Corso di Formazione Continua per Medici Coordinatori di RSA Provincia Autonoma di Trento La gestione dell’ospite con problemi motori Prevenzione della sindrome da immobilizzazione Trento 09/02/10 Dott.ssa Simona Gentile Responsabile Riabilitazione Fondazione Sospiro Negli anni ‘50 Cronicario di Oxford Lionel Cousin Geriatria Attiva o Riabilitazione Geriatrica Non più pazienti a letto giorno e notte ma pazienti che riacquistassero, o recuperassero, capacità fisiche e mentali sin da poter tornare al proprio domicilio. NUOVE PROSPETTIVE Neuroni a specchio….. • Sistema motorio non sono “ macchina che esegue” ma finestra di “comunicazione con il mondo” (es prendere un bicchiere necessita conoscenza dell’oggetto stesso) • L’eperienza motoria è fondamentale in ogni relazione umana L’area PREMOTORIA è costituita da più sottoaree con rappresentazioni morie e in diretto contatto con aree a livello parietale NEURONI A SPECCHIO (MIRROR) “sparano”: •Quando si esegue un atto •Quando si vede un altro eseguirlo se è un atto di cui si ha esperienza antropologica (no abbaiare o volare) Neuroni a specchio.. • “sparano” anche quando viene inevitabilmente capita l’intenzionalità di un gesto….. • Il SISTEMA MIRROR crea le basi per spiegare l’EMPATIA Negli anni ‘50 Cronicario di Oxford Lionel Cousin Geriatria Attiva o Riabilitazione Geriatrica Non più pazienti a letto giorno e notte ma pazienti che riacquistassero, o recuperassero, capacità fisiche e mentali sin da poter tornare al proprio domicilio. IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione PATOLOGIE – – – – – FRATTURE: femore, vertebre ARTROSI: ginocchio, anca, spalla ICTUS: paresi dx, sin PATOLOGIE apparato cardio-respiratorio; DISTURBO dell’equilibrio e della marcia (Malattia di Parkinson e parkinsonismi, sindromi vestibolari) – IATROGENE – COMA e Stato Vegetativo INTERFACCIA STROKE UNIT RIABILITAZIONE (Flussi Pazienti) 150 Pazienti Valutati in STROKE UNIT Deceduti 6 (4%) UTIC 3 (2%) 141 Pazienti Degenza media 13+10 giorni Degenza media 12+9 giorni Domicilio 36 (56.2%) ADI 6 (9.4%) RGG 11 (17.2%) RSA 11 (17.2%) Domicilio 41 (59.4%) NON AMMESSI in Neuroriab. 64 (45.4%) AMMESSI in Neuroriab. 77 (54.6%) ADI 3 (4.3%) RGG 17 (24.6%) RSA 3 (4.3%) Bernardini, Micieli 2009 ANAMNESI PREMORBOSA Dimessi dalla Stroke Unit Domicilio N=36 Strutt./Serv.* N=28 Ammessi URN N=77 Demenza severa 6.1 52.0 5.6 0.00 Comorbilità 40.0 65.4 38.4 0.05 Mal Oncologica attiva 8.3 3.6 4.0 0.57 Disabilità I-ADL 29.4 79.2 25.7 0.00 Disabilità B-ADL 20.6 60.0 12.9 0.00 Dipendenza Cammino 14.7 41.7 5.9 0.00 Incontinenza Urinaria 3.2 22.7 4.8 0.02 Cadute 6.4 23.8 7.8 0.08 Perdita peso 6.0 0.0 2.9 0.43 Fragilità sociale 13.3 52.2 17.6 0.00 Indicatori Valore P * Riabilitazione Generale Geriatrica, RSA, ADI. Valori % Valori %; Test Chi quadro Bernardini, Micieli 2009 MARCATORI DI COMPLESSITA’ (Medico-Infermieristica) Dimessi dalla Stroke Unit Domicilio N=36 Strutt./Serv.* N=28 Ammessi URN N=77 Delirium 2.8 13.6 4.1 0.35 Instabilità Clinica 14.3 29.6 29.3 0.20 Infezioni 5.6 10.7 9.2 0.73 Depressione 3.2 14.3 7.9 0.34 Dolore 13.3 20.0 6.2 0.52 Disfagia 14.0 40.7 31.1 0.08 Malnutrizione 8.6 29.6 3.9 0.00 SNG PEG 5.7 21.4 10.5 0.14 Ulcera da Pressione 0.0 0.0 1.3 NA Catetere Vescicale 17.1 57.7 43.4 0.00 Incontinenza Urinaria 0.0 33.3 7.7 0.16 Catetere Venoso Centrale 5.6 0.0 6.5 0.39 Tracheostomia 0.0 3.6 3.9 0.49 Indicatori Valore P Valori %; Test Chi quadro Bernardini, Micieli 2009 DIPENDENZA FUNZIONALE Dimessi dalla Stroke Unit Indicatori Ammessi URN N=77 Valore P Domicilio N=36 Strutt./Serv .* N=28 Riduzione vigilanza 8.3 25.0 11.7 0.12 Disabilità comunicativa 34.3 59.3 53.3 0.09 Alimentazione 22.2 42.9 57.9 0.00 Supino seduto 25.0 75.0 81.8 0.00 Controllo tronco 22.2 67.9 70.1 0.00 Trasferimenti letto sedia 41.7 85.7 88.3 0.00 Sit to Stand 47.2 85.7 90.9 0.00 Stazione eretta 50.0 89.3 90.9 0.00 Deambulazione 66.7 92.9 94.8 0.00 Valori %; Test Chi quadro Bernardini, Micieli 2009 IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione SINDROME D’ALLETTAMENTO Insorge in seguito ad un prolungato allettamento ed interessa vari organi ed apparati non avendo rapporto diretto con l’evento che ha caudsato l’alletamento stesso La sindrome da immobilità Creditor, M. C. Ann Intern Med 1993;118:219-223 Alterazioni fisiopatologiche in assenza di attività fisica • ridotta resistenza allo stress cardiorespiratorio con rapida insorgenza di dispnea e tachicardia • alterato flusso ematico • atrofia muscolare • aumento dei tempi di reazione IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione Farmaci psicotropi, antistaminici, antiepilettici, antiipertensivi, antiparkinsoniani, anticolinergici centrali, antidiabetici, antibiotici vestibolotossici, morfina e analgesici maggiori, cardiotonici, diuretici Alcool IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione PAURA DI CADERE Riguarda sia il paziente che il personale di assistenza La paura di cadere è stata individuata come rischio indipendente di disabilità In letteratura è proposto un intervento di: •FKT (rinforzo muscolare arti inferiori e tronco, stretching) •Programmi educativi che includono: -discussioni di gruppo sulla paura di cadere e sull’identificazione dei fattori di rischio e delle possibili prevenzioni; -educazione sulla nutrizione e sulla mobilità; -educazione su come alzarsi dopo essere caduti. Paura del personale Sovrastima del rischio Sottostima delle conseguenze Abuso di contenzione (fasce, spondine) Le motivazioni più frequentemente addotte per giustificare la contenzione • Protezione contro l’auto e l’eterodanneggiamento • mantenimento di una postura utile • controllo di pazienti confusi • necessità di attivare piani di trattamento • …….. • aumentare il senso di sicurezza del paziente Fattori predittivi di contenzione fisica negli anziani (f.intrinseci) • • • • • • Età avanzata deterioramento fisico o cognitivo disturbi del comportamento rischio di danno a sé, agli altri, all’ambiente necessità di assicurare una postura corretta dispositivi di monitoraggio o terapia (fleboclisi, holter, sonde nasogastriche, PEG) Fattori predittivi di contenzione fisica negli anziani (f. estrinseci) • • • • • Personale insufficiente paura di cause legali atteggiamento mentale dello staff carente formazione professionale disponibilità di dispositivi di contenimento IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione 95 pz (età 60-95) con disturbi dell’equilibrio e del movimento: Il dolore è un predittore significativo di minori risultati delle terapie per l’equilibrio e il movimento…. un intervento specifico sul dolore va incluso nei programmi di riabilitazione per pazienti con disturbi dell’equilibrio e dell’andatura. Influence on pain and depression on fear of falling, mobility, and balance in older male veterans J Rehabil Resv Dev 2007 2507 pz (età 70.2 aa) dopo 90 gg circa di dimissione da una riabilitazione Il dolore presente dopo la riabilitazione in pazienti con artroprotesi d’anca o di ginocchio è inversamente associato, in modo significativo, con la soddisfazione del pz Perceived pain and satisfaction with medical rehabilitation after hospital discharge Clin. Rehabil. 2006 1724 pz (età media 68.7 aa) dopo 90 gg circa di dimissione da una riabilitazione Il dolore nei pz post-stroke è correlato in modo significativo con la percezione della qualità di vita (QOL), soprattutto tra gli uomini. Un aumento del riconoscimento e del trattamento del dolore intensifica la soddisfazione sulla QOL Satisfation with quality of life poststroke: effect of sex doifference in pain response. Arch. Phis. Med Rehabil.2007 L’intensità del dolore può essere una dimensione valutabile per definire la prognosi dei pazienti dopo intervento per frattura di femore. (Correlazione inversa VAS-FIM, diretta VAS-gg di ricovero) Un assessment e quindi una trattamento inadeguato e tardivo ha un impatto negativo sugli outcomes funzionali, prolunga il periodo di trattamento riabilitativo, e aumenta i costi economici. Pain perception during the rehabilitation phase following traumatic hip fractures in the elderly is an important prognostic factor and treatment too. Disabil.Riabil. 2007 IPOMOBILITA’ AMBIENTE Presa in carico Protesi Formazione Adeguatezza Motivazione RSA Non più solo luoghi destinati all’erogazione di prestazioni mediche e/o riabilitative Ma luoghi che offrono la “ nicchia fisica e sociale necessaria a conservare l’autonomia”. A. Censi O.M.S. MENOMAZIONE: perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica. DISABILITA’: limitazione o perdita, conseguente ad una menomazione, della capacità di compiere un’ attività nel modo corretto. HANDICAP: condizione di svantaggio conseguente ad una menomazione o una disabilità in grado di limitare o impedire l’adempimento del ruolo normale in relazione all’età e a fattori sociali e culturali OUTCOMES DI DANNO • Assenza di dolore • Recupero di articolarità e forza muscolare • Recupero delle posture OUTCOMES DI DISABILITA’ • Recupero della funzione motoria a vari livelli • Utilizzo di ausili per correggere le alterazioni permanenti OUTCOMES DI HANDICAP • Valutazione e correzione barriere architettoniche • Reinserimento in famiglia • Reinserimento nel proprio ruolo sociale • Superamento delle possibili sovrapposte patologie psicologiche (paura, depressione) fisioterapista Infermiere professionale fisiatra assistente sociale PAZIENTE OSS medico famigliare “Team riabilitativo” E’ COSTITUITO: -Dalla persona nella propria totalità -Da un insieme di operatori sanitari con differenti e specifiche professionalità che lavorano per raggiungere obiettivi comuni e che formano il team professionale - Dal care-giver che, se adeguato, collabora per raggiungere gli stessi obiettivi del team professionale. La persona stessa , quindi, è al centro dell’attività del team e ne fa parte. La collaborazione tra professionisti è essenziale a promuovere un’assistenza efficiente ed efficace per permettere al paziente di raggiungere un buon grado di benessere. Le dinamiche all’interno del team sono quelle proprie dei gruppi che nascono finalizzati al conseguimento di specifici obiettivi. Team riabilitativo Il team interprofessionale si organizza come squadra dove ognuno ha il proprio specifico ruolo e ci si deve muovere in modo coordinato. Il confronto è assolutamente necessario e deve essere formalizzato nel momento della elaborazione di un progetto riabilitativo individuale ( PRI) Obiettivi e “drive” delle attività di cura Limitazione funzionale Obiettivo: recupero funzionale Attività / Disabilità Obiettivo: adattamento Riabilitativo Nursing Medico Obiettivo: Stabilizzazione clinica e cura Patologia / Instabilità Team riabilitativo: PRI ( Progetto Riabilitativo Individuale) Attraverso il progetto riabilitativo: •Si analizzano le potenzialità di recupero del paziente •Si decidono gli interventi •Si stabilisce la tempistica per il raggiungimento dei risultati Caratteristiche del PRI ( Progetto Riabilitativo Individuale) Tiene conto in maniera globale dei bisogni, delle preferenze della persona, delle sue menomazioni, disabilità e soprattutto delle abilità residue recuperabili recuperabili, oltre che dai limiti imposti dalle situazioni ambientali e dalle risorse disponibili. Definisce quali sono gli esiti desiderati, le aspettative e le priorità della persona, dei famigliari e del team curante individuando l’obiettivo globale e funzionale. Caratteristiche del PRI ( Progetto Riabilitativo Individuale) E’ comunicato in modo comprensibile ed appropriato alla persona ed ai famigliari E’ comunicato a tutti gli operatori coinvolti nel progetto Costituisce un riferimento obbligato per ogni intervento svolto dal team Caratteristiche del PRI ( Progetto Riabilitativo Individuale) E’ uno strumento flessibile, in quanto deve essere modificato, adattato e nuovamente comunicato agli operatori qualora: a)si verifichi un cambiamento sostanziale b)vengano raggiunti determinati risultati c) si verifichino modificazioni non previste rispetto ai tempi o alle azioni precedentemente definite. Programma riabilitativo E’ un insieme di azioni elaborate da ogni componente del team riabilitativo al fine del raggiungimento del progetto comune Programma riabilitativo definisce quali sono le aree di intervento specifico durante la presa in carico individua gli obiettivi immediati, a breve e a medio termine individua i singoli operatori coinvolti negli interventi Programma riabilitativo viene aggiornato e verificato puntualmente durante la presa in carico è un elemento di verifica del Progetto riabilitativo. Programma riabilitativo Esempi di obiettivi immediati o a breve termine: ---recupero del controllo del tronco ---indipendenza nell’igiene della parte superiore del corpo ---minzione spontanea… Programma riabilitativo Esempi di obiettivi a medio termine: ---raggiungimento di una stabilità medica ---raggiungimento dell’autonomia nei trasferimenti Progetto riabilitativo L’insieme dei risultati ottenuti dai diversi programmi terapeutici sulle singole menomazioni rappresenta l’outcome globale o generale . Alcuni esempi : ---essere soddisfatti della qualità di vita recuperata. PERSONALE (medici,infermieri, fisioterapisti,educatori,operatori socioassistenziali e socio-sanitari) FORMATO alla cura del paziente geriatrico “AMBIENTE PROTESICO” RSA luogo dove: • massima presenza di tutto ciò che comporta una piena partecipazione alla vita sociale e di relazione • massima attenzione ad abbattere tutte quelle barriere (ambientali, di pregiudizio) che impediscano la piena valorizzazione delle abilità dei soggetti RSA luogo dove: vengano attuati progetti riabilitativi, o meglio abilitativi abilitativi, capaci di tener conto dei bisogni della persona affinché l’autonomia raggiunta sia nell’ottica di un miglioramento della sua qualità di vita PRESA IN CARICO Valutazione multidimensionale -1 • Clinica – Anamnesi ed esame obiettivo – Caratteristiche nutrizionali e di salute somatica (CIRS, BMI, MNA, esami ematochimici) – Stato cognitivo (MMSE), affettivo (GDS) e funzionale (con riferimento allo stato funzionale precedente l’evento indice) – Revisione farmaci – Definizione problematiche cliniche attive (outcome) Valutazione multidimensionale -2 • Infermieristica – Parametri vitali, sensorio, alimentazione, linguaggio, udito, visus, cute – Definizione rischi (decubiti, continenza, disfagia) e bisogni • FisiatricaFisiatrica-fisioterapica: fisioterapica – caratteristiche funzionali (Barthel Index, Tinetti scale, F.I.M….) Outcome funzionale basato sul punteggio dell’Indice di Barthel (IB) • Dipendenza funzionale lieve (IB 91-100) • dipendenza funzionale moderata (IB 6190) • dipendenza funzionale severa (IB 2160) • diependenza funzionale completa (IB 020) qualche esemplificazione… DISTURBI DELL’EQUILIBRIO Valutazione anamnestica mirata all’ingresso alla compilazione dei PAI > 1 caduta/anno Tinetti < 1 caduta/anno > 18 Tinetti < 18 Tinetti Valutazione ambiente Valutazione terapia (necessità, tempi, modalità) Osservazione Valutazione comorbilità Presenza Assenza Correzione deficit dove possibile FKT (esercizi equilibrio e rafforzamento musc. + esercizi per la paura di cadere) Tutori e presidi Fascia contenitiva (decisione equipe, prescrizione medica, coinvolgimento famiglia) 1 Pazienti a rischio: Presenza in anamnesi di 1 caduta nel Precedente anno Scala di Tinetti (per valutare l’equilibrio e la deambulazione) < 18 Meno di 4 farmaci in terapia con 2 psicofarmaci 4 farmaci o più in terapia con 1 psicofarmaco 2 Tra le misure preventive • Valutare l’ambiente. •Valutare con attenzione l’abbigliamento. •Valutare gli esami ematochimici con cadenza ogni 6 mesi (salvo urgenze) •Valutare con esami appropriati possibili turbe otovestibolari •Valutare eventuali deficit visivi con periodiche visite specialistiche. •Eseguire controlli periodici di PA in clino e ortostatismo. •Eseguire valutazione cardiologica e monitoraggio delle turbe del ritmo. Rivalutare attentamente la terapia farmacologia: •documentandone la necessità •individuando la minima dose efficace •riducendo il più possibile il numero totale dei farmaci •rivalutando controindicazioni e interazioni •valutando la possibile non compliance del paziente Valutazione dell’ambiente •Pavimentazione: sdrucciolevole, scivolosa, irregolare •Tappeti •Ostacoli: mobiletti bassi, piedini all’infuori ecc. •Illuminazione: scarsa o eccessiva. •Calzature scorrette. •Letti, sedie, poltrone eccessivamente alti o bassi. •Mezzi protesici (bastoni, tripodi) non utilizzati correttamente. •Assenza di ausili quali maniglie e supporti nei bagni o corrimani nei corridoi. 3 FKT e Presidi •Training per migliorare la deambulazione e l’ equilibrio E’ bene informare il caregiver e/o il personale del reparto sulle modalità di intervento, affinché il paziente non riceva né stimolazioni non concordanti, né un sovradosaggio (programmazione delle attività giornaliere, uscite sul territorio, animazione, ecc…). Deambulazione assistita, con o senza ausilio, per pazienti con emiplegia, disturbo dell’equilibrio, grave perdita della fluidità, del ritmo e della simmetria dei passi Utilizzo di i tutori: . bastoni, stampelle, tripodi (questi ultimi particolarmente indicati per l’anziano per la più ampia base di appoggio) in pazienti con patologia legata alla deambulazione ormai stabilizzata . deambulatori per pazienti con problemi di equilibrio o facile affaticabilità Utilizzo di “proteggi anche” mezzi di protezione esterna che riducono i rischi di frattura: • deviando l’impatto dal collo del femore • assorbendo l’impatto • aumentando la superficie di contatto Utilizzo (dopo prescrizione medica che evidenzi: tempi, modi e durata) di mezzi esterni in pazienti con deficit motori e/o neurologici che impediscono la corretta postura in carrozzina causando pericolo di scivolamento o caduta lavoro specifico sul cammino Fase di Rinforzo Muscolare Fase di Rieducazione all’Equilibrio (TAI CHI) Fase di Coordinazione Motoria DOLORE Il dolore non trova riscontro in marcatori biologici oggettivi che ne definiscano la presenza e la gravità. …. il dolore.. …è un’esperienza privata …il paziente è l’esperto del modo in cui avverte il dolore …è tanto forte quanto il malato dice di provare … è là dove indica che è. Schema PQRST per valutare il dolore PROVOCAZIONE/ Dov’è il dolore? Cosa lo fa migliorare/peggiorare? Posto Sede di comparsa Profondità: superficiale , profondo QUALITÀ A cosa assomiglia? RRADIAZIONE SEVERITÀ TEMPO E’ fermo o si muove? I pungente, immediato, circoscritto (nel dolore superficiale) crampiforme, costrittivo, lacerante, pulsante (nel dolore profondo) Quanto è forte? lieve, leggero, moderato, intenso E’ costante o va e viene? acuto, cronico Valutare il dolore: gli strumenti • Scale di intensità monodimensionali : analogiche visive ( VAS), numeriche ( NRS ), Verbali ( VRS) • Scale di sollievo + utilizzate nella valutazione del tono dell’umore o del distress psicologico. • Questionari multidimensionali MISURE OBIETTIVE DEL DOLORE NON sostituiscono quelle soggettive Sono dati importanti in certe condizioni (incapacità di comunicare) MISURE OBIETTIVE DEL DOLORE Risposte comportamentali • Verbali (Gemiti, brontolii, pianto,….) • Non verbali (fronte corrugata, labbra serrate, mimica facciale alterata..) • Movimenti corporei di protezione • Posture antalgiche Risposte fisiologiche: • Modificazione di frequenza cardiaca, respiratoria, temperatura, pressione arteriosa DOLORE CRONICO Durata maggiore di sei mesi, perdita della funzione biologica di adattamento, associato facilmente a depressione. Conseguenze del dolore cronico • disabilità • debolezza • utilizzo dell’energia a disposizione solo per le necessità primarie • diminuita attività motoria e decadenza delle condizioni fisiche Linee guida per la gestione del dolore cronico nell’anziano Tutte le persone con dolore cronico che riduca le abilità fisiche o psicosociali o altri aspetti della qualità della vita, devono essere sottoposte ad una valutazione complessiva per identificare tutti i possibili rimedi. Ogni paziente con deficit funzionali, o riduzione della qualità della vita, causato da dolore cronico, deve essere sottoposto ad una valutazione complessiva per valutare tutti i possibili rimedi. JAGS 2002 Il dolore cronico non è una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento; la vecchiaia non aumenta la tolleranza al dolore, né diminuisce la sensibilità al dolore Spesso il problema non viene adeguatamente riconosciuto e trattato; le terapie utilizzate sono inconsistenti o non mirate. Il dolore può associarsi con disturbi dell’umore (depressione, ansia, disturbi del sonno) che incidono pesantemente sulla qualità di vita in Italia Secondo una ricerca che ha coinvolto 500 medici di famiglia, il 37% degli assistiti soffre di dolore “non cancro”. Nel 97% dei casi si tratta di dolore muscoloscheletrico (40% cervico-facciale). Alterazioni fisiopatologiche in assenza di attività fisica • ridotta resistenza allo stress cardiorespiratorio con rapida insorgenza di dispnea e tachicardia • atrofia muscolare • aumento dei tempi di reazione Ne deriva che…... ... gli anziani con dolore percepiscono un uguale livello di esercizio ad un livello marcatamente inferiore di prestazione, sensazione generata sia da fattori centrali ( cardiorespiratori ) che periferici ( forza e reclutamento muscolare ) Obiettivo terapeutico Prevenire la cronicizzazione, impedendo che il dolore si autosostenga dissociandosi dall’iniziale danno organico per far parte dello schema corporeo. La “traccia” biochimica e neurofisiologica lasciata nel SNC sta alla base dell’indicazione all’uso degli analgesici centrali. GRAZIE dell’ATTENZIONE