La gestione dell`ospite con problemi motori

Corso di Formazione Continua per Medici Coordinatori di
RSA
Provincia Autonoma di Trento
La gestione dell’ospite con problemi
motori
Prevenzione della sindrome da
immobilizzazione
Trento 09/02/10
Dott.ssa Simona Gentile
Responsabile Riabilitazione
Fondazione Sospiro
Negli anni ‘50 Cronicario di Oxford
Lionel Cousin
Geriatria Attiva o Riabilitazione
Geriatrica
Non più pazienti a letto giorno e notte
ma pazienti che riacquistassero, o
recuperassero, capacità fisiche e
mentali sin da poter tornare al
proprio domicilio.
NUOVE PROSPETTIVE
Neuroni a specchio…..
• Sistema motorio non sono “ macchina che esegue” ma
finestra di “comunicazione con il mondo” (es prendere
un bicchiere necessita conoscenza dell’oggetto stesso)
• L’eperienza motoria è fondamentale in ogni relazione
umana
L’area PREMOTORIA è costituita da più sottoaree con
rappresentazioni morie e in diretto contatto con aree a
livello parietale
NEURONI A SPECCHIO (MIRROR) “sparano”:
•Quando si esegue un atto
•Quando si vede un altro eseguirlo se è un atto di cui si ha
esperienza antropologica (no abbaiare o volare)
Neuroni a specchio..
• “sparano” anche quando viene
inevitabilmente capita l’intenzionalità di un
gesto…..
• Il SISTEMA MIRROR crea le basi per
spiegare l’EMPATIA
Negli anni ‘50 Cronicario di Oxford
Lionel Cousin
Geriatria Attiva o Riabilitazione
Geriatrica
Non più pazienti a letto giorno e notte
ma pazienti che riacquistassero, o
recuperassero, capacità fisiche e
mentali sin da poter tornare al
proprio domicilio.
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
PATOLOGIE
–
–
–
–
–
FRATTURE: femore, vertebre
ARTROSI: ginocchio, anca, spalla
ICTUS: paresi dx, sin
PATOLOGIE apparato cardio-respiratorio;
DISTURBO dell’equilibrio e della marcia (Malattia di
Parkinson e parkinsonismi, sindromi vestibolari)
– IATROGENE
– COMA e Stato Vegetativo
INTERFACCIA STROKE UNIT RIABILITAZIONE
(Flussi Pazienti)
150 Pazienti Valutati
in STROKE UNIT
Deceduti
6 (4%)
UTIC
3 (2%)
141
Pazienti
Degenza media
13+10 giorni
Degenza media
12+9 giorni
Domicilio
36 (56.2%)
ADI
6 (9.4%)
RGG
11 (17.2%)
RSA
11 (17.2%)
Domicilio
41 (59.4%)
NON
AMMESSI in
Neuroriab.
64 (45.4%)
AMMESSI in
Neuroriab.
77 (54.6%)
ADI
3 (4.3%)
RGG
17 (24.6%)
RSA
3 (4.3%)
Bernardini, Micieli 2009
ANAMNESI PREMORBOSA
Dimessi dalla Stroke Unit
Domicilio
N=36
Strutt./Serv.*
N=28
Ammessi
URN
N=77
Demenza severa
6.1
52.0
5.6
0.00
Comorbilità
40.0
65.4
38.4
0.05
Mal Oncologica attiva
8.3
3.6
4.0
0.57
Disabilità I-ADL
29.4
79.2
25.7
0.00
Disabilità B-ADL
20.6
60.0
12.9
0.00
Dipendenza Cammino
14.7
41.7
5.9
0.00
Incontinenza Urinaria
3.2
22.7
4.8
0.02
Cadute
6.4
23.8
7.8
0.08
Perdita peso
6.0
0.0
2.9
0.43
Fragilità sociale
13.3
52.2
17.6
0.00
Indicatori
Valore P
* Riabilitazione Generale Geriatrica, RSA, ADI. Valori %
Valori %; Test Chi quadro
Bernardini, Micieli 2009
MARCATORI DI COMPLESSITA’
(Medico-Infermieristica)
Dimessi dalla Stroke Unit
Domicilio
N=36
Strutt./Serv.*
N=28
Ammessi
URN
N=77
Delirium
2.8
13.6
4.1
0.35
Instabilità Clinica
14.3
29.6
29.3
0.20
Infezioni
5.6
10.7
9.2
0.73
Depressione
3.2
14.3
7.9
0.34
Dolore
13.3
20.0
6.2
0.52
Disfagia
14.0
40.7
31.1
0.08
Malnutrizione
8.6
29.6
3.9
0.00
SNG PEG
5.7
21.4
10.5
0.14
Ulcera da Pressione
0.0
0.0
1.3
NA
Catetere Vescicale
17.1
57.7
43.4
0.00
Incontinenza Urinaria
0.0
33.3
7.7
0.16
Catetere Venoso Centrale
5.6
0.0
6.5
0.39
Tracheostomia
0.0
3.6
3.9
0.49
Indicatori
Valore P
Valori %; Test Chi quadro
Bernardini, Micieli 2009
DIPENDENZA FUNZIONALE
Dimessi dalla Stroke
Unit
Indicatori
Ammessi
URN
N=77
Valore P
Domicilio
N=36
Strutt./Serv
.*
N=28
Riduzione vigilanza
8.3
25.0
11.7
0.12
Disabilità comunicativa
34.3
59.3
53.3
0.09
Alimentazione
22.2
42.9
57.9
0.00
Supino seduto
25.0
75.0
81.8
0.00
Controllo tronco
22.2
67.9
70.1
0.00
Trasferimenti letto sedia
41.7
85.7
88.3
0.00
Sit to Stand
47.2
85.7
90.9
0.00
Stazione eretta
50.0
89.3
90.9
0.00
Deambulazione
66.7
92.9
94.8
0.00
Valori %; Test Chi quadro
Bernardini, Micieli 2009
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
SINDROME D’ALLETTAMENTO
Insorge in seguito ad un prolungato
allettamento ed interessa vari organi ed
apparati non avendo rapporto diretto con
l’evento che ha caudsato l’alletamento stesso
La sindrome da immobilità
Creditor, M. C. Ann Intern Med 1993;118:219-223
Alterazioni fisiopatologiche in assenza
di attività fisica
• ridotta resistenza allo stress cardiorespiratorio con rapida insorgenza di
dispnea e tachicardia
• alterato flusso ematico
• atrofia muscolare
• aumento dei tempi di reazione
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
Farmaci
psicotropi, antistaminici,
antiepilettici, antiipertensivi,
antiparkinsoniani, anticolinergici
centrali, antidiabetici, antibiotici
vestibolotossici, morfina e
analgesici maggiori, cardiotonici,
diuretici
Alcool
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
PAURA DI CADERE
Riguarda sia il paziente che il personale
di assistenza
La paura di cadere è stata individuata
come rischio indipendente di disabilità
In letteratura è proposto un intervento di:
•FKT (rinforzo muscolare arti inferiori e tronco,
stretching)
•Programmi educativi che includono:
-discussioni di gruppo sulla paura di cadere e
sull’identificazione dei fattori di rischio e delle
possibili prevenzioni;
-educazione sulla nutrizione e sulla mobilità;
-educazione su come alzarsi dopo essere caduti.
Paura del personale
Sovrastima del rischio
Sottostima delle conseguenze
Abuso di contenzione
(fasce, spondine)
Le motivazioni più frequentemente addotte
per giustificare la contenzione
• Protezione contro l’auto e
l’eterodanneggiamento
• mantenimento di una postura utile
• controllo di pazienti confusi
• necessità di attivare piani di trattamento
• ……..
• aumentare il senso di sicurezza del paziente
Fattori predittivi di contenzione fisica negli
anziani (f.intrinseci)
•
•
•
•
•
•
Età avanzata
deterioramento fisico o cognitivo
disturbi del comportamento
rischio di danno a sé, agli altri, all’ambiente
necessità di assicurare una postura corretta
dispositivi di monitoraggio o terapia (fleboclisi,
holter, sonde nasogastriche, PEG)
Fattori predittivi di contenzione fisica negli
anziani (f. estrinseci)
•
•
•
•
•
Personale insufficiente
paura di cause legali
atteggiamento mentale dello staff
carente formazione professionale
disponibilità di dispositivi di contenimento
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
95 pz (età 60-95) con disturbi dell’equilibrio
e del movimento:
Il dolore è un predittore significativo di minori
risultati delle terapie per l’equilibrio e il
movimento….
un intervento specifico sul dolore va incluso
nei programmi di riabilitazione per pazienti
con disturbi dell’equilibrio e dell’andatura.
Influence on pain and depression on fear of
falling, mobility, and balance in older male
veterans
J Rehabil Resv Dev 2007
2507 pz (età 70.2 aa) dopo 90 gg circa di
dimissione da una riabilitazione
Il dolore presente dopo la riabilitazione in
pazienti con artroprotesi d’anca o di
ginocchio è inversamente associato, in modo
significativo, con la soddisfazione del pz
Perceived pain and satisfaction with medical
rehabilitation after hospital discharge
Clin. Rehabil. 2006
1724 pz (età media 68.7 aa) dopo 90 gg circa di
dimissione da una riabilitazione
Il dolore nei pz post-stroke è correlato in modo
significativo con la percezione della qualità di vita
(QOL), soprattutto tra gli uomini. Un aumento del
riconoscimento e del trattamento del dolore
intensifica la soddisfazione sulla QOL
Satisfation with quality of life
poststroke: effect of sex doifference in
pain response.
Arch. Phis. Med Rehabil.2007
L’intensità del dolore può essere una
dimensione valutabile per definire la prognosi dei
pazienti dopo intervento per frattura di femore.
(Correlazione inversa VAS-FIM, diretta VAS-gg
di ricovero)
Un assessment e quindi una trattamento
inadeguato e tardivo ha un impatto negativo
sugli outcomes funzionali, prolunga il periodo di
trattamento riabilitativo, e aumenta i costi
economici.
Pain perception during the rehabilitation phase
following traumatic hip fractures in the elderly is
an important prognostic factor and treatment
too.
Disabil.Riabil. 2007
IPOMOBILITA’
AMBIENTE
Presa in carico
Protesi
Formazione
Adeguatezza
Motivazione
RSA
Non più solo luoghi destinati
all’erogazione di prestazioni mediche
e/o riabilitative
Ma luoghi che offrono la “ nicchia
fisica e sociale necessaria a
conservare l’autonomia”.
A. Censi
O.M.S.
MENOMAZIONE: perdita o anormalità a carico di una
struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o
anatomica.
DISABILITA’: limitazione o perdita, conseguente ad
una menomazione, della capacità di compiere un’
attività nel modo corretto.
HANDICAP: condizione di svantaggio conseguente ad
una menomazione o una disabilità in grado di limitare o
impedire l’adempimento del ruolo normale in relazione
all’età e a fattori sociali e culturali
OUTCOMES DI DANNO
• Assenza di dolore
• Recupero di articolarità e forza muscolare
• Recupero delle posture
OUTCOMES DI DISABILITA’
• Recupero della funzione motoria a vari
livelli
• Utilizzo di ausili per correggere le
alterazioni permanenti
OUTCOMES DI HANDICAP
• Valutazione e correzione barriere
architettoniche
• Reinserimento in famiglia
• Reinserimento nel proprio ruolo sociale
• Superamento delle possibili sovrapposte
patologie psicologiche (paura,
depressione)
fisioterapista
Infermiere professionale
fisiatra
assistente sociale
PAZIENTE
OSS
medico
famigliare
“Team riabilitativo”
E’ COSTITUITO:
-Dalla persona nella propria totalità
-Da un insieme di operatori sanitari con differenti e
specifiche professionalità che lavorano per
raggiungere obiettivi comuni e che formano il team
professionale
- Dal care-giver che, se adeguato, collabora per
raggiungere gli stessi obiettivi del team professionale.
La persona stessa , quindi, è al centro dell’attività
del team e ne fa parte.
La collaborazione tra professionisti è essenziale a
promuovere un’assistenza efficiente ed efficace per
permettere al paziente di raggiungere un buon
grado di benessere.
Le dinamiche all’interno del team sono quelle
proprie dei gruppi che nascono finalizzati al
conseguimento di specifici obiettivi.
Team riabilitativo
Il team interprofessionale si organizza
come squadra dove ognuno ha il proprio
specifico ruolo e ci si deve muovere in
modo coordinato.
Il confronto è assolutamente necessario e
deve essere formalizzato nel momento
della elaborazione di un
progetto riabilitativo individuale ( PRI)
Obiettivi e “drive” delle attività di cura
Limitazione
funzionale
Obiettivo: recupero
funzionale
Attività /
Disabilità
Obiettivo:
adattamento
Riabilitativo
Nursing
Medico
Obiettivo:
Stabilizzazione clinica
e cura
Patologia /
Instabilità
Team riabilitativo:
PRI ( Progetto Riabilitativo
Individuale)
Attraverso il progetto riabilitativo:
•Si analizzano le potenzialità di recupero del
paziente
•Si decidono gli interventi
•Si stabilisce la tempistica per il raggiungimento
dei risultati
Caratteristiche del PRI
( Progetto Riabilitativo Individuale)
Tiene conto in maniera globale dei bisogni, delle
preferenze della persona, delle sue menomazioni,
disabilità e soprattutto delle abilità residue
recuperabili
recuperabili, oltre che dai limiti imposti dalle
situazioni ambientali e dalle risorse disponibili.
Definisce quali sono gli esiti desiderati, le
aspettative e le priorità della persona, dei
famigliari e del team curante individuando
l’obiettivo globale e funzionale.
Caratteristiche del
PRI ( Progetto Riabilitativo
Individuale)
E’ comunicato in modo comprensibile
ed appropriato alla persona ed ai
famigliari
E’ comunicato a tutti gli operatori
coinvolti nel progetto
Costituisce un riferimento obbligato
per ogni intervento svolto dal team
Caratteristiche del PRI
( Progetto Riabilitativo Individuale)
E’ uno strumento flessibile, in quanto deve essere
modificato, adattato e nuovamente comunicato agli
operatori qualora:
a)si verifichi un cambiamento sostanziale
b)vengano raggiunti determinati risultati
c) si verifichino modificazioni non previste rispetto
ai tempi o alle azioni precedentemente definite.
Programma riabilitativo
E’ un insieme di azioni elaborate da
ogni componente del team riabilitativo al
fine del raggiungimento del progetto
comune
Programma riabilitativo
definisce quali sono le aree di
intervento specifico durante la presa
in carico
individua gli obiettivi immediati, a
breve e a medio termine
individua i singoli operatori coinvolti
negli interventi
Programma riabilitativo
viene aggiornato e verificato
puntualmente durante la presa in
carico
è un elemento di verifica del
Progetto riabilitativo.
Programma riabilitativo
Esempi di obiettivi immediati o a breve
termine:
---recupero del controllo del tronco
---indipendenza nell’igiene della parte
superiore del corpo
---minzione spontanea…
Programma riabilitativo
Esempi di obiettivi a medio termine:
---raggiungimento di una stabilità
medica
---raggiungimento dell’autonomia nei
trasferimenti
Progetto riabilitativo
L’insieme dei risultati ottenuti dai diversi
programmi terapeutici sulle singole
menomazioni rappresenta l’outcome globale
o generale . Alcuni esempi :
---essere soddisfatti della qualità di vita
recuperata.
PERSONALE (medici,infermieri,
fisioterapisti,educatori,operatori socioassistenziali e socio-sanitari) FORMATO
alla cura del paziente geriatrico
“AMBIENTE PROTESICO”
RSA luogo dove:
• massima presenza di tutto ciò che
comporta una piena partecipazione alla
vita sociale e di relazione
• massima attenzione ad abbattere tutte
quelle barriere (ambientali, di pregiudizio)
che impediscano la piena valorizzazione
delle abilità dei soggetti
RSA luogo dove:
vengano attuati progetti riabilitativi, o
meglio abilitativi
abilitativi, capaci di tener conto
dei bisogni della persona affinché
l’autonomia raggiunta sia nell’ottica di un
miglioramento della sua qualità di vita
PRESA IN CARICO
Valutazione multidimensionale -1
• Clinica
– Anamnesi ed esame obiettivo
– Caratteristiche nutrizionali e di salute somatica
(CIRS, BMI, MNA, esami ematochimici)
– Stato cognitivo (MMSE), affettivo (GDS) e funzionale
(con riferimento allo stato funzionale precedente
l’evento indice)
– Revisione farmaci
– Definizione problematiche cliniche attive (outcome)
Valutazione multidimensionale -2
• Infermieristica
– Parametri vitali, sensorio,
alimentazione, linguaggio, udito, visus,
cute
– Definizione rischi (decubiti, continenza,
disfagia) e bisogni
• FisiatricaFisiatrica-fisioterapica:
fisioterapica
– caratteristiche funzionali (Barthel Index,
Tinetti scale, F.I.M….)
Outcome funzionale basato sul
punteggio dell’Indice di Barthel (IB)
• Dipendenza funzionale lieve (IB 91-100)
• dipendenza funzionale moderata (IB 6190)
• dipendenza funzionale severa (IB 2160)
• diependenza funzionale completa (IB 020)
qualche esemplificazione…
DISTURBI DELL’EQUILIBRIO
Valutazione anamnestica mirata
all’ingresso
alla compilazione dei PAI
> 1 caduta/anno
Tinetti
< 1 caduta/anno
> 18 Tinetti
< 18 Tinetti
Valutazione ambiente
Valutazione terapia
(necessità, tempi, modalità)
Osservazione
Valutazione comorbilità
Presenza
Assenza
Correzione deficit dove
possibile
FKT
(esercizi equilibrio e rafforzamento musc. + esercizi per la
paura di cadere)
Tutori e presidi
Fascia contenitiva
(decisione equipe, prescrizione medica, coinvolgimento
famiglia)
1 Pazienti a rischio:
Presenza in anamnesi di 1 caduta nel
Precedente anno
Scala di Tinetti (per valutare l’equilibrio e la
deambulazione) < 18
Meno di 4 farmaci in terapia con 2 psicofarmaci
4 farmaci o più in terapia con 1 psicofarmaco
2 Tra le misure preventive
• Valutare l’ambiente.
•Valutare con attenzione l’abbigliamento.
•Valutare gli esami ematochimici con cadenza ogni
6 mesi (salvo urgenze)
•Valutare con esami appropriati possibili turbe
otovestibolari
•Valutare eventuali deficit visivi con periodiche visite
specialistiche.
•Eseguire controlli periodici di PA in clino e
ortostatismo.
•Eseguire valutazione cardiologica e monitoraggio
delle turbe del ritmo.
Rivalutare attentamente la terapia
farmacologia:
•documentandone la necessità
•individuando la minima dose efficace
•riducendo il più possibile il numero totale dei
farmaci
•rivalutando controindicazioni e interazioni
•valutando la possibile non compliance del
paziente
Valutazione dell’ambiente
•Pavimentazione:
sdrucciolevole,
scivolosa,
irregolare
•Tappeti
•Ostacoli: mobiletti bassi, piedini all’infuori ecc.
•Illuminazione: scarsa o eccessiva.
•Calzature scorrette.
•Letti, sedie, poltrone eccessivamente alti o bassi.
•Mezzi protesici (bastoni, tripodi) non utilizzati
correttamente.
•Assenza di ausili quali maniglie e supporti nei
bagni o corrimani nei corridoi.
3 FKT e Presidi
•Training per migliorare la deambulazione e l’
equilibrio
E’ bene informare il caregiver e/o il
personale del reparto sulle modalità di
intervento, affinché il paziente non riceva né
stimolazioni non concordanti, né un
sovradosaggio
(programmazione delle
attività giornaliere, uscite sul territorio,
animazione, ecc…).
Deambulazione assistita, con o senza
ausilio, per pazienti con emiplegia, disturbo
dell’equilibrio, grave perdita della fluidità,
del ritmo e della simmetria dei passi
Utilizzo di i tutori:
. bastoni, stampelle, tripodi (questi ultimi
particolarmente indicati per l’anziano per la
più ampia base di appoggio) in pazienti con
patologia legata alla deambulazione ormai
stabilizzata
. deambulatori per pazienti con problemi di
equilibrio o facile affaticabilità
Utilizzo di “proteggi anche” mezzi di
protezione esterna che riducono i rischi di
frattura:
• deviando l’impatto dal collo del femore
• assorbendo l’impatto
• aumentando la superficie di contatto
Utilizzo (dopo prescrizione medica che
evidenzi: tempi, modi e durata) di mezzi
esterni in pazienti con deficit motori e/o
neurologici che impediscono la corretta
postura in carrozzina causando pericolo di
scivolamento o caduta
lavoro specifico sul cammino
Fase di Rinforzo Muscolare
Fase di Rieducazione all’Equilibrio (TAI
CHI)
Fase di Coordinazione Motoria
DOLORE
Il dolore non trova
riscontro in marcatori
biologici oggettivi che
ne definiscano la
presenza e la gravità.
…. il dolore..
…è un’esperienza privata
…il paziente è l’esperto del modo in cui
avverte il dolore
…è tanto forte quanto il malato dice di
provare
… è là dove indica che è.
Schema PQRST per valutare il dolore
PROVOCAZIONE/
Dov’è il dolore?
Cosa lo fa migliorare/peggiorare?
Posto
Sede di comparsa
Profondità: superficiale , profondo
QUALITÀ
A cosa assomiglia?
RRADIAZIONE
SEVERITÀ
TEMPO
E’ fermo o si muove?
I
pungente, immediato, circoscritto
(nel dolore superficiale)
crampiforme, costrittivo, lacerante, pulsante
(nel dolore profondo)
Quanto è forte?
lieve, leggero, moderato, intenso
E’ costante o va e viene?
acuto, cronico
Valutare il dolore: gli strumenti
• Scale di intensità monodimensionali :
analogiche visive ( VAS), numeriche ( NRS
), Verbali ( VRS)
• Scale di sollievo + utilizzate nella valutazione
del tono dell’umore o del distress psicologico.
• Questionari multidimensionali
MISURE OBIETTIVE DEL DOLORE
NON sostituiscono quelle
soggettive
Sono dati importanti in certe
condizioni (incapacità di
comunicare)
MISURE OBIETTIVE
DEL DOLORE
Risposte
comportamentali
• Verbali (Gemiti, brontolii,
pianto,….)
• Non verbali (fronte
corrugata, labbra serrate,
mimica facciale alterata..)
• Movimenti corporei di
protezione
• Posture antalgiche
Risposte fisiologiche:
• Modificazione di
frequenza cardiaca,
respiratoria,
temperatura,
pressione arteriosa
DOLORE CRONICO
Durata maggiore di sei mesi, perdita della
funzione biologica di adattamento,
associato facilmente a depressione.
Conseguenze del dolore cronico
• disabilità
• debolezza
• utilizzo dell’energia a disposizione solo
per le necessità primarie
• diminuita attività motoria e decadenza
delle condizioni fisiche
Linee guida per la gestione del dolore
cronico nell’anziano
Tutte le persone con dolore cronico che riduca le
abilità fisiche o psicosociali o altri aspetti della
qualità della vita, devono essere sottoposte ad
una valutazione complessiva per identificare tutti
i possibili rimedi.
Ogni paziente con deficit funzionali, o riduzione
della qualità della vita, causato da dolore cronico,
deve essere sottoposto ad una valutazione
complessiva per valutare tutti i possibili rimedi.
JAGS 2002
Il dolore cronico non è una conseguenza
inevitabile dell’invecchiamento; la vecchiaia non
aumenta la tolleranza al dolore, né diminuisce la
sensibilità al dolore
Spesso il problema non viene adeguatamente
riconosciuto e trattato; le terapie utilizzate sono
inconsistenti o non mirate.
Il dolore può associarsi con disturbi dell’umore
(depressione, ansia, disturbi del sonno) che
incidono pesantemente sulla qualità di vita
in Italia
Secondo una ricerca che ha coinvolto 500
medici di famiglia, il 37% degli assistiti
soffre di dolore “non cancro”.
Nel 97% dei casi si tratta di dolore muscoloscheletrico (40% cervico-facciale).
Alterazioni fisiopatologiche in assenza
di attività fisica
• ridotta resistenza allo stress cardiorespiratorio con rapida insorgenza di
dispnea e tachicardia
• atrofia muscolare
• aumento dei tempi di reazione
Ne deriva che…...
... gli anziani con dolore percepiscono un
uguale livello di esercizio ad un livello
marcatamente inferiore di prestazione,
sensazione generata sia da fattori centrali
( cardiorespiratori ) che periferici ( forza e
reclutamento muscolare )
Obiettivo terapeutico
Prevenire la cronicizzazione, impedendo
che il dolore si autosostenga
dissociandosi dall’iniziale danno organico
per far parte dello schema corporeo.
La “traccia” biochimica e neurofisiologica
lasciata nel SNC sta alla base
dell’indicazione all’uso degli analgesici
centrali.
GRAZIE dell’ATTENZIONE