Opinione pubblica nella Berlino federiciana. Versione convegno 3-4-aprile 2012 Edoardo Tortarolo Esistono sotto gli occhi di tutti temi della ricerca storica che sono stati influenzati in profondità e in tempi relativamente brevi dalla pubblicazione di un unico libro. E, dopo un periodo più o meno lungo di grande fortuna, altrettanto rapidamente sono stati trasformati da un’ondata di critica nei confronti del modello proposto inizialmente. Questo è certamente il caso del libro di Habermas che ha lanciato come tema centrale della storia moderna la questione dell’opinione pubblica o sfera pubblica o pubblicità, che dir si voglia in italiano per rendere la tedesca Oeffentlichkeit del titolo originale. L’impatto del libro a livello internazionale è stato scandito dalla sua vicenda editoriale. Pubblicayo per la prima volta esattamente 50 anni fa, nel 1962, negli anni sessanta e settanta ha avuto fortune alterne tra gli storici in Germania. Nel 1971 è iniziata la sua cauta ricezione in Italia sotto il titolo di Storia e critica dell’opinione pubblica (1971). Alla fine degli anni settanta la traduzione francese ha iniziato la sua fortuna internazionale (1978). La traduzione americana pubblicata nel 1989 ha infine fatto del libro un punto di riferimento realmente globale, rendendo la nozione di public sphere un tema centrale dell’indagine anche di paesi che nel testo (e soprattutto nella prospettiva) di Habermas erano assenti e parevano del tutto inassimilabili1. Con il culmine della fortuna della habermasiana public sphere e con la sua assimilazione, in qualche caso poco riflessa se non proprio acritica, è iniziata anche l’ondata di critiche. Le critiche sono state variamente intonate sul piano teorico e indirizzate ad esempio all’evidente preoccupazione di Habermas per porre il problema della “sfera pubblica” come luogo 1 Per una presentazione al pubblico americano delle tesi di Habermas cfr. Peter Hohendahl, Juergen Habermas: “The Public Sphere” (1964), New German Critique 3 (1974), pp. 45-48, che presenta criticamente la discussione tedesca successiva alla prima edizione nel contesto della discussione nella sinistra tedesca, sia nella versione Neue Linke sia francofortese. Più ampiamente Peter Uwe Hohendahl, The Institution of Criticism( Ithaca, N.Y.:C ornell University Press, 1982), pp. 242-80. Anthony la Vopa ha ampiamente discusso la traduzione americana del libro di Habermas in Conceiving a Public. Ideas and Society in Eighteenth-Century Europe, Journal of Modern History 64 (1992), 79-116. 1 di elaborazione della conoscenza sociale in forma razionale. Evidentemente una parte importante, se non – come pure si potrebbe forse sostenere - predominante, della ricerca del primo Habermas in particolare è dedicata al problema (kantiano per eccellenza) dei limiti e fondamenti della conoscenza in generale. La sfera pubblica, si potrebbe riassumere in sintesi estrema, è stata la cartina di tornasole dell’implosione della civiltà liberale e capitalistica dell’Europa occidentale. È questo un aspetto ovviamente di grande interesse e importanza, che ancora più risalta ora, in un tornante storico nel quale le conseguenze di quest’implosione si vedono chiaramente e sono celebrate come un trionfo del mercato incontrollato, del quale si occultano i tratti di dominio. Ma più rilevante per gli storici lettori del libro sono stati aspetti di natura sociale che Habermas aveva posto (o forse dato per scontati) nella sua poderosa ricostruzione. Ne sono derivate incomprensioni bizzarre2. Un’osservazione va avanzata che, forse per la sua banalità, non mi pare sia stata frequente: Habermas aveva utilizzato materiali storici che erano stati elaborati al più tardi nel corso degli anni cinquanta, soprattutto in area inglese e francese, e che aveva assemblato e reinterpretato alla luce di questioni e concetti che a loro volta provenivano da discussioni di area tedesca degli anni dieci e venti e dell’immediato dopoguerra. In altre parole, il rapporto di Habermas con il materiale documentario era in primo luogo, molto selettivo e, in secondo luogo, superato dalla ricerca già al momento della pubblicazione del libro nel 1962. In questo la sua ricerca e la sua riflessione erano simili per natura all’altro libro che ha profondamente trasformato l’interpretazione dell’età moderna europea e verso cui Habermas riconosce rispetto e attenzione, nell’evidente diversità di prospettiva, per non dire di orientamento politico: Kritik und Krise di Koselleck. 2 Che gli storici abbiano spazializzato la sfera pubblica facendo al contempo un luogo dove si entra per abbandonarlo a piacimento e un soggetto dotato di capacità di giudizio e di intenzionalità è sottolineato da Harold Mah, Phantasies of the Public Sphere. Rethinking the Habermas of Historians, Journal of Modern History 72 (2000), New Work on the Old Regime and the French Revolution. A Special Issue in Honor of François Furet, 155-170. 2 Si può certamente condividere la sintetica formulazione recente di Sandro Landi, giustamente rispettosa, secondo cui la genealogia dell’opinione pubblica proposta da Habermas “è problematica”3, e anzi pare necessario allargarne la portata. L’opinione pubblica di Habermas nacque critica nel Settecento, nel senso che la sua natura era formulare argomenti di differenziazione e talvolta in vista di una contrapposizione su comportamenti e provvedimenti del potere statale. Questa prospettiva appare dal punto di vista documentario non (più) credibile. Nel suo complesso, e non solo per la sua ricostruzione genealogica, la concezione dell’opinione pubblica esposta da Habermas è problematica. Aggiungerei che proprio la caratteristica fondamentale dell’opinione pubblica habermasiana (o sfera pubblica) che ne aveva garantito il successo è venuta a essere incompatibile con orientamenti predominanti nella cultura degli ultimi vent’anni che hanno ritrovato almeno in pari misura conforto nella nostra esperienza recente di che cosa intendiamo per sfera o spazio o opinione pubblica e nella ricerca storica, in particolare sull’età moderna. Habermas era molto esplicito sulla natura della sfera pubblica da studiare: la sfera pubblica borghese come elemento della trasformazione europea nel senso della distinzione tra società civile e Stato, come “categoria tipica di un’epoca”, che “non può essere trasferita, attraverso una generalizzazione storico-ideale, in costellazioni formalmente uguali di situazioni storiche qualsiasi”4: “provincializzare l’Europa” non era ancora all’ordine del giorno. L’accento sull’unicità storica dell’evoluzione europea rispondeva a una preoccupazione evidente di circoscrivere l’ambito della ricerca in proporzioni controllabili e di dargli una solidità storica, nella tradizione della sociologia tedesca degli anni 20 e 30 ispirata più o meno direttamente a Max Weber. D’altro canto, questa stessa sfera pubblica borghese tipicamente europea acquistava per la sua unicità un carattere esemplare e di fatto prescrittivo. La formulazione celebre di Kant relativa alla soluzione del conflitto tra politica e morale attraverso il principio della Publizität e del pubblico ragionante come luogo che realizza la tendenza della storia universale verso il repubblicanesimo avvicinava molto, nella ricostruzione di Habermas, il contenuto storico-contingente della sfera pubblica alla fine del Settecento in Europa al valore assoluto di una 3 Sandro Landi, Stampa, censura e opinione pubblica in età moderna, il Mulino, Bologna 2011, p. 100. 4 Nel Vorwort zur ersten Auflage, Habermas, Strukturwandel, 1990, p. 51. 3 discussione disinteressata tra uomini interiormente liberi, padroni di sé e capaci di impegnarsi collaborativamente nell’uso pubblico della ragione5. 2. 4 Il superamento del modello di Habermas nello specifico è avvenuto anche nel caso della Germania settecentesca. Habermas da una parte aveva dato un quadro della sua struttura sociale molto semplificato, aderente alla vulgata sociologica per cui la nobiltà tedesca (senza differenziazioni) era priva di interazione con la borghesia che a sua volta non intratteneva rapporti con i ceti strati gerarchicamente e socialmente inferiori, cittadini e ceti rurali dei territori tedeschi, dall’altra attribuiva la capacità di “ragionare politicamente”, nel senso forte del ragionare, a quei gruppi della borghesia che a partire dalla lettura delle riviste politiche si costituivano in “sfera pubblica” (Oeffentlichkeit) dotata di capacità di esercitare la ragione6. La sfera pubblica aveva il proprio radicamento sociale nelle società di lettura e qui trovava modo di esprimere la carica critica che la contrassegnava. Questa rappresentazione ha goduto di grande legittimità per tutti gli anni Settanta e Ottanta e continua a essere lo sfondo per analisi specifiche. In particolare nella ricerca sulle gazzette e sul mondo della comunicazione seisettecentesco l’impronta di Habermas è stata profonda. Ancora molto recentemente Johannes Weber ha sì riconosciuto che l’ampia rete di gazzette sei e settecentesche ha rappresentato l’espressione della visione dei governi assolutisti assai più che un’autonoma voce dell’opinione pubblica. Ma ha insistito sulla vitalità del modello habermasiano a proposito del ruolo esercitato dalla stampa periodica di tipo storico-politico nella quale si crearono le premesse per il ruolo svolto dalla “opposizione della classe media” nei confronti dei governi assolutisti nella forma “ di pubblici sovra regionali impegnati nel ragionamento pubblico”7. 5 Paragrafo su Kant (13°). 6 Strukturwandel der Oeffentlichkeit, 139-40 cercare pp. Dell’edizione italiana. 7 Johannes Weber, “The Early German Newspaper-a Medium of Contemporaneity”, in The Dissemination of News and the Emergence of Contemporaneity in early Modern Europe. Ed. Brendan Dooley, Ashgate, Farnham 2010, pp. 69-79, citazione p. 78. In altre ricerche sulla Germania nella prima età moderna è stata perseguita una prospettiva diversa che empiricamente studiasse le forme di espressione dell’opinione pubblica non borghese rompendo non solo con il criterio dell’esemplarità dell’opinione pubblica borghese ma anche con l’idea che sia esistita una razionalità critica unica, espressa dalla borghesia nel movimento di transizione tra la società di antico regime l’età liberale. Andreas Gestrich ha iniziato nei primi anni novanta una ricostruzione delle forme non borghesi e non moderne di espressione della sfera pubblica che ha dimostrato sulla scorta di altri studi la robusta presenza anche in territorio tedesco di forme di espressione politiche pubbliche non habermasiane8. Il ruolo riconociuto nella storiografia recente da una parte dello stato assoluto, dall’altro delle comunità tradizionali ha ridotto la rilevanza della sfera pubblica borghese tardo settecentesca. Difficilmente si riprenderebbe oggi la descrizione per così dire di perfetta ortodossia habermasiana fornita da Wehler nella sua Deutsche Gesellschaftsgeschichte. “S’incontrano le prime forme di una nuova sfera pubblica borghese, che si differenziano radicalmente dalla sfera pubblica rappresentativa dei vecchi detentori della sovranità, e quindi s’incontra così anche uno degli elementi cruciali del liberalismo politico. […] In quale misura l’opinione pubblica illuminata in Germania già fungesse da tribunale, si vede dagli aspri dibattiti ad esempio sull’editto di religione di Woellner, sul febbronianismo, sul giuseppinismo, sull’emancipazione degli ebrei e altri problemi analoghi”9. Nel 1990 nella ristampa del libro Habermas ammetteva la presenza di “empirische Defizite” nella descrizione eminentemente sociologica della nascita della sfera pubblica borghese10. Il caso di Berlino nell’età di Federico II offre elementi di analisi in questo senso in direzione diversa da quella habermasiana, ripresa così energicamente da Wehler. 8 Cfr. Andreas Gestrich, ******, Blickle e gravamina. 9 Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, 326 e 329. 10 Habermas, Strukturwandel der Oeffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der buergerlichen Gesellschaft. Mit einem Vorwort zur Neuaflage 1990, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1990, 13 (il testo dell’introduzione è sostanzialmente il medesimo di Further Reflections on the Public Sphere, in Habermas and the Public Sphere, ed. Craig Calhoun, MIT Press 1992, pp. 421-460. 5 La Prussia di Federico II offre qualche dato empirico necessario a inquadrare meglio il riferimento concreto di Kant quando, nelle parole di Habermas, questi faceva riferimento alla Welt, che era sì l’umanità come genere umano (Gattung) ma anche, forse soprattutto, la “Welt jenes räsonierenden Lesepublikums, das sich damals in den breiten bürgerlichen Schichten eben entwickelt”11. In un passo celebre della Kritik der praktischen Vernunft, che Habermas riporta come centrale nella propria argomentazione, la descrizione della multiforme società che ragiona è come segue: “Wenn man den Gang der Gespräche in gemischten Gesellschaften, die nicht bloss aus Gelehrten und Vernünftlern, sondern auch aus Leuten von Geschäften oder Frauenzimmern bestehen, acht hat, so merket man, dass ausser dem Erzählen und Scherzen noch eine Unterhaltung, nämlich das Räsonieren darin Platz findet“12. A che cosa pensava Kant scrivendo questo passo? E corrispondeva questa descrizione alla forma prevalente della discussione? Kant era un frequentatore assiduo (e di notevole successo) delle occasioni sociali a Königsberg e si rese conto negli anni Sessanta della necessità per aprire la cultura universitaria all’interazione con la vita dei ceti borghesi che rappresentavano l’elemento dinamico della cultura della città della Prussia orientale. L’amicizia con i commercianti inglesi gli aprì, come sappiamo, un canale di conoscenza diretta, e probabilmente mitizzato dalla distanza geografica, con l’Inghilterra e con la sua vita sociale più libera e disinvolta, rispecchiata – forse – dalla pratica del salon tenuto dalla contessa Charlotte Karoline Amalie von Keyserlingk, con cui Kant era in rapporti cordiali13. A questa vita sociale si contrapponeva la scarsità di produzione giornalistica a Koenigsberg. A Berlino la vita dei salons non fu al centro della vita sociale sino agli anni 90. Erano piuttosto le riviste e il loro pubblico a presentare quella varietà di voci che non si ritrovavano nei salons. E non sempre chi si appellava a questa società ideale dei lettori si muoveva nel solco della ragione ragionante che Habermas, sulle tracce di Kant, postulava. Solo qualche esempio. Nel 1781 Friedrich Traugott Hartman, un funzionario dell’amministrazione berlinese, fondò la rivista Hieroglyphen e descrisse nel primo numero la “società politica” cui si rivolgeva. 11 Strukturwandel. P. 183 12 Kritik der praktischen Vernunft. ******. 13 John H. Zammito, Kant, Herder, The Birth of Anthropology, The University of Chicago Press, Chicago and London 2002, 100-123. 6 Questa era composta da “commercianti, borghesi, ufficiali, e una dotta signora” (“sie besteht … aus Kaufleuten, Civilisten, Officieren, und einem gelehrten Frauzimmer”). Hartman intendeva influire su questa società di lettori colti nel senso di un razionalismo deista che aveva una marcata nota antisemita: oltre ad articoli in questo senso nella rivista, polemizzò nel 1783 con Dohm e la sua richiesta di concedere l’emancipazione civile agli ebrei. In questo caso la sfera pubblica si creava intorno a un progetto di conservazione della differenziazione civile esistente, non della critica progressiva e razionalista all’azione dello stato. Come Habermas aveva intuito, il pubblico ragionante aveva una connotazione sociale ben chiara. Nel 1782 il primo numero dell’Historisches Portefeuille sosteneva di rivolgersi a “ufficiali, a commercianti e in generale a cittadini ben educati” (gesittete Buerger). Chi pensava all’allargamento dl pubblico, come Karl Philip Moritz nel 1784, partiva proprio dalla distanza che separava l’elite istruita e colta dal popolo non istruito e sostenne la necessità di produrre eine oeffentliche Zeitung che fosse “la voce della verità … che penetrasse nelle capanne degli umili”. I gruppi che potevano costituire nuclei di una sfera pubblica elitaria si riunivano a Berlino nelle logge massoniche e nella Mittwochsgesellschaft studiata da Eckhart Hellmuth. Si deve notare che nella Mittwochsgesellschaft i temi discussi tra i membri erano i temi che erano discussi anche nella Berlinische Monatsschrift: né nelle idee della Mittwochsgesellschaft né nei saggi della rivista si vedeva l’emergere di una opinione pubblica, compatta, di opposizione, un’alternativa alla sfera pubblica di rappresentazione imposta dal sovrano. Se esisteva un nucleo di aufgeklaerte Oeffentlichkeit a Berlino, questo era certamente la Mittwochsgesellschaft. Fondata nel 1783 da Irwing, Biester, Gedike e Zoellner, la Mittwochsgesellschaft raccoglieva 24 dei più attivi esponenti della cultura e dell’amministrazione statale a Berlino: in rigoroso segreto. Le discussioni erano a scadenza regolare su temi come l’amministrazione dello stato e delle finanze, la legislazione, la filosofia speculativa e pratica, talvolta di letteratura. L’autore di ogni contributo critico o votum, come si definiva, sul tema di volta in volta sottoposto a dibattito, era tenuto segreto, per permettere di seguire liberamente una ricerca disinteressata della verità razionale e universale. Nella Mittwochsgesellschaft i due aspetti caratteristici della sfera pubblica illuminata, cioè la stampa e le forme di sociabilità, avevano un nesso specifico che legava le discussioni segrete e la discussione pubblica. Un solo esempio: nell’inverno 1783 – 1784 alla Mittwochsgesellschaft si discusse della libertà di pensare 7 che, per Irwing, uno dei suoi fondatori, era “un diritto naturale inoffensivo in tutti gli uomini”, tale per cui “ogni uomo, che possiede forza e coraggio a sufficienza, può fare uso di questa libertà come di un diritto naturale che non può essere legittimamente limitato con alcun rapporto personale nello stato” (=nicht nur dass jeder Mensch, der Kraft und Muth genug besitzt, sich dieser Freiheit als eines ihm von Natur zustehenden Rechts gebrauchen duerfe, sondern dass ihm auch diese seine natuerliche Berechtigung, durch kein persoehnliches Verhaeltniss im Staate mit Recht koenne eingeschraenkt werden). Kant riprese questa discussione nel celebre, forse troppo celebre, saggio Was ist Aufklaerung del 1784. Qualche particolare biografico: Gedike e Biester erano membri della Mittwochsgesellschaft, redattori della Berlinische Monatsschrift e Biester era Privatsekretaer di von Zedlitz, il ministro dell’istruzione che cercò di convincere Kant ad accettare la chiamata a Halle e che lo sostenne costantemente. La sfera pubblica nasceva da questo network di persone inserite nello stato. Dalla sfera pubblica raziocinante era esclusa tutta la componente - considerata dannosa - del pubblico dei lettori di bassa condizione sociale. La Volksaufklaerung costituiva un problema di natura diversa rispetto alla creazione di una Oeffentlichkeit raziocinante. Esisteva una sfera pubblica plebea, che a Berlino rovesciava il modello habermasiano? A sentire alcuni osservatori, sì. La descrizione della produzione e diffusione di questi testi popolari era distante dagli stereotipi della sfera pubblica habermasiana. Secondo Rohde, direttore di Berlin. Eine Zeitschrift fuer Freunde der schoenen Kuenste, des Geschmacks und der Moden. Mit Kupfern, Berlin, Froelich: “Noth ist die Mutter vieler Erfindungen auch der Lieder und Erzaehlungen, welche in Berlin auf den Strassen und auf Promenaden feil geboten werden und in dieser wie in anderer Hinsicht Strassenlieder genannt zu werden verdienen“. Gli autori sono Buchdrucker e Soldaten. „Jene beschaeftigen im Sommer, wo oft Mangel an Arbeit ist, ihre Pressen mit solchem sinnlosen Zeuge, das sie selbst ersinnen und verfassen; diese waehlen aus Liebe zum Muessiggange diesen Nahrungszweig, bei dem sie sich nicht uebel stehen“ (III, 5° numero, 1799, p. 175). Soldati che scrivono libri e li vendono: la sfera pubblica plebea della strada sembrava assai poco raesonierend. L’anonimo Schattenriss von Berlin del 1788 guardava con occhio maligno alla struttura dei gruppi berlinesi e al processo di produzione delle opinioni. La proma critica era che l’assenza di autocritica delle elite della capitale era totale (67) e si legava all’indurimento della censura: “Man sage ja nicht, dass in Berlin je eine Pressfreiheit statt gefunden habe. 8 Ueber die geringsten Kleinigkeiten werden generalfiskalische und fiskalische Untersuchungen angestellt. Man ist so besorgt, dass die Rosentoepfe aufgedeckt werden moegten und es ist gleich, als ob der Staat gefahr liefe, wenn einmal so ein paar Feengeschichten, wie Wieland Vituline und Rogna-Cassa oder ein gut geschriebener satirischen Roman, ohne Censur gedruckt werden. Das kommt aber hauptsachlich daher, dass man sich an vielen Orten nicht recht rein weiss und es mit den Cliquen nicht verderben will. Noch in diesem Jahr hat der Censor den saemmtlichen Buchdrukern auf das allerschaerfste und bei grosser Strafe anbefohlen, auch nicht das allergeringste ohne Censur zu drucken, wodurch einen von ihnen bewogen worden, ihm gleich des folgenden Tages eine Visitenkarte, die eben bei ihm bestellt war, zur Zensur zuzuschicken“ (134). Le Freye Bemerkungen ueber Berlin, Leipzig und Prag del 1785 vedeva la diffusione della lettura dal punto di vista della decadenza dei costumi soprattutto femminili: le signore che leggono commedie e romanzi senza sosta sono incapaci di diffondere i buoni costumi che da loro ci si attende. (23 e 73-4). Piuttosto il razionalismo dei pastori protestanti dovrebbe portare all’istituzionalizzazione del deismo: “Wie sehr waere es zu wuenschen , dass eine Kirche der natuerlichen religion zu Stande kaeme” (77), mentre l’imposizione del nuovo Gesangbuch aveva provocato scritti di opposizione. In realtà la riforma della prassi liturgica sembra aver provocato una vera sfera pubblica di discussione, nella quale si criticava l’eccessivo razionalismo della riforma14. Già nel 1775 Buesching aveva descritto con vivacità il tipo di letteratura che il popolo leggeva volentieri: sul Muehledam der gemine Mann poteva comprare in quantità per 3 o 6 pfennig scritti come le unsinnigen, abgeschmakten, aberglaeubischen und schmutzige Histoerchen, Lieder, Eulenspiegel, Traumdeutungen, Brief vom Himmerl usw”. Buesching lamentava che der grosse Haufe in Berlin eben aberglaeubisch ist, als er 1583 war……”15. La lunga lista di pubblicazioni sulla riforma del Gesangbuch intorno al 1780 conferma che la discussione nella sfera pubblica non interessò esclusivamente - come voleva Habermas - la sfera letteraria e politica, ma indicava l’esistenza di una sfera pubblica conservatrice ma molto efficace nel coordinarsi e nell’esprimersi. 14 Was hat man von den Veraenderungen der Alten Lieder und der Einfuehrung des Geaenderten, durch neue Gesangbuecher, zu halten und zu erwarten? Leipzig, Hitscher 1776, etc. 15 buesching, Beschreibung seiner Reise von Berlin ueber Potsdam nach Rekahn unweit Brandenburg, Haude und Spener 1775, 12. 9 L’opposizione alla nuova raccolta di inni iniziata in 4 parrocchie berlinese portò a una campagna a favore del tradizionale sistema di inni e al rifiuto dell’innovazione razionalista a partire dal gennaio 1781 sulla base della resistenza di una sfera dell’opinione pubblica16. A questa sfera pubblica fondata sulla discussione della religione in chiave non razionalistica ma conservatrice si legano sia il divieto di pubblicare la rivista Predigtkritiken che si proponeva di discutere le prediche nelle maggiori chiese berlinesi sia l’emanazione dell’editto sulla religione subito dopo la morte di Federico II17. E lo scontro tra petizioni al re presentate da oppositori e sostenitori del nuovo Gesangbuch riflette la dinamica interna alla discussione religiosa sotto FII, come nel caso della petizione di 400 Hausvaeter nella parrocchia di Doretheenstadt e Friedrichswerderstadt contro gli oppositori alla nuova raccolta18. Anche l’organo ufficiale dell’Auflaerung berlinese, l’Allgemeine deutsche Bibliothek, dedicava gran parte del 47 volume a recensire l’enorme quantità di scritti pro e contro il nuovo Gesangbuch. Le diverse sfere pubbliche che si crearono in Prussia durante il regno di Federico II dovettero fare i conti con un secondo elemento empirico cui Habermas dedicò poca attenzione. La censura statale rappresentava una componente strutturale del mondo della discussione settecentesca a ogni livello. Il rapporto con il meccanismo della concessione del permesso di stampa coinvolgeva sia chi voleva servirsi della stampa per raggiungere i lettori, in quanto doveva trovare una modalità di convivenza con le istanze censorie, sia i lettori stessi, in quanto il controllo sulla stampa influiva sulla disponibilità e sulla qualità delle informazioni. Il caso di Berlino è rilevante perché l’integrazione tra censori e produttori di informazioni e idee fu costante: 16 Christina Rathgeber, The Reception of Brandenburg-Prussia's New Lutheran Hymnal of 1781, The Historical Journal 36 (1993), 115136. 17 Michael J. Sauter, Visions of the Enlightenment: The Edict on Religion of 1788 and Political Reaction in Prussia, Brill, Leiden, 2009. 18 Rathgeber, 132. Per la descrizione dello scontro tra i due orientamenti a colpi di petiizone a FII. 10 spesso furono le stesse persone, che regolavano i confini delle sfere pubbliche e le animavano con l’introduzione di idee, pensieri e critiche agli orientamenti correnti, disciplinando i loro contatti e le aree di sovrapposizione e di scambio. Questo equilibrio tra controllo de facto attraverso la censura e ideologia di una berlinese Pressefreiheit non si poteva risolvere nella scelta netta per l’uno o per l’altro. L’alternativa vista da Goethe nel Wilhelm Meisters Wanderjahre: „Zensur und Pressfreiheit werden immerfort miteinander kaempfen. Zensur fordert und uebt der Maechtige, Pressfreiheit verlangt der Mindere”, non si poneva a Berlino sotto Federico II19. Anche qui la costruzione di Habermas deve essere rivista e adattata alla realtà non solo di una pluralità di sfere pubbliche coesistenti ma anche di un’interazione continua tra stato e società civile. Se guardiamo alle voci che volevano nutrire le opinioni pubbliche con temi di critica gli esempi sono svariati e non univoci. Il tema del tasso di suicidi a Berlino ad esempio è portato spesso a motivo di larvate critiche al governo di Federico II. Ma gli scrittori che si rivolgevano ai ceti medi e popolari (e per questo erano temuti e talvolta disprezzati) come Cranz, che diceva di scrivere per “die gemischte bunte Gesellschaft des Mittelstandes”20, Grossing e Seyfried ostentavano rispetto per l’autorità monarchica. In un testo popolare come Spiegel ohne Quecksilber Seyfried esaltava la libertà di pensiero (Denn, was ist fuer den denkenden Kopf edler und vortheilhafter als Freiheit zu reden, zu schreiben?) ma sottolineava anche che “es verstehet sich, dass man nicht dabei die Pflichten gegen seinen Schoepfer, gegen die Religion, gegen seinen Monarchen und Obrigkeit vergisst”21 . Il merito del grosso cambiamento positivo degli ultimi 50 anni era delle autorità e dei sovrani (122). E analoghe affermazioni si ritrovano frequentemente negli scritti che 19 Citato in Rudolf Stoeber, “der Nutzen des gemeinen bestens”. Press freiheit und Zensur im Diskurs der Nuetzlichkeit, in Friedrich der Grosse in Europa. Geschichte einer wechselvollen Beziehung. Hg. Von Bernd Soesemann, Gregor Vogt-Spira, Franz Steiner Verlag, Stuttgart 2012, Bd. 1, 206. 20 August Friedrich Cranz, Silen und sein Esel. Eine komischperiodische Schrift. Vom Verfasser der Galerie des Teufels, Berlin, Im Selbstverlage des Verfassers und in Kommission bei S. F. Hesse in der Breiten Strasse 1781, 4. 21 Seyfried, Spiegel ohne Quecksilber 1787 dedicato a Carl Theodor Anton Maria von Dahlberg, p. 114. 11 nutrivano la sfera pubblica non elitaria. Seyfried era un produttore instancbile di testi di consumo veloce ed era guardato con diffidenza molto forte dai rappresentanti dell’Aufklaerung ufficiale22. Questi scrittori sapevano di essere o prediletti del gemeiner Mann. Cranz, tra i molti, incontenibili e spesso contraddittori suoi scritti, intervenne in difesa del vecchio Gesangbuch e per una riforma religiosa profonda in nome dell’autointerpretazione come di “so ein frimuethiger Schriftsteller … der das Eis braeche und als ihr Vorlaeufer (degli scrittori neologi) Bahn vor ihnen her machte, um das Volk an inere fremere Denkungsart zu gewoehnen, bis es Zeit sey, das alte System ganz abzuschaffen”23. Insomma, sapeva di avere accesso ai ceti meno colti della città con molta maggior efficacia. In sintesi: il modello di Habermas ha avuto enorme importanza nel porre il tema dell’opinione pubblica al centro dell’attenzione degli storici. Ma ad un’analisi empirica il modello interpretativo di Habermas si dimostra insufficiente. Nel caso della Berlino dell’Aufklaerung è evidente che almeno tre sfere pubbliche erano non solo esistenti ma anche in competizione tra loro: quella colta, con i suoi organi di stampa, i suoi luoghi di socialità e la sua concezione della libera discussione; quella religiosatradizionalista, non razionalista ma capace di organizzarsi anche in opposizione alle decisioni di FII; quella popolare, nutrita dalla nuova letteratura di consumo, dal culto della figura del Landesvater di FII, ma insofferente nei confronti dell’elite e alla ricerca di valori semplici di correttezza borghese e mantenimento della tradizione. Restava aperto il problema della stabilità che era l’obiettivo dell’uso della censura federiciana: flessibile, moderata, abbastanza liberale da essere considerata equivalente alla libertà di stampa. Ma anche Kant, che Habermas considerava il profeta della libera discussione razionale, sapeva dei pericoli potenziali: nel saggio Was heisst sich, im Denken orientieren, Berlinische Monatsschrift, 1786, indicava che la libertà di pensiero era destinata all’autodistruzione se agiva indipendentemente dalle leggi della ragione: la Oeffentlichkeit del raesonirendes Publikum era anche quella instabile degli scrittori popolari, degli Schwaermer come Apitzsch e dell’ultrarazionalista pastore Schultz, detto Zopfschulz per il suo codino di capelli naturali che sostituiva la parrucca 22 Su Seyfried, un ex attore, Ephemeriden der Litteratur und des Theaters, Berlin, Maurer 1785-7, bd 1, n. 13, 26 marzo 1785, pp. 202 sgg. 23 Cranz, Supplement zum ersten Stueck der Chronik von Berlin….Berlin 1781, p. 17. 12 incipriata. Ma né Kant né Habermas sono stati in grado di compiere il passo, difficile, del riconoscimento di una “democrazia della differenza” (difference democracy)24 nella concezione della Oeffentlichkeit. 13 24 Lincoln Dahlberg, The Habermasian Public Spere. Taking Differente Seriously?, in Theory and Society 34 (2005), 111136.