Dispensa di “Storia dei paesi afroasiatici: India e Pakistan”

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Dispensa di
“Storia dei paesi afroasiatici:
India e Pakistan”'
Docente: D. Abenante - Anno Accademico 2010/11
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SOMMARIO
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INDUISMO!
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L’IMPERO MOGHUL!
L’IMPERO COLONIALE BRITANNICO!
LE SCUOLE RIFORMISTE ISLAMICHE!
IL NATIONAL CONGRESS DI GANDHI E NEHRU!
LA LEGA MUSSULMANA DI JINNAH!
LA SPARTIZIONE INDIA – PAKISTAN!
L’INDIPENDENZA!
IL DOPO INDIPENDENZA IN PAKISTAN E IN INDIA!
IL FEDERALISMO INDIANO!
Bibliografia del corso:
La democratie en Inde, di C. Jaffrelot (Ed. Fayard)
A history of Pakistan and its origins, a cura di C. Jaffrelot
(Ed. Zed)
Si governano così: India, di D.Amirante (Ed. Il Mulino)
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Induismo
PREMESSA SU SET DI VALORI INDIA/PAKISTAN:
Brass dice che ci sono una serie (set) di valori coloniali, e valori indiani. L’idea del nazionalismo
ad esempio deriva dal passato coloniale, non concetto autoctono. Altro concetto è il parlamentarismo, sempre introdotto dai britannici. Quelli indiani, precedenti alla fase coloniale, ci sono quelli
della rilevanza del gruppo d’appartenenza, del gruppo di nascita. Esempio: il gruppo castalale, jati.
Nel caso pakistano:
Nonostante religione mussulmana non preveda gruppi di sangue come clan e tribù (asabiya
teoricamente abolita dall’islam) bensì la UMMA cioè la comunità universale si mantiene un forte
lato tribalista. Ci sono forti legami di sangue. Anche perché i musulmani dell’asia meridionale si
sono converti dall’indù nei corso dei secoli. Conservato quindi delle istituzioni sociali e antropologiche della società indù originale. Esempio: in Panjab (provincia più importante) si parla di
BIRADARI politics. Pakistan People’s Party di Alì Bhutto e poi Benazir Bhutto si basa su biradari
politics, serbatoi di voti, ovvero gruppo di persone con legame di sangue che votano per le stesse
persone in maniera unita.
Altri esempi portati da Brass come non derivati dal passato coloniale è l’importanza della terra,
risorsa economica e status più importante. Siccome la terra è una risorsa legata al territorio ne deriva una politica tendenzialmente locale. Rapporti politici tendono a essere incentrati sulla singola
località, dimensioni micro piuttosto che macro.
VARNA, (=colore) Sistema/modello dei valori gerarchico tradizionale induismo (tratti dai Veda, testi sacri). Organizzazione società, funzioni :
Bhramano
Sacerdote, dimensione
(bianco
religiosa
purezza)
Ksatriya
Funzione politicoMentalità tradizionale connette
(rosso sangue militare
politica e guerra
forza)
(principi-guerrieri)
Vaisiya
Funzione economicaProdurre ricchezza necessaria al
(giallo oro)
mercantile
sistema per mantenersi
Sudra
Servitori, funzione di
(nero terra)
servire i tre gruppi
superiori
4 gruppi gerarchici ma complementari ed interdipendenti.[moksa -> liberazione, da tutti ricercata. Altrimenti condanna samsara, rinascita perenne].
Questo per spiegare che indù non ha avuto problemi a confrontarsi e mischiarsi collaborare
con altri poteri politici. Non c’è tradimento.
I Varna sono un modello teorico di società dei testi vedici. Le Jati (con segmentazioni e sotto
segmentazioni continue) sono un concetto antropologico dove prevale non un'idea teorica ma il
concetto di nascita, gruppo endogamico di nascita che svolge tendenzialmente mestiere tradizionale. Hanno una connessione con i Varna che teoricamente si articolano considerando i Varna.
Osmosi tra Varna e Jati. Ci sono Jati la cui posizione gerarchica incomprensibile solo antropologica: casta guerriera (si rifà a Ksatriya) uccide, stile di vita carnivora, bevono alcol. Sotto l'aspetto
antropologico è sottovalutata, ma posizione elevata perché funzioni Ksatriya elevate e la Jati sopraelevata allora rispetto a come sarebbe.
Chi ha dovere di servire entra in contatto con compiti impuri che dopo generazioni non può
essere sanata va tenuto separato.
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Capire in che modo concezioni tradizionali precoloniali hanno influenzato storia e sviluppo
paesi asiatici.
Partendo dai testi vedici (i Veda) troviamo i varna (statuti – vedi appunti lezione precedente)
basati su gerarchia e complementarietà. Chiave è il concetto per cui funzione religiosa è al primo
posto, davanti a funzione politico-militare. Tutti i testi che disciplinano figura del buon principe
invitano il principe a costituire un rapporto con un brahmano specifico ( purohita, brahamano
specifico – guida spirituale) . Il brahmano giustifica e sacralizza l’attività del principe. Gli sviluppi
più importanti del pensiero filosofico è arrivato dalla categoria della ksatriya. Darma: dovere – per
gli ksatriya è fare il buono politico-guerriero etc etc. Alto contributo filosofico è arrivato da ksatriya perché non erano convinti che fare violenza (guerra) potesse portare alla liberazione. -> difficoltà del ruolo.
Buddhismo -> vie di liberazione eterodosse (sette eterodosse), cercano nuove vie di liberazioni
diverse da quelle classiche vediche. Fondato da ksatriya. Bhakti altra setta eterodossa.
Questo discorso su sfera politica secondaria è importante per analizzare rapporti indiamusulmani e india-inglesi. Infatti l’india è sempre stata molto fragile a livello politico. Influenzabile, instabile.
In epoca precoloniale tante conquiste (tutte passate per il passo di KHYBER, tra afghanistan e
paksitan) arrivate dall’asia. Solo granbretagna dal mare e da occidente. Tutti gli invasori si sono
sempre confrontati con avversari meno potenti. Solo l’islam si avvicina nel XIII secolo cerca di
unificare l’india -> Sultanato di Deli (fino 1500). Poi impero Moghul 1526 – 1858. Anche se già nel
1700 era impero formale, sotto controllo di GB.
Nel 1947 al momento della indipendenza esistevano 500 stati in india. Neanche i britannici
avevano unificato india. C’erano provincie private e poi questi simil-feudi.
Tornando a i varma, sacrificante (brahamano) - sacrificatore (vaisiya, colui che usa i propri
soldi per offrire materiale per il sacrificio)
Il sistema dei varna si basa sui diseguaglianza, ogni uomo ha un proprio destino dharma diverso in base al varna. Ci deve essere per forza qualcuno che si occupi delle impurità del mondo. I
gesti più umili. Sudra. Nonostante i testi vedici sottolineano complementarietà varna la 4^ categoria, i sudra, sono un po’ distaccati anche per i testi antici.
I sudra non sono ammessi allo studio dei testi vedici. Gli appartenenti ai primi 3 varna si dicono “nati due volte”, nato biologicamente e nati quando vengono iniziati ai testi vedici. Anche le
donne. Che non ha possibilità di raggiungere liberazione, a meno che non rinasca uomo.
Karma è l’azione. Tutti devono compiere proprio dharma. Bisogna agire. Azione definito come
karma. Se persona compie e accumula buon karma rinascita sarà migliore. Altrimenti se compio e
accumulo cattivo karma avrò rinascite peggiori.
Questo nel ortodossia indù, nel mondo eterodosso (buddhismo, tantrismo, bhakti) donna ha
possibilità di liberazione.
Rigveda -> testo vedico tra i più importanti. Presente in rigveda storia che spiega nascita mondo come sacrificio primordiale. Individuo primigenio che si è smembrato dando vita ai varna.
Testa -> Bhramani
Busto, Braccia -> Ksatrya
Bacino -> Vaisiya
Gambe, piedi -> Sudra
In termini teorici sudra può non essere povero e svantaggiato. Ad esempio, soprattutto in passato, in villaggio ci sono molte mansioni che possono solanto essere svolte da casta bassa.
Concetto di impurità: nella visione indiana l’impurità è parte, è un aspetto, dove tutti entrano
in contatto con l’impurità. Nascita e morte – fonti primarie di impurità. Anche vicinanza, contatto
con fonti di nascita e morte. È un fatto fisiologico, non patologico. Se c’è impurità esistono modi
di sanarla. C’è sempre un rito per specifico problema. Nei testi vedici c’è tutta ritualità (che ele-
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menti usare, che formule etc). Ovviamente i sudra accumulano molta più impurità rispetto agli
altri varna. Difficile da sanarsi. Becchini, chi concia le pelli, l’allevatore -> specializzazioni che portano quella CASTA in cui non c’è possibilità di purificarsi. Allora gli altri bisogna allontanarsi da
quelle caste. Concetto, occidentale, di intoccabilità. Ma non definite intoccabili da indiani. È un
sistema di tutela delle caste più pure che non vogliono impurificarsi.
(Campo valori: varna. Campo antropologico: casta)
Probabilmente sono fonti di impurità la nascita e la morte perché sono grandi momenti di passaggio. Fonti di impurità secondarie tutte associate a nascita morte, a ciò che organico, che si decompone. Il sangue.
Ogni casta ha mestiere di specializzazione, ma può avere anche diversi mestieri secondari. Nella percezione che gli indù hanno della purità della casta conta il mestiere di specializzazione e meno sui mestieri secondari.
(Louis Dumont – Homo Hierarchicus, occidentale che ha studiato a fondo sistema delle caste).
Louis Dumont percezione collettiva/specializzazione caste: ad esempio casta intoccabile, specializzata in mansioni intoccabile, ha inoltre mansione di artigiani nelle festività del villaggio (attaccare festoni e luci nel villaggio e anche dentro le case
di caste elevate) non creando problemi perché non percepiti come intoccabili poiché
non svolgono mansioni che contraddistingue la casta. Quindi il sistema delle caste
funziona nel bene e nel male.
La percezione e la visione locale della casta varia a seconda della situazione (contesto) e a seconda della zona geografica.
Le ragioni sono diverse dipendono da condizioni locali, considerando anche che non tutte le
caste si trovano in tutte le parti dell'India, riempiendo vuoti di casta ad esempio.
Al mestiere sono anche associati stili di vita (Bhramano dieta vegetariana, Ksatriya carnivoro).
Una persona può essere espulsa dalla casta con una sorta di ostracismo attraverso il "consiglio castale" Panchayat, se il membro della casta compie violazione del Dharma. Lo stesso Gandhi fu vicino all'espulsione dalla casta nel 1890 (Varna dei Vaisiya, casta dei Modbaniya regione del Gujarat), quali genitori decisero di mandarlo a Londra per studiare giurisprudenza, viaggiare oltremare
era considerato fonte di impurità; raggiunge un compromesso garantendo di vivere rispettando
certi voti.
Se parte di una casta invece prende uno stile di vita diverso può portare a cui dire o perdere
uno status di casta con scissione in sotto casta con diverso status.
La visione di Dumont è che il sistema castale non è un unico sistema castale, ma composto da
molteplici sistemi locali gerarchizzati, aventi come denominatore i Varna. I sistemi si gerarchizzano con diversi criteri, il principale dei quali è la contrapposizione puro/impuro, sulla cui base le
caste si orientano l'una rispetto all'altra. Il Bhramano (non violento, vegetariano) è purezza assoluta; gli altri si orientano sulla base della vicinanza/lontananza dal Bhramano. Caste non solo si gerarchizzano in base al Bhramano, ma anche lo emulano, fenomeno di Sanscritizzazione, tendenza
a imitare chi sta alla sommità del sistema. L'alimentazione è importante con il sistema castale, si
possono fare infinite differenze che consentono svariate gerarchizzazioni. Emulazione si fa quindi
per ascesa dello status castale. La Sanscritizzazione perché il Bhramano indica la sfera colta del
sapere indiano, cultura sanscrita.
Caste gruppi di nascita endogamici. Se endogamia non è possibile si preferirebbe isogamia, con
due caste ad eguale livello, o ipergamia, dove una casta dà mogli a una casta superiore. Peggio sarebbe invece ipogamia con una perdita di status (ad esempio, casta di suonatori di tamburo, numerose offerte, però suonano tamburo, pelle di animali morti, Sudra però benestante. Può succe-
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+ scheduled tribes
dere che casta Vaisiya in difficoltà dia mogli a questa casta Sudra in cambio di vantaggi economici).
Esempio: casta che sono specializzati in pesca (molta impurità) ma che in stagione diversa fa
anche agricoltore (meno impurità). Considerati sempre impuri come pescatori. Se fossero specializzati in agricoltura sarebbe meno impura. Jati, casta.
Influenza su classificazione : Percezione collettiva di una casta e specializzazione casta. Se viene percepita come meno impuri rispetto a classe di specializzazione.
Originariamente esisteva tribunale della casta, consiglio della casta, panchayat, può decidere
espulsione della casta. Esempio famoso, Gandhi vicinissimo da espulsione casta. Casta del modbaniya regione del gujarat. Gandhi mandato a studiare in gb, impuro. “Amputare il braccio in cancrena”. Si possono anche creare sottocasta, che perde o acquisisce status. Sistema castale complessisimo. Visione di Dumont: sistema castale è varietà di sistemi localizzati che come punto comune
hanno l’appartenenza ai 4 varna.
Sansiscritazione (teorizzata da tal Srinivas) -> fenomeno ad imitare chi sta alla sommità del sistema. Tutti vedono che il brahmano è il piu importante e tutti cercano di comportarsi come lui
(vegetariano, etc, etc).
Matrimoni: -ipergamia (casta da proprie donne mogli a caste superiori) -ipogamia (casta da
proprie donne in moglie a caste piano inferiore) – isogamia ( stessa casta livello casta).
Situazione oggi: in india urbana soprattutto da noi occidentali non è percepita la questione casta, anche se sotto sotto nonostante secolarizzazione è sempre presente. Nei villaggi, nell’india rurale, sono pienamente presenti. A livello ufficiale la costituzione indiana ha abolito l’intoccabilità e
a livello istituzionale fa come le caste non esistessero, non ne parla -> paese secolare laico ( Nerhu
non voleva neanche nominarle). Nel 1950 per cercare di farsi che classi intoccabbili e svantaggiate
ottenessero favori e garanzie, si introduce un appendice che chiama a modi eufenismo/tautologia
Scheduled classes (classi classificate) che devono ricevere favori. è una sorta di discriminazione
positiva. Ancora oggi la situazione non è risolta. “other backward classes”aggiunte negli anni, non
intoccabili ma comunque svantaggiate. 1980, commissione Mandal (era un giudice) cerca soluzione a discriminazione (negativa) di ancora molte classi svantaggiate. Proponeva di una certa percentuali di posti (fino 20%,30%) in università e pubblica amministrazione. Rapporto e norme implementate solo negli anni 90. Ovviamente polemiche da parte di alte classi.
Nella visione vedica l’uomo non è importante a livello di individuo. Non c’è un individuo.
Quello che conta è rete di relazioni. Conta il gruppo a cui quest’uomo appartiene. Il mondo tradizionale induista è un mondo olistico / organico. L’individuo non ha senso se viene estrapolato dal
consenso.
Uppanishad serie di testi su sanniyasin Il rinunciante, non vuole accettare il ciclo continuo di
rinascite (samsara)
Il karma genera attaccamento al mondo, perché è un azione che genera dei risultati. Non può
liberarsi. Il rinunciante rinuncia ad agire, deve uscire dal mondo. Inazione assoluta. Si concentra
solo su se stesso. Cerca il moksa, il riconciliamento con l’assoluto. Una sorta di scorciatoia.
Chi può accedere alla rinuncia: no donne, solo i “nati due volte” e quelli che hanno raggiunto
una certà età (bisogna aver visto nascere i nipoti) -> per far si che la discendenza è salva.
L’apertura pressoché totale a qualunque elemento della società attraverso i movimenti eterodossi: buddhismo, tantrismo, bhakti. Delle tre il buddhismo è diventato setta, staccandosi dal induismo, si è dato un ordinamento a se. Tantrismo e bhakti rimangono dentro l’induismo. Differenze induismo – buddismo: in induismo sacro e impuro sono nel mondo allo stesso modo. In
buddhismo invece ordine monastico separa e isola il sacro, lasciando il profano e la parte secolare
al mondo.
Tradizione religiosa indù e sua rilevanza nella storia dell’india contemporanea. No separazione
fra sacro e sfera secolare, il sacro è parte del mondo. Immanenza del sacro. Le statue sono la divini-
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tà. Mondo che tende a tenere assieme elementi apparentemente molto contrastanti. Nel mondo
indiano tipicamente tendono a coesistere elementi sociali e elementi ascettici. Mondo ricco di contraddizioni. Già il fatto che l’induismo ortodosso riesca a coesistere con altri movimenti (buddhismo etc) senza troppi contrasti e senza netta separazione è segno di continua coesistenza. Ad
esempio assoluta purezza del brahmano acquisite con mescolamento con la figura del sanniyasin
(il rinunciante). Ad esempio vegetarianesimo, non era così importante all’inizio. Con l’arrivo del
sanniyasin bramhano diventa vegetariano.
Rinunciante cerca Unione tra atman (anima – principio interiore ) e brahman (assoluto). ->
liberazione, Moksa. Jain, piccola setta indiana simile al buddhismo nel modo di prendere un aspetto del indù e renderlo d’importanza assoluta -> ahimsa (non nuocere). I veda oltre a parlarci della
quadruplice distinzione dei varna, distinguono 4 fini dell’uomo:
1. Moksa
liberazione, si distingue perché è un fine che non appartiene uomo del mondo
2. Dharma
ordine socio cosmico, il quadro la cornice che regola il sistema, il proprio dharma
– sva darhma il dovere di ogni persona.
3. Artha
L’interesse materiale, il potere, la ricchezza, il soddisfacimento immediato. Arthashastra (manuale che ne parla)
4. Kama
Il desiderio amoroso sessuale. Testi attribuiscono molta importanza a donne. Infatti Kamasutra era l’unico testo che le donne potevano studiare.
Ognuno di questi fini è ugualmente importante e sovrano nel suo proprio spazio. Ogni categoria varna ha il suo fine primario. Sono tutti degni di essere perseguiti. Altra via di liberazione:
Bhakti, interpretazione/corrente di pensiero nata all’interno del induismo ortodosso convivendo e
influenzando. Bhakti, la devozione. Trae fondamento da testo (non rivelato) epico Mahabarata del
1400a.c. Un capitolo bhagavad gita. Il canto del signore o il canto del beato. È un dialogo tra un
guerriero di nome Arjuna (ksatriya) dialoga con Krishna (che è camuffato da persona normale).
Guerriero ha dubbi, perché combattere? Il dio Krishna risponde dicendo: 1. Tu sei uno ksatriya
combatti perché è il tuo dharma. Lui ha ancora dubbi. Risposta 2. Allora prova la via della rinuncia. È tutta apparenza. Maya. Arjuna non convinto. Allora 3. Combatti senza desiderio del risultato, senza attaccamento, con animo puro compi il tuo dovere, e il tuo risultato lo doni alla divinità. Non riununciare al karma, all’azione. Da qui nasce Bhakti. -> Karma-Joga. 2 aspetti. Rinuncia
al risultato dell’atto, amore per la divinità a cui viene offerto il risultato. Divinità Krishna. Paramonoteismo. Quasi monoteismo. Si concentra solo su Krishna. Altra caratteristica è che è aperta a
tutti, chiunque voglia liberarsi. Anche Sudra. Anche le donne. Va anche a spezzare monopolio del
bhramano che al di fuori della Bhakti è sempre quello che media tra divinità e fedele. I più grandi
templi sono Bhakti, perché prima della Bhakti non incoraggiava questo tipo di devozione, pellegrinaggi. Interpretazione Gandhiana -> idealismo pratico. Ai giorni nostri Bhakti è quello che attira a sé più fedeli. Pellegrinaggi. Altra via di liberazione: tantrismo, seguito popolare minore
rispetto bhakti, molto famoso in occidente per via del lato sessuale. Rovesciamento dei valori tradizionali, mettendo al primo posto l'aspetto femminile della natura, la forza femminile. Induismo
percepisce l'esistenza da forza femminile della natura Shakti, forza femminile primordiale individuata in manifestazioni della natura (terra, monsoni, pioggia,…). Forza femminile benefica o distruttiva, e nella visione religiosa ortodossa elemento femminile deve essere controllato attraverso
complementarietà con la parte maschile, che controlla Shakti che è pericolosa se lasciata se stessa.
Complementarietà maschile femminile pervade visione indù del mondo, grandi divinità stesse
rappresentate con parte maschile femminile manifesta necessaria coesistenza uomo e donna. Parte
donna ricollegata a visione più materiale del mondo, parte organica, cruenta, sanguigna del mon-
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do (culti di dee sanguinari). Tantrismo recupera e mette al primo posto il culto Shakti, venerazione della forza femminile attraverso raffigurazioni di diverse dee (dea Kali "la nera", colore della
terra, forza naturale). Esisteva il culto Shakti, il tantrismo ne ha fatto una via di liberazione, veicolo
di liberazione attraverso uso del rapporto sessuale come via per accedere alla liberazione, trionfo e
la Shakti. Diverse correnti tantriche, tantrismo della mano sinistra, più impuro ed estremo [in India la parte sinistra del corpo è più impura, usata per pulizie intime e mai per toccare il cibo] uso
di riti sessuali; tantrismo della mano destra, più moderato e più istituzionalmente accettato. Tantrismo rivaluta aspetti sottovalutati dall'induismo ortodosso, aspetti organici materiali della vita
(sangue,…) Veicolo di liberazione.
Nessuna delle correnti è un fenomeno settario in India, mantiene con le altre interpretazioni una reciproca influenza.
Altri movimenti dall'alveo dell'induismo hanno cercato ulteriori vie di liberazione facendosi
sette, distanziandosi dal resto della società dandosi un ordine in chiesa, rottura del Dharma tra la
comunità di eletti resto la società. In India si ha questo con il buddismo e il Jainismo.
Ciò che accomuna questi movimenti è:
•
•
•
tendenza a cercare ulteriori vie di liberazione;
nascono dal mondo degli Ksatriya, contraddizione tra compiere proprio Dharma ed il
Moksa;
estremizzazione di un elemento e l’induismo ortodosso ha su visione ad altri
(buddismo!rifiuto vita terrena, jainismo! Nonviolenza)
Buddismo, fondatore è Gautama Siddharta Sakyamuni (Sakyamuni è casta principesca) nella
regione indiana del Bihar, vissuto secondo la tradizione tra il V-VI secolo a.C. detto il Buddha
(l’illuminato). Epopea legata alla figura del Buddha. Nato da famiglia di principi, nascita annunciata da previsioni di oracoli che lo avrebbero destinato a essere grande re o grande guru. La famiglia
per evitare di perdere erede in asceta, lo isola dal mondo segregandolo per evitare il contatto con la
sofferenza del mondo di evitare la scelta di uscita dal mondo. Siddhartha secondo la leggenda entra casualmente in contatto con la sofferenza del mondo (morte, malattia, dolore) e deciso la rinuncia e l’ascetismo. Fondato la corrente del buddismo.
Concetti fondamentali:
•
•
presupposto totale svalutazione vita terrena, già presente in induismo ma estremizzato in
buddismo. La vita terrena con la sua sofferenza e morte superata attraverso il processo di
meditazione per estinguere il proprio io (individualità), chiave per eliminare le sofferenze
e raggiungere lo stato di liberazione Nirvana;
altrettanto importante l’enfasi sull’evitare violenze in tutte le sue forme verso altri
evidenti.
Non vi è una dottrina definita, ma una serie di insegnamenti attorno a questi valori. Percorso
spirituale buddista incentrato attorno a tre fondamenti, i tre tesori:
1. Buddha, l’illuminazione per superare la vita terrena
2. Dhamma, gli insegnamenti, pratiche spirituali di meditazione e preghiera, cinque precetti di vita
accompagnati dalla meditazione (non uccidere, non rubare, non fornicare – castità, non
mentire, non bere alcolici);
3. Sangha, la comunità.
La comunità buddista è una comunità complessa comprendente almeno due diverse entità: la
comunità di monaci e quella dei laici. Il buddismo ha dato vita a un’organizzazione monastica,
comunità di eletti; a livello teorico ogni fedele diventa monaco, in realtà dualità organizzazione
monastica che applica massima purezza del Buddha, e comunità laica, sin dall’inizio presente accettata. L’ideale del buddismo è una comunità monastica che corrisponde con tutta la comunità,
comunità orizzontale di eguali, però accettata la presenza di una comunità laica, sostiene finanzia-
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riamente e politicamente con offerte la comunità monastica. La comunità monastica è il mezzo
attraverso meditazioni con cui la comunità può aspirare al Nirvana.
Dal punto di vista storico, la comunità monastica buddista ha liberato il mondo
dall’onnipresenza della sfera religiosa, diversamente dalla società indù ortodossa, dove il sacro è
parte del mondo, nel buddismo il sacro è relegato nella comunità monastica, svincolando la società
e la politica dal controllo della religione; esistenza di una comunità monastica fa sì che lo spirituale
si isoli in ambiente diverso dalla politica, lasciando piena indipendenza alla politica (grandi dinastie indiane antiche hanno sostenuto il buddismo proprio per questo motivo: ad esempio III secolo
a.C. imperatore Ashoka della dinastia Mauriya ha sostenuto buddismo).
Il buddismo nasce come estinzione dell’individualità, passaggio fondamentale per il Nirvana,
seguendo gli insegnamenti del Buddha, precetti di privazione dell’io, e negazione graduale di sé
per raggiungimento del Nirvana.
Divisione in seno alla comunità buddista da diversa interpretazione della figura del Buddha,
divisi buddismo Hinayana (del piccolo veicolo) e buddismo Mahayana (del grande veicolo). Il veicolo è Buddha, Hinayana è più antica e vicina al Buddha originale,mentre in Mahayana il Buddha
è divinizzato e insegnamenti ad opera di Bodhi Sattva (essenza illuminazione), figura che emerge
nel buddismo Mahayana, personaggio che potrebbe diventare Buddha, potenzialità di Buddha in
cui prevale la compassione preferisce aspettare il Nirvana per assistere i propri fratelli. Sapienza
che lo potrebbe portare all’illuminazione unita alla compassione per i confratelli.
Due correnti del buddismo, nato in India, si diffondono fuori: la corrente Hinayana verso Celon e il sud-est asiatico (Birmania, Thailandia, Vietnam, Cambogia), mentre la corrente Mahayana
verso Tibet, Cina, Giappone. Il Dalai Lama è il tipico Bodhi Sativa. La corrente Mahayana ha poi
avuto un percorso a ritroso verso l’India, uscito dall’India e con divinizzazione del Buddha reintegro nell’induismo attraverso Buddha, considerato come reincarnazione di una divinità indiana.
Il riferimento al buddismo simbolo importante negli anni 50 del novecento, quando il leader
politico degli intoccabili Ambedkar, per protesta lanciò una campagna di conversione al buddismo
delle caste intoccabili.
Jainismo – diffusa, nasce dal mondo Ksatriya; Jain è colui che si ritiene seguace del Jina (il vincitore), colui che ha vinto gli istinti terreni, il proprio io, raggiungendola liberazione. Figura storica, Jina, di stirpe Ksatriya, contemporaneo del Buddha all’incirca VI secolo a.C., chiamato anche
Mahavira (grande eroe), trionfo su passioni e sul proprio io. Comunità antica, caratterizzata per la
non violenza (ahimsa), presente nel buddismo e nell’induismo, ma nel Jainismo è al centro della
visione. Il mondo è pieno di vita, animato da esseri viventi che pervadono il mondo e tutti dotati
di potenzialità di raggiungere la liberazione. Necessario quindi adottato uno stile di vita basato sul
rispetto della vita in assoluto. Serie di regole di vita che ricalcano il buddismo, elemento essenziale
è la non violenza.
Cinque comandamenti ufficiali:
• non uccidere (ahimsa)
• non mentire (verità)
• non rubare
• non fornicare (castità)
• non possedere
Gandhi stesso influenzato anche dal Jainismo, i suoi ashram influenzati da visioni jainiste.
Nel Jainismo, come nel buddismo, comunità monastiche (Muni) e laiche, essendo principi abbastanza estremi da mantenere, monaci rappresentano ortodossia e laici sostengono comunità
monastiche. Anche nel caso del Jain si aspira a una comunità di asceti, difficile per la rigidità delle
regole di vita del Jainismo. Il credo centrale è il rispetto di ogni forma di vita, il monaco Jain minimizza la possibilità di nuocere, beve l’acqua attraverso una garza per evitare di ingerire qualcosa,
cammina spazzando con scopetta per evitare di nuocere. L’utopia è morire di inedia per non nuocere ad alcuna creatura. Il monaco Jain minimizza le possibilità di uccidere.
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Anche nei Varna l’uccisione vista come una cosa negativa, ma nell’induismo il rito sacrificale
sacralizza e legittima l’uccisione, giustificandola, mentre nel Jainismo non si giustifica, bisogna
evitarla ad ogni costo, estremizzando la ahimsa. I laici vivono esteriormente senza distinguersi
dagli indù, mantenendo divisioni catastali, sono comunità benestanti, solitamente mercantili.
Comparazione di Weber tra Jain e protestantesimo nel capitalismo. Per i Jain lo stile di vita ascetico dell’accumulo di capitali reinvestiti in altre attività (non possesso) ha favorito il successo dei
Jain nel commercio/ industria. I monaci Jain vivono in templi e la propria organizzazione è staccata dal mondo.
Pur creandosi movimenti settari, questi convivono con l’induismo ortodosso le altre correnti
eterodosse con reciproca interazione e compenetrazione, evitando la contrapposizioni tra tutti gli
elementi che interagiscono tra loro.
La penetrazione nel mondo islamico avviene invece in maniera violenta. La Bhakti è l’unica
realtà prestarsi al dialogo con il monoteismo islamico.
SPINTA VERSO IL MOKSA
SAMSARA (rinascite)
ortodossia, uomo nel mondo
SANNIYASIN (rinunciante)
rinuncia al Karma, uomo fuori dal mondo
BHAKTI (devozione)
TANTRISMO (Shakti)
rivalsa mondo femminile; estrapola parte
femminile, la considera fine a sé stessa e ne
fa il veicolo verso il Moksa
SCIITI E SUNNITI
Islam
scissione alla morte nel 632 di Muhammad, comunità si divide in merito alla successione. I
sunniti dicono che Muhammad non aveva individuato un successore, e lui chiude il ciclo della
profezia. L'autorità è passata quindi alla comunità stessa che deve scegliere il successore nel Khalifa
(vice) reggente del potere, vice di Muhammad ma non profeta, acquisisce solo potere politicomilitare per tenere unita la comunità. Gli sciiti invece sostengono che Muhammad ha indicato
successore del cugino e genero 'Ali.
Dietro al problema della leadership c'era anche il concetto di autorità, per i sunniti l'autorità risiede nella comunità, lontano da vecchie leadership tribali dell'autorità di sangue, tribalismo (asabiya) dove l'autorità era basata sul sangue. Islam invece è accettazione del messaggio di Dio, rifiuta
legami tribali conflittuali rimpiazzandoli con quello religioso della Umma. La Shi'a invece fa riemergere la Asabiya, leadership continua passare attraverso il legame di sangue del profeta. Gli sciiti si costruiscono una sacra famiglia che parte dal legame 'Ali-Fatima per la successione dei vari
imam sciiti [figli di 'Ali sono Hasan e Hussein; i discendenti di 'Ali sono detti 'Alidi].
La maggioranza era costituita dai sunniti (Ahl-al sunnai wa al jama'at) i cui pilastri erano tradizione e comunità. La minoranza era costituita dagli sciiti (partito, fazione di shi).
Il Khalifa per i sunniti era leadership politica, aspetti umani e non poteri estesi semidivini, il
Khalifa è un uomo, non poteva neppure interpretare la legge, solo guidare la comunità, mantenerla unita, unità, guidarla in guerra. Principio di unità del divino (Dio uno e unico-Tawhid), quindi
anche comunità unita, e deve avere centro rappresentato nel Khalifa.
Imam per gli sciiti leadership politica, figura carismatica, che porta dentro di sé carisma divino
trasmesso dal profeta, Santità, che andò rafforzandosi man mano che al problema della successione nella divisione si svilupparono ulteriori differenze teologiche, come quella che prima di morire
Mohammad aveva rivelato ad 'Ali il senso intimo del Corano trasmesso poi da 'Ali ai successori,
ritenendosi gli sciiti detentori del vero senso del Corano e i sunniti solo del senso esterno.
Inoltre due correnti teologiche diverse, i sunniti scuola teologica 'Asharita, interpretazione lettura coranica solo testuale, divieto di cercare significati nascosti; gli sciiti scuola teologica Mu'tazilita, interpretazione allegorica del Corano, ricerca significati profondi, interpretazione Ta'wil (allegorica).
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All'interno della stessa Shi'a si sono poi create diverse branche in seguito a:
• gli accordi sul riconoscimento dei vari imam, dichiarando l'interruzione della catena degli
imam, e chi non concordava con la successione affermava che la morte del imam
precedente era sospetta, imam non morto mai entrato in occultamento (ghaibe) ghaibe),
vivo ma non visibile, destinato a tornare alla fine dei tempi per riportare la giustizia sulla
terra.
• Diverso grado di semidivinità attribuito all'imam, su quanto esteso potesse essere il
carisma del imam.
Si possono così distinguere le principali comunità sciite:
DUODECIMANI
(Persia 1500)
* XII imam in occultamento
* Shi'a mediana, di compromesso nei confronti dei
poteri dell'imam
ISMAILITI
* Ismail, VII imam, ultimo riconosciuto
* Agha Khan è rappresentante imam sulla terra, leader
spirituale degli ismailiti Khoja
IBADITI (Yemen)
* gruppo moderato, imam tipo califfo
Conflitto sunniti/sciiti dal 632 (morte di Mohammad) al 661 (morte di 'Ali); dopo Mohammad
i sunniti scelgono Abu Bakr come califfo e 'Ali è invece imam sciita. Califfi successivi erano Omar,
Uthman e dopo la morte di Uthman, 'Ali imam sciita riuscì a farsi riconoscere anche come califfo.
Nel 661 'Ali assassinato da estremisti sunniti e il conflitto riesplose. I primi quattro califfi sunniti
erano Rashidun (ben eletti), figure più vicina Mohammad. Il califfato nel il suo ideale socio politico religioso si è realizzato al massimo in questo periodo dal 632 al 661. Dopo 661 il califfato ha
perso il suo vero significato, trasformandosi in califfato monarchico (dominio di una dinastia),
perdendo il significato religioso. Il dissidio sciiti/sunniti sui primi tre califfi.
Importante anche per diritto islamico, perché tra le fonti islamiche di diritto ci sono:
Corano
Sunna! Tradizione profetica, spaccato di vita della prima comunità islamica profetica !
(Hadith! lasciti del profeta e della sua comunità, che comprendono
- comportamenti del profeta (indiretti)
- atti e detti dei compagni del profeta (Abu Bakr, Uthman, Omar) ! Gli sciiti non riconoscono
le parti della Sunna che si caratterizzano per essere dei primi tre califfi. Catalogazione della Sunna
in affidabile o meno a seconda del primo testimone; gli sciiti sostituiscono la Sunna sunnita dei
primi tre califfi con una propria Sunna degli imam. Gli sciiti rispetto ai sunniti hanno avuto una
leadership protratta più a lungo nel tempo con gli imam (il XII imam occultato nel XIIº secolo),
sciiti più flessibili nell'adattarsi ai tempi. Sunniti hanno perso il profeta nel 632, interpretazione
giuridica cristallizzata, ulema (interprete autorizzato) molto conservatori. Gli insegnamenti degli
imam sciiti contengono interpretazione mistica del Corano, che i sunniti svilupperanno molto
dopo con il sufismo. Mistica sunnita influenzato dalla Shi'a.
Nota: comunque i sunniti non riusciranno mai estirpare il tribalismo. Lo stesso califfo tra requisiti che deve avere è di appartenere alla tribù dei Quraish del profeta Mohammad.
Ramificazioni del mondo sciita ai margini del mondo islamico, per sfuggire da repressioni,
muoversi alle frontiere dell'Islam, con primi tentativi di islamizzazione. Successivamente giungono
armate del califfato per reislamizzazione sunnita. Tecnica di proselitismo sciita con qualche successo in India dove tendevano ad identificare figure religiose indù con l'Islam. L'azione concetti
indù con concetti islamici, ottenendo qualche successo.
Scuole giuridiche di appartenenza degli arabi mercanti che giungono in India del sud era
Shafi'iti, scuola tendenzialmente pacifica e tollerante. Le scuole giuridiche islamiche si articolano a
seconda del grado di importanza delle fonti complementari (Ijima e Qiyas, rompendo il tabù che
solo Dio stabilisce le norme) rispetto alle fonti scritturali (Corano, sunna). Le scuole più rigoriste
sono meno capaci di adattarsi a diverse realtà, meno flessibili e quindi hanno meno successo nell'Islam periferico.
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Corano
Sharía [la retta via]
Sunna tradizione - fatti del profeta e dei primi califfi
Ijma
consenso/consuetudini
Qiyas analogia
Ijma (consenso): dove la maggioranza della comunità si accorda attorno ad un punto controverso del diritto, quella soluzione ha forza di legge (se la comunità ha autorità, allora la comunità
anche possibilità di stabilire il bene e il male. Agli inizi la comunità, poi con allargarsi gli 'Ulema
('Ilm conoscenza), però non specifico riferimento coranico a categoria di sacerdoti-interpreti. Anzi, inutile, perché l'Islam non ha bisogno di mediazione tra divinità e fedele, Dio trascendente lontano, non c'è alcuna forma di mediazione tra Dio e uomo, solo una, quella del profeta Mohammad, che intercederà tra Dio e uomo solo nel giorno del giudizio, invocando la clemenza di Dio
verso il genere umano. L'uomo prega solo Dio, non altri uomini (santi, profeti,…).
Nota: nell'Islam, non essendoci chiesa, tutti i movimenti nascono dal basso. L'Islam non ha mai
fatto tabula rasa del preesistente, il più delle volte islamizzando tradizioni e pratiche preislamiche,
assorbendole inserendola nel contesto islamico (esempio pellegrinaggio alla Mecca). Soprattutto in
Africa e in Asia orientale dove l'Islam è entrato in contatto con culti animisti/naturalisti, che sono
stati reclamizzati. Nella pratica religiosa molto elastica, che ha saputo assorbire tutte le varie concezioni locali, islamizzandole.
Shafi'iti scuola di origine araba, diffusioni gite costa africana, spostatasi fino al sud della penisola indiana e Indonesia (rotte mercantili). Scuola mercantile tollerante, che dà spazio all'uso delle
fonti complementari.
Scuola Hanafita, anch'essa tollerante scuola asiatica, ufficiale dell'impero ottomano e dei vari
Stati musulmani in India. Veicolo di islamizzazione vasta area con tradizioni religiose che (sciamanesimo centro asiatici) che per essere inglobate necessitano di un approccio più tollerante.
Scuola Malikita tipica dell'Islam africano, scuola flessibile ed elastica.
Scuola Hanbalita, rigide rigorista, limita l'uso delle fonti complementari, presente solo in penisola arabica, scuola ufficiale del movimento waabhita di Ibn al-Wahab, alleandosi con il clan IbnSaud, scalata al potere dell'area del Hijaz tra il 1700 il 1800.
L’islam in India
Contatto mondo indiano e islam. Islam è stato di più che un semplice contributo culturale/religioso. È stato il contributo più importante dal punto di vista della costruzione di istituzioni
politiche. È soltanto con l’avvento dell’islam nel subcontinente islamico l’india ha iniziato ad avere
amministrazione centralizzata, prima di quel momento assenti. L’india aveva, come abbiamo visto,
dato sempre poca importanza a politica. L’islam produrrà una serie di tentativi di centralizzare la
politica indiana.
È necessario inanzitutto cercare di inquadrare cronologicamente il rapporto islam-india. Primi
contatti sono molti antichi, ancor prima della nascita dell’islam (islam nasce nel 622). Contatti
probabilmente di mercanti arabi verso coste dell’india. Non erano contatti di islamizzazione ovviamente. Poi con i mercanti si aggiungono missionari ma spesso di frazioni scisse dal islam ufficiale – componenti minoritarie (shìa -> sciiti). Contatti ancora poco rilevanti dal punto di vista di
conversione di massa.
632, muore maometto. Tema successione: sunniti credono che non sia stato indicato successore, maometto è stato l’ultimo profeta, quindi l’autorità passava alla comunità, che deve scegliere
sucessore tra i califfi khalifa (i vice di maometto) che però è profeta, che diventa leader. Sciiti invece dicono che successore indicato da maometto ci sia Alì, genero del profeta. È una differenza di
concezione del potere, sunniti sono più “democratici”, sciiti sono più tribalisti (asabiya) e vogliono
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che leadership sia un fatto di sangue – discendenti del profeta. Sciiti hanno “sacra famiglia” che
parte da ‘Ali e fatima e passa poi per gli ‘Alidi – discendenti. Loro saranno gli imam.
Leadeship: califfo per i sunniti, imam per gli sciiti. Il califfo non ha poteri semi-divini, profetici.
Rapressenta l’unità della comunità.
Mentre sciiti hanno imam, che conoscono “segreto del corano” rivelato da Maometto in letto
di morte ad ‘Alì -> caratteristica sviluppata non da subito in realtà. Scuola teologica sunniti: Asharita, secondo cui corano non si deve interpretare e cercare significati nascosti. Scuola teologica
sciiti: mutazilita, secondo cui bisogna dare interpretazione allegorica ta’wil.
Sciiti: divisioni all’interno del movimento: derivano da eredità, spesso confusa, non riconosciuta – o ogni qual volta che morte imam dovuta a morte “misteriosa” introducevano concetto di occultamento – ghaiba – in realtà non è morto, tornerà alla fine dei tempi per salvare la comunità.
Divisioni anche dovute a potere imam. Quindi ci sono duodecimani – 12 imam poi imam finito in
occultamento (prevalente in Iran, religione ufficiale). Ci sono ismailiti – 7 imam, l’ultimo imam è
ismail. Poi ci sono ibaditi.
Scontro sciiti, sunniti subito dopo morte maometto, poi a un certo punto ‘Ali unifica perché
eletto anche califfo, poi nel 661 – morte di ‘Ali assassinato. Di nuovo scontro. Sunniti riconoscono
4 califfi “ben guidati” rashidun – Abu Bakr, Omar, Utaman, Ali. Dopo questi 4 califfato è “peggiorato” – califfato monarchico. Sciiti non riconoscono primi 3 califfi.
Se però sciiti non riconoscono primi 3 califfi -> sciiti allora non riconoscono parti della sunna
dove ci sono dettami testimoniati dai 3 compagni del profeta. Sciiti sostituiscono con propria sunna sciita composta dalla tradizione dei primi imam.
Interpretazione della legge si cristallizza subito per i sunniti, con gli imam lo sviluppo dura di
più, anche dopo maometto. Sciiti tra l’altro attraverso sufismo (culto dei santi etcetc) introducono
lato esoterico-mistico dell’islam.}
Spesso primi tentativi di islamizzazioni sono fatti da sciiti, proprio perché erano “eresia” rispetto a sunniti, si portavano ai margini dell’impero. Ismailiti soprattutto, con tecnica di da’i, che fanno traslazione di concetti induismo con concetti islamici. Associano maometto a divinità indù.
Islam religione molto rigida in teoria, ma in pratica molto flessibile perché riesce ad assorbire culti e concezioni locali e preislamiche o ad esempio indiane.
Tornando ai contatti islam-india: 711-712. Esercito Califfato entra nella regione del Panjab,
pakistan. Causata dalla reazione del califfato all’assalto di un cavaliere indù a nave islamica.
Persiano lingua comune islam, india.
970 con popolo di ghoridi primi tentativi di formare uno stato indiano islamico.
Induismo non è religione storica, non ha data precisa di inizio, non si basa su evento storico,
islam si. Nasce nel 622. Induismo si basa su Veda, testi sacri mitici che raccontano grandi epopee
di dei e miti che la dimensione umana è inesistente. Non ci sono datazioni nei testi vedici. Concezione ciclica del tempo.
Al medina -> “la città” per eccellenza. Maometto fonda società in questa città. Perché l’islam
cerca di prendere distanza da asabyia, mondo tribale. Legame comunità è legame ideologico, non
di sangue -> umma. Passa il principio che il buon musulmano se possibile deve vivere nella città.
Differenza netta con induismo, molto rurale, periferico, non centralizzato.
Culto dei santi, islam teoricamente non accetterebbe forme di santità ma in eterodossia c’è sufismo – culto dei santi, come indù. Punto di incontro-scontro.
In india islamici hanno problema di superiorità numerica, non sono abituati a stare in superiorità, in india condizione si ribalta.
Contatto tra Islam e induismo
due tradizioni religiose paragonabili per livello di civiltà, ma antagonisticamente diverse con
coesistenza impossibile:
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monoteismo islamico rigido (peccato di Shirk paganesimo, Dio unico e non mediazione
uomo-Dio), induismo pluralità di manifestazioni del divino, anche elementi naturali;
diversità sociali, società indù gerarchica (Varna e Jati) e disuguaglianze, Umma islamica
società di eguali;
induismo aspetto religioso scisso e sovraordinato da aspetto politico, Islam sfera religiosa e
politica inscindibili, Umma comunità politico-religiose, Islam non concepisce di vivere nel
territorio senza controllare il potere politico, diversità tra Dar-al Islam e Dar al-Harb,
distinzione del territorio in terra dell'Islam (dove comanda l'Islam, il re musulmano, si applica
Sharia, vivere da buoni musulmani) e terra degli infedeli (governo non musulmano, infedele,
no Sharia, musulmani in sofferenze e soggezione, come scelta o muovere jihad o fuggire verso
il più vicino Dar-al Islam). Perché chi si è Islam è necessario chi si è anche il potere politico
(Din wa Duniya fede e mondo), Islam è fede e sovranità politica. Islam non può essere credo
spirituale interiore senza che si traduca in ordine socio-politico fatto di istituzioni, leggi, Stato,
esercito,…. Ecco che allora indù accettare la convivenza statali islamica quando questa
rispettava l'induismo
l'Islam è religione storica, inizia dal 622 d.C., data che segna la migrazione del profeta dalla
Mecca Medina (Hijra) per fondare un primo Stato islamico, la prima Umma, inizio dell'era
islamica. Ingresso del sacro nella storia. Induismo non è religione storica, religione astorica,
mitica, non si basa su libro rivelato che racconta eventi umani, no eventi storici in cui Dio si
manifesta. Veda sono testi mitici che raccontano grandi epopee, miti, in cui la dimensione
umana irrilevante, concezioni temporale ciclica (che si ripete, composta da migliaia di anni) e
dove la dimensione dell'uomo è irrilevante. L'Islam tipica concezione semitica, uomo è unità
di riferimento della tradizione religiosa.
Per l'Islam è fondamentale dimensione urbana dell'organizzazione, fondando o rinforzando le
istituzioni urbane. L'indù è dimensione rurale fondamentale, villaggio è l'unità base della Jati.
Città indiana nasce come agglomerato di caste e villaggi per unione, raramente città ha
significato particolare, solo quando luogo ha significato religioso (ad esempio vicino a fiumi
sacri: Benares, Allahabad), non fonte di valori di sé. In Islam invece la religione attribuisce
importanza al vivere in città. Quando Muhammad va dalla Mecca a Medina, fonda Stato
musulmano della ribattezza Medina (era Yatrib controllata da comunità ebraica), al-Medina=
la città, la città per eccellenza, per antonomasia. Fonda comunità nella città perché l'Islam si
sforza di prendere le distanze dal mondo tribale preesistente, legata culti della natura tribali,
per diffondere Islam prende le distanze fisiche nella città, luogo deputato alla fondazione di
una nuova comunità basata su un legame rivoluzionario dell'ideologia religiosa in luogo del
sangue. Per essere buon musulmano di vivere nella città, lontano dal deserto beduino, luogo
adatto per fondare la Umma. Certo, c'è anche l'Islam rurale, però rimane il principio ideale
della città, più vicina ideale coranico, rispetto al rurale che è più vicino alle lealtà naturali. In
India l'Islam prende possesso di grandi centri urbani, con ulteriore coesistenza Islam! Città
indù! Villaggi.
L’India non è stata islamizzata in un’unica soluzione – non è mai stata convertita da un esercito
islamico. Influenzata da una serie di contatti che si sono susseguiti nei secoli, con diversi tipi di Islam. I rapporti con l’Islam sono antichissimi e contemporanei alla sua nascita stessa – 630 d.C.
Incontro militare antico tra Punjab e Sikh, dalla terra centrale del Califfato verso la zona nord
occidentale dell’India, nell’odierno Pakistan. Sempre arabo come contatto, ma un rapporto di conquista. Però neppure questo porta a un’islamizzazione di massa.
Verso la fine del X secolo, avviene una serie successiva di ondate di orde di conquistatori musulmani, popolazioni non più arabe ma turco – afgane. L’Islam NON è entrato in India in un unico momento e sempre diversificato nel tempo. Tutto questo contribuisce a fare dell’Islam Indiano
un Islam sui generis, molto diversificato. Troviamo in India tutte le forme di Islam, non un'unica
for- ma. Ne esistono diverse, qualche studioso dice che in India è addirittura presente ogni forma
di I- slam. Islam ismaelita nel sud dell’India, ma anche l’Islam sciita duodecimano, nel nord
dell’India attraverso i contatti con il mondo persiano, un Islam sunnita, ortodosso e maggioritario,
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un Islam mistico, quindi c’è tutta una varietà di forme di Islam che la rende particolarmente degna
di studio e interazione.
Il grosso del fenomeno dell’islamizzazione dell’India proviene dal terzo e ultimo contatto con
l’occidente islamico. Dal nord ovest, con un tipo di diffusione e direttrice che ha avuto la tendenza
a procedere verso l’est, verso il Bengala. Questo spiega per quale ragione gli archeologi dicono che
troviamo le moschee più antiche nel nord ovest dell’India e spesso anche nel Bengala. Poi l’Islam
in un secondo tempo raggiunse anche le altre zone dell’India, cioè il centro e il sud, ma in modo
più graduale e lento, quasi per osmosi – lento contatto culturale, spesso anche al di là di un semplice fe- nomeno di conquista. La religione arrivò prima delle conquiste militari.
L’importanza del fatto che l’India sia stata islamizzata da popolazione non arabe ma turco afghane influenza il fatto che l’Islam arriva in India già diverso. Non è l’Islam arabo, che arriva dal
cuore dell’Islam, ma arriva già mediato da molte altre culture, filtrato dalla cultura persiana e dalla
cultura turca – le due grandi civiltà dell’Islam dopo quella araba. La persiana e la turca sono le più
importanti per quello che concerne il mondo asiatico, il mondo islamico orientale. Queste culture
hanno lasciato nell’Islam influenze differenti. Il mondo persiano ha dato all’Islam la cultura e la
teoria politica dello stato, proprie della monarchia persiana. Successivamente, l‘Islam è entrato in
contatto con il mondo turco, che darà un contributo militare – i primi elementi turchi entreranno
nel Califfato come schiavi militari dopo essere stati prigionieri di guerra. Successivamente potevano af- francarsi e fare anche carriera – ci saranno anche casi di dinastie formate da schiavi
turchi.
Mamelucchi – dinastia che ha regnato in Egitto intorno al 13 secolo (Mamluk, ovvero schiavo),
scendenti di schiavi turchi che avevano fatto carriera. Lo schiavo nella civiltà islamica godeva del
riflesso dello status del proprio padrone, quindi lo schiavo di una persona importante veniva consi- derato anche lui importante, perciò era in grado di fare carriera.
Sharia: che tipo di Sharia arriva in India? Ci sono diverse scuole di diritto islamico a seconda
dei vari contatti. A sud c’era la scuola shafita, a nord la scuola hanafita (tipica del mondo turco,
abba- stanza libero e tollerante verso l’uso delle fonti complementari).
La Sharia è un corpus di norme che si è andato arricchendo nel corso dei secoli, e che ha finito
di arricchirsi abbastanza tardi, intorno al X secolo finalmente si è cristallizzata – e grossomodo nel
de- cimo secolo gli studiosi e i dotti musulmani hanno trovato un accordo sul fatto che la Sharia
non dovesse essere più rinnovata perché era sufficiente per l’amministrazione. Viene chiamata
Chiusura della Ijtihad (interpretazione individuale). Non era permesso ragionare notevolmente
sulle fonti per arricchire notevolmente il bagaglio normativo della Sharia.
L’Islam ha così perso la possibilità di adattarsi al cambiamento, nasce il problema dell’Islam
con la modernità. Fino a questa chiusura, tuttavia, la Sharia era come una spugna che assorbiva
idee, u- si, costumi, consuetudini delle popolazioni conquistate. La Sharia nel suo movimento verso oriente ha incontrato diversi elementi nuovi e li ha fatti propri, così che quella che arriva in India è molto diversa da quella araba. Ci sono elementi tribali turchi, come la vendetta di sangue, che
è presente nella legge islamica indiana. Ci sono elementi del diritto penale, anche pene cruente
come il taglio del naso, non esistono nella versione araba nella Sharia ma che è nata dopo la filtrazione turca ed arrivata fino in India.
Altro elemento importante che differenzia l’Islam Indiano, ed è quello della gerarchia. A livello
teorico l’Islam in India avrebbe dovuto avere molte difficoltà ad adattarsi ai meccanismi dominanti della società Indiana – una società egalitaria che cerca di introdursi in un sistema castale.
Nella pra- tica, però, l’uguaglianza islamica verrà mitigata dalla persistenza di istituzioni gerarchiche, già dai primi anni dell’Islam questo è costretto a trovare compromessi con le gerarchie che
va incontrando. Man mano che l’Islam si sposta comincia anche a convertire, e anche nel fenomeno della conver- sione si creerà una gerarchia – mentre teoricamente chi si convertiva diventava
musulmano, ma i musulmani originali tendono comunque a considerarsi migliori di coloro che si
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erano appena con- vertiti. Il meccanismo sarà che chi poteva vantare una conversione più antica
era sovraordinato ri- spetto a quelli che si erano convertiti dopo.
Chi poteva vantare di avere abbracciato l’Islam ascoltando il messaggio direttamente dal profeta o da uno dei compagni del profeta, o quelli che potevano vantare una discendenza araba.
L’Islam pur avendo un’ideale eguaglianza nella prassi è costretto a ricreare nuove gerarchie.
L’Islam conti- nua ad espandersi, e nel momento in cui entra in contatto con il mondo persiano
entra in contatto con le concezioni preesistenti dello stato, della società e della monarchia. Concezioni che esistevano all’epoca in Persia ed erano tutt’altro che egualitarie, possiamo ipotizzare
che la visione persiana della società fosse quella di una società divisa in gruppi funzionali, che ricorda molto quella del mondo Indiano – una società divisa in statuti: la società non era composta
di individui, ma di gruppi basati sulla nascita, senza potersi spostare, e ogni gruppo era delegato a
svolgere una funzione. Se- condo i trattati sulla funzione politica il compito del buon principe era
quello di mantenere questa distinzione ed evitare che la gerarchia si confondesse o rovinasse. Il
principe doveva mantenere il giusto equilibrio tra questi gruppi. Queste concezioni della società,
tipiche del mondo persiano, en- trano a fare parte della concezione islamica della politica; dal
punto di vista delle teorie politiche questo è una rivoluzione per l’Islam.
Queste teorie sono esposte nei trattati precedenti all’Islam ma anche in scritti di giuristi musulmani di epoca medievale, di stati emersi dopo la fine del Califfato universale (1258). Uno di questi
stati sarà lo stato Selgiuchide, nato nell’ultima fase del Califfato universale: Nizam Ulmuk era un
vazir, un ministro, di questo stato, che visse intorno alla fine del 1000 e scrisse un testo rimasto famoso chiamato il Siasat Nama (trattato sulla politica), e dà questa descrizione della società come
divisa in gruppi funzionali. La società era divisa in uomini della penna (di cultura), che comprende- va i religiosi, letterati, poeti; gli uomini della spada, i militari che portavano avanti l’arte
della guer- ra; gli uomini degli affari, i commercianti; gli uomini della terra, i coltivatori. Affermazione che il potere temporale, il principe, deve mantenere questi gruppi al loro giusto posto. La
diseguaglianza è proprio il bene della società, ciò che è giusto.
Altre prove vengono trovate nei documenti emessi dai principi ai governatori delle corti
musul- mane medievali in cui viene indicato il punto essenziale di mantenere del persone nei propri ruoli. Teorie che non sono soltanto delle visioni stratte, ma riflettevano la struttura di base della società islamica persianizzata. Una cultura islamica dotata di questi strumenti poteva ben facilmente trovare una coabitazione con il mondo Indiano, perché non è più egalitaria bensì gerarchica. Questo spiega ad esempio come, quando avvengono le prime conversioni, si vede come spesso
rispetteranno le ge- rarchie proprie del mondo Indiano. Ci saranno conversioni da parte di elementi di tutte le caste, brahmani come ksatriya come sudra come anche gli intoccabili. Non verranno messi tutti sullo stes- so piano, ma mantenevano le gerarchie presenti prima della conversione.
1258 – è la fine del Califfato universale, che può essere diviso in due grossi periodi
•
periodo dei califfi Rashidun (ben guidati, ben diretti), dal 632, morte di Maometto, al
661, morte del califfo Alì
fase del califfato monarchico o ereditario (661 – 1258), può essere a sua volta diviso in
due periodi:
a) periodo ommiade
b) periodo abbaside Due dinastie, la prima regnerà da Damasco, in Siria, dal 661 al 750, e la
seconda che regnerà da Baghdad dal 750 al 1258.
Il primo periodo è considerato l’età dell’oro perché era il periodo in cui i califfi erano qualificati
non solo dal punto di vista politico e militare ma anche religioso, perché avevano sentito il profeta ed erano stati illuminati da lui. Il secondo periodo è governato da clan e mantiene l’unità solo
dal punto di vista politico e militare, con le più grandi espansioni territoriali della sua storia.
•
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Il Califfato scompare nel 1258 per colpa delle invasioni mongole, un grande spartiacque nella
storia dell’Islam, calano giù spandendosi verso occidente fino alla mezzaluna fertile, conquistando
e saccheggiando Baghdad e uccidendo l’ultimo califfo – annullarono tutte le istituzioni sedentarie
conquistate dall’Islam fino a quel momento. Elemento peggiore della storia dell’Islam, molto peggio delle crociate: portarono alla distruzione di un’intera civiltà. L’India fu in qualche modo salvata da queste invasioni, e lo deve all’Islam. Sono i musulmani, dall’inizio del 1200 (stato stabile
del Sultanato di Delhi, 1206) – hanno impedito che le invasioni mongole dilagassero del subcontinente Indiano. Hanno lottato contro i mongoli al confine, e se anche alcuni territori furono saccheggiati l’India si salvò. Le invasioni mongole portano conseguenze molto importanti per l’Islam
Indiano, calando una barriera tra l’India e il mondo islamico. Già l’India era un territorio periferico, l’isolamento diventa ormai non più ignorabile: è isolata dalle terre centrali dell’Islam. Era
così im- portante per i sultani di Delhi mantenere un contatto con le terre centrali dell’Islam, per
poter conti- nuare a governare necessitavano della legittimazione dei califfati centrali. Ogni nuovo
sultano a Delhi riceveva una sorta di autorizzazione governare in India dal Califfo, ed era fondamentale per essere un buon principe musulmano e quindi per essere obbedito. L’unico sovrano è
Dio, e chi rap- presenta Dio sulla terra era il Califfo che può delegare una serie di principi detti
sultani a governare determinati territori – questi devono applicare la Sharia e hanno il compito di
governare sui sudditi. Sultano è un titolo laico, prettamente politico e militare.
Dopo il 1258 il Califfo non esiste più e l’India e isolata dal resto del mondo islamico – come
po- tevano considerarsi legittimi, come poteva l’India considerarsi ancora una Dar Ul Islam (terra
dell’Islam)? I sultani di Delhi, per un periodo, continueranno a citare il Califfo nella preghiera del
venerdì come se esistesse ancora. La presenza di un Califfo era considerata comunque fondamenta-le, anche nelle monete veniva citato ancora il Califfo senza ovviamente farne più il nome. Il
grosso problema con cui si scontrano è come essere buoni sovrani senza un Califfo che legittima a
gover- nare?
I principi elaborano delle proprie risposte alternative, proprie basi di legittimazione islamiche
prettamente locali – svincolarsi dai legami con la Mecca e Medina, reinventandosi delle basi di autorità religiosa prettamente indiane. Si rifanno alle tradizioni Sufi, cercheranno di legittimarsi attra- verso un collegamento con i luoghi santi musulmani in India, le tombe dei grandi santi sufi –
il sufi- smo, la mistica islamica offrirà ai principi in India la legittimazione di cui avevano bisogno.
L’Islam sembra essere una religione molto antimistica, ed effettivamente in gran parte ha
un’impostazione materialista, terrena: tutta l’impostazione della rivelazione coranica è terrena, che
privilegia la dimensione sociopolitica piuttosto che l’introspezione interiore e la ricerca intima di
un contatto con la divinità. L’Islam pone al primo posto il tema dell’organizzazione di una società
so- ciopolitica. I rapporti tra uomo e Dio devono essere esteriori piuttosto che interiore, l’uomo
può co- noscere Dio esclusivamente attraverso la lettura del Corano, non c’è altro modo. I sunniti
vietano persino la ricerca di significati diversi dall’interpretazione letterale del Corano, quindi teoricamente il credente non ha altre forme di intercessione o mediazione spirituale.
All’interno dell’esperienza della rivelazione di Muhammad agli uomini vi è un’esperienza misti- ca, e il Corano quindi nasce da esperienze mistiche descritte nello stesso libro sacro. Gli studiosi
posteriori hanno distinto le sure meccane e le sure medinesi, le prime rivelate quando il profeta e la
sua comunità si trovavano ancora alla Mecca. Le sure meccane avevano un contenuto più religioso
e spirituale, mentre quelle medinesi avevano più un carattere sociopolitico. Gli aspetti mistici, che
concernono le descrizioni degli stati di trance delle rivelazioni e i versetti in cui Dio parla attraverso Muhammad e descrive ciò che vede attraverso una rivelazione, che sembrano genuine descrizioni di trance mistiche, come la descrizione dell’Arcangelo Gabriele.
Aspetti mistici limitati al periodo meccano, che poi tendono gradualmente a scomparire lasciando spazio all’enfasi sugli aspetti comunitari, di organizzare una società sociopolitica sulla terra
piut- tosto che cercare il contatto mistico con dio. Questa concezione dell’Islam si alimenta del
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fatto che i musulmani avevano sempre avuto molta cautela nel considerare Muhammad come un
essere uma- no, il migliore, ma sempre un uomo: non dovevano limitare l’unicità di Dio, e per
questo bisognava limitare gli aspetti mistici, per preservare il Tawhid, l’unicità di Dio, precetto
base dell’Islam.
Discorso animistico ed antiascetico che percorre il precetto coranico. Presa di distanza di Dio
ri- spetto al fenomeno dell’uscita dal mondo, come il monachesimo cristiano, scoraggia i musulmani dall’uscire dal mondo. La via preferita è la vita del mondo, nella comunità.
Com’è possibile, quindi, che nell’Islam si sia creata la mistica? Interpretazione di Alessandro
Bausani, dice che proprio perché l’Islam ha questa natura antimistica, allora la vita interiore del
cre- dente viene lasciata a discrezionalità dell’uomo.
Ci sono i cinque pilastri della fede, i doveri che il credente deve compiere, ovvero il pellegrinaggio, la preghiera, l’elemosina rituale, la professione di fede, il digiuno. Sono cinque doveri
prettamente esteriori, si estrinsecano in un comportamento visibile ed esteriore, non è importante
l’animo con cui questi gesti vengono compiuti ma è importante che vengano compiuti. Se il creden- te rispetta esteriormente le norme della Sharia lui è a posto con la comunità ed è a posto anche con Dio, ed è perfettamente libero di crearsi una propria via intima e spirituale verso Dio. Una
via mi- stica è pericolosa solo se si trasforma in comportamento esteriore deviante, contrapponendosi alla Sharia. Almeno una parte della mistica islamica ha creato questo pericolo per ortodossia.
Un com- portamento esteriore deviante avviene quando porta il musulmano a non rispettare i
cinque pilastri e a non essere puntuale nei confronti della legge, creando delle forme di devozione
non previste dalla Sharia. Come avverrà in India, in cui le masse musulmane iniziano a creare
presso le tombe dei san- ti rivolgendo le preghiere ai santi anziché a Dio – associando altri Dei,
creando un politeismo e vio- lando il precetto dell’unicità di Dio. Si può solo pregare Dio davanti
alla tomba di un santo, ma non pregare il santo. I pellegrinaggi alle tombe dei santi sono un problema per l’ortodossia, le uniche forme previste sono quelle a La Mecca e a Medina.
Panteismo: affermare, come hanno fatto molti grandi santi, che soltanto Dio esiste, tutto il resto è non esistente. Esaltazione di Dio che finiva per affermare che tutto fa parte della natura divina,
e ciò che non è Dio in realtà non esiste. L’Islam ortodosso si basava sulla trascendenza del divino:
Dio è altro rispetto alla sua creazione, altrimenti si vedrebbe Dio nelle cose, che Dio è immanente
nella natura, che è molto grave per l’Islam. Alcuni sono anche morti per aver affermato questa idea
pan- teistica. C’era anche la tendenza dei grandi santi a considerare Dio e se stessi superiori rispetto al bene ed al male; siccome Dio era trascendente rispetto al bene ed al male, il santo che tendeva
a comportarsi in maniera tale da riflettere la natura di Dio si comportava con indifferenza rispetto
al bene e al male violando palesemente ogni legge morale. Dio è effettivamente trascendente al
bene al male, ma secondo l’ortodossia i santi non lo sono, e si comportavano in modo volutamente
disdi- cevole per sottolineare la loro somiglianza con Dio.
Altro punto importante è l’idea dell’intercessione tra uomo e dio: l’Islam ortodosso afferma che
l’unico che potrà intercedere tra uomo e Dio sarà Muhammad nel giorno del giudizio, il santo afferma che lui potrà intercedere per l’uomo verso Dio. Esistenza di una grande gerarchia di Santi
vi- vi e morti che può fare intercessione tra Dio e gli uomini, alla cui sommità sta la figura di un
grande
santo, il Khutba (polo), quello più vicino a Dio. L’uomo potrebbe pregare il santo e chiedergli
di in- tercedere verso Dio, per concedergli la grazia.
Il santo potendo intercedere verso Dio può anche compiere dei miracoli, avere dei poteri tauma- turgici, curare le malattie e sanare le ferite, diventato molto diffuso nell’Islam popolare. Solo
Dio, nell’ortodossia, fa miracoli, alcuni attraverso Muhammad, che non dovrebbero comunque
essere manifesti e sono di Dio attraverso il profeta e non nel profeta stesso.
La mistica crede infine anche nel Ta’wil, interpretazione allegorica delle scritture, con un doppio livello di lettura. Il sufismo, fenomeno prettamente sunnita (la Scia non ha un sufismo), crede
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anch’esso nel Ta’wil e nei due significati differenti del Corano. Distinzione tra il guscio e il nocciolo: esiste un guscio, che è la parte esteriore che tutti vedono e c’è un nocciolo, un messaggio segreto
al quale in credente più spiritualmente elevato dovrebbe tendere, per arrivare all’essenza. È implici- ta una svalutazione dell’esteriorità, per arrivare invece all’essenza. L’esteriorità è in prima istanza il testo coranico; la stessa Sharia per il mistico è semplicemente guscio, pura esteriorità, che
deve es- sere superato. In pratica il mistico concepirà il proprio percorso come uno che va
dall’esterno verso l’interno, in tre fasi:
La prima è la Sharia, che è proprio il guscio, passando attraverso la Tariquat, la via mistica, che
con il passare degli anni ha cominciato ad indicare la confraternita Sufi, non è un fine in sé ma il
mezzo; infine di giunge alla Haqiqa, la realizzazione dell’assoluto, l’annullamento in Dio. Percorso di tre fasi che parte dall’esteriorità, passa attraverso la via mistica per arrivare
all’annullamento in Dio. Questo percorso sarà realizzato dalla mistica storicamente in forme istitu- zionali, ma non un’organizzazione ritrovata dalle prime manifestazioni di una mistica islamica.
I primi mistici compaiono probabilmente durante gli anni in cui Muhammad era ancora vivo, o
poco dopo la sua morte. Reazione da parte di alcune parti della società islamica agli eccessivi sfarzi
di cui si circondavano i califfi; successivamente, durante la fase abbaside, la mistica avrebbe
comin- ciato ad organizzarsi nelle grandi confraternite.
Il Sufismo, la mistica islamica, non è mai riuscita a vincere l’ambiguità tra accettazione e rifiuto
dell’ordine esteriore, tendendo a svalutare l’esteriorità e l’ordine comunitario per proclamare la superiorità dell’essenza, ma oscillando tra l’accettazione dell’ordine sociopolitico per ragioni pragma- tiche di sopravvivenza o rifiuto dell’ordine stesso, e quindi totale svalutazione della sharia e
quindi uscita dal mondo. La mistica storica è risultata dalla dialettica di questi due estremi.
Due grandi tradizioni religiose, da cui sono nate grandi confraternite: la prima era Khurasani,
da Khurasan (zona geografica corrispondente alla zona dell’Afghanistan e Iran orientale) e la seconda era Baghdadi. La tradizione Khurasani, dell’area centro orientale, era la più estremista, dalla
quale sono nate confraternite più radicali nello svalutare l’ordine sociopolitico esistente e l’ordine
interno
della Sharia. La tradizione Baghdadi era più conformista, accettava l’esteriorità, nacquero le
confra- ternite marocchine, egiziane e magrebine. La Sharia doveva essere rispettata interiormente
paralle- lamente alla propria ricerca spirituale, e con questa concezione la mistica poteva essere
reintegrata ed accettata nell’ortodossia. La mistica è andata molto vicina a creare un vero e proprio
scisma all’interno dell’Islam, non è successo grazie all’esistenza delle fazioni moderate e all’opera si
stu- diosi musulmani che hanno lavorato per cercare di combinare ortodossia e mistica, la Sharia e
il su- fismo. Uno in particolare era Al Ghazzali, lavorò per incorporare la mistica all’interno
dell’ortodossia, vissuto all’incirca del XII secolo; l’Islam è riuscito ad evitare che la mistica si
sviluppasse come un corpo estraneo all’Islam. L’unico vero scisma all’interno dell’Islam è rimasto
quello tra i Sunniti e Sciiti, tutte le altre sono riuscite ad essere riassorbite come diverse scuole di
pensiero.
La mistica islamica si è diffusa anche nel subcontinente indiano. Le grandi confraternite
comin- ciano a formarsi proprio nell’epoca in cui l’Islam comincia ed espandersi verso l’Asia orientale, verso l’India, poco prima delle invasioni mongole. Come reazione si assiste alla fuga di
molti misti- ci musulmani dall’Asia centrale verso l’India, molti santi si rifugeranno nel subcontinente indiano dove formeranno le loro basi ed istituzioni. Nel momento in cui va a radicarsi una
rete di istituzioni mistiche in India, queste diventeranno importantissime nella legittimazione dei
Sultani musulmani in India. I Sultani di Delhi avevano relazioni finanziarie con i santi sufi, li mantenevano, visitavano i loro luoghi sacri, gli concedevano molti benefici; diventa comune la prassi di
concedere delle va- ste proprietà terriere ai sufi. Il principe musulmano in india, tagliato fuori dalla penisola arabica, trova in India la propria versione locale dell’Islam.
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Nel momento in cui elabora la propria legittimazione locale porterà il principe a curarsi molto
meno dell’applicazione della Sharia. Una norma importante della Sharia che prevedrebbe che nessun musulmano può comandare sui non musulmani viene abbandonata nella realtà dell’India;
spes- so degli Indù vengono a ricoprire posizioni di comando nella società musulmana. Da questo
punto in poi si può cominciare a parlare davvero di un Islam indiano, un Islam in qualche modo
islamizza- to, perché accetta le gerarchie locali, si localizza con il legame dei santi sufi, abbandona
la rigidità della Sharia.
Dal punto di vista dell’Induismo il santo sufi poteva essere un asceta, un rinunciante, tanto che
in quest’epoca non era raro trovare santi sufi che erano anche devoti indù, creando un centro interreli- gioso. Grazie alla rilevanza delle istituzioni sufi l’Islam non è più una religione straniera ma
diventa veramente indiano.
L’impero Moghul
Diversità tipi di islam che giunge in india. Islam già filtrato attraverso culture che islam ha incontrato muovendosi verso oriente. Cultura persiana. Islam persianizzato differente a islam della
prima umma. Pone la diseguaglianza come ideale della società. Testo medioevale siyasat-nama su
politica sottolinea importanza di diseguaglianza. Musulmani portano idea di assegnare diritti sulla
terra per legare a se persone importanti. Islam anche inizia a gestire territori, catasto centralizzato.
Poi portano politica di espansione dei terreni coltivabili – agricoltura.
Tasawwuf – mistica islamica. Islam cerca legittimizzazione religiosa in India attraverso mistica
islamica. Santuari, tombe, pellegrinaggi.
In campagna prevale islam sufi, mistico. In città invece quello tradizionale.
Sovrapposizione istituzioni islamiche con quelle locali tradizionali indiane. Non obbligatoria
conversione, importante era potere politico.
Studiosi europei hanno elaborato una serie di teorie sulla conversione sulla base di tali dati, da
teorie più antiche a più recenti abbiamo:
• TEORIA DELL'IMMIGRAZIONE, non spiega conversione ma la formazione di una società
musulmana, musulmani in India tanti per immigrazione da terre centrali dell'Islam. No valore
conversione ma contributo alla creazione società musulmana.
• TEORIA DELLA SPADA, conversione per intolleranze e violenze conquistatori musulmani.
(In realtà conversione forzata limitata nello spazio nel tempo, in India le prime invasioni
turco-afghane e anche impero Moghul 1700, sporadiche da ascesa al potere di sovrano
intollerante o per rafforzamento e legittimazione religiosa di fronte a ulema. Fuori dall'India,
conversione forzata dedotta da tradizione era berberi del Maghreb, sottomessi a Mohammad,
convertiti in massa al momento della conquista.
• TEORIA DEL PATRONATO SOCIO-POLITICO, conversione finalizzata a preservare
interessi materiali abbracciando religione di dominatori in cambio di favori da religione
dominante. Comprende diverse figure nella storia dell'Islam sin dall'epoca Abbasyde, come
funzionari sassanidi per mantenere il rango preislamico, cavalleria sassanide liberamente
convertita per mantenere rango. Non libera da certe forme di violenza, di tipo psicologico,
verso elite, con forma di costrizione psicologica verso la conversione. Teoria molto attendibile,
sia per mantenimento che per nuova acquisizione di privilegi.
• TEORIA DA LIBERAZIONE DA COSTRIZIONI SOCIALI, in luogo di gerarchie e legami
sociali preesistenti, attenzione verso uguaglianza dell'Islam (anche se solo ipotetica), caste
basse per miglioramento di status. Sopravvalutata come teoria, perché caste basse convertite
non hanno comunque migliorato status.
• TEORIA DELL'ESEMPIO PERSONALE, DEL CARISMA, DELLA PREDICAZIONE, da
parte di santi Sufi o missionari ismailiti, emersa dal recupero tradizioni locali da parte degli
inglesi, numerose comunità rurali musulmani riconducevano predicazione a Islam ha
predicazione grande santo Sufi del passato. Generalmente conversioni non solo per mano di
grande santo del passato, ma anche grazie contatto protratto tra popolazione rurale e
istituzioni Sufi, contatto con santuario Sufi e liturgia che occupa spazio di anni (!Eaton,
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studio di nomi del Punjab: nomi musulmani generalmente religiosi-coranici o Mohammad.
Processo di conversione che secondo tradizione era in massa attorno al 1500, studiando
apparizione nomi musulmani e loro dinamica, conversione richiese circa tre secoli fino al
1800).
L’Islam che giunge in India è diverso da quello ortodosso tipico della Mesopotamia, arriva in
epoca tarda e già filtrato da tutte le culture che ha incontrato muovendosi verso il subcontinente.
Le culture persiana e turca hanno fornito diversi contributi.
L’elaborata cultura persiana offre all’Islam delle teorie della politica molto articolate. L’Islam
persianizzato sarà estremamente differenziato da quello dei primi secoli: la figura califfale acquisisce delle caratteristiche carismatiche, viene meno il ruolo della Shura (la comunità), è sempre meno un “primus inter pares”. L’Islam persianizzato acquisisce una serie di teorie riguardanti l’ordine
sociale. Il mondo persiano pensava alla società come un insieme di gruppi funzionali per nascita,
se ne parla sia nei testi persiani pre-islamici che in quelli islamici medievali:
-uomini della penna
-uomini della spada
-uomini dell’economia
-coltivatori.
Il sovrano avrebbe come compito il mantenimento dell’equilibrio di questi gruppi. C’è un
cambiamento radicale rispetto all’Islam arabo che pone l’uguaglianza come base della società.
Siyasat-nama: trattato sulla politica composto da un primo ministro (wazir), Nizamul Mul. Riprende la visione del mondo diseguale.
L’incontro con i turchi avviene in epoche diverse ed è differente. La civiltà turca darà un contributo essenziale dal punto di vista militare. Inizialmente i turchi entrano nella società islamica
come schiavi militari (ghulam o mamluk), successivamente inizieranno ad occupare posizioni
sempre più prestigiose.
Tutti gli stati musulmani dopo l’epoca califfale sono di origine turca, saranno turchi anche i
grandi imperi musulmani: quello Ottomano, quello Safavide e quello Moghul. Tutti e tre sono stati
sovranazionali:
-l’Impero Ottomano ha inglobato i balcani
-l’impero Moghul ha inglobato il mondo indù
-l’impero Safavide ha inglobato cristiani e zoroastriani.
La cultura turca è la terza grande civiltà dell’Islam.
Arabi+persiani+turchi= Islam in India.
Questo arricchimento dell’Islam rende più facile l’incontro con l’India.
L’Islam ha portato in India vari elementi di rottura:
-la parziale monetarizzazione dell’economia. Saranno solo i britannici ad introdurre pienamente la moneta;
-le basi per un sistema fondiario, registro sistematico di ogni singola porzione di territorio. Organizzazione sconosciuta fino a quel momento, nessuno aveva pensato a una centralizzazione;
-introduzione di tecniche d’irrigazione artificiale.
Il Sufismo (Tasawwuf), la mistica islamica, assume importanza nel rapporto tra Islam e società
indiana.
L’Islam, nel contesto in cui il califfato si indebolisce sempre di più, si trova sempre più a corto
di contatti con l’Islam ortodosso. C’è bisogno di basi di legittimazione religiosa nuova e i principi
musulmani ne cercano in loco. La mistica islamica era una forma più comprensibile e attraente. Il
sufismo si basa su un’incarnazione del sacro in persone umane. Questo culto attrae un’audience
sia musulmana che indù, contribuisce ad integrare quest’ultima componente nello stato musulmano. Il Sufismo è fonte di consenso ai governi musulmani.
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Ovviamente non prevarrà l’Islam del sufismo, quello scritturale e quello mistico si polarizzano
nel rapporto città-campagna. La città è simbolo dell’Islam ortodosso ed è luogo per eccellenza delle
istituzioni scritturaliste. La campagna è luogo di ritrovo di culti eterodossi, sono già presenti culti
insù ai quali se ne sovrappongono di musulmani.
Nell’India islamica questi due elementi sono in equilibrio ma nel momento in cui l’Islam inizierà a perdere potere politico, i suoi due volti tenderanno a collidere. Detenere il potere politico è
fondamentale, deve rimanere in mani islamiche. La supremazia musulmana è fondata sul mantenimento del potere politico piuttosto che di quello religioso. Con la crisi dell’Impero Moghul e
l’ascesa del potere inglese renderanno l’Islam aggressivo e l’equilibrio inizierà ad essere difficile da
mantenere. I musulmani tendono a leggere come religiosa una crisi che in realtà è politica.
Tra il 20 e il 25% della popolazione indiana si è convertita all’Islam. L’idea che si possa passare
da una religione all’altra come varcando un confine presuppone, a monte, delle comunità religiose
omogenee. Questa idea di comunità si è imposta molto recentemente, soppiantando quella precedente di comunità molto più sfumate.
Religioni con confini molto netti, basate su credenze ben visibili e definibili dall’esterno-> idea
ottocentesca di matrice europea.
La colonizzazione europea è stata una colonizzazione delle mente, delle credenze.
Ci sono diverse fonti musulmane sulle conversioni. Quelle contemporanee agli eventi, prodotte
dai conquistatori non vanno lette testualmente, avevano uno scopo celebrativo di certi eroi musulmani. Generalmente questi autori non distinguono tra conquiste e conversioni (“essi accettarono l’Islam”). C’è bisogno di distinguere i due livelli, decodificare le fonti. Le fonti musulmane sono
tutte narrazioni esterne.
C’è una serie di fonti scritte dalla stessa società che viene islamizzata, è una categoria eterogenea di fonti (tradizione orale, poemi popolari, racconti…). Per molti anni queste fonti sono state
scartate dagli storici perché inattendibili.
Applicazione concreta del legame tra Induismo e Islam nell’Impero Moghul. Fase storica che
copre il periodo dal 1526 al 1857, in piena epoca coloniale – l’apogeo della politica indo- musulmana. Il contatto tra Islam e mondo indiano raggiunge le più elevate manifestazioni e forme culturali, artistiche e politiche. L’Impero Moghul domina per trecento anni, in realtà il suo apogeo
copre un arco di tempo molto più ridotto, dal 1556 fino a circa il 1707, dal primo grande imperatore Akbar fino alla morte dell’ultimo grande imperatore Moghul, Jaurangzeb.
Fino al 1556 c’è una fase di assestamento dell’Impero: Akbar dà inizio all’espansione e comincia a costituire le istituzioni dello stato. Con la morte di Jaurangzeb si apre il declino dell’impero –
lo stato perde il controllo del territorio fino a ridursi ad una ristretta fascia di territorio intorno a
Delhi. A metà del 1800 l’impero cade definitivamente, e l’ultimo imperatore viene destituito dal
governo coloniale britannico.
Apogeo della cultura indo-musulmana: soprattutto perché l’Impero Moghul come altri imperi
musulmani dell’epoca moderna ha rappresentato un esempio importante di commistione di elementi religiosi e culturali diversi. Era come l’Impero Ottomano, a base etnica turca, ma su questa
base i Moghul sono in grado di costruire una entità politica influenzata da elementi culturali differenti: l’elemento indiano, l’elemento centroasiatico di origine persiana e origine araba. Elementi
combina- ti sia nella classe di governo sia nella simbologia che nel tipo di religione adottata da
questo stato. Non è uno stato islamico classico, ma un impero musulmano multiculturale e sincretistico. Alcuni aspetti importanti come la definizione della tassa sui non musulmani oppure il
mantenimento di gerarchie di comando tra musulmani e non musulmani saranno disapplicati – è
uno stato figlio della tradizione abbaside e post abbaside, che aveva portato i principi musulmani
ad essere molto più ela- stici nell’applicazione del diritto islamico; tende ad allontanarsi da una
concezione sharaitica della politica, strettamente legata all’applicazione del diritto islamico. Ques-
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to non potrà non provocare delle reazioni da parte di un certo “clero” islamico, ma anche sufi.
Reazione contro questa eterodos- sia da parte degli imperatori.
La fase di formazione si deve ad una figura mitica, un personaggio di nome Babur, le cui
origini sono più leggendarie che non reali. Era discendente da parte di padre da Tamerlano, da
parte di ma- dre da Gengis Khan. In realtà si tratta quasi sicuramente di una genealogia apocrifa, e
si è dibattuto sull’origine etnica di questi invasori. Provengono dalla valle del Fergana, una vallata
dell’Asia cen- trale dalla quale sono calate tutte le popolazioni che sono arrivate in India. Gli
avevano affibbiato l’etichetta Moghul, ossia mongolo, perché pensavano fosse veramente di stirpe
mongola. Baburnama era il trattato di Babur, scritto in lingua Chagatai, lingua turca – erano di
origini e dinastia turca, popolazioni turco-nomadi che invadono prima l’Afghanistan e poi iniziano delle scorribande verso il nord-ovest dell’India. Babur era già il signore di Kabul, e fino alla
metà del ‘55 l’India del nord non è altro che una provincia periferica dell’Afghanistan. Il figlio di
Babur, Humayun, sarà anch’esso signore di Kabul. Solo con il figlio di questo, Akbar, finalmente si
parlerà di vero e pro- prio impero. Babur aveva semplicemente sconfitto quello che rimaneva del
sultanato di Delhi.
Akbar fu il vero fondatore dell’Impero Moghul – da vita alla prima, reale espansione militare.
Si articola in due ondate, la prima quella di Akbar, la seconda quella di Jaurangzeb.
Akbar porta i conquistatori Moghul dal loro territorio del Bassopiano Indo-gangetico a conqui- stare tutta la zona del Bengala e dell’India centrale. La sua espansione si ferma ai confini del
Dec- can – solo Jaurangzeb si proporrà l’obiettivo di espandere i confini a comprendere tutta
l’India me- ridionale (conquiste meno stabili e di natura più precaria).
Al di là dell’espansione militare Akbar consolida praticamente l’Impero. Sottomissione politica
dei vari stati indù.
Prima origine di carattere militare, ma ogni Mansabdari, principe, poteva avere migliaia e centi- naia di dhat, soldati, e non tutti i Mansabdari avevano un certo rango - da 1000 dhat in più poteva- no dire di far parte della nobiltà Moghul. Il più delle volte i Mansabdare erano paganti non
diretta- mente dalle casse dell'Impero, con uno stipendio fisso, ma attraverso un Jagir (versione
indiana dell'Iqtah), devoluzione di un diritto fondiario. Un Mansbadar aveva un Jagirdar, traeva
un suo sti- pendio dalle imposte, se non lo aveva veniva pagato direttamente dalle casse
dell’impero – nor- malmente venivano remunerati dal proprio Jagir.
Caratteristiche principali: forte eterogeneità etnica e culturale; non era composta soltanto a
turco- afghani, ma da una varietà di personaggi: turchi, afgani, abissini, arabi, indiani-musulmani,
e anche degli indù, appartenenti soprattutto alle caste Rajput (figli di Re), caste più famose degli
Ksatriya, avevano feudi all’epoca dell’invasione ma molti mantengono il proprio rango all’interno
della strut- tura imperiale Moghul.
Collaborazione già incominciata sotto il Sultanato di Delhi, ma raggiunge il suo massimo duran- te il periodo di Akbar – incorpora elementi influenti del sistema castale all’interno della struttura dello stato, anche attraverso un’abile politica matrimoniale. Prende in spose figlie di capi Rajput in modo di legare al casato dominante queste famiglie influenti. Significativo che indù ai quali
non viene chiesta la conversione vengano incorporati all’interno dell’esercito musulmano. Generalmente prima venivano convertiti – come nell’Impero Ottomano, e la fanteria di Jannizzeri, con
i Janissari che erano cristiani dei Balcani reclutati nell’esercito ottomano attraverso un’istituzione
Devshirme, tassa di uomini: chiedevano ai cristiani un certo numero di ragazzi che venivano educati come amministratori o come militari, ma prima venivano convertiti all’Islam.
L’impero Moghul è un’eccezione a questa prassi. Presenze etniche. Regno di Akbar, percentuali:
i turchi-sunniti dell’Asia centrale erano circa il 14%, gli afghani sunniti, persiani o pashtu il 9%,
i musulmani indiani sunniti il 13%, gli iraniani di lingua persiana sciiti il 28%, Rajput del Rajastan
il 15% e altre caste guerriere importanti, come i Maratha del Maharashtra il 6%. Al di là della va-
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rietà etnica è importante notare che i nobili che appartenevano avevano trovato un orgoglio di
appartenenza alla comunità Moghul che andava oltre la comunità etnica di provenienza. Criteri di
fun- zionamento del Mansabdari:
a) livello più esteriore, formale
b) funzionamento nascosti
Gerarchia formale, numero della Dhat, in cui si stabiliva più comandata. Al di sotto vi erano
criteri più sostanziali come il legame personale che connetteva i Mansabdari con la persona
dell’Imperatore, che spesso trascendevano il rango posseduto. Era compito e caratteristica di tutti i
grandi Mansabdari, che dovevano per dovere ufficiale montare la guardia a turno alla persona
dell’imperatore, e alcuni potevano sviluppare un rapporto più personale e diretto con lui rispetto
ad altri. Rapporti di patronato e clientela che li legavano fra di loro, uno più importante protegge i
più deboli sviluppando una vera e propria corte che riusciva a scardinare la gerarchia – questioni
importante che diventavano rilevanti in materia di successione al trono. I grandi Mansabdari
tendevano a ricreare nelle proprie province una sorta di microcosmo imperiale. Aspetto etnico e
comunità geo- grafica, sebbene non fosse ufficialmente riconosciuta. La prassi che non era riconosciuta finì per es- sere così diffusa che fu riconosciuta da un decreto imperiale – una parte del seguito del Mansabdari doveva appartenere alla stessa etnia del signore.
Apertura nei confronti del mondo indiano. Il rapporto va al di là di una semplice funzione milita- re, era una genuina convinzione caratterizzata da un forte sincretismo religioso. Epoca caratterizza- ta da una forte atmosfera sincretistica: Islam e Induismo si fondono dando vita a diverse
forme sin- cretistiche (Sufismo, religione Sikh). Clima religioso elemento che favorirà la politica di
Akbar. Non si muove per convenienza politica, c’era una sua convinzione personale. Spostò la capitale da Delhi a una località poco lontano, Fatehpur Sikri perché vi si trovava la tomba di un
grande santo sufi, il santo Selim Chisti, che gli aveva previsto la nascita del figlio maschio. Non si
rivelò una mossa molto felice, la città dovette essere abbandonata dopo qualche anno per mancanza di una ri- serva d’acqua. Era una persona di tendenze mistiche, vicino al mondo del sufismo, un
personaggio che era solito meditare i solitudine, con episodi di trance – c’era l’ipotesi che soffrisse
di una qual- che forma di epilessia. Era molto curioso verso ogni forma di religione. Nel corso della secondametà del 500 – avvicinarsi a passi successivi verso la politica del sincretismo religioso
(abolizione della tassa sui pellegrinaggi degli indù.
1579, abolizione della Jiziya, tassa obbligatoria per i non musulmani.
Nel 1575 costruisce la Ibadat Khasa (casa della devozione), sala di dibattito interreligioso. Cominciò ad adottare la prassi di invitare a corte esponenti di religioni diverse, fino a comprendere
an- che i gesuiti (padre Acquaviva e Monserrat). Anno dopo anno si sposta da una visione di
partenza islamica a una visione religiosa sempre più eclettica che finirà per portarlo anche su terreni perico- losi: prassi di celebrare il Diwali, la festa delle luci, una festa molto popolare del calendario indù – lanciano addosso l’acqua colorata – entra a far parte del calendario ufficiale dello
stato indù. Rito del peso dell’imperatore in oro, e quest’oro viene donato ai poveri (tradizione
indù).
- fondazione della Din-I-Ilahi, di cui lui stesso si autonomina Gran Sacerdote, fenomeno di
reli- gione di corte. Limite della rottura con il mondo religioso musulmano. Prevedeva una venerazione del sole, tratto del rituale brahmanico, e poteva giocare sul nome Akbar (grande) e il
detto «Dio è grande».
Rivolte degli Urema represse con la forza, e non contento ne prese spunto per una politica di
ri- duzione di benefici finanziari di cui gli Urema godevano – diede inizio ad un’indagine per ridurli. La critica più particolare alla sua politica non venne dal mondo degli ulema, mai stati così
influenti, ma soprattutto dal mondo Sufi e la confraternita Naqshbandiya: ultima delle grandi confraternite del 1200 ad essere arrivata in India. Nasce nel mondo centroasiatico da Al Naqshband –
una volta in India troverà l’ambiente più favorevole per svilupparsi e tenderà a sviluppare delle
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caratteristiche peculiari rispetto ad altre confraternite musulmane. Ridefinizione della
Naqshbandiya, che avverrà nel corso del 1500 ad opera di Shaikh Ahmad Sirhindi, noto con
l’appellativo di Mujaddid, il rinno- vatore. Diventerà una confraternita riformista, finirà per distinguersi perché elabora un proprio per- corso molto peculiare: le altre si basavano sulla distinzione tra esterno e interno (zahir/batin), appli- cata anche al percorso mistico e alla vita quotidiana, e svalutavano la Sharia e le esigenze formali dell’Islam. Fa della Sharia non il punto di partenza ma il punto di arrivo, percorso mistico fatto di esercizi spirituali, solo che una volta giunto al
termine ciò che il mistico troverà non sarà nient’altro che la Sharia. Si può parlare in questo caso
di una miticizzazione della Sharia, non soltanto un cor- po di leggi, ma misticizzata ed interpretata
come simbolo dell’annullamento del mistico nel Sufi. Visione della Sharia che la riporta al centro
della visione spirituale della confraternita. Il mistico deve quindi percorrere la propria via spirituale ma senza smettere di seguire fedelmente la Sharia. Il Naqshbandiya svilupperà una propria
idea personale caratterizzata dalla necessità di rispettare fe- delmente i dettami della Sharia. Rifiutava qualunque pratica un po’ sospetta (alcolici, droghe... erano delegittimate e bandite) sufismo
parco, legalistico, quieto, molto cerebrale: si opponeva all’uso di danze, canti e musica nella pratica
sufi.
Ogni confraternita aveva come caratteristica lo Dhikr, ripetizione dei 99 nomi di Dio ricordati
in una sorta di liturgia, ed ogni confraternita aveva il proprio stile: cantando, danzando, usando la
mu- sica – assume in certi caso quasi un ruolo di mantra, litania che favorisce la trance spirituale.
La Naqshbandiya è l’unica ad averlo silenzioso, non lo fanno ad alta voce ma mentalmente – stile
so- brio, quasi puritano. Vietava ai propri addetti di divulgare agli altri la propria permanenza
all’interno della confraternita (è praticamente una confraternita segreta). Khalwat Dar Anjuman,
la solitudine della folla. Durante il regime sovietico ha potuto sopravvivere grazie anche alla propria segretezza, legata alla resistenza antirussa in Cecenia.
La Naqshbandiya ridefinita diventa l’ambiente islamico dal quale proverrà la più decisa critica
alla politica sincretistica di Akbar, segue un proprio percorso in India di ridefinizione e finirà per
trasformarsi perdendo le sue caratteristiche iniziali e poi dall’India si ripartirà per riespandersi nel
resto del mondo islamico. Ormai sono quasi tutti appartenenti alla seconda versione, chiamata
Mu- jaddidiya – la prima però non è del tutto scomparsa.
La confraternita finisce a pensare a se stessa con un gruppo di adepti portatori del senso stesso
dell’Islam – missione di difenderlo da ogni minaccia interna ed esterna. Non deve sorprendere il
fatto che dovunque l’Islam sia stato minacciato abbiamo visto la Naqshbandiya essere in prima
fila, senza disdegnare neppure l’uso delle armi, come l’esperienza del Caucaso.
Altra cosa importante riguardo a Sirhindi: fino all’avvento della Naqshbandiya tutte le confrater- nite erano state influenzate dal pensiero di un famoso filosofo mistico musulmano, Ibnarabi,
prove- niente dalla Spagna, vissuto tra il 1165 e il 1240, creatore del monismo panteistico, il
Wahdat Al Wujud, l’unità dell’essere: voleva esprimere l’idea per cui tutto l’esistenze fosse parte
dell’essenza divina, rivendendo la tradizione islamica della trascendenza del divino. Il mondo
veniva creato at- traverso una sorta di uscita delle caratteristiche di Dio da sé. Conseguenza concreta era che Dio era tutto e tutto era Dio – filosofia di grande successo, andava a giustificare la
presenza di persone san- te. La conseguenza era quella di modificare la trascendenza in immanenza, si eliminava la distanza tra Dio e la sua creazione. Questo non la sminuiva secondo loro, ma
l’assolutizzava, espandendola fino ad inglobare il creato; poteva però confondere l’Islam con altre
tradizioni religiose, come l’animismo, lo sciamanesimo, lo stesso induismo. Era una sfida pericolosa ai canoni dell’Islam classico. Tutto il sufismo è stato dominato da questo principio fino a
Sirhindi, che propose un con- cetto diverso che cercava di ristabilire la distanza tra Dio e la creazione: Whadat Al Shuhud, unità della creazione, non è che tutto è Dio, ma tutto proviene da Dio.
Con l’atto creativo Dio prende le distanze dalla realtà. Riportò l’immanentismo in un più accettabile trascendentismo.
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Per il contesto indiano la Naqshbandiya si farà feroce critica di ogni tentativo degli imperatori
Moghul di creare dei sincretismi religiosi. Attività di critica all’interno dell’impero oggetto di molti
studi, significativa dalla storia del pensiero ma la sua portata politica è stata probabilmente sopravvalutata. La Naqshbandiya critica la politica di compromessi degli imperatori nei confronti del
mondo indiano, ma le idee di Sirhindi non saranno idee molto popolari, ma piuttosto impopolari
– la visione ideologica dominante era quella di Akbar. Sirhindi pagò la sua critica con la carcerazione da parte del successore di Akbar, l’imperatore Jahangir, perché le sue idee non erano condivise. Sirhindi considerava Islam e Induismo due religioni assolutamente incompatibili e non integrabili l’una dell’altra. Dalle sue lettere sappiamo che riteneva che i musulmani dovessero evitare
di stabi- lire contatti con i non musulmani, e temeva che l’Islam in India perdesse la sua peculiarità
e finisse per essere assorbito all’interno dell’Induismo. Si temeva che le innovazioni portassero
l’Islam a es- sere una delle tante correnti religiose presenti in India, perdendo la supremazia che
secondo Sirhindi l’Islam avrebbe dovuto avere. Sirhindi e i suoi seguaci usarono tecniche abbastanza moderne, fa- cendo ampio uso della parola scritta in un’epoca in cui il canale tradizionale
era quello orale. Utiliz- za raccolte epistolari che esistevano già nel mondo sufi, erano chiamate le
Maktubat, corrisponden- ze, che erano risposte sei santi sufi ai vari fedeli. È il primo a utilizzarle
per propagandare le proprie idee sulla corretta pratica islamica. Lettere che non avevano un carattere politico, ma soprattutto re- ligioso, ed incoraggiava gli imperatori a comportarsi da bravi
principi musulmani, esortandoli a mantenere la distanza rispetto all’induismo.
Le idee della Naqshbandiya entrano a far parte del dibattito religioso, soprattutto nell’India del
nord entrando a far parte del suo dna religioso diventando più popolari nel corso del 1700, caratte- rizzato dal declino politico del potere Moghul – reazione religiosa, le idee della Naqshbandiya
di- ventano molto influenti e vengono riprese da una nuova generazione di pensatori musulmani
rifor- matori.
Politica di Akbar seguita da altri due imperatori, Jahangir e il figlio di lui, Shah Jahan. Questi
aveva due figli, e vi erano problemi di successione: alla morte dell’imperatore tutti i pretendenti al
trono entravano in competizione per succedere, in conflitti spesso sanguinosi, appoggiati dai nobili Mansabdari. I due figli erano il primogenito Jaurangzeb e il secondogenito Jara Shikoh. I due fratelli erano portatori di religioni diverse: Jaurangzeb era molto ortodosso, contrario ad ogni concessione della società indiana, mentre il fratello era un intellettuale, interessato all’induismo e prosecu- tore della visione di Akbar , traducendo in persiano personalmente i Veda e discutendo con
Bra- hmani e Indù. Il conflitto si concluderà nel 1658 con la vittoria di Jaurangzeb che farà processare il fratello per apostasia e lo farà condannare a morte. Divenne poi l’imperatore e porrà fine
alla politi- ca di collaborazione tra Islam e mondo Indiano. Causa fondamentale per l’inizio della
crisi dell’impero. Forse la diversa visione religiosa ai nostri occhi assume un significato più forte
rispetto all’epoca – molti principi indù combattevano per Jaurangzeb.
Un secondo argomento ha a che fare con questioni di ordine politico-economico: la crisi
dell’Impero fu causata allo stesso modo da situazioni prettamente politiche ed economiche. Jaurangzeb da un nuovo slancio in materia di espansione territoriale, molto costosa per islamizzare
principi che erano già convertiti ma erano riusciti a mantenersi semi-autonomi rispetto all’impero.
Si inte- stardì a lanciare una campagna militare per conquistare il sud dell’India, dilapidando una
quantità enorme di risorse senza riuscirci mai a sottometterli davvero. Non ci sarà mai una reale
pacificazione nel territorio. Aveva tentato di utilizzare la strategia di assegnare benefici terrieri ai
nuovi principi assoggettati per ottenerne la sottomissione, ma dovette emettere un numero enorme di nuovi Mansab e diventa sproporzionato rispetto alle terre disponibili. Ciò che accade è che è
costretto a modificare il numero, ma i proventi della terra non sono più sufficienti a finanziare il
sistema, e lo stato comincia a gravare eccessivamente sulla terra, portando malcontento e rivolte
contadine. Rottura del meccanismo del Mansabdari che viene provocato dalla politica espansionistica di Jaurangzeb. Sotto Jaurangzeb s’interrompe il clima di collaborazione ha portato a una cres-
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cente pressione psicologica sul mondo indù, in particolare sugli elementi di alta casta che collaboravano con il mondo indù e che ha contribuito sicuramente alla crisi dell’impero.
Viene ristabilito il pagamento della Jinziya, ristabilita l’uccisione delle vacche proibita da Akbar, e distruzioni di templi indù come conversioni forzate all’Islam. Quando ci riferiamo al declino
dell’impero moghul è difficile attribuirlo ad un'unica causa ma è necessario tenere in considerazione aspetti di cultura politica, militare e religiosa.
1707: morte di Jaurangzeb, l’impero comincia il suo declino nel momento della sua massima
espansione territoriale. Nascono poteri rivali all’impero, non musulmani. I due competitori più temibili saranno uno stato indù nell’india centrale, quello della confederazione dei Maratha e un
secondo potere nel Punjab, lo stato Sikh che da setta marziale si politicizza fino a diventare un
vero e proprio stato. La presenza di questi stati accelererà ovviamente la crisi.
Si verificherà il fenomeno in cui i vari Mansabdari cominceranno a trasformarsi in staterelli di
fatto indipendenti rispetto alla capitale. I più importanti saranno il Nizam, principe del Deccam,
seguiranno altre province, il Bengala, l’Awad, a poco a poco i principali nobili si trincerano nelle
loro province mantenendo un legame di sudditanza puramente formale nei confronti
dell’imperatore. Gradualmente all’imperatore non resterà che la regione attorno a Delhi, fino a
dover vendere i propri beni personali per mantenere le spese dello stato. C’era il timore di recidere
del tutto i legami simbolici che legavano all’imperatore. Se era vero che erano autonomi, la figura
dell’imperatore rimaneva importante come forza legittimante. Nessuno dei vari principi locali si
sentiva abbastanza
autorevole a sfidarsi a legittimare l’imperatore – sul piano simbolico. Gli stessi inglesi decideranno di mantenere sul trono di Delhi la figura dell’imperatore fino a metà ottocento – riconoscono la pre- senza di un idioma tradizionale del potere emanato dalla figura dell’imperatore.
Grandi periodizzazioni storiche del movimento degli europei verso l’india e l’oriente. Esistono
due grandi periodizzazioni storiche:
1. dell’espansione coloniale, 1415 – 1876
2. dell’imperialismo coloniale 1876 – 1919
1415: la fase dell’espansione che si apre quell’anno segna una dinamica storica importantissima
che è la prosecuzione della riconquista della penisola iberica da parte delle potenze iberiche che
ricac- ciano gli arabi al di là del mare e cominciano la conquista della costa marocchina – fortezza
di Ceu- ta. È l’ultima fase del grande ciclo della Reconquista. Le potenze iberiche si spingono al di
là del mare ed inizierà la graduale esplorazione della costa occidentale dell’Africa che porterà verso
la fi- ne del 1400 della circumnavigazione del Capo di Buona Speranza fino ad arrivare
nell’Oceano Indiano, grazie alla corona portoghese. Non è finalizzata alla conquista militare, non
sono conquistate a colonizzare imperi, ma sono interessate a commerciare: acquisto delle spezie e
degli altri beni preziosi che l’Oriente produceva e che gli europei volevano commerciare. Era spinta anche da altri elementi, come quello della ricerca di cristiani in oriente (e non, come si dice, per
la cristianizzazio- ne), riscoprire le comunità cristiane tagliate fuori dall’Europa dalla nascita
dell’Islam, come gli Ar- meni, i caldei in Iraq, i nestoriani, gli assiri... ci furono nel 1400 una serie
di bolle papali che cerca- vano di fare ordine – bolla inter-cetera di Alessandro VI che divise il
mondo in due, segnando una linea che diceva che tutte le scoperte a occidente erano portoghesi,
quelle a oriente al Portogallo – che entra nell’Oceano Indiano dove costruisce un impero commerciale fatto di basi costiere che ser- vivano esclusivamente ad acquistare le spezie e riempire i galeoni da riportare in Portogallo. Gli europei non sono interessati a fare conquiste territoriali, avrebbero intralciato i commerci e gli eu- ropei non ritengono di avere la forza politico-militare per
imporsi sui grandi stati asiatici e musul- mani. È caratterizzato da grandi imperi, Ottomano, Sasanide, Moghul... le potenze europee erano piccoli paesi, non potevano sfidare gli eserciti musulmani
ma erano superiori sul mare. Ci sono due importanti eccezioni alla regola che vuole gli europei
non interessati alla conquista. Una è l’India: gli inglesi iniziano a costruire un impero coloniale
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quasi per caso, e la seconda è l’impresa napoleo- nica in Egitto, che ha breve durata. La terza
sarebbe l’inizio dell’invasione dell’Algeria nel 1830. Dalla prima guerra mondiale poi emergerà
un’opinione pubblica contraria al possedimento di colo- nie e dalla liberazione di quelle esistenti.
La Levant Company inglese acquistava le merci dell’oriente attraverso la Persia mediante carovane, in commerci poco efficienti e molto costosi. Nel 1600 fondò la East India Company che sarà attiva sul mondo indiano (non sarà un’eccezione, le compagnie private ci saranno anche ad esempio
in Francia ed Olanda). Anche il fatto che l’Inghilterra fosse in India era un’eccezione, voleva andare sulle isole delle spezie, l’Indonesia, la Malacca, ma vi erano già gli olandesi, e per evitare il
conflit- to andarono in India.
L’impero coloniale britannico
Contesto storico di espansione britannica su continente indiano.
Fino al 15esimo secolo non c’è superiorità manifestata da occidente rispetto a oriente. Anzi,
soprattutto in islam c’è pretesa di essere comunità superiore.
Seconda metà di 1400 con inizio espansione ispano-portoghese lungo africa e sempre più
oriente. Si può parlare di rovesciamento di forze, quando europa inizia ad sentirsi superiore – dal
punto di vista marittimo, non militare ancora. Superiorità organizzazione sociale, politica, cultura.
PERCHE’?
Con l’avvento del rinascimento tende ad emergere la dimensione dell’individuo. La sfera
dell’individuo inizia a liberarsi da reti di relazioni tradizionale – di sangue, di religione – e riesce
ad affermarsi con la sua sfera di valori. Nella cultura islamica e nemmeno in quella indù
l’individuo in quanto tale non ha valore.
Tendenza a graduale divisione tra sfera della chiesa e sfera dello stato. Cosa che mai avviene nel
mondo islamico. Legge religiosa. (eccezione Al Ghazzali -> un tale che nel 1000 circa cerca di conciliare leggi non religiose con sharia, la chiama siyasa sharia, autorizzazione del califfo al sovrano
di regolare con nuove norme il suo territorio – è politica che non può violare sharia). Inoltre, anche se non sembra, avere una chiesa favorisce secolarizzazione perché “isola” il sacro.
Inoltre, le grandi famiglie rinascimentali, possono “sfruttare” anche le linee maternali non solo
paternali- rende il tutto più dinamico.
Europei quando entrano nelle reti commerciali mondiali in realtà entrano in uno spazio già
occupato. Oceano indiano era già occupato di rete di commerciali molto ricche che univano Zanzibar (africa), Oman (golfo persico), baluchistan (coste india). Rete all’ora controllata da sultanato
dell’Oman. Basato su commercio schiavi soprattutto. I portoghesi quando entrano in questo spazio cercano di prendere il controllo di questi scambi. Questo diventa un Interesse parallelo a loro
interesse di commercio spezie. I portoghesi sono i primi a comprendere che oriente è importante
anche perché ci si poteva inserire e prendere controllo di sistema di scambi locale interasiatico
(country trade). Questa nuovo modo di commercio rende autofinanziabile il rimanere delle flotte
in asia senza dover avere sempre soldi da madrepatria. Portoghesi non riusciranno a conquistare
interamente questi mercati commerciali. Nel 1580 viene meno la corona portoghese, che viene
assunta dalla spagna. Fino agli imperi coloniali inglesi tutte le potenze europee per secoli seguono
linea di Portogallo di non conquista territoriale. Espansione coloniale con presenze europee al minimo con piccole basi costiere.
Poi olanda Inghilterra francia, con società non legate a una monarchia, quindi più libere. “le
compagnie delle indie”. Dal 1600. La compagnia olandese è quella che prende lo scettro dai portoghesi.
Origini dominazione inglese è abbastanza casuale – terre preferite già assegnate a olanda e
quindi Uk ricade lì. Inoltre all’inizio Uk considerava deleterio dominazione territoriale. C’è mai
stata una politica britannica finalizzata di un impero coloniale? NO. Sono iniziative di singoli non
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ben viste dalla corona. 200 anni di braccio di ferro tra londra e calcutta. Londra cerca di imbrigliare le iniziative non gradite degli inglesi in india mentre i vertici della compagnia cercano di ritagliarsi una propria libertà d’azione. Vogliono porre affianco ad attività economica l’attività politica.
la conquista territoriale
Fattori che favoriscono questa azione:
contesto politico indiano – graduale declino del impero moghul che causa frammentazione e
instabilità politica. Cominciano a vedere possibilità di espansione e penetrazione. Instabilità soprattutto in bengala e india meridionale – tutti questi principi indiani sono dei principi che tendono a entrare in conflitto tra di loro.
Man on the spot – l’uomo sul posto. Iniziative non preordinate da madrepatria da parte di individui ambiziosi, che decidono di conquistare porzioni di territorio. Una volta che viene presa
viene mantenuta anche se madrepatria non voleva, ormai che è conquistata viene difesa anche per
questioni di orgoglio.
Situazione europea influenza situazione indiana – numerosi conflitti (UK, FRA) tendono a
spostare guerre anche su oriente. Compagnie commerciali che si armano e si fanno guerra su suolo indiano. Irritazione indiana per presenza militare. 1746 primo scontro tra europei (fra) – indiani. Una volta esaurito il conflitto Uk –fra c’è tentazione a sfruttare gli armamenti contro gli indiani.
1757 guerra del Plassey, Bengala attacca britannici. Vittoria facile dei britannici. Sovrano bengala è anche sovrano musulmano. Questa è la prima importante scontro tra esercito europeo sconfigge (con gran facilità) esercito musulmano. Anche a livello militare quindi c’è netta superiorità
dell’occidente sull’oriente.
1798 truppe napoleoniche invadono l’egitto. Altra grande sconfitta islamica.
--C’è attrito tra UK e compagnie per via delle iniziative indipendenti su suolo indiano.
1773: prima riforma su compagnie delle indie. Più controllo da madrepatria sulle iniziative
compagnie.
1784: altra riforma che crea il comitato di controllo – che supervisiona rapporti tra compagnie
e potenze politiche indiane.
Nababbi: deriva da indiano nawab. Perché giovani signori che facevano tanti soldi in poco
tempo anche con traffici non puliti.
Dopo 1757 l’espansione continua anche Compagnia delle indie non ha linea di espansione
preordinata. Tante volte sconfiggevano principi che volevano attaccare compagnia
In pochi anni la posizione della compagnia è già estremamente forte tanto che l’imperatore
moghul concede per una zona indiana alla compagnia un diritto importantissimo -> principio dei
diwani – diritto di riscuotere imposte in un certo territorio. Incluso compiti giudiziari, di ordine e
di polizia. La compagnia si pone quindi come un altro potere indiano. Un principato indiano che
formalmente riconosce la sovranità del imperatore moghul. Decide, nonostante in una battaglia
avesse vinto contro rappresentanza imperatore moghul , di non spodestare imperatore. Perché
conosce linguaggio e simbologia del potere. L’unica forma di potere veramente importante in india era imperatore moghul, depositario di un diritto politico-religioso a governare (benché negli
anni avesse perso molti territori). Uk sceglie di lasciarlo al suo posto l’imperatore moghul.
1799: compagnia arriva a conquistare anche india sud.
1818: compagnia si definisce Paramount power, la potenza suprema. Si arrogava il diritto di
supervisionare il dominio degli altri principi esistenti in india e di intervenire nelle faccende interne qual’ora lo ritenesse opportuno. Concetto etico-politico. Si considerano gli arbitri.
Il paradosso è che le compagnie sono ancora sottomesse formalmente a imperatore moghul.
Finzione politica che crea problemi alla compagnia delle indie.
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Cambio radicale della compagnia si ha quando compagnia ha anche, una volta acquisito potere
politico, dovere di “civilizzare” l’india. Fino metà settecento politica della non ingerenza. Poi si
passa, anni ’20 del 1800 a mentalità delle riforme e del cambiamento. Miglioramento,dal punto di
vista UK, del condizioni di vita indiane.
1818: Proclamazione della “paramountcy” inglese, predominio. Progetto anche culturale per
colonia. Presa controllo della cultura locale per trasformala in qualcosa che fosse funzionale e controllabile alla britannia. Per affermarsi inglesi hanno bisogno fin da subito di Simbologia e linguaggio del potere. Motivo percui non fanno saltare la figura dell’imperatore moghul. In più gli
inglesi si sono preoccupati di giustificare il proprio dominio – l’impero. Giustificarlo agli occhi del
popolo indiano e anche difronte alla coscienza britannica.
Raj, nome dato da indiani a dominio/dominatori inglese.
Identità britannica si va a formare intorno a 17esimo secolo – anche a grazie a analisi del diverso nell’avventura indiana.
Il mondo britannico considera quindi fin dall’inizio dell’indiano come un diverso – inferiore.
A partire dal 1600 fino al 19esimo secolo c’è evoluzione nel modo in cui inglesi vedono l’india
e gli indiani.
Inizialmente la visione britannica è basata su idea di superiorità e mancando conoscenza della
culutura indiana gli inglesi percepiscono solamente l’inferiorità.
L’illuminismo non cambia questo approccio. Anzi sottolinea ulteriormente la differenza tra
asiatici e europei ( considerato inferiore la diffusione della religione e del sacro nella cultura indiana – non è razionale)
Cambiamento si ha nel 18esimo quando inglesi iniziano a studiare lingua e cultura indiana.
Equivoco britannico legato anche a diritto: In realtà non esisteva diritto indù: non diritto applicabile dappertutto e a tutti. Se c’è divisione varna allora ci sono solo indicazioni di principio.
Agli inglesi sembra che non ci fossero regole e nessuno che comandava. Idea della decadenza (secondo approccio). Cercheranno di aiutare l’india a ritrovare la strada giusta. Riportarla ai fasti di
una volta. Riportare in auge i grandi testi e le grandi istituzioni del passato. Fino ai primi anni del
19esimo secolo.
la prima fase: non c’è civilta in india. Seconda fase: la grande civiltà era nel passato.
Quando inglesi vanno a cercare di risolvere giustizia in india viene fuori un diritto ibrido: “diritto” islamico, “diritto” indù e interpretazione britannica.
L’evoluzione del pensiero coloniale britannico tra settecento e ottocento cambia radicalmente.
Cambia l’approccio delle compagnie delle indie nei confronti dei indiani. Questa trasformazione si
riflette in modo evidente nei diversi campi in cui la compagnia delle indie interagisce con il popolo
indiano: dal punto di vista del diritto, gestione della terra, amministrazione. Si passa nel giro di
poche decine d’anni da una visione in cui i britannici svalutano il presente dell’india (attribuendo
scarsa rilevanza alla società dell’india del momento, comunque valutando l’antica tradizione indiana) e lasciano il passo a una mentalità in cui lo stato di soggezione di caos e anarchia è imputabile alla sua cultura. Non è più l’indiano in quanto persona ad essere responsabile dell’inferiorità
ma è proprio l’intera cultura. Disprezzo di tutta la cultura indiana. Trova concretezza in campo
dell’istruzione – sancisce visione razzista, superiorità intrinseca della cultura europea. Altre manifestazione: il campo della medicina – mentre i britannici fino alla fine dell 700, nei confronti della
medicina tipica indiana, guardavano con curiosità a questi metodi. Inglesi si avvalevano anche di
medici indiani (medicina indù ayurueda - medicina islamica yunani tibb). La mentalità di riforma
che si impone nei primi del 800 cambia radicalmente il pensiero nei confronti di questa medicina.
Diventa tutto “superstizione”. I vertici della compagnia delle indie erano anche loro nel gruppo
che ha portato questi cambiamenti ideologici. Viene meno, agli inizi del 19esimo secolo, con il
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paramountcy+lapse
ammutinamento a Mirat 1857
fine imp. moghul - 1858ca.
tempo quindi un accordo tacito tra colonizzatori e colonizzati, che voleva che indiani accettassero
invasori a patto che i britannici si mantenevano su politica di ingerenza. Si apre la strada ad aperta
ribellione. A metà del 800 si viene a formare questa coalizione. Gli amministratori della compagnia attuano una serie di riforme, riguardante mondo religioso ed economia applicando modello
del buon governo inglese (es. lavoro minorile). Creano malessere. Si aggiunge a questo delle misure prese da governatore generale delle compagnie delle indie (lord dalhousie) di politica generale.
Soprattutto due dottrine: 1. Lapse, estinzione 2. Paramountcy, supremazia. Su rapporti con principati indiani. Lapse, se casata indiana non aveva eredi (figli naturali) non poteva dare eredità a figli
adottati (come di solito avveniva). Proclamazione unilaterale inglese. Vengono dichiarate estinte
queste casate e i loro beni e terreni inglobati da compagnie delle indie. Paramountcy, se principe
governa senza principi di etica e buon governo, compagnia delle indie si arrogava il diritto di entrare con le armi nel principato e prendere il potere. Erano entrambi pretesti per annettere sempre
più territori. Si diffonde paura che inglesi vogliano scardinare completamente il mondo indiano,
con le sue tradizione e istituzioni. Il 70% dei militari della compagnie delle indie erano indiane (sia
indù sia musulmani). Soprattutto si è diffusa tra di loro. Isolarli dalle caste gli indiani facendoli
attraversare l’oceano (impuro), oppure le cartucce dei fucili con il grasso animale per contaminare
i musulmani.
1857: reparto delle esercito compagnia delle indie ( a formazione indiana) si ribella – muting
primo ammutinamento. Località: Mirat. Ultimo colpo di coda della società indiana di opposizione
a questo processo storico. Diffuso malumore. Coinvolge la stragrande maggioranza della popolazione del bassopiano indo gangetico. Rivolta trasversale dal punto di vista religioso (sia indù sia
musulmani).
(panjab= la terra dei cinque fiumi).
La rivolta è capitanata dal imperatore moghul (vecchio imperatore, stipendiato dalla compagnia delle indie) bahadur shah II. Nonostante sembrasse persona meno incline, ma i rivoltosi vedono l’imperatore come il simbolo del potere in india e vogliono lui. Sia da parte di islamici che da
parte di indù. Vanno a Delhi e qui si barricano. Per gli inglesi viene poi facile assediarli e dopo
mesi e mesi di assedio (1 anno) le roccaforti finiscono abbattute. Tutto questo però lascerà dei solchi veramente profondi tra inglesi e indiani. Rancore e sfiducia reciproca. Britannici (funzionari
compagnie delle indie) inizialmente furono subito presi dal panico, rischiando di perdere il controllo dell’india nei primi momenti della rivolta (comunicazioni difficili). Persero la testa, si lasciarono andare a atrocità e violenze.
Come reagiscono gli inglesi? Come lo interpretano? Reazioni militari violente. Interpretazioni
politiche altrettanto irrazionali e insoddisfacenti. Analisi superficiali anche in dibatitto che avviene
in parlamento a londra. La reazione britannica non porta gli inglesi a fare riflessione su loro voler
governare in india. Torna fuori l’idea di superiorità e dominanza. In buona parte le analisi britanniche assolsero le riforme e l’operato britanniche in india. In più c’è condanna maggiore per islamici indiani, che sono i principali colpevoli. Probabilmente accuse fatte in malafede. Perché ammutinamento non è solo una rivolta islamica. Colpevolizzare islmaici consentiva di liberarsi
dell’imperatore moghul, a cui sono addossate tutte le responsabilità. Viene processato per “alto
tradimento” (scelta che fece discutere molto anche in Inghilterra negli analisti più indipendenti) –
e condannato all’esilio in birmania. Cessa dinastia che aveva regnato in india fin dal 1526.
Inglesi creano due razze separate indiane – riforma in campo di arruolamento militare. Attraverso manualistica, pubblicando manuali dove venivano analizzate le caste e le tribù. Razze marziali: avere attitudine a non disobbedire. Razze non marziali: esclusi da reclutamento (tra l’altro
sono quelli che si erano uniti all’amutinamento.
Dopo ammutinamento la teoria politica torna ad essere quella della non intromissione, credono che non ci sia più possibilità di istruire e cambiare l’india. Politica annunciata nel 1858 dalla
stessa corona con l’atto con cui la regina vittoria smantella la compagnia delle indie prendendosi
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tutti i possedimenti. La corona, dice, non si sarebbe più intromessa nella cultura e politica indiana.
Anche se è impossibile a questo punto non c’è più possibilità di tirarsi fuori. 1877 regina vittoria
proclama India “impero britannico”, il grande darbar indiano = proclamazione.
Tra le varie conseguenze dell’ammutinamento, c’è anche il fatto che gli inglesi debbano inventare un linguaggio del potere legittimo. Prima c’era autorizzazione dell’imperatore moghul. Ora
loro lo sostituiscono, diventano potere supremo. Come trovare leggitimità? Gli inglesi tenderanno
a vedere l’india come paese senza unità intrinseca. Gli inglesi percepiscono solo diversità e frammentazione. Vogliono quindi costituire un centro, un punto di equlibrio per la complessa e conflittuale società indiana. La corona diventa indispensabile per l’ India. Dalle ceneri del ammutinamento nasce legittimità imperiale che si basa sulla figura della imperatrice centrale che grazie alla
sua benevolenza garantisce equilibrio a tutte comunità indiane. Recupera tutta una terminologia
tipiche persiane del impero moghul.
Nel darbar la regina si proclama con il titolo di kaiser-i-hindj cesare dell’india. Continutità con
imperatore moghul. Ambiguità, compromesso, ibrido culturale.
L’ammutinamento a Mirat fa da spartiacque dal punto di vista istituzionale: la corona estingue
la East India Company.
Questo passaggio di consegne provoca un trauma nel popolo. Adesso i britannici devono delegittimare l’imperatore Moghul->viene ritenuto responsabile dell’ammutinamento e processato
pubblicamente. La scelta di desacralizzare l’imperatore viene ritenuta necessaria per
l’instaurazione del nuovo ordine, il Raj britannico.
Per la ricostruzione dell’India si pone l’accento sulla frammentazione sociale, serve un elemento per dare equilibrio al sistema->la corona britannica.
Gli inglesi negli anni a venire non prendono del tutto le distanze dalla tradizione passata, certi
aspetti rappresentano una continuità con l’epoca precedente: nell’uso della terminologia persiana e
nella gestione delle zone rurali (deputy commissioner-> prefetto, comanda la polizia locale, anche
magistrato. Figura che tende a porsi nei confronti della popolazione quasi come un sovrano.) tendenza britannica di ricopiare lo stile indiano nel governare.
Ambiguità dei britannici-> PROCLAMATA DISCONTINUITA’, SOSTANZIALE CONTINUITA’.
C’è bisogno di dare vita a un’amministrazione, viene creata l’istituzione dell’INDIAN CIVIL
SERVICE: un vero e proprio stato nello stato, composto da persone che sviluppano una profonda
conoscenza dell’India e delle esigenze della popolazione. Convinzione di superiorità sulla componente politica (vice re, alti funzionari…).
Sarà importante la tensione tra blocco amministrativo e politico, dualità di visioni all’interno
del potere coloniale, l’ala amministrativa tenderà a fare pressione conservativa.
I territori sono divisi in PROVINCES (rette da GOVERNORS), le provincie sono divise in DISTRICTS, i distretti in TEHSIL e poi in PARGANAH, villaggi.
Man mano che ci si sposta verso le unità amministrative più piccole, il personale di livello più
basso è fortemente indianizzato. Gli inglesi hanno bisogno della presenza indiana come interfaccia, mediazione tra mondo coloniale e mondo colonizzato.
I funzionari veri e propri (COVENANTED CIVIL SERVICE) erano inglesi, l’India Civil Service è molto chiuso nei confronti del mondo indiano. Vengono fatti concorsi per entrare
nell’amministrazione statale ma l’età massima è 19 anni, l’esame è in lingua inglese ed è basato
sulla cultura occidentale. tra il XIX e il XX secolo quindi il numero di indiano
nell’amministrazione è molto basso, meno del 2%.
Le guerre e violenze reciproche hanno generato timore e distanza reciproca, ma dal punto di
vista dei britannici non sarà soltanto distanza mentale ma anche fisica-> gli inglesi tendono a
crearsi città parallele, sentono di non possedere il controllo di città e villaggi e quindi tutte le isti-
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tuzioni vengono create al di fuori delle mura della città vecchie. CIVIL LINES->luogo dove c’erano
le caserme, c’erano i quartieri residenziali per funzionari e loro famiglie, erano difendibili, negozi,
luoghi di ritrovo.. micro città. Viene sconsigliato ai civili di mescolarsi alla popolazione locale, vista come pericolosa.
Civil lines: posti sicuri, puliti, ariosi, progettati secondo standard razionali.
Città indiana: pericolosa, sporca, insalubre.
Dualità tra luogo coloniale e luogo indiano, progresso vs caos.
Mondi paralleli-> testimonianza della distanza che si è venuta a creare.
Le città che sono state fulcro dell’ammutinamento si vedono distruggere interi quartieri, volontà punitiva col pretesto della sicurezza. Opening up: esigenza di demolire questo dedalo di stradine
per creare grandi spazi da poter essere controllati.
La città indiana rifletteva un ordine cosmico, costellazioni e pianeti, all’interno di questa struttura l’ordine c’era ma sfuggiva ai britannici, vedevano solo caos e quindi possibilità di ribellione.
Un ambito dello stato coloniale in cui fu facile entrare per gli indiani è quello del diritto. Avvocatura e magistratura erano accessibili, gli studi di common law non erano particolarmente difficili, in tre anni con una buona conoscenza della lingua si può avere il permesso per esercitare.
L’avvocatura è stata la matrice del nazionalismo indiano, i primi gruppi di indiani tenderanno
a porre la richiesta di lasciare più spazio agli indiani nella gestione della cosa pubblica.
L’Inghilterra ha insegnato a tutti i principi di libertà e democrazia, perché in India no? Unbritishness.
Sarà solo molto gradualmente che il mondo inglese inizierà ad aprire le porte agli indiani.
È tutta la società indiana che fa le spese del nuovo ordine, ma più di tutto è la comunità musulmana a subire: per i musulmani indiani l’imperatore Moghul rendeva l’India DAR AL ISLAM
(terra dell’Islam). Secondo la tradizione musulmana il principe deve essere musulmano,
l’applicazione della Sharia è ciò che rende un territorio islamico. Gli inglesi hanno rispettato, almeno formalmente, l’impero islamico ma ciò finisce con la deposizione dell’imperatore. Problema
di carattere politico religioso. Dal momento in cui il potere non è più musulmano inizia un declino dalla scala sociale: tutte le occupazioni dei musulmani erano legate al potere politico, in questo
modo si perdono posizioni. Ci sono delle elites che si trasmettono per tradizione delle competenze, questa competenze con il crollo dell’impero diventano inutili, non si usa più la lingua persiana,
la lingua dell’amministrazione è l’inglese. Le parentele vengono ora considerate come una forma di
corruzione e quindi inefficienza del sistema statale, vengono tenuti dei registri delle parentele in
ogni deputy commission.
Gli inglesi applicano un processo di burocratizzazione e razionalizzazione all’apparato statale,
la società indiana invece era personalizzata, conta la famiglia di appartenenza-> profonda trasformazione. Da un sistema di governo per contratto in cui lo stato delega certe funzioni a famiglie
influenti si passa allo stato burocratico, ciò che conta è l’efficienza, la competenza, l’applicazione di
norme astratte. I musulmani sono i più vulnerabili in quanto più lontani dalla cultura occidentale.
i musulmani vengono istruiti nelle MADRASA, insegnamento di materie religiose ma anche pratiche che devono servire alla formazione di futuri funzionari. Scienze rivelate (studio del Corano,
delle scritture) e scienze razionali (matematica, medicina, astronomia…). Tutto ciò diventa irrilevante con il nuovo ordine->senso di declino socile-politico-economico.
Quali sono le reazioni di fronte a questa sensazione?
Le ribellioni armate sono marginali (pochi casi di jihad, guerra santa). Gli intellettuali, ULEMA, iniziano a riflettere sulla propria cultura e tendo a formulare un pensiero riformista, tendono
a ripensare la loro cultura. È inevitabile che una crisi politica porti a una crisi religiosa. Il pensiero
è “abbiamo perso il potere politico perché abbiamo perso la retta via, non ci stiamo più comportando da bravi musulmani.” L’islam indiano è particolare, sincretistico, c’è tutto uno strato di musulmani le cui pratiche sono ambigue dal punto di vista dell’ortodossia. La parte intellettuale che si
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folk islam - fortemente criticato dopo
destituzione imperatore Moghul
riconosce nella tradizione scritturale inizia a muovere critica. Lo standard di vita dev’essere tratto
dalle fonti scritte, quello che non c’è nel Corano è da considerarsi illegittimo, l’islam del sufismo,
delle confraternite vengono considerati corruzione. Folk islam-> motivo per cui i musulmani hanno perso il potere politico.
In precedenza questa voce già esisteva ma con la crisi diventa dominante, ci si mette in testa di
re islamizzare la popolazione attraverso l’istruzione. Gli Ulema vedono che non è più possibile
aspettarsi aiuto dallo stato, bisogna cercare di trarre il sostegno finanziario dalla comunità-> atteggiamento dinamico che combina la volontà di raggiungere le masse e reislamizzarle. Gli Ulema
escono dal chiuso delle loro scuole e vanno nel mondo ad insegnare alla gente come comportarsi
da buoni musulmani e a chiedere sostentamento. Nasce una nuova consapevolezza dell’essere musulmano, sempre più persone iniziano a sentirsi musulmani per scelta, rafforzamento dell’identità.
Dar al ulum: scuola di Deoband, la più famosa scuola riformista, nasce proprio con l’idea di proporre un islam fatto apposta per sopravvivere in un contesto coloniale.
Le scuole riformiste islamiche
Islam e india coloniale.
Islam ha sempre visto il successo politico come estensione della grazia politica. Se musulmani
non hanno più potere vuol dire che dio non è più con gli islamici. Ulema (dotti religiosi) diventano capro espiatorio. Accusati di aver avvallato i culti e riti non islamici e averli accettati. Manca
islam puro.
Riapertura del jihad, interpretazione. Rifiutare taqlid, conformazione a interpretazioni passato.
Dal 10imo 11esimo secolo si erano fermate le interpretazioni del islam e del corano. Adesso, intorno 19esimo secolo, vengono riprese in mano le fonti prime e proporre altre interpretazioni. Le
scritture vanno adattate al tempo attuale. Vanno tradotte per tutti. 1867 scuola di deoband : nasce
dal contesto coloniale e si pone il problema di come l’islam può sopravvivere a potere coloniale.
Nasce da periodo dell’ammutinamento. Gruppo di dotti ulema. Riforma conservatrice. Ulema di
deoband si pongono il problema di come ignorare presenza coloniale. Ogni singolo credente è
chiamato a trovare corretto islam attraverso sostegno finanziario (zakat, elemosina rituale – uno
dei precetti islamici) e attraverso corretta pratica religiosa. La scuola di deoband però è molto moderna dal lato amministrativo – burocratico (influenza inglese) . I credenti in questo modo sono
responsabilizzati e mobilitati. Insegnano e correggono le pratiche. Cercando di eliminare quelle
non-tradizionali. Critica del sufismo, devozione popolare che si è sviluppata in india. Rifiuto del
lato magico mistico. Critica puritana. Ricade anche su donne. Rivisitazione dell’insegnamento
islam. Ci sono istituzioni permanenti diffuse sul territorio. Diventa una vera e propria corrente.
Parallela e opposta a questa scuola c’è scuola di ahmad khan molto legata ai britannici e molto
riformista.
United provinces: nome coloniale della regione intorno a Delhi, territorio in cui era radicata la
cultura musulmana pur essendo in minoranza. Tutti gli sviluppi intellettuali tra 800 e 900 provengono da qui.
Sempre più musulmani dotti tendono a vedere questa crisi politica come un problema religioso. Psicologia musulmana che tende a vedere il successo sulla terra come manifestazione esteriore
del volere divino. Critica agli ulema, al ruolo storico che nel corso dei secoli hanno svolto. Responsabili di aver annullato tutta una serie di pratiche non islamiche che sono andate sommandosi.
Nel X secolo viene fatto esplicito divieto di continuare ad interpretare le scritture->proprio
questa cristallizzazione delle scritture renderà l’Islam incapace di sopravvivere.
I Jtihad: interpretazione
Taqlid: conformarsi acritico alle interpretazioni del passato.
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Per secoli si accumula tutto un sapere di commentari che si limita a riflettere su interpretazioni
altrui. I riformatori vogliono eliminare tutti questi testi e tornare alla Sunna.
Questo discorso riprende riflessioni di pensatori del passato tipo Shah Walliullah: riapertura
all’interpretazione. Fu il primo a dire che le rivelazioni non sono importanti per la forma ma per la
sostanza, relativismo cronologico delle scritture, neo-mutazilita.
Bisogna che tutta la comunità si mobiliti per uscire dalla crisi. Shaha si fa promotore della traduzione dei testi il lingue vernacole, si spezza il monopolio degli Ulema.
L’Islam è sempre stato basato sulla trasmissione personale del sapere perché è il miglior modo
di evitare che il sapere si corrompesse (in mancanza di un’istituzione). Nel momento in cui si arriva alla diffusione dei testi si corre il rischio che il sapere venga distorto, viene a mancare il controllo dell’autorità.
1867->la scuola di Deoband si pone il problema di come possa sopravvivere l’Islam nel contesto coloniale.
Esempio di riforma conservatrice, gli Ulema di Deoband tendono a isolarsi dal potere coloniale. L’Islam deve depoliticizzarsi, disinteressarsi della sfera politica. La loro attenzione si sposta sulla
sfera sociale-religiosa->coinvolgere più musulmani possibile di fronte a questo compito di dare
vita a una società musulmana, non basta più affidarsi alle elites, ogni singolo credente deve sentirsi
responsabilizzato, deve contribuire materialmente e osservare l’Islam come va osservato. Ci vuole
che tutti si facciano carico di mantenere le istituzioni tramite un sistema di donazioni volontarie.
Zakat: elemosina rituale. Per mettere su questo sistema di offerte la scuola è costretta a burocratizzarsi molto, copia i sistemi amministrativi britannici. Da un lato si sforza di prendere le distanze
dal mondo coloniale, dall’altro lo copia.
Mobilitazione della comunità e rispetto della corretta pratica religiosa. Gli ulema si ritagliano
un proprio spazio sociale.
Critica del sufismo: non va rifiutato di per sé, si rifiutano gli aspetti più popolari, devozionali.
Il movimento chiede anche ai fedeli di diffondere la conoscenza del corretto Islam tra i propri
amici, parenti…
Ashraf Ali Thanvi (i gioielli del paradiso): manuale diretto alle donne musulmane che deve
fungere da guida quotidiana. L’idea di fondo è che ogni credente potesse fungere da insegnate per
altri credenti. Tramite la donna si può migliorare l’educazione di tutta la comunità.
Tablighi Jama’At: movimento musulmano molto diffuso dedicato al missionarismo, uno degli
sviluppi più recenti della scuola di Deoband.
I Jazad: permesso per insegna.
Deoband produce una propria visione dell’Islam che diventa famosa. Processo di divisione per
correnti, l’effetto complessivo è che i musulmani tendono a sentirsi tali per scelta.
I musulmani sono portati a prendere una posizione, a decidere che tipo di musulmani vogliono
essere.
Ahl-I-Hadith: gruppo molto puritano, si cancella tutta la mistica indiana.
Deoband non avrà problemi con i britannici, viene però vista con sospetto. Attitudine di disinteresse nei confronti del potere politico.
Solo nel 900 inizierà ad avvicinarsi al Congress party.
Aligarh : movimento culturale religioso fondato da Sir Sayyd Ahmad Khan. Movimento elitario di riforma, si vuole rifare a Shah Walliullah e, come Deoband, considera la riforma
dell’educazione la chiave. Utilizza lo strumento del ristudiare le fonti non per tornare indietro ma
per gettare un ponte tra Islam e modernità. Anche questo movimento nasce dal trauma
dell’ammutinamento, del declino sociale. Khan assiste all’uccisione di persone a lui vicine, cade in
una profonda depressione. La sua convinzione è che la cultura islamica e quella europea avevano
un terreno comune su cui basare una coesistenza.
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Fino al 1872 i musulmani sono considerati i maggiori responsabili dell’ammutinamento. WW
Hunter si pone la domanda “i musulmani indiani sono stati indotti a ribellarsi contro la corona?” > no, si sono ribellati a degli errori commessi dalla compagnia, gli inglesi sono stati visti come una
minaccia. Dopo Hunter si inizia a guardare ai musulmani con sguardo diverso, potrebbero costituire dei validi alleati.
Le famiglie musulmane avevano bisogno di protezione, gli inglesi di alleanze locali.
Mohamedan anglo-oriental college: scuola fondata nel 1875, il nome è sintomatico (“mohamedian” erano i musulmani visti dai cristiani). Combinazione di materie occidentali e orientali, progetto di dare vita a una nuova elite di musulmani indiani che si sentisse a suo agio nella tradizione
indiana e nella modernità occidentale. I musulmani devono guardare al futuro con fiducia, bisogna impadronirsi degli strumenti adatti.
Elementi di cambiamento che interessano la comunità islamica nel corso del 193simo secolo.
Influenzata da importanti correnti di cambiamento che interessano soprattutto il rapporto tra il
modo in cui la tradizione islmaica è vissuta e le fonti della tradizione islamica. Un numero crescente di islamici avvia, con la crisi del potere in india, un ripensamento delle fonti islamiche. Ci
vuole nuova interpretazione. La comunità si divide due lati:
Tradizionalista: tende a ritornare alle fonti scritturali del testo coranico e della sunna. Rifiuto
di ogni influenza della modernità. Rappresentato da scuola di deoband
Modernista: gettare un ponte tra tradizione e modernità. Rappresentato dalla scuola di aligar.
Islam del 900 inizia a sottolineare molto di più l’individuo. Deriva dalla fatto che si riapre questa nuova interpretazione personale. Ogni credente deve studiare e interpretare le scritture. Novità
nella tradizione islamica. Genere letterario che diventa popolare nel 19esimo secolo è safarnama,
diario di viaggio. È importante perché sottolinea l’importantanza che viene data alla sfera individuale. Diario di viaggio è racconto personale – nasce il bisogno di raccontare le proprie storia. Un
altro genere che diventa popolare sono le tazkira, le biografie e autobiografie. Tendenza di molti a
raccontare la propria esperienza di vita. In tutto questo c’è anche generale enfasi alla forma scritta
piuttosto che orale. Tutte le scuole riformiste favoriscono scritti. Favoriscono stampa e distribuzione testi. C’è anche diminuzione delle moschee.
Islam indiano conserva una sua peculiarità, un tratto tipico – evita gli estremismi.
Il National Congress di Gandhi e Nehru
Nel frattempo potere politico indiano era indian National congress, fondato per volontà degli
inglesi. È totalmente filo britannico, fondatore è anche uno scozzese David Hume. Gli indiani presenti provengono da scuole degli inglesi. E da quelle professioni nuove nato con le relazioni con
l’inghilterra. Avvocati, medico, ingegneri etc. indiani occidentalizzati. Indian National congress
rimane a lungo un movimento più che un partito. Sono negli anni 20 avrà strutture istituzionali. È
nel primo momento solo una coalizione di notabili indiani. Quasi nessuno di origine mussulmana.
Una volta all’anno c’era congresso, grande assemblea.
Viene fondata nel 1906 anche la all-india muslim league, sempre su iniziativa britannica. Trasformazione nazionalistica del congresso e della lega era imprevedibile. Non c’era all’inizio nessun
tipo di critica agli inglesi. Gli indiani al massimo richiedevano più rappresentanza e gli islamici
cercavano garanzia e protezione nei confronti di maggioranza indù.
Quando e come trasformazione con allargamento base politica e includere massa di congresso e
lega?
Per quanto riguarda il congresso è Gandhi a avviare il cambiamento. Cercare più le masse.
Cambiare metodi di contatto. Primi 15anni del novecento. Gandhi diventa leader. Fino a prima
guerra mondiale sembra essere una figura importante ma di medio livello. Ghandì è ibrido – studia in Inghilterra, cultura occidentale. Riscopre interesse per la cultura indiana solo una volta arri-
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vato a londra. Riscopre i testi indù, ma in inglese. Legge anche bhagavad gita libro base della corrente bakhti, il guerriero asceta. Molte contraddizioni in Gandhi, ma date da suo essere ibrido.
Non aveva pensiero sistematico. Inoltre considerava le sue opinioni in divenire. Senso di relativismo.
Kedourie : Leader nazionalisti -> marginal man uomini marginali, vengono da un mondo differente – ibridi, che non si sentono più parte della cultura originaria. Senso di colpa. Per aver abbracciato una cultura non tua e da cui sei anche uscito perché non c’è spazio nemmeno lì (indiani
che si occidentalizzano ma poi non vengono ugualmente trattati alla pari dagli inglesi). Gandhi è
uno di questi. Ciò che distinguerà Gandhi nel lungo periodo è il fatto che lui non ci sarà mai principale impegno politico, sempre leader morale e religioso. E poi Gandhi riesce a dar vita ad un
sistema di pensiero, che per quanto sistematico, è molto “indiano” in maniera profonda. Indianità
è in “unità nel diversità”.
Gandhi finirà per trascinare il congresso in una arena nuova che porterà il congresso ad ampliare la sua base politica.
Per i musulmani il discorso è diverso. Loro sono spinti a radicalizzarsi perché in tutto il mondo
il pensiero islamico era in piena crisi.
Figura di gandhi:
sempre disinteressato al vero e proprio mondo politico. Si pone subito come contrapposizione
a leadership e ai leader politici del congresso. L’obbiettivo di gandhi era liberare l’india dai suoi
mali, non solo dagli inglesi. Prima liberazione morale e etica poi liberazione politica. RIGENERAZIONE DELL’INDIA. La liberazione dagli inglesi sarebbe venuta di conseguenza.
Visione di Abenante: Gandhi si pone il problema di sanare le ferite che la cultura occidentale e
la modernità avevano arrecato alla società indiana, soprattutto al mondo rurale e dei villaggi.
Mondo coloniale è una delle ragioni del declino, ma non la fondamentale. La priorità era la riforma, la RE-INDIANIZZAZIONE dell’india piuttosto che la lotta coloniale. Era quello che diceva. Il
suo interesse non era per la politica. Gandhi considerava l’indian national congress come un partito che avrebbe dovuto sciogliersi con la liberazione e trasformarsi in una associazione di servizio.
Hind swaraj – titolo libro gandhi. L’autogoverno dell’india o il governo di sé. Se la prende con
nuove professioni portate dagli inglesi. Avvocati e medici. Creano le divisioni. La giustizia tradizionale è una giustizia dove non c’è vincitore e non c’è perdente. Cerca il compromesso. Salvaguardia i rapporti. Dove prevale il tribunale moderno invece ecco che c’è uno sconfitto che cova
rancore che alla prima occasione cercherà vendetta. Il medico è anche lui una figura simbolica,
non tiene conto della natura olistica e organica del corpo umano. Interviene con sostante chimiche
e manipolando il corpo. In modo invasivo, crea ulteriori malattie. Secondo gandhi le malattie moderne derivavano da non controllo di sé dell’uomo. Eccessi causano malattie.
Società occidentale binomio: macchina denaro. In india prevale la religione.
Oggetto tipico che diventa simbolo della sua attività è arcolaio, per tessere a mano. Riesce a
convincere anche a rendere obbligatorio per iscriversi al congresso del tessuto. Tessitura è un lavoro che può fare chiunque. Tutti possono contribuire. E contribuendo ci si sente importanti. E tessendo si può meditare. La macchina ha portato a un colasso.
Gandhi vuole ristabilire valori tradizionali, attaccamento alla verità e stabilire non violenza.
Riunciare a macchina, a tecnlogia, alla ricchezza. Recuperando certi aspetti simbolici della cultura
tradizionali: lingue vernacole, i dialetti del villaggio.
Per un anno, su consiglio di leader politico Gokhale, gandhi decide di non dare comunicazioni
politiche per un anno, per darsi tempo di conoscere l’india. In treno. E già da qui inizia a difendere
le comunità. Spinto da principio della verità SATYIA. Dovere morale. Sforzarsi per riparare ai
torti che la gente subiva.
Satyagra – le proteste di gandhi.
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Hartal – giorno di astensione dal lavoro per diguinare e pregare. Non dichiaratamente uno
sciopero, orientato a colpire le autorità.
Himsa – non violenza, fine stesso dell’azione gandhiana.
Tutte le volte che la manifestazione sfociava in violenza, lui se ne tirava fuori. Questa sua rigidità non era apprezzata dagli altri leader del congresso.
India National congress contributo determinante da ingresso di Gandhi, che spingerà per l'allargamento della base politica al di là delle caste alte, includendo masse istruite. Cambio quindi
metodi moderati di attività politica, radicalizzando i metodi nel periodo 1900-1915. Anche in anni
precedenti Gandhi già leader importante, ma in Sudafrica, dove compie primi passi di attività sociale-economico della comunità indiane in Sudafrica. Fino attorno al 1915 carriera di Gandhi non
sembra distinguersi da altri leader nazionalisti: indiano benestante di casta di medio livello (casta
di Modh Bania, Varna Vaisiya) dell'ovest del Gujarat (Porbandar), frutto di incontro tra culture,
sradicato dalla propria cultura tradizionale e frutto di cultura coloniale in gioventù, con studi di
giurisprudenza occidentale a Londra. Percorso tipico fatto di commistione tra culture, ricominciando a venire a contatto con la propria cultura induista attraverso gli occhi del mondo coloniale
(lettura testi indù in inglese), traendo visione abbastanza ibrida. Bisogno di rientrare in contatto
con la propria cultura (! Autobiografia di Gandhi “ la storia dei miei esperimenti verso la verità”), in seguito a periodo un po' sofferto in Inghilterra, con problemi alimentari (promessa fatta a
casta di origine di rispettare il regime alimentare indù), finendo per scoprire mondo di associazioni teosofiche, quaccheri,… Scoprendo rete di ristoranti vegetariani. Scoperta di questo mondo di
gruppi esoterici e appassionati verso la cultura indiana, riscoprire interesse verso la sua cultura,
ricominciando a leggere testi della sua cultura in traduzioni inglesi. In particolare lo influenzerà
tantissimo la Bhagavadgita, testo fondamentale della sua visione del mondo (a colpirlo fu in particolare la figura del guerriero asceta che non combatte per la vittoria ma per dovere, scevro da ogni
attaccamento), considerandosi esso stesso un asceta-rinunciante, ma compie il proprio dovere nel
mondo. Origini ibride del suo percorso, con conoscenza asistematica del mondo occidentale e indiano, si riveleranno nel suo pensiero, contaminazione e sintesi di cultura occidentale e indiana
(esempio dinamismo dell'azione, pragmatismo non è evidente in cultura indiana, più caratteristici
delle amicizie cristiane avute da Gandhi). Aspetto ibrido giustifica le contraddizioni in cui cadrà,
opinabilità di sue affermazioni (esempio sistema castale considerato parte integrante dell'induismo, rifiutando però intoccabilità, considerata come corruzione dell'induismo. L'idea di intoccabilità è invece inserita nel sistema castale, considerando fattore impurità, è naturale sfogo l'intoccabilità. Altro esempio, pur considerando nonviolenza un fine, talvolta sembra ammiccare alla violenza, ad esempio durante lo sforzo bellico inglese della prima guerra mondiale, o preferendo il violento al codardo). La sua azione in realtà considerata come azione di avvicinamento alla verità,
sempre in divenire, relativa e non assoluta. Senso di relatività terme al pensiero gandhiano, imperfezione dell'azione umana, ognuno deve trovare la propria strada.
Tipico di altri leader nazionalisti, Kedourie (“Nationalisms in Asia and Africa”) afferma che i
leader nazionalisti sono "marginal men", senso di estraniazione di uomini provenienti da un certo
ambito sociale; contatto con altre culture fa perdere un po' la propria (senso di colpa e tradimento:
Enemy Within), ma non trovano spazio nemmeno nella nuova cultura abbracciata, non avendo
accesso allo stesso status delle persone di quella cultura, da cui ne deriva considerazione di marginalità e ibrido. Tale marginalità è una delle chiavi che spiega nascita dei nazionalismi, con voglia di
riscatto.
Ciò che distinguerà però Gandhi è che:
*lui non si porrà in primo luogo come politico: leader politico è secondario rispetto a leader
religioso/morale;
*Gandhi riuscirà comunque a dar vita a un sistema di pensiero composito, ibrido, ma comunque
chi si ricompone in indianità profonda nello sforzo di comporre estremi diversi, UNITÀ NELLA
DIVERSITÀ, società indiana composta da tanti elementi diversi formanti una grande famiglia
indiana, UNITÀ FAMILIARE tra induismo (parte femminile) e Islam (parte maschile), tra loro
complementari. Trova senso profondamente indiano a visione composta e ibrida.
Già in formazione giovanile in India vi sono elementi che ritornano: in Gujarat elementi Jain
che danno molta importanza alla non violenza, cosa che lo influenzerà. Nato in zona costiera, contatti e influenze lo portano a sviluppare mentalità aperta e tollerante; esperienza di studio in In-
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ghilterra con riscoperta induismo. In India non trova lavoro, accetta proposta azienda di commercio musulmana alla Colonia del Capo, lavorando inizialmente come avvocato e interessandosi alle
condizioni della vita della colonia di lavoratori indiani in Sudafrica, considerati sudditi di serie B,
contratti rigidi, condizioni dure. Avvocato e poi il leader della comunità indiana difenderà gli interessi e rappresentava la comunità con le autorità coloniali, ottenendo risultati discreti.
*Inizia in Sudafrica a sperimentare metodi di lotta sociale e politica, principio del Satyagraha
(la forza della verità), attività politica nonviolenta, ma forme di protesta (scioperi, violazioni di
leggi odiose,…), Sempre sulla base del principio della ahimsa (nonviolenza), non mezzo ma fine
stesso, condizione essenziale per la riuscita della protesta. È fine perché necessaria imperfezione
dell'uomo nel suo tendere verso la verità: ricerca della verità e perenne, costante, e inevitabilmente
costellata da errori; posizione che una persona prende dovrebbe essere sempre relativa e non
prevedere imposizione su altri, proprio perché non vi è certezza di posizioni: ahimsa è essenziale
in ciò, consentendo non solo a me ma anche ad altri di perseguire la verità, poiché può darsi che
essi siano nel giusto. Qualsiasi prevaricazione comporterebbe la mancata ricerca della verità per
qualcuno, quindi non vi sarebbe verità. Ahimsa verrà fraintesa dalla maggioranza degli
interlocutori, presa come espediente per raggiungere obiettivi (leadership dell'India National
congress) o interpretata come resistenza passiva: ahimsa per Gandhi era attiva, non passiva,
tendendo a distinguere tra non violenza del forte che non ha paura, che potrebbe essere violento se
volessi, ma sceglie di non esserlo, e ci vuole coraggio in ciò, e non violenza del debole che per
codardia sceglie di non essere violento (preferisco la violenza la codardia). In Sudafrica prova tali
sistemi dopo il suo ritorno in India.
*Esperienza sudafricana finisce per illuderlo, avendo successo, della possibilità di portare
avanti tali campagne in India: la differenza è che la comunità indiana in Sudafrica, pur composita,
ridotta in numero e accomunata da un comune odio verso britannici, facilmente organizzabile. In
India la situazione è molto più complessa a causa di un più grande numero e di maggiore
frammentazione della comunità, il che renderà molto più difficile e complesso organizzare con
successo un movimento unito ed efficace.
Nei primi del 900 si applica una radicalizzazione della società indiana. Uno dei fattori di radicalizzazione della politica del Congresso è la presenza di Gandhi-> rappresenta un’attrattiva per i
settori minori della società.
La minoranza musulmana è costretta a radicalizzarsi a seguito della percezione delle crisi in cui
sono caduti.
Gandhi nei confronti della politica alta mostra disinteresse, anche ostilità ad un certo punto in
termini etico-culturali. Quando il suo pensiero matura afferma che il suo obiettivo è la liberazione
dell’India dai suoi mali, quindi non solo dal governo coloniale. Partire da una rigenerazione etica,
politica e religiosa per arrivare spontaneamente alla libertà politica. Liberarsi dagli inglesi senza
liberarsi della loro mentalità è inutile.
Alcuni studiosi tendono ad interpretare la figura di Gandhi essenzialmente come politica, subdola e pericolosa.
Judith Brown appartiene alla scuola di Cambrige, che si caratterizza per la tendenza ad interpretare la società come influenzata dal potere. “Gandhi rise to power” studia il modo in cui Gandhi crea una rete di relazioni che fanno che il suo pensiero venga applicato nei diversi territori, essenza della sua attività e chiave del suo successo.
È di Giorgio Borsa la biografia italiana di Gandhi più nota.
Altri studiosi privilegiano gli aspetti etici e morali. Fasana scrive “Gandhi Mahatma, uomo politico”: un Gandhi che si pone soprattutto il problema di sanare le ferite che la cultura occidentale
ha provocato alla società tradizionale indiana, ri-indianizzazione come priorità piuttosto che la
lotta anticoloniale.
Gandhi considera il Congress come un’organizzazione che avrebbe dovuto sciogliersi al momento dell’indipendenza.
È in Sud Africa che sperimenta i suoi primi metodi di lotta non violenta. ASHRAM (comunità
dei rinuncianti): la prima comunità viene fondata a Phoenix, poi in India ad Ahmedabad.
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Nel 1909, durante una traversata scrive di getto un libretto, HIND SWARAJ (il governo di sé):
attacco durissimo contro la civiltà occidentale e i guasti che ha portato alla società indiana. Se la
prende con le nuove professioni, avvocati perché provocano una spaccatura delle realtà sociali (la
giustizia del panjayat mantiene i rapporti, non c’è mai uno sconfitto), buttano zizzania. Il medico
non tiene conto della natura organica del corpo umano, di fronte alle malattie interviene in modo
invasivo. Queste nuove categorie portano alla divisione delle persone.
Macchina-denaro: binomio che prevale nell’ottica occidentale. La macchina porta
all’alienazione del lavoratore perché si perde l’essenza dell’attività lavorativa. L’arcolaio diventa il
simbolo dell’attività di Gandhi, c’è anche nella bandiera, come emblema del lavoro manuale che da
dignità all’uomo. La macchina ha portato al collasso della tradizione.
Al-I-Ahmed negli anni 20 scrive un’opera, “Occidentalite”, che riecheggia ciò che dice Gandhi.
Città-campagna è un altro dualismo.
La soluzione era ristabilire i valori tradizionali rinunciando a tutti quegli elementi alieni portati
dalla modernità: la ricchezza, la macchina.. Recupero delle lingue regionali, locali, vernacole.
Gokhale-> leader dei moderati
Tilak-> leader della componente estremista, raggiungimento immediato dell’autogoverno.
Gandhi è in contatto con entrambi ma maggiormente con il moderato.
L’attività politica di Gandhi inizia con attività finalizzate a sanare piccole fratture sociali. Accetta di interessarsi a queste cose per la volontà di ristabilire la verità.
Non stabilì mai delle modalità rigide di protesta, fissò solo delle regole:
Acquisizione di conoscenza accurata della zona della controversia e delle caratteristiche di questa.
Avviso alle autorità inglesi, avvio di una commissione d’inchiesta della realtà locale.
Satyagraha vero e proprio-> comitato di azione (SABHA) che si occupa di reclutare un numero
limitato di volontari che prendono i voti (VRATA), girano porta a porta per spiegare alla gente
come comportarsi.
Tutti tre i Satyagraha del 17-18 hanno successo, i torti subiti vengono riparati. Il terzo, quello
di Kaira, fu il più difficile, legato a una carestia.
Queste attività fanno si che Gandhi metta piede nella scena politica, attirando l’attenzione del
Congress.
Rowlatt bills 1919: due progetti di legge che permettevano, nel periodo di guerra, la detenzione
di alcune persone ritenute pericolose senza doverle processare. C’è la proposta di estendere queste
leggi al periodo post-bellico. Questi progetti di legge vengono opposti dall’opinione pubblica indiana e dai rappresentanti del vicere.
I tradizionali metodi di manifestazione politica sono inefficaci, bisogna unire tutte le componenti dell’India in un grande Satyagraha contro i Rowlatt bills.
In questi mesi entra in contatto con dei leader musulmani, getta le basi per una collaborazione
tra il Congress e i musulmani.
Questo Rowlatt Satyagraha assume un contenuto diverso, Gandhi lo definisce HARTAL: un
giorno di astensione dal lavoro per digiunare e pregare (marzo ’19). Questa giornata ottiene un
grande successo, partecipazione popolare di massa, per la prima volta si assiste a momenti di fratellanza tra indiani e musulmani (“unità familiare”). Succede però uno scoppio di violenza poche
settimane dopo ad opera del governo coloniale. Dyer da ordine alle truppe di sparare su tutte le
persone riunite, è un massacro. Commissione d’inchiesta per Dyer, processato e assolta ma rimandato in Inghilterra. Gandhi si assume la responsabilità dell’accaduto, ha sopravvalutato la capacità
della società di agire in maniera non violenta e sospende il movimento di non-cooperazione.
I fatti dimostrano che nessuno del Congresso considera la Himsa come fine, nessuno comprende la rigidità di Gandhi.
L’esperimento Rowlatt ha un risultato misto.
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Nel ’20 Gandhi si interessa alla sorte del sultano Ottomano. La comune teoria dice che in assenza di un califfato universale, il califfo del più grande stato musulmano esistente primeggia. Gli
indiani musulmani sentono più di altri la debolezza dell’impero ottomano per il fatto di trovarsi in
minoranza. Battersi per il sultano serviva a compensare il proprio stato di debolezza. Questa partecipazione emotiva non sarebbe stata possibile senza l’ausilio di strumenti propri della modernità,
quali la stampa.
Ondate di panislamismo: consapevolezza dei musulmani di tutto il mondo di far parte di
un’enorme comunità. Utilizzo della stampa in funzione difensiva.
Khilafat Satyagraha: Satyagraha del califfato.
Importanza del impero ottomano per immedesimazione dell’islamico che guarda l’islam nel
mondo. A capo c’è il califfo, molto ben visto. I musulmani indiani traevano la maggior parte della
frustrazione da perdita del potere politico.
Gandhi si interessa a islamici indiani. Si interessa al califfato. Per gandhi il califfato era una figura essenzialmente spirituale e religiosa. E inoltre, secondo gandhi, i musulmani avevano legittima aspettativa a vedere difesa la figura del califfo da parte del governo coloniale inglese. I britannici hanno fatto questa promessa all’impero ottomano, che non stavano mantenendo, e gandhi interviene per denunciare questa situazione. In più, a livello politico, capiva che perseguendo quella
causa avrebbe trovato consenso nei musulmani indiani.
Però per i musulmani il califfo non era una figura simbolica religiosa, era una figura politica.
Era lo stato e il potere mussulamano. Questo gandhi non lo percepisce. Non percepisce pericolosità di battersi a favore di una figura che rappresenta il simbolo del potere. Molti musulmani quindi
vogliono si combattere per il califfato ma significato era quello di ritornare a un potere musulmano in india, tipo impero moghul. Gandhi ha visione indù del islam, riteneva secondario potere
politico e sempre associato alla figura religiosa. Lui pensava di poter unire indiani e islamici ma in
realtà rischia di creare molte frammentature.
Giornali in india. In questo periodo ampia tiratura. Anche molti giornali islamici. I musulmani
si lamentano molto con impero britannico, che non accettavano i comportamenti in guerra contro
impero ottomano. Questo è a favore di gandhi che cerca consensi anche nei musulmani contro
l’impero inglese. La scuola di aligar, modernista e collaborativa con gli inglesi, è tra le più attive
nelle critiche al governo britannico proprio perché viene meno la fiducia.
Califfato chiede nel 1919 a gb mezzaluna fertile, in più crea una conferenza panislamica. Ma
l’inghilterra non vuole dare seguito a tutte queste cose. Gandhi lancia assieme a islamici nel 1920
un movimento di non cooperazione. 4 fasi:
Rinuncia a tutti i titoli e onorificenze ricevute dagli inglesi. Vanno restituite.
Dimissioni da tutte le cariche amministrative e giudiziarie.
Dimissioni da polizia a esercito
Rifiuto di pagare le imposte
C’è però di fondo il rischio di conflittualità dato da uso di diversi simboli religiosi indiani e
musulmani. In alcuni episodi musulmani attaccano indiani. Polemiche e violenza. Massacri da
parte di quelli del movimento del califfato. Scontro di conseguenza anche tra i leader. Gandhi sospende, in seguito alle violenze, tutto il movimento di non cooperazione. Gli altri leader non erano
d’accordo ovviamente, anche perché il movimento aveva successo. Dal 1922 si crea sbandamento
movimento perché alcuni decidono di andare avanti altri se ne escono. Fino al ’24. Nel ’24 altro
colpo mortale al movimento perché in turchia viene abolita la figura del califfo. Clima di caos, accuse reciproche.
Si capisce da questi movimenti per il califfato è che i simboli religiosi utilizzati hanno forte attrazione per le masse. Fino a quel momento nessuno aveva fatto politica a sfondo religioso. Politicizzazione degli ulema (1919: fondato gruppo politico degli ulema in india). Si crea anche frattura
tra leader tradizionali e leader occidentalizzati.
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Programma costruttivo di gandhi:
Unità popolo indiano incentrata su binomio tra indù e musulmani e apporto delle altre minoranze religiose
Himsa (non violenza) per raggiungimento del autogoverno
Swadeshi, utilizzo dei beni prodotti localmente, recupero della propria manualità
Fondazione di istituzioni educativo a livello di villaggio basate su recupero cultura rurale e recupero della lingua madre vernacola.
1909 murley / minto gov. of india act: quote per i musulmani, indipendentemente da voi hanno posti riservati. Molte polemiche perché accentua frammentazione e divisione.
1921: montagu / chelmsford gov. of india act: primo impianto federale, abbozzato. Divisione
tra potere centrale e province. Si crea arena politica provinciale per la prima volta.
1935: ultimo gov. of india act. Confermata e ampliata devoluzione federale. Tra le due guerre
quindi si formano molti partiti e movimenti poltici locali e provinciali. Sia indiani sia musulmani.
Emergerà nella provincia del panjab, regione a maggioranza mussulmana, il partito unionista del
panjab panjab unionist party. Erano importanti perché non erano ideologici, che avevano in mente
in primo luogo l’obbiettivo di difendere gli obbiettivi provinciali. Partiti spesso consociativi: interessati a formare coalizione e accordi con tutte le componenti etniche, religiose. Per difendere gli
obbiettivi comuni. Interessi comunque sempre d’elite, interessi fondiari..etc. Niente discorsi ideologici, no volontà di autogoverno. Bastavano le concessioni giuste.
Nel 1927 il governo coloniale decide di inviare una commissione in India la Simon’s commission, per verificare se la nuova costituzione del 1921 stesse funzionando. La commissione esclude
dalla propria composizione politici indiani. Il congresso decide di boicottare la commissione Simon. Coglie la circostanza e il congresso decide di lanciare una nuovo movimento di non cooperazione. Nel ’29 congresso prende decisione di Purna swaraj -> indipendenza assoluta. Prima volta
che si decide di recidere rapporti con governo britannico. gandhi decide come legge simbolo la
legge sul monopolio inglese del sale. La marcia del sale. Si dirige a piedi a Dandi, località sulla costa. Sempre più gente, grandissimo corteo. E simbolicamente gandhi fece il sale, violando simbolicamente la legge. Il governo britannico.
A londra 1930 organizzata conferenza con rappresentanti mondo indiano, non partecipa congresso, no gandhi che è arrestato. Emergono solo le forze provinciali. Uno su tutti il panjab unionist party. Si discute sul futuro dell’india e loro spingono su federazione con ampia autonomia per
le province. Gli inglesi però in questa situazione, con la spinta autonomista dei rappresentanti
provinciali devono rincorrere il congresso e Gandhi che nel 1932 viene scarcerato e invitato a una
nuova tavola rotonda.
La Lega Mussulmana di Jinnah
Esiste una sola forza politica nazionale che è l’india national congress, che attraversa negli anni
venti una crisi ma si ricompatta negli anni trenta. Tentativo negli anni trenta di acquistare autonomia di governo inglese usando strategie gandhiane. Rimane però il problema
dell’allontanamento dei musulmano dallo scenario politico nazionale. Sono diffidenti nei confronti del congresso ma non hanno trovato altre organizzazioni politiche unitarie. Emergono intellettuali islamici “occidentalizzati” che provano a reinterpretare l’islam. A questi intellettuali sembrava che l’islam non fornisse fondamenti forti. Era troppo diversificato. In questi intellettuali si fa
largo l’idea di ricostrurire le basi dell’islam. Il più importante di questi si chiama Mohammad
Iqbal, filosofo e poeta, studia in Germania. Influenzato da “scavaiulla” nel idea di aprirsi a reinterpratazione. Iqbal si concentra su aspetto della “diversità”. L’islam da regione a regione hanno cultura di base differente. Bisogna ritrovare l’unità. “ricostruzione del pensiero religioso islamico” afferma che non esiste un islam locale (indiano, turco, arabo..) bensì l’islam è unico. L’islam non ha
madrepatria – così come non c’è una matematica inglese e un astronomia tedesca. L’islam si è me-
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discorso Jinnah nazionalismo islam
scolato con le culture locali e si è deislamizzato. Principio “taudid” visione unicità di Dio – per
estensione significa unità della cultura e comunità islamica. Libertà uguaglianza e solidarietà valori, a detta di Iqbal, sono valori antichi dell’islam. Molto influenzato da pensiero occidentale in realtà. Vuole nazionalismo islamico moderno. No gerarchie, no teocrazie. Questa idea poteva ben
contrapporsi al nazionalismo indiano multiculturale voluto dal indian national congress. Per portare avanti il progetto a livello politico si affida alla lega mussulmana. Ne diviene presidente. Presenta la sua visione in chiave politica. Propone solidarietà mussulmana. Propone di dar vita a uno
stato musulmano che deve essere composto dalla province dove i musulmani erano in maggioranza numerica. Però ci sono delle ambiguità riguardo il suo progetto ad esempio come questo stato si
deve formare, dove, come si deve rapportare con il resto dell’islam. Chaudhry Pahmat Ali studente
che prova a rivedere il progetto di iqbal. Il primo a coniare il termine Pakistan, acronimo regioni
ma anche terra di puri (pak). Il dibattito più importante che nasce è se l’islam può essere assunto
come base per uno stato nazionale moderno. Confronto tra islamici più occidentalizzati e islamici
più tradizionalisti (ulema di Deoband rifiutano totalmente). Preferiscono stato laico indiano piuttosto che uno stato islamico modernista di Iqbal. Si legano infatti con indian national congress.
Islam indiano diviso su questo quesito:
L’islam per sopravvivere in india ha bisogno di un proprio territorio o no? Ha bisogno di sovranità politica per sopravvivere o può esistere come comunità religiosa all’interno dell’india governata da altri?
Ulema di Deoband avevano pensato a un sistema piramidale dove a livello locale poi nazionale
venivano scelti dei dotti che avrebbero governato assieme a tutti i rappresentanti delle altre comunità religiose. No idea di nazionalismo indiano. No identità comune. È una “mental partition” a
detta di Hardy non una “territorial partition”.
Muhammad Ali Jinnah, avvocato di Bombay musulmano non sunnita, molto occidentalizzato.
Molla congresso quando entra Gandhi. Nei primi anni di politica crede nella politica d’elitè non
politica di massa. Diventa successivamente presidente della lega mussulmana 1935 e decide di fare
della lega mussulmana uno strumento per lanciare una nuova politica che riunisse tutta la comunità indiana. Sembra progetto folle perché il partito è moribondo. Perché c’era urgenza di Jinnah
di tornare in india e prendere in mano il parito? Nel 1935 inglesi varano ultima costituzione indiana, che vede l’india perfezionare la propria struttura federale. Ci sono prime elezioni con
30milioni di elettori. Crede nella possibilità di rivoluzionare le cose, anche con le idee di Iqbal,
seppure con una nuova lettura. Per conquistare elettorato cerca di cambiare approccio, più di massa. Per farlo punta sulla re-invenzione dell’islam. Per le elezioni del ’37 sceglie solo candidati musulmani. Alle prime elezioni del ’37 stravince il congresso però e la lega mussulmana è sconfitta,
neanche la maggioranza dei seggi riservati ai musulmani. Sembra che il tentativo di Jinnah di resusciatare il partito sembra morto in partenza. Vince solo nella provincia UP (united provinces ?)
dove c’è la roccaforte politico culturale islamica. Jinnah chiede al congresso di Nehru di formare
gabinetto di coalizione in questa provincia. Nehru risponde che si può fare a patto che tutti i politici che vogliono fare il governo devono abbandonare la lega mussulmana. Per gli storici questo è
stato grave errore. Commesso per eccessiva sicurezza del congresso e di Nehru che non ha mai
considerato la questione mussulmana.
Allora Jinnah estrae la carta del nazionalismo islamico. E lo fa tre anni dopo l’ultimatum,
quindi nel 1940. “crescente malcontento della minoranza islamica costretta a convivere con maggioranza islamica. Nessun piano costituzionale sarà fattibile o accettabile dai musulmani a meno
che le aree in cui i musulmani sono numericamente in maggioranza siano raggruppati a costituire
stati indipendenti in cui le unità costituenti saranno autonome e sovrane” dice Jinnah. Osservazioni: parla senza approfondire per non svelare tutte le carte e tenere a disposizione tutte le strategie; inizia a parlare di islam e induismo come due nazioni non come religione; non parla di aspetti
religiosi, parla di poemi epici e storia non di corano e sacre scritture; islam come comunità cultu-
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rale; e è il manifesto del nazionalismo. Vuole rappresentare 90milioni di musulmani – parla per
loro; si autoproclama portavoce dei musulmani quando ancora la lega mussulmana non è ancora
partito che rappresentava i musulmani. L’aspetto territoriale è il cuore del discorso, lui chiede lo
stato musulmano, riprendendo l’idea di Iqbal, ma lo fa in maniera molto fumosa – ambiguità su
possibilità di stato o stati separati, federazione o confederazione –. Volutamente fumosa, Jinnah
non chiarisce proprio per tenersi aperte tutte le porte per vedere cosa sarebbe successo.
Jinnah abbraccia la politica nazionalista islamica ispirandosi anche a Iqbal. La mossa di Jinnah
è azzeccata perché colpisce anche emotivamente i musulmani indiani. Riceve comunque molte
critiche perché lo ritenevano inadatto e non legittimato a proporre uno stato islamico – sia perché
Jinnah era sempre stato poco legato al mondo religioso islamico dei saggi, sia perché l’idea di Nazione per gli islamici non è mai esista come intesa dal mondo occidentale.
In più non era ben chiaro cosa sarebbe stato questo stato del Pakistan, come si sarebbe organizzato. Era infatti pensato in maniera molto speculare alla struttura dell’ India. Tutti i musulmani
avevano idee diverse per questa nazione. Jinnah in ogni caso, da abile politico, non ha mai definito
dal ’40 e per molti anni, la nazione islamica perché sapeva che avrebbe dovuto aspettare per ricevere più consensi di massa. Il discorso del ’40 era fatto soprattutto per gli inglesi e per l’élite mussulmana. Successivamente inizia a parlare alle masse, cercando di sacralizzare la sua originale teoria.
Se l’idea del Pakistan all’inizio era un idea fortemente laica, piano piano la trasforma in un idea
simbolica e religiosa. Parla di Islam e corano mescolandolo con il nazionalismo. Attrae quindi le
masse che si convincono che il Pakistan è la soluzione a tutti i mali.
Con la morte di Jinnah nel 1947 e la nascita del Pakistan, tutti gli ulema volevano fare del Pakistan uno stato islamico, non laico come era stato pensato e creato da Jinnah.
Pakistan però nasce mutilato – perde regioni in quella zona dove c’erano molti induisti. Spartizione Panjab e Bengala. Perde minoranze quindi perde potere di contrattazione con l’india.
La spartizione India – Pakistan
Circostanze favorevoli in India e a livello internazionale che favoriscono tentativo di Jinnah per
la creazione del Pakistan:
molto aiuto da parte britannica:
Perché il governo coloniale ha bisogno di alleati nello spettro politico indiano. Con il congresso
c’è radicalizzazione dello scontro. Ripresa di proteste e movimento di non cooperazione. Per la
prima volta nel ’42 congresso chiede espressamente abbandono degli inglesi dall’india - risoluzione “quit india”. La guerra interrompe il progetto degli inglesi di lasciare gradualmente
l’autogoverno con una serie di concessioni. Dal ’39 quindi la nuova priorità è la guerra – quindi le
riforme congelate. Nuova politica è quella di mantenere Status Quo. Chiede collaborazione ma
non la trova nel congresso, che organizza movimenti di protesta. Repressione movimenti del congresso. Quindi per gli inglesi sono necessari altri alleati. Inghilterra interpella la lega mussulmana,
in cui trova supporto e maggiore morbidezza nei rapporti. Governo coloniale concede maggiore
legittimazione (che prima non aveva).
percezione del congresso come organizzazione estremista e anti islamica:
Anche l’induismo ha avuto un movimento di riforma, cercando una laicizzazione o modernizzazione. Aryas’amaj è uno di questi movimenti. Anche a livello politico, che si scontra con visioni
del india national congress – che aveva visione più multiculturale – sostenendo che l’india è degli
induisti. L’induismo è una cultura più che una religione. Questo significava escludere dalla nazione indiana chi non apparteneva all’induismo. Nazionalismo Indù. Il “padre” di questo pensiero era
Sauarkar che parla di “induità”/hindutva/essere indù che è base essenziale per essere nazione indiana. Tutti questi gruppi possiedono una certa venatura anti-islamica. Molto spesso a livello locale a queste organizzazioni estremiste facevano parte membri del congresso. A livello nazionale era
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facile distinguere il congresso come partito laico da organizzazioni estremiste, ma a livello locale
era distinzione difficile che poteva far pensare ai musulmani che il congresso in realtà fosse estremista come queste organizzazioni. Quindi forte diffidenza.
Durante la guerra c’è proposta Cripps che propone l’india con costituzione autonoma dopo la
guerra, durante la guerra rimaneva il potere agli inglesi con un governo provvisorio. In più inserisce possibilità di creare costituzioni autonome a livello provinciale – che avrebbero dato spazio alle
idee di Jinnah. Congresso rifiuta perché non accettano di dover aspettare e non accettano autodeterminazione delle province. Anche la lega successivamente rifiuta perché non basta costituzione
autonoma delle province ma deve essere riconosciuto e costruito il Pakistan.
Il congresso quindi avvia nuovi movimenti di protesta, con anche il “quit india”, che portano
alla repressione inglese per questi movimenti.
Arriva nuovo vicerè che propone un po’ le stesse cose, con qualche concessioni in più ma niente di nuovo. Congresso e lega accettano questo governo ad interim. Lo scontro però riesplode dopo pochi giorni. Scontro tra congresso e lega, inglesi fuori. Lega rifiuta che congresso nomini musulmani nel governo, deve nominarli la lega perché la lega rappresenta i musulmani. Lega boicotta,
congresso vuole nominare apposta i musulmani perché vuole essere il partito di tutti. Non per
niente il presidente del congresso era Azad, musulmano. Cosa che faceva molto irritare Jinnah.
Quindi per la prima volta il disaccordo è tra indiani e inglesi ma tra partiti indiani.
Alle elezioni del ’46 vincono sia congresso sia lega, che conquista tutti i seggi riservati ai musulmani.
Nel ’46 inoltre il congresso vota spartizione con il Pakistan. Preferiscono liberarsi delle province mussulmane piuttosto che tenere un governo con una lega mussulmana forte e riottosa. Volevano india indipendente con governo centrale forte e coeso, come quello che c’era con gli inglesi.
Avevano paura che una volta che se ne andavano gli inglesi si ritrovassero con un paese frammentato. Gandhi e Azad erano però contrari a questa idea fortemente voluta da Nerhu.
Ad accelerare e convincere la decisione della spartizione, anche da parte di inglesi, sono una serie di violenze da parte di musulmani sugli indiani nelle regioni che sarebbero diventate pakistan.
Arriva l’ultimo vicerè Mountbatten che deve sia trovare i giusti accordi e sia terminare il governo inglese entro il ’48. In maniera rapida prepara con Jinnah e Nerhu la spartizione. Accettato
subito dal congresso, resitenza invece per la lega. Perché non c’è Punjab e Bengala.
L’indipendenza
Passaggio di poteri da Gran Bretagna a India e Pakistan non pacifico, in seguito a:
• clima contrapposizione politica Congress/Muslim League anni 1940
• anni 1945-47 contrapposizione simbolica di comunità religiose con forti ricadute su vita
quotidiana comunità urbana e di villaggio
• pessima gestione problema confini Punjab e Bengala
violenze nella movimentazione dei rifugiati in particolare nel Punjab, organizzate e pianificate,
con caratteri di pulizia etnica; nel Bengala abbastanza pacifico e violenze sporadiche.
Differenza tra Punjab e Bengala:
• in parte per ragione strutturale, divisione Punjab più controversa del Bengala (lavoro delle
Punjab Boundary Commission più controverso): alcuni distretti Punjab a maggioranza
musulmana assegnati all'India; Muslim League lamentò alcuni distretti del Punjab nordorientale, che davano continuità territoriale tra India e Kashmir, furono assegnati all'India.
Essendo sin dal 1947 il Kashmir uno dei problemi tra le relazioni dei due paesi, la questione
del Punjab risultava importante. In Bengala, invece, solo un distretto controverso a
maggioranza musulmana, riequilibrandosi tra l'altro con un altro distretto reclamato
dall'India ed assegnato al Pakistan Orientale.
• Già il fatto di scindere il Punjab era shock per musulmani, attribuito a cospirazione anglo-
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indiana, musulmani vittime di una situazione di complotto contro il Pakistan in modo che
crollasse entro pochi mesi per essere re-inglobato nell'India
• alto livello di militarizzazione della società del Punjab, in particolare musulmana, garantendo
presenza di armi e militari preparati (48% militari indiani della seconda guerra mondiale era
Punjabi, 1 uomo su 3 preparazione militare)
• nel Punjab violenza ha assunto caratteristiche comunitarie, violenza collettiva contro intere
comunità, creando una sorta di ostilità verso le minoranze religiose, ogni forma di diversità,
volontà di espellere dal territorio ogni minoranza in nome di una uniformità religiosa.
Diventerà caratteristica tipica della società pakistana, con forte intolleranza verso comunità
religiose minoritarie diventerà idioma politico dominante, in parte a causa della natura del
nazionalismo pakistano, con propaganda nazionalista di appartenenza religiosa, se comparato
con il nazionalismo laico a base territoriale (cittadinanza indiana legata al territorio e non alla
religione, più inclusivista e multireligioso che esclusivista hindu, che era marginale) Congress.
Tendenza a intolleranza e uniformità religiosa qui si manifesta per la prima volta.
In Bengala, non essendoci terrore di fuggire, la migrazione fu più graduale nel tempo, valutando anche fattori di convenienza personale (lavoro,...). Alla spartizione, infatti, ben il 42% non musulmani dell'East Bengala (12 milioni di persone) non si trasferirono in India immediatamente, ma
solo in maniera graduale, ed in particolar modo la classe media indù che si trasferì a Kalkatta per
ragioni politiche.
6. cultura Bengalese più omogenea, che accomunava sia indù che musulmani, matrice culturale
dominante che faceva sfumare le differenze religiose; islam molto sincretista in Bengala,
conservando elementi anche dell'induismo. In Punjab con presenza forte di movimenti
revivalisti religiosi dal XIX secolo (Sikh, musulmani), differenze più marcate, nonostante la
presenza di una comune cultura Punjabi
A dispetto delle violenza, per i rifugiati di ambo le parti del Punjab, una volta insediatisi nei
nuovi territori, si integrarono in modo abbastanza veloce, favorito da:
1. matrice di una comune cultura Punjabi di tipo rurale, ambiente simile a quello lasciato, una
comune lingua locale Punjabi (musulmani usavano alfabeto persiano, indù alfabeto devangari,
sikh alfabeto gurmukhi, ma comune lingua parlata), il tutto quindi favorendo una
integrazione più celere.
2. Inoltre collaborazione tra i governi locali tra East e West Punjab favorì una compensazione
economica per i migranti.
3. La migrazione inoltre avveniva per intere comunità (Biràdari), sorta di tribù, che in massa si
spostavano collettivamente, favorendo ulteriormente l'integrazione.
Numero totale rifugiati da India a Pakistan circa 6 milioni di persone, carico immane sulle fragili strutture di governo pakistano, tutto da costruire, contrariamente all'India che ereditava le
strutture inglesi. Oltre ai 5,4 milioni Punjabi, che si stabilirono quasi nella totalità nel Punjab Occidentale, 500.000 dalle United Provinces verso il Sindh (Karachi e Hyderabad, classe media istruita che si muove per motivi di carriera), Bengalesi verso l'East Bengala.
In particolare, i migranti delle United Provinces non riusciranno ad integrarsi nel nuovo ambiente, costituendo un ulteriore fattore di destabilizzazione dello stato. Forte diversità culturale tra
i rifugiati e la cultura di accettazione: Sindh provincia molto diversa socio-culturalmente rispetto
alle United Provinces: nelle United Provinces erano classe media urbana con alto livello di istruzione, lingua Urdu (U.P. Culla della lingua Urdu); in Sindh cultura rurale, lingua Sindi, livello di
istruzione locale medio-basso. Muhajir, tra programmi governativi per favorire i rifugiati e livello
d'istruzione superiore, avevano migliore accesso a impieghi governativi, accendendo attriti tra
Sindi e Muhajir. Difficoltà di integrazione causerà in parte fenomeno di migrazione di ritorno in
India.
Mujahir costruiranno nel tempo all'interno dello stato pakistano un senso di appartenenza ad
un'etnia differente rispetto a quella locale del Sindh, applicandosi la categoria di Muhajir(un) (632,
migranti dell'hijra da La Mecca a Medina, contribuendo a formare il primo stato islamico; come i
compagni del profeta hanno accettato il sacrificio della migrazione per realizzare l'ideale islamico,
così in Pakistan per realizzare l'ideale dello stato pakistano. Si considereranno i migliori pakistani).
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Attrito nella capitale creerà problemi. Anni '80, creano partito MQM (Muhajir Qaumi Movement), con campagna politica e movimento armato, con atti violenti a carattere etnico MuhajirSindi, destabilizzando molto lo stato pakistano.
Impatto dei rifugiati, per la vita dei due stati nati nel 1947 è stato molto più forte per il Pakistan
rispetto all'India. Pakistan aveva strutture statali ancora fragili, e minerà le strutture democratiche
fino al collasso. In India, con maggiore ampiezza territoriale (rifugiati dispersi nel territorio indiano) e strutture statali più consolidate (eredità inglese), non creeranno particolari problemi.
Tra i due stati, quindi, il Pakistan è quello che ne esce peggio dall'indipendenza; India e Pakistan non nascono da condizione di parità, ma Pakistan nasce in condizione di debolezza rispetto
all'India.
Fattori di debolezza:
• geografico: stato diviso in due ali, lontane tra loro e separate da territorio indiano; inoltre le
due ali erano eterogenee linguisticamente e culturalmente: Bengalese (che era la maggioranza
di tutto il Pakistan) e Urdu, islam sincretista e islam più tradizionale. Bengala guarda
geopoliticamente al sud-est asiatico, mentre il West Pakistan è proiettato verso il mondo
arabo-persiano.
• Economico: Pakistan sconta deficit industriale; società essenzialmente rurale, in cui esigenze
coloniali avevano rafforzato poteri dell'oligarchia fondiaria (zamindar), con forte
accentramento della proprietà terriera in Punjab e Sindh, poche famiglie controllavano
enormi latifondi. Muslim League, avendo avuto forte difficoltà di far accettare idea del
Pakistan, era riuscita a ottenere consenso in Sindh e Punjab cooptando gruppi di potere
esistenti senza costruzione del consenso e riforma della società locale. Società Punjab e Sindh
rimane quindi con forti leadership locali terriere. Secondo l'ultimo censimento coloniale del
1931, la parte nord-occidentale dell'India solo il 16% popolazione era urbana, 84% rurale.
Legato a storia sviluppo India britannica, sviluppo industrie basato su solo alcune città
(Bombay, Calcutta, Ahmedabad), rimaste in India, al Pakistan era rimasto solo il 10% delle
strutture industriali coloniali. Inoltre i musulmani non erano storicamente dediti all'attività
imprenditoriale (più votati all'impiego statale); all'epoca indipendenza, solo 1 industria sulle
60 presenti era di proprietà musulmana, mentre gli indù erano più attivi nell'attività
economica e controllavano industrie anche nelle regioni a maggioranza musulmana. Non solo
deficit di strutture, ma anche di know-how, in seguito a migrazione indù in India con la
spartizione, perdendo il Pakistan la maggior parte della classe dirigente. Inoltre, oltre a
sottrarre industrie, indipendenza sottrae il naturale mercato di sbocco delle materie prime
prodotte dal Pakistan (cotone Punjab lavorato a Bombay, iuta Bengala lavorata a Calcutta) [su
400 cotonifici, solo 14 in Pakistan]. Inoltre squilibrio industriale tra East e West Pakistan: il
Punjab possedeva i 2/3 delle strutture industriali pakistane, il Bengala era invece molto debole
dal punto di vista industriale, andando ad acuire il senso di diversità verso le province
occidentali.
• Militare: squilibrio forze e strutture militari, importante considerando guerra per il Kashmir
1948. problema legato al fatto che con spartizione si calcolano proporzioni di dotazioni
militari spettanti ai due paesi: al Pakistan circa il 18% dei beni militari, i cui magazzini di
stoccaggio si trovano però in India, la quale non ha nessuna fretta nell'agevolare la transizione
delle dotazioni (considerando la guerra del 1948), arrivando a consegnare meno del 15% di
quanto dovuto. Lo stesso valse per il patrimonio in denaro che spettava al Pakistan, arrivando
a ricevere quanto pattuito solo con intervento di Gandhi [che passò gli ultimi mesi di vita a
smorzare violenze verso musulmani]
• Psicologica: Pakistan a livello internazionale, considerato non come legittimo successore del
profilo giuridico dell'India britannica, ma come stato frutto di secessione. India era naturale
erede dell'India coloniale, con riconoscimento internazionale. Pakistan invece umiliante
processo di richiesta di riconoscimento che acuì senso di sconfitta che le elite pakistane già
avevano. Per l'ingresso del Pakistan nelle Nazioni Unite, ad esempio, alcuni stati votarono
contro [! Afghanistan votò contro, soprattutto per rivendicazioni sul confine della vecchia
linea Durand che divideva tribù Pashtun].
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Condizioni molto sfavorevoli di partenza per il Pakistan, che doveva costruire stato dal nulla.
Evidente debolezza delle strutture politiche dello stato rese la cosa ancor più difficile, soprattutto
se confrontato con l'India.
Nel 1947, i due partiti-stato del Congress e della Muslim League sono molto differenti dal punto di vista della forza e del radicamento sul territorio. Congress legittimato dal punto di vista popolare in seguito a trentennio di lotta contro il governo coloniale e leadership carismatica popolare
tra l'opinione pubblica indiana (Gandhi, Nehru, Patel); inoltre il Congress, attraverso il proprio
percorso, ha avuto la possibilità di radicarsi nel territorio, con strutture di consenso a livello locale,
e con esperienza nell'amministrazione nel periodo 1937-39, con gabinetti provinciali, che gli permisero di fare un'esperienza politica. Al momento dell'indipendenza, quindi, l'India ha un partitostato che fa da cinghia di trasmissione tra Stato e società.
Muslim League invece consenso più limitato, partito che rispecchiava maggiormente una ridotta oligarchia di notabili musulmani dell'India settentrionale, non sostenuto dalla maggioranza
della comunità musulmana fino a pochi mesi dall'indipendenza, roccaforte nelle United Provinces,
ottenendo il consenso delle altre province chiave solo nel 1946 attraverso un processo di contrattazione e cooptazione delle strutture locali di autorità e l'uso della simbologia islamica, e non attraverso una costruzione del consenso sul territorio con strutture locali. Nel 1947 quindi la Muslim
League è debolissimo proprio nelle province pakistane, restando radicato solo nelle United Provinces. Appoggio iniziale delle leadership rurali di Punjab e Sindh era inoltre labile: la Muslim
League, non avendo un controllo diretto delle province, poteva soffrire lo spostamento del consenso delle elite rurali. Inoltre, la leadership della League era Muhajir delle United Provinces, genesi
della classe dirigente pakistana è Muhajir, e inizialmente non ha propria base di consenso locale: la
maggioranza della leadership musulmana è quindi portata a posticipare il più possibile la verifica
elettorale, nell'attesa del riformarsi delle basi di consenso politico in Pakistan, con la stabilizzazione degli immigrati dall'India, vecchia base di consenso. Posticipare le scadenze elettorali è un altro
grave errore della leadership pakistana.
[! storici spiegano il fallimento democratico pakistano guardando l'eredità coloniale e della
spartizione pre-1947; i politologi invece enfatizzano responsabilità dei politici dopo il 1947 nel
mancato radicamento democratico e nello scivolamento verso la dittatura]
Fattori di debolezza strutturale, ereditati dalla spartizione (vedi sopra) si uniscono a responsabilità politiche delle leadership pachistane nel non radicare la democrazia.
• sistematica tendenza a posticipare le scadenze elettorali, congelando processi politici, e
sottovalutazione importanza anche simbolica di mettere in piedi gli elementi democratici
(costituzione, elezioni, parlamento) [In India, al contrario, Nehru mise immediatamente
in piedi gli elementi anche formali della democrazia.] In Pakistan, nel 1947 assemblea
provvisoria sulla base dei risultati elettorali del 1937, che saranno alla base dell'assemblea
costituente. Solo nel 1970 il Pakistan avrà le prime elezioni nazionali.
Leadership Muhajir ! posticipare elezioni!scivolamento verso autoritarismo
debolezza Muslim League = debolezza classe politica, priva di legittimazione popolare.
Nonostante ciò, grossi problemi da affrontare (debolezza infrastrutturale, problemi alimentari
! indebitamento estero verso gli Stati Uniti per partita di grano!prassi indebitamento).
Inevitabile che, in mancanza di classe politica autorevole, il baricentro si spostasse verso burocrazia ed esercito, unici settori dello stato che potessero garantire unità del paese. Emerge una classe dirigente per decreto, processi decisionali privi di responsabilità verso l'opinione pubblica e base
dell'autoritarismo pakistano.
Jinnah stesso porta in sé responsabilità importante, in particolare, nelle prime settimane. Con
gli inglesi era stato concordato di avere due Governatori generali dei Dominions, continuità del
passaggio dei poteri, al di sotto del quale i governi. Proposto un governatore generale come figura
unica tra i due dominions (caldeggiato da Lord Mountbatten, con ambizioni personali). Jinnah
osteggia questa visione, risiedendo il Governatore unico a Delhi, indebolendo il progetto Pakistan
sia agli occhi dell'opinione interna che internazionale. Mountbatten Governatore Generale dell'In-
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dia, e Nehru carica politica di primo ministro. Jinnah invece sceglie per sé carica di Governatore
generale del Pakistan, dando più importanza al lato esecutivo di potere rispetto al lato politico di
governo, contribuendo a delegittimare la stessa attività di governo. Il governatore generale governa
per decreto e non attraverso il parlamento, e Jinnah, governando alla fine lui, delegittima la figura
del parlamento. Jinnah prese tale decisione perché riteneva che il Pakistan fosse a serio rischio di
collasso delle proprie strutture, con il rischio di frammentarsi e con difficoltà di stabilire un'unica
catena di comando tra il governo centrale e le province; per evitare questo, ossessionato dall'accumulazione di potere al fine di combattere le spinte centrifughe, vede nella carica di governatore
generale quella che ha maggiori poteri esecutivi.
Baricentro del potere in Pakistan si muove progressivamente dalla classe politica alle strutture
della burocrazia e dell'esercito. In seguito prevarrà l'esercito all'interno delle strutture statali.
Questione islamica: Pakistan fin dal 1940 nasce con rapporti non ben definiti con l'islam agli
occhi della popolazione, rapporti ambigui tra stato-nazione e islam. Uso simbologia islamica della
Muslim League ha favorito ambiguità e molteplicità concezioni della nazione pakistana. Ultime
manifestazioni pubbliche di Jinnah complicano ancor più le idee (1940! stato nazione laico,
1940-47! islamizzazione del Pakistan) 1948! all'Assemblea Costituente “la religione è un affare
privato, non ha nulla a che fare con lo stato”.
La classe dei dotti religiosi, fino al 1947 opposta a teoria Pakistan, con una minoranza favorevole che si trasferirà in Pakistan, insieme ad altri Deobandi contrari che si trasferiranno comunque.
Dopo il 1947 ulema fanno pressione sullo stato per incorporazione elementi Sharia nelle strutture statali, pressione per islamizzazione dello stato. Favoriti anche dal vuoto di potere della morte
di Jinnah nel 1948, ulema portano avanti campagna pubblica di islamizzazione dello stato. Ulema
divisi in scuole di pensiero e madrase, ciò nonostante un po' tutti iniziano a battersi per l'islamizzazione.
Importante gruppo di Ulema che si opponeva al Pakistan, trasferitisi in Pakistan per accesso a
ruoli pubblici più importanti, premono per islamizzazione per rifarsi una verginità politica e far
dimenticare precedente opposizione al Pakistan, ponendosi come paladini di una repubblica islamica in Pakistan. Falsificazione del significato storico del Pakistan, dicendo che era sin dall'inizio
che era stato detto Pakistan = repubblica islamica, nascita Pakistan per essere uno stato islamico.
Forte campagna pubblica di massa per l'islamizzazione del paese, con il tentativo di influenzare
l'assemblea costituente, al fine di creare una Islamic Constitution, Pakistan stato islamico per costituzione, introducendo elementi della Sharia nel sistema pakistano. Con la creazione di uno stato
islamico, la Sharia sarebbe divenuta legge dello stato, i cui tradizionali interpreti erano gli ulema,
creando quindi un ruolo istituzionale per gli ulema, incardinando ulema nelle strutture dello stato.
Elites laiche dello stato, secolarizzate (Muslim League, burocrazia ed esercito era secolarizzata
occidentale, e comprendeva ancora inglesi), blocco di potere non favorevole a svolta islamica del
Pakistan. Però per errata valutazione e circostanze, asse burocratico-militare di anni '50 crea spazio politico favorevole all'islamizzazione: dall'incubo frantumazione dello stato, comincia ad
emergere l'idea che islam unico elemento collante di un paese così frammentato. Graduale islamizzazione del discorso pubblico, islam fa sempre più breccia nel discorso pubblico, islam elemento
identitario fondamentale, esortazioni a cittadini pakistani a stringersi attorno al Pakistan come
stato bandiera dell'islam; islamizzazione del discorso pubblico anche da parte di elementi secolarizzati. Sacralizzando il discorso pubblico, si porta a spingere l'ingresso in politica degli elementi
religiosi (ulema), creando uno spazio pubblico islamizzato favorendo il ruolo politico primeggiante degli ulema. Presente anche un importante settore islamista, con secondo partito fondamentalista nato nel 1939 Jamat-i-Islami da Maulana Mawdudi (il primo fu la Fratellanza Musulmana,
1928). Mawdudi considerato uno dei teorici del fondamentalismo islamico contemporaneo. Fronte islamico pakistano in realtà non è monolitico, frastagliato al suo interno, due grossi gruppi,
ulema e fondamentalisti: fondamentalisti JI è partito di autodidatti, non dalle madrasa, critici anche verso gli ulema, mirando a scalzarli nella comunità musulmana, corresponsabili della perdita
di potere dell'islam nel mondo, e enfatizzano la conquista del potere politico dello stato, con a cascata l'islamizzazione dall'alto della società; mentre per gli ulema è essenziale l'islamizzazione dal
basso del paese, con l'applicazione della Sharia
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movimento islamista mise da parte le proprie differenze negli anni '50, per obiettivo comune di
Islamic Constitution. In realtà si produrranno compromessi che lasceranno insoddisfatti sia i religiosi che i laici.
1949 adozione dall'Assemblea Costituente della “Objectives Resolution”, preambolo e linee
guida della costituzione pakistana, emblematico del tentativo di compromesso tra parlamentarismo occidentale britannico e istanze islamiche di califfato.
In particolare interessante il discorso della sovranità politica nello stato, tentativo di salvare i
due diversi modelli incompatibili: parlamentarismo occidentale sovranità del popolo che si esprime attraverso il parlamento, che crea legge sulla base del mandato popolare. In uno stato islamico,
unico sovrano è Dio, unico a fare la legge, il popolo non può far legge; nello stato islamico non c'è
attività legislativa, ma attività consultiva di un organo (Shura dello stato islamico). Nella “Objectives Resolution”, Dio ha sovranità che delega al popolo che a sua volta delega l'assemblea. “Resolution” sarà preambolo delle prime due Costituzioni pakistane del 1956 e 1962, e integrata nella costituzione del 1973, era il simbolo della difficoltà di compromesso tra le due istanze completamente opposte. Tuttavia alcune istanze islamiche troveranno riscontro nella prima costituzione (principali cariche di stato di fede musulmana, Pakistan Islamic Republic). Soluzione di compromesso
che lasciò insoddisfatti tutti e acuirà conflitto.
Inoltre, fronte islamista, non trovando sbocco per le proprie istanze (Sharia legge di stato e
ulema ufficiali interpreti), porteranno avanti feroce campagna di protesta pubblica scagliandosi
contro le minoranze, al fine di mettere in discussione le credenziali di conformità all'islam di chi
governava; nello stato islamico nessun non-musulmano può governare i musulmani; nell'islam
pakistano, variegato, esistevano comunità che si consideravano musulmani, ma portatori di una
visione diversa. La setta che si ritroverà al centro del problema sarà quella degli Ahmadiya (Qadiani), comunità mistica minoritaria, nata nel corso del XIX secolo nel Punjab, predicazione del leader carismatico Ghulam Ahmad di Qadian, apparentemente innocua setta mistica parte dell'alveo
dell'islam; Ahmad manifestato credo eterodosso, mettendo in dubbio che Muhammad fosse sigillo
dei profeti, rifacendosi a tradizione Sufi che prevedeva possibilità di esistenza di leader mistici che
fungessero da innovatori dell'islam, pur senza portare modifiche alla profezia (profezia e rinnovamento costumi islam, rifacendosi a Ibn-Arab). Considerati comunque musulmani, comunità ridotta, nel Punjab, ottimo livello di istruzione, occidentalizzati e con buoni rapporti con governo
coloniale. Con lo stato indipendente, molti leader politici sono di questa comunità (ad esempio,
ministro degli esteri Zafrullah Khan). Primi anni '50 ulema lanciano grande campagna di pressione sullo stato per dichiarare che Qadiani sono minoranza non musulmana, mettendo in dubbio
principio definitivo profezia maometto; in tal modo non potevano conservare posizioni di governo; se continuavano a esercitare potere governo, il Pakistan non era uno stato musulmano. Modo
per mettere alla porta elite laica. Iniziato in sordina, nel '53 violenti scontri di piazza tra sunniti e
Qadiani, spingendo esercito a dichiarare legge marziale nel Punjab e successivo colpo di stato nel
1958, sospendendo costituzione del 1956 con dittatura militare di Ahmad Khan. Già negli anni '50
esercito pakistano decide che classe politica è inetta, non in grado di tenere in piedi paese, debolezza verso ulema e islamisti; colpo di stato con obiettivo di mantenere orientamento filooccidentale Pakistan e evitare scivolamento verso islamizzazione.
Passaggio dei poteri tra gran bretagna a india e pakistan avviene in condizioni non pacifiche.
Sia per gli scontri tra national congress e lega mussulmane, che tra 45 e 47 sono scontri sempre più
simbolici, tra religioni, sia tra inglesi e indiani-musulmani per via della spartizione e della pessima
gestione. La gran parte degli scontri avviene in Panjab, regione la cui divisione è stata molto controversa: alcuni distretti a maggioranza mussulmana furono assegnati all’India. La lega mussulmana lamentò in particolare che alcuni distretti confinanti con il Kashmir (che davano contatto india-kashmir) furono assegnati all’India. Forti ostilità in Panjab espresse contro tutte le comunità
minoritarie per imporre una sorta di uniformità religiosa.
Il pakistan nasce molto più debole rispetto all’India. Sia dal punto di vista politico, che religioso
che psicologica. Il primo motivo di debolezza è la questione geografica: diviso in west e east pakistan con in mezzo l’india. Le due ali del paese erano due parti molto eterogenee. Problemi socioeconomici: società rurale, latifondista e a gestione di pochi. Niente modifiche. Nel 1936, l’84% della popolazione viveva nei villaggi. Nell’india britannica lo sviluppo industriale non aveva toccato le
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città del pakistan, solo grandi città indiane. Era rimasto, al Pakistan, il 10% delle strutture industriali dell’India coloniale. I musulmani inoltre non erano dediti alle attività imprenditoriali.
Squlibrio anche militare. India dovrebbe dare infrastrutture e materiali militari, ma l’India sia
temporeggia sia concede solo il 15%. Doveva anche dare dei soldi, parte del patrimonio, che consegna con ritardo – e solo grazie a Gandhi. Anche a livello internazionale c’è difficile e lento riconoscimento del Pakistan, a differenza dell’ India che prese l’eredità dell’india coloniale.
Pakistan doveva quindi costruire uno stato dal nulla. Ma continuava ad avere debolezza politiche. In india c’è il congresso che è riuscito ad affermarsi capillarmente e ha leader carismatici.
Nehru, Gandhi, Patel. Politici pakistani poco solidi, posticipano verifica elettorale sperando di
ritrovare prima consenso maggiore. Tendenza sistematica a procrastinare. Prime elezioni nel 1970.
Per molti anni quindi aspetto autoritario molto accentuato. Colpe anche di Jinnah, seppure muoia
quasi subito. Però nei primi giorni di governo Pakistan, sceglie per se carica istituzionale (governatore generale) e non politica. Lato esecutivo. Delegittima il potere politico, perché il governatore
governa per decreto, attira su di se le attenzioni del popolo. Prevalgono strutture non elettive come
burocrazia e esercito.
In india invece Nehru decide fin da subito di stabilire la tradizione democratica. Elezioni, strutture, assemblee. Si prestabilisce (a differenza di Jinnah) una carica politica, facendo prevalere il
lato democratico / parlamentare.
Jinnah però dal’altro canto sceglie di prendere potere di governatore anche perché era preoccupato per possibile frammentazione Pakistan. Inoltre Jinnah ribalta di nuovo le sue idee e il pakistan rimane uno stato fortemente laico. Ulema però che si sono trasferiti da tutta l’india in cerca di
spazio per esprimersi premono molto per islamizzazione pakistan. Chiedono islamic costitution.
Uno stato islamico per legge. Ulema interesse personale molto forte oltre che ideologia. Burocrazia
e esercito però non favorevoli a l’islamizzazione del paese. Però crea spazio, per errori e disattenzioni, per farsi che si inserisse e affermasse questa idea in Pakistan. Comincia a emergere l’idea che
l’islam sia l’unico elemento che può fare da collante per un paese frammentato e ricco di istanze
centrifughe. Avviene una certa Islamizzazione del discorso pubblico. Contesto che con gli anni
favorisce gli Ulema che si sentono spinti a entrare in politica. Ecco che si formano anche partiti e
organizzazioni fondamentaliste islamiche – non ulema. Jamaiat-il-islami ad esempio. Leader autodidatti.
1956. prima costituzione Pakistan – Pakistan è repubblica islamica. Presidente e primo ministro devono essere di fede mussulmana. Il testo costituzionale lascia insoddisfatto sia gli islamisti
sia i più laici. Il fronte islamista non riuscendo a spingere la costituente a inserire la sciaria come
legge dello stato, soffre ancora di più e si rifà sulle minoranze all’interno del Pakistan che mina alla
delegittimare il potere dei politici non tutti “musulmani al 100%”. Sette particolari, sciiti, comunità
del ahmaidya o quadiani – setta mistica islamica nata nel 19esimo secolo nel Panjab, intorno a
predicazione di un leader carismatico di nome Gulam ahmad di quadian. A detta dei sunniti questa setta aveva messo in dubbio che Maometto fosse l’ultimo profeta. A livello di opinione pubblica
la critica arrivava a colpire un politico importante pakistano, cercando di delegittimarlo dicendo
che fa parte di una setta non islamica. Campagna molto strumentale per mettere in discussione le
credenziali islamiche delle elitè secolari che avevano il potere in Pakistan. Culmine nel 1953,
quando questo movimento provoca scontri tra Sunniti e membri di questa setta. Spingerà nel 1953
l’esercito a dichiarare la legge marziale nella provincia del Panjab. Nel 1958 primo colpo di stato in
tutto il paese.
Il dopo Indipendenza in Pakistan e in India
Pakistan privilegia, fin dalla sua nascita, le esigenze di sicurezza interna/esterna piuttosto che
lavorare alla democrazia pakistana. Questione dei confini – mai consenso tra india e pakistan, so-
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pratutto panjab e bengala. Un altro grosso problema che si manifesta è quello dei cosidetti native
states, cioè entità politiche non britanniche che avevano stabilito negli anni solo rapporti di protettorato con dominio/paramountcy inglese. Principi indiani che erano formalmente sovrani dei loro
staterelli, alcuni anche grandi. Finito il dominio inglese non ci fù nessuna dichiarazione e decisione presa dagli inglesi riguardo questi principati. Il vicerè rigettò la questione ai principi stessi, dicendo che avrebbero dovuto fare quello che meglio credevano. Un terzo del territorio indiano
non era britannico. India molto frammentata quindi. Jaffrelot considera come fondamentale questa capacità dell’India di integrare il piccolo nel grande, gli opposti etcetc.
Il problema di fondo al momento dell’indendenza e la questione dei native states era che il
congresso non vedeva con molta simpatia questi stati e questi principi. Sia perché erano contro il
concetto di nazione indiana unita, sia perché andavano contro alla cultura moderna voluta per
l’indipendenza. Inoltre tutti i principi indiani erano molto filocoloniali, proprio perché garantivano i diritti e privilegi dei principi sui loro territori. Kashmir uno di questi stati. Quindi al tavolo
delle trattative per l’indipendenza, gli inglesi non possono non savalguardare i principi indiani per
una questione di fiducia e fedeltà. Quindi in ogni proposta che gli inglesi fanno negli anni ’40 erano sempre presenti accordi che favorivano l’adesione alla federazione da parte di questi stati nativi.
Nel 1946 il governo inglese decide di eliminare la paramountcy – il che significa che i poteri che i
principi indiani avevano assegnato agli inglesi tornano ai principi. Regalo avvelenato. Decisione gli
inglesi con cui si lavano le mani nei confronti dei stati nativi. Rimane quindi forte ambiguità riguardo questi stati. Arrivato il nuovo vicerè il problema diventa secondario, importa di più la spartizione. A un certo punto sembra che il vicerè voglia barattare gli stati nativi per far accettare la
spartizione proposta al congresso. Mountbatten a un certo punto però dichiara che il piano di
spartizione riguardava solo l’india britannica, e non gli stati nativi. I principi indiani però non si
sentirono molto rassicurati da questa decisione. Sarebbero stati mangiati da un governo indiano
forte, senza protezione di nessuno. Alcuni principi dichiarano di volere indipendenza. Che fa comodo agli inglesi perché frammenta india ma non fa comodo al congresso. Allora l’india deve gestire il problema, cercando di annettere gli stati. Nerhu, Patel e Menon gli abili politici che hanno
gestito questo assorbimento. Strategia aggressiva. Il bastone e la carota. Approffitano della non
grande saggezza politica dei principi. Concetto dell’ acessione limitata. Cedere sovranità solo su
certe materie - difesa, esteri e comunicazioni. Questa offerta piaceva ai principi. Mountbatten
spinge a questa soluzione. Il congresso con strategie varie, anche creando disordini, riesce a convincere molti principi. Al momento dell’indipendenza pochi stati non avevano firmato accessione.
Kashmir tra questi. A indipendenza raggiunta, il congresso inizia a incorporare totalmente questi
stati. Processo di integrazione porta lentamente a estinzione quasi totale degli stati nativi. Rimangono Hyderabad, Junagad e Kashmir. Ad Hyderabad c’era potere Izam, islamico, però maggioranza popolazione indiana. Voleva legarsi al pakistan. Risoluzione militare da parte dell’india. Stato di
Junagad – prigioniero tra mare e stato indiano del Bujarat. Anche questo invasione militare.
Grande disinvoltura governo indiano. Caso del Kashmir ben più complicato. Kashmir è Stato artificiale frutto dell’impero coloniale, venuto a determinarsi alla fine di un periodo di espansione
dello stato Sikh del Panjab e la politica britannica coloniale che porta alla fine a uno stato cuscinetto che doveva servire come garanzia dall’espansione russia. Il Kashmir contemporaneo avviene la
stessa cosa, cuscinetto con afghanistan. Quindi stato che nasce con confini che sono utili ma non
rappresentano divisioni culturale-etnici. Principe era indiano, maggioranza popolazione invece
islamica, ma c’era anche comunità indù molto grande proprio perché era formata da zone non
unitarie. La valle del Kashmir, zona più importante – la meno estesa ma la più popolosa. La popolazione di questo territorio era quasi del tutto musulmano 90-95%.
Kashmir, non stato con confini ben consolidati come Junagadh e Hyderabad (stati principeschi fino da fine '700), ma stato frutto dell'imperialismo coloniale britannico, stato artificiale, determinatosi alla fine di un periodo di politica dello stato Sikh del Punjab, con
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espansione lungo l'India settentrionale di fine XIX secolo, e della politica coloniale, che si
imporrà nella creazione di uno stato cuscinetto nel corso dell'800 come stato artificiale, pezzi di territori con diverse dinamiche sociali e religiose, unite in stato di garanzia territoriale
nei confronti dell'espansione russa, proprio nello stesso ambito di disegno della linea Durand nel 1893 delineando il confine Afghano e dividendo un territorio omogeneo. Stato eterogeneo al suo interno. Rapporto popolazione/sovrano era rovesciato rispetto ai due precedenti, Maharaja Hari Singh, principe indù del clan Dogra, clan Rajput guerriero; popolazione a maggioranza musulmana, territorio però eterogeneo, 3 zone differenti tra loro: provincia di Jammu (Dogra hearthland), zona a maggioranza hindu, con comunità minoritarie Punjabi e Sikh; provincia di Ladakh, zona di popolazione buddhista (ex regno buddhista); valle
del Kashmir, celebrato per bellezze naturali sin dall'epoca Moghul (paradiso terrestre), parte
meno estesa della zona però la più popolata della regione, valle di circa 90 miglia, circondata da montagne e solcata da sistema fluviale dell'Indo (! importanza strategica per il Pakistan), popolazione a maggioranza musulmana, 90-95%, con minoranza Sikh, hindu Rajput e
caste brahmaniche. Territori eterogenei uniti in uno stesso stato: punto di partenza è Jammu,
assegnata dai Sikh, signori dell'India settentrionale nel corso '800, espandendosi dal Punjab,
nel 1820 Jammu assegnato in Jagir ad un signore del clan Dogra, a Gulab Singh Dogra, fondatore della dinastia di Maharaja. 1822 il Jagir trasformato in principato ereditario, da Jagirdar a Raja, dono Sikh come ricompensa alla famiglia Dogra per i servigi di tipo militare.
Clan Dogra oltre a titolo ereditario del Jammu, otterrà anche privilegio di un proprio esercito, attraverso il quale proverà ad estendersi: 1834 Dogra attaccano il Ladakh, sovranità buddhista, conquistandolo e unendolo al Jammu. Si spingono poi a nord-ovest verso Baltistan
(1840) e Gilgit (1850-90). grande abilità politica dei Dogra, gestendo rapporti tra regno Sikh
e britannici, legando i propri destini al governo coloniale britannico. Principe Dogra saprà
ingraziarsi i britannici, in particolare 1841 offrirà a esercito anglo-indiano diritto di passaggio per guerra anglo-afghana. Britannici si indebitano e nel 1845-46 prima delle due guerre
anglo-sikh, quando inglesi impongono protettorato sul regno Sikh, strappando valle del
Kashmir che viene, con il trattato di Amritsar del 1846, sottratto al regno Sikh e venduto per
75.000 rupie al Raja Gulab Singh Dogra, che diventa Maharaja di Jammu e Kashmir. Costruzione artificiale, stessa popolazione musulmana della valle vive questa svendita del territorio come un vulnus della propria identità e cultura. Il trattato, oltre ad essere discusso e
discutibile, darà adito a controversie, in quanto non definiva bene i confini della regione.
Stato di Jammu e Kashmir, così come altri stati nell'India nord-occidentale, confini arbitrari
definiti esclusivamente a scopi geopolitici (vedi linea Durand), per vicinanza a Russia, Cina
e Afghanistan.
Rapporti tra Maharaja e popolazione musulmana della valle del Kashmir. Nel secolo dei
Dogra (1846-1947) graduale allontanamento tra la maggioranza musulmana e la dinastia
regnante dei Dogra. Graduale alienazione della popolazione causata da governo autoritario
del Maharaja, influenza britannica non riusciva a penetrare i confini dello stato a causa
dell'interesse britannico di conservare appoggio del Maharaja per ragioni geopolitiche, rinunciando a esercitare pressione sul Maharaja. Allontanamento musulmani portato elite
kashmiri ad abbandonare il territorio, o esiliate o emigrate verso il vicino Punjab, molto importante perché è dall'elite esiliata che nasce la leadership nazionalista kashmira (! All India Muslim Kashmir Conference, 1896, sottolineando il carattere nazionalista indiano; indirizzo nazionalista kashmiro e non orientamento comunitarista islamico. Primo gruppo di
opposizione al governo del Maharaja). AIMKC organizza finanziamento studi di giovani
Kashmiri ad Aligarh o all'università del Punjab, tra i quali il futuro Lion of Kashmir, Shaik
Abdullah.
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La valle, pur essendo in maggioranza musulmana, era un islam molto tollerante, poco incline allo scritturalismo e fondamentalismo, perché storicamente tutta la regione fu islamizzata intorno al 1000-1100 attraverso predicazione di santi sufi. In Kashmir islamizzazione
pacifica della regione, islam dalle forme devozionali e abbastanza tolleranti. Ulema poco
influenti rispetto ai leader sufi.
Shaik Abdullah, insieme ad altri leader politici, fonda, dalle ceneri AIMKC, la Muslim
Conference, nel 1932. Orientamento politico dell'organizzazione è sempre stato laico, visione laica, partito che nonostante il nome, si interessava soprattutto all'opposizione alla politica autoritaria del Maharaja a prescindere dall'appartenenza comunitaria, favorevoli alle riforme. Appoggiato anche da molti bhramani del Kashmir (da cui nasceranno molte famiglie
politiche importanti per l'India – gli stessi Nehru dal Kashmir).
Tra Nehru e Shaik Abdullah amicizia e conoscenza personale molto forte, e vicinanza
politica tra il Congress e la Muslim Conference, entrambi adottando nazionalismo laico,
multiculturale e multireligioso. Shaik vede nella Muslim Conference nel Kashmir del Congress di Nehru, arrivando addirittura nel 1939 a cambiar nome in National Conference, enfatizzando aspetto laico del partito. Nel 1939 proprio nel momento in cui si discuteva in India
la solidarietà islamica, da Iqbal a Jinnah, la risoluzione Pakistan, Shaik si muove verso il
laicismo. La maggioranza dei sostenitori del partito rimase comunque musulmana, perché sì
qualche brahmano sostenne la National Congress, ma la maggioranza indù si mantennero
neutrali o appoggiarono i Dogra, Maharaja infatti riservava elementi di favore nei confronti
della comunità indù in cambio di appoggio politico.
Anni 1940, di fronte a idea Pakistan, si crea ala musulmana più radicale che appoggia
Jinnah e idea di Pakistan, in particolare Mirwaiz Yusuf Shah, leader religioso sufi, che nel
1941, come reazione a rinominazione partito verso laicismo, esce dalla National Conference
per formare un partito musulmano filo-pakistano, Muslim Conference, che si legherà alla
Muslim League e chiederà annessione al Pakistan, rimanendo però partito minoritario. National Conference invece sempre più anticoloniale e filo-Congress. In rotta di collisione con
il governo del Maharaja, fortemente lealista e filo-britannico. Shaik segue iniziative Congress e le riporta in Kashmir (Quit Kashmir Movement), con consolidarsi rapporto personale
Shaik-Nehru (in occasione dell'arresto e processo di Shaik, Nehru vuole andare al processo,
ma bloccato alla frontiera). Jinnah aveva tentato anche lui di influenzare clima politico
Kashmir, tentando di ostacolare nazionalismo laico e tentando di unificare musulmani del
Kashmir per avvicinarli a piattaforma Muslim League. Situazione alla vigilia dell'agosto
1947 in Kashmir caratterizzata da situazione non omogenea politicamente. 3 tendenze, non
sempre chiare:
indù del Jammu e brahmani della valle del Kashmir, identificati con i Dogra, che
avrebbero optato per l'India, considerando però anch'essi l'indipendenza del
Kashmir come ideale;
• National Conference di Shaik Abdullah, posizione di indipendenza del Kashmir,
liberazione del Kashmir dalla dinastia Dogra e formazione stato indipendente
• Muslim Conference, posizione musulmana revivalista, musulmani del Jammu e
radicali della valle del Kashmir. Vicino alla Muslim League, optato per Pakistan,
ma preferivano comunque difendere la propria identità kashmira come prioritaria
in tutti comunque tendenziale avversione di annessione ad uno dei due stati, avrebbero
preferito tutti mantenere un Kashmir indipendente che rispettasse identità kashmira. Coscienza dell'etnicità kashmira molto forte alla vigilia della spartizione, predominante anche
sui nazionalismi indiano e pakistano.
•
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Kashmir escluso dalle negoziazioni precedenti il 15 agosto 1947, problema da affrontare
con gradualità. Patel aveva però già iniziato a far pressioni sul Maharaja per la cessione
all'India. Importanza per tutte le parti in causa del Kashmir: strategico per la posizione, per
il Pakistan, consentiva di controllare il bacino idrografico del fiume Indo, fondamentale per
il Punjab, cuore agrario del Pakistan. Inoltre importanza fondamentale dal punto di vista
ideologico: Kashmir il più grande stato musulmano tra gli stati principeschi, Pakistan inconcepibile senza Kashmir, ne veniva meno la legittimità del Pakistan come stato musulmano
dell'India. Al contempo, anche per il nazionalismo laico del Congress era importante il
Kashmir, se accorpato all'India era rivendicazione di possibilità di offrire protezione anche
ai musulmani, garantendo autonomia e rispetto di identità, strumento di propaganda potente,
rafforzando credenziali democratiche del nuovo governo indiano. Kashmir finisce per essere
essenziale per entrambi i nazionalismi. Patel fa le sue pressioni sul Maharaja, che però è in
situazione difficile. Maharaja non ha interesse ad accedere all'India, e si trova stretto tra il
Congress di Nehru e il National Conference di Shaik, e nemmeno accedere al Pakistan di
Jinnah, tutti casi che avrebbero portato alla perdita del regno. Così prende tempo, non firma
per l'accessione ad alcuno, possibilità offerta anche da Mountbatten, che propone firma di
documento provvisorio, Stand still Agreement, che congela la situazione per il momento,
accordo provvisorio di collaborazione, che si doveva basare su allegati relativi a gestione
dogane, comunicazioni, poste, tra il Kashmir e i due dominions. Sembrava strada verso riconoscimento autonomia dello stato. Proposta accettata subito dal Pakistan, mentre l'India
ambigua: prima accetta, inviando delegazione per i negoziati, ma dopo inizia a far leva su
pretesti formali per non far iniziare i negoziati. Pakistan inizia a nutrire idea che si trami
dietro le quinte, piano segreto indiano per annessione Kashmir e ruolo di timore di cospirazione inglesi-governo indiano a favore dell'India contro il Pakistan. Due versioni contrastanti (India/Pakistan), comunque, alla fine, già prima dell'agosto 1947 riportate infiltrazioni
attivisti musulmani (contadini musulmani infiammati da etica della jihad, fervore propakistano e odio indù) nella regione del Poonch (a ovest del Jammu), che dopo essersi ribellati
contro proprietari terrieri indù, per ragioni economiche locali, contadini si infiltrano attraverso il confine del Jammu, penetrando nel Jammu. Sorta di movimento di liberazione del
Poonch che inizia a propagarsi in altre aree. Da allora India sempre accusato Pakistan di
esser stato dietro a questa iniziativa, anzi, appoggio anche militare a questa ribellione, nella
speranza di sollevazione generale della popolazione musulmana del Kashmir che portasse
all'annessione al Pakistan. Pakistan ha sempre negato, sostenendo tesi rivolta spontanea in
odio al Maharaja. Attuale interpretazione storica sembra vedere partecipazione locale delle
autorità pakistane (primo ministro NWFP, radicale, che sembra aver organizzato ed addestrato milizie Pashtun che diedero manforte ai contadini musulmani). Iniziativa di invasione
dello stato fece precipitare eventi, Maharaja preso dal panico, chiese aiuto a Mountbatten,
che rispose di non poter far nulla, in quanto Kashmir stato sovrano. A quel punto, Maharaja
firma atto di accessione all'India il 26 ottobre 1947, dietro la promessa che il governo indiano concedesse al Jammu & Kashmir uno stato di autonomia. Poi scappa a Delhi. Al contempo, esercito indiano entra in Kashmir e inizia il primo conflitto indo-pakistano per il
Kashmir. Dopo pochi giorni, Jinnah lancia esercito pakistano nel conflitto, trasformandolo
in guerra aperta. Conflitto continuò fino al 1949, quando UN impose cessate il fuoco che
congelò status quo, delineando Line of Control (LOC), che finì per dividere Azad Kashmir
(Kashmir Libero! Baltistan e Gilgit) dalla zona più estesa del Jammu & Kashmir, comprendente la valle dell'Indo. In realtà ONU nel 1949 impone cessate il fuoco, Jinnah propose
una smilitarizzazione immediata del territorio e un referendum popolare, convinto che la
maggioranza musulmana avrebbe garantito accessione al Pakistan; mai realizzate, perché
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India chiese sempre prima ritiro del Pakistan dall'Azad Kashmir, non giungendo mai alla
consultazione.
Situazione di successo per l'India, che aveva mantenuto gran parte dello stato, ottenendo
incamerazione di grosso stato musulmano indiano, regolato da art. 370 della Costituzione
indiana, che garantisce speciale autonomia al Kashmir, confermando vocazione democratica
e laica dell'India. Inoltre limitava al massimo l'estensione territoriale del Pakistan, come per
il Bengala e Punjab, chiudendone i confini e isolando il Pakistan geograficamente, negando
così vie d'accesso alla Cina e all'Asia Centrale. Inoltre sovranità Pakistan sull'Azad Kashmir
si è sempre rifiutato di considerarlo parte del territorio, ha tutt'ora amministrazione temporanea proprio per non legittimare lo status quo e rivendicando tutto il Kashmir. India isola
quindi il Pakistan, con l'ambizione di spallata verso il collasso. Isolamento Pakistan, dal
1949 ad oggi, una delle maggiori ossessioni delle elite pakistane, India e Afghanistan, due
stati ostili, e ricerca di profondità strategica da parte dei pakistani, rompere l'isolamento e
cercare uno spazio vitale verso l'Asia Centrale è punto e ossessione dei governanti pakistani.
[Iran anni '40 molto instabile, Shah laico, non politica di potenza, soggetto anche lui all'Inghilterra. Afghanistan molto più attento e pronto a trarne vantaggio. Inoltre Baluchistan poco considerato dal Pakistan. Problema dei pakistani diventerà anche di limitare revivalismo
sciita.]
Gennaio 1948 entrambi i dominions rivolti all'ONU denunciando ognuno l'invasione dei
miliziani pro-pakistan l'India e contestando invece la correttezza del comportamento del
Maharaja il Pakistan, che non aveva informato il Pakistan, contestando la regolarità delle
procedure. Varie risoluzioni ONU dal gennaio 1948, con 3 punti fondamentali:
7. cessate il fuoco
8. smilitarizzazione dell'area da parte di entrambi
9. referendum popolare
formata anche UN Commission for India and Pakistan che avrebbe dovuto gestire. Ottenne solo cessate il fuoco, arenandosi nella smilitarizzazione. Art. 370 Costituzione indiana
concedeva al Kashmir la limitata accessione che tutti i principi indiani avrebbero dovuto
avere, avendo solo esteri, comunicazioni e difesa.
Come si forma il Kashmir: una famiglia indù (dogra) però prova a conquistare la regione partendo da Jammu, zona più vicina a India, espandendo il proprio regno. Ottengono quasi tutto
tranne valle. Si trovano da una parte i Sikh dall’altra i britannici. Si alleano e danno un aiuto ai
britannici nella guerra anglo-sikh del 1846 ottenendo, comprandolo dagli inglesi, la valle quella
porzione di territorio. Raja – re – si proclama Maraja di Jammu e Kashmir. C’è forte risentimento,
con gli anni, di questa svendita. Soprattutto tra i musulmani che con gli anni si organizzano in
organizzazioni nazionaliste. Leader storico del nazionalismo Kashmiro -> Shaik Abdullah, il leone.
Fonda partito, dalle ceneri del All India Muslmin conference, che si chiama Muslim Conference
1932. Orientamento politico: visione laica che andava contro il Mahraja indipendentemente dalla
religione, quindi chiamava a sé anche i non musulmani. Cambia infatti il nome nel ’39: National
Conference. Rimane comunque molto a prevalenza islamica. Fino al ’47 però questa politica della
National Conference rimane molto filocongresso e antibritannica e anti Mahraja. Rilancia i temi
lanciati dal congresso a livello nazionale all’interno del suo Kashmir. C’erano poco prima
dell’indipendenza indiana, tre posizioni: quella della National Conference che voleva indipendenza Kashmir, gli indiani volevano unirsi all’india, i musulmani meno laici volevano andare con il
Pakistan. Emergeva in tutti e tre i gruppi comunque una tendenza a non volersi unire a uno degli
due stati – unione sarebbe arrivata solo su costrizione o in stato di necessità. La coscienza
dell’etnicità Kashmira sembrava predominante.
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Però era uno stato molto importante sia per l’india sia per il Pakistan. Infatti lì passava il gange.
E quello era lo stato più importante a maggioranza islamica. E per l’india faceva comodo uno stato
musulmano da spendere a livello internazionale come biglietto da visita. Il Kashmir quindi prende
tempo, anche grazie agli inglesi che non fanno pressioni. Anzi inglesi fanno firmare documento
provvisorio stand-still agreement che congela situazione. In realtà Pakistan firma e India temporeggia e fa pensare a Jinnah che inglesi e Nerhu avessero già in mente la strategia per ottenere il
Kashmir. A un certo punto quindi attivisti musulmani (da stabilire se mandati dal Pakistan o movimenti spontanei) iniziarono degli scontri in Kashmir contro gli indù. Quindi india propone a
Mahraja di intervenire militarmente in difesa del Kashmir a patto che firmi il documento di accessione. Maharaja scappa. India entra nel conflitto, Pakistan manda esercito. Inizia primo conflitto
indio-pakistano che dura fino al 1949 – Onu impone cessate il fuoco. Delinea linea di armistizio
line of control. Chi ne esce meglio è l’india che ottiene parte migliore della regione. Ha ora regione
mussulmana. E isola il Pakistan.
Contesto generale più favorevole all’india rispetto al pakistan nella costruzione di un nuovo
stato. Ha un partito dominante estremante forte e legittimato sul piano popolare. La lega mussulmana invece in pakistan è molto debole. India eredita tutte le strutture di potere e istituzionali
dell’impero britannico. Tutti i centri di potere, le città più importanti rimangono all’india. India
inoltre lascia agli inglesi molte cariche precedenti – indian civil service -. Però nel congresso, rimanevano alcune contraddizioni. Il congresso aveva due obbiettivi:
1. Trasformare socialmente l’india: riforme economiche-sociali.
2. Costruzione di una nazione unificata.
Era difficile coniugare le due cose perché c’era l’idea che la frammentazione, voluta dagli inglesi, portasse a disequilibri. Quindi diventa inconcepibile la difesa costituzionale delle minoranze.
Avrebbe cristallizzato divisione. C’era bisogno di unione.
La condraddizione quindi si risolve con diluizione delle riforme nel ventennio Nerhuviano.
Congresso partito dominante deve far fronte – ascoltando o indebolendo tutti i movimenti politici
minoritari o locali. Province diventano stati.
Patel riorganizza il partito – vietando ai membri di far parte di altre associazioni. Riesce ad espellere quindi le anime critiche. Nehru però pensava che il partito dovesse permeare a livello centrale le
strutture dello stato. Questa visione pose le basi a un rapporto di simbiosi tra congresso e stato.
Collaborazione politica-burocrazia (anche corruzione) favorisce l’allentamento della tensione in
india. In pakistan il sistema politico è debole e si fa schiacciare. Dibattito su forma di stato federale: due linee, quelle che favoriscono potere locale e chi favorisce potere centrale. Dibattito sulla
lingua ufficiale/nazionale.
Il vero dibattito in india non è quello in parlamento ma quello nel congresso. Questo processo
porta a focalizzare sempre l’attenzione sul congresso e svuotare tutti gli altri partiti. Tutti si sforzano di influenzare quello. Il congresso svuota di significato le stesse istituzioni parlamentari indiane. Il sistema del congresso ha bisogno di due cose essenziali : un partito di cons / dominante enso
e una serie di gruppi/partiti di pressione. I confini di pressione devono essere del giusto grado di
penetrazione e all’interno del congresso devono esserci i giusti pesi e contrappesi a livello di leadership che porta a discussione completa delle tematiche. Pluralismo necessario. Il congresso è la
chiave della democrazia indiana.
Vote banks: capacità di un gruppo di organizzare i voti e eventualmente spostarli su diversi candidati. Esercitano pressioni.
Nehru muore nel 1964. Poi Shastri due anni. Poi Indira Gandhi, figlia di Nehru.
Questione del “syndicate” – gruppo notabili locali che hanno preso il potrere del partito.
Riforme volute da Nehru sono “socialistiche”. Statalizzazione economia, riforma nel campo
agrario. Però riforme non aiutano molto. Sono deboli.
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Indira gandhi cerca di elimniare il potere del “syndicate”. Lo fa cambiando lo stile della politca
sua e del congresso. Percepisce che la società sta cambiando. Maggio 1969 – nazionalizzazione 14
principali banche indiane, licenziando anche il ministro delle finanze che non era d’accordo. Doveva svincolarsi dai gruppi intermedi, proprietari terrieri, contadini benestanti. Doveva liberare il
congresso da questi corpi intermedi. Doveva andare ai ceti subalterni. Ecco allora che la Gandhi,
andando oltre una tradizione politica del cogresso, decide di scavalcare gli intermedi. Andare direttamente ai gruppi escusi, anche minoranze. Si rifà molto su quelle caste non localizzate. Svolta
populista. Elimina anche i privilegi ai vecchi principi. 1970 – c’è sentenza corte suprema dicendo
che è incostituzionale nazionalizzazione banche e che non si può togliere privilegi i principi. La
goccia che fa traboccare il vaso è la sentenza della corte che decreta che le elezioni non sono valide
e Indira è sospesa per sei anni. La Gandhi decide di dichiarare, nel 1975, lo stato di emergenza e di
sospendere i diritti civili. Ha potere speciali. Carcera senza processo molti avversari politici, no
libertà di stampa. E’ una dittatura costituzionale. Società da cambiare, secondo Indira e il figlio –
distruzione bidonville, controllo nascite. Si disse “se Indira gandhi non riuscì a eliminare la povertà e provò a eliminare i povere”. Elezioni nel 77, fine stato emergenza. Indira Gandhi perde. Vincerà le elezioni questo cartello elettorale di opposizione. Janata party.
Delocalizzazione del congresso voluta da Indira è caratteristica di tutto il periodo da Indira in
poi. Con Nehru invece c’era capillarità, raccolta consenso ovunque.
Barathiya Janata Party – vecchio partito revivalista indù Jan Sangh.
Bipartitismo imperfetto.
Il federalismo indiano
Caso indiano federale; utile per comparazione: enorme diversità caso indiano testimonia che
modello federale utile per dare unità a società diversità. Modello della società indiana è divided
society, forti segmentazioni ascrittive (lingua, religione, etnia, organizzazione sociale,...). Enorme
eterogeneità subcontinente (! 2 lingue ufficiali, 21 idiomi rilevanti costituzionalmente, circa 1652
lingue vernacole locali – dialetti), sistema castale, religioso-intercomunitario (80% hindu, 20% musulmani, minoranze comunità minori).
Con tutte le difficoltà, mantenere forma unitaria con modello federale.
Limiti: India ha evoluzione specifica, frutto di 3 diversi livelli culturali (cultura indiana precoloniale, esperienza coloniale, nazionalismo indiano). India democrazia ibrida, con caratteri riconducibili a modello Westminster e altri elementi frutto di diverse influenze culturali.
Incontro di diverse sfere di valori culturali rende l'India un caso peculiare. Federalismo India
rispetto federalismi occidentali nasce non dal basso come patto tra Stati, ma dall'alto, costituzionale, riprendendo tradizione coloniale britannica dei primi del '900 (1909 Government of India Act;
1921 secondo Government of India Act estende struttura federale, struttura bicefala governo centrale/governi provinciali; 1935 terzo Government of India Act, ultima costituzione britannica per
l'India, modello per costituzione indiana del 1948-49, dopo serrato dibattito interno su forma di
governo, modulazione poteri centro-periferia). Nascita federalismo indiano è quindi peculiare,
federazione con tendenze centraliste. Inoltre, rispetto omogeneità culturale del processo statale
europeo corollario dello Stato-nazione, non è conseguita in India, non avendo né un'unica politica
tradizionale nei omogeneità culturale. L'India non ha una tradizione unitaria politico-culturale
(unità sociale-religiosa! Caste,…, Ma non politica).
Sistema indiano con tendenze centripete (elementi centrali hanno rilevanza). Giudizio critico
verso il federalismo indiano centralista se paragonata federalismo americano (ad esempio Wheale:
Stato unitario con caratteristiche federali; Jennings: federazione con forti tendenze accentratrici);
più appropriato Amirante: India Stato federale di tipo cooperativo (cooperazione tra Stati interni)
con tendenze centripete (sbilanciamento verso il centro)
FASE FORMATIVA:
• formazione dall'alto
• ex province britanniche + 560 Stati formalmente indipendenti
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Problema giuridico-politico riguardante gli Stati formalmente indipendenti: da un lato restituzione sovranità formale ai principi sui territori; dall'altro forte pressione sostanziale da corone del
nuovo governo per unione indiana.
Accessione degli Stati indipendenti all'India (gestita da primo ministro Patel e segretario Menon):
1° fase: limitata, documento di accessione limitata di cessione parziale della sovranità dell'India
su difesa, comunicazioni e esteri, riscuotendo grande consenso tra i principi;
2° fase: spoglie dei poteri rimanenti ai principi indiani, barattando la sovranità dei territori con
privilegi formali. Rimarranno su casi specifici (Kashmir e Hyderabad) pressoché militarmente con
invasione del territorio.
ELEMENTI ESSENZIALI DEL SISTEMA FEDERALE ! Governo binario:
Governo Federale (centrale)
Governi Stati indipendenti
(responsabili verso assemblee legislative locali)
Parlamento Bicamerale
Lokh Sabha (Camera del popolo)
Rajiya Sabha (Camera degli Stati, eletta da assemblee
stati)
Governatore, nominato da stato federale (non eletto
localmente!), rappresentante del governo centrale.
Importante ago di equilibrio dei poteri, non dovrebbe
avere ruoli politici, ma finisce per attribuirseli,
normalmente garante costituzionale, ma in caos politico
è elemento radicale di risoluzione dei problemi.
Nota: in realtà Rajiya ha smesso di avere funzione di rappresentanza degli stati, funzione rappresentativa molto maggiore attraverso la Lokh.
GOVERNO CENTRALE
President
(chef state)
Supreme Court
innovazione indiana mutuata da stati uniti, usata per
garantire equilibrio corretto centro/periferia [anni '70,
contro Indira Gandhi che voleva limitare gli stati,
spingendola a dichiarare stato di emergenza nel 1975 e
superare ostacoli normale funzionamento
costituzionale]
!
Vice President
!
Prime minister
(head of government and council of ministers)
!
Parliament
Lokh Sabha
Rajiya Sabha
GOVERNO LOCALE
Governor
(di nomina federale, riflette a livello locale il presidente dell'unione)
"
Chief Minister
"
Cabinet and Council of Ministers
"
State Legislature
Lower House
Upper House (optional)
Il modello federale indiano ha anche 3 liste di ripartizione competenze:
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prerogativa esclusiva del centro (UNION LIST)
materie concorrenti
materie di competenza statale (STATE LIST)a
poteri residui (non assegnati), diversamente da altri stati federali, spettano AL CENTRO.
Norme costituzione producono sbilanciamento verso il centro:
• prevalenza centrale su questioni ECONOMICO-FISCALI;
• ruolo PRESIDENTE, può in situazioni di difficile governabilità, avere poteri speciali;
PRESIDENT'S RULE in caso di impossibilità funzionamento organi costituzionali di uno
stato, a discrezione governo, revocando governo stato e avocando poteri esecutivi, mentre
poteri legislativi a parlamento federale, fino a quando non ristabilite nuove condizioni. In
India, Presidente ha spesso fatto uso dei poteri speciali, sia in condizioni di stallo
maggioranza, come anche in condizioni di volontà politica del governo centrale che spinge a
destabilizzare governi locali non amici;
• ruolo GOVERNATORE, normalmente garanzia costituzionale, può avere ruolo più attivo
nell'imporre volontà centro;
• tendenza parlamento centrale di accentrare competenze in realtà spettanti a locali, grazie a
norme costituzionali (art. 249 interesse nazionale in deroga a State list; art. 252 richiesta di
almeno 2 stati di legiferare su materie di State list; art. 253 potestà in materia di attuazione
trattati internazionali allo stato centrale, anche quando materie toccate sono di competenza di
State list [eg. Materia ambientale in State list, ma attuazione trattati internazionali deroga a
favore stato centrale – 1976 Water Pollution Act, 1986 Environment Protection Act]);
• poteri concorrenti dove federazione può legiferare se necessario, leggi locali perdono validità
se in contrasto con pari leggi federali prevalenza norma federale su norma locale difforme
(uguale al federalismo tedesco). Però legge locale prevale su norma federale se parere
favorevole del presidente dell'unione.
Struttura binaria concepita dai costituenti come struttura non rigida, ma fin dall'inizio inteso
come modello federale in divenire, sottoposto a pressioni modificative di diverso genere, in particolare elastica sul numero e confini di Stati (non vi è menzione sul numero degli Stati nella costituzione). Attualmente 28 Stati federati e 7 territori amministrati dalla federazione, struttura trasformata dal 1948 su base non solo di confini ma anche di numero di Stati.
Costituzione nata elastica, assetto costituzionale solo iniziale. Primo problema fu la questione
degli Stati linguistici: nascita del 1947 su base di confini delle province coloniali, in parte per soddisfare l'eredità colonialista, in parte per pressione di comunità linguistiche marginalizzate, in parte da esempio Gandhi con ideali forti in India National congress (riscoperta e valorizzazione di
tradizioni rurali India, partendo dal basso) porta a valorizzazione culture locali (! lingue locali
veicolo trasmissione cultura locale); anni '20 Gandhi fa approvare in sessione Nagpur modifiche
ripartizione locali India National congress su base linguistica. Trasformazione vecchie province in
Stati linguistici (andando incontro a visione nazionalistica, che si rifacevano a nazionalismi europei basati su lingue). 1948-50 nuovi stati a base linguistica. Prima spinta da Sud India, storica alienazione stati del sud India rispetto a nord, emarginazione non solo politica (Congress ha come
baricentro India centro-nord), inintelligibilità linguistica (lingue indoeuropee nel nord 74%, lingue dravidiche nel sud 24% Tamil,...). Sempre controllo dall'alto anche per nuovi stati linguistici
con creazione commissione apposita.
RIVENDICAZIONE AUTONOMIE LOCALI (tradotte in istanze statali) è altra caratteristica
importante del federalismo indiano, processo tutt'ora in atto.
Linee guida in concessione nuovi stati:
1. mai accettato richieste di gruppi secessionisti: nessuna richiesta di stati sovrani separati.
Contro ogni forma di secessione, tabù frutto di separazione 1947 tra India e Pakistan;
2. mai accettato richieste di autonomie religiose; solo richieste linguistiche o etnico-culturali
accettate, ma non religiose, sempre da spartizione 1947 nazionalismo islamico su base
religiosa ! vedi conflitto con Sikh del Punjab indipendentista (Khalistan, stato dei puri), con
rischio di venir meno della LAICITA' della costituzione indiana: religione non ritrova dettame
costituzionale, costituzione prende atto e protegge alcuni aspetti comunità religiose, senza
riconoscere religione come fatto pubblico;
3. solo istanze appoggiate da larga mobilitazione locale e non solo della classe politica;
4. non accetta richieste di una sola componente dello stato considerato, ma necessario consenso
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comune delle comunità locali.
Equilibrio influenzato anche da forza del partito dominante del governo centrale. 3 fasi principali:
4. 1947-1964 [morte Nehru]: ventennio Nehruniano, periodo più importante della storia
indiana, formazione e consolidamento della democrazia, rapporto di equilibrio costituzionale
più efficace, Nehru realizza mediazione tra interessi statali e centro senza prevaricazioni.
Nehru fautore di poteri centro con capacità e rapporto personale con governi locali (tutti
espressione del Congress, classe politica molto coesa), con interlocuzione centro-periferia e
funzionamento perfetto del Congress, Congress anello di congiunzione centro-periferia
(Kothari “the congress system”, India National Congress parlamento in miniatura, riflettere
istanze provenienti da località, recepire e convogliare istanze dal basso). Congress svuotava
parlamento fungendo da anello di congiunzione; Congress sapeva cogliere istanze anche fuori
da congresso stesso, partiti esterni,... PLURALISMO era anima del Congress, finendo per
svuotare non solo il parlamento, ma anche l'opposizione;
5. 1967-1984 Indira Gandhi (figlia di Nehru), modifica equilibrio in favore del centro, svolta
autoritaria centralistica, con apice durante il periodo dello stato di emergenza 1975-1978;
6. 1984-OGGI ritorno alle origini, nuovo riequilibrio stati-federazione, scomparsa di grandi
leader del Congress e venuto meno Congress come partito dominante. Perdita ruolo del
Congress di rispecchiare e convogliare istanze locali, in seguito agli anni di Indira Gandhi.
Fino agli anni '80, Congress partito dominante (maggioranza assoluta e poi relativa, unico
partito nazionale con sistema uninominale secco), dopo si viene a imporre un secondo partito
da radici antiche che riflette movimento di opinione che riflette tempo coloniale,
nazionalismo hindu a base religiosa, Bharatiya Janata Party (BJP), considerando i non-indù
come non parte della nazione indiana, cultura hindu. Comunitarismo hindu (far parte,
identificarsi come comunità religiosa) al contrario della laicità del Congress. BJP versione del
nazionalismo indù non secolare, presente sin dall'800, rafforzatosi dagli anni '80, secondo polo
di sistema politico bipartitico imperfetto, sia Congress che BJP imporsi ma mai con
maggioranza da governare da soli, necessità di grandi coalizioni (di decine e decine di partiti)
di partiti locali, con al centro o Congress o BJP. Partiti locali (castali o di interessi locali)
influenzano in modo preponderante le politiche di BJP o Congress, con continue
contrattazioni di istanze locali, provocando nuova localizzazione politica indiana un po' a
discapito di grandi questioni nazionali.
Rafforzamento BJP collegato a crisi Congress, unito all'abilità di BJP di presentarsi come partito moralizzatore di destra (fondamentalismo indù), inoltre scandali Boforce, periodo populista
India (scavalcando vecchie intermediazioni Congress andando direttamente verso caste basse e
musulmani) portò a sacralizzazione politica indiana (India vista come Shakti) cosa che favorì partito che si rifaceva a induismo (BJP).
Anni '70-'80 confronti militari ('71 secessione Bangladesh, nucleare), fervore nazionalista favorisce linea dura contro Pakistan del BJP.
!
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