Prof.ssa Carla Fiori Appunti di Algebra Superiore Laurea Magistrale in Matematica Univertisà di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di Matematica Pura e Applicata Questo documento è stato scritto in LATEX utilizzando l’editor LYX. I diagrammi invece sono stati prodotti utilizzando XY-Pic. Quest’opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons AttribuzioneNon commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA. \ = $ BY: Alcuni diritti riservati 2006-2007 This work is licensed under the Creative Commons Attribution-NoncommercialNo Derivative Works 2.5 Italy License. To view a copy of this license, visit http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ or send a letter to Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA. \ = $ BY: Some Rights Reserved 2006-2007 Prefazione Questi appunti raccolgono le lezioni del corso di Algebra Superiore tenute dalla Professoressa Carla Fiori presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. L’algebra non é che la geometria scritta; la geometria non é che l’algebra figurata. Sophie Germain i Indice Prefazione i Capitolo 1. Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 1. Definizioni ed Esempi 2. Insiemi di permutazioni e strutture di incidenza 1 1 4 Capitolo 2. Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 1. Definizioni e teoremi 2. Considerazioni finali e problemi aperti 7 7 16 Capitolo 3. Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 1. Definizioni e teoremi 2. Esempi di Quasicorpi associativi non planari 17 17 25 Capitolo 4. Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 1. Introduzione 2. Il gruppo proiettivo lineare P GL(2, K) 3. Il gruppo proiettivo semilineare P ΓL(2, K) 4. Il gruppo proiettivo lineare speciale P SL(2, K) 5. Esempi di insiemi (non gruppi) strettamente 3-transitivi 6. Problemi aperti 28 28 29 30 32 33 34 Capitolo 5. Insiemi e gruppi k-transitivi, k ≥ 4. 35 Capitolo 6. Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 1. Definizioni e Teorema di Witt 2. Estensione di insiemi di permutazioni k-transitivi 3. Estensione di gruppi di permutazioni k-transitivi 36 36 38 41 Capitolo 7. Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 1. Esempi di estensioni di gruppi k-transitivi 2. Esempi di estensioni di insiemi k-transitivi 46 46 51 Capitolo 8. Gruppi e Insiemi k-omogenei. 54 Capitolo 9. Trasformazione di (k,n)-strutture 1. Definizioni e prime proprietà 55 55 ii INDICE 2. Piani di Moulton 3. Trasformazione di Insiemi di Permutazioni 4. Trasformazione di gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi su insiemi finiti iii 59 60 63 CAPITOLO 1 Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 1. Definizioni ed Esempi Definizione 1.1.1. Siano P e B due insiemi non vuoti tali che P ∩ B = ∅. Sia I ⊆ P × B. La terna (P, B, I) prende il nome di struttura di incidenza. Gli elementi di P sono detti punti, gli elementi di B sono detti blocchi, I è detta relazione di incidenza o semplicemente incidenza. Un punto p ∈ P è incidente ad un blocco B ∈ B se (p, B) ∈ I. 0 0 Definizione 1.1.2. Due strutture di incidenza (P, B, I) e P , B , = si dicono isomorfe se esiste una applicazione ϕ tale che: 0 0 (1) ϕ(P) = P , ϕ(B) = B ; (2) ϕ è biunivoca; (3) pIB se e solo se ϕ(P ) = ϕ(B) per ogni p ∈ P e B ∈ B. Considerata una struttura di incidenza (P, B, I), essa é sempre isomorfa ad una struttura in cui la relazione di incidenza é l’appartenenza 00∈ 00 . Infatti per ogni B ∈ B sia B ∗ = {p ∈ P | pIB} e sia B ∗ = {B ∗ | B ∈ B}; la struttura (P, B ∗ , ∈) é banalmente isomorfa alla struttura (P, B, I) nell’isomorfismo ϕ definito da ϕ (p) = p per ogni p ∈ P e ϕ(B) = B ∗ per ogni B ∈ B. Di norma una struttura di incidenza è indicata con la coppia (P, B) sottointendendo che la relazione di incidenza è l’appartenenza. Una struttura di incidenza si dice finita se tali sono P e B. Ad ogni struttura di incidenza finita resta associata una matrice ∆ detta matrice di incidenza nel seguente modo.¯ In P e in B si fissi un ordinamento; sia P = {p1 , ..., pm } e B = {B1 , ..., Bn }, ciò è sempre possibile perchè P e B sono insiemi finiti. La matrice ∆ è così definita: (1) ∆ = [Ih,k ] , 1 ⇔ ph I Bk h = 1, ..., m Ih,k = con . 0 ⇔ ph 6 I Bk k = 1, ..., n 1 CAPITOLO 1 - Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 2 Viceversa se si fissano due insiemi P e B rispettivamente di m ed n oggetti ed un ordinamento in ciascuno di essi, data comunque una matrice ∆ ad m righe ed n colonne ad elmenti 0 e 1, per (1) rimane definita una incidenza I ⊆ P × B e quindi una struttura di incidenza (P, B, I). Lo studio delle strutture di incidenza finite equivale a quello delle matrici m × n con elementi 0 e 1. Esempio 1.1.3. P = {x1 , x2 , x3 , x4 , x5 , x6 }, B = {y1 , y2 , y3 } I = {(x1 , y2 ), (x1 , y3 ), (x2 , y3 ), (x4 , y2 ), (x4 , y3 ), (x6 , y1 ), (x6 , y2 ), (x6 , y3 )} x1 x2 x3 x4 x5 x6 y1 y2 y3 0 1 1 0 0 1 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 1 1 Esempio 1.1.4. P 6= ∅, B 6= ∅, I = P × B. Nel caso P e B siano finiti, fissati in essi un ordinamento, la matrice di incidenza è costituita tutta da elementi 1. Esempio 1.1.5. P 6= ∅, B 6= ∅, I = ∅. Nel caso P e B siano finiti, fissato in essi un ordinamento, la matrice di incidenza associata è costituita tutta da elementi 0. Esempio 1.1.6. Sia Q un quadrato del piano euclideo, P l’insieme dei vertici del quadrato e B l’insieme dei lati e delle diagonali di Q. Diremo che un punto x ∈ P è incidente a un blocco y ∈ B, se il punto x appartiene alla retta y. (P, B, I) è una struttura di incidenza. E’ immediato verificare che in tale struttura ogni punto è incidente a tre blocchi distinti, fissato comunque un blocco esistono esattamente due punti incidenti ad esso. CAPITOLO 1 - Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 3 ?x1 x2 ?? ?? ?? ?? ?? ??? ?? ? x4 x3 (P, B, I) è un esempio di struttura di piano affine finito. Ci possiamo proporre di costruire la matrice di incidenza di questa struttura. Ordinati i punti e i blocchi in modo che x1 , x2 , x3 , x4 siano i vertici consecutivi di Q, yi sia il lato di Q di vertici xi , xi+1 (i = 1, 2, 3), y4 quello di vertici x4 , x1 ed inoltre y5 e y6 le diagonali di vertici rispettivamente x1 , x3 e x2 , x4 , la matrice di incidenza risulta essere la seguente: y1 y2 y3 y4 y5 y6 x1 1 0 0 1 1 0 x2 1 1 0 0 0 1 x3 0 1 1 0 1 0 x4 0 0 1 1 0 1 Osserviamo che in tale matrice ogni riga possiede esattamente tre elementi uguali ad 1, il che equivale a dire che ogni punto è incidente esattamente a tre rette. Inoltre ogni colonna ha esattamente due elementi 1, il che equivale a dire che ogni retta è incidente a due punti. Ancora, fissate comunque due righe distinte, esiste una sola colonna che le interseca ambedue nell’elemento 1 e ciò equivale a dire che due punti sono incidenti a una sola retta. Esempio 1.1.7. Sia K un campo qualsiasi. Sia P = K 2 , B = {r | r : ax + by + c = 0 , a, b, c ∈ K ; a, b non entrambi nulli} l’insieme delle equazioni di 1◦ grado a due incognite a coefficienti in K. Definiamo I ⊆ P × B: (x, y) ∈ K 2 è incidente ad un blocco r ∈ B se la coppia (x, y) soddisfa l’equazione espressa da r. (P, B, I) è una struttura di incidenza. Questa è una struttura di piano affine. Se K è il campo delle classi resto modulo 2, si ottiene l’esempio 1.1.6 . CAPITOLO 1 - Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 4 2. Insiemi di permutazioni e strutture di incidenza Definizione 1.2.1. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E. La coppia (E, G) individua una struttura di incidenza. Definiamo punti gli elementi dell’insieme P = E × E. Per ogni α ∈ G definiamo blocco l’insieme Bα = {(x, α(x)) | x ∈ E} e definiamo blocchi della struttura l’insieme B = {Bα | α ∈ G}. La struttura (P, B) così determinata è detta struttura di incidenza associata all’insieme di permutazioni G, essa viene solitamente indicata con (E 2 , G). Oltre ai blocchi, nella struttura (E 2 , G) rimangono determinati particolari insiemi di punti fra cui i seguenti. Per ogni a ∈ E siano [a]1 = {(a, y) | y ∈ E} , [a]2 = {(x, a) | x ∈ E} , G1 = {[a]1 | a ∈ E} , G2 = {[a]2 | a ∈ E} . Gli elementi di G = G1 ∪ G2 sono detti generatori. Definizione 1.2.2. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E. Nella struttura di incidenza (E 2 , G) due punti p, q ∈ E 2 si dicono dipendenti se appartengono allo stesso generatore, in caso contrario si dicono indipendenti. Più punti p1 , p2 ..., ph ∈ E 2 si dicono indipendenti se sono a due a due indipendenti. La struttura (E 2 , G) e le famiglie G1 e G2 di generatori, godono di alcune proprietà di immediata verifica: (1) Due elementi distinti di G1 (rispettivamente G2 ) sono disgiunti ed hanno la stessa cardinalità, che è la cardianlità di E. (2) Gli elementi di G1 (rispettivamente G2 ) formano una partizione di P, le cui classi sono i generatori di G1 (rispettivamente G2 ). Per la proprietà (1) le classi della partizione hanno la stessa cardinalità, che è la cardinalità di E. (3) Ogni punto appartiene esattamente ad un generatore di G1 ed ad un generatore di G2 . (4) Ogni blocco ha la stessa cardinalità di ogni generatore, che è la cardinalità di E. (5) Ogni blocco ha in comune con ogni generatore esattamente un punto. Queste sono proprietà che caratterizzano l’insieme G, ossia se valgono queste proprietà allora rimane determinato un insieme G di permutazioni. Infatti vale il seguente teorema. CAPITOLO 1 - Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 5 Teorema 1.2.3. Sia (P, B) una struttura di incidenza tale che esistono due partizioni G1 e G2 dei punti e si abbia: (1) |g| = |h| per ogni g, h ∈ G1 ∪ G2 ; (2) |g ∩ h| = 1 per ogni g ∈ G1 , per ogni h ∈ G2 ; (3) |B ∩ g| = 1 per ogni B ∈ B, per ogni g ∈ G1 ∪ G2 . Allora esistono un insieme E e un insieme G di permutazioni su E tali che (P, B) è la struttura (E 2 , G) associata a G. Dimostrazione. Per la (2) ogni elemento di G1 interseca un elemento di G2 in esattamente un punto e pertanto per ogni g ∈ G1 si ha |g| = |G2 |. Analogamente per ogni h ∈ G2 si ha |h| = |G1 |. Per la (1) segue pertanto |G1 | = |g| = |h| = |G2 |. Sia E un insieme di indici tale che |E| = |G1 |; indichiamo gli elementi di G1 con A1 , A2 , .... , Ai , ... con i ∈ E e indichiamo con B1 , B2 , ..., Bj , ... con j ∈ E gli elementi di G2 . Gli elementi di P risultano in corrispondenza biunivoca con gli elementi di E × E, infatti per ogni p ∈ P basta porre p = (i, j) se p ∈ Ai ∩ Bj . A partire da ogni blocco B ∈ B definiamo l’applicazione αB : E → E, αB (x) = y se (x, y) ∈ B. Per come definita, αB è una applicazione biunivoca (permutazione) di E in sè. Sia G = {αB | B ∈ B} ; la struttura (P, B) è isomorfa alla struttura (E 2 , G). Esempio 1.2.4. Sia E = {1, 2, 3}. Consideriamo G = {α = id., β = (123), γ = (12), δ = (13)} . Definiamo P = E × E insieme dei punti. Inoltre a partire dalle permutazioni che sono elementi di G definiamo: Bα = {(1, 1), (2, 2), (3, 3)} , Bβ = {(1, 2), (2, 3), (3, 1)} , Bγ = {(1, 2), (2, 1), (3, 3)} , Bδ = {(1, 3), (3, 1), (2, 2)} . Definiamo B = {Bα , Bβ , Bγ , Bδ } insieme dei blocchi. (P, B) è la struttura di incidenza associata all’insieme di permutazioni G. Solitamente è indicata con (E 2 , G). Generatori: 1 ∈ E ⇒ [1]1 = {(1, y) | y ∈ E} = {(1, 1), (1, 2), (1, 3)} 2 ∈ E ⇒ [2]1 = {(2, y) | y ∈ E} = {(2, 1), (2, 2), (2, 3)} 3 ∈ E ⇒ [3]1 = {(3, y) | y ∈ E} = {(3, 1), (3, 2), (3, 3)} . G1 = {[1]1 , [2]1 , [3]1 } , è un insieme di generatori che è una partizione di P ossia due generatori distinti di G1 sono disgiunti e inoltre l’unione dei generatori di G1 ricopre l’insieme P. Analogamente si definisce l’insieme di generatori G2 = {[1]2 , [2]2 , [3]2 }, dove CAPITOLO 1 - Strutture di incidenza e insiemi di permutazioni 6 [1]2 = {(x, 1) | x ∈ E} = {(1, 1), (2, 1), (3, 1)} [2]2 = {(x, 2) | x ∈ E} = {(1, 2), (2, 2), (3, 2)} [3]2 = {(x, 3) | x ∈ E} = {(1, 3), (2, 3), (3, 3)} . • Preso un blocco e un generatore, qual’è la loro intersezione? Esempio: Bγ ∩ [1]2 = {(2, 1)} . Più in generale possiamo scrivere Bϕ ∩ [a]1 = {(a, ϕ(a))} Bϕ ∩ [b]2 = (ϕ−1 (b), b) . • A partire da un qualunque blocco della struttura (E 2 , B) si costruisce una permutazione. Esempio: consideriamo il blocco Bδ = {(1, 3), (3, 1), (2, 2)}, definiamo φBδ : E → E 1 7−→ 3 2 7−→ 2 3 7−→ 1 φBδ risulta un’applicazione biettiva perchè per ogni x ∈ E esiste ed è unico l’elemento di Bδ appartenente a [x]1 (e pertanto φBδ è applicazione); inoltre per ogni (x, y) ∈ Bδ esiste ed è unico [y]2 con Bδ ∩ [y]2 = {(x, y)} (e pertanto φBδ suriettiva, anzi φBδ biettiva). Esempio 1.2.5. Siano P = R × R, B = {r | r : y = mx + n , m ∈ R∗ , n ∈ R} . A partire dal blocco y = mx + n rimane definita la permutazione α : R → R, α(x) = mx + n. (P, B) è una struttura di incidenza. Quali sono i generatori? [a]1 = {(a, y)|y ∈ R} [b]2 = {(x, b)|x ∈ R}. CAPITOLO 2 Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 1. Definizioni e teoremi Definizione 2.1.1. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E e sia k ∈ N∗ . G si dice k-transitivo su E se per ogni (x1 , ..., xk ), (y1 , ..., yk ) con xi , yi ∈ E tali che xi 6= xj , yi 6= yj se i 6= j esiste α ∈ G tale che α(xi ) = yi con i = 1, ..., k. Se α è unica, G si dice strettamente k-transitivo. Gli insiemi strettamente 1-transitivi sono anche detti regolari . L’insieme G si dice transitivo su E se è almeno 1-transitivo su E. Esempio 2.1.2. Sia R il campo dei numeri reali, per ogni a ∈ R sia αa : R → R , αa (x) = 2x + a e sia G = {αa | ∈ R} . G é un insieme strettamente 1-transitivo su R. Infatti comunque presi r, s ∈ R esiste (ed é unica) la permutazione αs−2r ∈ G tale che αs−2r (r) = s. Gli insiemi di permutazioni strettamente k-transitivi su un insieme E, finito o no, hanno una particolare importanza perchè rappresentano strutture geometriche fondamentali. Nota 2.1.3. Sia G un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su un insieme E finito, |E| = n. Si possono contare gli elementi di G, infatti fissata una k-upla (a1 , a2 , ..ak ) di elementi distinti di E, per la stretta k-transitività, gli elementi di G sono tanti quante sono le possibili immagini di (a1 , a2 , ..ak ), basta quindi contare le k-uple di elementi distinti di E. Risulta pertanto |G| = Dn,k = n(n − 1) · ... · (n − k + 1). In particolare se G è regolare su E si ha |G| = |E| = n. 7 CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 8 Teorema 2.1.4. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E. Fissata α ∈ G, l’insieme α−1 G è ancora un insieme di permutazioni su E e pertanto rimangono determinate le strutture (E 2 , G) e (E 2 , α−1 G). Si ha che (E 2 , G) è isomorfo a (E 2 , α−1 G) ed inoltre id ∈ G oppure id ∈ α−1 G. Dimostrazione. Sia ϕ : (E 2 , G) −→ (E 2 , α−1 G) così definita: ϕ(x, y) = (x, α−1 (y)) per ogni (x, y) ∈ E 2 . ϕ(β) = α−1 β per ogni β∈G E’ di immediata verifica che ϕ è un isomorfismo di (E 2 , G) in (E 2 , α−1 G) perché ϕ é una applicazione biettiva, inoltre se G non contiene l’identità si ha che α−1 α ∈ α−1 G e pertanto l’identità appartiene ad α−1 G. Il teorema 2.1.4 assicura che, senza ledere in generalità, nello studio di una struttura di incidenza (E 2 , G) si può sempre supporre id ∈ G. si dicono dipendenti se appartengono allo stesso generatore, in caso contrario si dicono indipendenti. Più punti p1 , p2 ..., ph ∈ E 2 si dicono indipendenti se sono a due a due indipendenti. Teorema 2.1.5. Sia G un insieme di permutazioni strettamente k-transitvo su un insieme E e sia (E 2 , G) la struttura ad esso associata. Se p1 , p2 , ..., pk ∈ E 2 sono punti indipendenti allora esiste ed è unico il blocco che li contiene. Dimostrazione. Siano pi = (xi , yi ), i = 1, ..., k, punti indipendenti di E 2 . Siccome i punti sono indipendenti, per i 6= j risulta xi 6= xj , yi 6= yj . Per la stretta k-transitività di G esiste ed è unica la permutazione α ∈ G tale che α(xi ) = yi , i = 1, ..., k, e pertanto in (E 2 , G) α é il blocco cercato. Nota 2.1.6. La relazione fra gli insiemi di permutazioni strettamente k-transitivi e le strutture di incidenza associate è un legame fra l’algebra e la geometria che permette di affrontare lo studio di strutture geometriche con l’algebra e viceversa permette di dare una lettura geometrica di problemi algebrici. Un notevole esempio è la relazione tra insiemi di permutazioni e piani affini. Richiamiamo la definizione di piano affine. Definizione 2.1.7. La struttura di incidenza (P, R) è detta piano affine se: (1) comunque presi p, q ∈ P, p 6= q, esiste ed è unico R ∈ R tale che p, q ∈ R; (2) per ogni p ∈ P, per ogni R ∈ R con p ∈ / R, esiste ed è unico S ∈ R tale che p ∈ S e S ∩ R = ∅; (3) esistono almeno 3 punti non appartenenti ad uno stesso elemento di R. Un piano affine con un numero finito di punti é detto di ordine n se |R| = n per ogni R ∈ R. CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 9 Teorema 2.1.8. Sia G un insieme di permutazioni strettamente 2-transitivo su un insieme E finito con |E| = n, n ≥ 2. La struttura (E 2 , G) associata a G determina un piano affine di ordine n. Dimostrazione. Si definiscono punti gli elementi dell’ insieme P = E 2 , rette gli elementi dell’ insieme R dati dai blocchi e dai generatori di (E 2 , G). (1) Siano (x1 , y1 ), (x2 , y2 ) ∈ P. Se x1 = x2 l’unica retta che li contiene è il generatore [x1 ]1 . Se y1 = y2 l’unica retta che li contiene è il generatore [y1 ]2 . Se x1 6= x2 , y1 6= y2 allora per la stretta 2-transitività c’è un unico blocco (non generatore) che li contiene. (2) Per le proprietà delle strutture di incidenza associate agli insiemi di permutazioni, per il teorema 1.2.3 ed essendo G strettamente 2-transitivo, si ha che: • se p = (x̄, ȳ) ∈ P, [a]1 ∈ R, a 6= x̄, allora l’unica retta di R passante per p e disgiunta da [a]1 è la retta [x̄]1 ; • se p = (x̄, ȳ) ∈ P, [b]2 ∈ R, ȳ 6= b, allora l’unica retta di R passante per p e disgiunta da [b]2 è la retta [ȳ]2 ; • se p = (x̄, ȳ) ∈ P, Bα ∈ R, α(x̄) 6= ȳ, allora esiste ed è unico Bγ ∈ R tale che ȳ = γ(x̄) (ossia p ∈ Bγ ) e Bα ∩ Bγ = ∅. Per dimostrare questo iniziamo con il contare le rette passanti per p. Considerato [z]1 con z 6= x̄, su [z]1 ci sono esattamente n − 1 punti indipendenti da p che individuano altrettante rette per p ( l’unico punto di [z]1 dipendente da p è (z, ȳ)); oltre a queste rette ci sono esattamente altre due rette per p, sono le rette-generatori [x̄]1 e [ȳ]2 che sono sicuramente diverse dalle precedenti n − 1 perchè [x̄]1 6= [z]1 . Si conclude che per p passano esattamente (n − 1) + 2 = n + 1 rette. Contiamo ora le rette per p intersecanti Bα : sono esattamente n − 2 perchè i punti di Bα indipendenti da p sono esattamente n − 2 ( devo escludere (x̄, α(x̄)) e (α−1 (ȳ), ȳ)). Si conclude pertanto che le rette per p non aventi punti in comune con Bα sono (n − 1) − (n − 2) = 1 ossia esiste ed è unica la retta passante per p non avente punti in comune con Bα . (3) Poiché |E| ≥ 2 esistono almeno 3 punti non appartenenti ad una stessa retta. Del teorema ora dimostrato vale anche il viceversa. Teorema 2.1.9. Sia π un piano affine di ordine n. Esso individua un insieme di permutazioni strettamente 2-transitivo su n elementi. CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 10 Dimostrazione. Posto E = {1, ... , n} fissiamo due fasci distinti di rette parallele G1 , G2 . Ciascuno di essi contiene n rette, sia G1 = {A1 , ..., An } e G2 = {B1 , ...Bn } . Per ogni p ∈ π esistono e sono unici Ai , Bj , tali che Ai ∩ Bj = {p} ; poniamo allora p = (i, j). Fissata una retta R con R ∈ / G1 e R ∈ / G2 definiamo αR : E −→ E , αR (x) = y se (x, y) ∈ R . Le applicazioni αR sono applicazioni biunivoche di E in sè, sono dunque permutazioni su E, perciò G = {αR | R ∈ π} è un insieme di permutazioni sull’insieme E. G è strettamente 2-transitivo su E: infatti siano (x1 , x2 ) e (y1 , y2 ) due coppie di elementi di E con x1 6= y1 e x2 6= y2 . Le coppie (x1 , x2 ), (y1 , y2 ) individuano due punti distinti del piano π e pertanto esiste ed è unica la retta R ∈ π tale che (x1 , x2 ) ∈ R e (y1 , y2 ) ∈ R con R 6∈ G1 ∪ G2 e quindi esiste ed è unica αR ∈ G tale che αR (xi ) = yi con i = 1, 2. Nota 2.1.10. I teoremi 2.1.8 e 2.1.9 valgono per E insieme finito. Se E non è finito la stretta 2-transitività non basta più per ottenere un piano affine. Questo sarà approfondito nel capitolo 3. Nota 2.1.11. Nel piano affine π di ordine n individuato da un insieme G strettamente 2-transitvo sull’insieme E, |E| = n, ogni fascio di rette parallele distinto dai fasci dei generatori è un insieme strettamente 1-transitivo su E. Di tali fasci ne esistono esattamente n−1 e pertanto esistono n−1 insiemi di permutazioni regolari e distinti che agiscono su n elementi. Approfondiamo lo studio dei gruppi e degli insiemi di permutazioni k-transitivi. Teorema 2.1.12. Sia G un gruppo di permutazioni su un insieme E. G è strettamente k-transitivo su E se e solo se G è k-transitivo su E e solo l’identità fissa k elementi comunque scelti in E. Dimostrazione. Sia G strettamente k-transitivo su E. E’ ovvio che G è k-transitivo su E; inoltre l’identità appartiene a G essendo questo un gruppo e l’identità fissa sempre k elementi comunque scelti in E. Infine l’identità è l’unico elemento di G che fissa k elementi di E perchè per ipotesi G è strettamente ktransitivo. Viceversa sia G k-transitivo su E e tale che solo l’identità fissa k elementi comunque scelti in E. Consideriamo due k-uple di elementi distinti di E, siano CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 11 (x1 , ..., xk ) e (y1 , ..., yk ) con xi 6= xj , yi 6= yj per i 6= j. Poichè G è k-transitivo esiste α ∈ G tale che α(xi ) = yi , i = 1, ... , k. Se esistesse anche β ∈ G tale che β(xi ) = yi , i = 1, ... , k, allora risulterebbe −1 β α ∈ G con β −1 α(xi ) = xi , i = 1, ... , k e pertanto dall’ ipotesi seguirebbe β −1 α = identità da cui α = β. Nota 2.1.13. Il teorema 2.1.12 non vale se G non é un gruppo. Definizione 2.1.14. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E e sia a ∈ E. Si chiama stabilizzatore di a l’insieme Ga = {α ∈ G | α(a) = a} . Se a1 , a2 , ..., ah ∈ E si chiama stabilizzatore di a1 , a2 , ..., ah l’insieme Ga1 ,...,ah = {α ∈ G | α(ai ) = ai con i = 1, ..., h} . Nota 2.1.15. Lo stabilizzatore di un elemento dipende dall’insieme di permutazioni G fissato ed ha un ruolo importante nello studio di G. Nota 2.1.16. Se G è un gruppo lo stabilizzatore di un elemento è un sottogruppo di G e quindi di Sym E. Teorema 2.1.17. Sia G un insieme di permutazioni k-transitivo su un insieme E e sia a ∈ E. Lo stabilizzatore Ga è un insieme (k-1)-transitivo su E − {a} . Dimostrazione. Fissiamo due (k-1)-uple in E − {a} , (x1 , x2 , ..., xk−1 ), (y1 , ..., yk−1 ) con xi 6= xj e yi 6= yj se i 6= j. Poichè G è k-transitivo su E esiste α ∈ G tale che a x1 x2 ... xk−1 α: a y1 y2 ... yk−1 e siccome α(a) = a si ha α ∈ Ga e pertanto Ga è (k-1)-transitivo su E − {a}. Nota 2.1.18. Se G è un gruppo k-transitivo su E e a ∈ E allora Ga è un gruppo (k-1)-transitivo su E − {a} . CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 12 Teorema 2.1.19. Sia G un gruppo di permutazioni su un insieme E, G transitivo su E e sia a ∈ E. Se Ga è (k-1)-transitivo su E −{a} (risp. strettamente (k-1)-transitivo su E − {a}), allora G è un gruppo di permutazioni k-transitivo su E (risp. strettamente k-transitivo su E). Dimostrazione. Siano (x1 , ..., xk ) e (y1 , ..., yk ) due k-uple di elementi di E con xi 6= xj , yi 6= yj se i 6= j. Poichè G è transitivo su E, esiste α ∈ G tale che α(x1 ) = a ed esiste β ∈ G tale che β(y1 ) = a. Sia γ ∈ Ga tale che γ(α(xi )) = β(yi ) con i = 2, .., k. La permutazione γ esiste certamente in Ga perchè Ga è (k-1)transitivo su E − {a} ed è α(xi ) 6= a e β(yi ) 6= a per ogni i = 2, ..., k. Essendo G un gruppo si ha β −1 γα ∈ G e β −1 γα(xi ) = yi per ogni i = 1, ..., k, quindi G è k-transitivo su E. Inoltre se Ga è strettamente (k-1)-transitivo su E − {a}, l’unico elemento di G che fissa a, x2 , .., xk è l’identità; infatti poiché G é k-transitivo su E, esiste δ ∈ G tale che δ(a) = a, δ(xi ) = xi con i = 2, ..., k. La permutazione δ fissa k-1 elementi di E − {a} e δ ∈ Ga , allora per la stretta (k-1)-transitività di Ga , δ è l’identità in Ga ossia fissa tutti gli elementi di E − {a} e poiché é anche δ(a) = a si ha che δ fissa tutti gli elementi di E , cioé é l’identità anche in G, allora per il teorema 2.1.12 G è strettamente k-transitivo su E. Corollario 2.1.20. Sia G un gruppo di permutazioni su E e a ∈ E. G é strettamente k-transitivo su E se e solo se Ga é strettamente (k-1)-transitivo su E − {a}. Dimostrazione. Segue dai teoremi 2.1.17 e 2.1.19. Teorema 2.1.21. Sia G un gruppo di permutazioni su un insieme E, sia G transitivo su E. Se a, b ∈ E allora Ga è coniugato con Gb . Dimostrazione. Si deve dimostrare che esiste α ∈ G tale che α−1 Gb α = Ga . Il gruppo G è per ipotesi transitivo e pertanto esiste α ∈ G tale che α(a) = b. Le permutazioni αGa α−1 fissano b, infatti per ogni γ ∈ Ga si ha αγα−1 (b) = αγ(a) = α(a) = b. Risulta pertanto αGa α−1 ⊂ Gb da cui Ga ⊂ α−1 Gb α. Analogamente le permutazioni di α−1 Gb α fissano a e perciò risulta anche −1 α Gb α ⊂ Ga . Resta così provato α−1 Gb α = Ga . Corollario 2.1.22. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E, sia G transitivo su E. Se a, b ∈ E allora Ga è isomorfo a Gb . Dimostrazione. La relazione di coniugio che lega gli stabilizzatori determina l’isomorfismo. CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 13 Teorema 2.1.23. Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E finito, |E| = n. Siano x1 , ..., xk elementi distinti di E. Si ha |G| = |Gx1 ,...,xk | · n(n − 1) · ... · (n − k + 1) Dimostrazione. Poichè lo stabilizzatore Gx1 ,...,xk è un sottogruppo di G, basta dimostrare che n(n − 1) · ... · (n − k + 1) è il suo indice in G. G è finito e perciò l’indice di Gx1 ,...,xk coincide con il numero dei laterali distinti. Fissati α, β ∈ G, i due laterali αGx1 ,...,xk e βGx1 ,...,xk coincidono se e solo se α(xi ) = β(xi ) con i = 1, ..., k, pertanto i laterali distinti sono tanti quante le possibili k-uple distinte di elementi distinti di E, ossia sono n(n − 1) · ... · (n − k + 1) da cui segue la tesi. Teorema 2.1.24. Sia G un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su un insieme E tale che 1E ∈ G e αβ ∈ G per ogni α, β ∈ G. Allora G è un gruppo. Dimostrazione. Poichè G ⊂ SE , basta dimostrare che G è un sottogruppo di SE . Per ipotesi αβ ∈ G per ogni α , β ∈ G. Rimane da dimostrare che se α ∈ G allora anche α−1 ∈ G. Sia α ∈ G e sia α(xi ) = yi , i = 1, ..., k; siccome G è strettamente k-transitivo, esiste ed è unica β ∈ G tale che β(yi ) = xi , i = 1, ..., k. Per ipotesi βα ∈ G e risulta βα(xi ) = xi , i = 1, ..., k e pertanto βα = 1E da cui β = α−1 e perciò α−1 ∈ G. Teorema 2.1.25. Sia G un insieme di permutazioni k-transitivo su un insieme E tale che 1E ∈ G. Se α β ∈ G per ogni α, β ∈ G e solo l’identità fissa k elementi distinti di E, allora G è un gruppo strettamente k-transitivo su E. Dimostrazione. Poichè G per ipotesi è chiuso rispetto al prodotto, per dimostrare che è un gruppo basta dimostrare che ogni elemento di G ha l’inverso che sta in G. Sia α ∈ G, α(x1 ) = y1 , ..., α(xk ) = yk . Poichè G è k-transitivo esiste β ∈ G tale che β(y1 ) = x1 , ..., β(yk ) = xk , inoltre per ipotesi βα ∈ G e βα fissa gli elementi x1 , x2 , ..., xk ; poichè per ipotesi solo l’identità fissa k elementi risulta βα = 1E da cui α−1 = β ∈ G e pertanto G è un gruppo. Dimostriamo ora che G è strettamente k-transitivo. Per ipotesi G è k-transitivo, supponiamo per assurdo che esistano α, β ∈ G tali che α(x1 ) = β(x1 ) = y1 , ... , α(xk ) = β(xk ) = yk , allora β −1 α ∈ G e β −1 α fissa gli elementi x1 , ..., xk perciò per l’ipotesi fatta risulta β −1 α = 1E da cui α = β. Teorema 2.1.26. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E. Se G è transitivo su E e se αβ = βα per ogni α, β ∈ G allora G è un gruppo abeliano e regolare su E. CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 14 Dimostrazione. Da inserire. Esempio 2.1.27. Sn è strettamente n-transitivo su E. Segue dalla definizione di Sn . Esempio 2.1.28. Sn è strettamente (n-1)-transitivo su E. Infatti fissate due (n-1)-uple (x1 , ..., xn−1 ), (y1 , ..., yn−1 ) di elementi distinti di E, la permutazione che trasforma gli xi negli yi muta anche l’unico elemento di E diverso dagli xi nell’unico elemento di E diverso dagli yi e pertanto questa permutazione è unica. Esempio 2.1.29. An è strettamente (n-2)-transitivo su E. Infatti siano x1 , ..., xn−2 e y1 , ..., yn−2 due (n-2)-uple Rimangono determinate le due n-uple (x1 , ..., xn−2 , a, b) Sn esistono α e β tali che x1 ... xn−2 a b x1 ... α: β: y1 ... yn−2 c d y1 ... di elementi distinti di E. e (y1 , y2 , ..., yn−2 , c, d). In xn−2 a b yn−2 d c e queste sono le uniche permutazioni di Sn che trasformano x1 , ..., xn−2 in y1 , ..., yn−2 . Inoltre una sola tra le permutazioni α e β è di classe pari perchè α−1 β è una trasposizione (e quindi di classe dispari). Dunque in An esiste un’unica permutazione che trasforma gli xi negli yi perciò An è strettamente (n-2)-transitivo su E. Per i gruppi di permutazioni k-transitivi su n elementi, i casi k = n, k= n − 1, k = n − 2 sono considerati “banali”. Nel caso più generale in cui G sia un insieme non gruppo, si ha il seguente teorema. Teorema 2.1.30. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme finito E, |E| = n ≥ 3. Se G è strettamente (n-2)-transitivo su E, allora G = An oppure G = S n − An . Dimostrazione. La dimostrazione si suddivide in due casi a seconda che la permutazione identitá 1E appartenga oppure no all’insieme G. Ricordiamo che An è un sottogruppo di indice due in Sn e i due laterali sono A n e S n − An . CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 15 (1) Sia 1E ∈ G. Si dimostra per induzione che G = An . Sia n = 3, allora G è strettamente 1-transitivo e perciò |G| = 3 e gli elementi di G diversi dall’identità non fissano nessun elemento pertanto risulta 1 2 3 1 2 3 G = 1E , , 2 3 1 3 1 2 ossia G = An . Sia n > 3; l’ipotesi induttiva è che ogni insieme di permutazioni strettamente ((n-1)-2)=(n-3)-transitivo su n-1 elementi contenente l’identità è il gruppo An−1 . Osserviamo che se G è strettamente (n-2)-transitivo su n elementi si ha |G| = n(n − 1) · ... · (n − (n − 2) + 1) = n!2 , ossia |G| = |An |. Per dimostrare che G coincide con An basta quindi provare che G non contiene permutazioni di classe dispari. Per assurdo supponiamo che esista σ ∈ G di classe dispari; scriviamo σ come prodotto di cicli disgiunti σ = σ1 ·...·σh . Poichè σ è di classe dispari almeno uno dei cicli σi (o comunque un numero dispari di essi) è di classe dispari. I cicli sono disgiunti e quindi permutabili e pertanto non è restrittivo supporre che sia σ1 di classe dispari. Sia σ1 = (x1 x2 ...x2k ). Consideriamo il ciclo τ1 = (x1 x2 ...x2k−1 ) e la permutazione τ = τ1 σ2 ...σh . La permutazione τ è di classe pari e fissa almeno l’elemento x2k (perchè non compare in τ1 nè in σi , i = 2, ..., h) e pertanto τ ∈ An−1 . Lo stabilizzatore Gx2k è strettamente (n-3)-transitivo su E − {x2k } e contiene l’identità; perciò, per l’ipotesi induttiva, si ha Gx2k = An−1 . Allora τ ∈ An−1 = Gx2k ⊂ G da cui τ ∈ G e quindi τ ∈ G, σ ∈ G. Ciò è assurdo in quanto τ e σ agiscono allo stesso modo sugli elementi di E − {x2k−1 , x2k } perchè differiscono solo nei cicli τ1 e σ1 i quali hanno azioni diverse solo sugli elementi x2k−1 e x2k . Le permutazioni τ e σ sono distinte e agiscono allo stesso modo su (n − 2) elementi di E, ma ciò è assurdo per la stretta (n-2)-transitività di G. (2) Sia 1E ∈ / G. Si dimostra che G = Sn − An . Sia α ∈ G; si ha α−1 G insieme di permutazioni su E con 1E = α−1 α ∈ α−1 G e perciò per il caso (1) si ha α−1 G = An , G = αAn . Non può essere αAn = An perchè si avrebbe G = An da cui 1E ∈ G contro l’ipotesi. Dunque αAn 6= An e pertanto αAn = Sn − An ossia G = Sn − An . CAPITOLO 2 - Gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 16 2. Considerazioni finali e problemi aperti (1) Tutti i gruppi finiti strettamente k-transitivi, k ≥ 2, sono noti. Per K ≥ 4 sono noti anche tutti i grupi strettamente k-transitivi non finiti. (2) Per k = 2 e per k = 3 esistono esempi di insiemi di permutazioni G, finiti e non finiti, contenenti la permutazione identitá i quali sono strettamente k-transitivi e non sono gruppi. (3) Per k ≥ 4 non vi è alcun esempio di insieme strettamente k-transitivo, contenente la permutazione identitá che non sia un gruppo. (4) A.Bonisoli, P.Quattrocchi hanno dimostrato che per qualunque k ≥ 4, se G è un insieme strettamente k-transitivo finito contenente la permutazione identitá e tale che α−1 ∈ G per ogni α ∈ G allora G è un gruppo. Esso è il gruppo simmetrico oppure il gruppo alterno oppure il gruppo M4,11 oppure il gruppo M5,12 . (“Each Invertible Sharply d-transitive Finite Permutation set with d ≥ 4 is a group”. Journal of Algebraic Combination, 12, (2000 Olanda), p.p. 239-248.) (5) Nel lavoro di Bonisoli-Quattrocchi sopra citato si dimostra anche che: • un insieme di permutazioni su 11 elementi strettamente 4-transitivo contenente la permutazione identità è necessariamente il gruppo di Mathieu M4,11 . • Un insieme di permutazioni su 12 elementi strettamente 5-transitivo contenente la permutazione identitá è necessariamente il gruppo di Mathieu M5,12 . • Per k ≥ 6 non esistono insieme strettamente k-transitivi su un insieme finito con almeno k + 3 elementi. (6) Problema aperto: un insieme G strettamente 3-transitivo finito contenente la permutazione identitá e tale che α−1 ∈ G per ogni α ∈ G é un gruppo? CAPITOLO 3 Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 1. Definizioni e teoremi I gruppi strettamente 2-transitivi finiti sono tutti noti. Oltre ai gruppi ”banali” S2 , S3 , A4 esistono infinite famiglie di gruppi strettamente 2-transitivi che sono state classificate da Zassenhaus nel 1936. I gruppi strettamente 2-transitivi non banali sono dati dalle trasformazioni affini su un quasicorpo associativo planare oppure su uno pseudocorpo; i primi (quelli su un quasicorpo associativo planare) determinano un piano affine ed inoltre non occorre l’ipotesi di planarità se il quasicorpo associativo è finito. Iniziamo con il dare un esempio di gruppo strettamente 2-transitivo. Esempio 3.1.1. Sia K un campo, finito o no; per ogni a, b ∈ K, a 6= 0, l’applicazione definita da αa,b : K −→ K, αa,b (x) = ax+b è una permutazione. Sia G = {αa,b | a ∈ K∗ , b ∈ K}. L’insieme G così definito è un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo su K, sottogruppo di Sym K. (1) G è un gruppo • se αa,b , αc,d ∈ G allora si ha αa,b αc,d = αh,k con h = ac 6= 0, k = ad+b e pertanto αa,b αc,d ∈ G; • α1,0 : x −→ x è elemento neutro per G; • se αa,b ∈ G allora αa−1 ,−a−1 b ∈ G è la sua inversa. (2) G è transitivo Per ogni x ∈ K esiste in G una permutazione che trasforma 0 in x, infatti basta considerare un’applicazione del tipo αa,x con a 6= 0. Comunque presi x, y ∈ K, si considerino le permutazioni α, β ∈ G tali che α(0) = x, β(0) = y, allora risulta βα−1 (x) = y con βα−1 ∈ G e pertanto G è transitivo su K. (3) G0 è strettamente 1-transitivo su K − {0} Gli elementi di G0 sono tutte e sole le permutazioni del tipo αa,0 . Per ogni x, y ∈ K∗ esiste ed è unica la permutazione α ∈ G0 tale che α(x) = y, essa è la permutazione αyx−1 ,0 ; pertanto lo stabilizzatore G0 è strettamente 1-transitivo su K∗ . 17 CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 18 Per il teorema 2.1.19 rimane dimostrato che G è strettamente 2-transitivo essendo verificate(2) e (3). Il gruppo G dell’esempio 3.1.1 è indicato con AG(1, K) ed è detto gruppo delle affinità sulla retta affine. Definizione 3.1.2. Sia G un insieme di permutazioni strettamente 2-transitivo su E. L’insieme G è detto planare se comunque presi a, b ∈ E e comunque preso β ∈ G con β(a) 6= b, esiste una ed una sola permutazione α ∈ G tale che α(a) = b e α(x) 6= β(x) per ogni x ∈ E. Il gruppo G = AG(1, K) é un esempio di gruppo strettamente 2-transitivo planare. La proprietá di planaritá non vale per tutti gli insiemi strettamente 2transitivi ma vale sempre nel caso in cui l’insieme sia finito. Teorema 3.1.3. Se G è un insieme strettamente 2-transitivo su un insieme E finito allora G è planare. Dimostrazione. Sia |E| = n, siano a, b ∈ E, a 6= b, e sia β ∈ G tale che β(a) = c 6= b. Per la stretta 2-transitività, in G esistono esattamente n − 1 permutazioni α tali che α(a) = b perchè fissato un qualunque elemento a ∈ E −{a} le permutazioni di G che trasformano (a, a) in (b, y) sono tante quante sono le possibilità di scelta per y ossia sono n − 1 essendo y ∈ E − {b}. Sia β −1 (b) = d, ovviamente d 6= a per l’ipotesi β(a) 6= b e pertanto una permutazione γ ∈ G tale che γ(a) = b può avere la stessa azione di β solo su x tale che x ∈ E − {a, d}. Per la stretta 2-transitività di G, per ogni x ∈ E − {a, d} esiste una ed una sola permutazione che trasforma (a, x) in (b, β(x)) e pertanto le permutazioni γ tali che γ(a) = b e γ(x) = β(x) sono n − 2. Rimane così dimostrato che in G vi è esattamente 1 = (n − 1) − (n − 2) permutazione che trasforma a in b e non ha la stessa azione di β su alcun elemento di E. I prossimi risultati mettono in evidenza alcune proprietà di particolari elementi di un gruppo G strettamente 2-transitivo (non necessariamente planare). Definizione 3.1.4. Sia G un gruppo di permutazioni su E, una permutazione j ∈ G si dice textbfinvoluzione se j 2 = 1E , j 6= 1E . Nota 3.1.5. Se α é una involuzione, da α2 = 1E segue che α(y) = x implica α(x) = y ossia α é una simmetria. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 19 Teorema 3.1.6. Le involuzioni di un gruppo G strettamente 2-transitivo sono a due a due coniugate. Dimostrazione. Ricordiamo anzitutto che due elementi g1 e g2 di un gruppo H si dicono coniugati se esiste x ∈ H tale che g2 = x−1 g1 x. Siano j1 e j2 ∈ G involuzioni distinte, e sia a b ... a c ... j1 = , j2 = b a ... c a ... con b 6= c; queste involuzioni esistono certamente perchè G è strettamente 2-transitivo. Per la stretta 2-transitività di G, esiste γ ∈ G tale che a c ... γ= a b ... e si ha γ −1 j1 γ = j2 . Nota 3.1.7. Sia G un gruppo strettamente 2-transitivo, allora: • in G esiste almeno una involuzione, basta prendere g ∈ G tale che g(a) = b, g(b) = a con a 6= b; • una involuzione j ∈ G ha al più un punto fisso perchè se ne avesse più di uno agirebbe come l’identità; • se G è su E con |E| = n dispari allora ogni involuzione di G ha esattamente un punto fisso. Teorema 3.1.8. Sia G un gruppo strettamente 2-transitivo, si possono avere due casi: (1) tutte le involuzioni di G hanno un elemento fisso; (2) tutte le involuzioni di G sono prive di elementi fissi. Dimostrazione. Sia j1 ∈ G una involuzione con un elemento fisso, j1 (x) = x. Ogni altra involuzione j2 ∈ G è coniugata a j1 tramite una opportuna permutazione γ ∈ G; posto j2 = γ −1 j1 γ si ha che j2 fissa l’elemento γ −1 (x). Si conclude pertanto che in G o tutte le involuzioni fissano un elemento o nessuna involuzione fissa un elemento. Esempio 3.1.9. Sia G = AG(1, K). (1) Se K ha caratteristica 2 allora le involuzioni di G sono prive di punti fissi. Infatti in questo caso le involuzioni sono le applicazioni g(x) = x + b con b ∈ K∗ e queste sono prive di punti fissi. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 20 (2) Se K ha caratteristica diversa da 2, le involuzioni sono le applicazioni h(x) = −x + b con b ∈ K e queste hanno tutte un punto fisso, è l’elemento x = b(2u)−1 dove u è l’unità del campo K. Teorema 3.1.10. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo sull’insieme E e tale che tutte le involuzioni hanno un elemento fisso. Allora per ogni x ∈ E esiste ed è unica l’involuzione j ∈ G tale che j(x) = x. Dimostrazione. Iniziamo con il dimostrare l’esistenza: sia x ∈ E e sia j ∈ G una involuzione, per ipotesi j fissa un elemento di E, sia j(a) = a. Consideriamo γ ∈ G tale che γ(x) = a, risulta γ −1 jγ(x) = γ −1 j(a) = γ −1 (a) = x con γ −1 jγ involuzione di G. Dimostriamo ora l’unicità: supponiamo per assurdo che esistano due involuzioni distinte j1 e j2 che fissano x ∈ E. Sia a ∈ E, a 6= x, sia j1 (a) = b, j2 (a) = c; per la stretta 2-transitività di G ed essendo j1 (x) = j2 (x) = x, si ha b 6= c, a 6= b, a 6= c. Le involuzioni j1 e j2 sono tra loro coniugate tramite γ ∈ G tale che γ(a) = a, γ(b) = c, ossia j2 = γ −1 j1 γ. Risulta j2 (x) = γ −1 j1 γ(x) = x da cui j1 (γ(x)) = γ(x) e perciò deve essere γ(x) = x essendo j1 6= id; ma allora γ ∈ G, γ(a) = a, γ(x) = x e pertanto per la stretta 2-transitività di G risulta γ = 1E ma ciò è assurdo perchè γ(c) = b con c 6= b. Teorema 3.1.11. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo su un insieme E. Il prodotto di due involuzioni distinte di G è una permutazione di G priva di punti fissi. Dimostrazione. Siano j1 , j2 ∈ G due involuzioni, j1 6= j2 ; ovviamente j1 j2 ∈ G. Supponiamo per assurdo che sia j1 j2 (x) = x con x ∈ E; allora risulta j1 (x) = j2 (x). Sia j1 (x) = j2 (x) = y, per il teorema 3.1.10 deve essere x 6= y ma allora j1 (x) = j2 (x) = y e j1 (y) = j2 (y) = x e pertanto j1 = j2 poichè le permutazioni agiscono allo stesso modo su due elementi diversi; ciò è assurdo per la stretta 2-transitivitá di G e per l’ipotesi j1 6= j2 . Nota 3.1.12. Il prodotto di due involuzioni di G è un elemento di G ma non è detto sia ancora una involuzione di G. Il seguente teorema richiama la condizione che caratterizza la condizione di planarità per i gruppi ma non assicura tale proprietà perchè non assicura la condizione di unicità. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 21 Teorema 3.1.13. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo su un insieme E. Comunque presi a, b ∈ E, a 6= b, esiste α ∈ G tale che α(a) = b e α(x) 6= x per ogni x ∈ E. Dimostrazione. Siano a, b ∈ E, a 6= b; dividiamo la dimostrazione in due casi: (1) Sia G tale che tutte le involuzioni hanno un elemento fisso. Per il teorema 3.1.10 esiste ed è unica l’involuzione j1 ∈ G tale che j1 (a) = a. Poichè G è strettamente 2-transitivo, esiste ed è unica l’involuzione j2 ∈ G tale che j2 (a) = b, j2 (b) = a. Allora risulta j2 j1 ∈ G, j2 j1 (a) = b e j2 j1 (x) 6= x per ogni x ∈ E per il teorema 3.1.11. (2) Sia G tale che tutte le involuzioni sono prive di punti fissi. Sia j ∈ G tale che j(a) = b, j(b) = a; per la stretta 2-transitività di G la permutazione j esiste, è unica, è una involuzione e per l’ipotesi fatta si ha j(x) 6= x per ogni x ∈ E. I seguenti teoremi permettono di approfondire lo studio dei gruppi strettamente 2-transitivi planari. Teorema 3.1.14. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo planare su un insieme E e tale che tutte le involuzioni sono prive di punti fissi. Allora si ha: (1) Ogni elemento di G privo di punti fissi è una involuzione. (2) Detto J l’insieme delle involuzioni e detto A = J ∪ {1E }, A è un sottogruppo di G, abeliano, normale in G, regolare su E. Dimostrazione. (1) Sia α ∈ G, α(x) 6= x per ogni x ∈ E e sia α(a) = b con a 6= b. Sia j ∈ G tale che j(a) = b, j(b) = a; la permutazione j è una involuzione e per l’ipotesi fatte j(x) 6= x per ogni x ∈ E. Poichè G è planare, in G esiste ed è unica la permutazione che manda a in b e che non fissa nessun elemento di E e pertanto deve essere α = j ossia α è una involuzione. (2) Sia A = J ∪ {1E }. • A è un sottogruppo di G. Infatti A è chiuso rispetto al prodotto perchè j j = 1E ∈ A per ogni j ∈ A, inoltre se j1 6= j2 la permutazione j1 j2 è priva di punti fissi e per quanto provato al punto (1) è allora una involuzione e pertanto j1 j2 ∈ A. Infine se j ∈ A anche j −1 = j ∈ A. • A è abeliano. Infatti siano j1 , j2 ∈ A, si ha j1 j2 = j3 ∈ A perchè A è sottogruppo e perciò j3 = j3−1 , allora j1 j2 = j3 = j3−1 = (j1 j2 )−1 = j2−1 j1−1 = j2 j1 . CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 22 • A è normale in G. Infatti sia γ ∈ G, j ∈ A. Se j = 1E allora γ −1 1E γ = 1E ∈ A; se j 6= 1E allora γ −1 jγ è la permutazione coniugata di una involuzione e quindi γ −1 jγ ∈ A. • A è regolare su E. Infatti siano a, b ∈ E. Se a = b allora l’unico elemento di A che fissa il punto a è l’identità 1E . Se a 6= b allora in A esiste l’involuzione j tale che j(a) = b, j(b) = a e per la planarità di G la permutazione j è unica. Teorema 3.1.15. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo planare su un insieme E e tale che tutte le involuzioni hanno un punto fisso. Sia A l’insieme costituito dall’identità e da tutti e soli gli elementi di G privi di punti fissi; sia J l’insieme di tutte le involuzioni di G e sia j1 ∈ J una qualunque involuzione. Allora si ha: (1) A = j1 J = J J ; (2) A è un sottogruppo di G, abeliano, normale in G, regolare su E. Dimostrazione. (1) Per il teorema 3.1.11 si ha j1 J ⊂ A; dimostriamo che A ⊂ j1 J . Sia α ∈ A; se α = 1E allora α = j1 j1 ∈ j1 J ; se α 6= 1E sia α(a) = b con a, b ∈ E, a 6= b. Sia j ∈ J tale che j(a) = j1 (b) da cui j1 j(a) = b, inoltre da a 6= b segue j1 j 6= 1E , j1 6= j e pertanto per il teorema 3.1.11 si ha j1 j(x) 6= x per ogni x ∈ E. Poichè G è planare, in G esiste ed è unica la permutazione che manda a in b e non fissa nessun elemento di E e quindi j1 j = α da cui α ∈ j1 J . Rimane così provato che A = j1 J ; questa uguaglianza non dipende dalla scelta di j1 ∈ J e pertanto [ ji J = J J . A= ji ∈J (2) • A è un sottogruppo di G. Infatti A è chiuso rispetto al prodotto perchè j1 j2 · j1 j3 = j4 j3 ∈ J J = A (si ricordi che j1 j2 j1 è una involuzione perchè è una permutazione coniugata di una involuzione). Inoltre se j1 j2 ∈ A si ha (j1 j2 )−1 = j2−1 j1−1 = j2 j1 ∈ J J = A. • A è abeliano. Infatti siano j1 j2 , j1 j3 ∈ A, si ha j1 j2 · j1 j3 ∈ A e perciò j1 j2 · j1 j3 = j1 j4 = j1 j4−1 = j1 (j2 j1 j3 )−1 = j1 j3−1 j1−1 j2−1 = j1 j3 · j1 j2 . • A è normale in G. Infatti sia γ ∈ G, j1 j ∈ A; si ha γj1 jγ −1 = γj1 γ −1 γjγ −1 = j2 j3 ∈ J J = A perchè γj1 γ −1 e γjγ −1 sono involuzioni essendo coniugate di involuzioni. • A è regolare su E. Infatti siano a, b ∈ E. Se a = b allora l’unico elemento di A che fissa a è l’identità 1E = j1 j1 ∈ J J = A. Se a 6= b sia j ∈ J l’involuzione tale che j(a) = j1 (b); risulta j1 j(a) = b con j1 j ∈ J J = A e inoltre j1 j è unica per la planarità di G. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 23 Corollario 3.1.16. Sia G un gruppo strettamente 2-transitivo planare su E. In G esiste un sottogruppo A che risulta abeliano, normale in G, regolare su E. Dimostrazione. Segue dai teoremi 3.1.14 e 3.1.15 Quali sono le strutture algebriche che caratterizzano i gruppi strettamente 2-transitivi? Si dimostra che: (1) i gruppi strettamente 2-transitivi sono caratterizzati dalla struttura algebrica di pseudocorpo; (2) i gruppi strettamente 2-transitivi planari sono caratterizzati dalla struttura algebrica di quasicorpo associativo planare. Come risulta dalla definizione di pseudocorpo e di quasicorpo associativo di seguito riportate, la struttura di pseudocorpo è più debole di quella di quasicorpo associativo. Non si conoscono esempi di pseudocorpi che non siano quasicorpi associativi mentre sono noti quasicorpi associativi non planari. Probema aperto: esistono pseudocorpi che non siano quasicorpi associativi? Richiamiamo le definizioni delle strutture algebriche sopra citate. Definizione 3.1.17. Sia E un insieme non vuoto e “ +” una operazione binaria interna ad E. La struttura (E, +) si dice cappio se: (1) Esistono e sono unici x, y ∈ E tali che a + x = b, y + a = b per ogni a, b ∈ E. (2) Esiste 0 ∈ E tale che 0 + a = a + 0 = a per ogni a ∈ E. Definizione 3.1.18. Sia E un insieme non vuoto e siano “ +” e “” due operazioni binarie interne ad E. La struttura (E, +, ) si dice pseudocorpo se: (1) (E, +) è un cappio, sia 0 l’elemento neutro; (2) per ogni a, b, c ∈ E si ha (a + b) + c = hb,c a + (b + c) con hb,c ∈ E e dipendente solo da b e da c (questa proprietà è detta pseudoassociativa); (3) (E ∗ , ) è un gruppo, E ∗ = E − {0}; (4) 0 a = 0 per ogni a ∈ E; (5) a (b + c) = a b + a c per ogni a, b, c ∈ E. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 24 Definizione 3.1.19. Sia E un insieme non vuoto e siano “+” e “” due operazioni binarie interne ad E. La struttura (E, +, ) si dice quasicorpo associativo se: (1) (E, +) è un gruppo abeliano, sia 0 l’elemento neutro; (2) (E ∗ , ) è un gruppo, E ∗ = E − {0}; (3) 0 a = 0 per ogni a ∈ E; (4) a (b + c) = a b + a c per ogni a, b, c ∈ E. Definizione 3.1.20. Sia E un insieme non vuoto e siano “ +” e “” due operazioni binarie interne ad E. La struttura (E, +, ) si dice quasicorpo associativo planare se: (1) (E, +, ) è un quasicorpo associativo. (2) Per ogni a, b, c ∈ E, a 6= b, esiste x ∈ E tale che a x = b x + c. Valgono i seguenti teoremi di cui non riportiamo la dimostrazione. Teorema 3.1.21. Ogni quasicorpo associativo finito è planare. Teorema 3.1.22. Sia G un gruppo di permutazione strettamente 2-transitivo su un insieme E. Si possono definire in E due operazioni “+” e “” tali che (E, +, ) risulti uno pseudocorpo e gli elementi di G si possono rappresentare nella forma x −→ a x + b, a ∈ E ∗ , b ∈ E. Viceversa sia (E, +, ) uno pseudocorpo, sia E ∗ = E − {0} e sia G = {α | α(x) = a x + b, a ∈ E ∗ , b ∈ E} . G è un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo su E. Teorema 3.1.23. Sia G un gruppo di permutazioni su E, G strettamente 2-transitivo e planare. Si possono definire in E due operazioni “+” e “ ” tali che (E, +, ) risulti un quasicorpo associativo planare e gli elementi di G si possono rappresentare nella forma x −→ a x + b, a ∈ E ∗ , b ∈ E. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 25 2. Esempi di Quasicorpi associativi non planari Concludiamo il capitolo riportando tre esempi di quasicorpi associativi non planari. Esempio 3.2.1. L’esempio è dovuto a Helmut Karzel. Consideriamo il campo dei numeri reali (R, +, ·) e fissiamo un suo ampliamento trascendente a0 + a1 t + ... + an tn R(t) = | n, m ∈ N, bi non tutti nulli . b0 + b1 t + ... + bm tm A partire dal campo (R(t), +, ·) costruiamo una famiglia di quasicorpi associativi non planari deformando l’operazione di moltiplicazione. Notiamo che se x ∈ R(t)∗ allora x può essere rappresentato nella forma x= a0 + a1 t + ... + an tn p(t) = q(t) b0 + b1 t + ... + bm tm con an , bm 6= 0 e con p(t), q(t) 6= 0 e primi fra loro. Definiamo allora x= |an | . |bm | Se consideriamo l’applicazione ϕ : (R(t)∗ , ·) −→ (R∗ , ·) tale che ϕ(x) = x essa è un omomorfismo di gruppi perchè banalmente ϕ(x1 x2 ) = ϕ(x1 )ϕ(x2 ), inoltre ϕ è un isomorfismo se e solo se restringiamo l’immagine a (R+ , ·). Fissiamo a ∈ R+ , a 6= 1; per ogni x ∈ R(t) definiamo 0 ◦ x = 0 e per ogni x ∈ R(t)∗ , per ogni y ∈ R(t) definiamo f1 (t) g1 (t) f1 (t) g1 (t + lga x) x◦y = ◦ = · . f2 (t) g2 (t) f2 (t) g2 (t + lga x) Proviamo che la struttura (R(t), +, ◦) è un quasicorpo associativo non planare. (R(t), +, ◦) è un quasicorpo associativo. Infatti: (1) (R(t), +) è un gruppo perché l’operazione di addizione non è stata modificata. (2) Per le proprietà dei logaritmi si ha che (R(t)∗ , ◦) è un gruppo: • ◦ è una operazione binaria interna; • esiste l’elemento neutro ed è il polinomio costante 1; • esiste l’elemento inverso: f1 (t) f2 (t − lga x) allora x−1 = ; per ogni x ∈ R(t)∗ se x = f2 (t) f1 (t − lga x) • vale la proprietà associativa. (3) Dalla definizione posta si ha che per ogni x ∈ R(t) risulta 0 ◦ x = 0. (4) Vale la proprietà distributiva a sinistra, come si può facilmente verificare. CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 26 Il quasicorpo (R(t), +, ◦) non è planare. Per dimostrarlo basta determinare un’equazione del tipo b ◦ x = c ◦ x + d con b, c, d ∈ R(t) e b 6= c che non ammette soluzioni in R(t). Una tale equazione è ad esempio 2t ◦ x = x + 1. Essa è a coefficienti in R(t), inoltre 2t 6= 1 perchè t è un elemento trascendente su R quindi t 6= 21 ∈ Q. Per assurdo supponiamo che l’equazione 2t ◦ x = x + 1 ammetta soluzione in R(t), sia p(t) p(t) 2t ◦ = +1 q(t) q(t) allora è p(t + lga 2) p(t) 2t · = +1 q(t + lga 2) q(t) cioè (2t)p(t + lga 2)q(t) − q(t)q(t + lga 2) = p(t)q(t + lga 2) da cui q(t)((2t)p(t + lga 2) − q(t + lga 2)) = p(t)q(t + lga 2). Ne segue che q(t) divide p(t)q(t+lga 2), ma q(t) non divide p(t) perciò q(t) divide q(t + lga 2) e poiché q(t) e q(t + lga 2) hanno lo stesso grado si ha q(t) = λq(t + lga 2) con λ costante. Inoltre q(t) e q(t + lga 2) hanno il medesimo coefficiente per il termine di grado massimo, quindi λ = 1. Perciò q(t) = q(t + lga 2) = costante. Allora se confrontiamo i gradi dei due membri dell’uguaglianza (2t)p(t + lga 2)q(t) − q(t)q(t + lga 2) = p(t)q(t + lga 2) ottenuta in precedenza abbiamo 1 + deg(p) = deg(p) e ciò è assurdo. (R(t), +, ◦) individua una famiglia di quasicorpi associativi non planari; al variare di a in R+ , a 6= 1, otteniamo infiniti esempi. Osservazione La non planarità è determinata dalla deformazione della moltiplicazione, ma come vedremo nei prossimi esempi è indipendente dalla scelta dell’uso del logaritmo. Esempio 3.2.2. Sia K un campo di caratteristica zero e sia K(t) un suo ampliamento trascendente a0 + a1 t + ... + an tn K(t) = | n, m ∈ N, bi non tutti nulli . b0 + b1 t + ... + bm tm CAPITOLO 3 - Gruppi e insiemi di permutazioni 2-transitivi 27 (t) Per ogni x ∈ K(t)∗ con x = ff21 (t) sia ix = (deg(f1 ) − deg(f2 )) ∈ Z. Definiamo in K(t) una operazione “◦” nel seguente modo. Per ogni x ∈ K(t) definiamo 0 ◦ x = 0. Fissato h ∈ K∗ ; per ogni x ∈ K(t)∗ , e per ogni y ∈ K(t)∗ definiamo f1 (t) g1 (t) f1 (t) g1 (t + hix ) x◦y = ◦ = · . f2 (t) g2 (t) f2 (t) g2 (t + hix ) La struttura (K(t), +, ◦) è un quasicorpo associativo non planare; un’equazione che non trova soluzione in K(t) è ad esempio t ◦ x = x + 1. La dimostrazione è analoga a quella dell’esempio 3.2.1 . Osservazione Se scegliamo h = 1 ritroviamo l’esempio 3.2.1 . Esempio 3.2.3. Sia K un campo di caratteristica zero e sia K(t) un suo ampliamento trascendente a0 + a1 t + ... + an tn | n, m ∈ N, bi non tutti nulli . K(t) = b0 + b1 t + ... + bm tm Per ogni x ∈ K(t)∗ con x = ff12 (t) sia ix = (deg(f1 ) − deg(f2 )) ∈ Z. (t) Definiamo in K(t) una operazione “◦” nel seguente modo. Per ogni x ∈ K(t)∗ definiamo 0 ◦ x = 0. Sia fissato k ∈ K∗ tale che k n 6= 1 per ogni n ∈ Z∗ ; per ogni x ∈ K(t)∗ e per ogni y ∈ K(t)∗ definiamo f1 (t) g1 (t) f1 (t) g1 (tk ix ) ◦ = · . f2 (t) g2 (t) f2 (t) g2 (tk ix ) La struttura (K(t), +, ◦) è un quasicorpo associativo non planare; un’equazione che non trova soluzione in K(t) è ancora t ◦ x = x + 1. La dimostrazione è analoga a quella dell’esempio 3.2.1 . CAPITOLO 4 Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 1. Introduzione Sono esempi di gruppi strettamente 3-transitivi i gruppi S3 , S4 , A5 . Tutti gli altri esempi di gruppi e insiemi strettamente 3-transitivi noti che agiscono su un insieme E sono tali che |E| = pn + 1, p primo, n ∈ N − {0}. Sono tutti esempi ottenuti a partire da un campo K con |K| = pn e pertanto richiamiamo alcune proprietà dei campi finiti. (1) Se K è un campo finito allora |K| = pn con p primo, n ∈ N − {0}. (2) Per ogni p primo e n ∈ N − {0} esiste uno ed uno solo campo con pn elementi indicato con GF (pn ). n (3) GF (pn ) è il campo di spezzamento del polinomio xp − x ∈ Zp [x]. (4) Il gruppo moltiplicativo (K∗ , ·) di un campo finito K è ciclico: ∗ pn −1 K =< σ >= 1, σ, ..., σ . (5) Se K = GF (pn ) allora il gruppo Aut K degli automorfismi di K è ciclico di ordine n, un generatore è l’automorfismo σ : K −→ K, σ(x) = xp detto automorfismo di Frobenius; AutK =< σ > Definizione 4.1.1. Sia (K, +, ·) un campo; un elemento x ∈ K∗ = K − {0} è detto quadrato se esiste y ∈ K∗ tale che x = y 2 . Si osservi che anche lo zero di K può essere considerato un quadrato, ma quelli che interessano sono i quadrati non nulli perchè questi formano un sottogruppo di (K∗ , ·). Per i campi finiti vale il seguente teorema. Teorema 4.1.2. Sia K = GF (pn ) un campo finito. Se K ha caratteristica p = 2 allora tutti gli elementi sono quadrati. Se K ha caratteristica p 6= 2 allora il sottogruppo moltiplicativo dei quadrati ha indice 2 in K∗ . Dimostrazione. Sia p = 2, gli elementi del campo soddisfano l’equazione n−1 x = x da cui x = (x2 )2 e pertanto x è un quadrato per ogni x ∈ K. Sia p 6= 2 e sia σ il generatore del gruppo ciclico (K∗ , ·). I quadrati del campo sono tutte e sole le potenze di σ ad esponente pari. Infatti σ 2h è il quadrato di σ h , 2n 28 CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 29 inoltre se supponiamo per assurdo che esista σ 2h+1 = a2 con a ∈ K∗ , si ha a = σ t da cui σ 2h+1 = (σ t )2 = σ 2t e pertanto deve essere (2h + 1) − 2t ≡ 0 mod (pn − 1) ossia 2(h − t) + 1 ≡ 0 mod (pn − 1) e ciò è assurdo perchè 2(h − t) + 1 è dispari mentre pn − 1 è pari. Dunque il sottogruppo H dei quadrati di K∗ è costituito da tutte e sole le potenze di σ ad esponente pari perciò gli unici lateralin di H rispetto al gruppo (K∗ , ·) sono H e σH ossia H ha indice 2 in K∗ e |H| = p 2−1 . Prima di passare alla costruzione di insiemi e gruppi strettamente 3-transitivi, osserviamo che per noti teoremi non esistono insiemi di permutazioni abeliani e transitivi che non siano gruppi strettamente 1-transitivi e pertanto la ricerca di gruppi e insiemi strettamente 3-transitivi va condotta in ambiti non commutativi. 2. Il gruppo proiettivo lineare P GL(2, K) Sia K un campo qualsiasi e sia ∞ 6∈ K. Posto E = K ∪ {∞} sia ax + b G = α | α(x) = , a, b, c, d ∈ K, ad − bc 6= 0 cx + d l’insieme delle applicazioni di E in E ottenute estendendo le operazioni del campo K all’elemento ∞ in modo tale che ∞ −→ a c se c 6= 0, ∞ → ∞ se c = 0, d (− ) −→ ∞. c L’insieme G risulta essere un sottogruppo di Sym E strettamente 3-transitivo su E; viene indicato con P GL(2, K) ed è detto gruppo proiettivo lineare di grado 2 sul campo K. L’elemento ad − bc ∈ K∗ si dice il determinante della permutazione; se α ∈ P GL(2, K) il suo determinante è indicato con det(α). Per il teorema 2.1.19, dividiamo nelle seguenti tre parti la dimostrazione che G = P GL(2, K) è un gruppo strettamente 3-transitivo su E = K ∪ {∞} . (1) P GL(2, K) è un gruppo; (2) P GL(2, K) è transitivo su E; (3) G∞ , stabilizzatore di ∞ ∈ E, è strettamente 2-transitivo su K = E−{∞} . Dimostrazione. CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 30 (1) G = P GL(2, K) è un sottogruppo di Sym E. Siano α, β ∈ G, per le proprietà dei determinanti risulta det(αβ) = det(α)det(β) e poichè det(α) 6= 0, det(β) 6= 0 e K privo di divisori dello zero, risulta det(αβ) 6= 0 e pertanto αβ ∈ G. Inoltre per ogni α ∈ G 1 poichè det(α−1 ) = det(α) si ha che α−1 ∈ G. Rimane così provato che G = P GL(2, K) è un gruppo. (2) G = P GL(2, K) è transitivo su E. Iniziamo con il dimostrare che per ogni y ∈ E esiste α ∈ G tale che α(∞) = y. Se y = ∞ ogni α ∈ G, α(x) = ax + b, a ∈ K∗ , è tale che α(∞) = ∞. Se y 6= ∞ ogni α ∈ G, α(x) = yx+b , b ∈ K∗ , è tale che x α(∞) = y. Comunque presi x, y ∈ E siano α, β ∈ G tali che α(∞) = x, β(∞) = y; risulta βα−1 (x) = y con βα−1 ∈ G perchè G è un gruppo e pertanto G = P GL(2, K) è transitivo su E. (3) G∞ è strettamente 2-transitivo su K. Dalla definizione di G, segue che G∞ = {α | α(x) = ax + b, a ∈ K∗ } è il gruppo affine AG(1, K) che è strettamente 2-transitivo su K come dimostrato nel capitolo 3. Rimane pertanto dimostrato che G = P GL(2, K) è un gruppo strettamente 3-transitivo su E = K ∪ {∞}. 3. Il gruppo proiettivo semilineare P ΓL(2, K) Sia K un campo qualsiasi, ∞ ∈ / K, E = K ∪ {∞}. Per ogni automorfismo σ ∈ Aut K prolunghiamo l’azione di σ a tutto E ponendo σ(∞) = ∞. Sia aσ(x) + b Γ = x −→ , a, b, c, d ∈ K, ad − bc 6= 0, per ogni σ ∈ Aut K = cσ(x) + d = {ασ | α ∈ P GL(2, K), per ogni σ ∈ Aut K} l’insieme delle applicazioni di E in E ottenute estendendo le operazioni del campo K all’elemento ∞ in modo tale che a d se c 6= 0, ∞ → ∞ se c = 0, (− ) −→ ∞. c c L’insieme Γ risulta essere un sottogruppo di Sym E 3-transitivo su E (non strettamente); viene indicato con P ΓL(2, K) ed è detto gruppo proietivo semilineare. ∞ −→ CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 31 L’elemento ad − bc ∈ K∗ si dice determinante della permutazione; se γ ∈ P ΓL(2, K) il suo determinante è indicato con det(γ). Dimostriamo che: (1) Γ è un gruppo; (2) Γ è 3-transitivo su E. Dimostrazione. (1) Dimostriamo che Γ è un sottogruppo di Sym E. Siano α = ασ, β = βτ ∈ Γ con α, β ∈ P GL(2, K) e σ, τ ∈ Aut K. Si osservi che poichè gli automorfismi di un campo formano un gruppo, se σ, τ ∈ Aut(K) allora στ ∈ Aut K. Inoltre per ogni α ∈ P GL(2, K), indicato det(α) = ∆, risulta det(σα) = σ(det(α)) = σ(∆) e pertanto per le proprietà degli automorfismi, se ∆ 6= 0 anche σ(∆) 6= 0 da cui σα ∈ Γ e quindi, oltre a ασ ∈ Γ, si ha anche σα ∈ Γ. x+b2 x+b1 Se dunque ασ = θ, α(x) = ac11x+d , β(x) = ac22x+d , risulta 1 2 ασ · βτ : x −→ a3 θ(x) + b3 c3 θ(x) + d3 con a3 , b3 , c3 , d3 ∈ K, a3 d3 − b3 c3 ∈ K∗ e pertanto ασ · βτ ∈ Γ. Sia ora ασ ∈ Γ, si ha α−1 ∈ P GL(2, K) e perciò per le osservazioni precedenti si ha (ασ)−1 = σ −1 α−1 ∈ Γ. Rimane così provato che Γ = P ΓL(2, K) è un gruppo. (2) Poichè Aut K è un gruppo, sia 1K l’automorfismo identico su K la cui azione è stata estesa a tutto E. In P ΓL(2, K) esistono le applicazioni α1K con α ∈ P GL(2, K) e pertanto P GL(2, K) ⊂ P ΓL(2, K). Abbiamo dimostrato che P GL(2, K) è strettamente 3-transitivo ed essendo P GL(2, K) 6= P ΓL(2, K), P GL(2, K) ⊂ P ΓL(2, K) si conclude che Γ = P ΓL(2, K) è 3-transitivo su E ma non strettamente 3-transitivo. Teorema 4.3.1. Sia K un campo qualsiasi e sia ∞ ∈/ K. Posto E = K∪{∞} si ha P GL(2, K) sottogruppo normale di P ΓL(2, K). Dimostrazione. P GL(2, K) è un gruppo e poichè per ogni α ∈ P GL(2, K) si ha α1K ∈ P ΓL(2, K) con 1K automorfismo identità, risulta P GL(2, K) sottogruppo di P ΓL(2, K). Siano α ∈ P GL(2, K) e βσ ∈ P ΓL(2, K), si ha (βσ)α(βσ)−1 = βσασ −1 β −1 . Ma σ e σ −1 , essendo automorfismi di K, modificano solo i coefficienti di α, mentre gli effetti degli automorfismi sull’incognita si annullano e pertanto (βσ)α(βσ)−1 ∈ P GL(2, K) ossia P GL(2, K) è normale in P ΓL(2, K). CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 32 Evidenziamo ora un importante sottogruppo di P GL(2, K) (e quindi di P ΓL(2, K)) fondamentale nella costruzione e nello studio dei gruppi e degli insiemi strettamente 3-transitivi noti. 4. Il gruppo proiettivo lineare speciale P SL(2, K) campo qualsiasi e sia ∞ 6∈ K. Posto E = K ∪ {∞}, sia J = Sia K unax+b α | α(x) = cx+d , a, b, c, d ∈ K, ad − bc quadrato di K∗ } l’insieme delle applicazioni di E in E definite estendendo le operazioni del campo K all’elemento ∞ in modo tale che per ogni α ∈ J sia α(∞) = a c se c 6= 0, α(∞) = ∞ se c = 0, α(− dc ) = ∞ . L’insieme J è contenuto nel gruppo P GL(2, K) e poichè in K∗ il prodotto di due quadrati è un quadrato e l’inverso di un quadrato è un quadrato, si ha che J è un gruppo indicato con P SL(2, K) e detto gruppo proiettivo lineare speciale sul campo K. Ovviamente P SL(2, K) è sottogruppo di P GL(2, K) ed è sottogruppo di P ΓL(2, K). Il gruppo P SL(2, K) è sottogruppo normale di P ΓL(2, K). Infatti siano α ∈ P SL(2, K) e βσ ∈ P ΓL(2, K), si ha (βσ)α(βσ)−1 = βσασ −1 β −1 . Posto det(β) = ∆1 e det(α) = ∆2 si ha σ(∆2 ) quadrato perchè ogni automorfismo trasforma quadrati di K∗ in quadrati di K∗ , inoltre risulta det((βσ)α(βσ)−1 ) = det(β)det(σασ −1 )det(β −1 ) = = det(β)det(σασ −1 )det(β −1 ) = ∆1 σ(∆2 )∆−1 1 = σ(∆2 ) quadrato di K∗ . Si conclude pertanto (βσ)α(βσ)−1 ∈ P SL(2, K) e quindi P SL(2, K) sottogruppo normale in P ΓL(2, K). Nota 4.4.1. P SL(2, K) non è 3-transitivo su E = K∪{∞} perchè è contenuto propriamente in P GL(2, K) che è strettamente 3-transitivo. Se K è finito allora P SL(2, K) è un gruppo di indice due in P GL(2, K), CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 33 5. Esempi di insiemi (non gruppi) strettamente 3-transitivi Sia K = GF (pn ) un campo finito e sia ∞ ∈ / K; sia H = {x2 | x ∈ K∗ } il sottogruppo moltiplicativo dei quadrati di K∗ . Sia σ ∈ Aut K, E = K ∪ {∞}, estendiamo l’azione di σ a tutto E ponendo σ(∞) = ∞. Sia G l’insieme delle permutazioni su E così definito: ax + b n se ad − bc ∈ H; G = G(p , σ) = α | α(x) = cx + d aσ(x) + b ∗ α(x) = se ad − bc ∈ K − H; per ogni a, b, c, d ∈ K cσ(x) + d ossia G = P SL(2, pn ) ∪ {βσ | β ∈ P GL(2, pn ), detβ ∈ K∗ − H} . L’insieme G è strettamente 3-transitivo su E. Dimostrazione. Notiamo innanzitutto che σP GL(2, pn ) = P GL(2, pn )σ perchè P GL(2, pn ) è sottogruppo normale di P ΓL(2, pn ) e inoltre σ ∈ P ΓL(2, pn ) perché σ : x −→ 1·σ(x)+0 . 0σ(x)+1 Siano (x1 , x2 , x3 ), (y1 , y2 , y3 ) due terne di elementi distinti di E. Poichè P GL(2, pn ) è strettamente 3-transitivo su E, esiste ed è unica α ∈ P GL(2, pn ) tale che α(x1 ) = 0, α(x2 ) = 1, α(x3 ) = ∞ ed esiste ed è unica β ∈ P GL(2, pn ) tale che β(0) = y1 , β(1) = y2 , β(∞) = y3 . La permutazione βα ∈ P GL(2, pn ) è tale che βα(xi ) = yi per i = 1, 2, 3. Consideriamo ora la permutazione βσα ∈ P GL(2, pn )σP GL(2, pn ) = P GL(2, pn )σ, essa è tale che βσα(xi ) = yi per i = 1, 2, 3. Le due permutazioni βα e βσα agiscono dunque allo stesso modo su x1 , x2 , x3 ma una ed una sola appartiene a G = G(pn , σ) perchè esse hanno lo stesso carattere quadratico ossia det(βα) ∈ H se e solo se det(βσα) ∈ H. Infatti k e σ(k) sono entrambi quadrati o entrambi non quadrati e perciò detto det(α) = r, det(β) = s si ha det(βα) · det(βσα) = srsσ(r) = s2 rσ(r) ∈ H e dunque det(βα) e det(βσα) sono entrambi quadrati o entrambi non quadrati perchè, essendo K finito, H è un sottogruppo di indice 2 in K∗ . Rimane così provato che G = G(pn , σ) è un insieme strettamente 3-transitivo. Nota 4.5.1. L’esempio appena visto è ottenuto a partire da un automorfismo σ fissato arbitrariamente. Al variare di σ in Aut K si ottengono insiemi strettamente 3-transitivi, non sempre identificabili fra loro. In particolare si evidenziano i seguenti casi: CAPITOLO 4 - Gruppi e insiemi di permutazioni 3-transitivi 34 (1) Se σ = 1E allora G = G(pn , σ) = P GL(2, pn ). (2) Se p = 2 allora H = K∗ e G = G(2n , σ) = P SL(2, 2n ) = P GL(2, 2n ). (3) G = G(pn , σ) è un gruppo se e solo se σ 2 = 1E . Teorema 4.5.2. Se G è un insieme di permutazioni strettamente 3-transitivo su un insieme E finito, contenente la permutazione identitá e tale che |E| = n + 1, n ≡ 0 mod2, allora si ha n = 2h con h ∈ N∗ e G = P GL(2, 2h ). Dimostrazione. Vedi P. Quattrocchi 00 Sugli insiemi di sostituzioni strettamente 3-transitivi finiti00 , Atti del Seminario Matematica e Fisica dell’Universitá di Modena, vol. XXIV, 1975, 279-289. 6. Problemi aperti (1) Sia G strettamente 3-transitivo su E, G contenente la permutazione identità e sia |E| = n + 1, n ≡ 1 mod 2. Risulta n = ph ? (2) Tutti gli esempi di insiemi strettamente 3-transitivi finiti noti sono quelli descritti nel paragrafo 5 e dunque sono tutti contenuti in P ΓL(2, pn ) e contengono tutti P SL(2, pn ). Esistono insiemi strettamente 3-transitivi non contenuti in P ΓL(2, pn )? (3) Si è avanzata la seguente congettura. Se G è un insieme di permutazioni strettamente 3-transitivo su E = GF (pn ) ∪ {∞} contenente la permutazione identità e tale che G ⊂ P ΓL(2, pn ) allora G ⊃ P SL(2, pn ). (4) Sia G un insieme finito strettamente 3-transitivo su E tale che 1E ∈ G e αβ ∈ G per ogni α, β ∈ G. G é un gruppo? CAPITOLO 5 Insiemi e gruppi k-transitivi, k ≥ 4. In fase di completamento. 35 CAPITOLO 6 Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi Nel teorema 2.1.17 si é dimostrato che da un insieme k-transitivo, k ≥ 2, é possibile passare ad un insieme (k-1)-transitivo considerando lo stabilizzatore di un elemento. In generale é possibile costruire insiemi di permutazioni che non sono k-transitivi ma che contengono stabilizzatori (k-1)-transitivi. Il passaggio inverso, cioé estendere un insieme G k-transitivo ad un insieme G∗ (k+1)-transitivo, é vero quando G é un gruppo infatti se G é un gruppo transitivo allora G é ktransitivo se e solo se Ga é (k-1)-transitivo. Rimane aperto il problema di stabilire sotto quali condizioni sia possibile estendere un insieme k-transitivo a un insieme (k+1)-transitivo. 1. Definizioni e Teorema di Witt Definizione 6.1.1. Sia G un insieme di permutazioni su un insieme E. Considerato un elemento ∞ ∈ / E e posto E ∗ = E ∪ {∞}, un insieme G∗ si dice estensione di G nel senso di Witt se: • G∗ è un insieme di permutazioni su E ∗ ; • G∗∞ , nella sua azione su E, coincide con G. Teorema 6.1.2. Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E, k ≥ 2. Fissato a ∈ E e considerata una qualunque permutazione δ ∈ G − Ga risulta G = Ga ∪ Ga δGa . Dimostrazione. Poichè G è un gruppo risulta G ⊃ Ga ∪ Ga δGa . Dimostriamo che G ⊂ Ga ∪ Ga δ Ga . Sia α ∈ G. Se α ∈ Ga allora α ∈ Ga ∪Ga δ Ga . Se α ∈ G − Ga dimostriamo che α ∈ Ga δ Ga . Poichè α−1 (a) 6= a e δ −1 (a) 6= a, essendo G k-transitivo su E con k ≥ 2 esiste λ ∈ G tale che λ(a) = a e λ(δ −1 (a)) = α−1 (a); pertanto α λ δ −1 ∈ Ga ossia α ∈ Ga δ λ−1 con λ−1 ∈ Ga e dunque α ∈ Ga δ Ga . Rimane così provato che G = Ga ∪ Ga δ Ga . 36 CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 37 Teorema 6.1.3. Sia G∗ un gruppo di permutazioni (k+1)-transitivo su un insieme E ∗ , k ≥ 2. Fissato ∞ ∈ E ∗ e posto E = E ∗ − {∞} sia G = G∗∞ e siano a, b ∈ E con a 6= b. Allora esistono α ∈ G∗ e β ∈ G tali che (1) (2) (3) (4) (5) α(∞) = a, α(a) = ∞, β(a) = b, β(b) = a; (βα)3 ∈ G, α2 ∈ G; αGa α = Ga ; G∗ = G ∪ GαG. α(b) = b; Dimostrazione. La (1) è vera perchè G∗ è almeno 3-transitivo. La (2) è vera perchè G è almeno 2-transitivo. La (3) è vera perchè (βα)3 (∞) = ∞ e α2 (∞) = ∞. Dimostriamo ora la (4); per ogni γ ∈ Ga si ha γ(∞) = ∞ perchè Ga ⊂ G e quindi αGa α ⊂ Ga e anche α−1 γα−1 (a) = a da cui α−1 γα−1 ∈ Ga , γ ∈ αGa α e quindi Ga ⊂ αGa α. Rimane dunque provato che αGa α = Ga . Infine (5) è vera per il teorema 6.1.2 che assicura G∗ = G∗∞ ∪ G∗∞ αG∗∞ = G ∪ GαG. Teorema 6.1.4. Teorema di estensione di Witt (1938) Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E, k ≥ 2. Sia E ∗ = E ∪ {∞} con ∞ ∈ / E e sia σ(∞) = ∞ per ogni σ ∈ G. Siano a, b ∈ E, a 6= b. Se esistono α ∈ Sym E ∗ e β ∈ G tali che: (1) (2) (3) (4) G∗∞ α(∞) = a, α(a) = ∞, β(a) = b, β(b) = a; (βα)3 ∈ G, α2 ∈ G; αGa α = Ga ; α(b) = b; allora G∗ = G ∪ GαG è un gruppo di permutazioni (k+1)-transitivo su E ∗ e = G. Dimostrazione. Dimostriamo che G∗ è un gruppo. Per provare che G∗ è chiuso rispetto al prodotto distinguiamo tre casi: (1) Siano δ, τ ∈ G; essendo G un gruppo si ha δτ ∈ G∗ perchè δτ ∈ G ⊂ G∗ . (2) Sia δ ∈ G e τ ∈ GαG; esistono γ1 , γ2 ∈ G, tali che τ = γ1 αγ2 e poichè δγ1 ∈ G si ha δτ = δγ1 αγ2 = γ3 αγ2 ∈ GαG ⊂ G∗ , dunque δτ ∈ G∗ . Analogamente si prova δτ ∈ G∗ se δ ∈ GαG e τ ∈ G. (3) Siano δ, τ ∈ GαG. Iniziamo con il dimostrare che αGα ⊂ G∪GαG; poichè α2 (∞) = ∞, α2 (a) = a si ha α2 ∈ G ∩ Ga = Ga , α2 Ga = Ga α2 = Ga , ma per l’ipotesi (4) si ha αGa = Ga α−1 e pertanto αGa = Ga α−1 = Ga α2 α−1 = Ga α ossia αGa = Ga α. (I) CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 38 Per l’ipotesi (3) si ha (βα)3 = βαβαβα ∈ G, αβα ∈ β −1 α−1 β −1 G = β −1 α−1 G e, per l’ipotesi (3), β −1 α−1 G = β −1 α−1 α2 G = β −1 αG ossia αβα ∈ β −1 αG. (II) Tenendo conto del teorema 6.1.2 , di (I), di (II) e dell’ipotesi(4) possiamo affermare che αGα = α(Ga ∪ Ga βGa )α = αGa α ∪ αGa βGa α = Ga ∪ Ga αβαGa ⊂ Ga ∪ Ga β −1 αGGa = Ga ∪ (Ga β −1 )α(GGa ) ⊂ Ga ∪ GαG ⊂ G ∪ GαG. Se dunque δ, τ ∈ GαG si ha δτ ∈ (GαG)(GαG) = GαGαG ⊂ G(G ∪ GαG)G = GGG ∪ GGαGG = G ∪ GαG = G∗ ossia δτ ∈ G∗ . Rimane così completamente dimostrato che comunque presi δ, τ ∈ G∗ risulta δτ ∈ G∗ . Per dimostrare che per ogni δ ∈ G∗ si ha δ −1 ∈ G∗ , distinguiamo due casi. (1) Se δ ∈ G. Essendo G un gruppo segue δ −1 ∈ G ⊂ G∗ . (2) Sia δ ∈ GαG. Posto δ = λαµ, λ, µ ∈ G risulta δ −1 = (λαµ)−1 = µ−1 α−1 λ−1 ; essendo G un gruppo e α2 , λ−1 ∈ G si ha che esiste γ ∈ G tale che α2 γ = λ−1 e pertanto δ −1 = (λαµ)−1 = µ−1 α−1 α2 γ = µ−1 αγ ∈ GαG ⊂ G∗ . Dimostriamo che il gruppo G∗ è transitivo su E ∗ . Essendo G∗ gruppo basta provare che per ogni x ∈ E ∗ esiste τ ∈ G∗ tale che τ (∞) = x. Se x = ∞ allora ogni τ ∈ G ⊂ G∗ è tale che τ (∞) = ∞. Se x 6= ∞ sia σ ∈ G tale che σ(a) = x, σ esiste perchè G è k-transitivo. Considerata τ = σα si ha τ (∞) = x e τ = σα = σα1E ∈ GαG ⊂ G∗ ossia τ ∈ G∗ . Dimostriamo che G∗∞ = G. Ogni elemento di G fissa ∞. Se per assurdo esistesse γ1 αγ2 ∈ GαG tale che γ1 αγ2 (∞) = ∞, poichè γ2 (∞) = ∞, γ1−1 (∞) = ∞ si avrebbe α(∞) = ∞ e ciò è assurdo perchè α(∞) = a ∈ E e ∞∈ / E. Per il teorema 2.1.19 rimane così provato che G∗ è un gruppo (k+1)-transitivo su E ∗ e G∗∞ = G. 2. Estensione di insiemi di permutazioni k-transitivi Nel 1986 P.Quattrocchi e P.Sisi hanno generalizzato il Teorema di Witt determinando delle condizioni sufficienti per estendere gli insiemi di permutazioni (non necessariamente gruppi) k-transitivi. Nel 1977 G.Rinaldi e S.Spaggiari hanno CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 39 migliorato le condizioni sufficienti trovate da Quattrocchi e Sisi, dimostrando il teorema seguente. Teorema 6.2.1. Sia G un insieme di permutazioni k-transitivo su un insieme E con k ≥ 1 , |E| ≥ 3. Sia E ∗ = E ∪ {∞} con ∞ ∈ / E e sia γ(∞) = ∞ per ogni γ ∈ G. Se esistono α ∈ Sym E ∗ e G ⊂ G tali che: (1) α(∞) 6= ∞; (2) G è transitivo su E; (3) GαG = GαG; (4) GG ⊂ G , GG ⊂ G; (5) αGα ⊂ G ∪ GαG; allora G∗ = G ∪ GαG è un insieme di permutazioni (k+1)-transitivo su E ∗ e G∗∞ = G. Se G è strettamente k-transitivo su E allora G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ . Dimostrazione. Siano a e b ∈ E non necessariamente distinti, tali che α(∞) = b e α(a) = ∞. Iniziamo con l’ossevare che G∗∞ = G ossia dimostriamo che le sole permutazioni di G∗ = G ∪ GαG che fissano ∞ sono quelle di G; infatti per definizione se γ ∈ G si ha γ(∞) = ∞ mentre se γ ∈ GαG si ha γ = γ1 αγ2 con γ1 , γ2 ∈ G e risulta γ(∞) 6= ∞ perché γ(∞) = γ1 αγ2 (∞) = γ1 (∞) ∈ E. Siano (x1 , x2 , ..., xk+1 ), (y1 , y2 , ..., yk+1 ) due (k+1)-uple di elementi distinti di E ∗ ; dimostriamo che esiste una permutazione g ∈ G∗ tale che g(xi ) = yi , i = 1 , . . . , k + 1. Distinguiamo due casi. 1◦ caso: Se k = 1 e x1 = ∞, y2 = ∞, siano β1 , eβ2 ∈ G con β1 (b) = y1 e β2 (x2 ) = a; risulta allora β1 αβ2 (∞) = y1 e β1 αβ2 (x2 ) = ∞ con β1 αβ2 ∈ G∗ . Analogamente se k = 1 e x2 = ∞, y1 = ∞, esiste in G∗ una permutazione che trasforma (x1 , ∞) in (∞, y2 ). 2◦ caso: Se k = 1 e non si verifica il 1◦ caso oppure se k ≥ 2, esiste r ∈ {1, 2, . . . , k + 1} tale che xr 6= ∞, yr 6= ∞. Siano σ e τ ∈ G tale che σ(xr ) = a e τ (b) = yr . Per ogni i ∈ {1, 2, . . . , k + 1} - {r} si ha ασ(xi ) ∈ E e α−1 τ −1 (yi ) ∈ E e pertanto, per la k-transitività di G, esite β ∈ G tale che βασ(xi ) = α−1 τ −1 (yi ), per ogni i ∈ {1, 2, . . . , k + 1} − {r} e βασ(xr ) = ∞ = α−1 τ −1 (yr ) e quindi τ αβασ(xi ) = yi , per ogni i ∈ {1, 2, . . . , k + 1}. Proviamo che τ αβασ ∈ G∗ , infatti τ αβασ ∈ GαGαG allora, tenedo conto delle ipotesi 3), 4), 5) si ha: CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 40 τ αβασ ∈ GαGαG ⊂ G(G ∪ GαG)G ⊂ GGG ∪ GαGG ⊂ G ∪ GαGG = G ∪ GαGG ⊂ G ∪ GαG ⊂ G ∪ GαG. Abbiamo così provato l’esistenza di un elemento g ∈ G∗ tale che g(xi ) = yi , i = 1, 2, . . . , k + 1, quindi G∗ è (k+1)-transitivo su E ∗ . Dimostriamo infine che se è G stretamente k-transitivo su E allora g è unica cioè G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ . Supponiamo esistano g, h ∈ G∗ tali che g(xi ) = yi , h(xi ) = yi , i = 1, 2, . . . , k + 1. Distinguiamo tre casi. 1◦ caso: Sia g che h appartengono a G. Per la stretta k-transitività di G segue necessariamente g = h. 2◦ caso: Sia g che h appartengono a GαG. Se k = 1 e x1 = ∞, y2 = ∞, siano β 1 , β 2 ∈ G con β 1 (y1 ) = a allora β 2 αβ 1 g(∞) = β 2 αβ 1 h(∞) = ∞ e β 2 αβ 1 g(x2 ) = β 2 αβ 1 h(x2 ) = β 2 (b) 6= ∞. Inoltre questi sono elementi di G∗ perchè appartengono a GαGGαG ⊂ GαGαG ⊂ GGG ∪ GGαGG ⊂ G ∪ GαG = G∗ e poichè stabilizzano ∞ essi sono elementi di G avendo dimostrato che G = G∗∞ . Inoltre, poichè entrambe le permutazioni hanno lo stesso effetto su x2 , per la stretta 1-transitività di G si ha che β 2 αβ 1 g = β 2 αβ 1 h da cui g = h. (Si procede in modo analogo se k = 1 e con x2 = ∞ e y1 = ∞). Per k = 1 e non è x1 = ∞, y2 = ∞ oppure per k = 1 e non è x2 = ∞, y1 = ∞ oppure per k ≤ 2, sia r ∈ {1, 2, . . . , k + 1} tale che risulti xr 6= ∞ e yr 6= ∞, siano β 1 , β 2 , β 3 ∈ G tale che β 1 (b) = xr e β 3 (yr ) = a; ricordando che abbiamo supposto g ∈ GαG si osservi che: αβ 3 gβ 1 αβ 2 ∈ G ∪ GαG infatti gβ 1 αβ 2 ∈ GαGGαG = GαGGαG ⊂ GαGαG ⊂ GGG ∪ GGαGG ⊂ G ∪ GαGG = G ∪ GαGG ⊂ G ∪ GαG e poichè gβ 1 αβ 2 (∞) = yr 6= ∞, esso è un elemento di GαG. Allora αβ 3 gβ 1 αβ 2 ∈ αGGαG ⊂ αGαG ⊂ GG ∪ GαGG ⊂ G∗ . Analogamente si dimostra che αβ 3 hβ 1 αβ 2 ∈ G∗ . Si osservi che αβ 3 gβ 1 αβ 2 (∞) = αβ 3 hβ 1 αβ 2 (∞) = ∞, (quindi sono elementi di G) e che hanno la stessa azione sui k elementi (β 1 αβ 2 )−1 (xi ), per ogni i ∈ {1, 2, . . . , k + 1} - {r}, allora la stretta k-transitività di G implica che αβ 3 gβ 1 αβ 2 = αβ 3 hβ 1 αβ 2 da cui g = h. 3◦ caso: Sia g ∈ GαG e h ∈ G (o viceversa). in questo caso un elemento r ∈ {1, 2, . . . , k + 1} tale che xr 6= ∞ e yr 6= ∞, esiste sicuramente (anche quando k=1 essendo h(∞) = ∞). Prendendo β 1 , β 2 , β 3 come sopra, si ha che αβ 3 hβ 1 αβ 2 ∈ G∗ infatti: αβ 3 hβ 1 αβ 2 ∈ αGGGαG ⊂ αGGαG ⊂ αGαG ⊂ GG ∪ GαGG ⊂ G∗ . Procedendo come nel 2◦ caso, si ottiene g = h e questo è assurdo essendo G ∩ GαG = ∅. CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 41 Nota 6.2.2. Il teorema precedente è più generale del teorema di Witt perchè si applica agli insiemi e non solo ai gruppi di permutazioni, inoltre esso vale anche per k = 1 e non solo per k ≥ 2. Inoltre, come verrà dimostrato nel prossimo paragrafo, se G è gruppo e k ≥ 2 il teorema equivale al Teorema di Witt. 3. Estensione di gruppi di permutazioni k-transitivi A conclusione di questo capitolo dimostriamo un teorema che fornisce una generalizzazione del teorema di Witt per l’estensione dei gruppi di permutazioni. Teorema 6.3.1. Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E, k ≥ 1, |E| ≥ 3. Sia E ∗ = E∪{∞}, ∞ ∈ / E, e sia α ∈ Sym E ∗ con α(∞ = 6 ∞). ∗ G = G ∪ GαG è un gruppo di permutazioni (k+1)-transitivo su E ∗ e G∗∞ = G se e solo se αGα ⊂ G ∪ GαG. Inoltre G∗ è strettamente (k+1)-transitivo se e solo se G è strettamente k-transitivo. Dimostrazione. Siano a e b ∈ E non necessariamente distinti, tali che α(∞) = b e α(a) = ∞. Sia G un gruppo e sia αGα ⊂ G ∪ GαG, allora prendendo G = G sono soddisfatte le condizioni del teorema 6.1.6 e pertanto G ∪ GαG = G∗ è un insieme di permutazioni su E ∗ (k+1)-transitivo con G∗∞ = G. Dimostriamo ora che G∗ è un gruppo; dimostriamo dapprima che α−1 ∈ GαG. Sia β ∈ G con β(b) = a, allora αβα ∈ G∗ e αβα(∞) = ∞ cioè αβα = β1 ∈ G da cui segue α−1 = β1−1 αβ ∈ GαG. Proviamo ora che comunque presi g, h ∈ G∗ si ha gh−1 ∈ G∗ . Distinguiamo 4 casi. 1◦ caso: g, h ∈ G. Poichè G è un gruppo, si ha gh−1 ∈ G e pertanto gh−1 ∈ G ∪ GαG = G∗ . 2◦ caso: g ∈ G, h ∈ GαG. Si ha h−1 ∈ Gα−1 G e poichè α−1 ∈ GαG e G gruppo, si ha che Gα−1 G ⊂ GαG, allora h−1 è un elemento di GαG e pertanto gh−1 ∈ GGαG = GαG ⊂ G∗ . 3◦ caso: g ∈ Gα G, h ∈ G. Si ha h−1 ∈ G perchè G è gruppo e gh−1 ∈ GαGG = GαG ⊂ G∗ . 4◦ caso: g , h ∈ GαG. Si ha gh−1 ∈ GαGGα−1 G = GαGGGαGG = GαGαG ⊂ G(G ∪ GαG)G = G ∪ GαG = G∗ . CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 42 Viceversa se G∗ = G ∪ GαG è un gruppo allora α ∈ G∗ e pertanto αGα ⊂ G∗ ; inoltre G∗∞ = G. Infine, poichè G∗ è un gruppo di permutazioni su E ∗ (k+1)-transitivo e G∗∞ = G; per il corollario 2.1.21 segue che G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ se e solo se G∗∞ , cioè G, è strettamente k-transitivo su E ∗ − {∞} cioè su E. Nota 6.3.2. IL teorema 6.3.1 generalizza il Teorema di Witt perchè vale anche per k = 1 mentre per k ≥ 2 è equivalente al Teorema di Witt. Teorema 6.3.3. Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E, k ≥ 1. Sia E ∗ = E ∪ {∞} con ∞ ∈ / E e sia λ(∞) = ∞ per ogni λ ∈ G. Se ∗ esistono α ∈ Sym E e G ⊂ G tali che: (1) α 6∈ G, α2 ∈ G; (2) G transitivo su E; (3) αGα ⊂ G ∪ GαG. allora risulta GαG = GαG = GαG. Dimostrazione. Sia α(∞) = 0 ∈ E; poichè α2 ∈ G si ha α(0) = ∞. Iniziamo con il dimostrare che αG ⊂ GαG. Poichè G è un gruppo, per ogni g ∈ G esiste g1 ∈ G tale che g = g1 α2 da cui αg = αg1 αα. (I) Distinguiamo due casi: • αg1 α = g2 ∈ G; in tal caso si ha αg = g2 α e considerata g ∈ G tale che g(0) = 0 risulta anche αg = g2 α = g2 αg −1 g. Poichè G è un gruppo esiste g3 ∈ G tale che g3 α2 = g −1 e quindi g2 αg −1 g = g2 αg3 ααg. Per l’ipotesi (3) è αg3 α ∈ G ∪ GαG, ma g3 = g −1 α−2 e perciò risulta αg3 α ∈ G perchè αg3 α(∞) = αg3 (0) = αg −1 α−2 (0) = αg −1 (0) = α(0) = ∞. Risulta dunque αg = g2 αg3 ααg = g2 g4 αg = g5 αg ∈ GαG con g4 = αg3 α ∈ G e g5 = g2 g4 ∈ G. • αg1 α ∈ GαG; in tale caso si ha αg1 α = g2 αg 2 con g2 ∈ G e g 2 ∈ G e per la (I) possiamo scrivere αg = g2 αg 2 α. Poichè g2 αg 2 (0) = αg1 α(0) = 0 e 0 6= ∞ si ha g 2 (0) 6= 0 da cui αg 2 α(∞) 6= ∞. Da αg 2 α ∈ G ∪ GαG e αg 2 α(∞) 6= ∞ segue αg 2 α ∈ / G e quindi αg 2 α ∈ GαG e si può scrivere αg = g2 αg 2 α = g2 g3 αg 4 con g3 ∈ G, g 4 ∈ G da cui αg ∈ GαG. Sia nel primo che nel secondo caso si ha dunque αG ⊂ GαG. CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 43 (II) Dalla (II) si ottiene GαG ⊂ GGαG = GαG e anche GαG ⊂ GGαG = GαG; d’altra parte da G ⊂ G si ha GαG ⊂ GαG; si conclude pertanto GαG = GαG. Proviamo ora che è Gα = GαG. Sia g ∈ G; G è transitivo su E e perciò esiste g ∈ G tale che g(0) = g(0), inoltre G è un gruppo e pertanto esiste g1 ∈ G tale che g = gg1 . Si ha gα = gg1 α = gα2 g2 α = gααg2 α con g2 ∈ G tale che g1 = α2 g2 . Poichè αg2 α ∈ G ∪ GαG e αg2 α(∞) = αg2 (0) = αα−2 g1 (0) = α−1 g1 (0) = α−1 g −1 g(0) = α−1 (0) = ∞ si ha αg2 α = g3 ∈ G. Dunque gα = gααg2 α = gαg3 ∈ GαG e pertanto (III) Gα ⊂ GαG. Dalla (III) si ottiene GαG ⊂ GαGG = GαG e poichè si è già dimostrato che GαG = GαG, si ha GαG = GαG ⊂ GαG ⊂ GαG. Rimane pertanto dimostrato che GαG = GαG = GαG. Teorema 6.3.4. Sia G un gruppo di permutazioni k-transitivo su un insieme E con k ≥ 1. Sia E ∗ = E ∪ {∞} con ∞ ∈ / E e sia λ(∞) = ∞ per ogni λ ∈ G. Se ∗ esiste α ∈ Sym E tale che : (1) α 6∈ G, α2 ∈ G; (2) αGα ⊂ G ∪ GαG; allora G∗ = G ∪ GαG è un gruppo di permutazioni (k+1)-transitivo su E ∗ e G∗∞ = G. Il gruppo G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ se e solo se G è strettamente k-transitivo su E. Dimostrazione. Considerato G = G, per il teorema 6.1.6 G∗ è un insieme di permutazioni (k+1)-transitivo su E ∗ e G∗∞ = G. Dimostriamo che G∗ è un gruppo. Siano β, γ ∈ G∗ = G ∪ GαG; per dimostrare che βγ ∈ G∗ distinguiamo quattro casi: • β, γ ∈ G. Poichè G è un gruppo risulta βγ ∈ G ⊂ G∗ . • β ∈ G, γ ∈ GαG. Si ha βγ ∈ GGαG = GαG ⊂ G∗ . • β ∈ GαG, γ ∈ G. Si ha βγ ∈ GαGG = GαG ⊂ G∗ . • β, γ ∈ GαG. Sia β = g1 αg2 e γ = g3 αg4 , si ha βγ = g1 αg2 g3 αg4 = g1 αg5 αg4 con g5 = g2 g3 ∈ G. Per ipotesi αg5 α ∈ G ∪ GαG; se αg5 α ∈ G CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 44 allora βγ ∈ GGG = G ⊂ G∗ , se αg5 α ∈ GαG allora βγ ∈ GGαGG = GαG ⊂ G∗ . Rimane così provato che G∗ è chiuso rispetto al prodotto. Dimostriamo ora che se β ∈ G∗ allora β −1 ∈ G∗ . Se β ∈ G allora è ovvio che β −1 ∈ G ⊂ G∗ . Se β ∈ GαG allora β −1 = g2−1 α−1 g1−1 = g2−1 αα−2 g1−1 = g2−1 αg3 con g3 = α−2 g1−1 ∈ G perchè α2 , g1 ∈ G; risulta dunque β −1 ∈ GαG. Rimane così completamente dimostrato che G∗ è un gruppo. Infine se G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ allora è ovvio che G è strettamente k-transitivo su E. Viceversa sia G strettamente k-transitivo su E, lo stabilizzatore di (k+1) elementi di E ∗ di cui uno è ∞ risulta l’identità per la stretta k-transitività di G, allora poichè G∗ è (k+1)-transitivo su E ∗ , per il teorema 6.1.10??? si ha che G∗ è strettamente (k+1)-transitivo su E ∗ . Il teorema ora dimostrato generalizza le condizioni sufficienti di Witt; con il seguente teorema si generalizzano anche le condizioni necessarie. Teorema 6.3.5. Sia G∗ un gruppo di permutazioni (k+1)-transitivo su un insieme E ∗ e sia ∞ ∈ E ∗ . Se G = G∗∞ allora esiste α ∈ G∗ − G tale che α2 ∈ G e G∗ = G ∪ GαG. Dimostrazione. Sia 0 ∈ E ∗ con 0 6= ∞; poichè G∗ è almeno 2-transitivo su E esiste α ∈ G∗ tale che α(∞) = 0, α(0) = ∞; risulta α2 (∞) = ∞ e peratnto α2 ∈ G. Sia g ∈ G∗ − G; esiste g1 ∈ G∗ tale che g1 (∞) = ∞ e g1 (0) = g −1 (∞) e pertanto gg1 α−1 (∞) = ∞ da cui gg1 α−1 ∈ G, g ∈ Gαg1 ⊂ GαG; rimane così provato che G∗ − G ⊂ GαG. Risulta dunque G∗ ⊂ G ∪ GαG e poichè è ovviamente G ∪ GαG ⊂ G∗ , si ha che G∗ = G ∪ GαG. ∗ Nota 6.3.6. Nell’ipotesi del teorema 6.3.3 ora dimostrato segue anche αGα ⊂ G ∪ GαG perchè αGα ⊂ G∗ . Nota 6.3.7. Nel caso k ≥ 2 i teoremi 6.3.2 e 6.3.3 sono equivalenti al teorema di Witt, ma lo generalizzano perchè valgono anche nel caso k = 1. Si veda l’esempio 1 nel capitolo 7. A conclusione di questo capitolo, riportiamo l’enunciato di un teorema che fornisce indicazioni circa l’esistenza di insiemi strettamente k-transitivi che non siano gruppi. CAPITOLO 6 - Estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi 45 Teorema 6.3.8. Sia G∗ un insieme strettamente (k+1)-transitivo di permutazioni su E ∗ , k ≥ 2, |E ∗ | ≥ 5, G∗ non necessariamente finito. G∗ è un gruppo se e solo se esiste un elemento ∞ ∈ E ∗ tale che • G∗∞ è un gruppo; • G∗∞ αG∗∞ ⊂ G∗ con α ∈ G∗ , α(∞) 6= ∞, α fissa (k-1)elementi di E ∗ . CAPITOLO 7 Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni k-transitivi In questo capitolo si riportano esempi di estensioni di gruppi e di insiemi di permutazioni k-transitivi nel senso di Witt. 1. Esempi di estensioni di gruppi k-transitivi Esempio 7.1.1. Sia K un campo finito o no, K∗ = K − {0}; fissato a ∈ K∗ sia πa : K∗ −→ K∗ l’aplicazione biunivoca definita da πa (x) = ax per ogni x ∈ K∗ . L’insieme G = {πa | a ∈ K∗ } risulta un gruppo di permutazioni strettamente 1-transitivo su K∗ . Estendiamo il gruppo G a un gruppo strettamente 2-transitivo su K = K∗ ∪{0} utilizzando il teorema 6.3.1. Prolunghiamo l’azione di G a tutto K = K∗ ∪ {0} ponendo πa (0) = 0 per ogni πa ∈ G. Sia α ∈ Sym K definita da α(x) = −x + 1 per ogni x ∈ K. Risulta αGα ⊂ G ∪ GαG; infatti si ha απa α(x) = ax − a + 1. Se a = 1 allora απa α = 1K∗ ∈ G ⊂ G ∪ GαG. Se a 6= 1 consideriamo r, s ∈ K∗ tali che −a r = −a + 1, s = −a+1 ; si ha che απa α = πr απs ∈ GαG ⊂ G ∪ GαG. Poichè le condizioni del teorema 6.3.1 sono verificate, si conclude che G∗ = G ∪ GαG è un gruppo strettamente 2-trasitivo su K; G∗ è il gruppo affine AG(1, K) = {g|g(x) = ax + b, a, b ∈ K, a 6= 0}. Esempio 7.1.2. Dimostriamo che il gruppo strettamente 3-transitivo P GL(2, K) si ottiene come estensione, nel senso di Witt, del gruppo strettamente 2-transitivo AG(1, K). Sia K un campo, finito o no, e sia G = AG(1, K) il gruppo affine su K che, come noto, è strettamente 2-transitivo su K; sia ∞ ∈ / K e E = K ∪ {∞}. Sia α ∈ Sym E definita da α(0) = ∞, alpha(∞) = 0, α(x) = x1 per ogni x ∈ E − {0, ∞}. Dimostriamo che αGα ⊂ G ∪ GαG. 1◦ caso : Sia β ∈ G, β(x) = ax. Allora αβα ∈ G perchè agisce su x come gli elementi di G e pertanto αβα ⊂ G ∪ GαG. 46 CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni 47 2◦ caso : Sia β ∈ G, β(x) = ax + b, b 6= 0. Consideriamo γ, δ ∈ G definite a 1 da γ(x) = − x + , δ(x) = bx + a; si ha αβα = γαδ e γαδ ∈ GαG e pertanto b b αβα ∈ G ∪ GαG. Per il teorema 6.3.1. si ha pertanto che G∗ = G∪GαG è un gruppo strettamente 3-transitivo su E e G∗∞ = G. Verifichiamo infine che G∗ = P GL(2, K). Risulta G∗∞ = G ⊂ P GL(2, K) perchè gli elementi di G sono permutazioni α del tipo α(x) = ax + b, a 6= 0, che appartengono a P GL(2, K). Siano ora γ1 , γ2 ∈ G con γ1 (x) = a1 x + b1 , γ2 (x) = a2 x + b2 , a1 , a2 ∈ K∗ , risulta 1 b2 +a1 γ1 αγ2 (x) = b1 a2ax+b con detγ1 αγ2 = −a1 a2 6= 0 e pertanto γ1 αγ2 ∈ 2 x+b2 P GL(2, K). Rimane così provato che G∗ = G ∪ GαG ⊂ P GL(2, K). Sia ora α ∈ P GL(2, K); siano x1 , x2 , x3 elementi distinti di K ∪ {∞} e sia α(xi ) = yi , i = 1, 2, 3. Per la sua stretta 3-transitività, in G∗ esiste β tale che β(xi ) = yi , i = 1, 2, 3, e poichè G∗ ⊂ P GL(2, K) si ha β ∈ P GL(2, K), ma P GL(2, K) è strettamente 3-transitivo e pertanto β = α ∈ G∗ e quindi P GL(2, K) ⊂ G∗ . Rimane così dimostrato che G∗ = P GL(2, K). Esempio 7.1.3. m Sia K = GF (p2m ), p 6= 2, H = {x2 | x ∈ K∗ } , σ ∈ AutK, σ(x) = xp ; fissati a, b ∈ K, a 6= 0, sia ϕa,b : K −→ K la permutazione definita da ϕa,b (x) = ax + b se a ∈ H, ϕa,b (x) = aσ(x) + b se a ∈ K∗ − H. L’insieme G = {ϕa,b | a, b ∈ K, a 6= 0} risulta un gruppo di permutazioni strettamente 2-transitivo su K. Estendiamo il gruppo G al gruppo strettamente 3-transitivo G(p2m , σ). Ricordiamo che in GF (p2m ), si ha −1 ∈ H perchè p2m ≡ 1 mod4, inoltre σ 2 = identità. Sia ∞ ∈ / K, E = K ∪ {∞}; prolunghiamo l’azione di G su tutto E ponendo γ(∞) = ∞ per ogni γ ∈ G. Sia α ∈ Sym E definita da α(0) = ∞, α(∞) = 0, α(x) = −1 per ogni x ∈ E − {0, ∞}. x Dimostriamo che αGα ⊂ G ∪ GαG. 1◦ caso : Sia β ∈ G, β(x) = ax + b con a quadrato. • Se b = 0, αβα ∈ G ⊂ G ∪ GαG perchè agisce su x come gli elementi di G del tipo x → ax + b con a un quadrato e con b = 0. 1 a a • Se b 6= 0 consideriamo γeδ ∈ G tali che γ(x) = 2 x − , δ(x) = x − . b b b Si ha αβα = γαδ ∈ GαG ⊂ G ∪ GαG. m 2◦ caso : Sia β ∈ G, β(x) = axp + b con a non quadrato. • Se b = 0, αβα ∈ G perchè agisce su x come gli elementi di G del tipo m x → axp +b con a non quadrato e con b = 0, allora αβα ∈ G ⊂ G∪GαG. CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni • Se b 6= 0 consideriamo γeδ ∈ G tali che γ(x) = pm x− a pm 1 x − , 2 b b 48 δ(x) = a ; risulta αβα = γαδ ∈ GαG ⊂ G ∪ GαG. bpm Per il teorema 6.3.1 si ha che G∗ = G ∪ GαG. G∗ risulta il gruppo delle permutazioni su K ∪ {∞} definite da: ax + b , ad − bc ∈ H; a, b, c, d ∈ K x→ cx + d m axp + b , ad − bc ∈ K∗ − H; a, b, c, d ∈ K. x → pm cx + d Inoltre il gruppo G∗ = G ∪ GαG ⊂ G(p2m , σ) e poichè |G∗ | = |G(p2m , σ)| = (p2m + 1)p2m (p2m − 1) si conclude che G∗ = G(p2m , σ). Esempio 7.1.4. Con questo esempio si descrive il gruppo di Mathien M4,11 strettamente 4-transitivo su 11 elementi, come estensione del gruppo G(32 , σ) strettamente 3-transitivo su GF (32 ) ∪ {∞}. Per maggiore chiarezza iniziamo con il descrivere il campo GF (32 ). Sia GF (3) = {0, 1, 2}; consideriamo il polinomio x2 + 1 ∈ GF (3)[x] irriducibile in GF (3). Detta i una radice del polinomio, il campo di spezzamento di x2 + 1 è il campo GF (32 ) = {a + ib | a, b ∈ GF (3)}. Sia dunque K = GF (32 ) = {0, 1, 2, i, 2i, 1 + i, 1 + 2i, 2 + i, 2 + 2i};ricordando che i2 + 1 = 0 si ottengono in K le seguenti tavole per le operazioni di “+” e di “·” che rendono K un campo: + 0 1 2 i 2i 1+i 1 + 2i 2+i 2 + 2i 0 1 2 i 2i 1 + i 1 + 2i 2 + i 2 + 2i 0 1 2 i 2i 1 + i 1 + 2i 2 + i 2 + 2i 1 2 0 1 + i 1 + 2i 2 + i 2 + 2i i 2i 2 0 1 2 + i 2 + 2i i 2i 1 + i 1 + 2i i 1+i 2+i 2i 0 1 + 2i 1 2 + 2i 2 2i 1 + 2i 2 + 2i 0 i 1 1+i 2 2+i 1+i 2+i i 1 + 2i 1 2 + 2i 2 2i 0 1 + 2i 2 + 2i 2i 1 1+i 2 2+i 0 i 2+i i 1 + i 2 + 2i 2 2i 0 1 + 2i 1 2 + 2i 2i 1 + 2i 2 2+1 0 i 1 1+i CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni · 1 2 i 2i 1+i 1 + 2i 2+i 2 + 2i 49 1 2 i 2i 1 + i 1 + 2i 2 + i 2 + 2i 1 2 i 2i 1 + i 1 + 2i 2 + i 2 + 2i 2 1 2i i 2 + 2i 2 + i 1 + 2i 1 + i i 2i 2 1 2 + i 1 + i 2 + 2i 1 + 2i 2i i 1 2 1 + 2i 2 + 2i 1 + i 2 + i 1 + i 2 + 2i 2 + i 1 + 2i 2i 2 1 i 1 + 2i 2 + i 1 + i 2 + 2i 2 i 2i 1 2 + i 1 + 2i 2 + 2i 1 + i 1 2i i 2 2 + 2i 1 + i 1 + 2i 2 + i i 1 2 2i I quadrati di K∗ sono gli elementi del gruppo H = {1, 2, i, 2i}. Sia ∞ ∈ / K = GF (32 ), E = K ∪ {∞} , σ ∈ AutK definito da σ(∞) = ∞, σ(x) = x3 per ogni x ∈ K. L’insieme ax + b aσ(x) + b ∗ 2 G = G(3 , σ) = se ad − bc ∈ H, se ad − bc ∈ K − H; perogni a, b, c, d ∈ K cx + d cσ(x) + d è un gruppo di permutazioni stretamente 3-transitivo su E. Consideriamo in G le permutazioni λ(x) = x + 1, γ(x) = ix, τ (x) = (1 + i)x3 e sia Γ =< λ, γ, τ > il gruppo generato da λ, γ, τ . Dimostriamo che Γ = G∞ . Si ha Γ ⊂ G∞ perché lambda(∞) = γ(∞) = τ (∞) = ∞ e poichè G∞ è strettamente 2-transitivo su K per dimostrare che Γ = G∞ basta dimostrare che Γ è 2-transitivo su K. Iniziamo con il dimostrare che Γ è transitivo su K; poichè Γ è un gruppo basta dimostrare che per ogni x ∈ K esiste ϕ ∈ Γ tale che ϕ(0) = x. Le permutazioni 1K , λ, λ2 , γλ, γλ2 , τ λ, τ λ2 , λγλ2 , λτ λ sono elementi di Γ e trasformano l’elemento 0 rispettivamente negli elementi 0, 1, 2, i, 2i, 1 + i, 2 + 2i, 1 + 2i, 2+i che sono tutti e soli gli elementi di K; rimane così provato che Γ è transitivo su K. Dimostriamo ora che Γ0 è 1-transitivo su K∗ . Consideriamo il gruppo ∆ =< γ, τ > generato da γ e τ ; ∆ è 1-transitivo su ∗ K perchè per ogni x ∈ K∗ esiste ψ ∈ ∆ tale che ψ(1) = x, infatti le permutazioni 1K∗ , γ, γ 2 , τ, τ γ, γ 3 , γτ, γ 2 τ sono elementi di ∆ e trasformano l’elemento 1 rispettivamente negli elementi 1, i, 2, 1 + i, 1 + 2i, 2i, 2 + i, 2 + 2i che sono tutti e soli gli elementi di K∗ . Poichè γ(0) = τ (0) = 0 si ha ∆ ⊂ Γ0 ed essendo ∆ 1-transitivo su K∗ risulta anche Γ0 1-transitivo su K∗ . Per il terema 2.1.19 rimane così provato che Γ è 2-transtivo su K∗ e pertanto Γ = G∞ . Estendiamo il gruppo G = (32 , σ) applicando il teorema di Witt. CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni 50 Sia ∞0 ∈ / E, E ∗ = E ∪ {∞0 } = K ∪ {∞, ∞0 }; prolunghiamo l’azione di G a tutto E ∗ ponendo ρ(∞0 ) = ∞0 per ogni ρ ∈ G. Sia α ∈ Sym E ∗ definita da α = (i, 2 + 2i)(2, 1 + i)(1 + 2i, 2 + i)(∞, ∞0 ) e sia β ∈ G tale che β(x) = x1 . Verifichiamo che ∞, ∞0 , 0, G, α, β soddisfano le condizioni del teorema di Witt. Si ha: (1) α(∞0 ) = ∞, α(∞) = ∞0 , α(0) = 0; (2) β(0) = ∞, β(∞) = 0; (3) (βα)3 = 1E ∈ G e α2 = 1E ∈ G; (4) αG∞ α = G∞ . Le condizioni (1), (2), (3) seguono immediatamente dalle definizioni poste. Dimostriamo la (4). Per ogni γ ∈ G∞ ⊂ G risulta αγα(∞) = ∞ e perciò αG∞ α ⊂ G∞ da cui αG∞ α = G∞ perchè sono insiemi finiti e |αG∞ α| = |G∞ |. Essendo verificate le ipotesi del teorema di Witt si ha che G∗ = G ∪ GαG è un gruppo di permutazioni strettamente 4-transitivo su 11 elementi, esso è il gruppo di Mathieu M4,11 . Nota 7.1.5. Il gruppo P GL(2, 32 ) non è estendibile ad un gruppo strettamente 4-transitivo su 11 elementi. Esempio 7.1.6. Con questo esempio si descrive l’estensione del gruppo di Mathieu M4,11 al gruppo strettamente 5-transitivo su 12 elementi detto gruppo di Mathieu M5,12 . Sia E ∗ = GF (32 ) = {∞, ∞0 } , ∞00 ∈ / E ∗ , E ∗∗ = E ∗ ∪ {∞00 } = GF (32 ) ∪ {∞, ∞0 , ∞00 }. Sia Γ = M4,11 il gruppo di Mathieu strettamente 4-transitivo su E ∗ ; prolunghiamo l’azione di Γ a tutto E ∗∗ ponendo γ(∞00 ) = ∞00 per ogni γ ∈ Γ. Sia α ∈ Sym E ∗∗ definita da α(∞0 ) = ∞00 , α(∞00 ) = ∞0 , α(∞) = ∞, α(x) = x3 per ogni x ∈ GF (32 ). Sia β ∈ Γ definita da β(∞) = ∞0 , β(∞0 ) = ∞, β(a + ib) = a − ib per ogni a + ib ∈ GF (32 ) con riferimento alla notazione usata nell’esempio 7.1.4 per il campo GF (32 ). Verifichiamo che ∞00 , ∞0 , ∞, Γ, α, β soddisfano le condizioni del teorema di Witt. Si ha: (1) α(∞0 ) = ∞00 , α(∞00 ) = ∞0 , α(∞) = ∞; (2) β(∞) = ∞0 , β(∞0 ) = ∞; (3) (βα)3 = 1E ∗ , α2 = 1E ∗ ∈ Γ; (4) αΓ∞0 α = Γ∞0 . Le condizioni (1), (2), (3) seguono immediatamente dalle definizioni poste. Dimostriamo la (4). Per quanto visto nell’ esempio 7.1.4 si ha Γ∞0 = G(32 , σ) e dunque occorre dimostrare che αG(32 , σ)α = G(32 , σ) e poichè α è di periodo 2 basta verificare che αG(32 , α)α ⊂ G(32 , α). Sia g ∈ G(32 , σ), CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni 51 3 3 x+b g(x) = ax+b con ad−bc quadrato di GF (32 )∗ ; si ha αgα(∞) = ∞ e αgα(x) = ac3 x+d 3 cx+d con a3 d3 − b3 c3 = (ad − bc)3 quadrato di GF (32 )∗ e perciò αgα ∈ G(32 , σ). 3 +b con ad − bc non quadrato di GF (32 )∗ ; si ha Sia g ∈ G(32 , σ), g(x) = ax cx3 +d 3 3 +b3 3 3 3 3 = (ad − bc)3 non quadrato di αgα(∞) = ∞ e αgα(x) = ac3 xx3 +d 3 con a d − b c 2 ∗ 2 GF (3 ) e perciò αgα ∈ G(3 , σ). Essendo verificate le ipotesi del teorema di Witt si ha che Ω = Γ ∪ ΓαΓ è un gruppo di permutazioni strettamente 5-transitivo su E ∗∗ , |E ∗∗ | = 12; esso è il gruppo di Mathieu M5,12 . Nota 7.1.7. Il gruppo M5,12 non è estendibile ad un gruppo strettamente 6-transitivo su 13 elementi. 2. Esempi di estensioni di insiemi k-transitivi Applichiamo il Teorema 6.2.1 per ottenere gli insiemi di permutazioni strettamente 3-transitivi, a noi noti, come estensione di insiemi di permutazioni strettamente 2-transitivi. Esempio 7.2.1. Sia K = GF (pn ), H = {x2 | x ∈ K∗ } , σ ∈ AutK; fissati a, b ∈ K, a 6= 0, sia ϕa,b : K −→ K la permutazione definita da ϕa,b (x) = ax + b se a ∈ H, ϕa,b (x) = aσ(x) + b se a ∈ K∗ − H. L’insieme G = {ϕa,b |a, b ∈ K, a 6= 0} è un insieme di permutazioni strettamente 2-transitivo su K. Sia ∞ ∈ / K, E ∗ = K ∪ {∞}, estendiamo l’azione di σ e di G a tutto E ∗ ponendo σ(∞) = ∞ e γ(∞) = ∞ per ogni γ ∈ G. Sia α ∈ SymE definita da α(0) = ∞, α(∞) = 0, α(x) = − x1 per ogni x ∈ K∗ . Per ogni b ∈ K sia τb : K −→ K la permutazione definita da τb (x) = x + b e sia G = {τb |b ∈ K}. Verifichiamo che α, G, G, soddisfano le condizioni del terema 6.2.1, ossia verifichiamo che valgono le seguenti cinque condizioni. (1) α(∞) 6= ∞; (2) G è 1-transitivo su K; (3) GαG = GαG; (4) GG ⊂ G; GG ⊂ G; (5) αGα ⊂ G ∪ GαG. Infatti: (1) Dalla definizione di α segue α(∞) = 0 6= ∞. CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni 52 (2) E’ G ⊂ G e G risulta 1-transitivo su K, infatti, comunque presi x1 , y1 ∈ K, in G esiste ed è unica la permutazione γ tale che γ(x1 ) = y1 : è la permutazione definita da γ(x) = x + (y1 − x1 ). (3) Per dimostrare che GαG = GαG sia γ ∈ G tale che γ(x) = x + b e distinguiamo due casi. i) Sia γ ∈ G, γ(x) = ax + b0 , a, b0 ∈ K, a ∈ H; risulta γαγ(x) = , detγαγ = a ∈ H. x+b Siano γ 1 ∈ G, γ 1 (x) = x + b0 e γ1 ∈ G, γ1 (x) = a−1 x + ba−1 , a−1 ∈ H perchè a ∈ H; risulta γαγ = γ 1 αγ1 . b0 x+bb0 −a ii) Sia γ ∈ G, γ(x) = aσ(x)+b0 , a, b0 ∈ K, a ∈ K∗ −H; risulta γαγ(x) = , detγαγ = a ∈ K∗ − H. σ(x)+σ(b) Siano γ 1 ∈ G, γ 1 (x) = x+b0 e γ1 ∈ G, γ1 (x) = a−1 σ(x)+σ(b)a−1 , a−1 ∈ K∗ − H perché a ∈ K∗ − H; risulta γαγ = γ 1 αγ1 . Rimane così provato che GαG ⊂ GαG; analogamente si dimostra che b0 σ(x)+b0 σ(b)−a GαG ⊂ GαG e pertanto si ha GαG = GαG. (4) Per come definiti G e G segue che GG ⊂ G e GG ⊂ G. (5) Per dimostrare che αGα ⊂ G ∪ GαG distinguiamo due casi. −x i) Sia γ ∈ G, γ(x) = ax + b, a, b ∈ K, a ∈ H; risulta αγα(x) = bx−a . −1 Se b = 0 allora detαγα = a ∈ H e αγα ∈ G; se b 6= 0 allora αγα(∞) = α(b) 6= ∞ e perciò αγα ∈ / G ma esistono γ 1 ∈ G, γ(x) = x − ab−1 , e γ1 ∈ G, γ1 (x) = ab−2 x − b−1 , tali che αγα = γ1 αγ 1 ∈ GαG. ii)sia γ ∈ G, γ(x) = aσ(x) + b, a, b ∈ K, a ∈ K∗ − H; risulta αγα(x) = Se b = 0 allora detαγα = a−1 ∈ K∗ − H e αγα ∈ G; se b 6= 0 allora αγα(∞) = α(b) 6= ∞ e perciò αγα ∈ / G ma esistono γ 1 ∈ G, γ 1 (x) = −1 −1 −2 x − σ (ab ), e γ1 ∈ G, γ1 (x) = ab σ(x) − b−1 , tali che αγα = γ1 αγ 1 ∈ Gαγ 1 ∈ GαG. −σ(x) . bσ(x)−a Le ipotesi del teorema 6.2.1 sono dunque verificate e pertanto G∗ = G ∪ GαG è un insieme strettamente 3-transitivo su E ∗ = K ∪ {∞}. Verifichiamo infine che G∗ = G(pn , σ). Dimostriamo che G∗ ⊂ G(pn , σ); si ha G∗∞ = G ⊂ G(pn , σ), inoltre anche GαG ⊂ G(pn , σ) perchè considerata γ ∈ G, γ(x) = x + b; si possono avere due casi: i) γ ∈ G, γ(x) = ax + b0 , a, b0 ∈ K, a ∈ H; ii) γ ∈ G, γ(x) = aσ(x) + b0 , a, b0 ∈ K, a ∈ K∗ − H; CAPITOLO 7 - Applicazione dei teoremi di estensione di gruppi e insiemi di permutazioni 53 ma in entrambi i casi risulta γαγ ∈ G(pn , σ). Dunque G∗ ⊂ G(pn , σ). Poichè |G∗ | = |G(pn , σ)| = (pn + 1)pn (pn − 1) si ha G∗ = G(pn , σ). CAPITOLO 8 Gruppi e Insiemi k-omogenei. in fase di completamento. 54 CAPITOLO 9 Trasformazione di (k,n)-strutture In questo capitolo si illustra un procedimento mediante il quale da una (k,n)struttura se ne costruisce un’altra non necessariamente isomorfa. Questo procedimento è dovuto a P.Quattrocchi e L.A.Rosati 00 Trasformation of design and other incidence structures00 , Geometriae Dedicata, 44 (1992), 233-240. Trasformare una (k,n)-struttura di incidenza permette: • di ottenere nuove strutture; • di trasportare una dimostrazione da una struttura ottenuta per trasformazione alla struttura di partenza, o viceversa. 1. Definizioni e prime proprietà Definizione 9.1.1. Siano k ed n due numeri cardinali con k finito. Si definisce (k,n)-struttura ogni struttura di incidenza che gode delle seguenti proprietà: • k punti distinti P1 , P2 , . . . , Pk incidono ad un unico blocco; • l’insieme dei punti incidenti ad un qualunque blocco ha cardinalità n. Se (P, B, I) è una (k,n)-struttura denoteremo con < P1 , P2 , . . . , Pk > il blocco incidente i punti P1 , P2 , . . . , Pk e denoteremo con BI = {P ∈ P | P IB} l’insieme dei punti che incidono il blocco B ∈ B. Definizione 9.1.2. Sia (P, B, I) una (k,n)-struttura, F ⊂ B una famiglia di blocchi e f una permutazione sull’insieme P dei punti. Si dice che la struttura di incidenza (P, B, I) è trasformabile e che {F, f } è un sistema di trasformazione per (P, B, I) se e solo se, comunque presi k punti distinti, P1 , P2 , . . . , Pk , si ha che < P1 , P2 , . . . , Pk >∈ F se e solo se < f (P1 ), f (P2 ), . . . , f (Pk ) >∈ F. Osservazione 9.1.3. Se f ∈ Sym P ha periodo finito la condizione a) implica la condizione b), con a) < P1 , P2 , . . . , Pk >∈ F ⇒ < f (P1 ), f (P2 ), . . . , f (Pk ) >∈ F 55 CAPITOLO 9 - Trasformazione di (k,n)-strutture 56 b) < f (P1 ), f (P2 ), . . . , f (Pk ) >∈ F ⇒ < P1 , P2 , . . . , Pk >∈ F. Infatti se f ha periodo finito, esiste r ∈ N tale che f r è l’identità e pertanto applicando ripetutamente la condizione a) si ottiene b). In particolare se la struttura di incidenza (P, B, I) è finita, certamente f ha periodo finito perchè il gruppo Sym(P) è di ordine finito, dunque nel caso finito a) implica sempre b). Definizione 9.1.4. Sia (P, B, I) una (k,n)-struttura e {F, f } un sistema di trasformazione per (P, B, I). Definiamo una nuova relazione di incidenza J tra i punti ed i blocchi nel seguente modo: se B ∈ / F allora P J B se e solo se P IB, se B ∈ F allora P J B se e solo se f (P )IB. La struttura (P, B, J ) è detta struttura trasformata di (P, B, I) tramite il sistema di trasformazione {F, f }. Inoltre per ogni b ∈ B si definisce BJ = {P ∈ P | P J B}. Si noti che dalla definizione posta segue che l’incidenza J trasforma un blocco di F in un blocco di F mentre trasforma un blocco di B − F in sé stesso (non è detto punto per punto). Osservazione 9.1.5. B Se B ∈ / F si ha P J B se e solo se P IB, ossia BJ = BI . B Se B ∈ F si ha P J B se e solo se f (P )IB, ossia BJ = f −1 (BI ) infatti BJ = {P ∈ P | P J B} = {P ∈ P | f (P )IB} ed essendo f biunivoca si ha BI = = {P ∈ P | P IB} = {f (P ) ∈ P | f (P )IB} = {Q ∈ P | f −1 (Q)J B}. Teorema 9.1.6. Sia (P, B, I) una (k,n)-struttura. Se (P, B, J )è la struttura trasformata di (P, B, I) tramite il sistema di trasformazione {F, f } allora (P, B, I) è la struttura trasformata di (P, B, J ) tramite {F, f −1 }. Dimostrazione. Sia B l’unico blocco cui sono J -incidenti P1 , P2 , . . . , Pk ; se B ∈ F si ha Pi J B se e solo se f (Pi ) IB per i = 1, 2, . . . , k, ossia se e solo se B =< f (P1 ), . . . , f (Pk ) >∈ F. Poichè {F, f } è un sistema di trasformazione si ha anche B 0 =< P1 , . . . , Pk >∈ F. Siano Qi ∈ P tali che f (Qi ) = Pi per i = 1, 2, . . . , k; poichè B 0 ∈ F si ha che Qi = f −1 (Pi )J B 0 per i = 1, 2, . . . , k, quindi l’unico blocco di (P, B, J ) J -incidente f −1 (P1 ) , f −1 (P2 ) , . . . , f −1 (Pk ) appartiene ad F. Analogamente si dimostra che se l’unico blocco J -incidente f −1 (P1 ), . . . , f −1 (Pk ) appartiene ad F allora anche l’unico blocco di (P, B, J ) J -incidente P1 , . . . , Pk appartiene ad F. Quindi {F, f −1 } è un sistema di trasformazione di (P, B, J ). Sia (P, B, I 0 ) la struttura di incidenza trasformata di (P, B, J ) mediante {F, f −1 }. I 0 è così definita: CAPITOLO 9 - Trasformazione di (k,n)-strutture se B ∈ /F se B ∈ F allora P I 0 B allora P I 0 B 57 ⇔ P J B ⇔ P IB; ⇔ f −1 (P )J B ⇔ f (f −1 (P )) = P IB. Dunque, poichè I = I 0 , la struttura trasformata di (P, B, J ) mediante {F, f −1 } è (P, B, I). D’ora in avanti con < P1 , P2 , . . . , Pk > indichiamo il blocco incidente i punti P1 , P2 , . . . , Pk secondo la relazione I. Teorema 9.1.7. La struttura trasformata di una (k,n)-struttura è ancora una (k,n)struttura. Dimostrazione. Sia B ∈ B. Se B ∈ / F allora P J B se e solo se P BI e perciò l’insieme dei punti J -incidenti B ha cardinalità n perchè sono esattamente i punti I-incidenti B. Se B ∈ F allora P J B se e solo se f (P )IB; siano Q1 , . . . , Qn i punti I-incidenti B e siano P1 , . . . Pn i punti tali che F (Pi ) = Qi con i = 1, 2, . . . , n, allora i punti J -incidenti B sono esattamente n punti P1 , P2 , . . . , Pn . Consideriamo ora k punti distinti: P1 , P2 , . . . Pk e sia B =< P1 , P2 , . . . , Pk > l’unico blocco passante per essi nella struttura di partenza. Se B ∈ / F allora B è l’unico blocco in B − F che è J -incidente P1 , P2 , . . . Pk . Inoltre non esiste nessun blocco C ∈ F tale che Pi J C, per i = 1, 2, . . . , k perchè in caso contrario si avrebbe C =< f (P1 ), . . . , f (Pk ) > ∈ F da cui B =< P1 , . . . , Pk > ∈ F contro l’ipotesi. Dunque B è l’unico blocco J -incidente P1 , P2 , . . . , Pk . Analogamente si dimostra che se B =< P1 , . . . , Pk > ∈ F allora considerati i punti Qi = f (Pi ), i = 1, 2, . . . , k, si ha che < Q1 , Q2 , . . . , Qk > è l’unico blocco J -incidente P1 , P2 , . . . , Pk . Nota 9.1.8. Un piano affine (finito o no) è una (2,n)-stuttura e pertanto questo procedimento di trasformazione può essere applicato in particolare ai piani affini. È importante osservare che se il piano affine è finito allora esso viene trasformato in un piano affine perchè l’assioma di Euclide è conseguenza dell’ipotesi di finitezza mentre se il piano affine è di ordine non finito il suo trasformato è ancora una (2,n)-struttura ma non è detto che questa sia un piano affine perchè può non valere l’assioma di Euclide come mostra il seguente esempio. Esempio 9.1.9. Sia π il piano affine costituito sul campo Q dei numeri razionali ossia P = Q×Q è l’insieme dei punti, B = {r | r : ax + by + c = 0 a, b, c ∈ Q, a, b non entrambi nulli } è l’insieme delle rette. Si consideri l’applicazione σ : Q → Q definita da: ( 2 − , per −2 < x < −1 σ(x) = x x + 3 per x ≤ −2 o x ≥ −1 CAPITOLO 9 - Trasformazione di (k,n)-strutture 58 σ è biunivoca e strettamente crescente. Sia f la permutazione dei punti di π definita da f (x, y) = (σ(x), y). Sia F la famiglia delle rette di π di equazione ax + by + c = 0 con ab > 0. La coppia {F, f } è un sistema di trasformazione per π. Infatti: (1) f è una permutazione sui punti di π. Dimostrazione. f è una applicazione biettiva perché definita a partire da σ e identità che sono entrambe applicazioni biettive. (2) Comunque presi due punti distinti P ed R, la retta P R ∈ F se e solo se la retta f (P ) f (R) ∈ F. Dimostrazione. Siano P = (x1 , y1 ) e R = (x2 , y2 ) due punti distinti. La retta P R ha equazione (y1 − y2 )x − (x1 − x2 )y + x1 y2 − x2 y1 = 0 e P R ∈ F se e solo se (y1 − y2 ) (x1 − x2 ) > 0. La retta f (P ) f (R) ∈ F ha equazione (y1 − y2 )x − (σ(x1 ) − σ(x2 ))y + σ(x1 )y2 − σ(x2 )y1 = 0 e f (P ) f (R) ∈ F se e solo se (y1 − y2 )(σ(x1 ) − σ(x2 )) > 0. Pertano dimostrare che P R ∈ F se e solo se f (P ) f (R) ∈ F equivale a dimostrare che (x1 − x2 ) e (σ(x1 ) − σ(x2 )) hanno lo stesso segno; poiché σ è strettamente cresente si ha (x1 − x2 ) > 0 se e solo se x2 > x1 se e solo se σ(x1 ) > σ(x2 ) se e solo se σ(x1 ) − σ(x2 ) > 0. Rimane dunque provato che {F, f } è un sistema di trasformazione per π. Verifichiamo ora che la (2, n)-struttura π ∗ trasformata di π non è un piano affine. Consideriamo in π la retta t : 3x − 2y + 3 = 0, poiché 3 (−2) < 0 si ha t ∈ / F e pertanto i punti J -incidenti t sono tutti e soli i punti I-incidenti t e quindi in π ∗ la retta t è rappresentata ancora dall’equazione 3x − 2y + 3 = 0. Analogamente la retta r : 3x − 2y − 1 = 0 è rappresentata dalla stessa equazione sia in π che in π ∗ perché r ∈ / F. Inoltre r è J -incidente il punto P = (−1, −2) ed è J -parallela a t. Consideriamo ora la retta s che in π ha equazione s : x + y = 0; s ∈ F e perciò in π ∗ è rappresentata dall’equazione σ(x) + y = 0 e on π ∗ il punto P è J -incidente s. Inoltre in π ∗ le rette t ed s sono J -parallele infatti t ed s sono J -incidenti in un punto se e solo se il sistema: 3x −2y +3 = 0 σ(x) +y = 0 ammette una soluzione razionale ossia se esiste x ∈ Q tale che 3x+2σ(x)+ 3 = 0. Distinguiamo due casi: CAPITOLO 9 - Piani di Moulton 59 (a) x ∈ (−∞, −2] ∪ [−1, +∞). Si ha σ(x) = x + 3 e l’equazione diventa −9 3x + 2x + 6 + 3 = 0 che ammette come unica soluzione x = , 5 −9 questo valore è però non accettabile perché ∈ (−2, −1). 5 (b) x ∈ (−2, −1). 2 4 Si ha σ(x) = − e l’equazione diventa 3x − + 3 = 0 che ammetx x √ √ −3 + 57 −3 − 57 te come soluzioni x = e x = entrambe non 6 6 accettabili perché non razionali. In π ∗ esistono dunque due rette, r ed s, entrambe J parallele alla retta t ed entrambe J -incidenti il punto P , ne consegue che π ∗ non è un piano affine perché in esso non vale l’assioma di Euclide. Più in generale, in analogia a quanto dimostrato nell’esempio 9.1.9, si dimostra la seguente proposizione. Teorema 9.1.10. Sia K un sottocampo del campo R dei numeri reali e sia π il piano affine costruito su K. Sia σ : K → K un’applicazione strettamente crescente, f la permutazione sui punti di π definita da f (x, y) = (σ(x), y) e sia F la famiglia di rette di π aventi equazione ax + by + c = 0 con a b > 0. (1) La coppia {F, f } è un sistema di trasformazione per π. (2) Se K = R allora la struttura trasformata di π è sempre un piano affine. 2. Piani di Moulton In questo paragrafo mostriamo come si possono ottenere i piani di Moulton applicando il metodo di trasformazione delle (k,n)-strutture. Poiché i piani di Moulton sono non desarguesiani mentre i piani affini da cui si ottengono per trasformazione sono desarguesiani, questo è un ulteriore esempio che una (k,n)-struttura e la sua trasformata possono essere non isomorfe. Sia G = AG(1, K) il gruppo affine e sia π il piano affine associato a G. Sia h ∈ R+ , h 6= 0, 1 , e sia σ : R → R definita da x se x ≤ 0 σ(x) = ; hx se x > 0 l’applicazione σ è biettiva e strettamente crescente. CAPITOLO 9 - Trasformazione di gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi 60 Sia f ∈ Sym K2 definita da f (x, y) = (σ(x), y) e sia F = {r : ax + by + c = 0 | a, b, c ∈ R, ab > 0} la famiglia di rette del piano affine π aventi coefficiente angolare negativo (sono quindi esclusi gli assi). Per la proposizione 8.1.9 la coppia {F, f } è un sistema di trasformazione per π. Considerata l’aplicazione σ sopra definita, al variare di h si ottengono altrettanti sistemi di trasformazione che applicati a π determinano una famiglia di piani affini π ∗ . In questa trasformazine si ha che: (1) le rette di π con coefficiente angolare positivo e le rette parallele agli assi cartesiani non vengono modificate e perciò sono le stesse di π ∗ ; (2) le rette di π con coefficiente angolare negativo non vengono modificate nei punti di ascissa negativa mentre vi è una diffrazione nei punti di ascissa positiva; (3) la diffrazione 00 devia00 le rette verso il basso se 0 < h < 1, verso l’alto se h > 1. I piani π ∗ ottenuti dalla trasformazione di π sono i piani di Moulton e risultano essere piani affini non desarguesiani mentre π è un piano affine desarguesiano. Ricordiamo che un piano affine è detto desarguesiano se in esso vale il teorema di Desargues. Teorema 9.2.1 (Teorema di Desargues). In un piano affine π, considerati i triangoli ABC e A0 B 0 C 0 , se AC k A0 C 0 , AB k A0 B 0 , BC k B 0 C 0 allora AA0 k BB 0 k CC 0 . 3. Trasformazione di Insiemi di Permutazioni Come noto ad un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su E, |E| = n, rimane associata in modo naturale una struttura di incidenza che è una (k, n) - struttura. A partire dal metodo di trasformazione delle (k,n) - strutture, si può pertanto stabilire sotto quali ipotesi è possibile trasformare un insieme di permutazioni su E strettamente k-transitivo su E (finito o no), in un insieme di permutazioni su E ancora strettamente k-transitivo su E. Teorema 9.3.1. Sia G un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su un insieme E, finito o no, tale che 1E ∈ G. Sia G1 ⊂ G, 1E ∈ G1 , G2 = G − G1 e sia σ ∈ SymE. Se valgono le seguenti condizioni: (1) g2−1 g1 ∈ G per ogni g1 ∈ G1 e per ogni g2 ∈ G2 ; CAPITOLO 9 - Trasformazione di gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi 61 (2) comunque presi x1 , x2 , ..., xk ∈ E distinti, esiste g1 ∈ G1 tale che g1 (xi ) = σ(xi ) per i = 1, 2, ..., k; allora G1 ∪ G2 σ è un insieme di permutazioni su E strettamente k-transitivo e contenente la permutazione identità. Dimostrazione. A partire dall’insieme G definiamo una opportuna struttura d’incidenza nel seguente modo. Sia A = {(x1 , x2 , ..., xk )|xi ∈ E, xi 6= xj sei 6= j; i, j = 1, .., k} l’insieme delle k-uple di elementi distinti di E; definiamo insieme dei punti l’insieme P = A × A. Nel seguito se P ∈ P scriveremo P = (x, y) con x = (x1 , ..., xk ), y = (y1 , y2 , ..., yk ). Inoltre per ogni g ∈ G scriveremo g(x) = y se g(xi ) = yi per i = 1, 2, ..., k. A partire da g ∈ G definiamo blocco Bg l’insieme dei punti (x, g(x)) ossia Bg = (x, g(x)) | x ∈ A. Sia B = {Bg | g ∈ G} l’insieme dei blocchi. Per ogni P = (x, y) ∈ P diciamo che (x, y)IBg se e solo se g(x) = y; in questo caso useremo anche la notazione P I Bg . La struttura (P, B, I) così definita è una struttura di incidenza. In particolare (P, B, I) è una (1, |A|)-struttura per la stretta k-transitività di G e per come definiti i blocchi. Determiniamo ora un sistema di trasformazione per (P, B, I). Se P = (x, y) ∈ P definiamo f (P ) = (σ(x), y) e poniamo F = {Bg | g ∈ G2 }. Indichiamo con < P > l’unico blocco I-incidente il punto P ∈ P; inoltre osserviamo che da (1), essendo 1E ∈ G1 , segue che per ogni g2 ∈ G2 risulta g2−1 ∈ G2 e quindi da (1) segue anche g1−1 g2 ∈ G2 per ogni g1 ∈ G1 e per ogni g2 ∈ G2 . Dimostriamo che {F, f } è un sistema di trasformazione ossia che <P >∈F se e solo se < f (P ) > ∈ F. Sia P = (x, y). • Se P ∈ F allora < f (P ) > ∈ F. Infatti da < P > ∈ F segue che esiste ed è unico g2 ∈ G2 tale che y = g2 (x), inoltre per la stretta k-transitività di G esiste ed è unico g ∈ G tale che y = g(σ(x)) e pertanto g2 (x) = gσ(x). Per (2) esiste g1 ∈ G1 tale che g1 (x) = σ(x) e perciò gg1 (x) = gσ(x) = g2 (x) da cui g1 (x) = g −1 g2 (x). Se g ∈ G1 allora g −1 g2 ∈ G2 ma ciò è assurdo perchè G è strettamente k-transitivo e g −1 g2 = g1 ∈ G1 . Allora g ∈ G2 e pertanto < f (P ) > ∈ F. • Se < f (P ) > ∈ F allora < P > ∈ F. Infatti esiste g2 ∈ G2 tale che y = g2 σ(x). Per la (2) esiste g1 ∈ G1 tale che g1 (x) = σ(x) e quindi g2 g1 (x) = g2 σ(x) = y. Ricordando che g2−1 ∈ G2 per ogni g2 ∈ G2 , per la (1) si ha g2 g1 ∈ G2 e dunque < P >∈ F. Rimane pertanto dimostrato che {F, f } è un sistema di trasformazione e la struttura trasformata di (P, B, I) mediante questo sistema è una (1, |A|)-struttura (P, B, J). Ciò significa che per ogni x, y ∈ A esiste una ed una sola permutazione β ∈ G tale che (x, y)JBβ e si ha CAPITOLO 9 - Trasformazione di gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi 62 • β(x) = y se β ∈ G1 ; • βσ(x) = y se β ∈ G2 . Perciò G1 ∪ G2 σ è un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su E contenente la permutazione identità 1E . Se consideriamo un gruppo G strettamente k-transitivo su E, allora l’ipotesi (1) del teorema 9.3.1 è soddisfatta se e solo se G1 è un gruppo, mentre l’ipotesi (2) equivale a richiedere che se g2 ∈ G2 allora g2 e σ agiscono allo stesso modo su al più (k − 1) elementi distinti. Valgono infatti i seguenti teoremi. Teorema 9.3.2. Sia G un gruppo di permutazioni strettamente k-transitivo su E, finito o no. Sia G1 ⊂ G, 1E ∈ G1 , G2 = G − G1 e sia σ ∈ SymE. Risulta g2−1 g1 ∈ G2 per ogni g1 ∈ G1 e per ogni g2 ∈ G2 se e solo se G1 è un gruppo. Dimostrazione. Sia g2−1 g1 ∈ G2 per ogni g1 ∈ G1 e per ogni g2 ∈ G2 ; dimostriamo che G1 è un gruppo provando che per ogni g1 , h1 ∈ G1 si ha g1 h−1 1 ∈ G1 . Supponiamo per assurdo che sia g1 h−1 ∈ G2 ; allora per l’ipotesi fatta si ha 1 −1 anche (g1 h−1 ) g ∈ G ossia h ∈ G e ciò è assurdo. 1 2 1 2 1 Viceversa sia G1 un gruppo. Dimostriamo che g2−1 g1 ∈ G2 per ogni g1 ∈ G1 e per ogni g2 ∈ G2 . Siano g1 ∈ G1 e g2 ∈ G2 , essendo G gruppo si ha g2−1 g1 ∈ G; supponiamo per assurdo che sia g2−1 g1 ∈ G1 . In questo caso è anche g1 (g2−1 g1 )−1 ∈ G1 ossia g2 ∈ G1 e ciò è assurdo. Teorema 9.3.3. Sia G un insieme di permutazioni strettamente k-transitivo su un insieme E, finito o no, tale che 1E ∈ G. Sia G1 ⊂ G, 1E ∈ G1 , G2 = G − G1 e sia σ ∈ SymE. Allora comunque presi x1 , x2 , ..., xk ∈ E distinti, le seguenti due condizioni sono equivalenti: (1) esiste g1 ∈ G1 tale che g1 (xi ) = σ(xi ), i = 1, 2, ..., k; (2) non esiste g2 ∈ G2 tale che g2 (xi ) = σ(xi ), i = 1, 2, ..., k. Dimostrazione. Supponiamo valga la (1); non può esistere g2 ∈ G2 che agisce come σ su k elementi distinti di E perchè risulterebbe contraddetta la stretta k-transitività di G. Supponiamo valga la (2); presi x1 , x2 , ..., xk ∈ E distinti, per la stretta ktransitività di G esiste g ∈ G tale che g(xi ) = σ(xi )i = 1, 2, ..., k. Per la (2) la permutazione g 6∈ G2 e pertanto g ∈ G1 . CAPITOLO 9 - Trasformazione di Insiemi di Permutazioni 63 4. Trasformazione di gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi su insiemi finiti Nel capitolo 4 sono stati descritti gli insiemi di permutazioni strettamente 3transitivi su insiemi finiti contenenti la permutazione identità finora noti. Questi insiemi possono essere ritrovati applicando opportunamente il metodo di trasformazione introdotto in questo capitolo. Sia K = GF (pm ) il campo finito di ordine pm e sia E = K∪{∞} con ∞ 6∈ K. Sia G = P GL(2, pm ), G1 = P SL(2, pm ), G2 = G − G1 e σ ∈ Aut(K) un automorfismo di K per il quale poniamo σ(∞) = ∞. Applichiamo il Teorema 9.3.1 di trasformazione. (1) L’ipotesi (1) del teorema 9.3.1 è verificata perchè G e G1 sono gruppi e per le proprietà dei determinanti e dei quadrati di un campo. (2) Dimostriamo che vale l’ipotesi (2) del teorema 9.3.1. Anzittutto notiamo che per ogni g ∈ G esiste ḡ ∈ G tale che gσ = σḡ e g −1 ḡ ∈ G1 . Infatti ax + b se g(x) = , posto ā = σ −1 (a), b̄ = σ −1 (b), c̄ = σ −1 (c), d¯ = σ −1 (d), cx + d aσ(x) + b σ(ā)σ(x) + σ(b̄) āx + b̄ si ha gσ(x) = = ¯ = σ c̄x + d¯ = σḡ(x) dove cσ(x) + d σ(c̄)σ(x) + σ(d) āx + b̄ ḡ(x) = .Inoltre da ad − bc è un quadrato se e solo se ād¯ − b̄c̄ = c̄x + d¯ σ(ad − bc) è un quadrato e pertanto o g, ḡ ∈ G1 oppure g, ḡ ∈ G2 ; in entrambi i casi g −1 ḡ ∈ G1 perchè G1 è gruppo di indice 2 in G. Siano x1 , x2 , x3 ∈ E distinti. per la stretta 3-transitività di G esiste ed è unico g ∈ G = G1 ∪ G2 tale che g(xi ) = σ(xi ), i = 1, 2, 3. Dimostriamo che g ∈ G1 ; per quanto dimostrato sopra esiste ḡ ∈ G tale che gσ = σḡ e g −1 ḡ ∈ G1 . Per la stretta 3-transitività di G, esiste h ∈ G tale che h(x1 ) = 0, h(x2 ) = 1, h(x3 ) = ∞; sia h̄ ∈ G tale che hσ = σ h̄ con h−1 h̄ ∈ G1 . Poichè per ogni x ∈ E è ḡ(x) = σ −1 g −1 σ(x) e h̄(x) = σ −1 hσ(x), si ha h̄ḡ(x) = σ −1 hg −1 σ(x) per ogni x ∈ E e, ricordando che σ(0) = 0, σ(1) = 1, σ(∞) = ∞, risulta h̄ḡ(x1 ) = σ −1 h(x1 ) = 0, h̄ḡ(x2 ) = σ −1 h(x2 ) = 1, h̄ḡ(x3 ) = σ −1 h(x3 ) = ∞ e pertanto, per la stretta 3-transitività di G, si ha h = h̄ḡ ossia ḡ = h̄−1 h. Poichè h−1 h̄ ∈ G1 e G1 è gruppo, si ha (h−1 h̄)−1 = h̄−1 h = ḡ ∈ G1 da cui anche g ∈ G. Rimane così provato che sussiste l’ipotesi (2) del teorema 9.3.1. Applicando il teorema 9.3.1 a G, G1 , G2 , σ, si ha che l’insieme G1 ∪ G2 σ è strettamente 3-transitivo su E ed è un gruppo se e solo se σ 2 = 1E . Al variare di σ in Aut(K) si ottengono tutti gli insiemi ed i gruppi di permutazioni strettamente 3-transitivi finiti contenenti la permutazione identità noti. CAPITOLO 9 - Trasformazione di Insiemi di Permutazioni 64 Nota 9.4.1. Se la caratteristica del campo K è pari, tutti gli elementi di K sono quadrati e pertanto G = P GL(2, K) = P SL(2, K). In questo caso applicare il teorema 9.3.1 a G considerando G1 = P SL(2, K) non è significativo.