Feudalità

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25/11/2009 |
Feudalità
Termine storiografico (ted. Lehnswesen) che indica i rapporti personali, regolati giuridicamente, tra un signore
feudale e un vassallo, con vaste ripercussioni sulle strutture politiche, militari ed economiche del ME europeo
(Società feudale). L'espressione Feudalesimo, spesso usata come sinonimo, va però nettamente distinta in
quanto costituisce un termine scientifico per una categoria storica universale. Il significato del termine feudo
(lat. beneficium, ted. lêhen) nel ME non comprendeva solo il beneficio vassallatico (o feudo) ma anche i
rapporti di dipendenza nei confronti di un signore fondiario o di un proprietario, mentre oggi gli specialisti
distinguono le relazioni feudo-vassallatiche (Feudo) dal Manso cittadino o rurale. Il feudum delle fonti lat.
deriva dall'espressione germ. fihu (da cui il ted. Vieh, cioè bestiame); solo in epoca carolingia il termine
assunse il significato ristretto di proprietà terriera concessa in beneficio.
L'infeudazione costituiva un atto giur. formale che comprendeva la cerimonia dell'omaggio (lat. homagium),
con cui il vassallo garantiva i suoi servizi e la sua obbedienza, il Giuramento di fedeltà (accompagnato dal
bacio feudale del vassallo nei territori della Francia e della Savoia) e infine l'investitura, risp. la concessione
del beneficio. Dopo la rottura del legame in seguito alla morte del signore (Herrenfall) o del vassallo
(Mannfall), gli eredi legittimi rinnovavano l'infeudazione. I doveri feudali comportavano per il beneficiario
l'assunzione di cariche onorifiche e consiliari alla corte, il servizio militare e la difesa armata dei castelli; il
signore doveva garantire il possesso del feudo e offrire la sua protezione. Il tradimento degli obblighi di
fedeltà al signore (fellonia) comportava per il vassallo la perdita del feudo. Se nell'alto ME potevano essere
feudatari solo esponenti dell'alta Nobiltà, in seguito vennero concessi feudi anche a ministeriali e a borghesi.
La dottrina giur. medievale (Specchio sassone, Specchio svevo) elaborò una gerarchia di rapporti vassallatici,
definendo la cosiddetta piramide feudale su sette livelli o "insegne" (Heerschildordnung). Nel tardo ME si
giunse a una commercializzazione della feudalità (rendite in denaro, feudi-rendita).
1 - Le origini
La feudalità franca, che già nel VI e VII sec. era costituita da un elemento personale e da uno materiale, si
sviluppò da due differenti basi. Da un lato derivò dalla protezione concessa dal re a uomini liberi che si erano
posti al suo servizio; indizi sull'originaria condizione servile del feudatario sono infatti i termini delle fonti lat.
vassus e vassallus che derivano dall'espressione galloromana gwas (servo), ma anche la cerimonia
dell'omaggio, dove il vassallo poneva le mani giunte fra quelle del signore, e il rilievo dato al dovere
dell'obbedienza. D'altra parte vi fu una continuità con l'istituto germ. della Gefolgschaft (gruppo di guerrieri
liberi vincolati volontariamente al servizio di un capo), che sottolineava la lealtà reciproca fra vassallo e
signore, il che contribuì nell'VIII sec. a valorizzare sul piano sociale il Vassallaggio.
Oltre al rapporto giur. personale, ben presto assunse un ruolo importante il beneficio, oggetto
dell'infeudazione. Il beneficio deriva dalle donazioni terriere con cui i sovrani merovingi compensavano i
vassalli per il servizio militare prestato. In seguito alla riforma dell'esercito varata da Carlomagno crebbe
l'importanza militare dei vassalli: l'obbligo di servizio per tutti gli uomini liberi fu sostituito da quello per i soli
vassalli e i combattenti a cavallo divennero i guerrieri per antonomasia (Cavalieri). Il ceto vassallatico,
socialmente eterogeneo, comprendeva sia i vassalli del re sia quelli degli altri signori laici ed ecclesiastici. Nel
contempo avvenne anche la feudalizzazione delle cariche: i titolari di uffici regi (come conti e margravi) erano
vincolati al re da legami vassallatici, e anche le cariche e i beni connessi a queste ultime furono vieppiù
considerate come benefici. Già allora i feudi cominciarono a divenire ereditari (Diritto successorio), in quanto
ad essi furono applicate per analogia norme giur. valide per l'Allodio. Inoltre un numero sempre crescente di
vassalli cominciò a tenere feudi di più signori, e ciò tese a rendere autonomi gli oggetti stessi delle
concessioni in beneficio. L'ereditarietà del feudo tolse ai rapporti vassallatici l'originaria natura personale. Il
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feudo, che in origine veniva ceduto al vassallo affinché potesse disporre dei mezzi per prestare i servizi dovuti
al signore, divenne in seguito la componente reale in base alla quale il servizio era reso. La feudalità consentì
di coinvolgere anche la Chiesa nelle dinamiche di formazione degli Stati, in particolare per mezzo
dell'investitura a titolo di feudo di vescovi e abati.
Autrice/Autore: Franziska Hälg-Steffen / vfe
2 - Medioevo
Dopo la dissoluzione dell'Impero franco, la feudalità subì evoluzioni diverse negli ordinamenti successivi. La
prima metà del XII sec. segnò l'inizio di una nuova e consapevole politica feudale nell'Impero germ. Il diritto
feudale divenne fondamentale per attribuire le cariche pubbliche e quelle della Chiesa imperiale; secondo il
concordato di Worms (1122), che poneva fine alla lotta per le investiture e al sistema ecclesiastico ottoniano,
i principi imperiali ecclesiastici divennero vassalli regi solo per quanto riguarda i diritti signorili secolari, ma
ciò permise comunque di integrarli nel sistema giur. feudale dell'Impero. In Svevia la feudalizzazione poté
imporsi velocemente, visto che dall'XI sec. venne a mancare un potere ducale forte; un ceto di principi laici si
formò pertanto prima del 1200, e i ducati divennero mere circoscrizioni territoriali, che venivano concesse in
feudo direttamente dal re. Diversamente dai monarchi inglesi e franc., gli Hohenstaufen non riuscirono
tuttavia a creare uno Stato pienamente feudale; la lotta per il trono con i Guelfi accelerò il declino del potere
regio.
Nel tardo ME ne risultò una situazione favorevole allo sviluppo delle Signorie territoriali: al regime feudale
dell'Impero se ne affiancò un altro, quello dei territoria principeschi che si andavano formando allora. Il
legame dei vassalli al territorio è espressione di una politica che cercava per mezzo di vincoli giur. feudali di
consolidare internamente, ingrandire e compattare le terre del principe. Strumento importante in tal senso
era il feudo oblato, proprietà allodiale ceduta dal proprietario/detentore per ragioni economiche o politiche a
un potente e da quest'ultimo concessa in seguito sotto forma di feudo. Questi nuovi legami feudali favorirono
l'assoggettamento alle signorie territoriali che si stavano sviluppando. Verso il tardo ME nel regime feudale si
affermò il concetto di territorialità: il legame personale fra signore e vassallo passò in secondo piano, mentre
si stabilì un rapporto più stretto fra il territorio e i vassalli che vi possedevano beni. I titolari di una sovranità
territoriale cercarono di eliminare all'interno del territorio i diritti feudali di altri signori. Verso il 1300 il
carattere della feudalità era pertanto mutato: nell'organizzazione amministrativa e giudiziaria si affermarono
nuove forme giur., mentre diminuì l'importanza dell'aspetto militare. La feudalità non aveva tuttavia perso del
tutto, come sosteneva la storiografia meno recente, il suo ruolo nella gestione del potere: le clausole di
prelazione spesso cit. nei documenti giur. di infeudazione, il mantenimento per il signore del diritto di riscatto,
la riassegnazione a terzi dei feudi vacanti e la prassi di concedere feudi-rendita mostrano chiaramente che
anche nel XIV e XV sec. i sovrani riponevano ancora certe aspettative nel legame feudale. Quest'ultimo
divenne un ostacolo soltanto nel XVII sec., quando l'Assolutismo cercò di conferire unitarietà ai territori
soggetti.
Autrice/Autore: Franziska Hälg-Steffen / vfe
3 - La feudalità in Svizzera
In Svizzera la feudalità esercitò un influsso molto minore che in Germania o in Francia. La presunta
sottomissione volontaria di numerosi nobili ai conti von Kyburg, menz. dalla storiografia di un tempo, è
contestata dalle recenti ricerche; di fatto non si sa praticamente nulla di tali legami feudali. L'importanza della
feudalità per l'affermazione della signoria territoriale asburgica nell'Austria anteriore è oggetto di valutazioni
diverse da parte degli studiosi. Gli Asburgo nel XIII sec. avevano ampliato notevolmente la loro cerchia di
vassalli (spec. nella Svizzera nordoccidentale), ma all'inizio del XIV sec. non erano quasi più in grado di
controllare e affermare i propri diritti signorili sull'insieme dei feudi. Sono indicativi al proposito gli atti di
ricognizione e l'urbario degli Asburgo. Allo stato attuale delle ricerche (molto diverso a seconda della zona), si
può però supporre che la signoria austriaca cercasse perlomeno di rafforzare il proprio dominio territoriale in
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certe aree (per esempio tra Rothenburg e Wolhusen) per mezzo di legami feudali più stretti. Questi tentativi
non ebbero tuttavia un seguito. L'elenco dei feudi stilato nel 1361 alla Dieta del duca Rodolfo IV mostra già
chiaramente un'evoluzione sfavorevole per la feudalità nell'Austria anteriore: i vassalli erano in gran parte
cittadini o contadini benestanti, e solo una minoranza faceva parte della nobiltà; i feudi erano troppo
frammentati nella loro estensione. Data la lontananza dal signore, i feudi dell'Austria anteriore non potevano
essere amministrati con sufficiente continuità per poter costituire una base per l'istituzione di un'efficiente
signoria territoriale. Il feudo divenne un elemento del vincolo con il signore a un livello sociale basso: costituì
cioè un capitale per i vassalli, senz'altro più interessati agli introiti che ne derivavano, piuttosto che ai propri
diritti e doveri nei confronti della signoria austriaca.
Nella Svizzera romanda la feudalità ebbe un'importanza maggiore rispetto ai territori germanofoni. Benché
dopo l'estinzione dei duchi von Zähringen cominciasse a diffondersi la proprietà allodiale, la nobiltà locale non
riuscì a conservare a lungo la sua immediatezza imperiale. Dopo il 1240 i signori vodesi, come già in
precedenza i vescovi di Losanna e di Ginevra, mediante il feudo oblato finirono in parte con il dipendere dai
Savoia. Nel XIII sec. Pietro II di Savoia cercò di sostituire i legami feudali con un sistema amministrativo
finemente organizzato (castellanie), che integrasse le singole signorie nella signoria territoriale savoiarda; ciò
fu realizzato solo a tratti. Dipendevano dai Savoia anche i conti risp. i signori de Gruyère, de Cossonay, de
Bioley, d'Estavayer, de Grandson e de Montagny. All'inizio del XV sec. (1403-09) Jean Balay, commissario per
il controllo dei diritti feudali nel Paese di Vaud, compilò un inventario dei beni concessi in feudo dai conti di
Savoia ai loro vassalli (La Grosse de la Rénovation des fiefs nobles du Pays de Vaud). Pertanto, mentre nella
Svizzera ted. l'ereditarietà dei feudi era già molto diffusa nel XIV sec., nei territori soggetti al dominio dei
Savoia era ancora possibile privare il vassallo del proprio feudo. La feudalità savoiarda disponeva di un
apposito tribunale ed era caratterizzata dall'istituto dell'omaggio ligio (homagium ligium), che creava un
legame più stretto tra signore e vassallo rispetto all'omaggio semplice (homagium planum), e dal rito
connesso del bacio (osculum). Infine la contea di Neuchâtel dal 1288 dipese, in quanto feudo, dai conti
borgognoni de Châlon.
Autrice/Autore: Franziska Hälg-Steffen / vfe
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
– A. Gasser, Entstehung und Ausbildung der Landeshoheit im Gebiet der Schweizerischen Eidgenossenschaft,
1930, 364-384
– T. Endemann, Vogtei und Herrschaft im alemannisch-burgundischen Grenzraum, 1967
– Sablonier, Adel
– G. Marchal, Sempach 1386, 1986, 29-59
– E. Tremp, «Feudale Gebärden im Spätmittelalter», in Fälschungen im Mittelalter, 3, 1988, 675-710
– G. Castelnuovo, L'aristocrazia del Vaud fino alla conquista sabauda, 1990
– K.-F. Krieger, König, Reich und Reichsreform im Spätmittelalter, 1992, 74-84 (con bibl.)
– H. K. Schulze, Grundstrukturen der Verfassung im Mittelalter, 1, 19953, 54-94 (con bibl.)
– B. Andenmatten La maison de Savoie et la noblesse vaudoise (XIIIe-XIVe s.), 2005
Autrice/Autore: Franziska Hälg-Steffen / vfe
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