APPROFONDIMENTO Ecco il decalogo stilato dal Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (World Cancer Research Fund) sulla base della revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto tra alimentazione e tumori a cui hanno collaborato oltre 150 ricercatori, epidemiologi e biologi provenienti dai centri di ricerca più prestigiosi del mondo. Ne è nato il decalogo che segue, che viene regolarmente aggiornato Mantenersi snelli per tutta la vita.Per conoscere se il proprio peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l'indice di massa corporea (BMI = peso in Kg diviso per l'altezza in metri elevata al quadrato: ad esempio una persona che pesa 70 kg ed è alta 1,74 ha un BMI = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1.), che dovrebbe rimanere verso il basso dell'intervallo considerato normale (fra 18,5 e 24,9 secondo l'Organizzazione mondiale della sanità). Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz'ora al giorno; man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare l'esercizio fisico fino ad un'ora o praticare uno sport o un lavoro più impegnativo. L'uso dell'auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle popolazioni urbane. Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consumo di bevande zuccherate.Sono generalmente ad alta densità calorica i cibi industrialmente raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate quantità di zucchero e grassi, quali i cibi comunemente serviti nei fast food. Si noti la differenza fra "limitare" ed "evitare". Se occasionalmente si può mangiare un cibo molto grasso o zuccherato, ma mai quotidianamente, l'uso di bevande gassate e zuccherate è invece da evitare, anche perché forniscono abbondanti calorie senza aumentare il senso di sazietà. Per “alimenti ad alta densità energetica” si intendono i cibi che contengono un elevato apporto calorico in un piccolo volume: la maggioranza delle calorie fornita da questi alimenti è data da grassi e zuccheri, quindi il consumo contribuisce all’aumento del peso corporeo. Molti di questi alimenti non forniscono composti utili all’organismo come vitamine, sali minerali e polifenoli, risultano soltanto dannosi per la salute: a causa di questo scarso valore nutrizionale le loro calorie sono soprannominate “calorie vuote”. Riconoscere questi alimenti è molto semplice, in generale sono prodotti che hanno subito diverse lavorazioni e raffinazioni, sono poveri di acqua e fibre e ricchi di grassi e/o zuccheri. Dolciumi, biscotti, merendine, snacks al cioccolato, patatine, salse da condimento sono esempi di alimenti altamente energetici. Tra le bevande zuccherate sono compresi i succhi di frutta e le bevande gassate. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un'ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta.Sommando verdure e frutta sono raccomandate almeno cinque porzioni al giorno (per circa 600g); si noti fra le verdure non devono essere contate le patate. Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso il vitello. Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana. Si noti la differenza fra il termine di "limitare" (per le carni rosse) e di "evitare" (per le carni conservate, comprendenti ogni forma di carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel), per le quali non si può dire che vi sia un limite al di sotto del quale probabilmente non vi sia rischio. Gli alimenti di origine animale consumati all’interno di una dieta sana e ricca di prodotti vegetali rappresentano un apporto di nutrienti e possono rientrare in una dieta salutare e preventiva. Per quanto riguarda le uova, il latte e i suoi derivati, le carni bianche e il pesce, non esistono a oggi evidenze che il loro consumo influisca sullo sviluppo delle patologie oncologiche. Per quanto riguarda la carne rossa, invece, i dati raccolti finora dicono che un consumo al di sotto dei 500g alla settimana non costituisce un pericolo per la salute. Gli insaccati e le carni lavorate e processate sarebbero da eliminare dalla lista della spesa e da consumare solo occasionalmente. Non è chiaro quale sia il collegamento diretto tra il consumo di carni lavorate e conservate e il rischio di cancro perché i fattori di rischio potrebbero essere legati al metodo di conservazione (sale, affumicatura, conservanti, coloranti) oppure al contenuto di grassi saturi. La carne rossa in alcune aree geografiche occidentali può essere molto ricca di estrogeni, e questo è un fattore di rischio per chi soffre di tumore alla mammella. Questo perché il 70% di questi tumori è ormone-dipendente, ovvero risente dello stimolo ormonale. Una caratteristica del tumore che viene individuata attraverso un esame istologico e che prevede, in seguito, il blocco dell’attività ormonale. Bisogna perciò fare attenzione a tutto ciò che fornisce un apporto estrogenico dall’esterno, come la carne, specialmente quella suina spesso ingrassata con sostanze ormonali. Ma anche ai farmaci come la pillola anticoncezionale e le terapie sostitutive per la menopausa. Si considerano rosse le carni di manzo, maiale e agnello e i loro derivati. La raccomandazione di non superare i 500g alla settimana comprende tutte queste tipologie di carne e i loro derivati. Salsicce, wurstel, prosciutti, salami, altri salumi e insaccati sono considerati prodotti trasformati e conservati, quindi da consumare occasionalmente. È da sfatare il mito che sia necessario consumare grandi quantitativi di carne per soddisfare il fabbisogno proteico e di ferro: esistono numerose altre fonti proteiche di origine animale e vegetale e numerose fonti di ferro di origine vegetale, dai legumi agli ortaggi a foglia verde, dalle brassicaceae alla frutta secca. Per migliorare l’assorbimento del ferro di origine vegetale è bene unire a questi alimenti una fonte di vitamina C come il succo e la scorza di limone e arancia, il peperoncino dolce o piccante. Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino di un distillato o di un liquore. L’eccesso di alcol, indipendentemente dal tipo di bevanda, è legato a un aumento del rischio di cancro: se ne raccomanda quindi un consumo decisamente moderato. Allo stesso tempo, però, esistono evidenze che un consumo moderato di un certo genere di alcol possa contribuire alla prevenzione del rischio di patologie cardiovascolari. Queste informazioni richiedono molta attenzione perché, se è vero che dal punto di vista cardiologico un piccolo consumo di alcol possa fare bene, in ambito oncologico questo beneficio non si è mai dimostrato e anzi non è stato possibile individuare un livello di consumo al di sotto del quale il rischio di cancro non aumenti. Le ricerche effettuate finora dimostrano che l’effetto negativo dell’alcol è ulteriormente amplificato quando combinato con il fumo di sigaretta. Oltretutto le bevande alcoliche forniscono parecchie calorie, quindi un consumo smodato di alcol può aumentare il rischio di sovrappeso e obesità. Le donne incinte non dovrebbero consumare alcol. Per una buona prevenzione oncologica la raccomandazione sarebbe di evitare il consumo di bevande alcoliche e consumarne piccole quantità solo occasionalmente. Tuttavia, se si vogliono consumare bevande alcoliche è bene non superare 1 unità alcolica al giorno per le donne e 2 unità al giorno per gli uomini. Un’unità alcolica contiene circa 10-15g di etanolo e rappresenta circa: • una birra piccola, da 33cl • un bicchiere di vino, da 125 ml • un misurino di superalcolico, da 25 ml Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati sotto sale. Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi). Assicurarsi quindi del buon stato di conservazione dei cereali e dei legumi che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed umidi. Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il cibo. Di qui l'importanza della varietà. Oggi sappiamo che la coltivazione delle piante selvatiche più dolci e dal gusto piu’ delicato ha avuto tra le sue conseguenze una marcata perdita di fitonutrienti. Molti dei fitonutrienti piu’ benefici hanno un gusto acido,aspro o amaro. Così facendo involontariamente abbiamo indebolito le nostre difese contro un lungo elenco di patologie. Se ci aggiungiamo anche le tecniche di selezione genetica ecco che tale processo è stato accelerato.Se la varietà di un nuovo tipo di mela o di mora è bella da vedere e buona da mangiare,redditizia da produrre e resistenete alle malattie chi me lo fa fare di preoccuparmi del contenuto in termini di fitonutrienti? Gli stessi fitonutrienti di cui i nostri corpi sono oramai “affamati”. Tra i bionutrienti che meritano una menzione ricordo i salvestroli che appartengono alle fitoalessine cioè dei composti prodotti dalle piante per difendersi da fattori di stress come batteri, muffe, virus e insetti. Tali bionutrienti hanno un’azione anticancerogena, poiché eliminano le cellule tumorali lasciando intatte le cellule sane attraverso un meccanismo in parte conosciuto e studiato. Gli antiparassitari, come i fungicidi, hanno provocato una drastica riduzione del tenore di bionutrienti come ad esempio i salvestroli negli ortaggi e nella frutta comuni e se ci pensiamo ciò logico, poiché la pianta non ha più alcuna necessità di produrre fitoalessine. Gli alimenti trattati, al contrario, contengono sostanze cancerogene, a causa dei residui di antiparassitari. La selezione e l’ibridazione delle piante avvenute negli ultimi cinquanta o sessant’anni hanno inoltre fatto sì che le varietà vegetali naturalmente ricche di salvestroli dal sapore amaro (e meno dipendenti dagli antiparassitari) siano molto meno coltivate. Le persone non gradiscono particolarmente il sapore amaro, e preferiscono ad esempio i cavolini di Bruxelles con un sapore dolce rispetto a quelli con un sapore amarognolo. Le persone scelgono anche volentieri varietà di ortaggi e frutta uniformi per dimensioni, colore e forma, mettendo da parte le varietà più antiche e gli esemplari meno belli ma più ricchi di salvestroli. Infine, i produttori di alimenti eliminano i salvestroli per migliorare il sapore, il colore e la trasparenza degli alimenti (raffinati), come i succhi di frutta e l’olio di oliva. Il sapore diventa più dolce senza che sia necessario aggiungere zucchero. Negli ultimi decenni, la riduzione di fitonutrienti protettivi e l’aumento di sostanze cancerogene nell’alimentazione ha probabilmente contribuito all’aumento dei tumori. Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi. Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, le raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche per chi si è già ammalato. Lasciatemi aggiungere che alimentazione umana non può prescindere dal ritmo e dal gusto. Il gusto è, per natura, collegato al cibo; vivere e mangiare con gusto rafforza le forze vitali; ogni scelta o consiglio dietetico non deve essere vissuto come una dogmatica e rigida serie di regole, fredde e immobili. Creeremmo un danno ancora maggiore rispetto allo squilibrio alimentare: mettersi in regola non deve pregiudicare la gioia di vivere e il piacere del mangiare. Le scelte vanno fatte dentro questi confini, salvo casi estremi o patologie gravi. Il ritmo è un elemento costitutivo della vita in genere e perciò anche dell’attività digestiva. I tempi dell’alimentazione sono un modo per mettersi in armonia con il ritmo solare della giornata e delle stagioni dell’anno. Il ritmo è benessere. Potremmo dire che la cellula tumorale non partecipa ai processi ritmici dell’organismo. Il ritmo dunque è già una possibilità per il nostro organismo di porsi in una diversa logica rispetto alla malattia tumorale Dott.ssa Sujen Benedetto Biologa nutrizionista