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Sintesi capitolo 5: Gli Stati Uniti in guerra con Giappone e Germania
Il 22 giugno 1941 la Wehrmacht lanciò l'operazione Barbarossa contro l'Unione Sovietica. Potremo dire in ritardo visto
che quest'offensiva (in quanto anticomunista), soltanto un anno prima, sarebbe stata festeggiata negli USA. Ma nel '41
gli americani erano già troppo schierati con la Gran Bretagna per emozionarsi a questa mossa. Non a caso, l'elite di
potere, prima filofascista, dopo tale strategia cominciò ad intravedere la possibilità di fare grandi affari con i britannici,
nemici di Hitler.
Infatti, se la disputa tra tedeschi e russi si fosse perpetuata nel tempo, l'Inghilterra ne avrebbe ricavato ingenti
guadagni. E sebbene gli americani continuassero a ritenersi antisovietici e a desiderare la distruzione dello Stato
comunista, i soldi vennero considerati più importanti.
D'altronde, molti politici d'oltreoceano pensavano che la Russia, come prima di lei la Polonia e la Francia, non avrebbe
resistito molto all'attacco della Wehrmacht la cui potenza bellica aveva guadagnato, nel 1939 e nel 1940, la reputazione
di essere invincibile. Il comando militare americano calcolava che i sovietici avrebbero resistito da quattro a sei
settimane; […] lo stesso Roosevelt, che era molto ottimista, pensava che forse i sovietici avrebbero potuto sopravvivere
all'attacco nazista fino all'ottobre del 1941.
Non c'è da stupirsi dunque se alla richiesta di nuovi rifornimenti, Stalin venne ignorato dagli americani che tenevano a
prolungare il più possibile il conflitto su quel fronte per permettere alla Gran Bretagna di riprendersi dai precedenti
scontri.
L'ambasciatore americano nell'URSS, Laurence Steinhardt, segnalò con energia di non inviare aiuti, argomentando che
l'imminente collasso sovietico li avrebbe fatti finire nelle mani dei tedeschi.
Durante tutto il 1941 gli aiuti militari ai sovietici furono quindi insignificanti. Washington contava sulla vittoria tedesca e
stava già pianificando l'istallazione di governi non comunisti, al punto che Kerensky era già stato messo in allerta.
Quando però, nell'autunno del '41, l'esercito russo si rivelò un duro antagonista per la Wehrmacht, l'Unione Sovietica
iniziò ad essere guardata con occhi diversi: per la prima volta si stavano formando le basi per una proficua alleanza tra
URSS e Gran Bretagna, un'alleanza che avrebbe portato grandi vantaggi agli stessi americani.
L'URSS fu il primo paese a fermare Hitler. Con la controffensiva lanciata il 5 dicembre 1941, venne decretato il punto di
svolta della guerra a causa del fallimento del Blitzkreig sul fronte orientale.
Dal punto di vista delle grandi corporation americane questa situazione vide un'Unione sovietica utile per la
sopravvivenza militare ed economica del loro principale cliente, l'Inghilterra appunto.
Questo panorama si fece ancora più favorevole quando anche i sovietici divennero un ottimo punto di riferimento per gli
affari. A dimostrazione di ciò, nel novembre del '41, Washington decise di estendere il credito a Mosca e di firmare un
accordo Lend-lease proprio con l'URSS.
Così, il trionfo nazista sui sovietici tanto atteso, nonostante Hitler avesse fatto esattamente quello che in precedenza
l'elite di potere americano si aspettasse da lui, adesso non era più desiderabile, perché avrebbe compromesso
irreparabilmente i vantaggi che gli USA potevano trarre dal nuovo scenario bellico europeo, sebbene gli uomini d'affari
d'oltreoceano rimanessero nell'intimo anticomunisti.
Nel profondo, infatti, in molti si auguravano che la guerra sul fronte orientale durasse abbastanza da indebolire
entrambi i contendenti. A prova di ciò vi è una dichiarazione del giugno ‘41, pronunciata dal senatore Harry Truman: "
Se vedremo che la Germania sta vincendo, aiuteremo la Russia e quando starà vincendo la Russia aiuteremo la
Germania in modo che entrambi si logorino il più possibile "
Abbiamo capito quindi che, alla fine del 1941, la guerra sul fronte orientale rese l'Unione Sovietica per la prima volta,
non più un nemico, ma un nuovo considerevole mercato per l'industria americana.
Gli USA, da quel momento, infatti, fornirono mezzi di trasporto e alimentari, facendo bene attenzione a non sbilanciarsi
troppo, per non risultare decisivi nella vittoria sovietica contro Hitler.
Siamo certi di questo perché le consegne del materiale americano non furono significative prima del 1942 e non
rappresentarono mai più del 4 o 5 per cento della produzione sovietica complessiva che, tra l'altro, se la cavava
benissimo da sola vista la costruzione di blindati pesanti di alta qualità.
Inoltre c'è da evidenziare che, mentre aiutavano l'URSS, gli americani assistevano, anche se non ufficialmente, i
tedeschi, fornendo loro massicce quantità di petrolio attraverso paesi neutrali come la Spagna, al punto che, quell'anno,
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gli USA raggiunsero il 94 per cento delle importazioni tedesche.
Senza il loro carburante, quindi, la Germania non sarebbe stata in grado di attaccare l'Unione Sovietica
Questo spiega la graduale ripresa degli USA dalla Grande Depressione.
Uno dei maggiori vantaggi degli Stati Uniti erano le fonti di approvvigionamento di materie prime a buon mercato nelle
antiche colonie spagnole come Porto Rico, Cuba, le Filippine e le Hawaii, conquistate e sfruttate da una nazione che si
proclamava campione nella difesa della libertà e della causa delle nazioni oppresse. Citando William Appleman
Williams: "Noi abbiamo mascherato il nostro imperialismo con la retorica della libertà".
Soltanto all'arrivo del Giappone, il dominio sul mercato internazionale degli americani venne intaccato. Il Giappone,
infatti, si stava lentamente imponendo con la violenza per mettere le mani sul Sudest Asiatico e sulla Cina.
Quando passava, costruiva un'economia chiusa alla concorrenza, spaventando parecchio gli USA che invece stavano
lottando perché le relazioni commerciali venissero tenute aperte, nonostante non volessero fare altrettanto con i proprio
feudi in America Latina.
Così nell'estate del 1941 gli americani insieme agli alleati inglesi e olandesi, si sentirono in dovere di imporre severe
sanzioni economiche al Giappone, tra cui un embargo sui prodotti petrolifici.
Infine, la nota dei Dieci Punti, che chiedeva il ritiro delle truppe giapponesi dalla Cina, scatenò la reazione nipponica,
concretizzata nell'attacco alla base navale di Pearl Harbour, il 7 dicembre del 1941. Quel giorno gli americani stabilirono
che era tempo di partecipare attivamente alla Guerra d'Oltreoceano, come sostiene Howard Zinn: "Non furono le
persecuzioni degli ebrei quello che portò gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale (…). Quello che li fece
precipitare pienamente alla guerra fu l'attacco giapponese alla base navale di Pearl Harbour (…). Fu l'attacco
giapponese a un'enclave dell'Impero americano nel Pacifico."
Non fosse che Hitler decise, l'11 dicembre 1941, di dichiarare guerra proprio agli Stati Uniti, in segno di solidarietà al
Giappone, gli USA avrebbero aspettato ancora un po' prima dell'intervento militare, come sostiene lo storico Hans W,
Gatzke: "Se la Germania non si fosse unita al Giappone (contro gli Stati Uniti), ogni speranza di aiuto giapponese contro
l'Unione Sovietica sarebbe svanita". Ma Hitler non aveva messo in conto che il Giappone non poteva permettersi il lusso
di mantenere due fronti di guerra.
Quando gli Stati Uniti, alleati con Gran Bretagna e Russia, presero direttamente parte al conflitto, si inziò a parlare di
Guerra Mondiale.
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In questa unità
Testo: Progetto Novecento
metaredazione: Donatella Piacentino
editore: BBN
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