IL SECONDO DOPOGUERRA
Due nuove potenze: affinità e differenze
Nel 1945 esistono solo due grandi potenze Stati Uniti e Unione Sovietica.
Terza potenza tra i grandi, la Gran Bretagna, ma ad una distanza qualitativamente incolmabile.
Gli Stati Uniti sono una grande potenza militare, una fortissima potenza industriale, non hanno
subito durante le due guerre mondiali gravi perdite di uomini e mezzi, possiedono risorse tali da
influire sulla ricostruzione dei paesi compresi nella propria orbita strategica e politica.
L’Unione Sovietica è anch’essa una grande potenza militare, ma ha una potenza industriale
inferiore a quella degli Stati Uniti, ha subito durante le due guerre mondiali gravi perdite di uomini
e mezzi e deve quindi ricostruire innanzitutto se stessa.
Gli anni del secondo dopoguerra segnano la fine sempre più rapida delle speranze di cooperazione
tra sovietici e occidentali.
Una volta, infatti, raggiunto lo scopo di sconfiggere la Germania nazista e il Giappone, Europa e
Asia diventano il campo di scontro ideologico, politico e sociale tra i “due sistemi”. 1
Il “Piano Marshall”
L’immediato dopoguerra conosce un massiccio intervento economico degli USA in Europa sotto
forma di aiuti americani che vanno sotto il nome di “Piano Marshall”.
Nel giugno del 1947 il generale George Marshall, segretario di Stato statunitense, prevede un aiuto
sia ai paesi che erano sotto l’influenza americana, sia ai paesi dell’Europa orientale con il disegno
politico di far penetrare gli Stati Uniti in quel settore.
L’Unione Sovietica, la Finlandia e i paesi europei orientali rifiutano il piano Marshall. In questi paesi
si procede quindi alla ricostruzione secondo le regole del regime staliniano e in tutti gli Stati
dell’Europa orientale si passa dal capitalismo al collettivismo. 2
Il piano Marshall prevede un aiuto per il 90 % in materie prime, energia, beni di investimento
(grano, concimi chimici, derrate alimentari, petrolio) e per il 10% in valuta gli aiuti ammontano ad
un valore di 12 miliardi di $. Gli effetti sono imponenti: nel 1951 nei paesi dell’Europa occidentale
la produzione industriale aumenta in modo tale da consentire di procedere con successo alla
ricostruzione.
La “guerra fredda”3 e il bipolarismo4
Tra Oriente e Occidente cala la cosiddetta “cortina di ferro”5 che dà inizio al periodo della “guerra
fredda”. La guerra fredda è il confronto - scontro tra due superpotenze che agiscono in un mondo
nuovo: globale, integrato, intercomunicante.
Le differenze tra le due superpotenze fanno sì che ognuna veda nell’altra solo un aspetto: i
sovietici vedono negli americani solo il volto aggressivo del capitalismo e gli americani vedono nei
sovietici solo il volto liberticida del comunismo: da qui una pace fragilissima.
Stati Uniti e Unione Sovietica devono stabilire le nuove regole per un mondo nuovo, bipolare e lo
fanno in un clima conflittuale che prende il nome appunto di guerra fredda Tra gli Stati Uniti e
l’Europa viene costituita un’alleanza atlantica6 che comprende tutti i paesi gravitanti nell’orbita
degli Stati Uniti.
Nell’agosto 1949 entra in vigore il Patto Nato8, una struttura militare nata in funzione antisovietica
con cui gli americani, dopo aver stabilito sull’Europa l’egemonia economica con il piano Marshall,
stabiliscono anche un’egemonia militare. L’Unione Sovietica affronta il periodo della guerra fredda
riaffermando il suo controllo sui paesi dell’Est europeo con i quali stabilisce un’alleanza economico
- militare attraverso il Patto di Varsavia7.
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1
La guerra fredda cambia la scena della politica internazionale:
 Elimina tutti i conflitti che hanno caratterizzato la politica internazionale prima della II guerra
mondiale: rimane solo il conflitto tra capitalismo e comunismo
Congela la situazione internazionale tanto che la Germania resterà divisa per 45 anni
Riempie il mondo di armi. Le due superpotenze, infatti, per la paura dello scoppio di una
guerra ricorrono ad una costante corsa agli armamenti per loro e per i paesi a loro alleati
 Estende una forte conflittualità regionale soprattutto nelle parti più povere del pianeta che
erano utili alla strategia mondiale delle due superpotenze


Con la decolonizzazione9 il bipolarismo si estende al di fuori dell’Europa e diviene una logica
mondiale. Dal 1947 al 1989 il mondo vive una pace costantemente minacciata da una guerra
totale e interrotta solo da crisi locali.
Una delle crisi è la Crisi di Berlino (1948). L’URSS reagisce al progetto di unificare i settori anglofranco-USA della Germania con bloccando le comunicazioni di Berlino (anch’essa quadripartita).
Gli americani non cedono e assicurano i rifornimenti con un ponte aereo. I sovietici, non volendo
arrivare alla guerra rinunciano all’assedio.
Nel 1949 nella Germania Ovest nasce la Repubblica Federale Tedesca (BRD) che entrerà nella
NATO. Nell’area di occupazione russa nasce la Repubblica Democratica Tedesca (DDR).
Nel 1961 per impedire la fuga all’Ovest, i sovietici dividono la zona di Berlino da loro occupata con
un muro.
Durante il periodo della guerra fredda il mondo si è diviso, è stato attraversato da sospetti e
violenze, ma paradossalmente ha tutelato la pace
Le due superpotenze avevano le armi atomiche e ciò ha imposto la pace. E’ prevalsa la convinzione
che una guerra non avrebbe avuto né vincitori né vinti
E’ un fatto nuovo per la storia dell’umanità: non sarà più la guerra ad indicare il ruolo degli stati
nella politica mondiale, ad avere la funzione di fare la storia perché una guerra atomica sarebbe
stata solo “distruttrice della storia”.
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1. LA DOTTRINA TRUMAN (1947)
In questa fase della storia del mondo ogni nazione deve scegliere fra due diversi sistemi di vita. La
scelta, troppo spesso, non è libera affatto.
Un sistema di vita è fondato sulla volontà della maggioranza, ed è caratterizzato da libere
istituzioni, governo rappresentativo, libere elezioni, garanzie di libertà individuale, libertà di parola
e di religione, libertà dall’oppressione politica. L’altro sistema si fonda sulla volontà di una
minoranza imposta con la forza alla maggioranza. Poggia sul terrore e l’oppressione, sul controllo
della stampa e della radio, su elezioni prefabbricate, e sulla soppressione delle libertà personali.
Io credo che debba essere politica degli Stati Uniti sostenere i popoli liberi che resistono ai
tentativi di soggiogamento effettuati da minoranze armate o mediante pressioni esterne.
Harry Truman Presidente USA
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2. COLLETTIVISMO
Sistema economico fondato sull'attribuzione alla collettività delle proprietà e dell'amministrazione
dei beni di produzione e quindi teoria che propugna l'instaurazione di tale sistema. La sua prima
applicazione avvenne in Unione sovietica con l'acquisizione da parte dello stato di tutti i mezzi di
produzione. Furono così avviate nel 1928 sia una pianificazione quinquennale della produzione
industriale, finalizzata a una rapida crescita economica soprattutto nei settori strategici (industria
pesante, bellica, trasporti e comunicazioni) sia la collettivizzazione dell'agricoltura, nel tentativo di
modernizzare e rendere più produttiva l'agricoltura sovietica, ancora legata a una cultura
contadina arcaica. Tale modello, pur con qualche differenza (la più significativa fu l'autogestione in
Iugoslavia), fu imitato in tutti i paesi a regime comunista.
3. GUERRA FREDDA
(1945-1962). Conflitto politico e ideologico tra i blocchi occidentale e orientale, guidati
rispettivamente da Stati Uniti e Unione sovietica dopo la Seconda guerra mondiale, così chiamato
secondo una formula inventata dal grande giornalista statunitense Walter Lippmann per
sottolinearne il carattere non dichiarato e incruento. Oltre alla volontà di affermare la propria
egemonia su scala planetaria, i due grandi paesi incarnavano modelli politici, sociali ed economici
opposti.
4. BIPOLARISMO
Sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti, rappresentati, di solito, da
due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del
potere.
In campo internazionale il bipolarismo è stato quello prodotto dalla Guerra fredda, con la
contrapposizione tra gli stati appartenenti al blocco sovietico (Oriente, o più spesso blocco
comunista composto da URSS, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi amici). e quelli appartenenti
al blocco atlantico (Occidente (con gli USA, gli alleati della NATO e i Paesi amici).
Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un conflitto militare
diretto (la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe irreparabilmente distrutto
l'intero pianeta), si sviluppò nel corso degli anni su vari campi: militare, spaziale, ideologico,
psicologico, tecnologico, sportivo.
5. CORTINA DI FERRO
Espressione usata da W. Churchill nel 1946 per definire la separazione dei paesi dell'Europa
occidentale dagli stati socialisti dell'Europa dell'est. Divenne usuale all'epoca della guerra fredda.
“Da Settino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico, una cortina di ferro è calata sul continente. Dietro
questa linea si trovano tutte le capitali degli antichi stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia,
Berlino, Praga,Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia, tutte queste città e i popoli intorno ad
esse si trovano nella zona d’influenza sovietica, e tutte sono soggette in una forma o nell’altra non
solo all’influenza sovietica ma ad un elevatissimo e crescente grado di controllo da parte di
Mosca.”
Churchill, 3 marzo 1946
6. PATTO ATLANTICO
(4 aprile 1949). Il Trattato Nord Atlantico, anche conosciuto come Patto Atlantico, è in trattato di
alleanza militare difensiva tra Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Benelux, Italia,
Danimarca, Islanda, Portogallo e Norvegia. Fu il perno della politica statunitense di containment
antisovietico in Europa (dottrina Truman) e in base a esso si istituì la Nato. In seguito vi hanno
aderito altre 16 nazioni.
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7. PATTO DI VARSAVIA
(1955-1989). Alleanza militare tra i paesi socialisti dell'Europa orientale, sottoscritta nel 1955 nella
capitale polacca in conseguenza dell'ingresso della Repubblica federale tedesca nella Nato. Un
comando con sede a Mosca e guidato da un generale sovietico dirigeva un sistema di difesa
militare integrato. Venne sciolto a partire dal 1989, con il ritiro delle truppe sovietiche di stanza
nei paesi alleati.
8. NATO
(North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del patto dell'Atlantico settentrionale).
Organismo internazionale politico-militare creato con il Patto atlantico il 4 aprile 1949 a
Washington tra dieci paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Islanda, Italia,
Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo) e due paesi americani (Canada e Usa), cui si
aggiunsero Grecia e Turchia (1952), Repubblica federale tedesca (1955) e Spagna (1982). Nel 1966
la Francia uscì dall'alleanza. Il testo del patto prevedeva la collaborazione politica, economica e
militare per garantire la difesa collettiva in caso di aggressione contro uno dei paesi aderenti. La
Nato dispone di una complessa struttura diretta da un Consiglio atlantico e coordinata da un
segretario generale. Le forze armate comuni, articolate in settori territoriali di competenza, sono
sotto gli ordini di un comandante supremo. Voluta dagli Usa per fronteggiare la minaccia di
espansionismo sovietico in Europa, la Nato resse il peso del confronto diretto con le forze del
Patto di Varsavia negli anni della guerra fredda, prima sul piano degli armamenti convenzionali e
poi, dalla fine degli anni cinquanta, col dispiegamento delle armi nucleari. La fine della
contrapposizione dei blocchi, la dissoluzione dell'Urss (1991) e il processo di diminuzione
dell'impegno militare statunitense con la presidenza Clinton (1993) posero il problema di una
ridefinizione dei compiti dell'alleanza.
9. DECOLONIZZAZIONE
Il vasto processo che, dopo la Seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni settanta, portò
all'indipendenza di numerose nazioni asiatiche e africane e alla fine degli imperi coloniali europei.
Le cause principali dell'avvio di questo fenomeno furono il ridimensionamento delle potenze
europee di fronte ai due nuovi giganti contrapposti (Usa e Urss) e la crescita, nelle nazioni
sottomesse, di un'élite locale indipendentista già dagli anni venti e trenta. Fu l'Asia, maggiormente
coinvolta nelle vicende belliche per il ruolo del Giappone, a dare il via al processo di
decolonizzazione, con la conquista dell'indipendenza da parte dell'India e del Pakistan (1947), la
vittoria della rivoluzione comunista in Cina e il riconoscimento dell'indipendenza dell'Indonesia
(1949). Alla fine degli anni quaranta iniziò anche un profondo rimescolamento di carte nell'area
mediorientale (1946, indipendenza di Siria e Libano; 1948, nascita di Israele e Prima guerra araboisraeliana). Il processo investì anche i paesi africani a partire dagli anni cinquanta, dapprima
nell'Africa settentrionale (1951, Libia; 1956, Tunisia, Marocco e Sudan) e in seguito nell'Africa nera
(1957, Ghana; dal 1960 le altre nazioni).
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