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30/04/2014 |
Società feudale
Oggetto di intensi dibattiti storiografici - come d'altronde i concetti di Feudalesimo e di Feudalità - e nozionechiave della storia medievale, il concetto di società feudale pone tre grandi problemi di definizione. Un primo
interrogativo riguarda il senso e l'uso del termine: quale valore dare all'aggettivo "feudale", un'accezione
stretta e di natura giur. o una portata più ampia, sociale e mentale, nel solco delle teorie di Marc Bloch e
Georges Duby? Una seconda questione riguarda l'aspetto cronologico: quali sarebbero i sec. d'oro di questa
forma di società? Dal IX al XV sec., in effetti, i legami feudali non hanno la medesima importanza. Infine, le
implicazioni sociali: quali gruppi riflettono il carattere feudale della società medievale? Un dato sembra ormai
essere acquisito: non si può parlare di società feudale (Vassallaggio) laddove non sono presenti l'Omaggio, il
Feudo, la protezione del senior (o, in origine, della persona più anziana) e una rete vassallatica.
Nella Svizzera medievale, la terminologia feudale-vassallatica è chiaramente attestata sul lungo periodo, dai
vassalli del re (vassi dominici) dell'imperatore Carlo il Grosso nell'885 ai "cavalieri infeudati" del signore di
Cossonay nel 1096, dai ministeriali vassalli della Svizzera orientale del XIII sec. alla Dieta (Lehenstag) di
Rodolfo IV d'Asburgo, tenutasi a Zofingen nel 1361 per definire un elenco dei feudi asburgici. Si trattò tuttavia
di una presenza caratterizzata da trasformazioni, in termini qualitativi e quantitativi, nei protagonisti e nelle
fonti. Queste ultime delineano tre grandi periodizzazioni: l'alto ME carolingio e postcarolingio del IX e X sec.; il
pieno ME signorile dell'XI e XII sec.; il basso ME principesco e urbano del XIII-XV sec.
Espressione di un potere carolingio in cerca di legittimazione e controllo politico, i primi vassalli fecero la loro
comparsa nel territorio della Svizzera attuale dal IX sec., almeno secondo le fonti legislative e narrative di
provenienza imperiale. In genere si trattava di detentori di benefici fondiari e di rappresentanti di
un'aristocrazia o nobiltà imperiale ancora poco legata a un determinato luogo. Questi vassalli imperiali, poi
ecclesiastici e comitali, costituirono un'aristocrazia intermedia, dotata di poteri sul piano regionale, a volte
priva di cariche precise ma sempre in stretto contatto con il sovrano; ciò significa dunque che vi era una
"società feudale" attiva in seno all'aristocrazia carolingia. Re e imperatori facevano tuttavia capo a questi
legami feudali-vassallatici solo combinandoli con altri mezzi di controllo politico e sociale, che andavano
dall'amministrazione territoriale affidata a conti e visconti a una Chiesa imperiale in pieno sviluppo (ruolo dei
vescovi): pertanto, vassalli e benefici non rappresentavano il minimo comun denominatore della società e
delle élite del IX-X sec.
Il campo d'azione del vassallaggio sembrò addirittura ridursi dall'XI sec.: malgrado dal 1032 l'odierno territorio
sviz. fosse interamente sottoposto al Sacro Romano Impero, le fonti - più localizzate e di provenienza
essenzialmente ecclesiastica - fanno riferimento a signori (domini), cavalieri (milites), Ministeriali
(ministeriales), lignaggi, Castelli e Allodi piuttosto che a vassalli, benefici e feudi. È vero che i legami feudalivassallatici mantennero un certo ruolo come elemento di raccordo politico, sia sul piano locale tra il signore e
la sua cerchia militare (e ciò malgrado l'equivalenza tra cavaliere e vassallo non fosse allora pertinente per il
territorio qui analizzato), sia sul piano sovraregionale tra l'imperatore, i suoi conti, i suoi vescovi e i signori
bannali (tanto è vero che nel 1188 il conte di Ginevra si rivolse al suo entourage parlando dei suoi "nobili e
valvassori"). Nonostante ciò, la società dell'XI e XII sec. deve essere considerata più signorile e basata sul
lignaggio che nobiliare (Nobiltà) e feudale: feudi e vassalli vi comparivano infatti come componenti politiche e
sociali di secondo piano.
Dagli ultimi decenni del XII sec., questo modello di società subì però importanti adattamenti, contestualmente
a una politica imperiale e principesca che privilegiava un ideale nobiliare comune e rafforzava una feudalità
controllata e diretta dall'alto. Il diritto feudale si ampliò e venne codificato, rendendo in tal modo più agevole
il controllo imperiale attraverso una gerarchia piramidale militare di natura feudale (Heerschild), dal re ai
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ministeriali, e tramite la messa per iscritto delle consuetudini regionali, ad esempio con lo Specchio sassone.
La nascita e poi il rafforzamento degli Stati territoriali savoiardi o asburgici passarono anch'essi attraverso
una strategia feudale, chiaramente attestata nella campagna di infeudazioni aristocratiche condotta negli
anni 1240-60 da Pietro II di Savoia a nord del lago di Ginevra e nella diffusione di fonti propriamente feudali. I
primi registri feudali savoiardi (dalla fine del XIII sec.) o la Dieta asburgica (Lehenstag) del 1361, il cui elenco
venne completato dopo un decennio da un registro regionale, mostrano fino a che punto i costumi feudali e le
istituzioni principesche, il processo di feudalizzazione e l'amministrazione potessero coesistere nel processo di
costruzione di Stati territoriali, sia nella Svizzera franc. sia nella Svizzera ted.
D'altronde, fu nel corso degli ultimi sec. del ME che l'ideologia nobiliare elaborò dei criteri di appartenenza di
tipo feudale. Dal XII sec., l'Onore cavalleresco si rivelò, nelle fonti narrative, un criterio identitario di primaria
importanza per tutta la nobiltà, sia di origine libera sia di origine ministeriale. La gerarchia politica principesca
assunse anch'essa un'impronta feudale: fu così che gli statuti del ducato di Savoia del 1431 posero al primo
rango tra gli assoggettati al principe i baroni cavalieri in grado di disporre di almeno 25 vassalli nobili.
Inoltre, dal XIII sec. la feudalità non cessò di allargare il suo raggio d'azione. Da un lato, tutte le terre,
compresa una parte dei Mansi rurali, vennero considerate come feudi, dal momento che la distinzione tra
feudo e allodio venne sostituita da quella tra feudo nobiliare e feudo rurale o contadino. Dall'altro, nuovi
protagonisti sociali e politici parteciparono alle istituzioni feudali: fu questo il caso ad esempio delle città - i
cittadini di Lucerna poterono disporre di feudi dal 1227 - o delle élite rurali, ben rappresentate nei registri
asburgici del 1373-79.
Tuttavia, non si deve pensare alla società del basso ME come a una società esclusivamente feudale. Se è vero
che numerosi studi recenti hanno insistito sull'importanza delle istituzioni feudali-vassallatiche nella
costruzione degli Stati regionali, è altrettanto vero che, in questo processo, il ruolo degli apparati
amministrativi o della messa in pegno di determinati territori (ad esempio il sistema asburgico delle garanzie
immobiliari) non fu meno decisivo. Inoltre, se i legami feudali hanno innegabilmente accresciuto la loro
influenza, in questo processo hanno pure modificato alcune loro caratteristiche originarie; da qui il "feudo
senza fedeltà" di un documento ginevrino del 1343. Infine, se la nobiltà non cessò di sottolineare il proprio
carattere feudale, il servizio a corte e la fiducia dei principi appaiono al contempo come i mezzi più sicuri per
l'ascesa sociale. In sintesi, dal IX al XV sec. i legami feudali-vassallatici poterono esercitare un ruolo politico,
sociale ed economico di primaria importanza senza che per questo sia necessariamente esistita una "società
feudale".
Bibliografia
– Sablonier, Adel
– G. P. Marchal, Sempach 1386, 1986
– G. Chittolini, «Principe e comunità alpine in area lombarda alla fine del Medioevo», in Le Alpi per l'Europa, a
cura di E. Martinengo, 1988, 219-235
– G. Castelnuovo, L'aristocrazia del Vaud fino alla conquista sabauda, 1990
– G. Castelnuovo, Ufficiali e gentiluomini, 1994
– J.-F. Poudret, Coutumes et coutumiers, 2 voll., 1998
– B. Andenmatten, La maison de Savoie et la noblesse vaudoise, 2005
Autrice/Autore: Guido Castelnuovo / cor
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