Artroprotesi per Pazienti Giovani Le protesi d’anca sono uno degli interventi di maggior successo in ogni campo della chirurgia. I tassi di successo ottenuti con le moderne protesi e le tecniche chirurgiche più consolidate sono stati documentati da numerosi studi e da registri nazionali. In Svezia è attivo dal 1979 un registro nazionale che segue il destino di oltre 135.000 pazienti ai quali è stata applicata una protesi d’anca. Le informazioni ricavate da questo registro sono di inestimabile valore per la comunità scientifica internazionale perché rappresentano un affidabile indicazione della qualità degli impianti protesici e delle tecniche chirurgiche utilizzate. Secondo i dati di questo registro, per le protesi impiantate nel 1985 la percentuale reintervento a 15 anni è compresa tra il 7% ed il 22%, vale a dire che tra l’80% ed il 90% delle protesi impiantate nel 1985 non hanno ancora avuto bisogno di essere sostituite. Questo dato è ulteriormente migliorato con le protesi impiantate negli anni successivi (fig.1) ma è valido per i pazienti di tutte le età. Se si va a calcolare la sopravvivenza delle protesi nei soggetti più giovani si scopre che la percentuali di successi si riduce: per le protesi impiantate tra il 1992 ed il 2000 il tasso di successo a 9 anni dall’intervento per i pazienti con età superiore a 75 anni è del 97%, per quelli tra 55 e 75 anni è del 94% e scende all’87% per i soggetti di età inferiore a 55 anni (fig.2). La minor durata delle protesi nei soggetti più giovani è dovuta all’intensa sollecitazione meccanica che i soggetti più giovani e quindi più attivi pongono sulla protesi stessa. Questo dato ha spinto la ricerca ortopedica a cercare soluzioni alternative in termini di materiali e disegni protesici. Sono stati proposti diversi sistemi che hanno trovato recente applicazione e che ora attendono il verdetto del tempo. Una delle possibili soluzioni sono le protesi di rivestimento. Esse si differenziano dalla tradizionali protesi per il sistema di ancoraggio con il femore. Infatti nelle protesi standard, lo stelo femorale è conformato per essere infilato nel canale midollare del femore dopo aver sezionato il collo del femore alla sua base (fig.3). Viceversa la componente femorale delle protesi di rivestimento è una semisfera che appunto “riveste” la testa femorale opportunamente modellata. Questo permette di evitare la rimozione del collo femorale (fig.4). Inoltre la coppia di movimento di queste protesi (ovvero i materiali che scorrono l’uno sull’altro per garantire il movimento articolare) è formata da metallo verso metallo, una soluzione che riduce al minimo gli attriti e soprattutto la produzione di particelle per usura che sono una delle cause maggiormente responsabili del fallimento delle protesi. Questo tipo di protesi non sono applicabili a tutte le forme di artrosi dell’anca. Qualora infatti la deformazione dei capi articolari o la loro morfologia si allontanasse troppo dall’anatomia normale, questo tipo di protesi non è adatta. I vantaggi delle protesi di rivestimento sono i seguenti: 1. Risparmio di tessuto osseo: non è necessario tagliare il collo femorale quindi nel caso di un eventuale sostituzione della protesi si potrà impiantare una protesi standard come se fosse il primo intervento con innegabili vantaggi; 2. Testa femorale di grandi dimensioni in metallo che si articola con una coppa acetabolare in metallo. La testa di grandi dimensioni riduce il rischio di lussazioni della protesi. L’accoppiamento metallo-metallo riduce la produzione di particolato da usura e quindi i rischi di scollamento della protesi. Una seconda possibilità per i soggetti giovani è rappresentata dalle protesi non cementate anatomiche o su misura che devono essere impiantate con una minuziosa ricostruzione del corretto centro di rotazione dell’anca. I particolare la nostra scelta è sulle protesi modulari con pianificazione tridimensionale computerizzata che garantisce le migliori possibilità di ricostruzione della corretta biomeccanica dell’anca così importante nei soggetti più giovani che sottopongono le loro articolazioni ad un’intensa attività (fig.5) (vedi anche Chirurgia dell’Anca Displasica). Le protesi tradizionali non cementate possono essere una buona soluzione nel paziente giovane quando si abbinano ad accoppiamenti a bassa usura delle componenti deputate al movimento, come gli accoppiamenti metallo su metallo con teste di grande diametro. Anche in questo caso, le teste femorali di grandi diametro e l’accoppiamento metallometallo comportano gli stessi vantaggi che abbiamo già menzionato in precedenza. Didascalia Figure Figura 1. Dati del Registro Svedese delle Protesi d’Anca: percentuali di reintervento dopo protesi d’anca cementata (grafico a sinistra) e non cementata (grafico a destra) per protesi applicate in periodi diversi. Si può notare come le protesi, sia cementate che non, applicate in periodi più recenti abbiano una probabilità minore di andare incontro a reintervento. Per le protesi più recenti (anno di impianto: 1991, linea viola) la percentuale di fallimento a 10 anni è del 3% per le protesi cementate e del 7% per quelle non cementate. Figura 2. Dati del Registro Svedese delle Protesi d’Anca: confronto della durata delle protesi impiantate tra il 1992 ed il 2000 nei pazienti suddivisi in tre gruppi di età (oltre i 75 anni: linea verde, tra 55 e 75 anni: linea blu e inferiore ai 55 anni: linea rossa). Nei soggetti più giovani la durata delle protesi è significativamente ridotta rispetto a quella degli altri due gruppi. Figura 3. Radiografie di un’anca prima e dopo l’intervento di protesi. Nelle protesi standard lo stelo femorale viene infilato nel canale midollare del femore dopo aver tagliato il collo del femore alla sua base (linea gialla). Il movimento articolare reso possibile dalla protesi si basa sullo scivolamento della piccola testina (di metallo o di ceramica) dello stelo protesico (cerchio rosso) sulla cavità emisferica acetabolare (in genere di polietilene). Figura 4. Radiografie di un’anca prima e dopo l’intervento di protesi. Nelle protesi di rivestimento non è presente uno stelo vero e proprio e la parte femorale è una semisfera che riveste la testa femorale. Questo permette di risparmiare il collo del femore che non viene tagliato. Il movimento articolare reso possibile dalla protesi si basa sullo scivolamento tra le due superfici metalliche della sfera femorale e della coppa acetabolare. Figura 5. Pianificazione tridimensionale e realizzazione di una protesi anatomica modulare non cementata in un soggetto giovane.