Prima segnalazione di Acerina (Gymnocephalus cernuus) in

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Prima segnalazione di Acerina
(Gymnocephalus cernuus)
in provincia di Belluno
Paolo Capovilla
Le segnalazioni riguardo la presenza dell’acerina (Gymnocephalus cernuus) in Italia sono ormai numerose e sebbene sembri ormai superfluo notificarne la presenza in nuove zone è bene invece soffermarsi ad analizzarne la potenziale dannosità e tenerne sotto controllo, come in altri
stati, la diffusione sul territorio nazionale.
L’acerina (Gymnocephalus cernuus L.1758,
Le caratteristiche morfologiche più significative per l’identificazione di questo pesce, che esteriormente assomiglia molto
al pesce persico reale (Perca fluviatilis),
sono le pinne dorsali unite (che nel persico reale sono divise) la spina opercolare
bene evidente anche al tatto e i forami
mandibolari molto grandi e numerosi, oltre naturalmente alla livrea che è ben di-
Foto 1: L’acerina.
Foto 2: Si noti la somiglianza con un persico reale.
Acerina cernua, ruffe) è attualmente così
classificata:
Classe: Osteichthyes;
Sottoclasse: Actinopterygii;
Ordine: Perciformes;
Sottordine: Percoidei;
Famiglia: Percidae;
Sottofamiglia: Percinae;
Genere: Gymocephalus;
Subgenere: Acerina;
Specie: cernuus.
versa da quella di un pesce persico.
È un percide di piccole dimensioni (raggiunge max i 29 cm di lunghezza per 400
g di peso anche se generalmente non supera i 20 cm), con abitudini prettamente
bentoniche, di enorme adattabilità a variazioni di temperature, valori di pH e salinità; tollera salinità fino al 12 ‰ (per mille), valori di ossigenazione dell’acqua fino ad 1ppm ed ambienti con profondità
dai 25 centimetri agli 85 metri.
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Contributi pratici
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Contributi pratici
Sembra comunque preferire, per ragioni
alimentari, i fondali limosi con macchie
di vegetazione e profondità fino ai 10
metri con acque ferme o tranquille. Ha
abitudini prettamente crepuscolari/notturne, è attivo nelle acque più profonde
di giorno per nascondersi, e nelle acque
basse di notte per nutrirsi; di giorno, in
acqua bassa, si vedono con maggiore frequenza gli esemplari giovani.
La grande adattabilità alle più diverse
condizioni ambientali, di questo pesce è
testimoniata anche dalla scoperta di esemplari fossili in depositi glaciali siti in
Danimarca, Germania, Russia, Gran Bretagna e Polonia che ci giungono con morfologia molto simile a quella degli esemplari attuali.
Foto 3: I raggi spinosi anali.
Foto 4: I forami mandibolari.
È nota anche l’elevata capacità di ricerca
dell’alimento di questa specie, che si avvale di ben sviluppate terminazioni nervose e chemiorecettori distribuiti sulla testa e sul corpo; il suo sistema sensorio è
stato giudicato, per la ricchezza di recettori e fibre nervose, simile solo a quello
dei pesci delle profondità abissali marine. Tale sistema permette all’acerina di
nutrirsi anche se accecate sperimentalmente. L’occhio comunque ha un tappeto lucido molto sviluppato che le rende
adatte a muoversi anche in condizioni di
luce minima.
Le popolazioni di acerina si sviluppano
meglio in condizioni di eutrofizzazione
delle acque a differenza delle popolazioni di persico reale, che preferiscono
condizioni di mesotrofismo, o di quelle
di coregone che preferiscono condizioni oligotrofiche. L’acerina infatti a differenza di altri pesci, può alimentarsi agevolmente anche in condizioni di acqua
con grande produzione algale, ove anche di giorno la luce filtra con difficoltà;
in queste condizioni si avvantaggia, oltre
che della elevata produttività di organismi bentonici delle acque, anche del mimetismo che ne diminuisce la predazione da parte di pesci ittiofagi.
È nota inoltre per la sua grande prolificità
(in meno di quindici mesi la popolazione può anche raddoppiare), raggiunge la
maturità sessuale a 2-3 anni ma sono stati
segnalati esemplari fertili di 1 anno.
Un’acerina di 15 cm produce mediamente 45.000 uova adesive di diametro da
0,34 ad 1,3 mm che vengono attaccate al
fondo od alle macrofite acquatiche fino
a 3 metri di profondità.
Una particolarità del comportamento riproduttivo dell’acerina è quella di produrre ed emettere uova in diversi periodi nello stesso anno (due o più), scaglionando la frega e migliorando l’efficienza
riproduttiva della specie.
Le uova schiudono in 5-12 giorni a temperature tra i 10 ed i 15 gradi e la larva
con il sacco vitellino rimane immobile sul
fondo per 3-7 giorni finché raggiunge la
dimensione di 5 mm; le temperature ottimali di sviluppo delle larve sono intorno
ai 20 °C ma possono svilupparsi dai 7° C
ai 30 °C.
L’acerina può generare, con i persici reali,
degli ibridi fecondi, con fertilità maggiore nelle femmine. Gli ibridi sono meno attivi dei soggetti puri, però crescono più
in fretta e sono più resistenti alle temperature estreme, alla fame ed all’inquinamento. Le femmine vivono al massimo 11
anni ed i maschi 7, l’età media degli esemplari catturati è di 2-3 anni.
L’alimento dell’acerina è prevalentemente costituito da: rotiferi, copepodi, cladoceri, microcrostacei, chironomus, tricotteri, anellidi, sanguisughe; a secondo
dell’età del soggetto, nella sua dieta entrano comunemente anche le uova degli
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altri pesci e questo carattere la rende una
specie pericolosa per i nuovi ambienti
con i quali viene a contatto.
Secondo alcuni studi effettuati in Russia
ad in Scozia l’acerina è il responsabile
della depauperazione degli stocks di coregone presenti nei laghi esaminati a causa dell’intensa attività ovifagica; è stata
osservata predare insistentemente sui siti
di riproduzione dei coregoni e generalmente e stato osservato un costante calo
delle popolazioni di coregone in concomitanza all’aumento delle popolazioni di acerina.
Nel lago Svaytozero, in seguito ad un episodio di mortalità massiva di acerina,
dovuta ad una malattia parassitaria, sono
aumentate sensibilmente le catture di coregone. Oltre alla predazione di uova
l’effetto dannoso dell’acerina è da imputarsi anche alla competizione alimentare
che esercita soprattutto nei confronti dei
ciprinidi, persico reale e coregone. Proprio con quest’ultimo infatti vi è la maggiore competizione alimentare, mentre
con il persico reale si sovrappone essenzialmente nella sua seconda fase alimentare, quella bentofaga, diminuendone la
disponibilità alimentare e di conseguenza rallentandone l’accrescimento.
La competizione alimentare è a favore
dell’acerina grazie all’efficace sistema sensoriale di rilevamento delle prede di cui
è dotata e l’effetto negativo nei confronti delle altre specie si manifesta soprattutto negli ambienti meso-oligotrofici per
la scarsità di possibili prede.
L’acerina è un pesce originario dell’est Europa, nei bacini del mar Nero e del mar
Caspio da dove ha progressivamente invaso l’Europa e, recentemente (1986) an-
oto 5: La spina opercolare
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che il Nord America dove sono stati istituiti enti pubblici deputati al controllo
ed alla possibile eradicazione della specie esotica.
Attualmente risulta presente in tutti i paesi al di là dell’arco alpino ed in Francia è
chiamata persico-gobione per la somiglianza, nelle fattezze fisiche al persico
reale, e nella livrea al gobione (Gobiogobio). La diffusione di questo pesce in
Italia è stata ostacolata nel tempo dalla
presenza di barriere naturali quali l’arco
alpino. La sua introduzione nel nostro
paese si deve all’aumento dei trasporti e
alla richiesta di nuove specie ittiche per
la pesca sportiva.
È stata segnalata in Italia da Chiara G. nel
1986 nel Friuli Venezia Giulia a seguito
dell’importazione di pesci dai paesi dell’est. Da quel momento le segnalazioni si
sono fatte sempre più numerose ed è
certa la sua presenza fino dal 1998-99
nel canale navigabile di Cremona e nel
Naviglio Pavese, vie d’acqua che le aprono la strada a tutto il bacino idrografico
del Po compresi i laghi della Lombardia.
Attualmente è stata segnalata la presenza
di acerina nel Lazio, nel Tevere e nei bacini associati come Corvara, dove la sua
crescita sembra avvenga più velocemente che nelle aree di origine (paesi dell’Est). Nell’autunno 2004 sono stati ritrovati esemplari nella provincia di Belluno,
in un laghetto per la pesca sportiva che,
a detta del proprietario, aveva introdotto
del persico reale proveniente dai paesi
dell’Est Europa, destinato al ripopolamento del lago di S. Croce.
È quindi ipotizzabile che la specie alloctona possa essere presente anche nel
lago.
L’acerina nel laghetto di pesca sportiva
risulta ben acclimatata e in buono stato
di salute.
Esemplari di varie classi di età sono stati
osservati fino a 15 cm di lunghezza.
Attualmente (novembre 2005) le catture
da parte dei pescatori sportivi, da sporadiche sono diventate regolari.
Tale laghetto è rifornito di acqua da un
piccolo torrente e scarica nel bacino del
fiume Piave.
La fuga accidentale dell’acerina da ambienti in comunicazione con il fiume Piave potrebbe consentirne la diffusione e
la colonizzazione di tutte le acque venete della pianura, lungo i canali di irrigazione, e la riproduzione in condizioni
climatiche adatte.
Il lago di S. Croce in provincia di Belluno
è interessato da alcuni anni da una riduzione della popolazione di ciprinidi probabilmente conseguente al calo di livello idrico estivo dovuti a prelievi di acqua
per irrigazione della pianura Trevisana; a
causa della temperatura infatti (il lago è
situato a quota 380 m s.l.m.), le freghe
dei ciprinidi avvengono in fine luglio-agosto, in coincidenza con il periodo di
massimo bisogno irriguo delle colture in
pianura.
La rarefazione di ciprinidi, con la quasi
totale estinzione di specie come l’albo-
Foto 6: Particolare della bocca e dei forami.
Foto 7: Il lago di S.Croce in provincia di Belluno.
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rella e la drastica rarefazione di scardola
e cavedano, ha portato in questi anni ad
una vistosa riduzione di taglia del persico reale che non trovando pesce di piccola taglia come fonte di alimento, non
riesce a passare dalla fase bentofaga a
quella ittiofaga con conseguente relegazione della taglia, salvo rari esemplari, al
di sotto dei 20 cm di lunghezza.
Contemporaneamente la popolazione di
coregone del lago (pesce notoriamente
a frega invernale) che era di consistenza
eccezionale, sia per numero che per taglia, da alcuni anni si è rarefatta passando da catture consistenti, da parte dei
pescatori sportivi, a catture scarse.
Resta quindi da verificare se l’acerina si
sia acclimatata nel lago di S. Croce o se
le temperature invernali basse ne abbiano impedito l’insediamento; nel caso si
sia acclimatata e sia in fase riproduttiva
sarebbe utile accertare se ha avuto un
ruolo nella vistosa rarefazione del coregone verificatasi di recente per capire se
si stia assistendo ad un normale fenomeno di fluttuazione della popolazione o
se la popolazione stessa sia in declino
costante, anche per causa di questo
nuovo ospite.
A livello mondiale l’acerina è stata considerata responsabile della rarefazione di
specie, soprattutto il coregone, in molti
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bacini idrici, soprattutto in Nord America e Scozia. In Nord America si è cercato con molti mezzi, anche chimici, di
ridurne le popolazioni a beneficio delle
specie autoctone ma non è servito in
quanto la grande adattabilità dell’acerina
le ha permesso di sopravvivere meglio
delle specie da tutelare; in alcune zone
come il lago Huron esiste l’obbligo di
segnalare la cattura di qualsiasi esemplare di acerina, anche se si ha solo il dubbio che si tratti di tale specie, al fine di
mantenere uno stato di vigilanza permanente con l’aiuto dei pescatori.
Conclusioni
• l’acerina è un pesce dotato di eccezionali doti di resistenza ed adattabilità alla maggior parte delle condizioni
climatiche e fisico-chimiche degli ambienti acquatici,
• possiede un eccezionale sistema di rilevamento delle prede che la rende in
grado di nutrirsi anche in condizioni di
cecità o al buio, tale sistema di sensori non ha pari nelle specie ittiche con
le quali compete per l’alimento,
• si nutre della maggior parte degli organismi micro e macro bentonici presenti nelle nostre acque ed anche delle uova di altri pesci, tanto da essere in
grado di ridurne le popolazioni, come
nel caso del coregone e del persico
reale,
• vive bene negli ambienti mesotrofici e
trae vantaggio dalla eutrofizzazione,
• raggiunge rapidamente la maturità sessuale, ed ha più cicli di ovodeposizione annui che le assicurano una eccezionale efficacia riproduttiva, le sue uova schiudono in tempi brevi,
• gli adulti hanno abitudini spiccatamente notturne che gli permettono di evitare molti predatori,
• ha dimostrato di adattarsi bene nelle
acque Italiane del centro Nord.
Di conseguenza questa è una specie con
la quale probabilmente dovremo abituarci a convivere e che quasi certamente
contribuirà a ridurre maggiormente il patrimonio ittico autoctono Italiano.
In tale situazione si può solo sperare che
le condizioni termiche delle acque italiane e la presenza di predatori naturali (come il lucioperca) ne limitino la riproduzione e quindi la presenza a livelli sostenibili dagli ecosistemi.
La Bibliografia
è disponibile presso l’autore
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