SCHEDA 1 – TEATRO GRECO Teatro di Dioniso Eleutèreo. Costruito nel V sec. a.C. sulle pendici meridionali dell’Acropoli di Atene (1), è ritenuto il primo edificio teatrale della storia. Rappresenta un prototipo di teatro dell’età classica. Sul declivio naturale del colle viene addossata una gradinata in legno (thèatron) destinata a ospitare gli spettatori che assistevano al rito. La gradinata si sviluppa sui tre lati di uno spiazzo pianeggiante a pianta trapezoidale, l’orchéstra, riservato alle esibizioni del coro (2). Sul lato opposto, separato dal thèatron da due accessi all’orchestra, le pàrodoi, si trova il luogo riservato all’azione scenica. Nella fase cosiddetta del “teatro di Eschilo”, corrispondente all’incirca alla prima metà del secolo, sul lato a sud dell’orchéstra viene edificato un portico a due ordini con soffitto a terrazza la cui parete posteriore del secondo piano, chiamata skené, funge da parete di fondo dello spazio scenico (3). Alla skené infatti viene addossata una bassa pedana in legno (proskenìon), utilizzata per la rappresentazione drammatica. Una porta mette in comunicazione il proskenìon con il portico posteriore. [Il termine skené indica la tenda da campo militare e potrebbe essere entrato nell’uso quando, dopo la battaglia di Salamina (480 a.C.), gli ateniesi potrebbero aver utilizzato il portico adiacente al tempietto di Dioniso Eleutèreo per custodire come trofeo la tenda del re sconfitto. Del 472 è la tragedia “I persiani” di Eschilo e il termine potrebbe anche alludere alla tenda del re Serse, protagonista del dramma, forse utilizzata in scena]. Sembra che tra la parete e la pedana antistante corresse una fessura e che sotto la pedana stessa fosse ricavata una fossa per ospitare le scene dipinte, di tela o di pelle, probabilmente arrotolate. Per mezzo di antenne in legno che scorrevano entro intagli verticali a coda di rondine praticati sulla parete in pietra, le scene venivano fatte uscire dalla fessura e issate a coprire la skené (4). Il teatro di Siracusa viene edificato nello stesso periodo e presenta caratteristiche architettoniche del tutto simili: solo la skené non è un portico ma un edificio a un piano con soffitto a terrazza e le pàrodoi non sono rivolte una verso l’altra ma disposte ai lati della skené orientate verso la gradinata (5). Verso la metà del secolo la skené si modifica radicalmente (6). Davanti all’antica skené viene innalzato un nuovo edificio con ai lati due torri che avanzano verso l’orchéstra a chiudere lateralmente la pedana del proskenìon. La fossa scenica viene chiusa e al suo posto si realizzano dietro alle torri due stretti locali per custodire le scene (7). Le scene, armate su telai rigidi, vengono quindi fatte scorrere dai lati verso il centro della scena fino a coprire la nuova parete di fondo. Teatro di Epidauro. Edificato intorno alla metà del IV sec. a.C. a Epidauro, località del Peloponneso, vicino a un tempio dedicato ad Asclepio, luogo di cura (8). Progettista dell’opera è l’architetto Policleto il Giovane. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni, destinata a ospitare più di 12.000 persone. Per le soluzioni architettoniche adottate, oltre che per la perfezione e l’armonia delle parti che lo compongono, diviene il prototipo ideale di teatro ellenistico. La gradinata sfrutta nuovamente il declivio naturale del colle ma è disposta intorno a una orchéstra perfettamente circolare e i gradini curvilinei in pietra abbracciano un settore più ampio di una semicirconferenza (9). Due pàrodoi, delimitate da accessi in pietra tuttora visibili, separano le gradinate dalla skené. Il palco del teatro ellenistico è organizzato su due piani (10). A livello dell’orchéstra si trova un portico, sorretto da pilastri o colonne e chiuso nella parte posteriore da un muro, che sostiene il piano del logèion (it. loghèion: luogo da cui si parla). Gli spazi tra i pilastri possono essere chiusi da pannelli dipinti. Il logèion, a circa tre metri di altezza rispetto all’orchéstra, è un piano in legno non molto profondo alle cui spalle si trova la skené, un edificio coperto da un tetto a capanna e fornito di ampie aperture sul lato verso l’orchéstra. Anche queste aperture all’occorrenza potevano essere chiuse da pannelli dipinti (pynakes). Due rampe laterali permettevano l’accesso al logèion. E’ probabile che il piano inferiore della skené, dietro alla parete di fondo del portico, venisse utilizzato come magazzino o come locale per camerini. Il modello ellenistico si impone anche nei teatri edificati in precedenza, che quindi vengono modificati con gradinate curvilinee in pietra e palcoscenico a due ordini. Le macchine sceniche (11). L’autore greco-latino Giulio Polluce, nel suo Onomastikòn, redatto nel II sec. d.C., descrive in parte le macchine sceniche del teatro greco. Il suo testo ci permette di intuire il funzionamento di alcune di esse. Mechané. Si tratta di una gru o forse semplicemente di una carrucola in grado di far entrare in scena dall’alto attori e oggetti di scena. Periaktòs (pl. periaktòi, it. periatti). Prisma retto a base triangolare equilatera in grado di ruotare su se stesso intorno a un perno centrale. Su ogni lato ospita un pannello dipinto. Una semplice rotazione permette di cambiare velocemente la scena rappresentata. I periatti erano disposti probabilmente dietro le porte della skené oppure ai lati della scena, vicino alle pàrodoi. Ekkyklèma. Pedana dotata di ruote. Utilizzata per far apparire e scomparire rapidamente attori od oggetti. Probabilmente entrava in scena dal fondo oppure appariva dalle porte, forse con un movimento di rotazione. Utilizzata per esempio per portare in scena le spoglie dei personaggi che non potevano essere uccisi in scena. Exòstra. Carro. E’ probabile che entrasse in scena dalle pàrodoi direttamente nell’orchèstra e servisse per far apparire intere parti di scena. Carri potevano correre anche sul soffitto piano della skené nell’edificio del V secolo, chiamato theologèion (it. teologhèion: luogo riservato agli dèi). Brontèion. Bacile di bronzo entro cui far rotolare delle pietre. Serviva a simulare il rumore del tuono. Di altri dispositivi la descrizione è più vaga (es. il keraunoskopèion) oppure del tutto assente. Scala di Caronte. Così chiamata la botola che si apriva nel centro dell’orchèstra. Collegata con il retro della skené da un cunicolo sotterraneo, permetteva l’apparizione e la sparizione dal basso, molto probabilmente in combinazione con effetti di fumo. 1. Atene. Veduta del lato meridionale dell’Acropoli. 2. Ipotesi di ricostruzione in pianta del teatro di Dioniso Eleutèreo (prima fase del V sec. a.C.) 3. Pianta del portico, skené del cosiddetto “teatro di Eschilo” (prima fase del V sec.) 4. Sezione del portico, del proskenìon e della fossa scenica nel “teatro di Eschilo”. 5. Teatro di Siracusa nel V sec. a.C. (ricostruzione assonometrica). 6. Teatro di Dioniso Eleutèreo (seconda metà del V sec. a.C.). Ipotesi di sviluppo spaziale. 7. Pianta della skené del teatro di Dioniso Eleutèreo (seconda metà del V sec. a.C.) 8. Teatro di Epidauro. IV sec. a.C. 9. Pianta del teatro di Epidauro. 10. Ricostruzione della skené ellenistica nel teatro di Epidauro. 11. Macchine sceniche nel teatro greco (ipotesi).