Cibo e cultura: i nostri due alimenti. Pensare oltre i miti antichi e

Cibo e cultura: i nostri due alimenti.
Pensare oltre i miti antichi e moderni
Andrea Cerroni
Master in Comunicazione della scienza e dell’Innovazione Sostenibile
Università Milano-Bicocca
Se il cibo è l’alimento del corpo, la cultura può essere intesa come l’alimento della mente. Ma,
nella nostra epoca post-cartesiana, fra mente e corpo non c’è il distacco che si dava per scontato ci
fosse: essi sono in stretto dialogo. Ricostruiremo, dunque, le dimensioni culturali del cibo facendo
spesso riferimento alla percezione pubblica dell’innovazione, intesa sia come produzioni di nuove
(bio)tecnologie sia come sfide ad atteggiamenti diffusi e fortemente radicati, leggendo questi
complessi fenomeni sociali attraverso le lenti del concetto di immaginazione sociologica.
È questo un concetto fondamentale nella sociologia, particolarmente tematizzato da Charles
Wright Mills, tanto che possiamo dire che il fine principale per il quale la sociologia è nata è
proprio di sviluppare la nostra capacità di immaginazione sociologica. A che cosa ci si riferisce con
uesto concetto?
Quando pensiamo a un tema nel quale ci sentiamo coinvolti, come è il caso del cibo, che abbia
dunque una concreta rilevanza per noi, lo facciamo inserendolo in un frame tridimensionale,
composto dalla vita quotidiana all’interno della nostra biografia personale, dall’ambito delle
interazioni sociali che intratteniamo, in maniera più o meno diretta e, infine, da uno scenario più
generale che ha a che fare con il mondo simbolico. Ed è su quest’ultimo che ora dobbiamo
concentrarci.
Siamo di fronte, anche in questo caso, alle medesime tre dimensioni (in una sorta di modello
frattale), ovvero dal rapporto fra gli elementi costituenti della natura e la totalità del mondo
naturale; da quello fra i singoli individui e la società (le configurazioni dei ruoli nelle interazioni e il
loro assetto complessivo); e, infine, dal significato che possiamo assegnare alla conoscenza che
ciascuno può costruirsi su se stesso, sulla società e sulla natura.
Nell’immaginazione sociologica contemporanea possiamo riconoscere due Canoni speculari ormai
quasi egualmente diffusi e fra loro opposti. Dal loro contenuto cognitivo traiamo le risorse per
assegnare i significati
Il Canone Antico lo vediamo esplicitato in tre miti che si succedettero nel primato simbolico, ma
rimasero sempre compresenti, sopravvivendo all’avvento della modernità e giungendo a noi
persino rafforzati dagli esiti problematici e perturbanti della modernità.
Il primo è il mito di Gaia, la Grande Dea della terra, figura femminile legata alla fertilità naturale e
caratterizzata dalle triformità (giovane guerriera, luminosa signora delle messi, misteriosa sovrana
dell’oltretomba). Gli antichi, in effetti, emergevano da una fusione ancestrale, una matrifocalità
indistinta fatta di Pathos, naturalistico e sociologico, in cui il Bello è costituito da un’armonia
bucolica in parte reale e in parte agognata, mitica e utopica. Ecco che, oggi, sentiamo questa
stessa corda olistica risuonare nell’ipotesi Gaia di Lovelock (1979), nella New Age, nella deep
ecology, tanto nel loro aspetto auspicabile quanto in quello perdutamente anacronistico. Come in
un fantasy in cui viene messo in scena il dolce naufragar delle magnifiche sorti e progressive dei
moderni.
Il secondo mito è quello di Kronos, dio del tempo e dell’ordine sociale, dispotico e caduco signore
della felice Età dell’Oro. Sviluppato in un tempo successivo rispetto a Gaia, è un dio patriarcale
arcaico che simboleggia l’ordine temporale costante, quasi una contraddizione in termini fra il
temporaneo e il duraturo, dunque un dio sotto minaccia. La concatenazione ordinata del decorso
“naturale” degli eventi, sia nella Natura sia nella Società, con le loro regole speculari, deve essere
sempre mantenuta altrimenti si dissolve. Il dio caduco delle ferree leggi della natura e quelle non
meno ferree dell’ordine temporale costituito, cioè della realtà sociale data, dei valori della
tradizione: Kronos è, dunque, signore del Nomos, del fatato Eden e della Cacciata per hybris. Il
comportamento Giusto è stare al proprio posto, il posto assegnato dall’ordine a ciascun membro
della comunità umana. Ma da ogni albero pende una tentazione, ogni mela cela un’insidia e un
inesorabile pendio scivoloso si spalanca d’improvviso verso la perdizione eterna. È lo slippery slope
spesso usato come immaginifica arma retorica (si comincia con poco, ma poi si sa come va a
finire…) contro l’innovazione in sé, più che come avvisaglia di nuovi rischi legati alle nuove
tecnologie.
Il terzo mito, infine, è quello di Athena, divinità femminile, sì, ma nata pur sempre dalla testa del
padre (Zeus), simboleggiata in armi a personificare l’intelligenza e il sapere assoluto. Ecco, dunque,
il Logos. La logica è ovviamente orientata al Vero, a una conoscenza prodotta da uno sguardo
spiccato da nessun-luogo, il regno del puro sapere, del “Mondo delle Idee” più volte (ri)scoperto
da Platone a Popper, costante riferimento anche inconsapevole delle attese e pretese di una
scienza strappata alle sue realistiche origini nella storia di individui reali all’opera in una reale
divisione sociale del lavoro conoscitivo.
A fronte di questo Canone, composto da Bello-Pathos, Giusto-Nomos e il Vero-Logos, i moderni
elaborarono nuovi miti speculari, a partire evidentemente da materiale già presente, ma solo
sottotraccia, nel retroscena della cultura fino ad allora dominante.
La modernità è nata con la scoperta di nuovi mondi, astronomici e geografici, etnici e sociali,
simbolici e intellettuali. La modernità, dunque, parte dalla registrazione dell’incapacità del Vecchio
Mondo di reggere al nuovo che si veniva scoprendo e, in misura crescente, producendo. E se
quello va in frantumi, quel che resta sono i tasselli elementari del mondo naturale, i suoi atomi. La
Natura, dunque, cede progressivamente il campo agli elementi finiti, alle differenze finite di una
minuziosa analisi infinitesimale. La complessità, dunque, si riduce a un agglomerato di piccole parti
atomiche, ciascuna delle quali indistinguibile da quelle della medesima “famiglia” (principio di
indistinguibilità delle particelle identiche) anche fuori della fisica. E se questa ha comportato (ma
forse era proprio questa la motivazione profonda) le grandi conquiste moderne dell’eguaglianza
formale, dei diritti universali, dell’astrattezza della norma giuridica, ha portato anche la contabilità
nel mondo, compreso il mondo umano. L’universale intercambiabilità degli identici (atomo, bit,
neurone, gene, homo oeconomicus) è infatti alla base della contabilità, ma per dirla con Albert
Einstein, << non tutto ciò che può essere contato necessariamente conta, non tutto ciò che conta
può necessariamente essere contato >>. E quindi il mondo umano si trasforma in un gioco di dadi.
La totalità non è nient’altro che una somma delle sue parti e chi contrasta tale riduzione universale
viene sospinto al polo opposto di una totalità che è tutt’altro che la somma delle parti. Come se
l’una potesse fare a meno delle altre, come se ciascuna non fosse altro che una nostra lettura per
certi scopi di analisi. Come se il nostro separare (e contrapporre) il tutto e le sue parti non fosse
una ricostruzione puramente (il)logica, ma un progetto costruttivo ontologico. Ecco, dunque, a
Gaia essere stato contrapposto il riduzionismo, con tutte le sue potenzialità, e con tutti i suoi limiti,
fino al revival, l’ennesimo, della colonizzazione delle scienze sociali.
Al centro del Canone Moderno, e in diretto collegamento con il modernizzarsi della storia umana,
vi è il mito tipicamente moderno, l’atomo a cui si riduce l’ordine sociale e l’attore tragico della
riduzione universale. Di contro all’ordine costituito della società tradizionale i moderni hanno
riesumato, rispolverato e portato sotto i riflettori quello di Narciso, ovvero la sindrome patologica
dell’inseguimento di un inarrivabile modello di sé, nella ricerca vana del quale l’individuo immola
la sua vita. Altro che un innamorato di sé. Ma la contrapposizione fra narcisismo e Kronos è ancor
più stringente di una mera contrapposizione fra ordine sociale e carica individuale e svela tutta la
solitudine tragica dei moderni. È il tempo l’ultima vittima del narcisismo, ovvero la chiusura
dell’individuo nel suo mondo, sempre più concentrato sul modello di sé, rinchiuso nella vanità
della propria corsa. E qui incontriamo homo clausus, l’individuo incomunicante con gli altri, che
nello scambio comunicativo cerca la conferma di sé, del proprio conseguimento, della propria
epopea. Cerca conferme e stabilità, scambia ma non è disposto a cambiare: dunque, non c’è
dialogo, comunicazione, ma soliloquio, delirio. Il suo motore interiore è solo, solo in una prigione
dalle pareti invisibili, con il proprio corpo divenuto un estraneo da dominare, controllare,
modificare, scrivere come una pagina bianca in cerca di autore. E infatti, è proprio l’autore a
essersi perso nella folla di occhi nei quali Narciso cerca disperatamente la propria immagina
riflessa. La vana e ineluttabile corsa picaresca è regno dell’ineluttabile, piaccia o non piaccia, un
edonismo senza oggetto a cui tendere, una tensione che tiene in vita il soggetto da sola, finché
dura. E così l’intera vita si dilapida. Ecco, dunque, il bisogno di rassicurazioni continue, controlli
passo-passo delle proprie (prima che altrui) prestazioni, l’intollerabilità dei propri non meno degli
altrui fallimenti e l’ansia da prestazione (achieve or perish).
E così è per l’innovazione. Ineluttabile e fine a se stessa, animata da animal spirits che non si
possono e non si debbono controllare. La direzione del progresso è fatalmente determinata, la
performance diviene un must, l’azione fa aggio sulla mediazione, la cognizione sulla riflessione. Il
fine si perde in una corsa senza fine. Stare al passo coi tempi vuol dire vivere il presente, che in un
attimo è già perduto. Dunque, ogni attimo va carpito, dilatato, riempito affinché possa reggere il
peso della realizzazione di una vita intera, senza più futuro. Ogni dilazione (dei risultati, del
piacere, del dato immediato) è un intellettualismo che fa perdere tempo prezioso, sempre più
prezioso perché ci sono sempre più conferme da trovare. La schisi fra sé e gli altri, fra il Sé e il
proprio corpo, l’istante e l’arco della propria vita, lascia dunque Narciso da solo chiuso in un
istante senza tempo a ruzzolare nel suo destino come un ciottolo senza valore (rolling stone). Nella
frenesia di allestire la propria cella dorata, svanisce la capacità di progettare il proprio futuro
proprio mentre si perde il senso della storia passata: tutto è concentrato in un presente
puntiforme, che immediatamente svanisce. Chi si ferma è perduto, soprattutto se per tornare a
riflettere. La critica all’innovazione, insomma, non può che essere la sua negazione.
Se il riduzionismo è il metodo analitico di Narciso, la sua epistemologia è il relativismo. Sin dai
tempi di Montaigne, Montesquieu, Pascal, Swift e tanti altri, al mito di Athena i moderni lo hanno
infatti contrapposto come l’epistemologia moderna. Tutt’altro che una scientifica teoria della
relatività della conoscenza, ancora da costruire, esso è piuttosto un soggettivismo che nega
l’oggettività assoluta di Athena per affermare l’atto stesso del rappresentare la realtà, le logiche
imperscrutabili del soggetto, le scelte, le negoziazioni, gli atti, insomma, della sua soggettività
assoluta, unica e ineffabile. E proprio qui si arena la contemporanea sociologia della conoscenza.
Proviamo, dunque, a tirare qualche conclusione.
Per comunicare un tema come l’innovazione nell’alimentazione bisogna capire come le persone
accolgono l’innovazione che li costringe a scelte (sempre rischiose) nella loro vita quotidiana. Per
farlo serve molta immaginazione perché bisogna capire che cos’è che le muove, qualcosa che a
tutta prima non si vede ma che si può immaginare. A complicare (ma anche a metterci sulla buona
strada) questa stessa immaginazione che bisogna attivare in noi è anche proprio ciò che muove le
persone che vivono emotivamente il rischio che vogliamo comunicare razionalmente. Sono le
immagini che essi hanno, e noi con loro, su tre argomenti antropologicamente fondativi: se stessi,
il vivere sociale e il genere umano. E su questi tre temi vitali noi, nuovi cittadini di un mondo
nuovo oltre il mondo classico antico-moderno, abbiamo a disposizione (solo) le risposte mitiche di
antichi e moderni.
Le immagini che sono nella mente delle persone, le immagini di se stessi, degli altri, delle loro
esigenze, dei loro intenti e dei loro rapporti, sono le loro opinioni pubbliche e, per dirla con il
grande giornalista Walter Lippman, << le immagini in base a cui agiscono gruppi di persone, o
individui che agiscono in nome di gruppi, costituiscono l’Opinione Pubblica con le iniziali
maiuscole. >> . Ecco che, dunque, sono anche i rapporti sociali a dipendere dalla comunicazione.
Non è a oliare la macchina dell’innovazione (dissemination) che serva la comunicazione
dell’innovazione, ma ad elevare il tenore partecipativo dell’innovazione.
Concepire nella nostra immaginazione le immagini altrui è un esercizio particolarmente difficile:
dobbiamo lavorare anche sulla nostra immaginazione. Nella comunicazione dell’innovazione,
dunque, non si tratta solo di pensare alle preoccupazioni del pubblico lay, ma anche di ripensare i
fondamenti sui quali gli esperti erigono un’innovazione che mostra l’età della loro immaginazione.
Si vede emergere una nuova frontiera per l’innovazione sostenibile, ovvero la sostenibilità
culturale, che contraddistingue quell’innovazione sociale che è storicamente pensabile. Per un
verso, la definizione stessa di innovazione ne muta, divenendo un passo in avanti verso il futuro
pensabile, e dunque tutt’altro che ineluttabile, ma, anzi, da progettare in fieri in quanto strumento
di obiettivi condivisi. Per altro verso, muta l’idea di sostenibilità che, in questa dimensione,
acquisisce il significato di attivazione delle risorse umane (attuali e storiche). Con una battuta si
potrebbe dire che neanche il futuro è più quello di una volta: e in effetti, oggi va re-immaginato.
Diviene evidente la portata antropologica, oltre che sociale, dell’attuale mutamento sociale in
direzione della knowledge-society, una società basata sulla scienza nella quale decisiva diviene la
saldatura di innovazione e democrazia. Ma a ciò è necessario (ri)pensare il futuro.
Riferimenti
Cerroni A., Il futuro oggi. Immaginazione sociologica e innovazione: una mappa fra miti antichi e
moderni, FrancoAngeli, Milano 2012.
Cerroni A., Simonella Z., Sociologia della scienza. Capire la scienza per capire la società
contemporanea, Carocci, Roma 2014.
Bibliografia
Bachelard G. 1938, La formazione dello spirito scientifico, Cortina, Milano 1995.
Bachofen J.J. 1861, Storia del matriarcato, Melita, La Spezia, 1990.
Beck U. 1986, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci Roma 2000.
Benasayag M., Schmit G. 2003, Le passioni tristi, Feltrinelli, Milano 2007.
Benasayag M. 2004, Contro il niente. Abc dell’impegno, Feltrinelli, Milano 2005.
Berlan J.-P. 2001, La guerra al vivente. Organismi geneticamente modificati e altre mistificazioni
scientifiche, Bollati Boringhieri, Torino 2001.
Bondì R. 2006, Blu come un’arancia. Gaia tra mito e scienza, Utet, Torino 2006.
Borgna P. 2001, Immagini pubbliche della scienza, Edizioni di Comunità, Milano.
Breton P. 1992, L'utopia della comunicazione. Il mito del villaggio planetario, UTET, Torino
1995.
Sokal A., Bricmont J. 1997, Imposture intellettuali. Quale deve essere il rapporto tra filosofia e
scienza? Garzanti, Milano 1999.
Buchanan M. 2007, L’atomo sociale, Mondadori, Milano 2007.
Bury J. 1932, Storia dell’idea di progresso, Feltrinelli, Milano 1964.
Cardano M. 1997, Lo specchio, la rosa e il loto: uno studio sulla sacralizzazione della natura,
Roma, Seam.
Castelfranchi C. 2008, Contro il riduzionismo biologico prossimo venturo, Sistemi Intelligenti XX
(2), pp.319-324.
Cerroni U. 1970, Tecnica e libertà, De Donato, Bari.
D’Avack L. 2006, Scelte di fine vita, in AA.VV., Testamento biologico. Riflessioni di dieci giuristi,
Fondazione Umberto Veronesi, Il Sole 24 Ore, Milano 2006.
Dawkins R. 1976, Il gene egoista, Mondadori, Milano 1995.
Dawkins R. 2003 Il cappellaio del Diavolo, Cortina, Milano 2004.
Durand G. 1963, Le strutture antropologiche dell'immaginario, Edizioni Dedalo 2009.
Durkheim É. 1912, Le forme elémentari della vita religiosa, Edizioni di Comunità, Milano 1963.
Eco U. 1964, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano.
Eldredge N., Tattersall I. 1982, I miti dell’evoluzione umana, Boringhieri, Torino 1984.
Eliade M. 1948, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Milano 2008.
Elias N. 1969/1980, Il processo di civilizzazione, Il Mulino, Bologna 1988.
Elias N. 1974-1984, Saggio sul tempo, Il Mulino, Bologna 1986.
Ferry L. 1992, Il nuovo ordine ecologico, Costa & Nolan, Milano 1994.
Finkielkraut A. 2005, Noi, i moderni, Lindau, Torino 2006.
Furedi F. 2004, Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana, Feltrinelli, Milano
2008.
Geertz C., Feyerabend P.K. 1996, Anti-antirelativismo. Contro l’ineffabilità culturale, Il mondo 3,
Roma.
Gimbutas M. 1989, Il linguaggio della Dea. Mito e culto della Dea Madre nell’Europa neolitica,
Venexia, Roma 1990.
Graves R. 1946/1961, La dea bianca, Adelphi, Milano 1992.
Habermas J. 2001, Il futuro della natura umana, Einaudi, Torino 2002
Hayek F.A. (von) 1952, L’abuso della ragione, Seam, Roma 1997.
Jonas H. 1993, Sull'orlo dell'abisso. Conversazioni sul rapporto tra uomo e natura, Einaudi,
Torino 2000.
Kerényi K. 1951-8, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, Milano 1963.
Lacroix M. 1996, L'ideologia della New Age, Il Saggiatore, Milano 1998.
Lakoff G., Johnson M. 1980, Metafora e vita quotidiana, Bompiani, Milano 1988.
Lanternari V. 2003, Ecoantropologia. Dall'ingerenza ecologica alla svolta etico- culturale,
Dedalo, Bari.
Lasch C. 1979, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni
collettive, Bompiani, Milano 1992.
Laslett P. 1965, Il mondo che abbiamo perduto, Jaca Book, Milano 1973.
Latouche S. 1995, La Megamacchina. Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del
progresso, Bollati Boringhieri, Torino 1995.
Leccardi C. (a cura di) 1999, Limiti della modernità. Trasformazioni del mondo e della
conoscenza, Carocci, Roma.
Legrenzi P., Umiltà C. 2009, Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo, Il Mulino, Bologna.
Lewontin R. 2000, Il sogno del genoma umano e altre illusioni della scienza, Laterza, Roma-Bari
2004.
Lewontin R.1991, Biologia come ideologia, Bollati Boringhieri, Torino 1993.
Lovelock J. 2006, La rivolta di gaia, Rizzoli, Milano 2006.
Lovelock J. 1979, Gaia. Nuove idee sull’ecologia, Bollati Boringhieri, Torino 2011.
Lowen A. 1983, Il narcisismo. L’identità rinnegata, Feltrinelli, Milano 1992.
Maldonado T. (a cura di) 1979, Tecnica e cultura. Il dibattito tedesco fra Bismarck e Weimar,
Feltrinelli, Milano.
McCloskey D.N. 1985, La retorica dell’economia. Scienza e letteratura nel discorso economico,
Einaudi, Torino 1988.
Mills W.C. 1959, L'immaginazione sociologica, Il Saggiatore, Milano 1962.
Montesquieu C. L. (de) 1721, Lettere persiane, Mondadori, Milano 2010.
Neumann E. 1949, Storia delle Origini della Coscienza, Astrolabio Ubaldini Editore 1978
Neumann E. 1956, La Grande Madre: fenomenologia delle configurazioni femminili
dell’inconscio; Astrolabio-Ubaldini Roma 1981.
Nietzsche F. 1872 , Nascita della tragedia, Adelphi, Milano 1972.
Noble D.F. 1997, La religione della tecnologia. Divinità dell’uomo e spirito d’invenzione, Edizioni
di Comunità, Milano 2000.
Ortega y Gasset J. 1923, Il tema del nostro tempo, Sugarco, Milano 1985.
Rifkin J. 1998, Il secolo biotech. Il commercio genetico e l’inizio di una nuova era, Baldini &
Castoldi, Milano 1998.
Rose S. 2005, Il cervello nel ventunesimo secolo, Codice, Torino 2005.
Rossi P. 1962/1971, I filosofi e le macchine 1400-1700, Feltrinelli, Milano.
Ryder R. 2000, Animal revolution. Changing attitudes towards speciesism, Berg, Oxford,
Sgreccia E., De Paula E.C. 2005, Atti della XI Assemblea Generale della Pontificia Academia pro
Vita, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005.
Shiva V. 1993, Monoculture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995.
Singer P. 1975, Liberazione animale, Net - Il Saggiatore, Milano 2003.
Snell B. 1953, La cultura greca. Le origini del pensiero europeo, Einaudi, Torino 2002.
Taguieff P.-A. 2001, Il progresso. Biografia di un’utopia moderna, Città Aperta, Troina 2003.
Taylor C. 2004, Gli immaginari sociali moderni, Roma, Meltemi 2005.
Perché parlare di miti,
simboli, cultura, conoscenza a
proposto del cibo?
• Se siamo quel che
mangiamo, è anche su quel
che mangiamo che abbiamo
costruito i miti di quel che
siamo.
Oltre il cartesianesimo: non si pensa solo con la testa…
(r.i.p., povero Descartes)
Il cervello enterico: quello del cibo, appunto.
Il cibo è luogo di innovazione.
Agricultural Knowledge & Innovation Systems (Oecd)
L’innovazione è rischiosa.
Il rischio è dato da (Sandman):
Hazard (=danno biofisico) +
Outrage (=valori violati)
Dunque, sul cibo la cultura conta:
i due cervelli dialogano…
Ma quali miti? Tre temi degni di … mitizzazione
• INDIVIDUO
• SOCIETÀ
• CONOSCENZA
Matrice simbolica classica:
3 coppie di miti (antichi & moderni)
•
La Natura (ed io): il tutto e la parte che vi ha
l’individuo
•
Il mio corpo (e gli altri membri della comunità):
 (Moti, emozioni, motivazioni)
 Azioni sociali
 Norme dell’ordine sociale
•
La mia mente (e quella degli altri):
 Significati, simboli, valori, credenze, idee
 Pratiche e abitudini
 Prodotti dell’intelletto
Miti antichi
vs.
Miti moderni
Nudo sono uscito dal
ventre di mia madre e
nudo ritornerò colà.
(Libro di Giobbe)
Miti antichi 1a - individuo
Gaia
In che mondo sono capitato?
Veneri del paleolitico.
Il bello come armonia “organica” perversa/tollerante.
matriarcato delle origini (meno differenziato)
35.000 a.C. 
Olismo, complessità
Venere di Schelklingen (> 35.000 anni)
Diana-Artemide
Demetra/Cerere
Era/Giunone
Persefone
Proserpina
Un mito
sotterraneo mai scomparso…
•<<Diventa avvertibile una comunanza tra terra, piante, animali e uomini, una “solidarietà
delle cose viventi” che di fronte alla minaccia colpisce allo stesso modo tutto e tutti >> e va
opposta alla società del rischio impostaci da industria capitalistica e razionalità scientifica,
viste come due facce della medesima medaglia della modernità (cfr. Beck 1986, p. 98).
•<<La scienza è diventata l’agente di una contaminazione globale di uomo e natura>> che
ha infranto <<L’abbandono, il godimento immediato, il semplice il semplice essere-cosìcome-si-è>> e che ha fatto perdere all’uomo il collegamento con la natura e con la sua stessa
naturalità producendo <<il degrado delle basi naturali della vita>> (Beck ivi, pp. 92, 96, 67).
Santa Muerte (Messico)
La buona tradizione italiana
Sì, ma…
•<<Diventa avvertibile una comunanza tra terra, piante, animali e uomini, una “solidarietà delle
cose viventi” che di fronte alla minaccia colpisce allo stesso modo tutto e tutti >> e va opposta alla
società del rischio impostaci da industria capitalistica e razionalità scientifica, viste come due
facce della medesima medaglia della modernità (cfr. Beck 1986, p. 98).
•<<La scienza è diventata l’agente di una contaminazione globale di uomo e natura>> che ha
infranto <<L’abbandono, il godimento immediato, il semplice il semplice essere-così-come-siè>> e che ha fatto perdere all’uomo il collegamento con la natura e con la sua stessa naturalità
producendo <<il degrado delle basi naturali della vita>> (Beck ivi, pp. 92, 96, 67).
• A questo mito antico, sopravvissuto sotto
traccia sino a esser riemerso dopo metà
’900, i moderni ne hanno contrapposto un
altro.
Miti moderni - 1b
Riduzionismo
(Homme machine - Lamettrie)
Il mondo non è nient’altro
che una somma di parti
elementari, tutte eguali.
Dividere l’in-dividuus…
BANG-I
(microfondazione)
Umanità = genoma = geni universali
e autonomi determinismo
Manca “l’ambiente”:
genoma cellula, tessuto/organo,
organismo, biogeografia, …
ambiente umano, cioè sociale.
GENE
(biologia molecolare)
Neurone
(cervello computazionale)
Mente = cervello = neuroni =
cognizione
Processi elementari universali.
Mancano:
sviluppo individuale, “ambiente”,
storia
• Eubulide - chi era costui? Già, quello del sorite…
• Ma qual è il granello di sabbia
che, tolto dal mucchio,
• lo dissolve?
Non tutto ciò che può essere
contato, conta. Non tutto ciò che
conta può essere contato.
(Albert Einstein)
Regolamento (CE) 1924/2006
Regole per l’utilizzo delle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari.
L’obiettivo del Regolamento è quello di migliorare il livello di protezione della salute dei consumatori
favorendo una corretta informazione e scelte alimentari più consapevoli, attraverso la definizione dei
criteri per rivendicare nell’etichetta o nella pubblicità un particolare requisito di un alimento in
relazione al suo contenuto di energia o di nutrienti (ad esempio “a basso valore energetico”, “a basso
tenore di grassi”, ecc.) o di qualche aspetto favorevole per la salute stabilendone le relative condizioni.
Il claims deve essere veritiero e basato su dati scientifici e non deve attribuire all’alimento proprietà
idonee a prevenire, curare e/o guarire malattie.
Art.13
Indicazioni nutrizionali e sulla salute riferite:
• al ruolo di una sostanza nutritiva o di altro tipo nella crescita, nello sviluppo e nelle funzioni
dell’organismo;
• alle funzioni psicologiche e comportamentali;
• al dimagrimento o al controllo del peso o al senso di sazietà o alla riduzione dell’energia apportata
dal regime alimentare.
Fonte: www.salute.gov (8/3/2014)
Medicalizzazione
(integratori)
• Enfasi cognitiva
• Enfasi prestazionale
• Enfasi terapeutica
DUNQUE:
la questione biografica, ovvero il posto dell’individuo…
Olismo di essenze vitalistiche:
Madre Natura
COMPLESSITÀ
SUPER-ORGANISMO
Riduzionismo di ingranaggi positivistici
nient’altro che…
ATOMI
GENI
SAPERI
BIT
MENTE
NEURONI
STRUTTURE
INDIVIDUI
• Impara chi il Nume ti ha comandato di
essere e in quale posto fra le cose umane
ti ha collocato. (Persio)
Miti antichi 2° - società
Kronos
Quali rapporti fra esseri umani?
Il Bene come rispetto di ordine “ferreo”
Saturno possiede le chiavi del gioco cosmico (Esiodo)
patriarcato arcaico
3.000 a.C 
Slippery slope
(Rifkin 1998, p. 365):
Masolino
Masaccio Il fatto è che quanto maggiore è il potere di
S.M. del Carmine
Cappella Brancacci
1428
una tecnologia di alterare e trasformare il
mondo naturale – che significa poi potere di
sfruttare l’ambiente per ottenere risultati
immediati molto vantaggiosi – tanto più
probabile è che essa distrugga e minacci la
rete di relazioni esistente e che crei uno
squilibrio da qualche altra parte nell’ambiente
circostante.
Chimera
Creatura mostruosa (cfr. Sfinge,
Grifone, Minotauro, Medusa ...) per la
violazione di un confine sacro fra tipi
naturali diversi per essenza.
BIO-TECNOLOGIE: ossimoro
inquinamento genetico
necro-tecnologie
•
Idea Pericolosa di Darwin:
•
da cause finali a cause efficienti
Tentazione di Prometeo:
da cause efficienti a interessi umani
Giano
Il dio dei confini dicotomici assicurava
certezza psicologica ed equilibrio sociale.
The being
Del dott.Frankenstein, il moderno prometeo
PENSIERO DICOTOMICO:
naturale/artificiale
vita/morte
uomo/natura
scienza/tecnica
• Persona est ultima solitudo.
• (Duns Scoto)
Individuo
(robinsonata metodologica)
La società non esiste
Individui
perfettamente coscienti
astrattamente identici
come Adamo ed Eva
all’inseguimento di un modello
«ottimizzante»
per riconoscersi
per essere riconosciuti
Miti moderni - 2b
Homo clausus
(oeconomicus)
Narciso
Mangiare per distinguersi?
Collassato il mito del Progresso, rimane il culto del privato: ci si
immola all’immagine di sé riflessa dagli altri. Si cercano
stimoli sempre più spinti per riempire il “buco nero” della
propria esistenza. È impossibile progettare, inutile resistere.
Spazio sociale ridotto a zero: individuo come Robinson
Tempo ridotto a zero: senza storia passata e senza futuro. Tutto
(poco, sempre meno) subito.
NARCISISMO
• L’occhio di Zeus, che vede tutto e tutto
considera, fissa lo sguardo anche su
queste cose, se vuole, e a lui non sfugge
quale sia in realtà questa specie di
giustizia che la città dentro racchiude.
• (Esiodo)
Miti antichi 3° - Conoscenza
Athena
Che cosa si conosce?
Il vero come sguardo da un altro
luogo
(conoscenza angelicata)
patriarcato antico
IX sec. a.C. 
L’Occhio di Horus-Ra-Zeus
Iperuranio
Mondo della conoscenza oggettiva
I moderni, sin dall’inizio, hanno
contrapposto a questo mito il suo
opposto: il relativismo astratto.
Miti moderni - 3b
Relativismo (soggettivismo)
Humpty Dumpty
“I don’t know what you mean by ‘glory,’ ” Alice said.
Humpty Dumpty smiled contemptuously. “Of course you don’t—
till I tell you. I meant ‘there’s a nice knock-down argument for
you!’ ”
“But ‘glory’ doesn’t mean ‘a nice knock-down argument’,” Alice
objected.
“When I use a word,” Humpty Dumpty said, in a rather a
scornful tone, “it means just what I choose it to mean neither
more nor less.”
“The question is,” said Alice, “whether you can make words mean
so many different things.”
“The question is,” said Humpty Dumpty, “which is to be master,
that’s all.”
Charles Dawson – Lewis Carroll 1865)
"Non esiste la Verità, né in
senso scientifico né in senso
morale... Sta sorgendo una
nuova era di interpretazione
magica
del
mondo,
una
interpretazione che scaturisce
dalla volontà e non dal sapere".
Adolf Hitler
(fonte: Hermann Rauschning)
• Due punti di vista diametralmente opposti
spesso risultano tali perché si basano su
premesse comuni.
• (T.Ingold)
Matrice classica
Bello ideale: PATHOS come armonia con la natura (olos)
Utile come interesse calcolabile (non tutto quel che conta si sa
contare, non tutto quel che si sa contare conta davvero!
Numerologia (doppio scambio ideale/reale).
Bene universale: ethos come conformità a ordine assoluto (NOMOS)
Libertà come autorealizzazione di persona assoluta (robinsonata!)
Vero assoluto: LOGOS come sguardo angelicato (episteme)
Opinabile assoluto (soggettivismo non relatività!)
• Questione biografica: individuo e natura
GAIA VS. RIDUZIONISMO
• Questione sociale: individuo e società
KRONOS VS. NARCISISMO
• Questione storica: individuo e conoscenza
ATHENA VS RELATIVISMO
Matrice Classica
Canone Antico
Canone Moderno
• Il Bello
• Il calcolabile
• Il Bene
• Ia libertà individule
• Il Vero
• Il punto di vista personale
Ripensare il futuro :
innovare oltre due trappole cognitive
MIOPIA TECNOFRENICA (positivistica): retorica scientista, riduzionista, di breve periodo
che non contempla mediazioni dell’interesse comune, riflessioni critiche sullo sviluppo,
partecipazione pubblica alle decisioni della società della conoscenza e inclina a una
tentazione tecnocratica nella convinzione che la conoscenza scientifica sia Vera in assoluto e
le altre False credenze senza diritto di cittadinanza, che il progresso tecnologico sia
irrefrenabile e il progresso sociale “automatico”
 difendere lo spirito scientifico e la partecipazione democratica
PRESBIOPIA TECNOFOBICA (tradizionalista): retorica antiscientifica sorta come reazione
antimoderna alle catastrofi e alle travolgenti innovazioni scientifiche, mitizza il passato, e
attacca le logiche dell’economia globale e quelle dell’astrazione scientifica perché
anonimizzano e spossessano l’individuo della propria vita quotidiana e del “punto di vista”
personale altrettanto assoluto.
 difendere la cultura scientifica e l’innovazione sostenibile
- C’è anche una sostenibilità culturale: l’innovazione sociale storicamente pensabile.
- L’innovazione è un passo in avanti verso il futuro pensabile.
- Siamo a una transizione antropologica, oltre che sociale: knowledge-society.
- Neanche il futuro è più quello di una volta: va re-immaginato.
- Dalla percezione del rischio si (re)impara a pensare.
Dunque…prendere sul
serio la cultura
• Cibo è cultura. Cibo è storia.
pomodoro
Pizza margherita
mozzarella di bufala
(lievito, forno a legna…)
Verace Pizza Napoletana Association
basilico
frumento duro
Babilonia
Bufalo d’acqua dell’India
Longobardi VI-VII
Focacce egiziane, maza
greca, offa/placenta
romana
Perù -aztechi
(xi-tomatl) &
spagnoli XVI
• Ricordatene,
• alla prossima pizzata!
Conclusione: Leopardi
l’aveva capito…
…quella che veramente è rea, che de' mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica…
… Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Immaginazione sociologica:
pensare nuovo… senza «nuovismo»
Andrea Cerroni
Il futuro oggi.
Immaginazione sociologica e innovazione: una
mappa fra miti antichi e moderni
Franco Angeli 2012