I pigmenti fotosintetici. Tutte le cellule vegetali contengono pigmenti, che consentono alle piante di vivere in ambienti diversamente illuminati perché permettono loro di catturare diverse lunghezze d’onda. Esiste più di una molecola che permette di sfruttare la luce solare per il processo fotosintetico: Un ruolo di predominante importanza è svolto da una famiglia di composti aromatici: le clorofille. I pigmenti non assorbono tutte le lunghezza d'onda nella stessa maniera. Estraiamo la clorofilla Proponiamo ai ragazzi un’esperienza molto interessante che permette di “vedere” alcuni segreti della foglia: l’estrazione dei pigmenti responsabili del colore delle foglie stesse e della fotosintesi e la loro separazione su carta per evidenziarne l’eterogeneità. Insiti nell’esperienza ci sono due messaggi: il primo è che stiamo facendo leva sulle capacità di astrazione dei nostri ragazzi, stiamo chiedendo loro di immaginare che il liquido colorato che stanno estraendo dalla foglia contenga la molecola responsabile della reazione chimica chiamata fotosintesi. Il secondo messaggio è che quando vediamo un liquido di un certo colore è molto probabile che tale colore risulti dall’aver mescolato insieme più colori. Clorofilla a La clorofilla a è il pigmento più importante per l'assorbimento della luce nelle piante. Organismi che non possiedono tale clorofilla non sono in grado di sopravvivere. La clorofilla a non assorbe la luce nella parte verde dello spettro; questa infatti viene riflessa. Questo è il motivo per cui le foglie sono generalmente verdi. Clorofilla b La clorofilla b è molto simile alla clorofilla a sia nella struttura che nel colore verde. E' presente in tutte le piante, nelle alghe verdi e in alcuni batteri. La clorofilla b il più abbondante pigmento accessorio dopo la clorofilla a. Si trova nelle piante in misura minore (circa la metà) rispetto alla clorofilla a. Le piante non dipendono solo dalla Clorofilla a nella produzione di zuccheri, ma hanno anche altri pigmenti accessori che assorbono luce di differente lunghezza d'onda. Clorofilla c La possiamo suddividere in due sottogruppi, noti come Clorofilla c1 e Clorofilla c2. Sono pigmenti accessori di molti gruppi di alghe. I Carotenoidi sono un gruppo di pigmenti accessori presenti in tutti gli organismi fotosintetici. Sono gialli, rossi o arancioni; riflettono la luce nella rispettive lunghezze d'onda. Rappresentano un insieme di pigmenti accessori. La loro presenza è importante per una serie di motivi. I carotenoidi infatti hanno la funzione di coprire spettri di assorbimento della luce non adeguatamente coperti dalle clorofille; inoltre sono coinvolti in processi di difesa dell'apparato fotosintetico, da possibili fotoossidazioni. Altri pigmenti coinvolti nel meccanismo di assorbimento della luce nelle piante sono le Xantofille che assorbe luce rossa, la Ficoeritrina (pigmento rosso) e la Ficocianina (pigmento blu). Che ruolo svolgono i pigmenti accessori nella fotosintesi? I pigmenti accessori svolgono un ruolo importante nella fotosintesi, aumentando la possibilità di assorbire luce a più lunghezze d'onda. Riescono così ad assorbire l'energia luminosa che, se la pianta usasse solo la clorofilla a, non potrebbe essere utilizzata. I pigmenti, ossia molecole colorate, conferiscono il colore verde alle foglie. I principali, la clorofilla A, la clorofilla B, il carotene e le xantofille possono essere facilmente estratti dalle foglie verdi di qualunque pianta. Per questa esperienza sceglieremo delle foglie verdi, rosse e gialle . Materiale occorrente: Foglie di vario colore Alcool a 95° (va benissimo l'alcool per liquori reperibile nei supermercati) Forbici Imbuto Barattoli con il tappo Carta assorbente Scegliamo la pianta di vite americana perché è possibile raccogliere foglie di vari colori ed ha foglie larghe e carnose che si possono frantumare facilmente. Spezzettiamo le foglie con le forbici e dividendole a metà mettiamole in più barattoli. Ad ogni ciotola aggiungiamo un po’ di alcool. Mescoliamo ed aggiungiamo ancora dell'alcool. Dopo 10 minuti, versare l'alcool derivante dai tre colori delle foglie in tre distinti barattoli filtrando il liquido con un imbuto e carta assorbente per eliminare i frammenti di foglia rimasti. Con l’alcol abbiamo estratto i pigmenti: per potere osservare tutti i vari componenti del nostro estratto alcolico, utilizziamo una tecnica molto sofisticata, ma semplice da realizzare: la cromatografia. La cromatografia (scrittura con i colori) Questa tecnica permette di evidenziare le varie componenti del colore verde che abbiamo estratto dalla foglia. La cromatografia sfrutta la diversa affinità delle molecole per l’alcool e la carta. Vi è un continuo equilibrio tra matrice liquida (l’alcool) e matrice solida (la carta). La dimensione e la forma delle molecole è la componente che influenza la loro separazione. Materiale occorrente: Clorofilla estratta con alcol etilico Carta da filtro Contagocce Barattoli di vetro alto Solvente per smacchiare (Avio) Per questo esperimento utilizziamo la clorofilla precedentemente estratta con alcool etilico. Preleviamo poche gocce di clorofilla con il contagocce e le lasciamo cadere a circa 1,5 cm da un'estremità di un foglio di carta da filtro. Dobbiamo cercare di fare una striscia stretta dell'estratto di pigmenti asciugando subito la carta con un asciugacapelli in modo che il liquido non si sparga troppo nella carta. Per ottenere una striscia di colore intenso si deve ripetere più volte questa operazione, sempre nella stessa zona. Prepariamo un barattolo di vetro un po’alto con relativo coperchio versando sul fondo uno mezzo centimetro di Avio (è lo smacchiatore per vestiti). Per saturare di vapore l’interno del vaso, lo tappiamo e aspettiamo qualche minuto. Prendiamo la striscia di carta su cui è stata deposta la miscela di pigmenti e, dal lato opposto a dove abbiamo stratificato i pigmenti, dobbiamo praticare un foro con ago e filo e poi fare un nodo facendo pendere il filo di almeno 10 cm. Fissiamo il filo con il coperchio in modo che la striscia peschi nel liquido e sia sospesa e non attaccata ai lati. Lasciamo migrare il solvente lungo la carta sino a che è giunto a 1 cm dal bordo superiore, togliamo la carta e mettiamola ad asciugare appesa sempre per il filo. La carta da filtro assorbe il solvente per capillarità: la carta infatti è fatta da tanti fibre che lasciano, degli spazi vuoti simili a sottili canali. Il solvente sale lungo questi canali, simili a capillari e trascina con sé le sostanze in soluzione. Se in soluzione ci sono più soluti, essi si separano in base al loro peso e dimensione. Prima si fermeranno le molecole più pesanti e poi successivamente le altra fino alla più leggera. La clorofilla B (più pesante e gialla) e la clorofilla A (appena più leggera e verde) avranno corso molto poco e formeranno una banda mista a poca distanza dal punto di partenza, le xantofille faranno una striscia gialla più scura della precedente e il carotene invece formerà una sottile banda di colore arancio nel punto più lontano in cui è giunto il solvente. Avremo così separato le varie componenti del liquido: i pigmenti fotosintetici. Ecco cosa possiamo vedere: nella soluzione non ci sono solo la clorofilla A e B (verde la prima e gialla la seconda), ma anche altri pigmenti chiamati «accessori»: le xantofille (gialle) e i carotenoidi (arancioni). Il solvente ha così suddiviso i vari componenti di diverso peso e di diverso colore. I pigmenti accessori svolgono un ruolo importante nella fotosintesi: aumentano la possibilità di assorbire la luce a più lunghezze d'onda. Con essi la pianta assorbe quella parte di energia luminosa che usando solo la clorofilla a rimarrebbe inutilizzata.