnarsi in relazioni stabili. Danneggiano
l’autostima e minano il rispetto reciproco. È stato dimostrato che la disoccupazione è una causa importante
di divorzio o di crisi familiare. Le relazioni tra genitori
e figli sono rese più difficili se uno o entrambi i genitori
sono senza lavoro. Molte famiglie sono negativamente
condizionate dal peso di un debito, o sono addirittura
sovra-indebitate. La decisione di allevare dei figli spesso
implica che il genitore che se ne prende cura rinunci al
suo stipendio e che anche in futuro egli (o più spesso
ella) rischi di avere uno stipendio inferiore e una protezione sociale più limitata. Anche oggi la decisione di
avere figli molto spesso limita le prospettive di carriera
dei genitori. I costi di un figlio pesano in maniera significativa sulle famiglie, per cui le famiglie con figli
possono contare su entrate molto più basse di quelle
delle famiglie senza figli.
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I
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di Dio, il quale relativizza tutti i diritti di
lealtà. Su questo fondamento si basano i
moderni diritti umani. I dieci Comandamenti hanno il compito di dare una forma
alla libertà, tenendo vivo per tutte le generazioni il ricordo della fine dell’oppressione.
«MEDITAZIONI»
Perciò le Chiese in Europa invitano i governi europei e l’Unione Europea a porre le famiglie, i bambini
e i giovani al centro delle loro politiche attive di inclusione sociale. È necessario che le società sviluppino una
visione più positiva dei bambini, anziché emarginarli
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come a volte succede oggi. L’obiettivo dovrebbe essere
quello di dare ai bambini e alle loro famiglie la possibilità di diventare protagonisti nel progettare il proprio
futuro, un futuro in cui cercare non semplicemente di
barcamenarsi, ma di fiorire. A questo scopo è fondamentale migliorare le possibilità di vita dei bambini e
interrompere il ciclo della privazione, attraverso servizi sociali e d’istruzione attentamente progettati. Risposte plurime sono necessarie per offrire servizi olistici
e integrati capaci di affrontare tutti gli aspetti della povertà.
Benefici adeguati per i bambini
Livelli adeguati di benefici sociali sono necessari
perché le famiglie possano assicurarsi una base materiale sufficiente senza dover ricorrere all’assistenza sociale. Le Chiese membri della KEK sono fortemente
convinte che le famiglie non debbano essere costrette a
dipendere dall’assistenza sociale per potersi occupare
dei propri figli.
Ridurre le tasse per le famiglie
Molti paesi usano il proprio sistema fiscale per aiutare le famiglie. Poiché allevare dei figli rappresenta un
peso economico significativo, le politiche fiscali sono
un modo appropriato per sostenere i genitori. In Francia, per esempio, per il calcolo delle imposte sul reddito le coppie hanno la possibilità di dividere i propri
redditi tra loro e i loro figli. Si potrebbe fare un passo
ulteriore e incoraggiare una solidarietà familiare intergenerazionale, permettendo che i redditi siano legati
ai singoli familiari che vivono sotto lo stesso tetto. Una
coppia che si assume la responsabilità di prendersi cura
dei genitori anziani potrebbe attribuire loro una parte
del proprio reddito e pagare meno tasse. Un’altra possibilità potrebbe essere di sostenere i genitori di bambini piccoli applicando un’imposta sul valore aggiunto
(IVA) più bassa sugli articoli essenziali per la cura infantile. Le famiglie con bambini non possono fare a
meno di un equipaggiamento materiale minimo e l’impossibilità di permetterselo non deve essere un motivo
per non avere una famiglia.
A misura di famiglia
Le Chiese ritengono che i genitori dovrebbero essere liberi di decidere se uno dei due debba stare a casa
per prendersi cura dei bambini. Non sono solo le
madri che in molti casi vorrebbero essere in grado di
trascorrere più tempo con i propri figli: anche molti
padri sono insoddisfatti perché le lunghe ore di lavoro
riducono il tempo a loro disposizione per stare con i
figli. I risultati di numerose indagini mostrano che i
padri e le madri spesso non sono in grado di organizzare la propria vita familiare come desidererebbero a
causa delle inadeguate possibilità di conciliazione tra
vita lavorativa e vita di cura. Per molti genitori che scelgono di continuare a lavorare, l’offerta di cure di qualità per i propri figli durante la giornata lavorativa è
una condizione essenziale affinché la vita familiare
possa scorrere serenamente.
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La cura dei figli
Le Chiese membri della KEK chiedono perciò con
insistenza ai paesi europei di assicurare strutture per la
cura dei bambini che siano flessibili, economicamente
accessibili e di buona qualità, in modo da coprire in
particolare le ore centrali nelle scuole, così da andare
incontro ai diversi modelli di lavoro dei genitori e alle
esigenze aziendali di distribuire la forza lavoro. I posti
nelle strutture di assistenza diurna non sono sempre assicurati. In troppi casi l’assistenza è disponibile solo per
poche ore. È necessario un numero sufficiente di luoghi che assicurino la custodia dei bambini per l’intera
giornata. Questo vale anche per i bambini al di sotto
dei tre anni o con più di sei anni. Al tempo stesso la
qualità dell’assistenza all’infanzia deve essere valutata
con la dovuta attenzione. Le strutture per l’infanzia
sono importanti non solo per l’equilibrio vita-lavoro,
ma contribuiscono con il loro specifico apporto anche
all’educazione dei bambini. Offrono un contributo decisivo per le pari opportunità per quanto riguarda le
possibilità di vita e di apprendimento e l’integrazione
dei bambini. Strutture per l’infanzia in grado di svolgere questa funzione educativa e d’integrazione devono essere garantite in tutti i paesi europei.
Sostegni specifici per le famiglie monoparentali
Vi è un urgente bisogno di dare un supporto specifico
alle famiglie monoparentali, che secondo le ricerche
sono sottoposte a una pressione economica maggiore rispetto alle famiglie con due genitori. Sono colpite in maniera particolarmente pesante dalla povertà,1 e anzi una
famiglia monoparentale su tre rientra nella categoria dei
lavoratori poveri. Sarebbero utili supporti economici
specifici per venire incontro alle loro esigenze, come ad
esempio il servizio di assistenza diurno.
Aspetti legati al genere
Nonostante il fatto che negli ultimi anni l’UE e alcuni
dei suoi stati membri si siano concentrati sulla discriminazione di genere, gli svantaggi legati al sesso hanno ancora un peso significativo nel mercato del lavoro e in
particolare nel campo della politica familiare. Donne e
uomini sono ugualmente interessati da queste disuguaglianze, ma in modi diversi. Squilibri di genere nella vita
lavorativa hanno conseguenze per la vita familiare. Le famiglie dovrebbero essere libere di decidere come gestire
i compiti familiari senza dover affrontare gravi conseguenze (ad esempio riduzione di reddito) nella loro vita
lavorativa in conseguenza della loro decisione.
Combattere la discriminazione contro le donne
Molta parte della discriminazione contro le donne
è conseguenza delle separazioni familiari, dal momento che in questi casi per lo più le donne si trovano
a doversi assumere la responsabilità principale nell’educazione dei figli. La genitorialità vissuta da soli è
già sufficientemente difficile, senza dover anche far
fronte a ulteriori svantaggi materiali e sociali. Inoltre le
donne sperimentano la discriminazione a motivo di retribuzioni più basse e del fatto che le pensioni di solito
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non tengono conto del tempo dedicato all’educazione
dei figli. Gli squilibri salariali basati sul genere e non
ancora superati devono essere corretti. In tutta Europa
le donne guadagnano in media il 17,8% in meno degli
uomini e in alcuni paesi il divario retributivo di genere
si sta in realtà allargando. Esso è legato a una serie di
fattori giuridici, sociali ed economici che vanno ben
oltre la semplice questione della parità di retribuzione
a parità di lavoro. Ciò ha varie conseguenze per il ruolo
della donna nella vita familiare.
Inoltre i tradizionali ruoli di genere implicano che
le donne spesso non abbiano le stesse opportunità e libertà degli uomini. Con alcuni cambiamenti nel sistema pensionistico e regole migliori per il congedo di
maternità e quello parentale, la discriminazione contro
le donne potrebbe essere ridotta. Comunque non è solo
una questione di cambiamenti strutturali, ma anche di
consapevolezza e di volontà da parte di tutta la società
di ridurre gli squilibri esistenti. Gli uomini che vogliono
investire più tempo nella loro famiglia dovrebbero poterlo fare. Questo è possibile solo se le aziende iniziano
a sviluppare modelli flessibili anche per l’uomo (parttime, lavoro ripartito, estesi anche a chi occupa posizioni dirigenziali ecc.). Ciò è necessario se vogliamo
garantire che la conciliazione tra lavoro e vita familiare
non sia più responsabilità solo delle donne e che le
donne non siano svantaggiate a causa della maternità.
Gli uomini, le donne e la società nel suo insieme sono
ugualmente responsabili nel creare le condizioni per
una vera uguaglianza nella vita familiare e lavorativa.
Le competenze sociali e organizzative acquisite attraverso il lavoro in famiglia dovrebbero essere pienamente riconosciute sia dai datori di lavoro sia dai
sistemi di protezione sociale. Ciò implica che le Chiese
promuovano e sostengano un cambiamento culturale,
per cui gli uomini diventino sempre più abituati ad assumere responsabilità e oneri familiari.
Congedo parentale a prescindere dal genere
La KEK sollecita l’introduzione di un congedo parentale neutro rispetto al genere. Le Chiese in Europa
accolgono le proposte di dare a entrambi i genitori
contemporaneamente un tempo di congedo lavorativo
al momento della nascita di un figlio e di sostenere modelli di buone pratiche, tra cui la possibilità che entrambi o uno dei genitori lavorino meno ore, per dare
spazio alla famiglia. Ciò implica una maggiore flessibilità nella paternità e nei congedi parentali, compresa
la possibilità di prendere la paternità, la maternità o il
congedo parentale in giorni, settimane e periodi più
lunghi, con la possibilità di un lavoro che per un certo
periodo diventi part-time come opzione aggiuntiva.
Inoltre l’aumentare del numero degli uomini che usufruiscono del congedo familiare e per un tempo più
prolungato, più flessibile e meglio pagato sarebbe in
sintonia con comportamenti genitoriali che in molti
casi si sono allontanati dai ruoli più tradizionali. Le
aziende e le politiche dovrebbero incoraggiare i giovani padri a lavorare in famiglia e fare in modo che
questo non abbia conseguenze negative per le loro posizioni e carriere. Il congedo dei padri dovrebbe essere
considerato un supplemento al congedo delle madri,
fornendo così un ulteriore sostegno per la famiglia.
Formazione a una buona genitorialità
I genitori oggi devono affrontare aspettative crescenti in materia di educazione dei figli. La responsabilità nei confronti dei bambini e dei ragazzi ora
richiede ai genitori di acquisire sempre più competenze. In alcuni questo genera sentimenti di insicurezza
personale nell’educazione dei loro figli. I genitori sono
alla ricerca di orientamento e di sostegno. I programmi
per una buona genitorialità sottolineano l’importanza
del ruolo dei genitori nell’educazione dei loro figli. Per
garantire la riuscita dell’educazione dei figli, le famiglie hanno bisogno di essere sostenute in quanto luoghi
stabili, protetti, responsabili, in cui si sperimenta la
cura e l’esperienza religiosa. Servizi di formazione e di
consulenza, cura ed educazione sono le aree essenziali
per sostenere sia i genitori sia i bambini. Insegnare alle
famiglie a fare un uso migliore del loro tempo è un
altro aspetto della formazione per i genitori.
Un’altra parola chiave è il coraggio. Giovani genitori che hanno coraggio riescono ad affrontare circostanze difficili. Sono quindi preferibili servizi per la
famiglia che supportino i genitori nel loro ruolo, piuttosto che li sostituiscano.
La KEK incoraggia un ambizioso ampliamento
dell’offerta di formazione genitoriale e familiare, di
consulenza e di aiuto alla famiglia. Le Chiese membri
sollecitano l’integrazione di questi servizi di accompagnamento alla vita nelle strutture per l’infanzia e nelle
scuole, essendo questi i luoghi in cui i genitori possono
essere più facilmente raggiungibili. Le Chiese in Europa daranno continuo sostegno ai genitori nel loro
compito di far crescere i figli secondo valori solidi.
Occorre dare grande priorità anche alla formazione
dei genitori nel settore economico. Per vivere una vita
normale ed essere in grado di accedere ai servizi finanziari, i genitori hanno bisogno di conoscenze finanziarie
e competenze pratiche, oltre alla consapevolezza sociale.
Tutti questi aspetti della buona genitorialità possono contribuire al miglioramento delle condizioni di
vita e della qualità della vita familiare. Il consentire ai
genitori di offrire cure amorevoli è raramente considerato importante tanto quanto il sostegno materiale,
pertanto la KEK intende sensibilizzare l’opinione pubblica su questa sfida.
Equilibrio tra lavoro e vita privata
L’equilibrio tra lavoro e vita privata è un problema
per tutti i lavoratori, non solo per quelli con figli. Le
politiche in materia devono essere viste in un contesto
ampio: esse sono importanti per gli individui, per le
1
Cf. EUROBAROMETRO, Poverty and Social Exclusion Report,
2010, 30.
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famiglie e per le comunità, oltre che per l’economia
europea.
La cultura dell’orario di lavoro prolungato non ha
di certo favorito le famiglie, poiché le donne hanno ancora il maggior carico di responsabilità nell’educazione
dei figli. Per aiutare le persone a raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata nell’interesse
della vita familiare è richiesta una serie combinata di
politiche sull’infanzia, la maternità e paternità, il sostegno fiscale per coloro che offrono cure non retribuite, sugli orari di lavoro flessibili, le pause nella
carriera, l’assistenza agli anziani, la regolamentazione
degli orari di lavoro e l’eliminazione delle penalizzazioni sulle pensioni o sulle condizioni di servizio per
coloro che utilizzano alcune di queste misure.
Flessibilità nella vita lavorativa
La flessibilità nella vita lavorativa può dare ai genitori, soprattutto ai padri, una possibilità maggiore di
plasmare la propria vita e dovrebbe ridurre il rischio
che i genitori di bambini piccoli paghino nella carriera
lo scotto del loro lavorare in modo flessibile. Gli stati
membri dell’UE dovrebbero fornire un quadro giuridico per condizioni di lavoro più flessibili per le donne
e per gli uomini, consentendo loro di svolgere il loro
ruolo nella vita familiare e nella cura dei bambini, così
come nel volontariato sociale, senza perdere la continuità nella sicurezza e nei servizi sociali. Il confronto
tra le esperienze nei vari stati membri mostra che politiche stabili per una migliore conciliazione tra lavoro
e vita familiare hanno un influsso positivo sulla costituzione della famiglia da parte delle giovani coppie.
Alleanze locali
Formare alleanze tra abitanti del territorio e imprese
è un modo importante per raggiungere un migliore
equilibrio tra lavoro e vita privata. Il principio di tali alleanze locali è quello di collegare le imprese locali o regionali alle famiglie che lavorano presso di loro o che vivono nelle vicinanze, in modo da aiutarle a raggiungere
un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Ciò si ottiene principalmente attraverso l’introduzione di orari di
lavoro più flessibili o fornendo servizi aggiuntivi di assistenza all’infanzia in prossimità del luogo di lavoro. È importante, tuttavia, che queste nuove alleanze non sostituiscano i servizi sociali ben funzionanti già in loco.
Domeniche libere
Un elemento importante per un sano equilibrio tra
lavoro e vita privata è mantenere la domenica libera dal
lavoro. La domenica dovrebbe essere riconosciuta in
tutta Europa come una giornata in cui le famiglie
stanno insieme e condividono le esperienze, oltre a essere un momento di recupero. Questo non è solo l’applicazione cristiana del terzo comandamento, relativo
al rispetto del sabato, ma aiuta anche a promuovere la
coesione sociale, dando alle persone del tempo da trascorrere insieme, un’esperienza che peraltro è condivisa
da ricchi e poveri. Così ogni giorno di riposo settimanale, ogni domenica, è un richiamo al bisogno di tempo
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di condivisione e di uguaglianza, e di rinnovamento
come volontà di Dio per tutti.
Migrazione e ricongiungimento familiare
La migrazione si traduce spesso nella divisione delle
famiglie, sia perché un membro della famiglia emigra
in un altro paese per lavorare, sia perché la famiglia è
lacerata per una fuga o un’espulsione, nel qual caso i
membri della famiglia possono trovarsi sparsi in diversi
paesi. Se il ricongiungimento familiare non è possibile,
i bambini sono spesso le prime vittime: essi possono essere affidati a persone che conoscono appena e crescono in un contesto sociale in cui l’amore dei propri
genitori e l’educazione materna o paterna sono assenti.
Le Chiese in Europa hanno sottolineato a più riprese
che il ricongiungimento familiare deve essere parte integrante di ogni politica migratoria coerente.
La Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la
Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia rendono obbligatoria la salvaguardia e la protezione delle
famiglie. L’età del bambino al momento della domanda dovrebbe essere un fattore importante nelle decisioni in materia di ricongiungimento familiare.
Dovrebbe essere accettato come un principio fondamentale che i figli minori devono poter vivere con le
loro famiglie.
Le famiglie immigrate devono affrontare numerose
difficoltà quando cercano di integrarsi in una nuova
società. La dimensione familiare dell’integrazione ha
spesso ricevuto un’attenzione inadeguata. Le Chiese in
Europa sostengono pertanto misure per aiutare le famiglie immigrate in situazione di esclusione sociale. Ci
dovrebbero essere, ad esempio, strumenti specifici per
aiutare i bambini appartenenti a un contesto di immigrazione a conoscere la cultura del paese ospitante,
come ad esempio corsi di lingua, classi bilingui e insegnamenti speciali per il recupero scolastico, oltre che
misure per evitare o superare l’esclusione. Allo stesso
tempo tali misure dovrebbero essere concepite in modo
tale da favorire il dialogo tra le diverse culture, religioni
e tradizioni nelle società europee. L’integrazione deve
sempre essere un processo reciproco.
5. Promuovere l’interesse superiore del bambino
Diritti fondamentali dei bambini
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia è il
primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che copre l’intera gamma dei diritti umani per i
bambini, tra cui i diritti civili, culturali, economici, politici e sociali. Essa si basa sulla constatazione che i
bambini hanno bisogno di protezione giuridica specifica. Una protezione di questo tipo si riflette anche
nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che promulga un diritto specifico per la protezione e la cura
del benessere dei bambini e sottolinea che «in tutti gli
atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità
pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore
del bambino deve essere considerato preminente».2
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Poiché i bambini sono i membri più vulnerabili
della società, hanno bisogno di particolare attenzione
e tutela. Come gli adulti hanno bisogno di cibo, alloggio, vestiario, assistenza sanitaria e benessere emotivo,
e devono inoltre essere protetti dal lavoro forzato, dallo
sfruttamento e dalla violenza fisica, emotiva e sessuale.3
Le società europee dovrebbero essere luoghi in cui i
bambini sono ascoltati, ricevono un senso di appartenenza, sono nutriti e tenuti al sicuro, e in cui i genitori
e coloro che lavorano con i bambini sono sostenuti e
incoraggiati.
Uguaglianza nell’istruzione
Le relazioni, gli orientamenti e le competenze che
i bambini maturano nella vita familiare quotidiana
sono la base determinante per il loro sviluppo personale
e svolgono un ruolo decisivo nel rendimento scolastico,
nella motivazione e nella capacità di apprendimento. In
tutti i paesi europei, la famiglia di origine ha un peso
decisivo sulle opportunità educative dei bambini, sulle
loro possibilità di partecipare alla vita della società e di
sviluppare i propri doni e talenti.
Servizi orientati ai bambini
L’impegno per l’istruzione dei giovani deve essere rafforzata a tutti i livelli in modo che gli svantaggi dovuti al
contesto sociale possano essere superati. I servizi centrati
sul bambino devono vedere i bambini e i giovani nel quadro di tutte le loro relazioni e del loro coinvolgimento
con la comunità più ampia. La KEK sostiene lo sviluppo
di sistemi scolastici e di metodi d’istruzione innovativi,
articolati per aiutare ogni bambino a raggiungere la sua
piena realizzazione come individuo.
Giustizia partecipativa e istruzione precoce
Per le Chiese si tratta di una questione di giustizia
partecipativa il permettere a tutti di contribuire alla società. La dottrina sociale cristiana riconosce che le persone sono diverse, hanno capacità diverse, e che alcuni
riescono più di altri. Ma non accetta una società in cui
gli individui non beneficino di uguali possibilità di partecipazione. Qualora vi siano delle limitazioni troppo
gravose, è dovere della società nel suo insieme permettere ai bambini di vivere la propria vita con dignità.
In particolare le Chiese membri della KEK sostengono i programmi educativi che intensificano l’istruzione fin dalla più tenera età. L’importanza dell’istruzione – e non solo della cura – per i più piccoli è
evidente. È ampiamente riconosciuto che offrire sostegno adeguato per i bambini da 1 a 3 anni può in seguito risparmiare costi elevati per la società, perché garantisce prestazioni migliori a scuola, una salute
migliore, il contatto con le famiglie in difficoltà e una
migliore integrazione dei migranti. Il miglioramento
della qualità pedagogica dei servizi per l’infanzia e
delle scuole contribuisce a garantire pari opportunità
a tutti i bambini. Inoltre la strutturazione di servizi per
2
Carta dei diritti fondamentali dell’UE, art. 24, 2; Regno-doc.
19,2000,634.
l’infanzia per l’intero arco della giornata permette di
avere a che fare con i bambini e i ragazzi, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, in modo olistico, considerando il loro sviluppo spirituale, emotivo, sociale e fisico nel suo complesso.
Costruire la cittadinanza
Infine, ma non secondario, è auspicabile che i bambini siano aiutati a sviluppare le capacità per vivere e
un senso di cittadinanza, insegnando loro a esercitare
una partecipazione democratica attiva. Molti giovani fanno fatica a partecipare pienamente alla vita delle società
europee. Misure che incoraggino il coinvolgimento dei
giovani nei processi decisionali possono contribuire a eliminare la discriminazione e lo sfruttamento. Opportunità di lavoro creativo e appropriato dovrebbero essere legalmente e socialmente accessibili per i giovani.
L’istruzione e la formazione permanenti, la salute, lo
sport, l’autonomia dei giovani e la mobilità ne sono presupposti necessari.
Lotta contro la violenza e gli abusi
Troppo spesso, in passato così come oggi, le famiglie sono vissute come luoghi di violenza e di oppressione, piuttosto che di forza e di sostegno. L’incidenza
e gli strascichi della violenza sui minori sono enormi,
di gran lunga maggiori di quanto la maggior parte
delle persone sia disposta a considerare. Le agenzie di
volontariato o pubbliche vedono una continua richiesta di servizi per aiutare adulti che sono stati oggetto di
violenza sessuale infantile, che di solito ha avuto luogo
all’interno della famiglia. La violenza familiare e gli
abusi in tutte le loro forme sono una grande minaccia
verbale, psicologica, fisica e sessuale e sono gravemente
dannose per la coesione della comunità umana.
Le Chiese in Europa invitano le autorità a fornire,
oltre a consiglio e supporto, un ambiente sicuro per le
vittime. È irrealistico e pericoloso aspettarsi che individui colpiti da violenza vivano sotto lo stesso tetto di
chi abusa di loro. Tutti devono rendersi conto che dove
non c’è sicurezza nel matrimonio non c’è santità; in
altre parole, chi commette violenza infrange le promesse matrimoniali. È importante far sì che le parti deboli in tali rapporti escano dalla loro situazione di
dipendenza e siano messe in una situazione di protezione e sostegno. È vitale lavorare anche con i figli di
genitori il cui rapporto è degenerato in violenza. Il
grande compito delle Chiese e della società è di prevenire questa disfunzione delle famiglie. Le Chiese riconoscono anche la propria responsabilità riguardo la
violenza e l’abuso. Devono prendere misure specifiche
per fare in modo che la pedofilia non possa avvenire
nel contesto ecclesiale. I colpevoli devono essere portati
in giudizio indipendentemente dalla persona interessata o dalla posizione ricoperta. Tutti i membri della
società devono essere opportunamente protetti dalla
violenza sessuale e di ogni genere.
3
Cf. ivi, art. 32; Regno-doc. 19,2000,635.
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Rapporto responsabile con i media
Le tecnologie moderne d’informazione e comunicazione hanno portato a un notevole allargamento dell’accesso all’informazione e della possibilità d’interazione sociale.
Come tutte le tecnologie, tuttavia, anche quelle dell’informazione e della comunicazione possono essere
usate bene o male. Una gran parte del tempo dei giovani è occupato da televisione, computer, cellulare ecc.,
e ciò accade spesso in modo acritico, con un diluvio
d’immagini e informazioni che possono superare la capacità umana di gestirle. Questo può portare a richieste eccessive e a un sovraccarico sensoriale, sia nei
bambini sia anche negli adulti.
È necessario da un lato favorire l’uso didattico delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e
d’altra parte criticare i prodotti mediatici che rischiano
di ferire la mente e l’anima di bambini e ragazzi. La
KEK chiede l’istituzione di meccanismi di controllo efficaci, in particolare nei confronti dei fornitori privati.
Le Chiese in Europa sostengono i programmi educativi
per la sensibilizzazione sui media come mezzo per attrezzare i giovani a un approccio ai media sicuro, creativo e critico.
6. Giustizia intergenerazionale
e cura degli anziani
La società europea è ambivalente rispetto all’invecchiamento. Da una parte esso è percepito come una
perdita, un allontanarsi dal meglio della vita, un grave
problema demografico, un salasso per l’economia e
una minaccia che rischia di travolgere il sistema sanitario. Dall’altra è visto come il tempo della maturità e
della saggezza, una liberazione dallo stress della vita
lavorativa, un tempo di realizzazione di sé e di serenità, e un’opportunità per trasmettere potere e conoscenza alla generazione successiva.
Le Chiese cristiane in Europa cercano di presentare
una visione di invecchiamento attinta dai valori cristiani.
L’invecchiamento non deve essere ridotto a un fenomeno sociale negativo. Vi è la necessità di recuperare il
senso del valore dell’età per il buon funzionamento della
società, per la creazione di reti sociali e per la realtà della
vita quotidiana. Questo significa trovare una visione spirituale e sociale per la convivenza tra le generazioni. La
Bibbia sottolinea spesso la necessità di rispettare le persone anziane. Da un punto di vista cristiano, il fatto di
essere vecchi o di aver terminato la propria vita lavorativa non influisce sulla dignità di una persona. Il rispetto
per gli anziani significa quindi anche stimolare l’amor
proprio degli anziani stessi.
e abitazioni adeguate nel contesto delle comunità esistenti. Sono necessarie politiche e programmi sociali
che garantiscano il rispetto e la dignità delle persone
anziane.
In alcuni paesi europei i sistemi pensionistici non
sono ancora imparziali per quanto riguarda la condivisione dei compiti genitoriali nelle famiglie. Così solo
i genitori che esercitano un’attività remunerata possono avere accesso alla pensione, mentre i genitori che
restano a casa per allevare i figli non saranno in grado
di rivendicare una pensione. L’effetto di tali regimi
pensionistici è quello di discriminare le donne. I tempi
di congedo parentale devono essere computati nei sistemi pensionistici e lo stato dovrebbe riconoscere il
particolare contributo per la società dei genitori che allevano i figli.
Inoltre i sistemi pensionistici devono essere sostenibili
e garantire la giustizia intergenerazionale attraverso
un’equa ripartizione dei costi per l’assistenza sanitaria.
Cambiamenti nel sistema pensionistico richiederanno
che le società europee cambino il proprio paradigma ossessionato dalla giovinezza. Da un lato l’attuale applicazione delle età di pensionamento obbligatorio può
comportare una discriminazione nei confronti delle persone anziane e uno spreco delle loro capacità. Economicamente non ha senso escludere dal lavoro persone
che vorrebbero continuare a lavorare, sprecando così le
loro competenze, le loro conoscenze e la loro esperienza.
Per queste ragioni, le Chiese e le organizzazioni sociali cristiane sono favorevoli a procedure più flessibili e
graduali di pensionamento. Dall’altra parte, l’evoluzione
delle normative previdenziali deve prendere molto seriamente in considerazione gli oneri diversi sostenuti
dalle persone nel corso della loro vita lavorativa. In molti
ambiti lavorativi, l’introduzione di un’età pensionabile
più precoce è stato un importante passo avanti nella protezione sociale e della salute dei lavoratori. Un pensionamento più flessibile non deve tradursi in standard
inferiori di protezione sociale. Va inoltre tenuto presente
che, secondo le indagini sociali, molti anziani non vogliono lavorare più a lungo, ma fare uso della «terza età»
per altre attività in famiglia, nel tempo libero o nel volontariato. Una liberalizzazione dell’età pensionabile
deve anche tener conto della situazione attuale del mercato del lavoro. Non è auspicabile che le persone anziane debbano lavorare più a lungo, mentre i giovani
restano disoccupati.
Infine non dovrebbe più essere sostenuta dagli stati
membri la tendenza in corso nelle grandi aziende, e in
alcuni paesi anche nella funzione pubblica, di mettere
in pensione anticipata gli anziani indipendentemente
dalle loro capacità e dalle scelte personali.
Cura e sostegno
Sicurezza e flessibilità
Le Chiese membri della KEK sostengono le politiche sociali che integrano gli anziani nella vita della comunità, ivi compresi redditi adeguati, l’aumento e la
non discriminazione circa le opportunità di lavoro, opportunità di formazione e servizio, assistenza medica
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Le Chiese cristiane in Europa ritengono che gli individui e le società dovrebbero trattare gli anziani fragili con particolare cura. Gli anziani e molto anziani
sono un gruppo in rapida crescita nella società, al
punto che saranno necessari nuovi approcci creativi all’assistenza sociale e sanitaria.
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A CURA DI
Nuovi modi di cura
Gli anziani avranno bisogno di assistenza, ma il loro
bisogno di cura sarà molto vario, ad esempio, in termini di aiuti per la vita quotidiana, di possibilità di
svago, di cure temporanee dopo periodi di ospedalizzazione, prestazioni di day-hospital, case di cura a
breve termine, assistenza sostitutiva per alleviare i familiari, ecc. Tutto ciò implicherà sviluppare infrastrutture, nonché ottimizzare le risorse umane attraverso
una migliore formazione professionale e lo sviluppo di
nuove professioni. I programmi dell’UE per la garanzia della qualità e lo sviluppo di programmi in materia
d’istruzione e formazione professionale (Processo di
Copenaghen) e di un quadro comune in materia di
istruzione superiore (Processo di Bologna) dovrebbero
contribuire alla costruzione di standard più elevati
nelle professioni di cura.
La vecchiaia non deve essere vista esclusivamente
come un processo di declino. L’invecchiamento non è
solo un processo biologico, ma anche psicologico e culturale, che può avere anche elementi di crescita positivi. È compito di tutti gli attori in una società sostenere
questi aspetti positivi dell’invecchiamento in modo da
arrivare a una nuova cultura del vivere insieme in una
società che invecchia.
ENZO BIEMMI
I fondamentali
della catechesi
Il Credo, i sacramenti,
i comandamenti, il Padre nostro
Servizi sociali
Le Chiese e le organizzazioni diaconali hanno accumulato una lunga esperienza nell’offrire servizi sociali. Hanno cominciato a sviluppare e fornire servizi
in risposta ai bisogni della società molto prima dello
sviluppo dello stato sociale. In tutti i paesi europei le
Chiese e le realtà ecclesiali forniscono servizi di assistenza per le persone anziane. Il modo in cui questo
viene fatto oggi dipende dal quadro normativo vigente
in ciascuno stato membro circa le organizzazioni di assistenza sociale in generale e per quelle delle Chiese.
La stretta cooperazione tra le autorità pubbliche e gli
organismi della società civile che forniscono servizi
contribuisce a mantenere una qualità elevata dei servizi
di assistenza.
I
frutto del lavoro sperimentale quadriennale
svolto dall’équipe delle settimane formative di
Siusi allo Sciliar (BZ). Le grandi sintesi della fede
cattolica sono rivisitate ricollegando ogni tema
alle Scritture e alla vita delle persone. A riflessioni
Solidarietà tra le generazioni
antropologiche, bibliche, teologiche, spirituali e
Se le società europee vogliono superare le sfide demografiche hanno bisogno di sviluppare una nuova
cultura della solidarietà tra le generazioni. Le Chiese in
Europa riconoscono l’importanza di rafforzare gli
sforzi dell’UE nei settori dell’economia e dell’occupazione, ma ancora di più va considerata l’importanza
della coerenza globale delle politiche nell’UE. Un
nuovo sforzo deve essere fatto alla luce dei valori che
integrano le dimensioni etiche, sociali ed economiche.
Le Chiese membri della KEK, pertanto, sostengono
gli sforzi politici per integrare la sostenibilità in tutte le
politiche e le iniziative dell’UE.
pastorali si affiancano laboratori per un corso base
rivolto ai catechisti.
«ITINERARI DI FEDE»
IL SECONDO ANNUNCIO
La grazia di ricominciare
Le Chiese in Europa sono critiche verso le tendenze contemporanee che valorizzano le persone in
primo luogo sulla base dell’età, dell’attrattiva, della
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salute, della produttività economica e dell’indipendenza. In definitiva, solidarietà tra le generazioni significa equa partecipazione e pari opportunità per le
diverse generazioni. La giustizia tra le generazioni impone di riconoscere il potenziale di ciascuna, di valorizzarlo e di farli convergere. Come già accennato,
sistemi pensionistici sostenibili e un’equa ripartizione
dei costi di assistenza sanitaria sono elementi fondamentali della solidarietà tra le generazioni.
Le persone anziane hanno molti modi per contribuire alla vita delle loro famiglie, delle comunità e
della società in generale. Coloro che sono in grado di
farlo, spesso offrono sostegno ai figli e nipoti, ad altre
persone più giovani o ad associazioni di beneficenza.
Questo può includere sostegno economico o offrire
aiuti per alleviare lo stress della vita quotidiana e del
lavoro, per esempio aiutando i giovani genitori a integrare meglio lavoro e vita familiare.
Incoraggiare significa incontrare con rispetto
L’esperienza e la saggezza che gli anziani hanno
accumulato e imparato per tutta la vita è un tesoro il
cui valore è spesso sottovalutato o non riconosciuto
da tutti, ma che è comunque di grande beneficio per
la società nel suo complesso. Incoraggiare gli anziani
a utilizzare le loro capacità specifiche è un modo di
DIRETTORE RESPONSABILE
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CAPOREDATTORE PER ATTUALITÀ
Guido Mocellin
CAPOREDATTORE PER DOCUMENTI
p. Marco Bernardoni
SEGRETARIA DI REDAZIONE
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Brunelli / Alessandra Deoriti / p. Alfio
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p. Marcello Matté / Guido Mocellin /
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Torresin / Mariapia Veladiano
EDITORE
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N. 2237 del 24.10.1957.
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Editoriale Dehoniano.
Chiuso in tipografia il 4.9.2013.
Il n. 14 è stato spedito il 7.8.2013;
il n. 13 il 18.7.2013.
In copertina: Rio de Janeiro, 22 luglio:
cerimonia di apertura della GMG sulla
spiaggia di Copacabana (foto di SicilianiGennari per l’agenzia SIR, 24.7.2013)
L’editore è a disposizione degli aventi diritto che non è
stato possibile contattare, nonché per eventuali e involontarie inesattezze e/o omissioni nella citazione delle
fonti iconografiche riprodotte nella rivista.
mostrare loro profondo rispetto. È importante che le
giovani generazioni incoraggino gli anziani ad avere
un ruolo attivo. Poiché hanno vissuto più a lungo, le
persone anziane possono contribuire a creare e mantenere un senso di appartenenza, del sentirsi a casa
da qualche parte nel tempo e nello spazio.
Coabitazione intergenerazionale
Il concetto di coabitazione intergenerazionale dovrebbe essere ulteriormente sviluppato e implementato. La coabitazione intergenerazionale implica l’interazione tra i programmi sociali che impegnano e
sostengono tutte le età, migliorando la vita dei bambini, dei giovani e degli adulti più anziani. È stato dimostrato che le attività condivise migliorano la salute
mentale e fisica, la socializzazione delle persone, la
loro autostima, aumentano l’indipendenza personale
e migliorano gli atteggiamenti verso le altre generazioni. Aiutano nei bambini e nei giovani lo sviluppo di
abilità sociali aggiuntive, un più basso livello di aggressività, minor uso di droghe, maggiore stabilità e
migliore rendimento scolastico. Schemi abitativi intergenerazionali favoriscono programmi condivisi di
servizi sociali che aiutano l’interazione tra le generazioni e allo stesso tempo forniscono strutture separate
per le diverse fasce di età. Coabitazioni di questo tipo
forniscono un contesto in cui generazioni diverse possono lavorare insieme per trovare un terreno comune
e per esplorare i valori di ogni generazione.
7. Conclusione
La misura di tutte le nostre azioni è la dignità
umana, che è alla base dei diritti umani, e che i cristiani vedono in ogni persona umana come fatta a
«immagine di Dio», portatrice di una dignità inalienabile, indipendentemente dal sesso, dalla razza o
dall’età. Le Chiese in Europa ritengono che la famiglia sia una comunità umana di base attraverso cui le
persone sono nutrite e sostenute nell’amore reciproco,
nella responsabilità, nel rispetto e nella fedeltà. In
questa luce, le famiglie possono essere viste come
scuole di umanità. Insegnano alle persone a riconoscere i propri limiti e debolezze e a tollerare quelle
degli altri.
La società ha bisogno di persone cresciute in un
ambiente protetto ed educate sapientemente. Bambini e adulti hanno bisogno della famiglia come un
luogo in cui imparare come comportarsi in società e
dove sperimentare disponibilità e affidabilità assolute.
Se devono affrontare tutti i loro compiti e reggere
tutte le loro responsabilità, le famiglie hanno bisogno
che i singoli membri siano forti e resistenti, e che l’ambiente sociale sia positivo.
Chiese e parrocchie devono tenere conto della varietà della vita familiare di oggi e accettare le sfide
della famiglia nel contesto attuale. Le famiglie dovrebbero trovare nella Chiesa e nelle parrocchie locali un ambiente positivo.