Boccia Artieri_itax - Associazione Italiana di Sociologia

Associazione Italiana di Sociologia - Sezione Processi e Istituzioni Culturali
Convegno
COMUNICAZIONE E CIVIC ENGAGEMENT
Istituzioni, cittadini e spazi pubblici nella postmodernità
Sapienza Università di Roma | Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
Sociale | 22 e 23 settembre 2011 | Centro Congressi | Via Salaria 113 -Roma
ABSTRACT
CONNESSI IN PUBBLICO: SFERA PUBBLICA E CIVIC ENGAGEMENT TRA
MAINSTREAM MEDIA, BLOG E SITI DI SOCIAL NETWORK
Giovanni Boccia Artieri
Università di Urbino Carlo Bo
Keywords: networked publics, public sphere, social media, virtual
ethnography, wikidemocracy, new politics
Come è noto è con la modernità che si produce un legame fondativo fra
media di massa ed opinione pubblica che è osservabile a partire dal concetto
di sfera pubblica. Entro i confini di questo rapporto possiamo osservare la
mutazione di forma e linguaggi della partecipazione politica e del civic
engagement oggi, in un’epoca cioè in cui la sfera mediale è caratterizzata da
una stretta relazione fra media mainstreame l’emergere di territori online in
cui blog e siti di social network mettono in connessione le vite individuali e
rendono visibili la parte corporea dell’esistenza umana che è sempre stata
relegata nella sfera privata (Arendt 1958).L’idea di sfera pubblica è
strettamente connessa alla comunicazione ed alla sua evoluzione mediale. Il
legame tra sistemi simbolici, realtà dell’informazione e dinamiche di opinione
è indissolubile dall’appartenenza mediale, vecchi o nuovi media che siano. Il
rendersi visibile di una sfera pubblica è un’acquisizione evolutiva della
società, e la sua semantica si sviluppa tra XVIII e XIX secolo in Inghilterra,
Francia e Germania attorno all’ascesa della borghesia e come forma
corrispondente di una comunicazione che evolve attraverso la stampa. Con
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l’evoluzione della comunicazione attraverso i media audiovisivi, prima, e con
le forme connesse alla mediazione del digitale, poi, la semantica
dell’opinione pubblica si specifica ulteriormente. Ricollegandosi alle analisi
habermasiane sulla Storia e critica dell’opinione pubblica (Habermas 1962,
1992) ampia parte della riflessione sociologica contemporanea tenta di
capire quali siano i confini di una nuova sfera pubblica in relazione alle
possibilità espressive e propagative dei media con particolare attenzione ai
media digitali (Dahlgren 2009, Papacharissi 2010, Goldgerg 2011). Si tratta
in quest’ottica di osservare da un lato l’evoluzione dello sfondo mediale di
riferimento della società, con la dimensione mainstream raggiunta dalla rete
(Mazzoli 2009) e dall’altro cogliere le dinamiche di engagement che in questo
nuovo contesto si generano. Se l’opinione pubblica esplicitata da Habermas
è espressione della borghesia che costruisce un linguaggio nel quale
autorappresentarsi attraverso le forme mediali della cultura a stampa, lo
specificarsi della relazione fra società e forme della comunicazione nella
differenziazione funzionale, spinta dall’industrializzazione, evidenzia un
mutamento della funzione dell’opinione pubblica che non può più essere
pensata come semplice mediazione tra Stato e società civile ma unicamente
come ambito di selezione e messa in rilevanza di un sapere tematico. Si
esplicita così una funzione più astratta che è in sintonia con un
autonomizzarsi del sistema dei media e con l’acquisizione di una sua
centralità secondo una prospettiva funzionale del sistema sociale. Da questo
punto di vista la sfera pubblica, come prodotto compiuto del moderno,
rimanda ad una funzione di rappresentazione svolta dai mass media
dell’ambiente interno della società, cioè dell’insieme magmatico di
interazioni, organizzazioni e movimenti.L’idea di “pubblico” rimanda ad una
accessibilità diffusa ed estesa alla comunicazione come conoscenza, come
sapere cui si lega l’anonimato sul lato della fruizione e l’imprevedibilità nei
termini dell’azione (Luhmann, 1996). La sfera pubblica quindi in quanto
rappresentazione mediale garantisce una trasparenza in relazione ai temi
della società costruendo le basi per un sapere diffuso cui si associa la non
trasparenza rispetto a chi reagisce e alle forme attraverso cui lo fa. Ma non
sappiamo (ed è irrilevante nella logica di funzionamento del sistema) quali
reazioni concrete corrispondono alla diffusione della comunicazione, cioè
come si connette il singolo vissuto alle forme di conoscenza, o meglio lo
sappiamo ma in modi e forme astratte e generalizzate: il pubblico –
audience, spettatore anonimo, astratto e generalizzato – viene solo
intercettato e letto attraverso il punto di vista interno al sistema, da ricerche,
sondaggi, ecc. La sfera pubblica è, in definitiva, solo un modo che la società
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ha di rappresentare internamente il proprio “ambiente”, quell’insieme
eterogeneo e pulsionale di comunicazioni che la riguardano, è un’idea che si
costruisce internamente di ciò che esternamente la riguarda. Pensare quindi
la sfera pubblica come forma della rappresentazione dei media in questo
modo astratto e generalizzato consente di capire meglio le difficoltà di
raccordo tra senso sistemico e senso soggettivo, permette di confrontarsi
con l’irriducibilità del piano del sociale rispetto ai vissuti individuali.In tal
senso siamo stati abituati, sia sul versante teorico sia su quello pragmatico, a
pensare nei termini di una apertura del sistema – aziende, partiti politici,
istituzioni, ecc. – verso il proprio pubblico attraverso strategie dall’alto – dal
customer care alle primarie, dall’informatizzazione dei rapporti alle strategie
di comunicazione pubblica, in direzione di e-goverment – che miravano a
strutturare una conversazione: si tratta cioè sempre di tentativi di ricondurre i
vissuti a logiche di senso sistemico. Oggi per la prima volta ci troviamo
probabilmente di fronte ad un capovolgimento di senso che trova spunti
formidabili “dal basso”. Si tratta dell’emergere di una possibilità per gli
individui di autorappresentarsi grazie e attraverso i media connettivi e le
forme di messa in pubblico ad essi correlate.
Siamo di fronte a una cultura pubblica connessa(Benkler 2006, Ito 2008,
Boccia Artieri 2011), che mostra come le produzioni culturali individuali ed
interpersonali escano dal loro isolamento per farsi discorso pubblico capace
di stimolare i e miscelarsi con i linguaggi di massa, di produrre negoziazioni e
forme conflittuali. Si produce in tal senso un ambiente mediale dove forme di
auto ed etero rappresentazione convivono, in cui i linguaggi di massa dai
quali siamo stati forgiati come pubblici/consumatori entrano in risonanza con
pratiche individuali e collettive ad alta densità del simbolico, in cui senso
macrosistemico e micro individuale coabitano in modi inediti, trasformando la
intrasparenza delle reazioni individuali in forme trasparenti e quindi
potenzialmente capaci di produrre perturbazioni (nel sistema dei media così
come nella politica) in modi nuovi.