pratica educativa Come funziona il corpo umano Perché si cresce? Perché si mangia? Dove vanno i cibi mangiati? Cronaca puntuale di un approccio didattico allo studio di argomenti di biologia in una V elementare. NOTA Nell’esperienza sono stati coinvolti i seguenti ricercatori, insegnanti e scuole: M.Arcà, biologa – Centro Acidi Nucleici del CNR, Roma M.luisa D’Angiolino, insegnante – scuola elementare fratelli Bandiera A. Donegà – scuola elementare A. Nuzzo, Settecamini, Roma. P.Guidoni, fisico – Seminario didattico Università di Napoli. A.Manzi – scuola elementare fratelli Bandiera P.Mazzoli Istituto di fisica – Università di Roma N.Sucapane, biologa G.Torasantucci, insegnante – Scuola elementare G.Pascoli, Avezzano Per osservare direttamente i problemi che sorgono affrontando all’interno della scuola lo studio di particolari argomenti di biologia, e per verificare le difficoltà e i vantaggi che derivano dall’impostarne con i ragazzi lo studio in maniera integrata ed organica, ho condotto un’esperienza. in una classe V elementare. La classe V A della scuola “G. Pascoli” di Avezzano. Questa esperienza ha avuto la durata di circa due mesi e mezzo; sono andata, a scuola un, volta, alla settimana, il pomeriggio (nella scuola si attua il tempo pieno). per due o tre ore al giorno. Ho avuto una completa libertà di azione, ma non c’è stata alcuna interazione con le normali attovità curricolari svolte prevalentemente al mattino. Gli argomenti di fisiologia che sono stati trattati durante il corso, la digestione del cibò e la circolazione del sangue, sono tradizionalmente compresi nei programmi di IV o di V elementare: per questo è possibile avviare un confronto tra il modo in cui questi sono affrontati correntemente a scuola (oppure dai libri di testo) e il modo in cui noi li abbiamo svolti. Si sono scelti questi argomenti anche per rispondere all’esigenza dei bambini di saperne di più sul proprio corpo dal punto di vista biologico: abbiamo voluto quindi inserire gli interventi nel contesto determinato dalle loro esperienze vissute ricercando e sforzandoci di capire i loro diversi modi di spiegarsi i fatti, costruendo insieme modelli sempre più comprensivi man mano che si procedeva nella ricerca.. Le conclusioni alle quali siamo giunti sono ovviamente parziali e non tengono conto di altri importanti processi che si svolgono nel corpo umano. In effetti, la struttura., di questa proposta di lavoro, che si basa su una lenta evoluzione dei concetti che si costruiscono e degli interventi necessari, favorisce ulteriori sviluppi sia degli argomenti che noi abbiamo trattato, sia degli altri che non abbiamo potuto affrontare. Le nostre discussioni sono state annotate, e registrate giorno per giorno: il confronto continuo di quanto i bambini dicevano col mio piano di lavoro è stato fondamentale per adeguare di volta in volta il mio intervento alla situazione e per valutare, al termine di ogni fase, il percorso conoscitivo compiuto dalla desse. Poiché il mio intervento è stato così profondamente determinato dalla situazione concreta dei ragazzi con cui ho lavorato, mi - sembra interessante proporre ad altri le riflessioni che ne sono originate inserendole in un rendiconto schematico di come il lavoro stesso si è sviluppato. IL PUNTO DI PARTENZA: NOI MANGIAMO, E POI? 12 febbraio - Propongo ai bambini di stendersi su un grande foglio di carta e di far disegnare da un compagno il contorno del corpo. Vengono fatte così diverse sagome: ora bisogna riempirle rappresentando quello che i bambini pensano che ci sia all’interno del corpo umano. I ragazzi disegnano un apparato digerente (che copiano malamente da una tavola appesa alla parete) e un cuore. Indicano con nomi le diverse parti (stomaco, intestino, esofago...). Nel corso della discussione confrontiamo le altezze delle sagome e ci poniamo le prime domande, per esempio: Come si cresce? La risposta sembra ovvia: si cresce perché si mangia. Vogliamo però capire meglio: Perché se si mangia si cresce? Stefano: Perché il calcio va alle ossa. Fabrizio: Perché il calcio dà le vitamine. Ins:Tu hai disegnato un corpo col suo apparato digerente: da dove viene questo calcio, come fa ad andare nelle ossa? Indicalo. Augusto:Attraverso la bocca. Annamaria:Attraverso le vene. Maria Elena: Va nello stomaco, poi si trasforma. Fabrizio: dalla roba che noi mangiamo, quella che non riusciamo a digerire la scartiamo, quella che rimane va nel sangue. Questa considerazione mi sembra adatta per indirizzare la discussione su un problema molto complesso: il mio scopo in questo momento di ricognizione iniziale è di rendermi conto dei meccanismi e delle ipotesi a cui i ragazzi si riferiscono per spiegarsi alcuni modi di funzionare del loro corpo. Chiedo quindi a Fabrizio e agli altri: - Dove e come secondo voi la roba da scartare si separa quella da mandare nel sangue? Le risposte sono date prima a caso, poi seguendo diversi fili di ragionamento. Laura: Sono polmoni che le dividono! Attilio: Sono i reni. Stefano: La roba che mangiamo si trasforma in calcio. Fabrizio: Ci sono due vene: una che trasporta dal naso, parte e va al cuore e quelle sono, come si chiamano per respirare. (Gli altri bambini non sono d’accordo). Francesco: Il cuore serve per pompare il sangue. (Fabrizio disegna un tubo che collega il naso al cuore). M.Elena: Il cibo si mescola col sangue. Fabrizio: Il cibo va dentro lo stomaco dove viene lavorato, le parti che non sono buone vengono scartate ed il resto si tramuta in sangue. Augusto: E va al cuore. Io insisto ripuntualizzando la domanda: Ins.: Chi sta lì a dividere, a dire: questo è buono e va nel sangue, questo è cattivo e deve essere scartato? M. Elena: Gli intestini. Augusto:Il cuore. Attilio: I reni. Nessuno dei bambini è soddisfatto da queste risposte. Si scrivono su un cartellone le domande cui si vorrebbe rispondere: Come fa il cibo a dividersi tra parte cattiva e parte buona? Come fa ad andare nelle varie parti del corpo? A. Maria: Forse attraverso delle vene. M. Elena: Si, ma come? Le vene portano il sangue al corpo. A. Maria: No, ho detto delle specie di vene; ci stanno due specie d; vene: una che porta il sangue e l’altra il mangiare. Cerco di farmi spiegare bene che cosa sono queste specie di vene: Ins.: Tu dici che ci sono due tipi di circolazione: una col sangue ed una col cibo? Augusto: Si, già ce ne sono due di circolazioni, ce ne aggiungi pure un’altra! Ins:. E quali sono queste due? Augusto: Quella lunga che porta il sangue a tutto il corpo e quella corta che lo porta al cervello. Non ritengo opportuno correggere ora questa interpretazione, e preferisco valorizzare invece gli interventi di alcuni bambini che parlano di quello che si trova nello stomaco del pollo: li invito a portarne uno in classe e cerco di indirizzare di nuovo il discorso sulla digestione. Domando ancora Secondo voi, le cose che mangiamo restano così come le abbiamo mangiate o si trasformano? Secondo voi lì dentro, in tutto quel tubo che avete disegnato le sostanze come passano? Scivolano giù fino in fondo o ci sono dei posti in cui si fermano? Patrizia: Si ammorbidiscono con la saliva. Ins.: Secondo te, basta la saliva? A.Maria: Nello stomaco c’è come una macchina. Cioè, quando noi mastichiamo e dopo ingoiamo, il cibo potrebbe essere anche non masticato molto bene ed allora nello stomaco si ha come una specie di macchina che continua a masticarlo. Ins.: Come funziona questa macchina? A.Maria: Allo stesso modo della bocca. La maestra titolare della classe interviene domandando: Se ingoiate una pallina di vetro, o una moneta. diventa sangue? Diventa... Francesco: No, si perde Stefano: Si consuma solo un po’. Augusto: Se mangiamo una cosa di ferro, la possiamo anche rifare Francesco: La possiamo rifare, perché se una cosa non è buona a trasformarsi in sangue, il corpo la respinge e la getta. A questo punto si comincia a discutere delle cose che possono trasformarsi in sangue e a domandarsi come questo può succedere. Per prima cosa, dice qualcuno, si devono sciogliere. Allora si comincia a parlare dei cibi, ma si sa bene che non tutti si comportano allo stesso modo: la farina, la carte, non si sciolgono come il sale e lo zucchero nell’acqua, eppure le mangiamo e le digeriamo lo stesso. Puntualizziamo una nuova domanda: Digerire che cosa significa? A cosa serve? Francesco: Digerire significa trasformare il cibo in sangue. Maestra titolare: A cosa serve il sangue? Fabrizio: Il sangue ci serve a trasportare l’ossigeno a tutte le parti del corpo. Attilio:Se noi non avevamo il sangue, noi le mani non le potevamo muovere ed erano tutte bianche. Ins..: Come non le potevi muovere? Sletano: Perché il sangue non circolava. A.Maria: Perché non c’era la circolazione del sangue. Maestra titolare: Quando sopravviene la morte? Francesco:Quando il sangue non circola più. A.Maria: Quando il sangue si ferma il cuore non pompa più. M. Elena: Per far muovere il cuore c’è il sangue: quando il sangue si ferma, il cuore non si muove più, ecco perché muore. Ins.:Allora è il sangue che fa muovere il cuore o il cuore che fa muovere il sangue? Francesco: Il cuore pompa il sangue. Augusto: E’ il cuore che fa muovere il sangue. Attilio: Altrimenti il cuore utilizza il sangue per sé e non lo lascia per il resto. Francesco:Ognuno ha bisogno dell’altro. Mi.: Ma il sangue a cosa ci serve? Fabrizio: Per mandare l’ossigeno a tutte le parti del corpo. Aagusto: L’ossigeno, le vitamine... LE PRIME IPOTESI: LO STOMACO E’ COME UN FRULLATORE. I ragazzi dunque sanno che il sangue serve anche a trasportare il cibo a tutte le parti del corpo, ma mi sembra opportuno mettere dei collegamenti più evidenti tra digestione e circolazione. In particolare, domando: Come fa il cibo ad arrivare al sangue? I bambini avanzano due ipotesi: ci sono tubi che portano la parte buona del cibo al cuore dove si mescola col sangue e con l’aria (o con l’ossigeno); da qui viene inviato a tutto il corpo per mezzo del sangue; - ci sono vene particolari che portano il cibo a tutto il corpo e poi si riuniscono alle vene che portano il sangue. Rimandiamo ad un altro momento i tentativi di spiegare sia, come può avvenire la distinzione tra parte buona e parte cattiva del cibo, sia come la parte buona possa trasformarsi in sangue. Cerchiamo invece di capire meglio la funzione dello stomaco. Anna Maria suggerisce che lo stomaco è come un frullatore che riduce il cibo in poltiglia; la funzione della bocca e dei denti si può paragonare al momento in cui si taglia a pezzi la frutta per introdurla nel frullatore. Alcuni bambini ribattono che nello stomaco c’è qualcosa. L’acido, che scioglie e disperde il cibo, un po’ come i detersivi sciolgono lo sporco: ma la maggior parte pensa che nella digestione il cibo venga “stritolato e ridotto in poltiglia” da movimenti e contrazioni dello stomaco o dell’intestino, senza neppure immaginare trasformazioni chimiche delle sostanze, LE DIFFICOLTÀ DEI BAMBINI Da queste discussioni preliminari appaiono evidenti le difficoltà che i bambini devono superare per connettere in un modello organico e funzionale le diverse nozioni, che pure posseggono. sulla struttura e sul “compito” di ciascun apparato già studiato; e alcune delle loro stesse frasi di spiegazione non hanno evidentemente neppure per chi le ha dette una corrispondenza nel concreto. Mi sembra dunque per prima cosa necessario impostare il lavoro in modo da allontanarsi dagli stereotipi verbali, e ricercare risposte di cui i ragazzi padroneggino il senso. Ci si accorge però subito di quanto sia difficile, davanti a una situazione di ricerca di significato e non di ripetizione mnemonica. costruire con i frammenti di informazione ricordati, una spiegazione convincente: e i ragazzi si accorgono da soli della povertà e della insufficienza delle frasi di spiegazione convenzionale che pure sanno ripetere. Mi sembra dunque necessario aiutarli, nel corso del lavoro, con suggerimenti e domande, a collegare organicamente le nozioni apprese dai libri con le loro personali osservazioni, esperienze ed ipotesi, per unificarle in un modello complessivo di struttura, e funzionamento, di individuo vivente. D’altra parte vorrei che i ragazzi si rendessero conto che per affrontare con successo la comprensione e la conoscenza di un problema complesso e articolato, è utile saperlo scomporre nei suoi diversi aspetti, impegnandosi a rispondere inizialmente alle domande più semplici e preliminari che hanno origine da questa analisi. Ad esempio, è bene accorgersi che non è possibile risolvere subito, ed in modo soddisfacente, il problema posto all’inizio: “come si cresce”. Esso però resta per tutto il lavoro un punto di riferimento costante rispetto a cui si possono trovare, e poi connettere insieme, risposte parziali su argomenti meglio specificati. LA DISCUSSIONE E I DIVERSI PUNTI DI VISTA Dal momento che a tutti i ragazzi sembra ovvia la relazione nutrizione-circolazione-crescita nelle sue linee più generali ed approssimative, possiamo cominciare a studiare in dettaglio le trasformazioni del cibo durante la digestione, per poter capire come le “sostanze buone” che compongono i vari alimenti (e cosa saranno poi queste sostanze buone?) si separino dalle cattive e giungano alle diverse parti del corpo per trasformarsi ancora nel corpo specifico di ciascuno. Se le prime risposte sui modi di trasporto del cibo alle diverse partii del corpo danno per scontata una comunicazione meccanica tra le diverse strutture, dobbiamo ancora individuare un più generale e complesso processo di trasformazione e connetterlo alla funzione dei diversi organi. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario fai riflettere i ragazzi sulle parole che loro stessi adoperano (una parte viene scartata.., un’altra utilizzata...cibo si trasforma in...) e servirsi di questo momento iniziale per diventare più consapevoli del tipo di modello a cui ciascuno fa riferimento e del tipo di spiegazione con cui è più costruttivo intervenire. E’ ancora interessante per me notare che l’attribuzione di una funzione precisa ai diversi organi si alterna nei diversi momenti della discussione con una visione complessiva, e non personalizzata delle diverse funzioni, ad esempio si dice: “ il fegato separa” ;oppure “si dividono le parti buone dalle cattive”... . e mi sembra che dal contrasto di queste due impostazioni di spiegazione sia possibile iniziare concretamente il lavoro di fisiologia che ci siamo proposti. Analogamente, nel discorso sulla circolazione, la relazione causale posta da molti bambini tra battito del cuore e movimento del sangue viene contraddetta dal compagno che interviene dicendo “per far muovere il cuore c’è il sangue” invertendo nettamente il rapporto di causalità. Da questo come da altri interventi della discussione si possono trovare suggerimenti importanti per guidare il lavoro ed adattarlo alla comprensione dei ragazzi, studiando e sperimentando contemporaneamente le vie che appaiono più adeguate per giungere ad interpretare l’organismo come un insieme di parti funzionanti, in cui “ognuno ha bisogno dell’altro”. Inoltre, discutendo insieme, e impegnandosi con tutte le loro risorse per venire a capo di un problema difficile, esprimendo le proprie idee e confrontandole con quelle degli altri, i ragazzi imparano con piacere a guardare da punti di vista diversi quei fenomeni che fino a quel momento avevano considerato soltanto in base alle proprie particolari esperienze, cercando con accortezza di rilevare tutte le contraddizioni possibili tra le spiegazioni che già sì erano date e quelle date da altri. Non si vuole, con questa metodologia, dare l’idea che ogni soluzione sia lontanissima o irraggiungibile, ma piuttosto che esistono molti approcci convergenti per affrontare un argomento complesso; e che le vie del capire non sono quelle che, volendo semplificare un problema, ne nascondono le difficoltà. Mi troverò quindi a riprendere più volte gli stessi argomenti, a riproporre le stesse domande, cercando di costruire coi ragazzi percorsi di conoscenza sempre più sicuri e convincenti.