Tucidide (460 ca. aC-400 ca. aC) LE STORIE

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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752
Direttore responsabile: Antonio Zama
Tucidide (460 ca. a.C.-400 ca. a.C.) LE STORIE
08 marzo 2006
[Il processo ai sacrileghi]
LX 1. A questo pensava il popolo d’Atene, che, ricordandosi di tutto quanto aveva sentito dire, era allora duro
e sospettoso con gli accusati d’aver profanato i Misteri, anche perché pensava che avessero congiurato per
instaurare l’oligarchia e la tirannide.
2. Per questa indignazione popolare erano ormai in carcere molti rispettabili cittadini, e non si vedeva nessun
sintomo di distensione, poiché anzi l’irritazione cresceva ogni giorno, e gli arrestati erano sempre piu
numerosi; a questo punto uno degli incarcerati, proprio quello che sembrava piu colpevole, viene pesuaso da
uno dei compagni di prigionia a far delle rivelazioni, non si sa se vere o false; sono possibili: infatti le
supposizioni in entrambi i sensi, ma nessuno poté né allora né poi dirsi sicuro della verità circa gli autori del
fatto.
3. Lo persuase dicendogli che doveva confessare anche se era innocente, per sa:lvare se stesso procurandosi
l’impunità e per liberare la città dai sospetti che l’opprimevano: sarebbe stata più sicura per lui la salvezza se
avesse confessato con la garanzia dell’impunità che se avesse continuato a negare sottoponendosi al processo.
4. Quello allora accusa se stesso e altri della mutilazione delle erme; il popolo ateniese, lieto d’aver appurato,
come credeva, la verità, poiché prima repu tava grave non conoscere chi tendesse insidie alla democrazia,
liberò subito il denunciatore e con lui anche tutti gli altri che egli non aveva denunciato. Si fece un processo, e
tutti gli accusati che erano in prigione furono uccisi, mentre quelli latitanti furono condannati a morte, e si
promise un premio in denaro a chi li avesse uccisi.
Benché non fosse chiaro se in questa faccenda le vittime fossero state uccise giustamente, era tuttavia
evidente il vantaggio che ne era venuto al resto della cittadinanza.
[Crescono i sospetti contro Alcibiade, che fugge nel Peloponneso]
LXI. Quanto ad Alcibiade, l’indignazione degli Ateniesi contro di lui era fomentata da quegli stessi suoi
avversari che l’avevano attaccato anche prima che partisse; quando poi si credette di sapere la verità sulla
questione delle erme, si era convinti ancor più di prima che anche le profanazioni dei Misteri nelle quali egli
era implicato fossero state da lui organizzate allo stesso scopo, per congiurare contro la democrazia.
[Libro VI, LX - LXI, Edizioni Club del Libro Tomo II, 1969, p.132, Traduzione di Gianluigi Piazza]
Articolo pubblicato in: Artediritto
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