Il 2° dopoguerra
La Seconda guerra mondiale determinò enormi conseguenze politiche ed economiche. Tra le nazioni vincitrici, la
Francia e la Gran Bretagna persero progressivamente i loro imperi coloniali e il ruolo di grandi potenze passò a Stati
Uniti e Unione Sovietica.
Le due nuove superpotenze presentavano caratteristiche comuni: erano molto estese, possedevano immense risorse
naturali e una vasta organizzazione industriale, miravano entrambe a una politica imperialistica. Erano però fondate su
sistemi sociali, politici ed economici differenti. Capitalismo, democrazia, ampie libertà individuali, ma anche forti
disuguaglianze sociali tra ricchi e poveri erano le caratteristiche degli Stati Uniti. LURSS invece era un paese socialista,
soggetto alla dittatura del Partito comunista, caratterizzato dalla negazione delle libertà fondamentali, ma anche da una
limitazione degli squilibri sociali, anche se in condizioni generali di scarso benessere.
L'ONU
L'Organizzazione delle nazioni unite (ONU) fu creata al posto della vecchia Società delle nazioni. L’obiettivo era
«salvare le generazioni future dal flagello della guerra» e «promuovere il progresso economico e sociale di tutti i
popoli». Ma l'Assemblea generale dell'ONU, alla quale partecipavano i cinquanta stati membri, non poteva imporre
decisioni. I provvedimenti più importanti, che giungevano sino all'intervento armato, spettavano al Consiglio di
sicurezza, composto inizialmente da undici membri, di cui cinque permanenti (Stati Uniti, URSS, Gran Bretagna,
Francia e Cina) e sei eletti a turno fra gli altri stati. Ciascuno dei membri permanenti godeva del diritto di veto, con il
quale poteva bloccare ogni decisione.
Contrasti fra le due superpotenze
Fin dagli ultimi mesi di guerra le superpotenze avevano abbandonato la collaborazione. Sovietici e Americani cercarono
di controllare quanti più territori fosse possibile. I Sovietici non si limitarono a circondarsi di una serie di stati amici, ma
imposero loro un regime comunista strettamente controllato da Mosca. Il mondo si trovò diviso in due blocchi
contrapposti, tra i quali iniziò la cosiddetta guerra fredda. Con questa espressione si intendeva un clima di ostilità, nel
quale ciascuna delle due superpotenze cercava di assicurarsi il controllo dei territori sui quali non era stata ancora presa
una decisione. Si parlava perciò di «guerra», in quanto vi era una competizione per la supremazia mondiale. Però la si
chiamava «fredda», perché USA e URSS non combattevano direttamente tra loro: se una delle due superpotenze
interveniva in un certo conflitto, l'altra lo faceva solo indirettamente, cioè attraverso paesi alleati.
La divisione della Germania
Dal 1947, gli Alleati unirono le loro zone d'occupazione, in previsione della ricostituzione di uno stato tedesco. Nel
giugno 1948 Stalin bloccò le vie d'accesso a Berlino e impedendo i rifornimenti alla parte occidentale della città. Gli
Stati Uniti organizzarono un gigantesco ponte aereo in grado di rifornire Berlino ovest; nel maggio del 1949 i Sovietici
tolsero il blocco, diventato inefficace. Nello stesso mese, nella Germania occidentale fu proclamata la Repubblica
federale tedesca, con capitale Bonn. Il nuovo stato ebbe una Costituzione di tipo democratico-parlamentare e
un'economia capitalista. Stalin creò, nella parte orientale, la Repubblica democratica tedesca, con capitale a Pankow (un
sobborgo di Berlino) e con un ordinamento simile e subordinato a quello dell'URSS.
NATO e patto di Varsavia
Nell' aprile dello stesso anno era stato firmato a Washington il Patto atlantico, un'alleanza dotata di una propria
organizzazione militare, la NATO, alla quale aderirono numerosi paesi fra i quali l’Italia. In risposta, l'URSS strinse
un'alleanza militare, il Patto di Varsavia, con i paesi che aveva subordinato a sé.
La situazione di continuo attrito tra i due blocchi portò a una corsa agli armamenti, soprattutto nel settore atomico. Si
corse il rischio di vederne gli effetti devastanti. L’occasione fu il conflitto scoppiato in Corea (1950-1953), la quale, in
base ad accordi tra gli Alleati, era stata divisa in due zone delimitate dal 38° parallelo: la Corea del nord, comunista, e la
Corea del sud, con un'economia capitalistica. Nel 1950 le due Coree entrarono in guerra tra loro. Gli USA, a nome
dell'ONU, appoggiarono la Corea del sud. A fianco dei Nordcoreani si schierò la Cina, dove si era instaurato dal 1949
un governo comunista. La tensione tra i due blocchi divenne altissima e alcuni generali americani insistevano per usare
l'atomica. Ma il presidente USA si oppose e avviò trattative con la Corea del nord. La guerra si concluse nel 1953 con
un nulla di fatto: fu infatti confermata l'esistenza di due stati, divisi dal 38° parallelo.
I paesi dell’Est e l’URSS
In tutti i paesi liberati dall'Armata rossa, furono imposti regimi comunisti strettamente controllati dall'Unione Sovietica,
in Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Cecoslovacchia si formarono da principio governi di coalizione, nei quali i
comunisti erano talora in netta minoranza (ad esempio in Ungheria). Ma, grazie alla presenza delle forze armate
sovietiche, in pochi anni essi si impadronirono di tutto il potere, mettendo fuori legge gli altri partiti ed eliminando gli
oppositori. La sottomissione dei paesi socialisti all'Unione Sovietica non fu solo politica, ma anche economica.
Inizialmente essi ebbero una notevole crescita produttiva e una trasformazione in senso industriale della loro economia;
ma tale sviluppo fu organizzato in modo da non fare concorrenza a quello sovietico.
Gli aiuti USA ai paesi occidentali
Nei paesi occidentali la ricostruzione avvenne soprattutto grazie agli aiuti americani, in particolare attraverso il
cosiddetto piano Marshall: gli Stati Uniti concessero agli Europei denaro, macchinari, merci. Il piano Marshall non solo
rese possibile la ricostruzione, ma permise di superare nell'arco di pochissimi anni il livello di produzione precedente
alla guerra. Gli aiuti però furono sottoposti ad alcuni vincoli: a) l'obbligo di acquistare una determinata quantità di
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prodotti industriali dagli Stati Uniti; b) l'impiego dei capitali in settori che non fossero in concorrenza con l'industria
americana; c) l'allontanamento dai governi dei partiti di Sinistra, come in effetti avvenne in Francia e in Italia.
L’equilibrio del terrore e la coesistenza pacifica
Dalla seconda metà degli anni '50, alla fase più acuta della guerra fredda si sostituì la cosiddetta distensione o
coesistenza pacifica tra i due blocchi. Le superpotenze si erano rese conto che con i nuovi armamenti nucleari nessuna
delle due sarebbe stata in grado di prevalere sull' altra. Inoltre la guerra atomica rappresentava un pericolo gravissimo
per la stessa sopravvivenza del proprio popolo e dell'intera umanità. Questo equilibrio del terrore, come fu definito,
obbligò Stati Uniti e URSS alla convivenza e alla ricerca di una strada che limitasse il più possibile il rischio di una
guerra diretta.
Il muro si Berlino, la crisi di Cuba, il Vietnam
All'inizio degli anni '60 le relazioni tra USA e URSS tornano a peggiorare a causa di un grave incidente: un aereo-spia
americano venne abbattuto dai Sovietici nei loro cieli. La tensione tra le due superpotenze salì vertiginosamente e, nell'
agosto del 1961, l'Unione Sovietica fece costruire a Berlino un muro di cemento armato che divideva in due la città e
impediva le numerose fughe verso la parte occidentale.
Il presidente USA Kennedy, tentò di conciliare la politica della distensione con quella del riarmo per difendere i punti
ritenuti di vitale interesse per gli Stati Uniti, come Berlino e Cuba. Qui nel 1959 Fidel Castro aveva abbattuto il governo
filo americano di Batista, dando vita a sua volta a una dittatura di tipo comunista. Nel 1961 Kennedy tentò di rovesciare
il regime castrista attraverso una spedizione di mercenari cubani. In risposta all'azione statunitense, che per altro fallì,
l'Unione Sovietica aumentò gli aiuti economici e militari a Cuba e cominciò a installarvi basi per il lancio di missili
nucleari. Quando queste basi furono scoperte da aerei-spia americani, Kennedy ordinò il blocco navale attorno all'isola
per impedire l'accesso alle navi sovietiche. Per sei giorni (16-21 ottobre 1962) il mondo corse il pericolo di uno scontro
nucleare tra le due superpotenze. Alla fine Kruscev (il leader sovietico succeduto a Stalin) accettò di togliere le basi
missilistiche in cambio della promessa americana di non compiere azioni militari contro Cuba.
Nonostante alcuni tentativi di dialogo, nel complesso i rapporti tra le due superpotenze tornarono a essere alquanto
freddi.
Negli anni '60 e '70 ci furono interventi armati in cui le superpotenze s'impegnarono per allargare o difendere la propria
area d'influenza. Da parte americana l'atto più clamoroso di questa nuova forma di imperialismo fu la Guerra del
Vietnam. Questo paese del Sud-est asiatico fin dal 1955 si formarono due stati: vita nella zona meridionale uno stato
capitalista appoggiato dagli USA (con capitale Saigon). A nord, uno stato comunista (con capitale Hanoi). Nel Vietnam
del sud si sviluppò, con l'aiuto del Vietnam del nord e di altri paesi comunisti, un Fronte di liberazione nazionale (il
Vietcong), che con la guerriglia si proponeva di riunificare il paese. Presto il Vietcong, che godeva di notevole consenso
tra la popolazione, acquisì il controllo di buona parte del territorio. Anche in Laos e in Cambogia sorsero movimenti
simili a quello vietnamita. Kennedy, preoccupato, inviò in Vietnam decine di migliaia di «consiglieri militari», che
erano in realtà istruttori e soldati specializzati. Il presidente successsivo, Johnson, ritenne tale intervento insufficiente e,
tra il 1964 e il 1967, accrebbe l'invio di soldati americani, fino a raggiungere il numero di oltre mezzo milione di
uomini. Gli Americani, sebbene disponessero di mezzi militari superiori a quelli vietnamiti, si trovarono presto in
difficoltà. L'esercito statunitense combatteva in un territorio che gli era molto ostile. Il presidente Nixon nel 1973
ordinò il graduale ritiro dei soldati americani, affidando la difesa di Saigon a truppe vietnamite, che non furono però in
grado di resistere all' offensiva dei guerriglieri appoggiati in forze dal Vietnam del nord. Il Vietnam venne riunificato in
un solo stato a regime comunista. Contemporaneamente anche in Laos e Cambogia salirono al potere i comunisti che
avevano guidato la guerriglia.
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